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Autore: My Pride    28/06/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Just a routine mission (or so) Titolo: Just a routine mission (or so)
Autore: My Pride
Fandom: 
Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1529 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi:
Jonathan Samuel Kent, Damian Wayne
Rating:
Verde
Genere:
Generale, Fluff, Slice of Life
Avvertimenti:
What if?, Slash
200 summer prompts:
"Sei ferito" || "Ti ho chiesto di non farlo, ma lo hai fatto lo stesso" || "Non voglio farti male"

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    C’era qualcosa di particolarmente sbagliato nel modo in cui Jon stava guardando fisso davanti a sé, con i capelli dritti oltre la nuca e il mantello che gli ricadeva a nascondere il viso nonostante gli sforzi di toglierselo dalla faccia.
    Doveva essere una missione di routine. Una di quelle cose che si facevano ad occhi chiusi e con una mano legata dietro la schiena, una roba da “toccata e fuga” e poi dritti alla loro Fortezza a consumare il resto dell’adrenalina a modo loro, invece… invece avevano beccato Amazo, dotato di una nuova tecnologia che chissà dove aveva trafugato. Proprio mentre lui e Redbird si stavano occupando di smantellare il carico di armi giunte al porto di Gotham, il tetto era letteralmente esploso sopra la loro testa e Amazo aveva fatto la propria comparsa, attaccandoli per mettere le armi sulla merce che avevano sequestrato; Damian si era subito gettato all’attacco e contenuto i danni, ma era stato colpito al fianco e, scombussolato, aveva messo in guardia Jon… che non aveva ascoltato ed era stato preso in pieno petto da un debole voltaggio di un raggio di kryptonite.
    Seppur indebolito, gli si era gettato contro quando lo aveva visto confiscare una delle casse per mettersela sotto braccio, il tutto nonostante Damian gli avesse detto di non farlo; aveva sentito solo vagamente qualcosa riguardo un segnalatore, ma l’adrenalina del momento aveva fatto il resto e Jon non aveva perso tempo nel volargli dietro come un razzo per poter recuperare il mal tolto. Avevano lottato in aria, Jon aveva schivato raggi e pugni e aveva rimediato un bel buco nel mantello quando per poco non era stato colpito dalla vista calorifica di Amazo, ma alla fine era riuscito a metterlo in fuga e a recuperare la cassa… venendo colpito da un ultimo raggio di kryptonite che lo aveva fatto precipitare attraverso gli strati di nuvole, appesantito da tutte quelle armi.
    Jon aveva cercato di riacquistare un equilibrio, di librarsi in volo e di tentare almeno in parte di arrestare la caduta, ma era andato a sbattere contro il tetto di un grattacielo, era scivolato per una decina di metri lungo le vetrate e aveva allentato la presa sulla cassa che si era schiantata su un giardino pensile, sentendo la corda avvolgersi intorno alla sua gamba e allo spuntone dell’edificio… e poi era finito così. Appeso a testa in giù come un salame ad osservare le auto che sfrecciavano sull’asfalto che per lui era diventato il cielo, ad almeno una cinquantina di metri da terra. Beh, sarebbe stato divertente se non fosse stato lui quello col piede legato ad una stupida gargolla. Oh, Rao, quanto odiava l’architettura di Gotham.
    «Ti avevo chiesto di non farlo, ma lo hai fatto lo stesso».
    La voce di Damian suonava distorta, come se le sue orecchie fossero piene di api che ronzavano inferocite, e Jon dovette fare un grande sforzo per piegare un po’ la testa e il busto e guardare verso l’alto, vedendo Damian accucciato proprio sulla gargolla che lo aveva fatto prigioniero. E, anche attraverso le lenti bianche della maschera che indossava, Jon poteva benissimo leggere il divertimento che sembrava essersi fatto strada in essi mentre lo fissava con aria saccente.
Jon gemette e lasciò ricadere la testa all’indietro, con le braccia penzoloni. «Risparmiami la paternale, D», brontolò, sbuffando pesantemente nello scansarsi di nuovo il mantello dal vivo. «Ti spiacerebbe farmi scendere da qui?»
    «Che fine ha fatto tutta la spavalderia di prima e quello sfoggio da macho coi superpoteri?»
    «Andiamo, D, mi sta andando il sangue alla testa…»
    «Non ho ancora sentito ciò che voglio sentire».
    «E va bene!» Jon agitò le mani in aria, gesticolando senza sosta. «Sono stato un coglione e avrei dovuto ascoltare e bla bla bla, adesso vuoi farmi scendere?»
    Damian lo osservò da quella posizione senza fare una piega, poi un piccolo sorriso si fece largo sulle sue labbra. «Mhn. Mi aspettavo delle scuse, ma sentirti imprecare è uno scambio piuttosto accettabile».
    Fu un attimo: un minuto prima Jon era appeso a testa in giù, quello dopo la gravità lo aveva fatto cadere sulla balconata su cui era atterrata anche la cassa, poiché Damian aveva tagliato la corda con un birdrang senza tanti complimenti; Jon grugnì nello sbattere con la schiena contro le mattonelle – ed era abbastanza certo di averne rotta qualcuna – e finire con le braccia spalancate sul pavimento, brontolando nello specchiarsi nelle lenti bianche di Damian.
    «Potevi essere più delicato, D», mugugnò, ma Damian schioccò la lingua in risposta.
    «Sei praticamente fatto d’acciaio, J. E non sei nemmeno caduto da chissà quale altezza, quindi non venirmi a dire che ti sei fatto la b--» Si interruppe e si inginocchiò accanto a lui nello stesso istante in cui Jon si drizzò a sedere, sussultando nel vedere Damian afferrargli la gamba per strappare i jeans che si ostina a a chiamare uniforme anche a diciassette anni.
    «Ehi! Li avevo ricuciti l’altro ieri, cosa stai--»
    «Sei ferito, idiota».
    Jon arcuò le sopracciglia. «Scherzi? Non sento assolutamente…» abbassò lo sguardo sulla propria coscia, sgranando gli occhi quando si soffermò sul taglio che gli percorreva tutta la lunghezza della coscia. Il sangue si era raggrumato sullo ai bordi, ma scorreva ancora un po’ verso il basso, sporcando la sua pelle pallida; gli aveva macchiato anche il jeans – e sapeva che le macchie di sangue erano difficili da lavare via, quindi alla fine sarebbero stati da buttare –, però lui non sentiva dolore. Com’era successo? «Ma cosa…»
    «È quello che succede quando ci si butta a capofitto all’inseguimento di un androide che può utilizzare la kryptonite».
    Jon distolse lo sguardo dalla ferita e gettò un’occhiataccia a Damian. «Sai che è un po’ ipocrita detto da te, vero?»
    «Chi è quello che le ha prese tra noi due?»
    Jon aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse immediatamente per limitarsi a brontolare tra sé e sé e ad allungare la gamba quando Damian gli disse di farlo, sussultando quando le dita toccarono la zona rossa e gonfia intorno alla ferita. Adesso che il suo corpo stava cominciando a rilassarsi, uno strano pizzicore si stava irradiando da quel taglio, e storse il naso quando la ferita parve pulsare ad intermittenza. Il suo corpo stava cercando di smaltire tutte le radiazioni di kryptonite che aveva assorbito, e con la mancanza di sole non era facile guarire velocemente come avrebbe dovuto. Così trasse un lungo sospiro e si concentrò sui movimenti delle mani di Damian, sul modo in cui aveva inzuppato il cotone di disinfettante e preparato un ago, ma ritrasse la gamba in un gesto inconscio quando lo sentì premere sulla ferita, ricambiando lo sguardo di Damian.
    «Non voglio farti male, quindi sta’ fermo». La voce era schietta, ma Jon riusciva a sentire anche la calma che cercava di trasmettere con le sue parole, quindi annuì piano e provò a rilassare le spalle, distendendo nuovamente la gamba.
    Fu abbastanza strano sentire Damian occuparsi di lui, le sue mani che percorrevano la gamba e univano i lembi di pelle, ripulendo tutto intorno e facendo attenzione a ciò che faceva, muovendosi il più delicatamente possibile; per quanto entrambi fossero consapevoli che sarebbe guarito più in fretta di un comune essere umano, Damian aveva preso molto sul serio ciò che stava facendo, fasciando persino la ferita e stringendo in modo da evitare che potesse sanguinare ancora. Jon aveva osservato tutto senza dire una parola o fare battute, forse persino affascinato da quei modi di fare, finché Damian non aveva rimesso a posto il proprio kit e non gli aveva lanciato un’occhiata.
    «Così dovrebbe andare bene per un po’», affermò nel grugnire uno “-Tt-” quando Jon lo ringraziò, limitandosi ad aiutarlo a rimettersi in piedi e a sostenerlo quando, nel tentare di camminare verso la cassa per afferrarla, barcollò in avanti. «Fermo qui, ragazzone. Aspetteremo che ti tornino i poteri e poi ci occuperemo del resto».
    «Non è un problema, D, posso--» L’occhiataccia che gli venne lanciata lo mise a tacere, tanto che brontolò nel distogliere lo sguardo lui stesso. «Sì, chiaro, ho capito».
    Solitamente faceva di testa sua e litigare scherzosamente era un po' sempre stata la dinamica del loro rapporto sin da quando erano ragazzini ma, al di sotto della maschera, aveva visto il lampo di preoccupazione che era corso negli occhi di Damian. Il più delle volte era invulnerabile, certo. Poteva far roteare il mondo come una palla se solo avesse voluto e avrebbe potuto circumnavigare il globo in meno di cinque minuti, ma c'erano cose che potevano ferire anche lui ed era quasi strano vedere in quegli occhi verdi la stessa preoccupazione che, solitamente, era lui ad avere quando Damian si feriva. Quindi, sì, capiva perfettamente cosa stesse provando in quel momento.
    «Niente più colpi di testa, J».
    La voce di Damian era un sussurro, un momento di fragilità che stava mostrando solo a lui, e Jon abbassò un po' il capo verso di lui, sfiorandogli i capelli con un bacio.
    «Niente più colpi di testa», promise, avvolgendogli un braccio intorno alle spalle mentre osservavano la città che si risvegliava
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Ecc, tanto per cambiare, l'ennesima storia scritta per la #200summerprompt
indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Dai prompt poteva sembrare preoccupante, eppure come si è visto non lo era affatto. Oh, insomma, dopotutto dove sta' scritto che una storia hurt/comfort dev'essere per forza angst ahah
Comunque. Dopo questa scena alla Spider-Man mancata - Jonno ci ha sperato che ci fosse il bacino al contrario, eh? -, vediamo che Damian finalmente si prende cura del povero e malcapitato Jon. Ogni tanto la parte del sick la facciamo fare a lui visto che capita sempre a Damian aha
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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