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Autore: fandani03    05/07/2022    0 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20 - Perdono

Caroline era bella e fiammante, nel suo abito scarlatto. Aveva senza dubbio intenzione di far girare la testa a colui che, non poteva più negarlo, sapeva come far battere il suo cuore.
Quando era entrata nel salone, sebbene gli invitati non fossero ancora arrivati, tutti i presenti non avevano potuto far altro che voltarsi e ammirare l’indubbio fascino della direttrice della Scuola Salvatore.
Lo sceriffo Donovan, presente da ore e dedito come sempre alla sua cara amica, nel mezzo del trambusto dei preparativi e vedendola aggirarsi per le sale e rivolgersi a tutti con fare frettoloso e distaccato, si era reso conto che agli occhi di Caroline sarebbe anche lui rimasto parte della tappezzeria, come uno qualunque dei tanti inservienti che, in quella giornata, erano al suo servizio.
Aveva tentato più volte di avvicinarsi a lei, di farsi notare o di instaurare un dialogo di qualunque tipo. Niente da fare, l’aveva ignorato troppo presa dalle incombenze e dalle sue fantasie dirette altrove. Ne era ben consapevole.
Nonostante ciò, da qualche tempo e a causa delle illazioni di alcuni dei suoi amici, aveva cominciato ad osservarla più spesso, a ripensare al loro passato in comune.
Matt Donovan desiderava una famiglia, stabilità, pace. Forse cercava questo da sempre. L’aveva trovato. Poi il lutto, le perdite, i tanti cambiamenti. Neppure lui sapeva più cosa fosse importante.
Ma nel mentre tutti questi pensieri affollavano la mente di Matt, Kristen e le sue giovani amiche avevano varcato la soglia di ingresso.

Con sguardo distratto Matt osservò le ragazze accolte da un felice e spavaldo Stefan il quale a sua volta, dopo averle viste arrivare, aveva sentito l’impulso di avvicinarle.
- “Ehi, ben arrivate!” -
- “Stefan Salvatore che ci accoglie nella sua ex casa. Deve farti uno strano effetto!” -
- “Oh, non posso negarlo, ma mi ci sto abituando. E poi, nonostante non sia più casa mia, è un vantaggio essere molto amico della Direttrice Forbes!” - strizzò l’occhio alla giovane Kristen.
-  “Bene! A questo proposito sarebbe interessante sapere come mai, in questa enorme casa, gli inviti siano stati tanto ristretti. Per quale ragione molti ragazzi del Liceo sono rimasti esclusi?” -
- “E’ una giusta osservazione, ma Caroline aveva delle buone ragioni. Ad ogni modo….non so se può fare la differenza ma mi risulta che un giovane studente, barista del Grill, si sia intrufolato in cucina…da quella parte!” - col capo indicò la zona cucina. Kristen gli rivolse un sorrisetto furbo e riconoscente e in men che non si dica si congedò dalle sue amiche.
- “Ehi, Kristen…” - la ragazza si voltò - “…niente alcol questa sera, intesi?!” -
- “Intesi!” - la ragazza ringraziò con lo sguardo. Adorava quell’uomo così apprensivo e attento nei suoi riguardi. Ma il suo scopo, ora, era unicamente stanare il barista Joshua.

Nella grande cucina, però, seduta su degli sgabelli, Kristen non trovò Josh bensì proprio la padrona i casa.
- “Oh, mi scusi tanto, io….cercavo una persona…” -
- “Josh? E’ fuori sul retro ad aiutare. Puoi trovarlo sull’ala ovest.” -
- “La ringrazio Signora Forbes!” -
- “Ehi…sei molto bella stasera, non distrarlo troppo a lungo, ok?” - anche Caroline le strizzò l’occhio. Sembrava proprio che tutti avessero chiare le sue intenzioni, ma non se ne curò.
- “Stia tranquilla, giusto il tempo di ricordargli dove trovarmi quando avrà finito!” - rispose maliziosa.
- “Bene!” -
- “Signora Forbes…” -
- “Sì?” -
- “Il vero schianto stasera è lei, perché se ne sta chiusa qui dentro?” -
- “Lascia stare, è troppo lunga da spiegare. Prima o poi, forse, avrò tempo di raccontarti una lunga, lunga storia! Ora vai!” -
- “Ok!” -
- “Vai pure, Kristen! La convincerò io ad uscire da qui!” - la voce di Matt apparve alla spalle di Caroline.
Appena rimasti soli, Matt si sedette su uno sgabello accanto alla sua amica vampira.
Non potè evitarlo.
- “Sei bellissima”-
- “Anche tu non sei male…” - disse distrattamente.
- “Ah, vedo che alla fine ce l’ho fatta a farmi notare da te…” -
- “Matt… accidenti, ti chiedo scusa..” -
- “Non scusarti, so che la tua mente è altrove, e anche il tuo cuore…” -
- “Non so cosa dire, è difficile da spiegare…” -
- “Non devi, ormai ne abbiamo passate tante, so che sei legata a lui, non devi giustificarti.” -
- “Non so spiegarti perché, ma è un legame che non riesco a recidere” -
- “Non devi farlo…purché questo ti renda felice..” -
- “Cosa? Felice io? Cosa potrebbe rendermi felice? Un vampiro millenario che oggi è qui e poi non ci sarà per mesi, semmai tornerà, e magari un giorno sparirà per sempre, perso in una delle faide che sono in atto a New Orleans? No, non credo di essere felice. E probabilmente mai lo sarò.”-
- “Mi dispiace sentirti dire questo. Ma…” -
- “Cosa?” -
- “Nulla…lasciamo stare..” -
- “Ti prego, Matt!” -
- “Forse ci sono altre opzioni, oltre a Klaus…” - le sorrise con velata malizia.
- “Che dici? Tu…ed io, cosa potremmo mai essere? Io sono un Vampiro, Matt. Questo non cambierà.”
- “Forse potrebbe, come è successo a Elena e Stefan…” -
- “Lo so, ma non so se è quello che desidero” -
- “Sì, questo lo sapevo già..” -
- “Matt, la tua vita ha già subito troppa sofferenza, troppi traumi.” -
- “Anche la tua, Caroline. Dobbiamo andare avanti” -
- “Questo lo so, ma…” -
- “Senti, non sto dicendo che sarebbe sensato. Però…mi manchi, ecco..” -
La giovane spalancò gli occhi. Aprì le labbra per tentare di formulare un pensiero sensato.
- “Io…” -
- “Ehi, Sceriffo Donovan…” -
La conversazione venne tempestivamente interrotta da Josh.
- “Scusate, non volevo interrompere!” -
- “No, non importa, di cosa hai bisogno?” -
- “Non riesco a trovare le casse di champagne, mi dicono nella rimessa, ma ce ne sono tre!” -
- “Matt…potresti…” - Caroline chiese al suo amico, con lo sguardo, di sostituirla.
- “Certo che posso. Ehi…” - lo sceriffo posò una mano su quella dell’amica.
- “Io sarò sempre qui, non credere che un rifiuto mi allontani da te. Io ti voglio bene, Caroline, te ne ho sempre voluto. Non voglio certo convincerti a stravolgere i tuoi progetti. Né voglio complicare la mia vita. Ma non ti lascerò sola qualunque cosa tu intenda fare della tua…” -
- “Matt…” - gli occhi le si inumidirono. Suo malgrado.
Matt Donovan le sorrise di rimando, rassicurante.
- “Grazie, Matt..” -

Quella inaspettata confessione di Matt le aveva provocato qualche istante di cedimento. L’essere un vampiro non le aveva mai impedito di provare emozioni nitidamente umane. E, in quel momento, si era sentita smarrita, confusa, spiazzata.
Quell’equilibrio tanto faticosamente conquistato le era parso cedere, anche se per poco. Non era certa delle sue emozioni. Cosa provava? Cosa desiderava davvero. La sola cosa di cui era sempre stata certa era che la felicità dei suoi amici era sempre stata al primo posto per lei.
E stare con lei, per Matt Donovan il più umano degli umani, stare con lei non sarebbe mai stato un bene. Di questo era assolutamente certa. Ma sapeva anche che il suo destino non era ancora stato scritto.

Qualche minuto dopo, mentre ciondolava i piedi già doloranti dallo sgabello della cucina, Alaric entrò nella stanza.
- “Ehi! Ti ho cercato dappertutto. Non avrei mai sospettato ti stessi nascondendo. Caroline…” -
La ragazza non rispondeva, osservava un punto indefinito fuori dalla finestra.
Ric si sedette accanto a lei. Sentiva di volerla aiutare ma non sapeva cosa fare.
Aveva provato ad amarla, un tempo, ma il cuore di Caroline era sempre stato irrequieto. Se ne era fatto una ragione e si era focalizzato su tutto il resto. Il suo destino era quello di occuparsi della sua strampalata famiglia, di proteggere tutte loro, compresa Caroline, per quanto nelle sue possibilità.
Dopo la perdita della moglie, in fondo, non c’era mai stato realmente spazio per altro.
E doveva e sentiva di dover dispensare consigli, se necessario.
- “Caroline, oggi è una giornata importante per te, goditela, vivi ogni attimo. Non farti turbare da nessuno, neppure da Matt.” -
- “stavi origliando? O sei ancora un vampiro e non me ne sono mai accorta?!” -
- “Nessuna delle due cose, ma ti stavo cercando e non ho potuto non ascoltare. Ascoltami. Matt è un bravo ragazzo ed è in buonafede ma, probabilmente, sta attraversando un momento di smarrimento e vede in te un punto fermo della sua vita. Io non credo che in te stia cercando l’amore, credo solamente si senta solo.  Non fraintendermi, tu sei fantastica e lo sai. Ma la vostra storia è nel passato. Tu sai qual è la tua strada, ne sono certo. Se sarà Matt, io sarò il primo ad appoggiarti. Ma se la tua vita da vampiro dovesse portarti altrove, io lo capirò…lo capiremo tutti. Non devi temere il giudizio di chi ti circonda. Quel pazzo del vampiro millenario non è la scelta che potrei mai augurarti, ma se senti che stare con lui ti rende felice, anche solo per brevi incontri una volta…non so, ogni dieci anni, diamine, è ciò che devi fare per te stessa, perché te lo meriti. Non pensare alla facciata. Peraltro, entro pochi anni dovremo pensare al da farsi, tenuto conto che tu non stai invecchiando. O sbaglio?” -
- “Dovrò andarmene da Mystic Falls…” - pronunciò queste parole con evidente amarezza.
- “Sì. E forse, tra settant’anni potrai tornare, come ha fatto Stefan. Ma a questo non dobbiamo pensare ora, non oggi, e neppure nel prossimo futuro. Abbiamo tempo, tu ne hai. Vivi, Caroline, prenditi quello che desideri, le ragazze stanno bene, se la caverebbero sempre e comunque anche senza di te, lo sai.” -
- “Sei sempre stato il migliore. Sei il meglio che una donna potrebbe desiderare, ed eri troppo per me. Che stupidamente ho scelto Stefan…e poi…” -
- “Hai seguito il tuo cuore. Il nostro rapporto era nato sulle basi sbagliate, stavamo entrambi cercando di superare delle perdite. E abbiamo due figlie, che mia moglie ha scelto di affidare a te, evidentemente si fidava del tuo giudizio e sapeva che avresti sempre messo loro al primo posto. E l’hai fatto, Caroline, l’hai fatto per molti anni.” -
- “La mia vita non potrà mai essere normale, tu lo sai. Ma non so se per loro sia davvero chiaro.” -
- “Forse non del tutto, ma lo capiranno gradualmente. Ci sarò io a guidarle. Tu sei la loro àncora, ma anche io me la cavo abbastanza bene, fidati!” -
- “Certo che sì! Che sciocco! Non esiste un padre migliore di te!” - gli strinse le mani - “…e un amico..migliore di te!” -
- “E allora avanti, alzati da quella sedia, usciamo dalla cucina e torna al luogo che ti si addice. Tu non sei adatta alle cucine, Caroline Forbes. Torna di là, la sala si è riempita. Lasciali tutti a bocca aperta!” -
- “Saresti così gentile da pormi il tuo braccio, professor Saltzman?” -
- “Certamente!”-

Al braccio di Alaric, entrambi con spalle aperte e testa alta, Caroline si diresse verso il grande salone di casa Salvatore, gremito di persone. Molti studenti, molti adulti.
Quando entrarono per qualche istante calò il silenzio. Klaus era in un angolo, di spalle. Quando si voltò, e vide Caroline, aprì il volto in un lieve sorriso, abbassando subito lo sguardo. Si compiaceva del fatto che una donna tanto affascinante potesse essere sua. E in quell’istante scoprì di non desiderare altro che un momento di intimità con lei. Avrebbe voluto stringerla tra le braccia e ballare con lei tutta la notte.
Ma erano sentimenti troppo umani per appartenergli, non se ne capacitava alle volte. E in quell’attimo dovette riscuotersi rapidamente per non lasciarsi travolgere. Doveva rimanere vigile.
Con lo sguardo cercò per la sala la figura di Bonnie. Non ve ne era traccia. A quella sorpresa stava certamente pensando Caroline. Ma sarebbe stato meno irrequieto se la strega avesse fatto la sua comparsa.

La giovane Forbes, a fianco all’affascinante Professore di Storia e Direttore della Scuola Salvatore, fece il suo ingresso trionfale e con lo sguardo incontrò il Vampiro Originale che, in punta di piedi e senza attirare l'attenzione, era giunto tra gli invitati. Il battito del suo cuore le diede la risposta che forse stava cercando.
Elena tentò di andare incontro alla sua amica per sostenerla anche solo con la sola presenza.
Sapeva che Caroline era in grado di gestire ogni situazione, ma era certa che dentro di sé avesse bisogno di una spalla al suo fianco, sulla quale appoggiarsi anche figuratamente.
Era un vampiro, certo, e un vampiro che sapeva gestire le sue emozioni. Ma molti eventi si stavano accavallando ormai da troppo tempo e tutti loro erano emotivamente stanchi.
Negli ultimi giorni un pensiero ricorrente albergava dentro di lei. Avrebbe voluto condividerlo con Caroline ma aveva scelto, con il suo consueto buonsenso, di rinviare ogni conversazione e confidenza, lasciando che Caroline superasse quella giornata.
La giovane ma ormai adulta Gilbert si rendeva conto che, paradossalmente, in quel periodo era lei ad essere la più stabile. Dopo aver passato l’inferno per oltre un anno, la presenza di Stefan al suo fianco l’aveva resa forte, serena ed equilibrata. Pertanto era certa di poter aiutare Caroline in qualunque circostanza si fosse loro presentata dinnanzi.
Gli occhi di Caroline incontrarono quelli dei suoi amici. Alaric la lasciò andare e Caroline si diresse verso Elena e Stefan.
- “Ok, sono certa di potercela fare!” -
- “Come hai sempre fatto, Caroline…” - aggiunse Stefan.
- “Sono qui se hai bisogno di me..” - aggiunse Elena.
- “Lo so, il tuo sguardo è stato sufficiente. Non dovete preoccuparvi per me, sto bene. E’ solo una giornata impegnativa, ma dobbiamo portarla a termine, d’accordo? Conto su di voi!” - strizzò un occhio alla coppia di fronte a sé.
Elena fece un cenno di assenso col capo. Lo sguardo di Caroline incontrò quello della sua bellissima amica, negli occhi della quale le parve, però, di scorgere una leggera esitazione.
- “Elena, va tutto bene?” -
- “Cosa? Certo…perché me lo chiedi?” -
- “Nulla, solo una sensazione. So che sono stata davvero tanto pesante in questi giorni, vi chiedo scusa se vi ho travolti con le mie paranoie!” - rivolgendosi a entrambi, riportando quindi l’attenzione sul qui ed ora.
- “D’accordo, ma cosa dobbiamo fare esattamente?” - chiese Elena spostando il suo sguardo da un attonito Stefan ad una curiosa Caroline.
- “Tenete d'occhio l'Orginale e, per favore, non appartatevi in qualche stanza al piano di sopra! D’accordo?” -
- “Sissignora!” - risero con malcelato imbarazzo, all’unisono.
Caroline si allontanò e Stefan ed Elena rimasero nuovamente soli. Solo una sensazione...
Questa frase continuava a gironzolare nella testa di Stefan.
- "Ehi, va tutto bene? Caroline ha detto che..." - rivolgendosi alla sua compagna.
- "Certo che va tutto bene, Caroline è in ansia per la serata e probabilmente le sue emozioni sono amplificate. Non so cosa abbia percepito...Stai tranquillo!" - sorrise al suo cavaliere schiccando un significativo bacio sulle sue labbra.
- "D'accordo, direi che le tue argomentazioni sono convincenti!" - aggiunse Stefan cingendole la vita.
La serata doveva continuare.

Fortunatamente la musica, già in atto da qualche minuto, stava intrattenendo la maggior parte degli ospiti che si dilettavano in balli improvvisati. Tentando di portare alla mente immagini di altri tempi.
Il ballo che si era svolto a casa Mikaelson era stato per loro innovativo. Anche per una cittadina come Mystic Falls, legata alle tradizioni, nulla del genere era mai stato affrontato. Ma molti dei presenti, invitati anche in quella circostanza, ricordavano il fascino di quell’evento e tentavano di impostare la coreografia.
Il primo pensiero di Caroline, non appena entrata nella salone dei Salvatore, era stato quello di ballare con Klaus. Come quella volta. Sapeva che le sarebbe bastato avvicinarsi. Ma prendeva tempo per farsi forza e anche perché, quella sera, era dedicata principalmente al lancio della Scuola Salvatore come istituzione portante di Mystic Falls e a portare a termine con successo l’entrata in scena di Bonnie.
Già, Bonnie. Doveva solo capire dove fosse finita e come organizzarsi con i suoi “complici”.

Nella mezzora successiva Alaric si dedicò all relazioni sociali. Una buona conversazione con gli esponenti importanti della città e con i rappresentanti della scuola, oltre al tentativo di far conoscere i ragazzi tra di loro. Quelli della Scuola e quelli del Liceo della città. Erano molti e non era certo di riuscire a gestire quella situazione, ma ce la stava mettendo tutta.
Il Responsabile che aveva accompagnato i ragazzi del Liceo continuava a fare molte domande e sembrava essere interessato a quella struttura con intenti assolutamente personali. Fece intendere, più di una volta, che lavorare presso di loro sarebbe stato davvero stimolante.
Non aveva idea, dopotutto, che quel proposito sarebbe stato irrealizzabile! Per questo Alaric tentava di sviare l’attenzione portando la conversazione su altri temi.
Non appena poi, con la coda dell’occhio, vide Jeremy attraversare il salone, urlò il suo nome lanciando una grido di aiuto, accompagnato da un’occhiata eloquente.
- “Ehi, Jeremy Gilbert!” -
- “Gilbert? Il figlio del Dottor Graison Gilbert”? -
- “Proprio lui! Vieni, Jeremy, ti presento il signor Cooper.” -
- “Salve, molto piacere…” -
- “Il ragazzo ci aiuta con le attività legate allo sport, ma principalmente per un’adeguata preparazione fisica in modo che tutti i ragazzi possano decidere di aderire ad iniziative sportive..” -
- “Ottimo, immagino tu sia in grado di fare molte cose, con questo fisico robusto!” -
- “Non esageriamo, faccio del mio meglio…” -
- “Probabilmente potrebbe mettere KO anche un Vampiro!” - affermò Alaric ridendo sguaiatamente e appositamente per enfatizzare l’assurdità di quell’affermazione.
- “Addirittura un vampiro? Accidenti, solo l’idea di quelle storie sentite da bambino mi mettono i brividi! Fortunatamente sono tutte storie che si tramandano da generazioni…” -
- “Già, fortunatamente…” -
- “Scusatemi, io credo di dover proprio andare…” -
- “Vai pure…” -
Jeremy si defilò rapidamente dirigendosi verso il cupo corridoio che così tante volte aveva percorso, aveva sentito un improvviso bisogno di allontanarsi da quel trambusto, e prima che qualcuno facesse ulteriori domande.
Attraversò il corridoio di casa Salvatore e si diresse in fretta verso le scale, senza voltarsi. Senza accorgersi di lei.
Stefan, dall’altra parte della sala, l'aveva notato defilarsi rapidamente. Sentì la necessità di seguirlo per accertarsi che tutto fosse a posto.
Uscì a passo svelto dalla rumorosa e gremita sala e varcò la soglia. Si ritrovò nel grande ingresso e, dopo una prima occhiata verso le scale, con la coda dell’occhio non poté non notare una figura alla sua destra. Si voltò e vide la giovane Bennet che sostava in fondo al corridoio.
Rimase qualche istante in silenzio, fissandola senza rendersene neppure conto. Un misto di emozioni lo attraversarono fulminee. La colpa, il dolore, la vergogna, la gioia di averla di nuovo lì, di fronte a lui.
Fu Bonnie a rompere il ghiaccio. Un sorriso le ricoprì il volto e il cuore di Stefan di colpo si alleggerì.
- “Non ricordo di aver mai visto questa casa così affollata…!” - disse lei tentando di sdrammatizzare quel momento che entrambi avevano temuto a lungo.
Elena aveva più volte detto a Stefan che la rabbia di Bonnie si era affievolita da tempo e che era più che certa lo avesse perdonato. Ciononostante non si vedevano da anni, e non c’erano parole adatte che avrebbe potuto pronunciare, nessun gesto di riconciliazione sarebbe stato sufficiente o adeguato. Niente e nessuno avrebbe potuto portare indietro il tempo. Lui aveva ucciso Enzo. Bonnie era rimasta sola e il dolore l’aveva devastata e fatta fuggire.
Ma ora lei era lì e Stefan sapeva che quell’occasione era un dono, da cogliere e apprezzare. Era un segno e ne fu grato.
- “Beh, noi Salvatore non siamo mai stati un esempio di socialità…” -
- “Allora questa serata segnerà una svolta..” -
- “Oh senza ombra di dubbio, quando sapranno che sei qui!” -
Mentre parlavano, entrambi avevano fatto qualche passo in avanti.
- “L’entrata doveva essere ad effetto, ma con te non ha funzionato!” -
- “Prometto di non rovinare la sorpresa…!” - sorrise, Stefan.
- “Ottimo! Ma sono felice di averti visto prima degli altri..” -
- “Anch’io, Bonnie. Non sai quanto!” -
Le andò incontro con slancio e fece la sola cosa che desiderava fare in quell'istante. La abbracciò forte, sollevandola da terra. Era sempre stata minuta, leggera e facile da abbracciare. Era una persona meravigliosa che aveva sofferto troppo.
Niente avrebbe potuto cancellare la grande colpa di cui si era macchiato, ma in cuor suo sperava che quel che Elena andava ripetendo da tempo fosse vero.
- “Ti prego, Bonnie. Perdonami.” - le sussurrò piano all’orecchio, con la voce spezzata.
Stringendosi al collo del giovane Salvatore, le lacrime uscirono dagli occhi di Bonnie.
- “L’ho già fatto, da molto tempo.” -
La posò nuovamente a terra e la guardò dritta negli occhi.
- “Sei sempre stata al di sopra di tutti noi. Grazie. Non me lo merito, ma grazie.” -
- “Rendi felice Elena, e questo mi basta per perdonarti!” - gli strizzò l’occhio.
- “Anche lei rende felice me. Dopo tutto quello che è successo mi ha scelto di nuovo, è incredibile.” -
- “Sei felice?” -
- “Molto.” -
- “Ed io lo sono per voi…” -
- “Bonnie…” -
- “Non serve, non aggiungere altro…” -
- “D’accordo…Jeremy sa che sei qui?” -
- “No, l’ho appena visto salire al piano di sopra, credi vada tutto bene?” -
- “Credo di sì, ma stavo andando a controllare…” -
- “Ok, te lo affido. Io vado a cercare Caroline, se dovesse rovinarsi la sorpresa sai che non me lo perdonerebbe. Elena non sa nulla, giusto?” -
- “Assolutamente non ne ha idea…” -
- “Allora ciao Stefan, ci vediamo in sala…” -
Stefan a sua volta si congedò, camminando all’indietro e osservando la sua cara amica allontanarsi. Un velo di serenità aveva di colpo ricoperto il suo cuore. Era una sensazione che non provava da molto. Gli parve che la pesantezza che divorava il suo corpo, da molto tempo, si stesse dissolvendo all’improvviso. Come se nel cielo si fosse aperto uno squarcio tra le nuvole.
Il perdono. Era quello che gli mancava? Era il mancato perdono di Bonnie che non gli consentiva di andare davvero avanti con la sua vita? Che lo teneva ancorato al vecchio Stefan vampiro? L’uccisione di Enzo era stata l’azione più ignobile che avesse mai commesso nella sua vita. Non era passato giorno in cui non si fosse arrovellato nei suoi sensi di colpa, dal momento in cui aveva ritrovato i suoi sentimenti umani.
Ma non si era forse mai davvero reso conto che il dolore provato da Bonnie avesse così tanto intaccato il suo cuore.
Ora ne era certo. Ecco cosa mancava. E l’aveva ottenuto, senza far nulla per meritarselo. Era capitata lì e gli aveva concesso un sorriso, perché il cuore buono di Bonnie non sapeva portare rancore, mai, a nessuno.
L’aveva dimostrato, in passato, legandosi a Damon. E ora lo stava facendo di nuovo. Lei rendeva le persone migliori.

Si diresse al piano di sopra per cercare la stanza in cui Jeremy potesse essersi rifugiato.
Del giovane Gilbert non c’era traccia.
 
  
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