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Autore: Clementine84    28/06/2022    0 recensioni
“E se Nick fosse la sua anima gemella e tu li avessi divisi? Se non riuscissero a essere felici con nessun altro e passassero la vita intera insoddisfatti? Sarebbe colpa tua”.
Brian e Evelyn sono migliori amici, ma questa loro profonda amicizia giustifica la decisione del ragazzo di mettersi in mezzo nella storia tra la ragazza e Nick?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 17 – I will wait

Novembre 2015Lexington (Kentucky)

 

So, I will wait for you
This love was made for two
And I'll hold on this time
No, I won't leave you behind
I will wait for you
(I Will Wait – Nick Carter)

 

Eve si avvicinò alla finestra, osservando estasiata la neve che scendeva fitta, ricoprendo tutto sotto un manto candido.
Era arrivata a Lexington quella mattina ed era stata accolta da un tempo decisamente insolito per quel periodo dell’anno ma sicuramente molto natalizio.
Stringendo tra le mani una tazza di tè caldo, si avvolse meglio nel cardigan e si diresse verso il divano, con l’intenzione di rannicchiarsi in un angolino e trascorrere il resto della serata a leggere un libro, in modo da indirizzare i pensieri verso qualcosa che non fosse Nick e i mille dubbi su se avesse fatto bene ad andarsene da Los Angeles senza parlargli.
Posò la tazza sul tavolino e si sedette, recuperando il libro che stava leggendo e che aveva abbandonato aperto sui cuscini per andare a prepararsi il tè.
In quel momento, il suo cellulare, che teneva nella tasca del cardigan, iniziò a suonare. Eve lo prese e si stupì di vedere sul display il nome di Lauren.
Preoccupata che fosse successo qualcosa a Nick, si affrettò ad accettare la chiamata.
“Lauren, ciao”.
“Ciao Eve. Come stai?” le chiese la ragazza.
Eve studiò il tono della sua voce e non le sembrò disperata o particolarmente agitata, forse solo un po’ nervosa, quindi si tranquillizzò, dicendosi che se Lauren perdeva tempo a informarsi sul suo stato di salute, Nick doveva stare bene.
“Bene, grazie. Tu?” rispose, gentile.
Lei e Lauren non sarebbero mai diventate migliori amiche, per ovvie ragioni, ma Eve non aveva nulla contro la moglie di Nick se non, appunto, che fosse la donna che l’uomo che amava aveva deciso di sposare al posto suo.
“Insomma” disse lei, e Eve si accorse che le tremava la voce.
“È successo qualcosa?” domandò, sentendo la preoccupazione tornare a stringerle lo stomaco in una morsa.
Lauren non rispose alla domanda di Eve, invece le chiese a sua volta “Hai sentito Nick recentemente?”
“Hmm…no,” confessò Eve “non lo sento da due o tre settimane. Gli ho mandato un biglietto di congratulazioni per l’uscita dell’album, ma non ho avuto sue notizie”.
“Oh, l’ha ricevuto, tranquilla” la rassicurò la ragazza e a Eve parve di notare una punta di sarcasmo in quell’affermazione, anche se non riusciva a capirne il motivo.
“Bene. Si sarà dimenticato di dirmelo” commentò, confusa.
Ancora non riusciva a capire perché Lauren la stesse chiamando. Non l’aveva mai fatto prima e, oltretutto, non sembrava avesse qualcosa di preciso da dirle, stava solo facendo conversazione.
E tutto ciò era sospetto, così come le sembrò sospetto il fatto che la ragazza sottolineasse il fatto che lei e Nick non si sentissero da un po’ di tempo.
“Quindi non lo senti da un po’…”
“Esatto” confermò Eve. “L’ultima telefonata risale a metà ottobre circa, quando ci siamo sentiti per gli ultimi accordi sul CD. Poi solo qualche messaggio”. A quel punto però, non riuscendo più a contenere la curiosità, le domandò “Ma perché me lo chiedi? Ha combinato qualcosa?”
Eve sentì distintamente Lauren prendere un respiro profondo, poi la ragazza annunciò, con voce rotta “M-mi ha lasciata”.
“Cosa?” sbottò Eve, sconvolta, alzandosi di scatto dal divano.
Non poteva essere vero, aveva sicuramente capito male.
“Non farmelo ripetere, per favore” la supplicò Lauren. “Hai capito benissimo”.
Incapace di mettere insieme una frase di senso compiuto, Eve deglutì e farfugliò “Sì, ma…perché?”
Lauren si lasciò sfuggire una risatina nervosa e confessò “È questa la parte curiosa. Credevo sapessi perché”.
Oltre a essere sconvolta, adesso Eve era anche piuttosto confusa. Nemmeno sapeva che Nick avesse intenzione di lasciare Lauren, come faceva a conoscerne il motivo?
“Io…no, non so nulla” balbettò, sotto shock. “Non mi ha detto nulla. Avrebbe dovuto?”
“Sì, avrebbe dovuto” sentenziò Lauren, secca.
“Perché?” le chiese Eve, cercando disperatamente di capire.
“Perché mi ha lasciata perché è innamorato di te” dichiarò lei, in un sussurro.
Eve si sentì come uno dei personaggi di quei cartoni animati a cui casca un masso sulla testa e si lasciò ricadere sul divano con un tonfo.
“Come scusa?” esclamò, incredula.
Lauren sospirò e poi disse, in tono piatto “Ama te, Eve. Ti ha sempre amata. Credeva di poter provare per me le stesse cose che prova per te e, in sua difesa, anche se non so nemmeno perché lo sto difendendo, ci ha provato. Ce l’ha messa tutta. Ma non ce l’ha fatta. Nel suo cuore ci sei tu. Ci sei sempre stata tu e ci sarai sempre soltanto tu”.
A Eve girava la testa e sembrava che il cuore le stesse per schizzare fuori dal petto. Iniziò addirittura a sudare e per un attimo si spaventò, credendo che stesse per venirle un attacco cardiaco. “Io…non…” balbettò.
Lauren la interruppe. “Lo so che tu non c’entri niente. Non ce l’ho con te” dichiarò.
“Non ne sapevo niente, te lo giuro” ammise Eve, tenendosi una mano sul petto e pregando che i battiti del cuore rallentassero prima di dover chiudere la telefonata con Lauren per chiamare un’ambulanza che venisse a prenderla.
“Lo so, ti credo” le assicurò Lauren. “Me l’ha detto anche lui, ma non volevo credergli. Per questo ti ho chiamata” confessò. “Credevo mi avesse mentito. Invece è stato onesto. Non posso prendermela con lui nemmeno per quello”.
“Lauren, io…non so cosa dire” farfugliò Eve, veramente senza parole.
“Non c’è nulla da dire” tagliò corto Lauren, poi però ci ripensò e ritrattò “Anzi, sì. Rispondi a questa domanda, per favore. Sinceramente. Giuro che non mi arrabbio”.
Eve, che non riusciva ancora a ragionare in maniera lucida, acconsentì “Okay”.
“Tu lo ami?” le chiese la ragazza e il cuore di Eve mancò un battito.
“Lauren…” disse, cercando di glissare. Non poteva ammettere con la moglie di Nick di essere innamorata di lui da tutta la vita.
Lauren però insistette. “Dimmelo, ti prego. Ho bisogno di saperlo”.
Eve sospirò rassegnata, e rispose “Sì, lo amo. Credo di averlo sempre amato”.
“Lo sapevo” commentò la ragazza, lasciandosi sfuggire un gemito di frustrazione.
Eve si sentì in dovere di giustificarsi. “Ma non ho mai fatto niente per…”
“Lo so,” la interruppe Lauren “non ti sto accusando”.
“E non vuol dire che sia la persona giusta per lui” aggiunse Eve, decidendo di essere onesta fino in fondo.
“Cosa vuoi dire?” le domandò Lauren, confusa.
“Anche se lo amo, io non vado bene per Nick” spiegò Eve. “Sono un disastro. Incostante, incasinata, poco razionale, troppo emotiva. Lui ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a tenere i piedi per terra. Ha bisogno di te”.
Le era costato moltissimo ammettere quelle cose con Lauren, ma Eve aveva detto la verità. Amava Nick, ma forse Brian aveva avuto ragione fin dall’inizio e la loro storia non era destinata a funzionare. E, a differenza di quello che pensava l’amico, la colpa non era tutta di Nick, ma anche sua. Anzi, negli anni Nick era maturato moltissimo e, se possibile, Eve amava ancora di più l’uomo che era diventato. Lei invece? Ai suoi stessi occhi, Eve era rimasta la ragazzina casinista ed emotiva che si era innamorata dell’amico del suo fratellone adottivo. E non era di quello che Nick aveva bisogno, ne era certa. Lauren poteva garantirgli la stabilità di cui Nick aveva bisogno per essere sereno, mentre lei cosa poteva offrirgli?
Fu strappata a quelle riflessioni dalla voce di Lauren che constatava “Evidentemente lui non la pensa così”.
“Beh, dobbiamo fargli capire che si sbaglia, allora” propose. “Dobbiamo fargli cambiare idea”.
A Lauren sfuggì una risatina amara, mentre commentava “Io non ci sono riuscita, ma se vuoi puoi provarci tu. Sta venendo da te”.
Quell’annuncio fu l’ennesimo shock per Eve e si ritrovò a pregare che fosse anche l’ultimo perché non sapeva se ne avrebbe retti altri. Le palpitazioni non accennavano a smettere e ormai era in un bagno di sudore e aveva bisogno di una doccia al più presto.
“C-cosa?” balbettò. “Qui in Kentucky?”
“Sì,” confermò Lauren “è partito questa mattina in macchina”.
Eve strabuzzò gli occhi, non riuscendo a credere a quello che la ragazza le aveva appena detto.
“In macchina?” sbottò. “Ma è completamente fuori di testa?”
“Non so cosa dirti” osservò Lauren, come se non le importasse. E, forse, era davvero così.
“Gli ci andranno almeno due giorni per arrivare” constatò Eve, incredula.
“Almeno hai tempo di prepararti un discorso” commentò la ragazza, con una punta di risentimento.
“Non c’è nessun discorso da fare” obiettò Eve, testarda. “Lauren, Nick è sposato con te e non importa se…”.
“Certo che importa!” urlò lei, non riuscendo più a trattenere i singhiozzi. Poi, accortasi che stava gridando, si ricompose e continuò, in tono più pacato “È sposato con me, ma ama te e non voglio stare con qualcuno che non mi ama. Fa male, ma devo accettarlo. E, se anche tu lo ami, forse è arrivato il momento di dirglielo”.
“A che scopo?” chiese Eve, più a se stessa che a Lauren. “Io e Nick non possiamo stare insieme”.
“Perché?” replicò la ragazza, esasperata.
“Perché sarebbe un disastro, te l’ho detto” le ripetè Eve. “Siamo troppo simili, ci distruggeremmo a vicenda”.
“O, invece, accetterete finalmente di essere anime gemelle e passerete la vita insieme” concluse Lauren, seria.
Detto ciò, mentre Eve restava a fissare il vuoto, ponderando le parole della ragazza, Lauren chiuse la conversazione e riagganciò, senza nemmeno salutarla.
Con gesti meccanici, Eve posò il telefono sul divano, accanto a sé, e aspettò pazientemente che i battiti del suo cuore tornassero a un ritmo pressoché normale.
Ancora non riusciva a credere alla conversazione che aveva appena avuto con Lauren, le sembrava surreale. Eppure, nelle orecchie continuavano a risuonarle le ultime parole della ragazza, anche se non sapeva se interpretarle più come un augurio o un presagio di sventura.
Accetterete finalmente di essere anime gemelle e passerete la vita insieme.
Era veramente possibile stare insieme, per lei e Nick? L’aveva sognato talmente tanto ed era stata delusa tante di quelle volte che, ormai, aveva quasi perso le speranze.
Quando aveva sentito Lauren dire che Nick l’aveva lasciata perché era innamorato di lei però, una microscopica parte del suo cuore aveva ricominciato a sperare e adesso Eve aveva paura di aver interpretato male le parole di Lauren, che succedesse qualcosa che impedisse a Nick di arrivare o che, semplicemente, il ragazzo ci ripensasse. Aveva paura di restare delusa per l’ennesima volta e non sapeva se il suo cuore, che era già stato rattoppato troppe volte, avrebbe retto l’ennesimo fallimento.
Senza che lei potesse fare nulla per impedirlo, le sue dita ripresero possesso del cellulare e cercarono meccanicamente in rubrica il numero di Brian, facendo partire la chiamata.
Bastarono un paio di squilli perché il ragazzo rispondesse e Eve non gli diede nemmeno il tempo di salutarla, perché esordì con “Bear, sono io”.
“Sis, che succede?” le chiese subito lui, preoccupato. “Come mai mi chiami a quest’ora? E dove sei?”
Eve non aveva nemmeno idea di che ora fosse, aveva totalmente perso la cognizione del tempo, ma se Brian diceva così, doveva essere piuttosto tardi.
“Sono a casa, a Lexington” si affrettò a rispondere. “Sono venuta a passare le vacanze. E sto bene, prima che tu ti precipiti qui. Ti chiamo per un altro motivo”.
“Quale?” domandò Brian, più tranquillo ma incuriosito.
“Nick” disse semplicemente Eve.
“Gli è successo qualcosa?” esclamò subito Brian. “E perché non mi ha chiamato Lauren?”
“Ecco, appunto” commentò Eve, trovando ironico che l’amico avesse citato Lauren. “Lauren non ha chiamato te, ma ha appena chiamato me per dirmi che Nick l’ha lasciata”.
“Cosa?” sbottò l’amico, stupito.
“Dai che hai capito” lo spronò Eve, rifiutandosi di ripetere.
Brian sospirò così forte che Eve lo sentì distintamente, poi sentenziò “Quindi l’ha fatto davvero”.
Sulle prime, Eve credette di aver capito male. Poi però si riscosse e domandò “Come scusa? Tu ne sai qualcosa?”
“Kevin mi ha chiamato” annunciò Brian, rassegnato.
“Kevin?” ripetè Eve, confusa. Non riusciva a capire cosa c’entrasse Kevin in tutta quella storia.
“A quanto pare, Nick si è confidato con lui riguardo quello che prova per te” le spiegò l’amico. “Kev era preoccupato e ne ha parlato con me”.
Inaspettatamente, Eve sentì la rabbia montarle dentro e sbottò “E a nessuno dei due è venuto in mente di dirmelo?”
Brian si affrettò a giustificarsi “Non volevamo metterci in mezzo, sis”.
Eve sospirò e, non riuscendo a resistere, commentò, seccata “Bear, l’unica volta che ti sei messo in mezzo tra me e Nick hai scatenato tutto questo casino che va avanti da anni”.
Il ragazzo prese un respiro profondo e dichiarò “Lo so. E non me lo sono mai perdonato. Per questo mi sono promesso di non farlo mai più”.
Pentita di avergli rinfacciato quell’unico errore nella loro lunga amicizia, Eve tentò di farlo ragionare.
“Capisco. Però forse, se l’avessi fatto al momento giusto, ci saremmo evitati entrambi un bel po’ di sofferenze” gli fece notare.
“Avrebbe cambiato qualcosa?” domandò lui, poco convinto.
“Non lo so” ammise Eve, sincera. “Forse avevi ragione tu e una storia tra noi due non avrebbe mai funzionato, ma io ho sempre amato solo lui ed è per questo che non sono mai riuscita a far funzionare una relazione in vita mia”.
Brian restò un istante in silenzio, prendendo consapevolezza di qualcosa che, dentro di sé, sospettava già da tempo, poi prese coraggio e chiese finalmente perdono a Eve per il suo comportamento. Era una cosa che voleva fare da una vita, ma non aveva mai trovato il momento opportuno e, soprattutto, il coraggio di farlo davvero.
“Scusami, sis. Hai ragione. Volevo proteggerti e invece ho sbagliato tutto. Ma non odiarmi, ti prego” la supplicò.
Eve si sentì stringere il cuore e lo rassicurò “Non potrei mai odiarti bear, lo sai. Adesso però, per favore, mettiti di nuovo in mezzo e dimmi cosa devo fare”.
Decisamente rincuorato dalla reazione della ragazza, Brian tornò padrone della situazione e rispose, sicuro “Beh, sicuramente dovete parlarvi”.
Eve si lasciò sfuggire l’ennesimo sospiro e gli comunicò “A quanto pare, Nick sta venendo qua”.
“Sta venendo lì?” ripetè l’amico, incredulo. “In Kentucky?”
“Sì” confermò Eve, e poi aggiunse “In macchina. Dalla California”.
Brian non riuscì a trattenersi e sbottò “Ma è impazzito?”
“È Nick” gli ricordò Eve, pragmatica.
“Hai ragione” concordò Brian, lasciandosi sfuggire una risatina.
“Cosa faccio quando arriva?” gli chiese lei, spaventata.
Rassegnato, il ragazzo le suggerì “Cosa vuoi fare, sis? Ha lasciato sua moglie e sta attraversando il Paese per venire a dirti che ti ama, forse è la volta buona per dirgli che lo ami anche tu, non credi?”

~*~

Eve non chiuse praticamente occhio, quella notte. Dopo la telefonata con Brian, aveva provato a chiamare Nick, ma il ragazzo non aveva risposto. Così gli aveva mandato dei messaggi, non sapeva nemmeno più quanti, ma lui aveva ignorato anche quelli e Eve aveva iniziato a preoccuparsi seriamente che potesse essergli successo qualcosa mentre era al volante, durante quel folle viaggio che aveva intrapreso dalla California.
Se fosse stata in sé, si sarebbe resa conto che stava ragionando in maniera irrazionale, ma aveva smesso di essere padrona delle proprie azioni e dei propri pensieri nel momento in cui aveva ricevuto la telefonata di Lauren.
Dopo aver provato ripetutamente a contattare il ragazzo, senza risultato, Eve si era convinta ad andarsene a letto, ma aveva passato la maggior parte della notte – o almeno di quello che ne rimaneva – a fissare lo schermo del cellulare, nella speranza che si illuminasse e comparisse il nome di Nick.
Era riuscita ad addormentarsi solo alle prime luci dell’alba ed era caduta in un sonno agitato, popolato di incubi in cui Nick veniva risucchiato da voragini che si aprivano in mezzo alla strada mentre guidava e non arrivava mai a destinazione, lasciandola vivere con il dubbio riguardo ai suoi sentimenti per lei.
Si era svegliata in un bagno di sudore e, guardando l’ora, si era resa conto che erano ormai le undici di mattina. Aveva subito controllato il cellulare, ma non c’era traccia di messaggi e tanto meno di chiamate da parte di Nick. In compenso, aveva una serie di messaggi di Brian che le raccomandava di fargli sapere quando Nick fosse arrivato.
Eve sospirò e, ripetendosi che l’amico era pazzo se credeva che la prima cosa che avrebbe fatto, se e quando Nick fosse arrivato, sarebbe stata avvertirlo, si alzò dal letto e si trascinò in bagno, per buttarsi sotto al getto caldo della doccia.
Dopodiché, rinfrescata e con dei vestiti puliti, si mise in attesa, con lo sguardo che si spostava dall’orologio al display del cellulare, in quella che sarebbe stata di sicuro la giornata più lunga della sua vita.

~*~

Quando Nick parcheggiò l’auto nel vialetto di casa di Eve, a Lexington, non sapeva più nemmeno che giorno fosse. Aveva guidato ininterrottamente per più di trentadue ore, fermandosi solo per andare in bagno, fare benzina e rifornirsi di snack, caffè e bevande energetiche che lo tenessero sveglio in quel viaggio della speranza.
Non sapeva nemmeno com'era riuscito ad arrivare fin lì da Los Angeles. Forse era stata l'adrenalina, più che il caffè, a tenerlo sveglio e a dargli la forza di raggiungere la sua destinazione senza schiantarsi da qualche parte. O, più probabilmente, era stato l'amore per Eve e la disperazione che lo assaliva all’idea di non potere nemmeno avere un’occasione di essere felice con lei. Gli mancava l’aria solo a pensarci.
L'unica cosa di cui Nick era certo era che finalmente era arrivato a destinazione e aveva la possibilità di confessare a Eve i suoi sentimenti, come la ragazza voleva che facesse, almeno stando alle parole di AJ, sperando che lei accettasse di dare una chance alla loro storia.
Scese dall’auto e, mentre si sgranchiva le gambe indolenzite, alzò lo sguardo sulla casa di fronte a lui.
Non veniva a Lexington da quel giorno di nove anni prima, quando si era presentato da Eve per chiederle perdono e farle vedere che era cambiato, solo per sentirsi dire dai suoi genitori che la ragazza non c’era e che era stato tutto inutile.
Pregando che quella volta le cose andassero in modo diverso, scrutò attentamente la facciata della villetta. Al piano terra, tutte le luci erano spente e sembrava che non ci fosse nessuno in casa, ma al primo piano si intravedeva una luce filtrare dalle tende di quella che, sapeva, era la camera di Eve da ragazzina.
Abbandonando il vialetto, si avventurò sul manto di neve che copriva il giardino, mentre frugava nella tasca del cappotto alla ricerca del cellulare, e fu in quel momento che gli venne in mente un’idea.
Era sdolcinata e forse infantile, ma qualcosa gli diceva che a Eve sarebbe piaciuta, quindi rimise il telefono in tasca e si accovacciò per metterla in pratica.

~*~

Eve aprì gli occhi di scatto, sentendo il telefono suonare. Si passò una mano sulla faccia, rendendosi conto di essersi appisolata mentre leggeva. D’altra parte aveva passato una notte praticamente insonne ed era piuttosto stanca.
Allungò una mano per prendere il cellulare sul comodino e trasalì quando vide il nome di Nick sul display.
“Nick! Finalmente!” esclamò, non appena accettò la chiamata. “Sono ore che provo a contattarti”.
“Lo so. Ho letto i tuoi messaggi” rispose il ragazzo, calmo.
“Perché non hai risposto?” gli chiese, irritata.
“Perché sapevo cos’avresti fatto” disse lui, come se fosse ovvio.
“Che cosa?” volle sapere Eve.
“Avresti tentato di farmi cambiare idea e di rispedirmi a casa. Non negare” la accusò Nick, che la conosceva come le sue tasche.
Eve sospirò e ammise “Non lo nego. Venire qui è stata una follia. Lasciare Lauren è stata una follia”.
“Non è vero” obiettò lui. “È stata la cosa più sensata che abbia fatto in vita mia. Non avrei nemmeno dovuto sposarla”.
Esasperata dall’ostinazione del ragazzo, Eve tagliò corto “Ne parliamo quando arrivi. Dove sei?”
“Guarda dalla finestra” la spronò Nick.
“Cosa…?” balbettò lei, confusa, e lui ripeté, paziente “Affacciati alla finestra della tua stanza”.
Con il cuore che le batteva forte, Eve si alzò lentamente dal letto, stringendo il telefono in mano. Si avvicinò alla finestra e scostò la tenda, per vedere Nick in giardino, sotto alla neve che aveva ripreso a scendere da poco, le mani affondate nelle tasche del cappotto e gli occhi fissi sulla finestra da cui lei si era appena affacciata. Non appena la scorse, agitò una mano in segno di saluto e le sorrise, per poi indicare qualcosa ai suoi piedi. Guardando meglio, Eve notò che aveva tracciato sul manto innevato la scritta I ♡ U.
Nonostante non fosse proprio il momento più opportuno, a Eve venne da ridere.
“Melodrammatico, come sempre” lo prese in giro.
“Avrei detto romantico” ribatté lui, fingendosi offeso, ma in realtà decisamente più rilassato. Eve stava ridendo, quindi quanto meno non era arrabbiata con lui ed era già un buon inizio.
“Come ti pare,” tagliò corto la ragazza “ma sei uno da grandi gesti”.
“Cosa c’è di male nei grandi gesti?” le chiese, risentito.
“Nulla” ammise lei, scuotendo la testa.
“Ecco, allora mi faresti entrare?” la pregò Nick, che non immaginava di trovare quel freddo polare in Kentucky e si era portato solo il cappotto per cui, si ricordava, Eve aveva un debole, ma stava iniziando a non sentire più le dita dei piedi.
“Altrimenti il prossimo grande gesto sarà morire congelato e non per finta” ironizzò, facendola ridere di nuovo.
“Sì, scusa. Vengo subito ad aprirti” lo rassicurò lei e Nick la vide sparire dalla finestra.
Poco dopo, le luci al piano di sotto si accesero e Nick si avvicinò alla porta d’ingresso, che si aprì immediatamente davanti a lui.
Non appena se lo trovò davanti, Eve gli si buttò tra le braccia, cingendogli la vita e abbracciandolo stretto.
Sorpreso, ma compiaciuto, da quella reazione inaspettata, Nick la strinse a sua volta e commentò “Ehi, non speravo fossi così felice di vedermi”.
“Sollevata più che felice” precisò Eve, senza però staccarsi da lui.
“Sollevata?” ripetè Nick, confuso.
“Continuavo a chiamarti e non mi rispondevi” gli spiegò lei. “Avevo paura che ti fosse successo qualcosa”.
Commosso da quella rivelazione e sentendosi un po’ in colpa per averla fatta preoccupare, Nick chinò la testa e le posò un bacio sui capelli, sussurrando “Ehi, sono qui. E sto bene”.
A quel punto, probabilmente rassicurata dal fatto di averlo lì con lei, sano e salvo, Eve si staccò dall’abbraccio, permettendo a Nick di fare un passo all’interno e richiudere la porta dietro di lui. Poi lo guardò negli occhi e gli chiese “Perché sei venuto?”
“Lo sai benissimo” rispose lui, deciso. “Brian mi ha scritto dei messaggi e so che vi siete sentiti, e mi ha anche detto che ha parlato con Kevin, quindi devi sapere perché sono qui” spiegò.
Eve scosse la testa e sentenziò “Tu sei pazzo”.
“L’hai sempre saputo, in fondo” commentò Nick, alzando le spalle.
“Sì,” confermò lei, divertita “ma non credevo così tanto”.
Facendo appello a tutto il coraggio che riuscì a trovare, Nick tornò serio e annunciò “Dovevo assolutamente vederti. Parlarti. Provare a sistemare le cose”.
Incrociando le braccia sul petto, Eve gli rivolse uno sguardo distaccato e dichiarò “Nick è tardi. È andata così”.
Il ragazzo però scosse la testa e insistette “No, invece. Non è mai troppo tardi”.
Eve piegò leggermente la testa di lato e disse, poco convinta “Se lo dici tu”.
Determinato a non arrendersi, Nick fece un passo verso di lei e la pregò “Lasciami almeno spiegarti”.
“Che cosa?” gli chiese lei, mettendosi sulla difensiva. “Che hai lasciato tua moglie perché credi di essere innamorato di me?”
“Non credo. Lo so” confermò lui, serio. Poi, rivolgendole uno sguardo amorevole, aggiunse “Eve, tu sei il mio piano B”.
La ragazza spalancò gli occhi, confusa.
“Piano B?” domandò “Cosa stai dicendo? Non voglio essere il piano B. Non voglio essere la seconda scelta di nessuno, tanto meno la tua”.
Nick scosse la testa e replicò “Ma il piano B non è la seconda scelta. Il piano B è fondamentale”.
Eve gli rivolse un’occhiata perplessa e confessò “Non ti seguo. Se è così fondamentale, allora perché non è il piano A?”
“Perché il piano B è la scelta che ti renderà felice e allo stesso tempo ti sconvolgerà la vita” le spiegò Nick. “Il piano A è il piano A solo perché è più razionale. Lauren era il mio piano A, ma non ha funzionato perché io voglio il piano B. Voglio te”.
“Vuoi che ti sconvolga la vita?” gli chiese Eve, scettica, sollevando un sopracciglio.
Nick annuì. “Anche. Ma soprattutto voglio essere felice e so che posso esserlo soltanto con te” annunciò.
“Perché?” volle sapere lei, non ancora convinta.
“Come perché?” sbottò Nick. “Perché ti amo. Ti ho sempre amata, fin da ragazzini. Fin da quando Brian si è messo in mezzo dicendomi chiaro e tondo che non andavo bene per te. Forse allora aveva ragione, ma adesso sono cambiato, non sono più il ragazzino diciottenne che si era preso una cotta per la sorellina del suo migliore amico. Sono cresciuto, sono maturato. Sono un uomo di 35 anni che, però, è ancora innamorato della sorellina del suo migliore amico” dichiarò “e non voglio più nasconderlo”.
Eve si lasciò sfuggire un sospiro, prima di replicare “Adoro l’uomo che sei diventato, Nick. Davvero. Non potrei essere più orgogliosa. Ma forse sono io a non andare bene per te”.
“Perché?” domandò Nick, e questa volta era lui a essere confuso.
“Perché sono un casino” ammise la ragazza. “Sono inaffidabile, incostante, non riesco a controllare le mie emozioni…”
“Ma per me ci sei sempre stata” la interruppe lui, non volendo ascoltare obiezioni. “Molte persone, nella mia vita, hanno promesso di starmi vicine e poi non l’hanno fatto. Tu no. Tu c’eri quando litigavo con la mia famiglia, c’eri quando è morta Leslie. Sarai anche inaffidabile e incostante, ma non mi hai mai deluso”.
Eve tentò di giustificare il suo comportamento, dicendo “Beh, ti voglio bene e…”
“Mi vuoi bene o mi ami?” si intromise Nick. “Pensaci bene e rispondimi onestamente” la spronò.
Eve lo guardò negli occhi e capì di non potergli mentire, non di nuovo. Lui era stato onesto con lei e si meritava altrettanta sincerità da parte sua.
“Okay, ti amo” confessò. “Ma una relazione fra me e te non funzionerebbe mai, Nick. Siamo due teste calde, finiremmo col farci del male. Tu hai bisogno di una come Lauren”.
Facendo un ulteriore passo verso di lei, Nick ribatté “Non credi che dovrei decidere io di cosa ho bisogno?”
Presa in contropiede da quella reazione inaspettata, Eve farfugliò “Sì…”.
Nick le sorrise e dichiarò “Io ho bisogno di te. E, anche se non vuoi ammetterlo, credo che tu abbia bisogno di me”.
“Ah sì?” gli domandò lei, divertita.
Il ragazzo annuì e confermò “Io e te siamo un casino, è vero, ma solo quando non siamo insieme. Ti sei mai resa conto che le peggiori cazzate le abbiamo sempre fatte da soli, mentre insieme funzioniamo benissimo?”
Eve restò spiazzata da quell’osservazione e si trovò a balbettare “Io…non ci ho mai pensato”.
“Beh, io sì” sentenziò Nick, sicuro. “Per questo dico che anche tu hai bisogno di me”.
Senza più nulla da ribattere e ormai pronta a cedere, Eve ripeté ciò che il ragazzo le aveva detto poco prima e lo rimproverò, dicendo “Non credi che dovrei decidere io di cosa ho bisogno?”
Nick sorrise, capendo esattamente a che gioco Eve stava giocando e decise di lasciarla fare.
“E di cos’hai bisogno?” le chiese.
Eve sospirò rassegnata e, ricambiando il sorriso, annunciò “Di te. Hai ragione”.
Quasi non riuscendo a credere alle proprie orecchie e con il cuore che gli scoppiava di gioia, Nick fece un ultimo passo verso la ragazza, le cinse la vita con un braccio, abbassò il viso e posò le labbra sulle sue.

~*~

Quando Eve riaprì gli occhi, si accorse che la stanza era immersa nella debole luce del mattino. Sentendosi rilassata come non mai, allungò una mano alla sua sinistra, aspettandosi di trovare Nick steso accanto a lei. Invece, la sua mano incontrò solo il lenzuolo stropicciato, ma del ragazzo non c’era traccia.
Confusa, Eve si mise a sedere, stringendosi al petto il piumone.
Dopo la discussione avuta nell’ingresso, lei e Nick avevano continuato a baciarsi, come se non aspettassero altro da anni, il che, riflettendoci, era assolutamente vero. Nick si era liberato del cappotto, abbandonandolo da qualche parte nei pressi della porta, poi si era lasciato trascinare su per le scale da Eve, ritrovandosi in pochi secondi in camera della ragazza, dove avevano ricominciato a baciarsi, sdraiati sul letto.
Non ci era voluto molto perché i vestiti di entrambi facessero la stessa fine del cappotto di Nick, abbandonati disordinatamente sul pavimento.
Anche se Eve e Nick erano già andati a letto insieme, in passato, a entrambi sembrò che quella fosse la prima volta, perché finalmente potevano amarsi liberamente, senza vincoli o sensi di colpa.
Eve ricordava piacevolmente la notte passata con Nick, durante la crociera, ma aveva dimenticato quanto passionale sapesse essere il ragazzo e quanto potessero essere intense le sensazioni che sapeva farle provare.
Allo stesso modo, finalmente libero da qualsiasi altro legame, Nick poté concentrarsi sui brividi che le mani e le labbra di Eve sulla sua pelle provocavano sui suoi nervi, lasciandosi sopraffare da quel turbinio di emozioni che lo mandava letteralmente fuori di testa.
Dopo aver placato momentaneamente il reciproco desiderio, i due ragazzi si erano addormentati una tra le braccia dell’altro, esausti ma con un’espressione serena e soddisfatta dipinta sul viso.
Adesso però, Nick sembrava scomparso e, per quanto si ripetesse di non essere sciocca, che il ragazzo non aveva certo attraversato il Paese per venire da lei solo per portarsela a letto e poi darsela a gambe come un ladro, Eve non potè fare a meno di sentire una punta di preoccupazione crescere dentro di sé.
Costringendosi a restare calma, si alzò da letto e recuperò le sue mutandine e la maglietta di Nick, che aveva abbandonato sulla poltroncina ai piedi del letto la sera prima. Se le infilò e poi scese lentamente le scale, sperando di trovare il ragazzo al piano di sotto.
Le sue preghiere furono esaudite e, non appena mise piede in salotto, vide Nick seduto sul divano, con addosso soltanto i boxer, che strimpellava la chitarra che Brian le aveva regalato tanti anni prima e che lei non aveva mai imparato a suonare.
Con il sorriso sulle labbra, gli si avvicinò alle spalle e gli cinse il collo con le braccia, stampandogli un bacio sulla guancia. Lui si voltò di scatto, sorridendole a sua volta, e la accolse con un “Ehi”.
“Ehi,” ricambiò lei, poi gli chiese “ci stai ripensando?”
Nick spalancò gli occhi, incredulo, ed esclamò “Stai scherzando, vero?”
Decisamente sollevata, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Eve girò intorno al divano, andando a sedersi accanto a lui, e osservò “Sei scappato…”.
“Avevo solo bisogno di riflettere” confessò il ragazzo, alzando lievemente le spalle.
“Su cosa?” domandò Eve, curiosa.
“Sul fatto che ho buttato all'aria quasi tutto quello per cui ho lavorato negli ultimi anni, eppure non mi sono mai sentito tanto rilassato in vita mia” spiegò Nick, sincero.
“Rilassato o esausto?” lo canzonò lei, ironica.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio e replicò, malizioso “Credi di avermi sfiancato? Ci vuole ben altro per distruggere Nick Carter, mia cara”.
Reprimendo una risata, Eve scosse la testa e sentenziò “Mi riferivo al viaggio, ma fammi eliminare modesto dalla lista di aggettivi da usare per descriverti”.
Nick scoppiò a ridere per l’irriverenza della ragazza, poi la tirò a sé e dichiarò “Adesso sono curioso di sapere gli altri aggettivi però”.
Eve ridacchiò e lo accontentò. “Dunque, vediamo…sei attraente,” Nick sorrise, compiaciuto, e Eve proseguì “generoso, onesto, divertente, terribilmente buffo e anche un po' pazzo”.
“Perché sarei pazzo?” le domandò, stupito.
Lei gli lanciò un’occhiata eloquente e gli ricordò “Hai lasciato tua moglie, sei saltato in macchina e hai guidato fin qui dalla California”.
“Quella non è pazzia, è amore” precisò Nick, offeso.
Eve scosse la testa e insistette “No, mi dispiace. Pazzia”.
Sbuffando, Nick lasciò cadere il discorso, ricominciando a strimpellare la chitarra. Senza nemmeno accorgersene, iniziò a riprodurre gli accordi di I Will Wait. Eve restò ad ascoltarlo in silenzio per qualche instante, poi si lasciò vincere dalla curiosità e gli chiese “Mi togli un dubbio?”
“Spara” la spronò lui.
“L’hai scritta per me?” domandò, riferendosi alla canzone che Nick stava suonando.
Il ragazzo sorrise e annuì. “Certo che l’ho scritta per te” confermò. “Non era chiaro?”
Eve alzò le spalle e confessò “Beh, no. Cioè, lo sospettavo, ma non era proprio esplicito come Horoscope”.
Nick si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione e sentenziò “Tante grazie, in Horoscope mancava solo che scrivessi il tuo nome nel testo”.
Eve ridacchiò e scherzò “Ecco, grazie per non averlo fatto”.
“Perché?” volle sapere Nick. “Non ti sarebbe piaciuto?”
Eve scosse la testa e spiegò “Non è tanto cosa sarebbe piaciuto a me, quanto cos’avrebbe detto tua moglie”.
Nick fissò gli occhi in quelli della ragazza, le prese il viso tra le mani e la costrinse a concentrare tutta la sua attenzione su di lui.
“Ehi,” le ricordò “l’ho lasciata per stare con te. Voglio te. Amo te. Ho guidato fin qui dalla California per venire a dirtelo eppure ancora ne dubiti. Cosa devo fare per convincerti?”
Completamente ipnotizzata dagli occhi azzurri del ragazzo che la fissavano colmi d’amore, Eve cercò di contenere l’entusiasmo e propose “Cantami quella canzone”.
I Will Wait?” chiese lui, meravigliato dalla richiesta della ragazza.
Eve annuì e osservò “Se l’hai scritta per me, cantamela”.
Nick sorrise e iniziò a suonare.

~*~

Non appena l’ultima nota della canzone si spense, facendo ripiombare la stanza nel silenzio, Eve si passò una mano sugli occhi, portando via un paio di lacrime di commozione che si erano formate mentre ascoltava Nick cantare e, per alleggerire l’atmosfera, commentò “Sei sexy quando suoni la chitarra”.
Il ragazzo alzò un sopracciglio e la guardò con aria stupita. Non si aspettava una dichiarazione del genere da parte sua.
“Davvero?” domandò e Eve annuì.
“Non me l’hai mai detto” le fece notare Nick, leggermente imbarazzato dal complimento.
Eve si strinse nelle spalle e dichiarò “Ci sono un sacco di cose che non ti ho mai detto”.
Nick sospirò e osservò “Una volta ci dicevamo tutto. Quando abbiamo smesso?”
Eve gli rivolse un’occhiata perplessa e si giustificò “Non potevo venire a dirti ehi, lo sai che mi eccita vederti suonare? Non stavamo insieme, anzi tu stavi con un’altra”.
Nick scoppiò a ridere di fronte a tanta sincerità e concordò “Okay, te lo concedo”. Ma poi aggiunse “Però devi farmi una promessa”.
“Cosa?” gli chiese Eve, incuriosita.
“Adesso che finalmente stiamo insieme, niente più segreti” la pregò. “Torniamo a dirci tutto, come facevamo un tempo”.
Eve sorrise e si sporse per dargli un bacio sulle labbra. Ancora non le sembrava vero di poterlo fare ogni volta che ne avesse avuto voglia. Avrebbe dovuto abituarsi.
“Promesso” gli assicurò e diceva sul serio. Ci avevano messo diciotto anni per poter stare finalmente insieme e tutto per colpa di malintesi e mancanza di comunicazione. Eve non avrebbe più fatto lo stesso errore, non avrebbe più nascosto nulla a Nick e sapeva che anche lui la pensava allo stesso modo.

  
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