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Autore: MauraLCohen    05/07/2022    0 recensioni
Sandy pochi mesi dopo la nascita di Seth.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attacco di panico


Le volte in cui Sandy Cohen si era trovato paralizzato dalla paura si potevano contare sulle dita della mano e lui le teneva a mente tutte come promemoria perenne dei suoi limiti. 
Quella volta, però, la paura aveva assunto la forma di una terribile morsa nera che lo imprigionava per lo stomaco e lo soffocava. 
Non aveva volto, non aveva tratti definiti, ma lui sapeva esattamente chi fosse e cosa volesse. 
La sentiva serpeggiare nelle vene, farsi largo nel suo cuore, mentre gli toglieva il respiro. 

Non sai prenderti cura di te stesso, come puoi pensare di farlo con lui? 

Era la voce di suo padre, Sandy la sentiva rimbombare dentro alla testa, in gola, dritta nello stomaco. 

Tu non sai come si fa il padre. Non sai provvedere alla tua famiglia. 

Stavolta era quella di Caleb, suo suocero. 
Si unirono entrambe in un coro stordente che produceva l’effetto di mille e una lama sul cuore di Sandy. 

Era paralizzato. 
Fermo, sulla porta della cameretta del suo bambino, di appena pochi mesi. 
Fissava con insistenza la culla davanti a sé, piccola, in legno, su cui era sospeso un piccolo cerchio di cavalli di colori diversi. 
Nessuna manina paffuta di ergeva con fatica per afferrarne uno. Nessun pianto insoddisfatto si udiva nell’aria. 
Seth sembrava stesse dormendo. 
Beato, sereno, come la notte prima, trascorsa in mezzo a ai suoi genitori. 

Stavolta, però, non erano i sogni né la stanchezza ad impedirgli di dimenarsi, ma l’infezione che il suo esile corpicino cercava di combattere con la febbre. 
Lo aveva stabilito il pediatra, visitandolo poc’anzi. 

« Non è niente di grave, basterà fargli assumere questo due volte al giorno. Nell’arco di pochi giorni il peggio sarà passato. » Il medico gli aveva teso la ricetta, un foglio bianco che fece un rumore fastidioso mentre si scontrava con l’aria. Sandy ricordava solo quello e nient’altro. 
Non era stato lui a raccogliere il foglietto, ma Kirsten. 
Lei era lucida, in quel momento. Spaventava, certo, ma lucida. 
Lui no, lui aveva iniziato a pietrificarsi già in quel momento, come se il suo sguardo fosse stato catturato da quello di Medusa. 

Ora stava lì, fermo in quel cemento di terrore che lo andata a al pavimento, impedendogli di muoversi e parlare. Kirsten era uscita per andare in farmacia e lo aveva lasciato solo col piccolo Seth.

« Faccio alla svelta » gli aveva detto, ma lui avrebbe voluto supplicarla di non lasciarlo da solo. 

Non puoi nemmeno occuparti di tuo figlio per dieci minuti. 

La voce rideva nelle sue orecchie. Rideva forte, fino a gremirle. Era Caleb, era suo padre, erano tutti quegli anni passati a chiedersi cosa fosse un padre. 

Tua moglie non può fare affidamento su di te per il mutuo, per le bollette, per il cibo, e nemmeno per crescere quel bambino. 

Ed era vero. Era tutto dannatamente vero. 
Lui non aveva i mezzi per occuparsi della sua famiglia, senza Kirsten non avrebbero avuto nemmeno un tetto sopra la testa, e ora si dimostrava inutile anche per accudire Seth. 
Era un incapace, come uomo e come padre. 

« Tesoro? » 

Si sentì scuotere. Due mani lo cingevano per le braccia e lo muovevano. La stanza davanti a lui si fece sfocata, i suoi movimenti proiettati a rallentatore. 
La voce di Kirsten si fece lontana… 

« Sandy, guardami. » 

« Sandy. » 



Quando Sandy si risvegliò, non comprese immediatamente dove si trovava. Davanti a lui prendevano forma pareti bianche perfettamente tinteggiate, quadri incomprensibili, luci e monitor. Sentiva rimbombare nella testa voci decise, che impartivano ordini, rumori di fondo intermittenti, di macchinari che lui cercava di mettere a fuoco in vano. 
Tutto ciò che lo circondava sembrava confondersi e sfumare, la testa gli doleva. 

« Kirsten? » provò a chiamare, con un filo di voce, cercando di muovere le pupille per cercare il volto familiare della moglie. 
La sentì prendergli la mano. 

« Ehi » rispose lei, mentre le sue iridi azzurre incontravano quelle di Sandy. « Non agitarti, siamo in ospedale. Sei svenuto, ma i medici dicono che stai bene. » 

Kirsten gli sorrideva e, intanto, aveva iniziato ad accarezzargli il viso per cercare di calmarlo. 
Quando lo aveva visto crollare davanti a sé, come se la vita avesse abbandonato il suo corpo, era andata nel panico. 
Aveva cercato di scuoterlo, di chiamarlo, ma lui non rinveniva; aveva anche provato a spostarlo, cercato di sollevarlo, ma Sandy pesava il doppio di lei e lei non era abbastanza forte per sorreggerlo. Così aveva chiamato i soccorsi, aveva aspettato accanto a lui che arrivassero, ma quando vide i paramedici in divisa caricarlo sulla barella per portarlo via, lì Kirsten comprese cosa fosse la vera paura e comprese di non averla mai provata prima. 
Era rimasta sulla seggiola accanto al capezzale di Sandy senza abbandonarlo neanche un secondo; non si era voluta perdere nessuna parola, nessun cenno, niente che i medici avrebbero potuto dire o fare che le avrebbe permesso di comprendere meglio cosa stesse succedendo a suo marito. 

« Cos’è successo? » Sandy provò a mettersi seduto. 

Lei gli fu subito vicino, aiutandolo a sistemarsi con i cuscini, poi si sedette accanto a lui, prendendogli la mano. « Hai avuto un attacco di panico. »

« Seth? »

« Con la vicina. Ci aspetta a casa. »

In quel momento Kirsten notò lo sguardo avvilito del marito, guardava in basso come il colpevole durante un processo.

« Scusami » sospirò, massaggiandosi le tempie. 

Kirsten gli cinse il mento con due dita, obbligandolo a sollevare il viso per guardarla. Gli sorrideva dolcemente.

« Tesoro, non c’è niente di cui tu debba scusarti. »

« Io credo di sì. Vedere Seth in quel modo, non lo so, mi ha bloccato. Se gli succedesse qualcosa, se ti succedesse qualcosa, io… »

« Lo so. » Lei gli sfiorò la guancia. Nessuno dei due disse più niente, ma Sandy piegò il viso verso la mano di lei, per baciarla. 
Avrebbe voluto trovare le parole giuste per dirle che non si sentiva all’altezza come padre, che non aveva idea di come si facesse il padre. Non era nemmeno in grado di occuparsi del loro bambino per qualche minuto. Era troppo spaventato, troppo insicuro, troppo… incapace. 
Voleva dirle che forse Caleb aveva ragione, lei e Seth meritavano di meglio. 
Avrebbe voluto dirglielo, chiederle scusa per aver preteso di essere all’altezza della loro famiglia, ma non ebbe modo. Quando ritornò alla realtà, le labbra di Kirsten erano già premute contro le sue e lui non ebbe tempo di riflettere, chiuse gli occhi e si lasciò andare nel bacio di sua moglie.
   
 
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