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Autore: Nat_Matryoshka    07/07/2022    5 recensioni
“Non preoccuparti.”
Non ha mai visto occhi come i suoi, scurissimi e in grado di illuminarsi in un attimo, stanze improvvisamente invase dal sole, solo per lei.
“Tu segui i miei movimenti, il resto verrà da solo. Vedrai.”

[Eddie/Chrissy | Chrissy Lives AU]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Teenage dirtbag
 


 
TW e CW: menzione di disturbi alimentari. 




Ci sono cose che non possono essere raccontate. O che, se anche qualcuno ci provasse, non verrebbero comunque capite.

A Chrissy capita di pensarci mentre solleva la testa dalla panca di legno su cui è distesa, mentre un filo di vento intermittente le sfiora il viso prima di proseguire con la sua corsa. Sentimenti sprofondati dentro di sé, tanto che non saprebbe nemmeno come esprimerli. Parole, pensieri. Un grido di aiuto che sale solo di notte, quando è da sola e l’ennesimo incubo si infila da una fessura della porta per tormentarla. Fastidi, la sensazione di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, e la voglia di lasciarsi tutto alle spalle… tranne quando è lì. Per qualche misteriosa ragione, i suoi pensieri intrusivi la lasciano in pace solo quando appoggia il piede sul terreno in cui sono parcheggiati i trailer.

Ci sono cose che i suoi genitori non capirebbero. Persone che non approverebbero, e che nemmeno proverebbero a capire, come parole in una lingua sconosciuta che riempiono la mente solo in quell’attimo in cui qualcuno le pronuncia. Se anche spiegasse loro perché continua a tornare, probabilmente attribuirebbero tutto alla gioventù e al desiderio di ribellione. Forse persino alla noia. Perché dovrebbe scegliere proprio lui, in fondo, tra tanti? Uno spiantato, un soggetto pericoloso, un tipo che vive con suo zio in una roulotte e si è diplomato in ritardo? Perché lui, e non Jason?
Perché Jason non mi ha mai fatta ridere quando mi ha vista in difficoltà. Ma è una risposta semplice e spiazzante, troppo per una cosa sua madre, per cui l’apparenza è tutto. Per cui l’ha seppellita dentro di sé, così in profondità che è difficile ritrovarla, e le parole non verrebbero fuori nemmeno se le cercasse con tutte le sue forze.   

Il vento indugia su di lei, e Chrissy allunga le dita, come a chiedergli di restare. Sposta l’orlo della gonna che indossa, lunga e leggera, di lino arancione a disegni bianchi, completamente diversa da ciò che porta di solito. Si è infilata una vecchia maglietta di Madonna e un fazzoletto a trattenerle i capelli, ed è uscita inventandosi una scusa che prima di tornare a casa dovrà ripassare mentalmente, o rischia di far crollare tutta la sua copertura. Qualcosa sull’andare da un’amica che vive in periferia per aiutarla con un progetto di fotografia, o di musica. Una delle due, che differenza fa? Magari nemmeno se lo ricordano, ma la parte sull’amica sì, di sicuro. Potrebbe chiedere a Max Mayfield di garantire per lei, abita lì vicino e ogni tanto hanno scambiato qualche parola a scuola, non tante, è vero, ma abbastanza da poterle chiedere un favore… sì, Max è l’idea migliore. Magari prima di andare via passerà da lei per chiederglielo, e la volta successiva le porterà un regalino per sdebitarsi. Se lo merita.

Eddie è seduto a gambe incrociate a poca distanza da lei. Sta sistemando le corde della chitarra per via di un rumore poco convincente che l’ha messo in allarme, ed è così concentrato da farle venire voglia di osservarlo per ore. Si gira piano, cercando di non far scricchiolare il legno, a pancia sotto con il mento appoggiato sulle mani, pianissimo nella speranza di bloccare quel momento per sempre. Non succede mai, ma è bello sperarlo: potrebbe sempre capitare uno di quei miracoli estivi da film, di quelli che riguardi quando la vita inizia a non andare più per il verso giusto, sperando possano consolarti. Eddie che sistema la chitarra e la prova per capire se suonerà sempre come dovrebbe, le dita lunghe che saggiano le corde, il respiro lieve, zittito dai cori di cicale che fanno del loro meglio per creare atmosfera, lassù tra gli alberi. Si è tolto la giacca perché nemmeno lui resisterebbe sotto i trenta e più gradi di luglio, l’ha appoggiata sulla panca e si è tirato su le maniche quel tanto che basta per non inzupparle di sudore. E lei si ritrova a osservare le sue dita respirando piano, ritmicamente come le note che estrae da quelle corde, il mento sulle mani e le gambe che sollevano l’orlo della gonna facendola ricadere sul suo corpo (ma lui non la imbarazzerebbe mai facendoglielo notare), sperando in quel miracolo estivo, trattenendolo con la punta delle dita come ha provato a fare poco prima con il vento. Forse basta solo sperare: è una di quelle regole che i genitori dovrebbero affidarti appena sei abbastanza grande per capire come vanno le cose, ma che scordano sempre di menzionare. Sperare abbastanza, e avere la fortuna di trovare la persona adatta che la alimenti, quella speranza.
Sta quasi per perdersi tra i suoi pensieri, quando Eddie solleva lo sguardo dalle corde e le rivolge uno di quei suoi sorrisi da ragazzino, che raggiungono subito gli occhi e gli lasciano due fossette sulle guance.

“Ehi.”
“Ehi. Come va con la chitarra?”
“Bene, o almeno così sembrerebbe… probabilmente una delle corde si è allentata quando l’ho rimessa nella custodia l’altro ieri,” spiega, affibbiandole un colpetto affettuoso. “Il pickup di Jeff non perdona, e nemmeno le buche davanti a casa sua. Comunque dovrei averla sistemata… ci tenevo a farti provare qualche accordo.”
“Iron Maiden?”

Chrissy sorride e si gira di nuovo sulla schiena, così da guardarlo alzarsi al contrario, come in una dimensione in cui ogni regola è sovvertita. In un mondo simile Jason non insisterebbe alla sua richiesta di prendersi una pausa di riflessione. Non le chiederebbe continuamente perché voglia rovinare tutto, cosa le passi per la testa se fino a pochi mesi prima del diploma era felice e faceva il tifo per lui alla partita, insieme alle compagne. In un mondo simile sarebbe libera, totalmente e completamente libera, tanto che il solo pensiero le dà le vertigini. Libera di abbracciare questa nuova Chrissy alla luce del sole, di lasciarla sfogare e di capire assieme a lei in che direzione stia andando la sua vita, e perché il solo pensiero di quelle lezioni di chitarra con Eddie la renda tremendamente felice.

“Anche. Che ne dici di 2 Minutes to Midnight?”
“Va bene per una principiante?”
“Non preoccuparti.” Non ha mai visto occhi come i suoi, scurissimi e in grado di illuminarsi in un attimo, stanze improvvisamente invase dal sole, solo per lei. “Tu segui i miei movimenti, il resto verrà da solo. Vedrai.”

Eddie si accomoda su un rialzo di pietra come se fosse la più morbida delle poltrone, facendole spazio per poi sistemarsi dietro di lei. Appoggia la chitarra davanti a loro con gentilezza, aspettando che si senta abbastanza a suo agio da iniziare a mostrarle come suonare gli accordi della canzone, guidandole le mani sullo strumento. È un insegnante fantastico: resta paziente anche quando le note proprio non vogliono saperne di venire fuori nel modo giusto, e riesce sempre a farla sorridere quando le sembra si stia scoraggiando. La prima volta che è riuscita a suonare un ritornello intero l’ha gratificata cantando per lei, e per quanto la voce non fosse perfetta Chrissy potrebbe giurare di non aver mai sentito nulla di più bello. Il suo respiro le solletica la pelle, tra l’orecchio e l’incavo del collo, la mano che poggia sulla sua la conforta.

Si è mai sentita protetta come in questo momento? si chiede, e basta il peso di quella semplice domanda a provocarle le vertigini.
 

*
 

Forse è iniziato tutto per caso, con Eddie, o forse era destino. Non lo sa, e in fondo non cambia nulla. Ma di una cosa è certa: da quel giorno nel bosco adiacente alla scuola, le cose sono cambiate. Completamente, radicalmente, come se tra la Chrissy del 20 e quella del 21 marzo fossero trascorse due vite invece di una notte.

Eddie è stato gentile, non ha invaso i suoi spazi: l’ha vista singhiozzare con la testa tra le mani dopo la visita con la signora Kelley, e per prima cosa le ha chiesto se volesse per caso restare da sola. No, la foresta è di tutti, ha balbettato lei prima di fermarsi, orripilata da quanto suonasse stupida quella frase, ma lui non ci ha fatto caso. Si è seduto davanti a lei, ha aspettato che smettesse di piangere, e per prima cosa le ha sorriso. Un sorriso così puro e spontaneo, senza doppi fini, da farla sentire più leggera. L’ha ricambiato senza nemmeno rendersene conto, e un attimo dopo i suoi racconti l’hanno riportata indietro nel tempo, ai ricordi della loro scuola media e della sua band, e l’immagine di un ragazzino rasato che suonava la chitarra le ha punto il cuore con una fitta di nostalgia. Lo svitato, l’ha chiamato Jason con disprezzo solo il giorno prima, e non perde occasione per guardarlo male, e per ridere di lui assieme ai suoi amici. A lei, però, quella musica è sempre piaciuta, anche se non riuscirebbe mai a confessarlo. Per un attimo, si è chiesta cosa sarebbe successo se si fosse avvicinata a loro quando aveva dodici anni, e fosse diventata loro amica. Dove sarebbe ora?

Eddie le ha parlato della sua band attuale, l’ha invitata a vederli suonare dal vivo. Se hai voglia di far crescere il nostro fanclub, ha aggiunto facendole l’occhiolino, e le ha lasciato un volantino che uno dei membri ha disegnato a mano. Un tempo forse avrebbe accettato per poi infilarlo in un cassetto e dimenticarsene del tutto, ma la nuova Chrissy l’ha conservato con cura nella borsa, in una tasca segreta in cui nessuno a parte lei mette mano, e ci ha pensato su. Parecchio. Tanto che, il martedì successivo, ha chiesto alla sua amica Tamara di coprirla senza dilungarsi troppo in dettagli e lei ha accettato più che volentieri, immaginando che ci fosse di mezzo Jason e qualche appuntamento segreto di cui i genitori di Chrissy non dovevano sapere nulla. Il locale era piccolo, puzzava di birra e di sigarette scadenti, ma Eddie e gli amici hanno suonato meravigliosamente. Tanto che, dopo qualche minuto, ha iniziato a saltare anche lei a ritmo di musica, anche se non conosceva una singola parola di quelle canzoni.

Per quanto si sia camuffata con un berretto da baseball preso in prestito dal fratello di Tamara e una vecchia giacca sformata, lui l’ha riconosciuta subito, e la sua gioia nel vederla proprio lì, tra il solito pubblico di ubriaconi e habitué del locale, l’ha resa euforica. Eddie le ha stretto la mano, l’ha ringraziata mille volte, facendole duemila domande sulle canzoni chiedendole se le fossero davvero piaciute, e l’ha invitata subito al live successivo. Non sarà l’ultima, ha ripetuto a se stessa mentre tornava da Tamara, deliziata da quel pensiero così lontano dalla vecchia Chrissy, così diverso e giusto, senza nemmeno il viso di Jason che appariva per farla sentire in colpa. Lo rivedrai. Domani, e ancora. Sperando basti, ma sa già che non basterà.

Quella felicità insensata le impediva di riflettere lucidamente, ma che problema c’era? Cosa c’era di male nel lasciarsi andare almeno un po’, quando capitava, e dimenticare se stessa per qualche ora?

Il giorno dopo, Eddie era lì nel bosco, e anche quello successivo, e quello dopo ancora. Si sono scambiati titoli di canzoni, impressioni varie sulle altre band del live. Hanno parlato della scuola. E, per la prima volta in anni, lei si è confidata con un’altra persona di quello che ha vissuto ogni giorno a casa, come non aveva mai fatto nemmeno con Tamara, o con Jason.  Gli ha raccontato di sua madre, degli insulti, della sua ossessione per la magrezza e delle cattiverie che si sentiva rivolgere ogni giorno, rapide come frustate e altrettanto violente, di suo padre che non interveniva mai, di quanto ogni pasto fosse una lotta che sentiva di non riuscire a vincere. Mentre lasciava andare una parola dopo l’altra Eddie si avvicinava, appoggiava il mento sulle dita intrecciate per ascoltarla attentamente, senza interromperla per giudicarla o per farle la paternale, o chissà cos’altro: si è limitato ad ascoltarla, e basta. Ha raccolto quella confessione e, quando è rimasta in silenzio per riprendere fiato, ha allungato appena la mano e le ha sfiorato le dita in una carezza esitante. Ha zittito tutte le scuse, tutti i perdonami sono patetica e poi non ho il diritto di buttarti addosso i miei problemi, fai finta di non aver sentito nulla con un solo gesto guardandola negli occhi, distruggendo in un attimo tutti i muri che aveva impiegato anni a crearsi attorno.

Fino al giorno della proposta.

È stata lei ad accennare al fatto che le sarebbe piaciuto imparare a suonare la chitarra: lui deve essersi limitato a raccogliere quell’informazione, facendone tesoro fino al momento più adatto, nonostante il trascorrere del tempo e l’avvicinarsi del diploma. Ha scelto le parole con cura, ponendo la domanda in modo da non sembrare invadente – se n’è accorta dal modo in cui la guardava, solo di sottecchi, e da come si è alzato in piedi di scatto per girare nervosamente attorno al tavolo, come durante quel loro primo incontro – e dato che a scuola non avrebbero mai avuto lo spazio necessario, e che comunque le vacanze sarebbero iniziate a breve, se avesse avuto ancora voglia di prendere qualche lezione senza impegno a casa sua…

Lei gli ha buttato le braccia al collo per ringraziarlo. Un altro passo lontano dalla vecchia Chrissy e più vicino alla nuova persona che ha finito per diventare. Una che ha iniziato il conto alla rovescia per la prima di quelle lezioni, e non è più riuscita a godersi il ballo della scuola come una volta, così pieno di sorrisi falsi, di frasi di circostanza rivolte a persone di cui, fino al giorno prima, si era parlato nei modi peggiori. Nuovo anno, nuova reginetta, ma in fondo non gliene importava nulla. Ha provato a divertirsi come poteva, ma ogni volta che Jason la lasciava sola per fare baccano con i suoi amici il pensiero correva immediatamente a Eddie e a quelle giornate nel bosco. Alle fossette sulle guance che accompagnavano ogni suo sorriso, alla sua gentilezza, a quanto è stato semplice confidarsi con lui. A quanto desiderasse rivederlo presto, più di ogni altra cosa.

Poi è arrivato il diploma, la festa, i genitori che scattavano foto, i cappelli lanciati nel cortile che ricadevano giù come foglie secche fuori stagione. Jason che si metteva in posa, tronfio e orgoglioso di sé. Lo zio di Eddie che cercava di non mostrare le lacrime, gli amici tutti raccolti a festeggiarlo, compresi un paio di ragazzi che non aveva mai visto prima assieme a Lucas Sinclair, Mike Wheeler e Dustin Henderson. I suoi sempre accigliati, ma perlomeno sua madre aveva stabilito una sorta di tregua. Tentare di mangiare qualcosa dal buffet ma di nascosto, e il conto alla rovescia che continuava, silenzioso, a solo qualche giorno di distanza. Lanciare a Eddie uno sguardo di sottecchi e vedersi rispondere con un occhiolino, come a volerle ricordare il loro appuntamento. Immaginare di scattarne una assieme a lui, abbracciati, da conservare in un angolo dell’annuario per avere almeno un ricordo tangibile della nuova Chrissy. Ci saranno altre occasioni, si è ripetuta, e gli ha sorriso per confermare che aveva capito. O almeno spero.

E poi, anche il giorno fatidico è arrivato.   

“Vienimi a prendere tu,” ha chiesto l’ultimo giorno di scuola, prima di riuscire a fermarsi, e le parole sono venute fuori tutte insieme, come un acquazzone estivo. Dietro alla biblioteca non passa mai nessuno, e il parcheggio è abbastanza grande per poter fare manovra e uscire di lato. Con un paio di occhiali da sole e un fazzoletto tra i capelli non mi riconoscerà nessuno. Posso uscire dal retro della sala lettura e ritrovarmi lì quando passerai. Lui l’ha guardata negli occhi, annuendo appena, come se quel piano stesse prendendo forma anche nella sua mente. Ti prego, avrebbe voluto aggiungere, ma è riuscita a trattenersi. Non importa, Eddie ha capito comunque. A volte ha quasi l’impressione che, dopotutto, non servano poi tante parole con lui: ha un dono speciale, quello di capirla senza che debba sviscerare la sua anima pezzo per pezzo ogni singola volta. Non ha bisogno di fingersi sofisticata nemmeno per un attimo, non quando ha paura e si sente triste, e le urla di sua madre la scuotono fino a farla piangere. Lui capisce, e in qualche modo riesce a scegliere la parola giusta per cambiare il corso della sua giornata. Prima di frequentarlo, non avrebbe mai immaginato potesse volerci così poco.

Così, si è presentato con la sua macchina all’ora che avevano deciso insieme ormai giorni prima. Si è fermato esattamente fuori dalla biblioteca, le ha aperto la portiera per farla salire accanto a sé con il solito sorriso accogliente e, per l’intero tragitto, Chrissy si è sentita rilassata come non le capitava da tanto, troppo tempo. A suo agio, pronta a scherzare su ogni minima scemenza, finalmente lontana da un mondo che non la lascia più respirare in pace. Non si è sentita in imbarazzo nemmeno una volta, neanche quando Eddie le ha aperto la porta con un inchino, lasciando che si accomodasse dove voleva, offrendole una lattina di Coca-Cola che è riuscito a ripescare dal frigo. Tutto era come doveva essere: cosa sarebbe potuto andare storto? E comunque, Eddie non è Jason. Anche se Jason non è cattivo, o almeno finora non si è mai comportato in modo tale da farglielo pensare. È solo convinto che, nella sua vita perfetta, lei debba assolutamente giocare un ruolo: quello della fidanzatina bella e intelligente, reginetta del ballo, prima in tantissime materie, desiderata e invidiata, fidanzata con il capitano della squadra di basket, perfetto come lei. Un ruolo artefatto che, con il passare degli anni, è iniziato ad andarle sempre più stretto. Non la capisce, non ci prova nemmeno, e il suo procedere per la sua strada senza mai fermarsi ad ascoltarla, senza nemmeno sforzarsi di mettersi nei suoi panni, la fa soffrire più di ogni altra cosa.  

Eddie è sincero, e sa come farla ridere. Quando le offre una battuta cerca sempre il suo sguardo, per capire se l’ha davvero divertita. È interessato alle storie che ha da raccontargli, per quanto possano appartenere ad un mondo anni luce lontano dal suo. Le ha insegnato quei primi accordi ripetendoli anche dieci volte, senza battere ciglio né darle della stupida perché non li ha imparati al volo. Sua madre ha provato a urlarle addosso che è solo la solita, patetica buona a nulla, ma è bastato sentire la mano di Eddie guidare la sua sulle corde della chitarra per cancellarla dalla sua mente.  

Ora cos’hai da dire, mamma?

Le avrebbe riso in faccia se ne avesse avuta la forza, ma no: meglio dimenticare tutto e concentrarsi solo su quell’attimo. Ridere con Eddie, fare il broncio ai suoi finti occhi al cielo quando gli ha confessato di non conoscere nemmeno una canzone dei Metallica. Inspirare il profumo di casa di quelle quattro mura, che farebbero inorridire sua madre e che anche per quello le lasciano addosso una bella sensazione. “Non preoccuparti se dovesse arrivare mio zio, gli ho raccontato che saresti arrivata e mi ha detto che sarebbe stato felice di vederti,” ha aggiunto lui con noncuranza, e la sola idea che lo zio Wayne sapesse della sua esistenza e di quell’invito le ha scaldato il cuore.

La lezione è durata meno di quanto sperasse, ma forse più di quanto avevano pronosticato, perché Eddie all’improvviso ha guardato l’orologio  e le ha ricordato che la biblioteca avrebbe chiuso tra poco, e i suoi si sarebbero aspettati di vederla arrivare per cena. L’ha fatta scendere da quel mondo leggero e staccato dalla realtà racchiuso tra le mura del trailer, ma non con uno strappo netto: le ha offerto la mano per aiutarla ad alzarsi dal divano e ha insistito per accompagnarla fino al posto in cui si erano incontrati, prima che calasse il buio e la strada diventasse pericolosa, lei ha accettato senza pensarci un attimo. Al momento di salutarsi, in piedi nel silenzio del piazzale, ha ascoltato la nuova Chrissy e ha fatto solamente quello che desiderava di fare in quel momento: l’ha baciato sulla bocca, di scatto, prima di poterci ripensare. E quando Eddie l’ha ricambiata, prendendole dolcemente il viso tra le mani per spostarle i capelli dalle labbra, ha capito di aver fatto la cosa giusta.

La prima lezione se n’è andata così, lasciandole solo i ricordi da ripercorrere nel silenzio della sua stanza, mentre scivolava nel sonno con un sospiro di sollievo. A Jason avrebbe chiesto di non vedersi per un po’ per riflettere in solitudine sul loro rapporto. E poi aveva tutta l’intenzione di ritagliarsi del tempo da trascorrere con le amiche che non era riuscita a vedere durante l’anno scolastico. Il college si avvicina, non voglio lasciare questioni in sospeso, capisci? Lui non l’avrebbe accettato, l’avrebbe cercata ancora e ancora, ma nulla le avrebbe impedito di dare nuovamente appuntamento a Eddie dietro alla biblioteca, la settimana successiva.
La nuova Chrissy ormai le scalpita nel petto, mostra appena i denti allo specchio senza nasconderli con le labbra quando sorride. Sarebbe disposta a inventare ogni giorno una nuova scusa, purché la aiuti a raggiungere il posto in cui la sua seconda vita – quella vera – prende finalmente forma.
 

*
 

“Ti sei distratta?”

Eddie si ferma un attimo, studiandola: deve essersi accorto che la sua presa si è fatta più rilassata. Durante la prima lezione era più tesa di quelle corde, come gli ha fatto notare ridendo, e lei è arrossita perché non sapeva come ribattere, e poi aveva perfettamente ragione. Settimana dopo settimana la situazione è cambiata, e di quel muro ancora in piedi tra loro sono rimasti solo dei frammenti sparsi. Quei viaggi in macchina per raggiungere casa sua sono più belli di qualunque gita in famiglia riesca a ricordare, e ogni volta che varca la soglia del suo trailer si sente più a casa. Veramente a casa, non come quando ha provato e riprovato a replicare quella sensazione da Jason, o a casa sua, tra sua madre che stringe le labbra come se si sforzasse di ricacciare indietro il veleno che vorrebbe vomitarle addosso, e suo padre sempre in silenzio, perso tra pensieri indecifrabili.

“No, ero solo… presa dall’atmosfera,” mormora, e più o meno è la verità.  Lui sposta la testa per guardarla meglio in viso, cercando di leggerle nello sguardo cosa non vada. Lo fa sempre, ma senza mai farle pesare quei momenti di fragilità, e lei gliene è estremamente grata. Prima di Eddie, non aveva mai pensato che fosse sbagliato scusarsi per qualcosa di simile.

“Onorato che ti piaccia stare qui,” risponde lui, inclinando la testa quel tanto che basta per toccare appena la sua, e Chrissy si accorge che non sta scherzando. L’ha capito dai suoi gesti, dal nervosismo lieve con cui si muoveva attorno a lei quel primo giorno: aveva paura lo giudicasse male. In fondo lei è pur sempre la reginetta della scuola, no? Quella che vive in una casa bellissima, con una famiglia abbiente e un fidanzato campione dello sport, e lui lo svitato dei giochi di ruolo con i capelli lunghi, che passa le notti in un trailer con suo zio e senza genitori attorno, e le ha offerto una mano nel periodo più nero della sua vita…

Chrissy inspira, si lascia cullare dal vento che ancora soffia, avvolta in quella sensazione di tranquillità che non vorrebbe mai lasciar andare. Bloccare i pensieri è un dono raro, un privilegio di cui si sente immensamente grata.

Senza accorgersene, appoggia la schiena contro il suo petto, rendendosi conto un attimo dopo di aver invaso i suoi spazi senza nemmeno chiederglielo… ma Eddie non la allontana, non protesta. Lascia che distenda i muscoli, che si rilassi sospirando di nuovo, e posa delicatamente la chitarra a terra per farla stare più comoda. La accoglie tra le braccia come ha imparato a fare in quei momenti rubati alla sua esistenza sfavillante, senza stringerla troppo, quasi non credesse davvero al fatto che si trovi lì, con lui, nel cortile di casa sua. Le sfiora la mano nella solita carezza appena accennata, come una rassicurazione: se vorrai parlarmene, sarò qui. Non ha bisogno di aggiungere altro.

La verità è che a volte, quando è insieme a Eddie, immagina di andarsene. Vivere altrove, dimenticare tutto. Cercare casa in una città sconosciuta, in cui nessuno sappia cosa sia Hawkins o i Tigers, e che li veda solo per quello che sono davvero: due persone che hanno deciso di ricominciare altrove. Una casa con un minuscolo giardino, da riempire di libri e musica, e piante. Un cane o un gatto da adottare, Eddie ha detto di non averne mai avuti, ma entrambi adorano gli animali. Uscire con lui a passeggiare in strada senza la paura di vedersi apparire davanti Jason o uno dei suoi amici, pronti a fargli del male, e a sostenere i suoi nel trattarla come una bambina disobbediente. Una vita semplice, forse anonima, ma piena di bellezza.

A volte sente di desiderarla tanto da mancare il respiro.

“Vorrei restare qui per sempre,” mormora, l’ennesimo pensiero che le sfugge e diventa concreto senza che riesca a controllarlo, ma in fondo cosa c’è di sbagliato? Quei loro incontri si reggono sulla spontaneità, sull’assenza di regole che diventa perfezione: io ti offro ciò che ho, tu mi offri ciò che sei. Forse è lui l’unico a meritare la nuova Chrissy, perché è l’unico che la capirebbe davvero. Non servono copioni, parti da ripassare per continuare a guadagnarsi la vita perfetta che le è stata concessa. Sono un meraviglioso paradosso. Proprio ciò che ci voleva per darle il coraggio di cui ha bisogno.

Eddie sorride, sfiorandole i capelli con le labbra.

“Sai che qui avrai sempre un posto per te, vero? Non importa cosa sceglierai di fare, o in quale direzione ti porterà la tua vita da reginetta… questo trailer sarà sempre casa tua. Anche tra due mesi, o dieci anni. Sempre. Te lo prometto.”

Chrissy gira la testa verso di lui, osserva le sue labbra muoversi piano, stregata dalla loro forma. La inclina appena all’indietro per cercarle in un bacio, che arriva con una lentezza meravigliosa e insperata, e la avvolge facendole dimenticare ogni cosa, parole goffe e frasi perfette, mentre le sposta di nuovo i capelli dal viso e la ricambia piano, senza fretta. Se il tempo si fermasse ora, se solo lo facesse davvero, se cancellasse il resto, se quel miracolo estivo facesse davvero effetto e potessimo alzarci e prendere in mano le nostre vite, allora…
La bocca di Eddie sa di menta. Ha le labbra morbide, che si allargano in un altro sorriso e la accolgono, mentre la cinge con le braccia perché non cada dalla loro poltrona di fortuna. Non la lascia andare: preferirebbe farsi male piuttosto che rischiare di farla cadere, ormai l’ha capito.
Avrebbe solo voluto rendersene conto prima.

Il bacio si esaurisce e lui la aiuta a rimettersi in piedi, sollevando la chitarra per sistemarsela a tracolla. Ogni tanto le lezioni terminano prima del tempo per lasciare spazio ad altro, e quello è il momento adatto per sedersi sull’erba ad aspettare che arrivi il fresco. In estate, dopotutto, la biblioteca chiude un’ora più tardi, e le sue amiche le chiedono sempre di trattenersi per cena. Di solito aspettano le prime stelle, la schiena appoggiata ad un vecchio tronco ormai secco, e parlano di tutto e di niente. È una pace sottile, un balsamo per le ferite. Silenzio dopo tanto clamore, un tipo di musica completamente nuovo ma piacevole quanto gli Iron Maiden, o i Metallica. Eddie non l’ha mai presa in giro per Madonna, anzi: la prima volta ha suonato per lei Material Girl a orecchio così, tanto per farla ridere, ed è stato uno dei momenti più belli della sua intera vita.

“Ora che ci penso, ho qualcosa per te,” esordisce di nuovo lui, girando la testa di scatto verso il trailer, quasi avesse appena ricordato qualcosa di fondamentale. “Prima di venirti a prendere sono passato all’emporio in cui va sempre mio zio, e ho visto che avevano delle nuove ciambelle. Non ci crederai, ma…”
“… hanno la glassa rosa?”
“Non so come tu abbia fatto a indovinare, ma sì.” L’ennesimo occhiolino che la colpisce dritta al cuore. “Mi hanno fatto pensare a te, per cui ne ho prese due. Ti va di assaggiarle?”

Chrissy abbrevia in un attimo la distanza che li separa, prendendogli la mano. Per la prima volta, il pensiero di un dolce non la fa sentire minimamente in colpa. Una ciambella rosa, con la granella bianca di zucchero, magari anche con la farcitura di marmellata. Sedersi e mangiarla insieme, continuando a parlare di musica, di lezioni e di ore estive che sembrano non passare mai o correre come una manciata di secondi, in base alle occasioni. Sentirsi a casa. Ci sono sensazioni che, una volta provate, sono impossibili da dimenticare, e quella gioia sottile è una di quelle.

Annuisce, e lo segue in casa.

Lo aspetterà mentre cerca il sacchetto di carta con le ciambelle, poi le porteranno fuori, sul tavolino di legno con le panche dove lui e suo zio spesso cenano in estate, e aspetteranno la sera. In silenzio, con calma, senza programmi. Le basta essere insieme, e tutto il resto arriverà da solo, come le ha promesso Eddie quando le ha insegnato quegli accordi.
 
Ci sono cose che non possono essere raccontate, e posti peggiori in cui vivere. Un trailer in mezzo al nulla alla periferia di Hawkins può diventare un paradiso, e il perfetto capitano della squadra di basket l’ultima persona in grado di capirti e accettarti per quella che sei davvero, sotto alla maschera di sorrisi e bugie che sei costretta a indossare. Ma le cose cambiano, pensa Chrissy mentre entrano in casa, e così anche le persone. Un giorno chiederà a Eddie di scappare lontano da lì. Un giorno lascerà un biglietto ai suoi genitori, sul tavolo di cucina, fermato da quel centrotavola con la frutta di porcellana che hanno ricevuto come dono di nozze: sono sulla mia strada. Prenderà le poche cose che le ricorderanno qualcosa di bello e salirà sulla sua auto, ma stavolta per non tornare più indietro. E quello che verrà, verrà: qualcosa inventeranno. Se è riuscita a trovare il coraggio per tornare da lui più volte, saranno in grado di fare davvero qualunque cosa.

Una vita diversa, anonima, ma piena di bellezza.

Stringe quel pensiero nella mente anche mentre si accomodano al tavolo, le dita lunghe di Eddie che scartano con abilità il pacchetto di carta marrone. Una vita felice. Morde la glassa rosa, e il sapore dolce dell’impasto le riempie la bocca, scaldandola nonostante il tepore dell’aria estiva.

“È buona!”
Eddie le rivolge un sorriso raggiante. 






_______

Sono caduta con tutte le scarpe in uno dei miei trope preferiti, "outcast + persona popolare, entrambi diversi dall'idea che il mondo ha di loro", e non rimpiango assolutamente nulla. 

La chimica tra Eddie e Chrissy è meravigliosa, sono bastati pochissimi minuti a farmeli amare alla follia, e tutte le fanart trovate in giro (e i video condivisi da Grace Van Dien) hanno fatto il resto. Voglio credere con tutte le mie forze in questo mondo ideale in cui Eddie e Chrissy sono felici e iniziano a frequentarsi dopo che lei ha assistito ad un paio di suoi concerti, e spero che questa piccolissima storia senza pretese vi abbia trasportato esattamente dove volevo portarvi. 
Grazie ad Ailisea, come sempre, per essere il mio Eddie (la cultura musicale è esattamente quella, e anche l'ironia) e per avere sempre la pazienza necessaria a leggere e valutare con amore infinito tutto ciò che scrivo. E anche a te, lettore, per aver letto fin qui! 

Fede 


 
 
   
 
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