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Autore: coopercroft    08/07/2022    0 recensioni
Laura Lorenzi è un giovane dottoressa italiana, arrivata a Londra per specializzarsi in patologa forense. Convive con un doloroso passato che l'ha chiusa in una solitudine forzata.
Quel lavoro, che tanto ha voluto, le fa conoscere un uomo complicato e singolare con cui inizia un rapporto altalenante pieno di luci e ombre: Mycroft Holmes, fratello maggiore del più noto Sherlock.
Quella frequentazione problematica trascina Laura in gioco di potere, di attentati, di omicidi che logorerà entrambi.
Tra discussioni e riavvicinamenti, si ritroverà a combattere con caparbietà per quel sentimento tormentato che li avvolge sempre più strettamente: una "solitudine elettiva" che li porterà ad aprirsi reciprocamente.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Avvertenza :  Ci sono alcune scene di sesso ma trattate in modo adeguato alla coppia che ho portato nel cuore per così tanto tempo

La lettura del capitolo può essere saltata per attendere l'epilogo che uscirà a breve.

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La nostra prima notte di convivenza fu di conoscenza reciproca, solo la familiarità del prepararsi per dormire insieme e indossare i nostri pigiami ci legava sempre di più. Lui così compìto nel suo completo di blu e azzurro e io con una tutina con gli orsetti rossi: poco sexy ma molto comoda.

Sorrideva, mi guardava con gli occhi addolciti.

Zoppicò abbandonando il tutore e le stampelle sulla poltrona della stanza, si infilò sotto alla coperta, mi aspettò appoggiato al cuscino. Lo raggiunsi e mi stiracchiai appoggiando la testa sulla sua spalla. Abbassò le luci sul comodino rilassandosi, socchiuse gli occhi.

"Buona notte Laura." Farfugliò sbadigliando, sapeva che avevo bisogno del mio tempo, mi tenne stretta a sé, finché sentii il suo abbraccio cedere, il respiro rallentare: si era assopito. Mi abbandonai tra le sue braccia in un'intimità che andava oltre al sesso. Quello sarebbe arrivato in seguito, io guarivo le mie ferite al suo fianco e lui le sue. Eravamo noi e tutto il resto non aveva nessun valore. Il suo respiro regolare mi cullava, quella notte dopo tanto tempo dormii senza incubi.

Era tutto così perfetto.

La mattina dopo mi svegliai, lo cercai con lo sguardo. Mycroft si stava vestendo. Era un mattiniero che indugiava poco a letto. "Ben svegliata, Laura. Dormivi così bene che ti ho lasciato continuare."

Lo osservai mentre si stava abbottonando la camicia. Aveva indossato dei calzoni grigi spinati, mi dava di spalle davanti allo specchio che era appoggiato al grande comò. Stava reggendosi in equilibrio con la stampella di lato.

Un brivido impudico mi attraversò il corpo, guardare le sue spalle forti mi infiammava.

Scivolai fuori dal letto e scalza mi avvicinai mentre si stava sistemando i polsini. Lo abbracciai da dietro, lo strinsi dolcemente e allacciai le mani al suo petto. Il calore del corpo calmava la mia voglia e la mia mente in tempesta.

"Che c'è piccola selvaggia? Stai tremando." Strinse le sue mani alle mie e inclinò la testa appoggiandola alla mia fronte. La sua pelle era profumata, respirai tutta la dolcezza che emanava.

"Sai Myc, ti amo così tanto che mi sono accorta di dipendere da te." Gli sussurrai all'orecchio.

"Uhmm e non è un bene questo lo sai." Ci dondolammo godendo di quel legame che diventava sempre più forte.

"Lo so, forse sono troppo immatura per questo amore. La paura di perderti mi tormenta." La mia voce si affievolì nelle ultime parole.

Mycroft si sciolse dall'abbraccio, si portò di fronte a me. "Laura le mie mani sono ancora insicure per le ferite." Le alzò per farmele vedere.

"Stai già molto meglio." Aggiunsi sfregando la fronte sulla sua spalla.

Le osservò con il volto contratto, le unghie stavano ricrescendo, e le ferite si stavano schiarendo.

"Vorrei tanto che fossero sensibili come lo erano prima." Allungò la mano sul mio viso cercando il contatto. Non le controllava ancora bene ma non si perse d'animo, mi accarezzò il volto. "Vorrei percepire ogni parte di te, mi sembra una tortura non sentirti del tutto."

"Col tempo miglioreranno, non avere fretta." Gli risposi baciandogli la guancia, era liscia e sapeva di dopobarba. Si era già rasato.

Rimanemmo al centro della stanza, i nostri corpi vicini. Stese le mani incerte donandomi carezze appassionate e presto avvertii il desiderio aumentare. Le sue dita percorrevano ogni centimetro del mio volto, lo prese fra le mani e lo attirò al suo. Le nostre labbra si incontrarono e fu piacevole sentirlo.

Lo desideravo, ardevo nel volerlo mio.

Il suo bacio fu profondo, attesi la sua intrusione, lo assaporai e fui in lui con la stessa passione esplorando la sua bocca e attirandolo a me per sentire i nostri corpi uniti. Le mani, strette sulla sua nuca, si saziavano del suo calore, il profumo delicato di dopobarba mi inebriò stordendomi. Intrecciai le dita nei corti capelli.

Mycroft fece scivolare le mani sul mio collo, passando all'incavo della gola e soffermandosi per prenderne la misura, scese lungo la spalla scoperta, restituendomi dei brividi lungo tutta la schiena. Ci staccammo con le bocche sazie. Alzò lo sguardo, gli occhi grigi acquietati mi restituivano un'intimità profonda. Erano di una dolcezza disarmante, mi persi senza percepire il tempo e lo spazio.

Mi sentivo pronta, volevo il suo corpo, lo volevo affamata dentro di me.

Sentivo di appartenergli: quel muro che avevamo eretto per proteggere le nostre solitudini, il dolore degli abusi che avevamo subìto, si stava disgregando e andava in mille pezzi. Sapevo che soffriva per le torture che lo avevano allontanato da me, ero consapevole della sua difficoltà a raggiungere una virilità convincente.

Mi sarei frenata aspettando la sua voglia, non volevo forzarlo.

Capì il mio disagio, mi sorrise e i suoi occhi mi confermarono la sua decisione.

"Laura, va tutto bene, se lo vuoi io ci sono." Sussurrò appoggiando le labbra sul mio collo, la sua bocca calda era una sensazione meravigliosa, lo presi per mano e lo accompagnai al letto.

Mi sentivo pronta ad amarlo, e anche lui lo era. Quell'uomo che avevo voluto così tanto, tremava di desiderio, di dolore, di passione, nella consapevolezza di avere davanti una persona ferita.

"Sei sicura?" Mi chiese con un filo di voce. "Perché possiamo aspettare."

"Ti amo, non ho paura Myc, ho fiducia in te."

Annuii orgoglioso della mia concessione. "Mi fermerò se non vorrai."

"Lo so, è per questo che ti ho scelto." Lo presi per mano e lo portai sul bordo del letto.

Ci sedemmo e ci accarezzammo esplorando i nostri corpi che reclamavano attenzione reciproca. La sua camicia bianca era seta scivolosa tra le mie dita, la sfilai con lentezza, una inutile difesa che il mio desiderio di toccarlo, di sentirlo reclamava spudorata. Il suo petto accaldato era liscio e tonico, gli baciai il collo stuzzicando la sua pelle.

Un gesto delicato, misurato e la maglietta del pigiama scivolò sul pavimento.

"Allora c'era il reggiseno di pizzo!" Mormorò affannato.

Lo slacciò mentre un bacio profondo ci univa. Avvicinò tremante le mani sui miei seni accarezzandoli e misurando la sua voglia che aumentava.

Quel contatto mi fece trasalire. Affondò il viso nell'incavo, dove la sua bocca calda e la sua lingua fremente non mi davano tregua. Respirai il suo profumo e trattenni il capo annodandolo con le mani.

"Oh Myc...!" Con maestria sfilò l'ultimo residuo di salvezza al nostro desiderio impellente: rimasi nuda e provocante davanti ai suoi occhi.

"Sei bellissima, Laura." Balbettò ammirato, le mani che percorrevano i miei fianchi le sentivo bruciare di lussuria

Ero stretta al suo corpo, la stoffa dei pantaloni che premeva sulla mia coscia, la sua voglia prepotente era completa. La sicurezza che maturava il suo corpo e la sua mente seppellivano per sempre i ricordi delle torture che aveva patito.

Eravamo affamati di baci e impazienti, gli sfilai la cintura e si liberò dei calzoni, quando vidi i boxer sorrisi.

"Allora li hai indossati? Molto carini gli orsetti grigi."

Ridacchiò malizioso e mi accarezzò la guancia.

"Te l'avevo promesso, hai detto che me li avresti strappati." Arrossì fino alle orecchie, era teso come lo ero io.

"E lo farò." Mi sfregai con la coscia ai boxer tesi, gemette avvinghiandomi a sé.

Il mio seno, appoggiato al suo petto, assorbiva il calore prosciugando ogni residua resistenza. Lui trasalì eccitato.

Lo desiderai da non riuscire a respirare. Mi calmò, rallentò le carezze, i suoi baci divennero delicati, le mani affondate nei capelli.

"Piano Laura, prenditi il tempo necessario, sono al tuo fianco, non scordarlo." Sigillò la sua promessa con un piccolo bacio sul collo.

"Ti voglio, Mycroft. Sono sicura di questo."

Infilai le dita nell'elastico dei boxer e lo liberai da quell'ultima costrizione. Lui boccheggiò quando toccai la sua voglia turgida e intima. Iniziammo un gioco di carezze e di conoscenza reciproca, mentre i nostri corpi svelavano tutta la nostra voglia spasmodica di appartenerci e di svelarci per quello che eravamo: innamorati e liberi.

Le nostre mani frenetiche erano nelle pieghe più nascoste della nostra pelle accalorata.

Mycroft mi stuzzicava con carezze intime in quella parte del mio corpo che era stata violata senza alcun rispetto. Era attento ai miei spasimi, si fermava se mi contraevo, aspettava che mi rilassassi, preparava la mia voglia al suo ingresso. Le sue cure erano dolci, si fermò e lasciò la mia bocca per scendere con lentezza lungo il mio ventre contratto, mentre la sua lingua calda mi restituiva brividi di piacere intensi. Baciò le cicatrici che erano rimaste, cancellando ogni residuo dolore.

"Nessuno ti farà più del male, my loving care. Te lo prometto."

Il mio corpo era teso e lui scese sempre di più fino a quando la sua lingua mi assaggiò avida in un gioco profondo che fu incontrollabile e disperatamente appagante.

Mi infiammava pieno di attenzioni quell'uomo che tutti credevano di ghiaccio.

Scivolò sopra di me, le mie gambe erano tese nello spasimo, la schiena inarcata. Mi guardò dolcemente, dondolò il corpo e lo desiderai impudica e vogliosa adorando la sua virilità maschile, pronta per me.

"Ti amo, Laura."

Mycroft intrecciò le dita delle mani alle mie, le portò appena sopra alle mie spalle. Le strinsi con forza, mentre attraverso i suoi occhi addolciti leggevo tutta la fiducia e l'abbandono che gli accordavo nel vederlo disteso sopra di me. Non c'era niente in quello sguardo e in quella posizione della violenza che mi aveva confinato in un inferno per anni e che ora lui mi aiutava a superare.

Lo attesi e lui fu in me.

Sussultai, la sua dura intrusione mi riempiva ma senza dolore, si fermò un solo attimo, attento alla mia reazione.

"Sì, Myc." Gli rimandai ansimando e godendo del suo corpo. I miei muscoli si strinsero e gli restituii un piacere forte che stentava anche lui a reggere.

Arrivò in profondità, con lentezza. Bisbigliai il suo nome più volte mentre mi catturava le labbra con baci languidi, mi inarcavo accompagnando le sue spinte, quel piacere così intimo invase ogni parte del mio corpo. Una eccitazione che non avevo mai conosciuto. Rallentò, mi diede tempo, mi baciò le labbra e giù fino al collo, respirò la mia pelle e quando mi sentì sicura, riprese le sue spinte che si fecero più veloci.

Strinsi le gambe attorno alla sua schiena.

Mycroft si contorse bloccato dalla mia forza.

Lasciai il calore delle sue mani e con le dita scivolai, incapace di trattenermi, sulle sue natiche contratte graffiandolo: reclamavo il suo vigore forte e duro. Aumentò il ritmo avvertendo la mia sicurezza, i nostri corpi si toccavano in una danza di spinte che mi resero così sensibile che il mio corpo rispondeva solo a lui. La sua pressione si fece secca e incontrollabile.

"Mycroft, ti amo." Mormorai al pulsare frenetico dei suoi glutei, consegnandogli il mio corpo sensibile e arrivando all'apice insaziabile nel tenerlo dentro di me.

Il calore e le strette del mio inguine furono così intense che lo spinsero al limite.

"Laura, non resisto...io." Gli occhi addolciti si legarono ai miei, le spinte forti e costanti divennero lente, le sue gambe contratte si rilassarono: lasciò il controllo.

Annaspò e gemette, un calore caldo e umido mi inchiodò al suo orgasmo.

"Laura, mia Laura ..." Biascicò stringendo la mascella sudato e tremante. Lo lasciai libero e lui si abbandonò sopra al mio corpo e delicato scivolò sul fianco. Ci abbracciammo nudi e appagati, testimoni della bellezza della nostra unione, dei nostri corpi pieni di amore e conoscenza.

E non smetteva di osservarmi e accarezzarmi.

"Stai bene my loving care?"

"Sto bene, Mycroft, mai stata meglio." Volavo in alto toccando il cielo ed era bellissimo vederlo innamorato e confuso.

"Laura ho avuto paura di forzarti." Singhiozzò con gli occhi lucidi.

"O smettila, non ho provato nulla di più bello, ora so che il sesso completa l'amore." Lo assalii di baci, per tranquillizzarlo. Non ero più la ragazza chiusa e solitaria che era arrivata dall'Italia piena di problemi.

Ora c'era lui.

Lui, che misurava ogni mio gesto colmo di attenzioni. Iniziai ad accarezzarlo spingendomi oltre e mi lasciò fare.

Scesi con la mano sul suo inguine liscio, e toccai la sua intimità con una consapevolezza del corpo maschile che spesso mi ero negata, non si ritrasse, si concedeva alla mia curiosità.

"Ti amo, piccola dottoressa operosa." Mi sussurrò all'orecchio ansimando. "Mi piace sentirti appagata e sicura di te."

"Allora non sai quello che ti succederà tra poco."

Mi guardò incuriosito, mentre le mie carezze si fecero più intime, ora il mio corpo di donna era libero da lacci e da paure represse per anni.

"Vuoi che continui, my british lovely man?"

Annuì muovendo il capo senza staccare gli occhi dai miei, la bocca aperta per lo stupore.

Ero io al comando, si lasciò andare alla mia voglia, il suo respiro aumentò affannato mentre lo toccavo lussuriosa, lo provocavo e il corpo rispondeva smanioso agli stimoli.

"Per fortuna che il dottor Green aveva detto che non eri sessualmente attivo! Dio come si sbagliava." Ridacchiai mentre si eccitava sempre di più.

"Un emerito imbecille, Laura. Anche se è un mio amico." La voce era roca, tesa dal desiderio.

Mi lasciava fare, scivolai sopra di lui, e lui dentro di me. Era prepotente per quanto mi voleva, mi teneva i fianchi mentre gli danzavo contro e accompagnava il mio ritmo. Mugolava, si contorceva e mormorava il mio nome senza fermarsi. E con lui mi appropriavo della mia forza di donna, del mio corpo che era vitale che voleva godere dell'uomo che amavo per cui avevo lottato tanto.

"My loving care." Sussurrò non riuscendo a trattenersi. "Sei la mia stessa vita Laura."

Tremò incapace di fermare il suo orgasmo, le sue dita strette nella carne dei miei fianchi, doloranti di piacere.

"Ti appartengo Laura." Strinse le labbra, si lasciò andare. Il volto rilassato era quanto di più bello avessi desiderato vedere. Sentirlo gemere sotto ai miei colpi era un dono prezioso, fino a quando il suo calore umido mi invase e raggiunse un piacere intenso che trascinò anche me, mi accompagnò reggendomi salda a lui.

"Myc, ti appartengo." Esplosi, mi contorsi sopra il suo inguine caldo. Non c'era nessuna barriera tra noi, niente che ci potesse ferire.

E gli crollai al fianco stanca e appagata, il passato definitivamente sepolto, l'Italia lontana. Mi afferrò e mi tenne da farmi male. "Sei la mia donna, non scordarlo mai."

Lo osservai abbandonato al mio fianco, sudato e accalorato, i capelli scompigliati, il volto rilassato. Le labbra addolcite. Lo baciai con troppa foga. "Mycroft Holmes sei l'uomo giusto per me. Sei l'amore che ho sempre voluto." Lui ridacchiò, si schernì. L'uomo della governance era sparito, era soltanto il mio uomo innamorato.

"Laura Lorenzi sei la donna giusta per me, sei l'amore aspettato per anni." Lo assalii tenendolo stretto stretto al mio corpo.

"Mia selvaggia..." biascicò

Eravamo belli, nudi, vicini e liberi dal dolore che avevamo patito entrambi, e colmi di quell'amore che ci era stato negato per tanto tempo, e che ci riprendevamo a piene mani.

"Fottettevi tutti." Mormorai stretta al suo fianco, lui rise e replicò.

"Sì, hai ragione... Che si fottano e che crepino di invidia."

 

   
 
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