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Autore: Nerve    11/07/2022    8 recensioni
Siamo davvero pronti per un futuro fatto di smart working?
Io l'ho domandato a Fenice64 e Baudelaire...
Genere: Parodia, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ci piace dare alle persone la libertà di lavorare dove vogliono, al sicuro e nella consapevolezza di avere l’impulso e la competenza per esibirsi in modo eccellente, sia che siano alla scrivania o in cucina.”
(Richard Branson, Fondatore e presidente di Virgin)
 
 
 Questi due ultimi anni ci hanno posto di fronte a qualcosa che pensavano relegato in un remoto passato e di non doverlo mai vivere sulla nostra pelle, noi gente del terzo millennio, creando, di fatto, con la Pandemia, situazioni al limite, alle quali si è cercato di ovviare, soprattutto, nell’affrontare il quotidiano e, in particolare, il mondo del lavoro.
Ci siamo inventati il lavoro agile, o per dirla all’inglese, lo smart working; una tipologia di lavoro che lascia ampi spazi di manovra al soggetto che lo deve attuare e che, se non sta attento, potrebbe perdere leggermente la rotta e lasciarsi andare, vagando con la mente, dato che nessuno lo controlla. Proprio come è accaduto al protagonista di questa poesia, il quale ha trasformato il suo “smart working” in “work smarting” con un abile gioco di parole a suo uso e consumo. (Fenice64)


 
WORK SMARTING

Sono rimasto a Milano
per un altro weekend
proprio come un anziano:
non inseguo più trend.

Trasgredisco le regole del buonsenso,
non sto bene se non ti vedo,
non sto bene se poi ti penso.

Nel work smarting sei affogato
Gentiluomo incravattato
Non sei sexy, non sei trendy
Era meglio essere un dandy!

Solo, a corto di parole,
sono a corto di persone,
non facevo le "alte scuole"
non "gestisco situazione".

Ramingo, solitario
Perduto, senza orario
Nella steppa vaga il lupo
Ti facevo un po' più astuto!

Percepisco pillole di stipendio,
fino al prossimo mese,
fino al prossimo incendio

di foreste che sanno di mare,
o vestiti di " vecchie signore".
Una visione ogni tanto mi appare:
rosse valchirie vestite da suore
inseguono porci da accarezzare.

Ogni mese una condanna
Con la vista che si appanna
Crescon forti le visioni
Di chimere ed oppressioni.

Le catene puoi spezzare
E le ali tue spiegare
Dolce lupo della steppa
Di sogni la valigia zeppa.

Come un biscotto con dentro il liquore,
dormo ubriaco in un contenitore.

Dal mio alcolico sonno
mi sveglio di soprassalto,
scoprendo fosse solo un brutto sogno
che però mi fa spiccare un salto.

Ripiombo così nella quotidiana realtà
mentre vedo la mia amata città
con ogni fibra continuare a vibrare con voluttà.



RINGRAZIO TANTISSIMO FENICE64 E BAUDELAIRE PER AVERE CREATO INSIEME A ME QUESTA "SITUAZIONE"  
 
   
 
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