Heartland City, Febbraio
Mihael scosse il capo con forza,
tentando di scacciare dalla
mente le parole che Byron gli aveva rivolto poco prima, mentre erano
soli nel
salotto. Non doveva assolutamente farsi influenzare da quelle nuove
informazioni, erano inutili. Non cambiavano la sua identità,
né quella di
Kaito. E se le loro identità erano ancora le stesse, non
c’era alcun motivo di
modificare la loro relazione. Non c’era bisogno di discutere
con Kaito, a
riguardo. No, forse la cosa migliore era tenerlo all’oscuro
di tutto, senza
farlo soffrire.
-Mihael.
Il ragazzo si voltò
sorridendo verso il suo fidanzato. Avevano
lottato tanto per poter stare insieme, entrambi i loro padri avevano
osteggiato
la loro relazione fin dal principio, ma loro erano andati avanti,
caparbi. Delle
semplici parole non gli avrebbero mai fatto cambiare idea, non avrebbe
mai
lasciato Kaito. Mihael si sporse verso il giovane uomo e
catturò le sue labbra
in un bacio profondo, cingendogli le spalle con un braccio. Erano
lì, insieme,
soli. Avevano tutta la notte a disposizione, e tutta la vita da vivere.
Heartland City, Aprile
-Mihael, sei libero stasera?
Devo… parlarti.
Mihael si versò una tazza
di tè, cercando di non far cadere
il cellulare incuneato tra la spalla e l’orecchio:-Possiamo
parlare anche
adesso, se vuoi. Dammi un attimo che appoggio la teiera e…
-No. No, Mihael. Devo parlarti faccia
a faccia. È successo
un casino.
Il ragazzo
annuì:-D’accordo, allora. Ci vediamo alle nove,
alla nostra panchina?
Sentì Kaito inspirare
profondamente:-Va bene. A dopo.
-Allora? Cos’è
successo?
Kaito serrò i pugni,
seduto accanto a Mihael, e inspirò
nuovamente:-Dobbiamo smettere di frequentarci, Mihael.
Il più giovane
sgranò gli occhi:-Perché? Ho… fatto
qualcosa
di sbagliato?
Kaito scosse il capo, senza
guardarlo:-No. No, tu non
centri… o meglio, centri, ma non è colpa tua.
È che… è complicato. Mi sento uno
schifo, e anche se continuo a ripetermi che… che noi non
abbiamo fatto nulla di
sbagliato, io… continuo a sentirmi uno schifo.
Mihael gli strinse la mano,
appoggiando gli la testa sulla
spalla. Quando parlò, lo fece con calma:-Kaito. Va tutto
bene. Sai che io non
ti giudico. Raccontami cosa è successo, dai.
-Mio padre… è
venuto a parlarmi. Di lui, e di… tua madre. Della
loro… relazione. Mihael,…
io… noi…. Noi siamo… fratelli.
Fratellastri.
È per questo che… che i nostri genitori si sono
sempre opposti alla nostra
relazione.
Kaito appariva così vulnerabile,
con la schiena
ingobbita e il capo chino. Mihael gli accarezzò la schiena
con delicatezza, poi
incrociò le braccia dietro la nuca:-Immagino che a questo
punto mi toccherà
cambiare cognome. Sarà una roba lunghissima,
presumo… dovrò rifare i documenti,
secondo te?
Kaito gli rivolse uno sguardo
allucinato:-Mihael. Ti rendi
conto di quello che ho detto? Di quello che abbiamo fatto? Siamo
consanguinei.
E… amanti. È disgustoso. Come
se… io ed Haruto…
-Kaito. Smettila.- Mihael
incrociò le braccia sul petto,
interrompendolo seccamente. Il discorso del ragazzo era stato
abbastanza
sensato, sotto alcuni punti di vista, ma l’ultima
insinuazione era una
sciocchezza colossale:-Solo perché io ed Haruto condividiamo
lo stesso padre,
non vuol dire che siamo identici. Non paragonare la relazione che hai
con me a
quella che… potresti, ipoteticamente, avere con lui. Se
davvero ti fa stare
male l’idea di avere una relazione con me, in quanto tuo
fratello, va bene. Smettiamo
di frequentarci. Ma… io non sono cambiato, rispetto a prima.
Siamo sempre gli
stessi. Quindi… perché distruggere
tutto quello che abbiamo fatto
insieme? Solo per quel cinquanta per cento di patrimonio genetico che
condividiamo? Il genoma umano è uguale a quello di qualsiasi
altra persona per
più del novantanove per cento.
Kaito si tirò su,
sorridendo amaramente:-Hai fatto in fretta
a metabolizzare il tutto, eh?
-Sono due mesi che lo so. Non ho
permesso che la cosa si
intromettesse nella nostra relazione.
Negli occhi di Kaito passarono in un
lampo decine di
emozioni diverse, stupore, confusione, scetticismo,
incredulità, anche rabbia.
Mihael non reagì quando il fidanzato gli piantò
le unghie nel braccio,
sconvolto:-Mihael. Ti rendi conto di quello che
hai fatto?
-Ti ho mentito, lo so. Mi dispiace.
Io… non volevo farti
stare male.
-Non è questo il problema!
Dovevamo fermarci! Quello che
abbiamo fatto…
-Kaito, a chi vuoi che interessi
qualcosa della nostra
relazione? Non siamo nessuno. Non siamo nessuno, e possiamo essere chi
vogliamo. Fratelli, fidanzati, che differenza fa? Nessuna. Dal mio
punto di
vista, i miei sentimenti per te non cambiano. Anche con un altro nome,
la rosa
manterrebbe sempre il suo profumo. Prendiamoci una pausa se vuoi, hai
bisogno
di calmarti e riflettere. Se davvero vorrai chiudere per sempre la
nostra
storia, va bene. Altrimenti… - Mihael scrollò le
spalle -possiamo anche
scappare insieme.
Dieci anni dopo
Spartan City, Marzo
Mihael osservò soddisfatto
la platea di studenti che riempiva
l’aula. Probabilmente, molti avrebbero lasciato il corso dopo
quella prima
lezione, molti altri lo avrebbero odiato, ma qualcuno, qualcuno lo
avrebbe
capito. Avrebbe capito il valore dei suoi discorsi, e avrebbe imparato
a pensare
liberamente, fuori dagli schemi.
-Ed ora, il primo dibattito
dell’anno. Le mie lezioni si
svolgono così, per inciso: uno di noi porta un argomento che
ha importanza, dal
suo punto di vista, e noi lo disputiamo in aula. Se lo considerate
offensivo
nei vostri confronti, siete liberi di lasciare
l’aula.– sorrise incoraggiante
-In sede d’esame non verrete puniti, state tranquilli.
Allora, eccovi una
storia: ci sono due ragazzi. Due ragazzi che si amano, anche se le loro
famiglie sono contrarie. I due ragazzi decidono di fare di testa loro,
si
frequentano, si fidanzano. Ma un giorno, scoprono perché le
loro famiglie si
sono sempre opposte così strenuamente: i due ragazzi sono
fratellastri. Ora,
ditemi, cosa dovrebbero fare questi due innamorati? Lasciarsi?
Continuare la
loro storia?
-Lasciarsi!
Mihael puntò lo sguardo
verso la studentessa che aveva
parlato:-E perché, signorina?
-…
Perché… la loro relazione è sbagliata.
-La prego di argomentare la sua
risposta. Cosa c’è di
sbagliato, nella loro relazione?
-È immorale, professore.
Questa volta a rispondere era stato
un ragazzo con gli
occhiali, seduto in prima fila. Dopo un attimo di esitazione, il
ragazzo
continuò a parlare:- Ed è immorale…
perché… va contro la società.
-Molto bene. Dunque, è la
società che decide quali siano i
comportamenti accettabili, dico bene?
Dalla platea si alzò un
mormorio di assenso. Mihael sorrise:-
Sapete, la società evolve. Evolve grazie alle persone. Un
tempo, i padri
avevano diritto di vita e di morte sui membri della famiglia. Era un
comportamento accettabile. La schiavitù? Era accettata.
Potevate avere decine
di persone al vostro servizio, persone che valevano meno di zero,
potevate
venderle e uccidere, se volevate. Era accettabile. E, probabilmente,
agli occhi
della società dell’epoca, sareste stati persone
ricche e importanti. Poi,
qualcuno ha iniziato ad andare controcorrente, ed ora, non avere
schiavi è la
prassi. Dunque, con il tempo, anche la situazione di cui vi ho parlato
potrebbe
diventare… morale.
-Tutte le civiltà
vietavano l’incesto, professore. Anche
quelle che accettavano gli schiavi.
-In realtà non
tutte… i Faraoni egizi, o la famiglia reale
giapponese lo praticavano. Ma solo per preservare la
regalità divina. Però,
professore, tutti sanno che rischi comporta l’unione tra
consanguinei. Un
indebolimento della discendenza… certo, il caso a cui Lei ha
fatto riferimento partiva
da una coppia omosessuale, ma… se l’endoincrocio
diventasse la prassi, allora
dovrebbe essere permesso ad ogni tipo di coppia. E questo sarebbe
dannoso per
la specie umana.
Mihael annuì,
colpito:-Splendida argomentazione. Ma, in
primo luogo, gli effetti di una simile condotta avverrebbero nel lungo
termine.
La medicina attuale è già molto avanzata da poter
far nascere bambini senza il
concorso dei due partner. Inoltre, le faccio notare che non tutti i
fratelli si
amano alla follia, anzi, dalla mia esperienza personale azzarderei dire
che capita
più frequentemente il contrario. Forza, qualcuno che
controbatta la mia tesi!
Nell’aula
divampò il dibattito.
-Professor Faker, ha un secondo?
Mihael annuì, infilando i
libri nella valigia:-Mi dica.
La studentessa pareva lievemente a
disagio:-Io… non sono
d’accordo con Lei. La Sua argomentazione… era
sicuramente logica, ma… non mi ha
convinta fino in fondo. Non so dire cosa, ma… non quadrava.
Sarebbe possibile
riprendere il dibattito la settimana prossima? Voglio documentarmi,
prima.