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Autore: ElfaNike    29/06/2022    0 recensioni
Ormai la scuola è finita e Hiro si è diplomato. Per festeggiare, Tadashi lo porta con sé in vacanza su un'isola esotica, dove incontrano due sorelle così diverse da loro. Ma diverse davvero?
L'atmosfera magica delle notti d'estate porta a galla drammi segreti e ferite nascoste, e aiuta a guarire...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiro Hamada, Sorpresa, Tadashi Hamada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non sapevano bene cosa... sarà forse stata l’espressione cupa di Lilo, che come al solito li aspettava al tavolo, sarà forse stato lo sguardo assassino di Nani, che girava rabbiosamente tra i clienti, sarà forse stato il tempo, l’allineamento dei pianeti, la triangolazione degli astri. Fatto sta che, la sera dopo, passata la giornata in attesa solo di sapere come si fosse svolto l’incontro, tutti gli indizi lasciarono intuire ai due ragazzi che non doveva essere andato proprio al meglio.
Le due sorelle si guardarono a malapena per tutto l’arco del pasto e, quando la serata fu finita e Nani fu lasciata andare a casa (a quanto pareva la sua espressione doveva essere sembrata molto convincente anche al capo), la ragazza uscì dal ristorante a lunghe falcate e a passo deciso.
-Tadashi e Hiro vengono da noi, stasera?- chiese Lilo guardando fissa la sorella.
-Tadashi e Hiro stanno pagando una stanza d’hotel, credo che vogliano anche approfittarne, ogni tanto.- rispose secca Nani.
-Guarda che non è importante... possiamo accompagnarvi, se volete...- si offrì cauto Tadashi.
Ma Nani alzò la mano con un gesto deciso: -No. Stasera non è il caso.-
-Ma loro hanno detto di sì!- protestò la sorellina.
-E io ho detto che non è il caso.- replicò secca la ragazza.
-Tutto bene?- chiese allora Tadashi, e Nani lo fulminò.
-No, non benissimo. Per favore, stasera preferisco evitare.-
Il ragazzo si arrese, e osservò le due ragazze allontanarsi. Hiro sollevò gli occhi dal suo cellulare, su cui stava leggendo tecniche di combattimento dei robot, e passò lo sguardo al fratello: -Non andiamo con loro?-
-A quanto pare no. Credo sia andata più male di quanto pensassimo.-
Hiro sospirò: -Magari una sessione di Tekken l’avrebbe rilassata.-
-Ne sono certo, ma penso preferisca rimanere da sola.- Tadashi represse una leggera sensazione di delusione, poi guardò il fratello con un sorriso: -Però possiamo giocare io e te. Che ne dici?-
Hiro mise in tasca il cellulare: -Hai capito tutto, fratello!-
Rientrarono nella loro camera e il ragazzino si precipitò ad accendere la console, mentre Tadashi estraeva le bibite avanzate qualche sera prima e due bicchieri. Si lanciarono in duelli accaniti e vittorie sudate. Hiro si lanciava in esclamazioni continue e talvolta saltava in piedi, premendo i tasti del controller al limite della loro resistenza, mentre Tadashi si sporgeva in avanti e giocava di colpi precisi e combo micidiali.
-Ti scaldi troppo.- il ragazzo spiegò al fratellino quando lo schiacciò senza pietà. Poi aggiunse, allungandosi a prendere il cellulare che aveva preso a squillare: -In questo modo perdi il controllo della situazione e ti lasci prendere di sorpresa.-
Era zia Cass. Chiedeva come stesse andando, se si stessero riposando. Tadashi la rassicurò, raccontandole delle giornate in spiaggia e delle cene al ristorante.
Quando finì, Hiro lo guardò dall’alto in basso: -Mi lascio prendere di sorpresa, dici?-
Il duello seguente non durò neppure due minuti, e Hiro non aveva mosso un sopracciglio per tutta le durata. Tadashi si alzò in piedi in preda all’adrenalina: -Si può sapere cos’è successo?!-
-Mi hai detto di giocare sul serio.- rispose Hiro con un sorriso sornione -Quello preso di sorpresa sei tu, adesso.-
E infatti, da quel momento, Tadashi non riuscì più a vincere un duello. Per un momento, capì perché Hiro doveva aver messo a dura prova la pazienza dei compagni, a scuola.
 
Il mattino dopo il ragazzo svegliò il fratellino senza neppure togliersi lo spazzolino dalla bocca: -Dai, ché abbiamo da fare.-
Hiro si tirò su stropicciandosi gli occhi: -Certo, andare in spiaggia e goderci la sabbia e l’ombra.-
-In dieci giorni non abbiamo fatto altro. Non ti andrebbe di cambiare?-
-Perché, qui a te viene in mente altro da fare?-
-No, però conosco qualcuno che potrebbe consigliarci.-
Hiro realizzò in una frazione di secondo e guardò suo fratello. Tadashi gli sorrise dall’alto, così lui sospirò: -Purché non mi lasciate da solo a farmi spiegare tutte le foto di turisti, ok?-
-Affare fatto.- il ragazzo gli fece un occhiolino complice e i due si avviarono.
Si arrampicarono ciabattando per la strada sterrata fino alla casetta arroccata in cima alla salita, isolata fra le piante, poi in tre passi salirono i gradini della veranda e Tadashi bussò allegramente, sperando in cuor suo che a Nani fosse passata la collera.
La ragazza venne ad aprire con aria perplessa, mentre Lilo, con la tazza in mano, sporgeva la testa dalla cucina.
-Ciao...- azzardò il ragazzo -Disturbiamo?-
Nani si aprì in un sorriso obliquo: -Stavamo facendo colazione.-
I due ragazzi sorrisero a loro volta, imbarazzati, e Nani li fece entrare.
-Volevamo cambiare un po’ dalla spiaggia...- spiegò Tadashi, appoggiando la sacca con gli asciugamani in un angolo -...e ci chiedevamo se non poteste darci qualche consiglio...-
-Non saprei dirti.- rispose Nani sparendo in lavanderia -Potete vedere per le gite all’interno dell’isola, o qualche traghetto verso le altre isole dell’arcipelago.-
-Voi cosa contate di fare?- chiese il ragazzo, sedendosi al tavolo, mentre Hiro si accomodava sulla terza sedia.
Nani comparve sulla porta e si appoggiò con una spalla allo stipite: -Adesso devo stendere... sai, mi è tornata a funzionare la lavatrice. Poi devo fare un po’ di spesa.-
-Possiamo farvi compagnia?-
-Oh, sì!- esclamò Lilo dalla sua tazza di latte -Sì, sì, per favore!-
Nani sospirò: -Purché tu non li assilli con le foto dei tuoi turisti, d’accordo?-
Lilo le fece la linguaccia: -È arte, e loro sono meravigliosi. Sei tu che non capisci!-
I due fratelli sorrisero, e Hiro decise che era il suo turno di mostrare qualcosa a Lilo. Prese il cellulare e cercò qualche video: Lilo fu introdotta al mondo dei bot duelli, alle loro mosse da film, ai vicoli in cemento e neon, umidi di pioggia e costellati di cassonetti, alle folle che si schiacciavano intorno al ring urlando e scommettendo.
I suoi occhioni neri riflettevano nella loro perplessità il riquadro luminoso di un mondo che non sarebbe mai giunto nella sua isola bucolica e incontaminata.
Quando fu il suo turno, tirò fuori dal nulla una giradischi e mise su un quarantacinque giri. Nel giro di qualche suono graffiato, il ritmo di Stuck on you invase la casa mentre Nani esclamava dalla lavanderia: -Ma già di primo mattino?!-
A occuparsi della casa il mattino passò velocemente. Nani estrasse un paio di tavole da surf dalla rimessa sul retro e le presentò ai due ragazzi: -Ok, oggi pomeriggio facciamo attività alternativa.-
Pranzarono insieme su un tavolo da picnic fuori da un fast food, poi le ragazze portarono i loro ospiti a una spiaggetta lontana dalla zona turistica, raggiungibile solo a piedi, discreta e poco frequentata. Si sdraiarono sulla prima sabbia, sotto l’ombra delle piante, e si rilassarono un paio d’ore prima di essere trascinati in acqua da Nani. La ragazza mise Lilo sulla tavola e si spinse verso le onde, surfando mentre la bambina alzava le mani in alto.
Tadashi e Hiro le guardarono scivolare da sinistra a destra, poi Nani fece un ampio giro e li raggiunse, proponendo a Hiro di montare al posto di Lilo. La bambina saltò in braccio a Tadashi e Hiro si arrampicò goffamente sulla tavola. Nani prese a remare con le braccia, e alla prima onda si mise in piedi e si lasciò cadere giù, in una caduta che mozzò il fiato al ragazzino. Quando rallentò, Hiro si era completamente eccitato e chiese un secondo giro, e al terzo Lilo protestò che poi toccava anche a lei.
Tadashi rimase a guardarli, i piedi ben piantati nella sabbia del fondale, ma l’entusiasmo di Lilo non risparmiò neppure lui: -E tu? Lo fai un giro, Tadashi?-
Nani rise quando la sentì: -Lui potrebbe direttamente imparare.-
A nulla servirono i timorosi complimenti del ragazzo: senza sapere come si ritrovò a cercare di salire su una tavola, facendola ribaltare goffamente fra le risate di un crudele Hiro, che si godeva la scena comodamente seduto sull’altra tavola.
Quando Tadashi si sentì finalmente sicuro sul surf, provò a mettersi in piedi, finendo per farsi prendere dal panico e cadere rovinosamente in acqua. Nani gli intimò di provare ancora, e quando lui finalmente riuscì a mettersi in piedi, mulinando le braccia senza credere ai suoi occhi, esclamò tutto contento: -Ce l’ho fatta! Guarda Hiro, ce l’ho...- ma non finì la frase, perché un’onda un po’ più alta delle altre mise fine ai suoi sforzi.
Quando il sole prese a calare, i ragazzi uscirono ad asciugarsi sulla sabbia fine. Costruirono castelli e Hiro fu coperto di sabbia. La sera arrivò in un batter d’occhio.
I due ragazzi andarono all’hotel a farsi una doccia e a prepararsi per la cena, mentre Lilo accompagnava Nani a casa a prepararsi per il lavoro.
Quella sera rientrarono tutti a casa delle ragazze, e Nani preparò la stanza degli ospiti per Hiro. Il ragazzo si chiuse dentro con un sospiro sollevato ed estrasse il cellulare, immergendosi in video di bot duelli e analisi degli stili di combattimento.
Nani mise a dormire una Lilo esausta dalla giornata, poi uscì in veranda dove Tadashi la aspettava appoggiato al corrimano in legno.
-Come stai?- gli chiese, posandogli una mano dietro la spalla.
Lui girò la testa e le sorrise: -È stata la più bella giornata della vacanza.-
Nani rise: -Per essere la prima volta che provi a fare surf non te la sei cavata neppure male.-
-Non prendermi in giro, per favore...- Tadashi si girò verso di lei e le diede un leggero bacio sulle labbra -Ti senti meglio da ieri?- chiese poi.
Nani lo guardò con gli occhioni spalancati, poi abbassò la testa: -Un po’. Ma in realtà questa volta è stato peggio delle altre volte.-
-Cos’è successo?- azzardò i ragazzo -Cioè... se hai voglia di parlarne...-
Nani fece spallucce e si appoggiò con la spalla alla trave che reggeva la veranda, senza tuttavia alzare la testa: -Ho avuto un ultimatum. La casa era messa abbastanza bene, però il giardino era un nido di insetti, e all’assistente questo non è piaciuto. Per la salute di Lilo, dice. E poi Lilo le ha mostrato il suo manuale di formule vudu, e la sua bambola zombie. Diciamo che con le sue storie bizzarre non ha aiutato.- inspirò profondamente, per non abbandonarsi alle lacrime -La signora ha detto che tornerà un’altra volta, e sarà l’ultima. Se non andrà bene neppure quella volta, si rivolgerà a dei colleghi specializzati in casi disperati.-
Tadashi la ascoltò senza parlare, poi le passò un braccio intorno alla spalla: -È per questo che eri così arrabbiata, ieri?-
-O piango o mi arrabbio. E davanti a Lilo non posso piangere.- mormorò Nani.
-Ma davanti a me sì.- la consolò il ragazzo -Io ho pianto molto quando ho perso i miei e non sapevo come occuparmi di Hiro. Zia Cass ha provato ad aiutare, ma i pannolini a mio fratello li sempre cambiati io, e andavo in tilt quando di notte non mi lasciava dormire. Quello ha messo davvero a dura prova i miei nervi.-
Nani alzò lo sguardo su di lui con un sorriso triste, poi le lacrime cominciarono a scorrere e Tadashi l’abbracciò stretta: -Non voglio perdere mia sorella, Tadashi...-
Tadashi la strinse fra le braccia e lei alzò una mano per afferrare la sua maglietta.
La ragazza si sfogò per qualche minuto, poi alzò di nuovo gli occhio su di lui: -Sei gentile, e molto più forte di quanto dai a vedere.- commentò, tirando su col naso.
Tadashi le sorrise dolcemente, poi le avvolse la vita con una mano e la ricondusse dentro. Si sedettero sul divano e Nani accese la tv. Dopo pochi minuti, i due si addormentarono una nelle braccia dell’altro.
 
Il mattino dopo, in spiaggia, tutto sembrava perfetto. Tadashi si era svegliato allegro e sereno e anche Hiro dava l’impressione di essere riuscito a uscire un po’ dagli argomenti malsani che aveva sempre per la testa.
Sollevato da quel pensiero, il ragazzo volle godersi il suo fratellino al massimo, ma l’incanto si spezzò quando gli chiese di mettere il via cellulare per farsi il bagno.
-Cosa stai guardando?-
-Niente di interessante.- rispose Hiro chiudendo la schermata.
Ormai, però, a Tadashi era caduto l’occhio sul titolo cubitale che tagliava a metà lo schermo: -Sei ancora sui video di bot duelli?!- chiese incredulo.
-Mi interesso alle nuove tecnologie di punta, e i bot sono fra quelle.-
-Le nuove tecnologie di punta si trovano nei laboratori, non nei vicoli di San Fransokyo.-
-Come il tuo laboratorio di nerd?- ribatté il fratellino.
-Sì, esatto. Perché non vieni a dare un’occhiata? Se ti piacciono le tecnologie di punta, potrebbe interessarti quello che facciamo là dentro.-
-Oh, no.- Hiro si mise in piedi -Il patto era che facessi quello che mi dicevate tu e zia Cass fino al diploma. Ora non potete più dirmi niente.-
-Non prevedevamo che ci mettessi così poco!-
-Eppure mi sono spicciato. Adesso non puoi più dirmi cosa fare, e tantomeno obbligarmi a entrare in una scuola. Di nuovo.-
Tadashi emise un risolino incredulo, arrivando a una realizzazione: -Il laboratorio di nerd non è una scuola normale. Non ti sentiresti...-
-So come ci si sente in una scuola dove tutti hanno dieci anni in più di te, Tadashi! E so anche come andrebbe a finire per uno come me!-
-Se ti fossi visto in queste ultime settimane capiresti anche il perché! Non faccio fatica a capire quando un ragazzino troppo piccolo mi umilia perché è troppo bravo e poi si comporta come nulla per lui fosse importante!-
-Io non ti ho mai umiliato!-
-No, ma ti sei mai chiesto come si sentissero i tuoi compagni?!-
Hiro lo guardò senza parole, poi mormorò: -Lo so benissimo come si sentivano i miei compagni. Ho un paio di quaderni distrutti che si premurano di ricordarmelo tutte le volte che li prendo in mano.-
Tadashi si mise una mano sulla bocca, rendendosi conto di fin dove si fosse spinto: -Hiro, io...-
Non finì la frase, Hiro era già partito correndo dalla spiaggia.
-Hiro!- gli urlò dietro, raccogliendo gli asciugamani senza staccare gli occhi dalla sua schiena che si allontanava: -HIRO!-
 
Hiro procedette a passo deciso con il solo pensiero di seminare suo fratello. Il liceo non gli era piaciuto per niente, e l’aveva sopportato solo perché gli permetteva di assaporare la libertà in arrivo.
Tuttavia, quegli ultimi anni fra ragazzi sensibilmente più grandi lo avevano fatto sentire non un genio, come aveva creduto al momento dell’iscrizione, ma uno strano, diverso.
E lui era diverso. Era troppo cresciuto per i ragazzini della sua età, ma troppo piccolo perché i ragazzi più grandi potessero accettarlo come uno di loro.
Alla ricerca di un po’ di solidarietà, il ragazzino prese la strada per la casa di Lilo.
 
Quando arrivò, sentì un’imprecazione uscire dalla finestra, così come un curioso odorino di bruciato.
-È permesso?- chiese, spingendo la porta.
-Avanti!- Nani comparve dalla cucina, con una padella in mano da cui si alzava un fumo scuro: -Ciao Hiro! Tutto bene? Hai dimenticato qualcosa, stamattina?-
-Ciao Nani. Cercavo Lilo.-
-Lilo non c’è, è al corso di danza. Dopodomani c’è il saggio.-
-Capisco.-
Nani lo osservò un momento, dall’alto della sua perplessità: -Va tutto bene?-
Hiro fece spallucce, così la ragazza gli offrì un bicchiere di succo.
-C’è qualcosa che non va?- chiese sedendosi a tavola davanti a lui.
-Ho discusso con mio fratello.-
-Davvero?- Nani drizzò la schiena, sorpresa. Era davvero possibile discutere con uno come Tadashi?
-Sì.-
-E vuoi parlarne?-
Hiro fece spallucce: -Non è importante.- poi dopo un momento aggiunse: -È che vuole decidere tutto della mia vita.-
Nani trattenne un sorriso: -Ma davvero?-
-Sì. Però non può! Voglio dire... io sono diplomato, adesso, no? Siamo tutti e due diplomati allo stesso livello, lui ha scelto una cosa e io un’altra. Che male c’è?!-
Nani si sporse verso di lui: -Hiro, mi ricordi quanti anni hai?-
-Tredici.- mormorò il ragazzino abbassando lo sguardo.
-Se posso parlare come sorella maggiore... e posso perché sono una sorella maggiore...- spiegò allora lei -...sappi che non lo fa con cattiveria. Mi ha raccontato dei vostri genitori, e ti posso assicurare che si sta facendo in quattro per te e per loro.-
Hiro tirò su col naso: -Lo so questo.-
-Non deve trattarti come un bambino, però prova a dargli retta, ogni tanto. Se non altro lo terrà buono per un po’.-
Hiro annuì roteando gli occhi, poi disse: -Allora posso dirti una cosa anch’io?-
-Dimmi.-
-Prova a dare anche tu credito a Lilo. È brutto sentirsi quello strano, ed è facile sentirsi soli.-
Nani si passò una mano dietro il collo: -D’accordo. Cercherò di non lasciarla sola.-
Hiro le sorrise e lei ricambiò: -Allora, per caso hai fame? Stavo giusto preparando il pranzo...-
Il ragazzino lanciò un’occhiata preoccupata a quel campo di battaglia che erano stati i fornelli, però accettò.
 
Tadashi aveva cercato suo fratello per tutto il paese e all’hotel, poi aveva deciso di cercarlo alla spiaggetta di Nani prima di andare direttamente da lei per vedere se non fosse andato a disturbarla.
Quando arrivò, invece di suo fratello trovò Lilo, rannicchiata sotto una pianta intenta a giocare con la sua bambola.
-Oh, ciao Tadashi.-
-Ciao Lilo! Cosa ci fai qui da sola?-
-Sono andata alla lezione di danza, ma non ho voglia di tornare a casa per pranzo. Nani cucina malissimo.-
Tadashi sorrise e si sedette accanto a lei.
-Non sei alla spiaggia grande con Hiro?-
-Abbiamo litigato, e lui è andato via.-
-Capisco. Anche io e mia sorella litighiamo spesso.-
-Davvero?-
-Certo! Ogni tanto fa la mamma, ma non è molto brava. Ha bisogno di fare più esperienza.-
Il ragazzo sorrise divertito e lasciò cadere indietro il collo, muovendo lentamente la testa di lato per sciogliere un po’ i muscoli.
-Stai bene?- gli chiese dopo un momento Lilo.
Tadashi annuì, ma il suo sguardo si perse all’orizzonte.
-Non essere preoccupato per Hiro.- gli disse allora la bambina -È bravo, per essere un maschio. Se la caverà.-
Il ragazzo rise sommessamente e le spiegò: -Se non lo fermo, finirà col frequentare cattive compagnie. E ho paura che questo lo porterà a farsi male.-
-Capisco. Anche Nani è sempre preoccupata che io mi faccia male.- rispose con un sospiro rassegnato Lilo, alzando la testa.
-Be’, non è il lavoro dei fratelli maggiori, questo?-
-Non lo so. Era nel contratto, quando lo hai firmato?-
Tadashi rise con più convinzione, ma Lilo aveva l’espressione di una che non aveva fatto alcuna battuta.
-Né io né Nani abbiamo firmato nessun contratto. È così e basta. Se può esserti di aiuto, lei fa tutto il possibile perché vuole che tu stia bene.-
Lilo annuì pensosa, poi commentò: -È solo che non è molto brava a fare la mamma. E poi lei non è la mamma, no? Io la preferisco come sorella...-
Tadashi annuì a sua volta, capendo un po’ meglio suo fratello. Sospirando, decise di lasciarlo tranquillo per tutto il pomeriggio. Magari ne aveva bisogno.
 
Quella sera, Hiro era arrivato al ristornate con Nani, dopo aver passato il pomeriggio a esplorare l’isola intorno a casa sua, e Tadashi si presentò con Lilo, con cui aveva passato il pomeriggio.
Il ragazzo e i fratellini si sedettero al tavolo e Nani andò a cambiarsi. Durante il servizio, Nani si accorse che il personale non era al completo e che il capo non sembrava molto sereno, ma quando provò a chiedere spiegazioni l’uomo le rispose che non era il momento. Nani colse il messaggio e si fece i fatti suoi, pur sperando di non essere licenziata improvvisamente.
Mentre serviva al tavolo, Tadashi le sussurrò: -Ma non hai nemmeno una sera libera a settimana?-
Nani sospirò: -Per contratto sì, ma per come sono messa desso non me lo posso permettere.-
Tadashi annuì gravemente. Poi guardò Hiro e pensò a zia Cass,al fatto che avesse insistito lei perché partissero per quella vacanza e a quanto loro le dovessero. Il ragazzo osservò Lilo e Nani tutta la sera e si disse che, comunque, le cose durante quelle due settimane non erano andate poi così male.
Dopo cena, i quattro ragazzi si diressero di nuovo a casa di Lilo e Nani, per guardarsi un film tutti insieme.
Nani camminava sentendo le gambe stanche e i piedi che le dolevano, però quando vide Lilo annegare Hiro di discorsi sulle tecniche vudu si lasciò sfuggire un sorriso. Era vero che non valeva la pena legare con i turisti. Di solito questi venivano per la sabbia fine e le onde tutte da surfare, e basta. Era un flusso continuo, non si faceva in tempo a memorizzare il volto di uno che era già ripartito lasciando il posto ad un altro. Tra loro, specialmente i più giovani, lo vedeva, potevano nascere storie eccitanti e passeggere come eccitanti e passeggere erano le vacanze estive. Ma lei, e tutti gli abitanti della sua cittadina, sapevano che c’era un muro fra queste storie da spiaggia e la loro vita di tutti i giorni, con la scuola, gli impegni, il lavoro, le commissioni. Per cui a lei non era mai interessato legare con queste presenze fatue, rapide, leggere.
Eppure... Hiro e Tadashi, per una volta, avevano fatto eccezione. E non per il famoso bacio in cucina, scambiato dopo un sorso di birra. Nani si era aperta con loro perché, per la prima volta dopo tanto tempo, aveva trovato una persona che potesse capire appieno il suo dolore silenzioso, le sue preoccupazioni così anomale nei giovani della sua età. Non solo: questa persona, inoltre, si era offerta di aiutarla, di supportarla. Non era stato il bacio in cucina, ma la lavatrice riparata. Era stata l’offerta di baby-sitting. Tadashi e Hiro avevano abbattuto quella barriera ed erano diventati davvero degli amici, per quanto tutti sapessero che quest’amicizia non sarebbe durata per sempre.
Arrivati a casa, i quattro si buttarono disordinatamente sul divano e attaccarono la tv, ma non ci volle molto prima che Lilo si addormentasse per l’ora tarda e Hiro richiedesse di poter stare un po’ per conto suo. Tadashi accompagnò Hiro alla camera per gli ospiti e Nani portò la sorellina nel suo letto. Poi i due giovani si fermarono un attimo in mezzo al corridoio e si scambiarono un’occhiata perplessa.
Nani non disse niente, ma andò in camera sua e si sedette sul letto, fissandolo intensamente. Tadashi la seguì con un mezzo sorriso e, entrando, spinse la porta dietro di sé. Mentre questa si chiudeva, il ragazzo si sedette accanto a Nani, le appoggiò una mano sulla gamba e si sporse verso di lei per darle un bacio.
La porta si chiuse con un clic.
  
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