Avvertenza : Ci sono
alcune scene di sesso ma trattate in
modo adeguato alla coppia che ho portato nel cuore per così
tanto tempo.
La
lettura del capitolo può essere saltata per attendere
l'epilogo
che uscirà a breve.
***************************
La nostra prima notte di
convivenza fu di conoscenza reciproca, solo la familiarità
del prepararsi per
dormire insieme e indossare i nostri pigiami ci legava sempre di
più. Lui così
compìto nel suo completo di blu e azzurro e io con una
tutina con gli orsetti
rossi: poco sexy ma molto comoda.
Sorrideva, mi guardava con gli
occhi addolciti.
Zoppicò abbandonando il
tutore e
le stampelle sulla poltrona della stanza, si infilò sotto
alla coperta, mi
aspettò appoggiato al cuscino. Lo raggiunsi e mi stiracchiai
appoggiando la
testa sulla sua spalla. Abbassò le luci sul comodino
rilassandosi, socchiuse
gli occhi.
"Buona notte Laura."
Farfugliò sbadigliando, sapeva che avevo bisogno del mio
tempo, mi tenne
stretta a sé, finché sentii il suo abbraccio
cedere, il respiro rallentare: si
era assopito. Mi abbandonai tra le sue braccia in
un'intimità che andava oltre
al sesso. Quello sarebbe arrivato in seguito, io guarivo le mie ferite
al suo
fianco e lui le sue. Eravamo noi e tutto il resto non aveva nessun
valore. Il
suo respiro regolare mi cullava, quella notte dopo tanto tempo dormii
senza
incubi.
Era tutto così perfetto.
La mattina dopo mi svegliai, lo
cercai con lo sguardo. Mycroft si stava vestendo. Era un mattiniero che
indugiava
poco a letto. "Ben svegliata, Laura. Dormivi così bene che
ti ho lasciato
continuare."
Lo osservai mentre si stava
abbottonando la camicia. Aveva indossato dei calzoni grigi spinati, mi
dava di
spalle davanti allo specchio che era appoggiato al grande
comò. Stava
reggendosi in equilibrio con la stampella di lato.
Un brivido impudico mi
attraversò
il corpo, guardare le sue spalle forti mi infiammava.
Scivolai fuori dal letto e scalza
mi avvicinai mentre si stava sistemando i polsini. Lo abbracciai da
dietro, lo
strinsi dolcemente e allacciai le mani al suo petto. Il calore del
corpo
calmava la mia voglia e la mia mente in tempesta.
"Che c'è piccola
selvaggia?
Stai tremando." Strinse le sue mani alle mie e inclinò la
testa
appoggiandola alla mia fronte. La sua pelle era profumata, respirai
tutta la
dolcezza che emanava.
"Sai Myc, ti amo così
tanto
che mi sono accorta di dipendere da te." Gli sussurrai all'orecchio.
"Uhmm e non è un bene
questo
lo sai." Ci dondolammo godendo di quel legame che diventava sempre
più
forte.
"Lo so, forse sono troppo
immatura per questo amore. La paura di perderti mi tormenta." La mia
voce
si affievolì nelle ultime parole.
Mycroft si sciolse dall'abbraccio,
si portò di fronte a me. "Laura le mie mani sono ancora
insicure per le
ferite." Le alzò per farmele vedere.
"Stai già molto meglio."
Aggiunsi sfregando la fronte sulla sua spalla.
Le osservò con il volto
contratto,
le unghie stavano ricrescendo, e le ferite si stavano schiarendo.
"Vorrei tanto che fossero
sensibili come lo erano prima." Allungò la mano sul mio viso
cercando il
contatto. Non le controllava ancora bene ma non si perse d'animo, mi
accarezzò
il volto. "Vorrei percepire ogni parte di te, mi sembra una tortura non
sentirti del tutto."
"Col tempo miglioreranno, non
avere fretta." Gli risposi baciandogli la guancia, era liscia e sapeva
di
dopobarba. Si era già rasato.
Rimanemmo al centro della stanza,
i nostri corpi vicini. Stese le mani incerte donandomi carezze
appassionate e
presto avvertii il desiderio aumentare. Le sue dita percorrevano ogni
centimetro del mio volto, lo prese fra le mani e lo attirò
al suo. Le nostre
labbra si incontrarono e fu piacevole sentirlo.
Lo desideravo, ardevo nel volerlo
mio.
Il suo bacio fu profondo, attesi
la sua intrusione, lo assaporai e fui in lui con la stessa passione
esplorando
la sua bocca e attirandolo a me per sentire i nostri corpi uniti. Le
mani,
strette sulla sua nuca, si saziavano del suo calore, il profumo
delicato di
dopobarba mi inebriò stordendomi. Intrecciai le dita nei
corti capelli.
Mycroft fece scivolare le mani sul
mio collo, passando all'incavo della gola e soffermandosi per prenderne
la
misura, scese lungo la spalla scoperta, restituendomi dei brividi lungo
tutta
la schiena. Ci staccammo con le bocche sazie. Alzò lo
sguardo, gli occhi grigi
acquietati mi restituivano un'intimità profonda. Erano di
una dolcezza
disarmante, mi persi senza percepire il tempo e lo spazio.
Mi sentivo pronta, volevo il suo
corpo, lo volevo affamata dentro di me.
Sentivo di appartenergli: quel
muro che avevamo eretto per proteggere le nostre solitudini, il dolore
degli
abusi che avevamo subìto, si stava disgregando e andava in
mille pezzi. Sapevo
che soffriva per le torture che lo avevano allontanato da me, ero
consapevole
della sua difficoltà a raggiungere una virilità
convincente.
Mi sarei frenata aspettando la sua
voglia, non volevo forzarlo.
Capì il mio disagio, mi
sorrise e
i suoi occhi mi confermarono la sua decisione.
"Laura, va tutto bene, se lo
vuoi io ci sono." Sussurrò appoggiando le labbra sul mio
collo, la sua
bocca calda era una sensazione meravigliosa, lo presi per mano e lo
accompagnai
al letto.
Mi sentivo pronta ad amarlo, e
anche lui lo era. Quell'uomo che avevo voluto così tanto,
tremava di desiderio,
di dolore, di passione, nella consapevolezza di avere davanti una
persona
ferita.
"Sei sicura?" Mi chiese
con un filo di voce. "Perché possiamo aspettare."
"Ti amo, non ho paura Myc, ho
fiducia in te."
Annuii orgoglioso della mia
concessione. "Mi fermerò se non vorrai."
"Lo so, è per questo che
ti
ho scelto." Lo presi per mano e lo portai sul bordo del letto.
Ci sedemmo e ci accarezzammo
esplorando i nostri corpi che reclamavano attenzione reciproca. La sua
camicia
bianca era seta scivolosa tra le mie dita, la sfilai con lentezza, una
inutile
difesa che il mio desiderio di toccarlo, di sentirlo reclamava
spudorata. Il
suo petto accaldato era liscio e tonico, gli baciai il collo
stuzzicando la sua
pelle.
Un gesto delicato, misurato e la
maglietta del pigiama scivolò sul pavimento.
"Allora c'era il reggiseno di
pizzo!" Mormorò affannato.
Lo slacciò mentre un
bacio
profondo ci univa. Avvicinò tremante le mani sui miei seni
accarezzandoli e
misurando la sua voglia che aumentava.
Quel contatto mi fece trasalire.
Affondò il viso nell'incavo, dove la sua bocca calda e la
sua lingua fremente
non mi davano tregua. Respirai il suo profumo e trattenni il capo
annodandolo
con le mani.
"Oh Myc...!" Con
maestria sfilò l'ultimo residuo di salvezza al nostro
desiderio impellente:
rimasi nuda e provocante davanti ai suoi occhi.
"Sei bellissima, Laura."
Balbettò ammirato, le mani che percorrevano i miei fianchi
le sentivo bruciare
di lussuria
Ero stretta al suo corpo, la
stoffa dei pantaloni che premeva sulla mia coscia, la sua voglia
prepotente era
completa. La sicurezza che maturava il suo corpo e la sua mente
seppellivano
per sempre i ricordi delle torture che aveva patito.
Eravamo affamati di baci e
impazienti, gli sfilai la cintura e si liberò dei calzoni,
quando vidi i boxer
sorrisi.
"Allora li hai indossati?
Molto carini gli orsetti grigi."
Ridacchiò malizioso e mi
accarezzò
la guancia.
"Te l'avevo promesso, hai
detto che me li avresti strappati." Arrossì fino alle
orecchie, era teso
come lo ero io.
"E lo farò." Mi sfregai
con la coscia ai boxer tesi, gemette avvinghiandomi a sé.
Il mio seno, appoggiato al suo
petto, assorbiva il calore prosciugando ogni residua resistenza. Lui
trasalì
eccitato.
Lo desiderai da non riuscire a
respirare. Mi calmò, rallentò le carezze, i suoi
baci divennero delicati, le
mani affondate nei capelli.
"Piano Laura, prenditi il
tempo necessario, sono al tuo fianco, non scordarlo."
Sigillò la sua
promessa con un piccolo bacio sul collo.
"Ti voglio, Mycroft. Sono
sicura di questo."
Infilai le dita nell'elastico dei
boxer e lo liberai da quell'ultima costrizione. Lui
boccheggiò quando toccai la
sua voglia turgida e intima. Iniziammo un gioco di carezze e di
conoscenza
reciproca, mentre i nostri corpi svelavano tutta la nostra voglia
spasmodica di
appartenerci e di svelarci per quello che eravamo: innamorati e liberi.
Le nostre mani frenetiche erano
nelle pieghe più nascoste della nostra pelle accalorata.
Mycroft mi stuzzicava con carezze
intime in quella parte del mio corpo che era stata violata senza alcun
rispetto. Era attento ai miei spasimi, si fermava se mi contraevo,
aspettava
che mi rilassassi, preparava la mia voglia al suo ingresso. Le sue cure
erano
dolci, si fermò e lasciò la mia bocca per
scendere con lentezza lungo il mio
ventre contratto, mentre la sua lingua calda mi restituiva brividi di
piacere
intensi. Baciò le cicatrici che erano rimaste, cancellando
ogni residuo dolore.
"Nessuno ti farà
più del
male, my loving care. Te lo prometto."
Il mio corpo era teso e lui scese
sempre di più fino a quando la sua lingua mi
assaggiò avida in un gioco
profondo che fu incontrollabile e disperatamente appagante.
Mi infiammava pieno di attenzioni
quell'uomo che tutti credevano di ghiaccio.
Scivolò sopra di me, le
mie gambe
erano tese nello spasimo, la schiena inarcata. Mi guardò
dolcemente, dondolò il
corpo e lo desiderai impudica e vogliosa adorando la sua
virilità maschile,
pronta per me.
"Ti amo, Laura."
Mycroft intrecciò le
dita delle
mani alle mie, le portò appena sopra alle mie spalle. Le
strinsi con forza,
mentre attraverso i suoi occhi addolciti leggevo tutta la fiducia e
l'abbandono
che gli accordavo nel vederlo disteso sopra di me. Non c'era niente in
quello
sguardo e in quella posizione della violenza che mi aveva confinato in
un
inferno per anni e che ora lui mi aiutava a superare.
Lo attesi e lui fu in me.
Sussultai, la sua dura intrusione
mi riempiva ma senza dolore, si fermò un solo attimo,
attento alla mia
reazione.
"Sì, Myc." Gli rimandai
ansimando e godendo del suo corpo. I miei muscoli si strinsero e gli
restituii
un piacere forte che stentava anche lui a reggere.
Arrivò in
profondità, con
lentezza. Bisbigliai il suo nome più volte mentre mi
catturava le labbra con
baci languidi, mi inarcavo accompagnando le sue spinte, quel piacere
così
intimo invase ogni parte del mio corpo. Una eccitazione che non avevo
mai
conosciuto. Rallentò, mi diede tempo, mi baciò le
labbra e giù fino al collo,
respirò la mia pelle e quando mi sentì sicura,
riprese le sue spinte che si
fecero più veloci.
Strinsi le gambe attorno alla sua
schiena.
Mycroft si contorse bloccato dalla
mia forza.
Lasciai il calore delle sue mani e
con le dita scivolai, incapace di trattenermi, sulle sue natiche
contratte
graffiandolo: reclamavo il suo vigore forte e duro. Aumentò
il ritmo avvertendo
la mia sicurezza, i nostri corpi si toccavano in una danza di spinte
che mi
resero così sensibile che il mio corpo rispondeva solo a
lui. La sua pressione
si fece secca e incontrollabile.
"Mycroft, ti amo."
Mormorai al pulsare frenetico dei suoi glutei, consegnandogli il mio
corpo
sensibile e arrivando all'apice insaziabile nel tenerlo dentro di me.
Il calore e le strette del mio
inguine furono così intense che lo spinsero al limite.
"Laura, non
resisto...io." Gli occhi addolciti si legarono ai miei, le spinte forti
e
costanti divennero lente, le sue gambe contratte si rilassarono:
lasciò il
controllo.
Annaspò e gemette, un
calore caldo
e umido mi inchiodò al suo orgasmo.
"Laura, mia Laura ..."
Biascicò stringendo la mascella sudato e tremante. Lo
lasciai libero e lui si
abbandonò sopra al mio corpo e delicato scivolò
sul fianco. Ci abbracciammo
nudi e appagati, testimoni della bellezza della nostra unione, dei
nostri corpi
pieni di amore e conoscenza.
E non smetteva di osservarmi e
accarezzarmi.
"Stai bene my
loving care?"
"Sto bene, Mycroft, mai stata
meglio." Volavo in alto toccando il cielo ed era bellissimo vederlo
innamorato e confuso.
"Laura ho avuto paura di
forzarti." Singhiozzò con gli occhi lucidi.
"O smettila, non ho provato
nulla di più bello, ora so che il sesso completa l'amore."
Lo assalii di
baci, per tranquillizzarlo. Non ero più la ragazza chiusa e
solitaria che era
arrivata dall'Italia piena di problemi.
Ora c'era lui.
Lui, che misurava ogni mio gesto
colmo di attenzioni. Iniziai ad accarezzarlo spingendomi oltre e mi
lasciò
fare.
Scesi con la mano sul suo inguine
liscio, e toccai la sua intimità con una consapevolezza del
corpo maschile che
spesso mi ero negata, non si ritrasse, si concedeva alla mia
curiosità.
"Ti amo, piccola dottoressa
operosa." Mi sussurrò all'orecchio ansimando. "Mi piace
sentirti
appagata e sicura di te."
"Allora non sai quello che ti
succederà tra poco."
Mi guardò incuriosito,
mentre le
mie carezze si fecero più intime, ora il mio corpo di donna
era libero da lacci
e da paure represse per anni.
"Vuoi che
continui, my british lovely man?"
Annuì muovendo il capo
senza
staccare gli occhi dai miei, la bocca aperta per lo stupore.
Ero io al comando, si
lasciò
andare alla mia voglia, il suo respiro aumentò affannato
mentre lo toccavo
lussuriosa, lo provocavo e il corpo rispondeva smanioso agli stimoli.
"Per fortuna che il dottor
Green aveva detto che non eri sessualmente attivo! Dio come si
sbagliava."
Ridacchiai mentre si eccitava sempre di più.
"Un emerito imbecille, Laura.
Anche se è un mio amico." La voce era roca, tesa dal
desiderio.
Mi lasciava fare, scivolai sopra
di lui, e lui dentro di me. Era prepotente per quanto mi voleva, mi
teneva i
fianchi mentre gli danzavo contro e accompagnava il mio ritmo.
Mugolava, si
contorceva e mormorava il mio nome senza fermarsi. E con lui mi
appropriavo
della mia forza di donna, del mio corpo che era vitale che voleva
godere
dell'uomo che amavo per cui avevo lottato tanto.
"My loving care."
Sussurrò non riuscendo a trattenersi. "Sei la mia stessa
vita Laura."
Tremò incapace di
fermare il suo
orgasmo, le sue dita strette nella carne dei miei fianchi, doloranti di
piacere.
"Ti appartengo Laura."
Strinse le labbra, si lasciò andare. Il volto rilassato era
quanto di più bello
avessi desiderato vedere. Sentirlo gemere sotto ai miei colpi era un
dono
prezioso, fino a quando il suo calore umido mi invase e raggiunse un
piacere
intenso che trascinò anche me, mi accompagnò
reggendomi salda a lui.
"Myc, ti appartengo."
Esplosi, mi contorsi sopra il suo inguine caldo. Non c'era nessuna
barriera tra
noi, niente che ci potesse ferire.
E gli crollai al fianco stanca e
appagata, il passato definitivamente sepolto, l'Italia lontana. Mi
afferrò e mi
tenne da farmi male. "Sei la mia donna, non scordarlo mai."
Lo osservai abbandonato al mio
fianco, sudato e accalorato, i capelli scompigliati, il volto
rilassato. Le
labbra addolcite. Lo baciai con troppa foga. "Mycroft Holmes sei l'uomo
giusto per me. Sei l'amore che ho sempre voluto." Lui
ridacchiò, si
schernì. L'uomo della governance era sparito, era soltanto
il mio uomo
innamorato.
"Laura Lorenzi sei la donna
giusta per me, sei l'amore aspettato per anni." Lo assalii tenendolo
stretto stretto al mio corpo.
"Mia selvaggia..."
biascicò
Eravamo belli, nudi, vicini e
liberi dal dolore che avevamo patito entrambi, e colmi di quell'amore
che ci
era stato negato per tanto tempo, e che ci riprendevamo a piene mani.
"Fottettevi tutti."
Mormorai stretta al suo fianco, lui rise e replicò.
"Sì, hai ragione... Che
si
fottano e che crepino di invidia."