Ha passato l’intera sua vita a credere di essere sbagliata, fatta male. Perché? Non lo sa. Quand’era piccola spesso capitava che di punto in bianco, senza preavviso e gratuitamente, adulti e anche bambini le dicessero cose offensive, come stupida, brutta, come puzzi, e altro. Ha passato la vita a tenersi lontano dalla gente per paura di puzzare. Ha passato la vita a pagare per ogni piccola cosa un prezzo spropositato, in termini di spreco di energia rispetto ai risultati ottenuti. Tutto era un no, un no, no, no, no, no. Non dovrebbe essere così, ma perché è così? Forse ha fatto qualcosa di male, è qualcosa di male, e non se ne è mai accorta? Non gliel’ha mai spiegato nessuno, hanno sempre ripetuto che era brutta e che puzzava. Il racconto che piace tanto a Levin non se l’è inventato. Non si è inventata l’abbraccio di Karl-Heinz. Non si è sognata quel bacio, ma a ripensarci prova rabbia, come la vittima di uno scherzo di cattivo gusto. Avrebbe voglia di menare mazzate a tutto il mondo. Perché una vita intera di dubbi e umiliazioni e poi Karl-Heinz?