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Autore: Redclipse    08/07/2022    0 recensioni
In questo mondo nulla é come molti ricordano, questa è una Terra che ospita figure ben diverse dalle più conosciute. Nessun nobile Sayan leggendario è a protezione di questo mondo, né i suoi piú fidati compagni. Ciò che rimane di a noi familiare sono soltanto i pianeti e le sfere del drago. Molte altre leggi dell'universo prima ignote o inspiegate emergeranno, così come nuovi eroi, ambizioni, e di conseguenza... minacce.
{Questa storia si ispira parzialmente a vicende realmente svolte anni addietro su un GDR by chat. É in parte riadattamento, in parte citazione e tributo, con l'obiettivo tuttavia di deviare volutamente dalla storia da cui questa trama é ispirata, focalizzandosi solo su alcuni dei suoi personaggi.}
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Una nuova alba destò nuovamente Il ritmo di vita frenetico della supertecnologica West City, una Metropoli il cui stile architettonico miscelava in modo uniforme comuni grattacieli con abitazioni dalle strane forme a cupola. In particolare rilievo dal punto di vista strutturale e sociale, la Capsule Corporation si ergeva ormai da anni a struttura simbolica di quella città. L’ampio edificio anch’esso di forma circolare manifestava una vistosa colorazione gialla presso gran parte della cupola, fatta eccezione per una piccola area circolare sul tetto, tinta invece di un bianco opaco, mentre parte della copertura esterna ospitava un gran numero di finestre divise tra i vari piani della struttura. 

Le porte automatiche della Capsule Corporation si aprirono, liberando la strada ad una figura snella che a passo lento attraversò l’atrio fermandosi davanti la scrivania della Reception, dove un impiegato anziano si aggiustò gli occhiali prima di volgere lo sguardo al fattorino appena sopraggiunto «Ah, finalmente le parti di ricambio dal magazzino! Tu devi essere il nuovo arrivato, Arthur, giusto?» domandò sorridente in direzione del ragazzo, vestito con una tipica divisa da consegne ed una spilla dell’azienda, costituita da due “C” l’una all’interno dell’altra, fissata sul petto di una camicia bianca «S-si, sono io» mormorò il giovane guardandosi attorno, ancora impressionato dallo stile di quell’edificio. 

Le braccia apparentemente esili di Arthur si tirarono su, sollevando con vigore un pacco delle dimensioni di un busto «Qui dovrebbe esserci il materiale che hanno richiesto» il vecchietto lo osservò incuriosito «Soltanto un reattore? Mi aspettavo arrivassero tutti e quattro...» il ragazzo annuì sorridendo «Infatti, sono tutti qui nello stesso pacco!» nel dire ciò tese le braccia posando lo scatolone sopra il ripiano in legno massiccio che subito iniziò a scricchiolare rumorosamente, facendo impallidire l’anziano, mentre Arthur si limitò a compilare rapidamente un foglio lì accanto «Ecco a voi, spero che la prossima volta vi facciano arrivare anche una scrivania migliore» aggiunse ironico prima di congedarsi con garbo e ritornare verso l’uscio, dove poco dopo le porte automatiche si richiusero alle sue spalle. 

L’anziano della reception si grattò la nuca e osservò in silenzio il ripiano appena deformato della scrivania «...ma era nuova.» 

 

Una volta attraversato lo spiazzo frontale dell’edificio, Arthur riprese un passo spedito lungo la strada, dirigendosi lungo un percorso indicato da un piccolo palmare di marchio aziendale e passando nel mentre di fronte a diversi negozi e ristoranti «Cavoli che fame, non vedo l’ora che arrivi la pausa pranzo...» mormorò mentre i suoi occhi venivano tentati dalle innumerevoli insegne dei locali, il tutto supportato dagli odori di cibo che flirtavano spudoratamente con il suo olfatto. 

Immerso nei suoi pensieri, il ragazzo cominciò a superare diversi passanti che nel mentre percorrevano la direzione opposta sul medesimo marciapiede, tra i quali una fugace figura femminile dai lunghi capelli bruni. Dopo alcuni secondi, per un breve attimo la sua mente ebbe un flash ed il giovane si bloccò sul posto, voltandosi indietro come pervaso da uno strano brivido, senza che però i suoi occhi scorgessero nulla di a lui familiare. 

 


Un vento intenso fomentò le onde del mare che circondava l’isola delle tartarughe, ma le condizioni meteorologiche ben più instabili rispetto al continente parvero non intaccare minimamente gli eventi in corso sulla riva. Le impronte di Faun si diffusero rapide sotto i passi del ragazzo, che in corsa era intento a sferrare una serie di pugni in direzione di Joseph, simulando un vero e proprio incontro di arti marziali. L’altro allievo, nel mentre, sembrò adottare una tattica molto più difensiva e paziente nei confronti dell’amico, indietreggiando a passi misurati per non permettere all’altro di trovarlo scoperto «Sei un po’ troppo irruento!» sogghignò Joseph, mettendo l’altro alla prova. 

Faun, sebbene più minuto di stazza, mostrò tuttavia una destrezza e stamina non da meno dell’altro allievo, inseguendo gli spostamenti dell’amico per tentare di non dargli spazio di azione, continuando a sferrare una serie alterna di dritti e rovesci che tuttavia l’altro continuò ad evadere con diversi scatti indietro «E anche ripetitivo, stai diventando prevedibile!» giunse un altro fugace scherno da parte di Joseph mentre quest’ultimo evitava l’ennesima serie di attacchi. 

Alla provocazione dell’amico, Faun sorrise «Davvero?» di colpo l’attaccante spezzò la combo ed in mezzo a quella serie di pugni fece un rapido movimento dell’anca che preannunciò di poco l’arrivo di una spazzata rasoterra di gamba destra compiendo un rapido moto orario del corpo «E ora?» Faun ribatté rapido con tono sfacciato. 

Nonostante la stazza, Joseph riuscì per un soffio a portare indietro le caviglie ed evitare quel cambio di attacco, dovendo però tuttavia alterare il proprio ritmo di schivata, dando così all’altro la motivazione per slanciarsi in avanti con una spinta maggiore delle precedenti per recuperare la distanza ed approfittare del momento di sbilanciamento dell’amico. 

Un veloce destro da parte di Faun avanzò rapido in direzione del volto scoperto di Joseph, bloccandosi tuttavia a pochi centimetri dal suo viso sotto stupore dello stesso Faun «Eh?» perplesso osservò la mano sinistra imponente dell’amico che semplicemente tenendogli ferma la testa riuscì a tenerlo a distanza, impedendogli dal portare a termine il colpo in una scena quasi comica ed imbarazzante «Ma così non vale!» 

L’anziano maestro uscì a passo calmo dalla casetta in legno appena in tempo per vedere Joseph afferrare Faun per il braccio teso e con una rapida presa lanciarlo in acqua come un sacco di patate, non suscitando alcuna particolare impressione negli occhi del maestro «Per qualche strano motivo, riuscite sempre a trasformare uno scontro di arti marziali in una rissa tra trogloditi...» sospirò guardando prima Faun emergere dall’acqua e ritornare fradicio a riva «Faun, sarai anche stato il primo studente a metter piede sull’isola, ma trascurare troppo gli allenamenti porta il tuo corpo a rammollirsi. Non puoi estendere troppo a lungo uno scontro se non hai la resistenza per sostenerlo, né tantomeno la tempra per resistere alle provocazioni del tuo avversario. Un solo errore può farti perdere ogni vantaggio in combattimento» lo ammonì conciso, severo ma calmo in quelle parole. 

Il vecchio spostò poi l’attenzione sull’altro «Joseph, provocare un avversario può avere il suo uso per costringerlo ad esporsi, ma non farti prendere dalla sicurezza, devi migliorare di molto i tuoi movimenti e la tua postura. Non potrai sempre improvvisare per ribaltare uno scontro. Tienilo a mente.» affermò in fine per correggere anche il secondo allievo. 

Joseph annuì «Certo maestro» e chinò rapidamente il capo in cenno rispettoso, mentre poco distante Faun si trascinò fradicio accanto a lui con movenze tutt’altro che decorose «Riguardo alla lezione di ieri... cos’è che voleva mostrarci adesso? Poteri spiritici?» 

*BONK!* il bastone di legno del maestro fraternizzò ancora una volta con la zucca di Faun «”Energia spirituale”. Se leggessi meno riviste di scolarette saresti più attento!» Faun si massaggiò la fronte dolente «Ma da dove la tira fuori quell’arma ogni volta?!?» 

 

L’esile figura del maestro avanzò lentamente presso la riva fin dove le onde arrivavano a sfiorare appena la sabbia «Il Ki, l’energia che scorre in tutto ciò che vive, rappresenta una forza ben più complessa della pura forza fisica, una perfetta simbiosi tra corpo e mente. Soltanto coloro che riescono a padroneggiare questa energia possono comprendere il loro vero potenziale»  

I due allievi ascoltarono attentamente la spiegazione, restando in silenzio mentre osservarono il maestro chiudere gli occhi e sollevare il palmo della mano destra, si poté notare una lieve trazione muscolare del polso come unico indizio a preannunciare ciò che accadde poco dopo: dal nulla, a pochi millimetri sopra la sua mano, una piccola luce azzurra fluttuante iniziò a prendere forma, suscitando maggior stupore nello sguardo degli allievi «...che figata» mormorarono entrambi sottovoce all’unisono. 

Pochi secondi bastarono al maestro come dimostrazione di ciò che ben presto i suoi allievi avrebbero dovuto ripetere come parte fondamentale del loro addestramento, lasciò quindi svanire quella piccola sfera luminescente e riaprì gli occhi, fissando i due giovani studenti «Coraggio, concentratevi e provate anche voi, fate fluire la vostra energia tra le mani fino a manifestarla all'esterno» i due sussultarono un attimo a quella richiesta, ma dopo essersi scambiati uno sguardo collaborativo annuirono, sedendosi sulla spiaggia in posa di meditazione e provando a seguire l’esempio del loro maestro, facendo appello alla calma e alla disciplina. 

Passò qualche minuto, Faun sembrò faticare a trattenere l’entusiasmo e la fretta di vedere risultati da parte sua o dell’amico lì di fianco, al quale rivolse la rapida domanda «Ci sei riuscito?» «No» tornando poi in silenzio a gambe incrociate e mantenendo i palmi delle mani distesi verso l’alto. 

Trascorse un altro minuto «Ci sei riuscito?» «No».  

- Un’ora dopo - 

«Ci sei riuscito?» «No» Le facce di Joseph e Faun faticarono sempre di più a mantenere un'espressione decisa, palesemente seccati dalla totale assenza di progressi «Altro fiasco?» «No.... volevo dire sì!» «Cioè ci sei riuscito?» «No!» i due sospirarono con rassegnazione. 

Faun prese a rimuginare sulle parole del maestro «Manifestare l’energia all’esterno...» mormorò incerto, mentre Joseph mantenne gli occhi chiusi seppur ascoltando l’amico «Se pensi di scoreggiare sappi che il maestro potrebbe usare il bastone in modo improprio» «Spiritoso...» 

A non troppa distanza dai suoi allievi, l’anziano maestro, che fino a quel momento era rimasto in silente meditazione, volse lentamente l’attenzione verso gli allievi non appena sentì il disappunto di Faun crescere, seguito dal suo mormorare rassegnato «Ancora non mi è chiaro lo scopo di tutto questo, se anche seguissi alla lettera questo allenamento e riuscissi a “risvegliare questa nuova forma di energia “...a cosa può servire riuscire a creare luce dalle mani? Salvare il mondo dalle bollette?» il maestro sorrise senza scomporsi, alzandosi lento e pacato dalla propria postura meditativa per assumere una postura a gambe divaricate, volgendo il fianco destro indietro, mentre Faun continuò sfiduciato «Peraltro allenandosi per anni... solo per arrivare a imitare il bagliore di una lampadina» intanto il maestro congiunse le mani portandole verso il fianco destro e dai suoi palmi emerse nuova luce, che stavolta continuò a crescere e vorticare nel punto a metà strada tra i due palmi, facendo sì che il richiamo di quella forza fosse accompagnato da una serie di sussulti vocalizzati come una specie di rituale.  

«Ka...me» la voce bassa ma intensa dell’uomo accompagnò ogni sua movenza, mentre il globo luminoso continuava ad espandersi «ha...me» Faun e Joseph si bloccarono dal loro apparente tentativo di meditazione, osservando quel bagliore che intanto si era espanso fino ad occupare interamente lo spazio tra i palmi del maestro, il cui sguardo divenne a quel punto serio, mentre il suo petto inspirò ancora. 

«HAAAAAAAA!!!» un poderoso Kiai dell'anziano accompagnò il movimento finale del corpo, che ruotando in senso antiorario diede modo di distendere totalmente le braccia unite in avanti a palmi aperti in direzione del mare. Da quello che prima era un globo di luce delle dimensioni di un pallone, si proiettò in avanti un immenso raggio, risuonante come una cannonata e violento come un’onda di mare in tempesta, che in direzione dell’oceano creò un solco sulla superficie dell’acqua che si estese per una distanza forse dieci volte superiore alle dimensioni della loro isola. 

Tutto il paesaggio attorno ai tre presenti fu illuminato da quel raggio di energia, che solo dopo diversi secondi si dissolse gradualmente sopra il mare, mentre il solo spostamento d’aria generato dal contraccolpo di quella tecnica aveva scompigliato i capelli dei due allievi, immobili e pallidi ad osservare la scena con le pupille completamente dilatate. 

Il maestro tornò nella sua solita postura rilassata e andò a raccogliere il bastone dove poco prima era seduto, volgendo poi un breve sguardo pacato e sorridente ai suoi due studenti «Se volete che gli sforzi abbiano successo, assicuratevi di aver prima temprato abbastanza sia il corpo che la mente» curvò la schiena in avanti facendo perno sul bastone «Altrimenti rischierete che la lampadina si folgori» e si allontanò verso la casetta al centro dell’isola, ridacchiando allegro. 

I giovani allievi rimasero in silenzio ad osservare il maestro allontanarsi, interrompendo quell’attimo con soltanto un breve commento di Faun «Credo di essere di nuovo fradicio...» 

   
 
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