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Autore: Rjsecretful    13/07/2022    1 recensioni
E se il pozzo non si riattivasse? Anche qui ci poniamo tale domanda, immaginando un finale alternativo, che tuttavia riserva a Kagome delle sorprese. È pieno di tristezza, ma anche della grande forza dell'amore.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano passati tre anni da quel giorno, un giorno che era stato intenso per Kagome, un giorno che l'aveva segnata per sempre, lasciandole un'impronta incancellabile. Quello stesso giorno, lei, insieme a Inuyasha, aveva adempiuto alla propria missione nell'Epoca Sengoku, facendo sì che la Sfera dei Quattro Spiriti cessasse di esistere e rompendo così il circolo vizioso che aveva creato sventura a tutti coloro che avevano bramato il mistico gioiello. Tutto ciò era accaduto in una dimensione buia, nella quale lei si era trovata completamente sola e in preda alla disperazione, finché non era giunto a salvarla il mezzo demone, infondendole coraggio e trovando insieme la maniera di sconfiggere il buio che li avvolgeva. In quello stesso momento in cui si erano ritrovati, si erano scambiati un bacio. Quel bacio aveva dato a entrambi forza e aveva unito i loro cuori. Ma, nonostante questo, quando Inuyasha era riuscito a riportare la ragazza dalla sua famiglia, nell'era moderna, il pozzo che collegava le loro epoche si era, improvvisamente, disattivato. Da quel giorno, Kagome non lo aveva più attraversato, e non aveva più rivisto la persona a cui aveva dato il proprio cuore, e che a sua volta le aveva donato il suo, la persona con cui aveva vissuto tante avventure, piene di pericoli, ma anche di momenti meravigliosi passati insieme a essa. 

Kagome, ogni giorno trascorso in quei tre anni, non aveva mai smesso di visitare, di tanto in tanto, il pozzo tramite il cui, per mesi, aveva viaggiato nel tempo, né aveva smesso di pensare a Inuyasha. Una parte di lei continuava a credere, e sperare, che il passaggio si sarebbe riattivato, e avrebbe potuto rivedere il ragazzo cane. Ma, per quanto lei potesse desiderarlo, tale cosa non accadeva. Ogni volta che lei andava ad affacciarsi nel pozzo, vedeva solo il buio e nulla più. Anche dopo tre anni, quando Kagome aveva ormai finito il liceo e si era diplomata, il pozzo rimase inattivo. Ormai quel pozzo non era altro che una semplice reliquia del passato, esattamente quello che era prima che quel demone dall'aspetto di millepiedi lo sfondasse e trascinasse giù la ragazza, portandola indietro nel tempo. 

La neodiplomata, malgrado tutta la tristezza che provasse, in quegli anni aveva fatto tutto il possibile per andare avanti, lasciando le porte aperte ad ogni possibilità, a qualsiasi accadimento. Aveva sempre cercato di farsi forza e continuare a vivere, tornando ad essere una semplice studentessa e vivendo la sua vita quotidiana. Aveva persino valutato l'idea di provare a dimenticare quanto aveva vissuto, di abbandonare anche i suoi pensieri e i suoi sentimenti per Inuyasha, tentando di uscire con Hojo, che aveva sempre avuto una cotta per lei. Eppure, anche se lei ci provava con tutta la sua buona fede e sforzandosi con tutta sé stessa, non avrebbe mai potuto dimenticare. Il suo cuore era rimasto nell'Epoca Sengoku, i suoi pensieri volavano sempre verso Inuyasha. Era inutile mentire a sé stessa, perché anche i sogni parlavano chiaro. In essi, il mezzo demone appariva sempre. Kagome non ricordava mai cosa sognava, ma sapeva che erano dei sogni dolci, sogni di felicità insieme al suo amato. 

In uno dei giorni che seguirono la consegna del diploma, lei si trovava proprio lì, nel luogo dove tutto aveva avuto inizio, e stava guardando quel piccolo abisso, sperando, per l'ennesima volta, che il passaggio si riattivasse. Restò lì per una lunga ora, ma non successe niente. Il pozzo non diede segni di vita, neanche una scintilla. La ragazza era quasi tentata di inginocchiarsi e pregarlo, tra singhiozzi e lacrime, di riattivarsi. Però non lo fece, sarebbe stato inutile. Qualunque cosa avesse fatto, il pozzo non si era mai riattivato, neanche quando lei aveva provato a supplicarlo. Alcune volte si era, segretamente, calata in fondo, illudendosi che in questo modo sarebbe successo qualcosa. Niente da fare! Non succedeva nulla, era quasi come se nulla fosse mai accaduto, era come se quel viaggio nel passato fosse stato solo un sogno. Perciò Kagome restò a guardare senza fare niente. 
“Ehi, Kagome!” 
Improvvisamente, la ragazza udì alle spalle la voce della madre e si voltò. 
“Scusami se ti disturbo, ma faresti meglio a sbrigarti. Altrimenti tarderai per il teatro.” disse mamma Higurashi. 
“Va bene, mi sbrigo subito. Arrivo.” disse Kagome. 

Già, quel pomeriggio avrebbe dovuto prepararsi per recitare in uno spettacolo teatrale. Nei tempi del liceo, la studentessa si era iscritta nel club di teatro della scuola, e quello stesso spettacolo era un evento occasionale per celebrare la fine dell'anno scolastico, e per Kagome era anche un modo per celebrare il suo diploma. Fra tutte le attività extrascolastiche, il teatro era stata quella che più l'aveva attratta, anche se non sapeva spiegarsi il perché. Probabilmente perché recitare era un modo per vivere in pieno un sogno, e il sogno era tutto ciò che a Kagome era rimasto, per poter continuare a sentire vicino Inuyasha. Perché era ormai solo attraverso i sogni che lei poteva incontrarlo, e recitare era un modo per vivere quei sogni anche da sveglia. 

La trama dello spettacolo avrebbe raccontato una delle tante avventure di Zorro, il prode giustiziere mascherato, vestito di abiti neri, che proteggeva la gente dai funzionari corrotti e dai criminali. La storia che sarebbe stata messa in scena sarebbe stata incentrata sulla storia d'amore tra Zorro e Lolita Pulido, che sarebbe stata interpretata da Kagome stessa. 

Nel pieno del pomeriggio, gli attori fecero gli ultimi preparativi, ripassando bene le scene e le battute dall'inizio alla fine, finché calò la sera. La sala teatrale della scuola si riempì di spettatori mentre, dietro le quinte, ognuno indossava i costumi del proprio personaggio. A interpretare Zorro, alias Don Diego de la Vega, era proprio Hojo, lo stesso ragazzo che, da sempre, ci provava con Kagome, fino a un anno fa. Alla fine il compagno di scuola aveva ceduto e non aveva più chiesto alla ragazza di prendere appuntamenti insieme. Anche se era una persona lenta di comprendonio, tuttavia era infine riuscito a capire che la giovane Higurashi non avrebbe mai potuto ricambiarlo. Ma quella stessa sera, con lo spettacolo in vista, Hojo sembrava lo stesso di sempre: interagì con Kagome parlandole da semplice collega, ma col suo solito sorriso solare. 

Arrivò l'ora di apertura del sipario e venne fatta la presentazione della trama, sicché la recita cominciò. Il primo atto si aprì con una scena in cui un uomo misterioso, il cui volto fu nascosto appositamente dall'ombra, bramava di uccidere una nobile famiglia, il cui padre gli si era opposto, decidendo di dimettersi dai suoi loschi affari, temendo che egli avrebbe potuto sporgere denuncia per tali affari. Successivamente il sipario si aprì su un'altra scena, dove venne mostrata Lolita Pulido insieme al padre e alla madre. I personaggi erano di ritorno a Los Angeles da un viaggio. Mentre la famiglia viveva serenamente il proprio rientro, improvvisamente venne attaccata da un gruppo di briganti, intenti a saccheggiare. In quello stesso momento intervenne Zorro che fermò il massacro ed eliminò i fuorilegge. Quella fu la scena che segnò l'inizio dell'intensa storia fra la nobildonna e il giustiziere. Infatti Kagome/Lolita inseguì l'eroe mascherato, pregandolo di fermarsi un momento, prima che lui potesse allontanarsi (in teoria, cavalcando il suo destriero). 
“Aspettate!” disse Kagome/Lolita, inducendo l'uomo a fermarsi in ascolto. 
“Ecco... Perdonatemi... Ma voi chi siete?” continuò lei. 
L'uomo mascherato restò un momento in silenzio, ma dopo rigirò i tacchi e si avvicinò alla donzella, prendendole delicatamente la mano, con l'intenzione di baciargliela. 
“Io sono la giustizia, mi señorita.” disse l'eroe. “È un grande onore per me che apprezziate il gesto che ho compiuto per voi e la vostra famiglia. Mi auguro che adesso siate sani e salvi e non corriate altri pericoli.” così concluse e diede il bacio alla mano di Lolita. In seguito riprese il suo cammino e si allontanò. 
Oltre che dell'amore tra il giustiziere e la bella ragazza, quello fu anche l'inizio di tutti gli eventi che furono implicati dall'intervento di Zorro, che scatenò l'ira del losco uomo, il quale si decise a catturare il giustiziere per ucciderlo e portare a compimento il suo obbiettivo. La storia continuò fra le indagini di Zorro sugli affari sporchi di quell'uomo e le conoscenze che il suo alterego, Don Diego, fece di Lolita, sviluppando per lei sentimenti che divennero irrefrenabili e contrastanti con i suoi obblighi dovuti alla propria identità segreta. Indagando, Diego, secondo il copione, doveva arrivare a comprendere che nelle trame dell'uomo misterioso era stato coinvolto il padre di Lolita, sebbene nemmeno il padre sapeva spiegarsi la ragione, dal momento che la stessa famiglia della fanciulla subiva spesso aggressioni, contro le quali Zorro era sempre pronto a intervenire e salvarla. 

Durante la pausa, dietro le quinte, Kagome si prese un momento per perdersi nei suoi pensieri. Nel periodo delle prove non ci aveva fatto caso, ma il personaggio di Zorro che quella sera stava venendo interpretato aveva alcuni aspetti particolari, ovvero che aveva un coraggio senza freni, ed era sempre presente quando Lolita era in pericolo. 
Già, il personaggio di Zorro è sempre presente per salvare Lolita... 
Pensò Kagome. 
È vero, proprio come faceva Inuyasha... 
Lui c'era sempre, quando ero in pericolo, in qualsiasi situazione... 
Si lasciò, un'altra volta, sopraffare dalla nostalgia. Effettivamente il coraggio indomabile del personaggio protagonista le ricordava molto quello del mezzo demone. Mai una volta lei lo aveva visto piegare la testa di fronte ad una sfida. Era talmente risoluto che non si lasciava dominare nemmeno nelle notti di luna nuova, le notti in cui lui perdeva i propri poteri demoniaci e diventava un semplice essere umano, coi capelli e gli occhi neri. Anche da umano, Inuyasha aveva sempre mantenuto il suo atteggiamento forte e sicuro di sé, nonostante fosse fisicamente fragile. E con quello stesso coraggio ardente aveva sempre protetto Kagome a qualsiasi costo. Lei aveva sempre amato tutto di Inuyasha, soprattutto il fatto che fosse sempre presente quando lei era nei guai, sebbene, talvolta, la sua eccessiva presenza lo rendeva invadente. La ragazza non lo avrebbe mai detto, ma le mancava persino quando lui attraversava il pozzo e veniva a disturbarla, mentre lei cercava di sbrigare le sue faccende e i suoi obblighi nella propria epoca. Avrebbe accettato tutto, pur di riaverlo accanto. E se questo non fosse bastato, avrebbe fatto qualsiasi cosa, se solo avesse saputo che cosa avrebbe dovuto fare, se ci fosse stata anche una sola possibilità. In ogni caso, Kagome provò un senso di soddisfazione per il fatto di aver aderito ad una rappresentazione teatrale su Zorro, perché il poter vestire i panni di Lolita le aveva dato modo di vivere nella realtà uno di quei sogni che la facevano sentire ancora vicina a Inuyasha. 
“Kagome, tutto bene?” disse, all'improvviso, Eri che si accorse dello sguardo perso dell'amica. 
“Oh... Sì, certo. Scusa, mi ero distratta.” rispose Kagome. 
“Dai, su! Fino adesso sei andata perfetta. Tieniti pronta per il gran finale.” disse Eri, alzando il pollice.
 
Lo spettacolo proseguì e giunse verso la fase conclusiva, nella quale si svelò l'identità segreta del losco uomo, che dichiarò guerra aperta a Zorro, sospendendo il suo intento di uccidere la famiglia di Lolita e usando la ragazza come ostaggio per ricattare il prode eroe, dopo essere venuto a conoscenza dei sentimenti che esso nutriva per lei. Il padre della donzella, messo alle strette dagli eventi, confessò al giustiziere di sapere tutto di quell'uomo. Egli era un conte a cui il padre aveva chiesto di sostenerlo nell'estinzione dei propri debiti, pur di non far cadere la famiglia in miseria. Ma dopo che i debiti erano stati coperti, l'uomo gli aveva proposto di cedergli la mano di sua figlia, in cambio degli aiuti che gli aveva offerto. A questo il padre si era aspramente opposto, dicendo che non avrebbe mai ceduto la sua bambina a qualcuno che conduceva affari sporchi, ma non aveva mai creduto che quell'uomo si sarebbe spinto a tanto. Questi fatti erano ciò che aveva portato la situazione della storia dove si trovava in quel momento. Zorro giunse alla residenza del conte, che lo accompagnò nelle segrete, dove Lolita era tenuta prigioniera e con i polsi incatenati al muro. 
“Oh, Zorro!” esclamò Kagome/Lolita, appena vide che l'amato eroe era giunto, per l'ennesima volta, a salvarla. 
Zorro fece per andare in suo aiuto, ma il conte lo bloccò con un braccio. 
“Ah, ah...” disse l'uomo. “Vediamo prima i nostri accordi, intrepido paladino.” 
Il conte iniziò a gironzolare per la prigione, mantenendo una posa e un atteggiamento sicuri come quelli di una persona che manovra i fili delle marionette. 
“La tua bella Lolita sarà liberata, ma...” continuò, alzando l'indice. “Prima devi rivelarmi chi sei e consegnarti a me.” 
Udendo queste parole, Zorro strinse i pugni. 
“Lo so, lo so...” disse il conte. “Non rinuncerai così facilmente alla tua identità segreta e ai tuoi ideali. Tuttavia non mi sembra che tu abbia altre alternative. Scegli, vendicatore mascherato: o la vita di questa donna, o la mia.” detto questo, l'uomo tirò fuori una pistola e la puntò contro la prigioniera. Zorro, immediatamente, fece un ghigno divertito. 
“Che ci trovi di tanto divertente?” chiese il conte. 
“Sei solo un vigliacco!” disse Zorro. “Perché non mi affronti tu stesso, invece di servirti dei tuoi scagnozzi e della vita di questa povera fanciulla? Tu hai la pistola e hai pure preso la mia spada. Oppure non sai sparare?” 
Le parole dell'eroe irritarono il conte, che cambiò il bersaglio e puntò l'arma contro il suo stesso nemico. 
“Come osi provocarmi? Tu, maledetto che hai ostacolato i miei piani. Non importa, comunque. Prenderò la tua risposta in questo modo: è più importante mettere fine alla mia vita. Come vuoi, allora ucciderò te e poi prenderò anche la vita della tua bella e di tutta la sua famiglia, del resto vi avrei uccisi tutti in ogni caso. Avreste avuto il giusto castigo per esservi intromessi.” 
Esattamente una frazione di secondo prima che il conte potesse sparare, sgattaiolò fuori il servo muto di Zorro, infiltratosi di nascosto nella residenza, che gli strattonò il braccio, lo disarmò e lo buttò a terra. Nello stesso tempo, gli scagnozzi dell'uomo scattarono pronti a combattere per fermare gli intrusi. Prontamente il servo riprese la spada del padrone e gliela riconsegnò. I due si difesero dagli attacchi dei nemici con abilità, mentre il conte, che, dopo il colpo subito, era steso giù, col braccio dolente. 
“Che cosa fate, balordi? Non pensate a loro, prendete la vita della ragazza!” 
La battaglia continuò con Zorro e il suo servo che dovettero difendersi e al tempo stesso proteggere Lolita. I nemici vennero fatti tutti fuori, finché non rimase in vita solo il re sulla scacchiera. Zorro e il servo gli si posero davanti e si avvicinarono, minacciosi, mentre lui li supplicava di risparmiarlo. 
“Non ti uccideremo, vile filibustiere! Ti consegneremo semplicemente alla giustizia e riveleremo i tuoi traffici illegali. Tuttavia puoi anche morire qui. Scegli!” 
Zorro usò, con modo sempre provocatorio, la stessa parola che il conte aveva usato nel momento in cui lo aveva ricattato. Infine l'uomo, lentamente, prese la pistola e si sparò alla testa. 
Quando tutto fu finito, il servo muto trovò le chiavi fra le vesti del conte e liberò Lolita, che si massaggiò i polsi. 
“Oh, mio coraggioso caballero...” disse Kagome/Lolita, inducendo Hojo/Zorro a voltarsi. “Voi siete un uomo dall'animo davvero nobile. Anche di fronte ad un bivio voi siete stato capace di fare giustizia. Vi siete arrischiato tanto per mettere fine alle trame di quel criminale e al tempo stesso salvare la mia vita. Vi sono immensamente grata. Ordunque vi prego, ditemi chi siete veramente.” 
In seguito alle suppliche della ragazza, Zorro depose la spada e si avvicinò a lei. La abbracciò. Kagome smise un attimo di calarsi nella parte, rimanendo perplessa. Non sapeva cosa fare. Nella mente si ripassò la sceneggiatura e si ricordò che la scena non andava in quel modo nel testo. Approfittando del fatto che il suo viso era nascosto dietro la testa del compagno, fuori dalla vista del pubblico, avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò, piano piano: “Hojo, il copione non diceva così. Dovevi dire delle battute... Hojo?” Il ragazzo sembrò rimanere sordo alle parole della ragazza e la strinse più forte. Tutto d'un tratto, Kagome provò un senso di dejáa vu. Non era la prima volta che qualcuno la teneva stretta così forte, e anzi, nessuno l'aveva mai stretta in quel modo. Nessuno, nemmeno la sua famiglia o i suoi amici, tranne una persona. La ragazza ebbe un sussulto al cuore, che iniziò a battere così intensamente che lo sentiva pulsare anche nella gola e nelle orecchie. Ebbe, allora, l'impulso di cercare di liberarsi dalla presa, che fu difficile, poiché le sue braccia erano bloccate. Ma poi, l'attore sciolse le proprie braccia, come se avesse compreso l'intento della ragazza e la lasciò libera, senza però toglierle le mani dai fianchi. I loro sguardi s'incrociarono e Kagome si accorse di una cosa che, durante la recita, non aveva notato nello stesso attore che interpretava Zorro, poiché per buona parte del tempo non erano stati tanto vicini, e la sua faccia era nascosta dalla maschera. I suoi occhi, che la guardavano in modo intenso e profondo, avevano un colore insolito, un colore che non era naturale. Erano ambrati. Di fronte a quella visione, l'attrice spalancò i propri occhi increduli, mentre il cuore batteva sempre più intensamente. In preda all'emozione, Kagome si dimenticò completamente di essere sul palco scenico e sollevò lentamente le mani, tremanti, verso il viso di Zorro. Gli prese, con le dita, l'orlo della maschera e la sollevò fino alla fronte. La ragazza sospirò, piena di sorpresa. Ne ebbe conferma, quello che aveva davanti non era Hojo. Riconobbe bene quel viso, che non aveva mai, mai dimenticato. Era il suo viso, il viso della persona che le aveva ghermito proprio il cuore, lasciandole irrimediabilmente quel segno per il quale lei aveva continuato a pensarla per tre anni. Era Inuyasha. Kagome si toccò le labbra e i suoi stessi occhi cominciarono a luccicare. Lei rimase quasi impietrita. Il mezzo demone le accarezzò delicatamente la guancia con una mano. 
“Sei tu!” disse Kagome. “Sei proprio tu...” 
I due si specchiarono l'uno negli occhi dell'altra, perdendosi in quell'attimo in cui le loro anime si ritrovarono come in un'altra dimensione, distaccate dalla realtà. Il pubblico prese quanto vide come parte dello spettacolo e, vedendoli interagire in modo così realistico, si commosse fino alle lacrime, mentre i due attori, lentamente avvicinarono i loro volti, abbracciandosi, e si diedero un bacio appassionato. La folla scoppiò in un clamoroso applauso e il sipario si chiuse con Inuyasha e Kagome al centro della scena.
 
Dopo che le tende si chiusero, i due attori tornarono coi piedi per terra e si divisero. Kagome, ancora incerta che tutto quello che stava succedendo fosse vero, guardò Inuyasha per un secondo e, imprevedibilmente, cominciò a sentire la testa che le girava. La vista le si sfocò in un attimo e le gambe sembrarono perdere l'equilibrio. L'ultima cosa che vide fu l'immagine offuscata del mezzo demone e poi chiuse gli occhi e il suo corpo s'inclinò all'indietro. Inuyasha, prontamente, la resse, impedendole di finire accasciata a terra, piegandosi in avanti. L'afferrò e la scosse un momento, per vedere se dava segni di vita. 
“Cos'è successo? È tutto a posto?” disse Ayumi, che era scattata sul palco dopo aver visto da dietro le quinte la propria compagna di scuola crollare, seguita da Eri e Yuka. 
“State tranquille, è solo svenuta. Si riprenderà.” disse Inuyasha, rialzandosi bene in piedi e prendendo Kagome in braccio. 
“Oh, meno male. È meglio se ci facciamo indietro, ragazze. Lasciamola respirare.” disse Eri. 
“Ma allora va tutto bene, non è successo nulla di grave.” disse Yuka. “Sei andato alla perfezione, comunque. Complimenti! Siete davvero stati una visione celestiale.” 
“Da qui ci penso io, voi andate pure.” disse il demone cane, ignorando gli elogi della ragazza. “Per favore, dite alla sua famiglia che lei è con me.” 
“Cosa? Perché? Dove stai andando? Non vuoi incontrarti con loro? Saranno felici di rivederti.” disse Ayumi. 
“Scusatevi da parte mia, ma voglio stare da solo con Kagome.” replicò lui, che iniziò a incamminarsi, lasciandosi alle spalle le tre amiche della ragazza che si portò in braccio. Le altre, senza dire nulla, compresero i sentimenti di Inuyasha e lo osservarono mentre si allontanava. La visione di lui che teneva fra le braccia Kagome come si fa con le principesse la trovarono incantevole, le parve di vedere un principe che portava in salvo la sua amata, che per tanti anni era rimasta rinchiusa in una torre. 

Al di fuori dei cancelli del liceo, un taxi attendeva i suoi passeggeri. Arrivò Inuyasha con Kagome in braccio e, appena l'autista lo vide, si scambiarono i soliti convenevoli che accadono fra i tassisti e i clienti. L'accompagnatore, in seguito, entrò in macchina, mentre il mezzo demone sistemò la ragazza sul sedile posteriore e, dopo di che, entrò anche lui. Il taxi partì immediatamente, dopo aver udito la destinazione. 

Il giovane si stiracchiò bene e poi si tolse la bandana che fungeva da maschera di Zorro e si sciolse i capelli, che erano stati raccolti sotto la stessa maschera, lasciando però coperte le orecchie da cane. Successivamente, riprestò la propria attenzione a Kagome. La avvicinò a sé, accoccolandosela al petto e si lasciò catturare dalla visione del suo viso, che glielo accarezzò insieme ai capelli. Approfittando del suo stato d'incoscienza, trascorse il viaggio in auto osservandola con infinita nostalgia, sentendo, nello stesso tempo, la serenità di essersi ricongiunto con lei e talvolta la strinse con forza. Finché, ad un certo punto, la ragazza prese a mugugnare e a scuotersi lentamente. Si stava svegliando. Inuyasha la stava ancora tenendo vicina a sé, e teneva lo sguardo fisso su di lei, e così quando Kagome aprì gli occhi, lo vide davanti a sé. Inizialmente fu confusa, ancora intontita dal sonno, e credeva di stare sognando. 
“Inuyasha...” disse piano. 
“Stai bene?” chiese il ragazzo orecchiuto. 
Kagome sbatté le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco la vista. Quando finalmente realizzò di essere sveglia e che la persona che aveva davanti era davvero chi lei credeva, sussultò e scattò raddrizzando la schiena, allontanando leggermente il busto da Inuyasha. 
“Ma che cosa ci fai qui?” sbottò lei. “O meglio, che cosa ci facciamo qui? Dove siamo? Dove stiamo andando...?” 
Il demone le pose le mani sulle spalle, cercando di rassicurarla. 
“Calmati, stai tranquilla! Siamo in un taxi, quando arriviamo ti spiego.” disse lui. 
“Cosa? Come? Un taxi?! Ma perché? Chi l'ha prenotato?” chiese Kagome, sempre più sconcertata da tutti questi improvvisi eventi. 
“Io! Chi altro se no?” 
“Eh? Tu? Tu hai prenotato un taxi?” 
“Ma insomma!” Inuyasha cominciò a spazientirsi. “Mi rivedi dopo tanto tempo e la prima cosa di cui ti preoccupi è il fatto che ho prenotato un taxi? Che cosa c'è di strano? Mi reputi così retrogrado da non saper neanche prenotare un taxi?” 
Il demone stava già innescando una delle loro solite vecchie discussioni, e Kagome, come faceva ai vecchi tempi, rispose a tono. 
“Direi di sì. Fino a qualche tempo fa appena vedevi un camion ti mettevi in posizione d'attacco. Ma comunque non è questo il punto. Perché non mi hai portata sulle spalle, e non mi hai trasportata come fai sempre?” 
A quelle parole, Inuyasha arrossì leggermente e si girò dall'altra parte. Da un lato avrebbe voluto dirle che voleva semplicemente guardarla come stava facendo fino a qualche minuto prima, ma non lo disse perché, dall'altro lato, si vergognava e poi c'era anche un altro motivo, di cui però le circostanze non erano adatte per parlare. 
“Non importa.” disse lui. 
Kagome si fece sfuggire un dolce sorriso. Vedere che il ragazzo si era, in qualche modo, adattato al suo mondo le aveva fatto uno strano effetto, e non riusciva a spiegarsi un tale cambiamento. Le faceva lo stesso strano effetto vederlo vestito con gli abiti del costume di Zorro, ma era felice che lui fosse lì con lei. La ragazza gli si riavvicinò e si accucciò col capo alla sua spalla. 
“Sono ancora piena di domande, ma va bene così. Ti ascolterò quando arriveremo dove.” disse lei.
 
Il taxi giunse, infine, a destinazione. Si trovavano davanti ad un hotel in stile moderno. La corsa fu pagata da Inuyasha, sotto gli occhi allibiti di Kagome, che videro il mezzo demone entrare insieme a lei, con disinvoltura, nell'albergo e chiedere una camera senza prenotazione. Tutto questo aumentò la curiosità e, al tempo stesso, lo sconcerto della ragazza. Inuyasha interagiva con la realtà che lo circondava e parlava con le persone senza nessuna difficoltà, sembrava una persona diversa. L'Inuyasha che Kagome ricordava non sapeva neanche cosa fosse un centro postale o un konbini, perché veniva da un'altra epoca. Eppure, in quel momento, lui agiva e si comportava come una qualunque persona dell'era contemporanea. Kagome non riusciva a spiegarsi come faceva ad essersi così ben adattato. Era come se il ragazzo cane avesse pienamente vissuto nella stessa epoca in cui lei era cresciuta. E non solo, anche il suo atteggiamento e il suo modo di parlare, mentre interagiva coi responsabili dell'hotel, erano diversi. Sebbene il tono della sua voce e il registro con cui parlava fossero sempre rudi, tuttavia egli le apparve molto più maturo e gentile di quanto lo ricordava. 
“Buonasera, signori!” disse la receptionist. “Avete bisogno?” 
“Buonasera!” rispose Inuyasha. “Vi dispiace se prendiamo una camera? Non abbiamo prenotato.” 
“Capisco. Mi faccia vedere se ci sono posti liberi.” disse la donna. 
Dopo un breve controllo, la signora dietro la scrivania disse che le poche camere rimaste erano tutte con letto matrimoniale. 
“Va bene così.” disse il ragazzo orecchiuto. 
Kagome provò quasi imbarazzo all'idea di dividere una camera con letto doppio, ma c'erano così tante cose che non capiva e che la preoccupavano che non ci fece molto caso. Perciò lasciò che lui prendesse la chiave e l'accompagnasse in camera. Mentre camminavano, Inuyasha le mise un braccio intorno alle spalle, incurante di quanto la ragazza fosse piuttosto a disagio. Per certi versi, in fondo, era rimasto lo stesso Inuyasha di sempre, lo stesso che agiva senza preoccuparsi troppo di come il suo comportamento poteva farla stare emotivamente. Probabilmente non si rendeva conto che, con quel gesto, stava dando l'impressione che loro due fossero complici di una scappatella. Kagome si sentiva come se fossero una coppia che stava attuando una fuitina, si sentiva come se lui l'avesse ghermita come facevano i demoni delle leggende che braccavano le fanciulle. 
Giunsero davanti alla porta della loro camera ed entrarono. 
“Accomodati pure.” disse Inuyasha, rimanendo sull'uscio della porta e lasciando la precedenza alla ragazza. 
“Puoi pure farti una doccia, se ti va.” 
“Eh? E come faccio?” replicò Kagome. “Non ho di che cambiarmi.” 
“Qui sotto c'è un negozio. Ti prendo qualcosa io. Torno subito.” e detto ciò, il ragazzo cane si congedò e chiuse la porta, portandosi la chiave e lasciando la giovane Higurashi chiusa dentro. 
Kagome fu sempre più piena di dubbi. Tutto quello che stava accadendo era incredibile, per lei. Non si sarebbe mai aspettata tutte queste cortesie, da parte di lui. Certamente le facevano piacere, però non sapeva proprio come capacitarsi di tutti questi suoi cambiamenti così netti. Era impaziente di ricevere spiegazioni. In così poco tempo si erano ricongiunti e lei aveva scoperto tanti nuovi aspetti di Inuyasha che non sapeva da dove venissero fuori e se mai c'erano stati. Cercò di calmarsi rilassandosi sotto la doccia. Il cuore le batteva ancora forte e tentò di farlo acquietare facendo dei respiri profondi. Se non si fosse tranquillizzata al più presto, era sicura che avrebbe finito per svenire di nuovo. 
Dopo alcuni minuti sentì la maniglia della porta abbassarsi. Si girò d'impulso e la vide aprirsi lievemente. Dal basso sbucò un braccio che lasciò una busta di carta sul pavimento, appoggiata al muro. Lui era già tornato con il cambio d'abito, e la stava aspettando in camera. Kagome chiuse l'acqua e uscì dal box doccia. Si asciugò e prese i capi che Inuyasha le aveva comprato, inclusa la biancheria. La cosa la irritò leggermente. Le sarebbe bastata la biancheria che aveva sotto il costume della recita, ma lui non si era fatto scrupoli e le aveva preso pure le mutandine e il reggiseno. Le sembrò di avere a che fare con un maniaco. Tuttavia, dato che ormai le cose erano state fatte, la ragazza ne approfittò, perché almeno avrebbe indossato roba pulita. 
I vestiti che lui le aveva preso erano una semplice maglietta di taglia media a maniche lunghe e di colore verde, dei pantaloncini bianchi lunghi fino al ginocchio e dei sandali color cuoio. Kagome ebbe un altro dejáa vu. I colori dei vestiti comprati erano gli stessi colori della divisa scolastica che lei indossava sempre quando viaggiava nell'Epoca Sengoku. Dopo averli indossati, si guardò allo specchio e si perse ancora una volta nei suoi pensieri nostalgici, ponendosi una mano sul cuore.
 
Dopo che lei uscì dal bagno, anche Inuyasha andò a lavarsi, suscitando nuovamente l'incredulità di Kagome. Lui non aveva mai amato fare il bagno, per come lei se lo ricordava, di conseguenza la giovane Higurashi non avrebbe mai creduto che si sarebbe fatto una doccia. Terminato il suo turno, anche il demone cane uscì dal bagno, vestito con una t-shirt rossa e dei jeans neri. Kagome, che lo aveva atteso seduta sul letto, rimase ferma un attimo a guardarlo. Inuyasha vestito come un qualunque adolescente dei tempi odierni era spaventosamente attraente. 
Il mezzo demone le si sedette accanto, con le gambe divaricate, gli avambracci appoggiati sulle cosce e congiungendo i polpastrelli delle dita. Prese un lungo respiro. Entrambi tennero gli occhi discostati l'uno dall'altra, guardandosi i piedi. Erano emozionati. 
“Sei calma, adesso?” disse lui. 
“Oh... Sì, certo. Ci sono cose che ti vorrei chiedere, però.” rispose lei. “Perché sei qui? Come hai fatto ad attraversare il pozzo? Eppure io, per tutto questo tempo, sono andata a farci visita e non l'ho mai visto attivo. Dimmi, che cosa è successo?” 
Inuyasha prese un altro lungo respiro. 
“Il pozzo non si è mai riattivato, infatti. Anche io ci sono spesso tornato, sperando che succedesse qualcosa, ma così non è andata.” 
Kagome stava per porgli un'altra domanda, ma lui la anticipò, rispondendole come se le leggesse nel pensiero. 
“Da quel giorno, in cui il pozzo ha smesso di funzionare, per me sono trascorsi cinquecento anni.” 
“Cosa?!” esclamò Kagome. 
“Io sono un mezzo demone, e come tale ho la vita più lunga di quella degli esseri umani, anche se mai quanto la vita di un demone completo.” 
Il cuore di Kagome tornò a battere e lei sentì un calore pervaderle tutto il corpo, salendole fino alla fronte. Cominciò finalmente a capire il motivo per cui Inuyasha era cambiato così radicalmente: vivendo attraverso i secoli, egli aveva vissuto sulla propria pelle tutti i cambiamenti storici, che gli avevano dato modo di adeguarsi ai tempi e maturare di più. 
“Cinquecento anni...” disse la ragazza, sbalordita. “Mi hai aspettata per tutto questo tempo...?” 
Kagome era talmente felice che avrebbe potuto saltargli al collo, ma aveva ancora un paio di domande da fargli. 
“Ma quindi, se tu hai vissuto fino a oggi, vuol dire che i demoni esistono ancora? Io non ne avevo mai visti nella mia epoca, pensavo che fossero ormai estinti...” 
“No, non si sono estinti. Esistono ancora, ma vivono nascosti, perché l'umanità ha realizzato strumenti che sono in grado di distruggerli in un solo colpo. Non si fanno vedere per timore di essere sterminati. Però ce ne sono ancora molti che divorano le persone. È per questo che non ho potuto portarti in spalla, per venire qui. Non devo dare troppo nell'occhio, altrimenti se scoprissero che sono un demone, si scatenerebbe il panico.” 
“Oh... Capisco...” disse Kagome. “Però... Quello che invece non comprendo ancora è... Che cosa ci facevi nello spettacolo di questa sera? Come...?” 
Inuyasha le rispose prima che lei riuscisse a finire di parlare. 
“Ah... Quella è stata un'idea delle tue amiche. Quando sono tornato a Tokyo, ho per caso incontrato loro prima di te. Mi hanno fatto un sacco di domande e io non ho fatto altro che dirle la verità...” 
Effettivamente, come ricordò Kagome, Eri, Yuka e Ayumi, proprio nel periodo in cui lei era assente a causa del fatto che, mentre si trovava in quella dimensione oscura, il pozzo era sparito, causando la preoccupazione della famiglia della ragazza, avevano scoperto tutta la verità sul motivo delle continue assenze di Kagome da scuola e sulla sua missione nel passato. Dunque, Kagome non si fece questioni sul fatto che Inuyasha aveva parlato alle compagne della propria natura di mezzo demone vissuto oltre cinquecento anni. 
“E poi...” continuó Inuyasha. “Le è venuto in mente di organizzare quel colpo di scena. Mi hanno fatto, segretamente, infiltrare nel cast della recita, dicendomi che dovevo solo entrare in scena proprio alla fine, e tutti quanti ci hanno retto il gioco.” 
Kagome non credette alle proprie orecchie. I suoi compagni avevano tramato, a sua insaputa, un piano così stratosferico solo per farla ricongiungere in grande stile con lui. Non sapeva se sentirsi lusingata dalle tante premure che aveva ricevuto o se sentirsi in imbarazzo per essere stata oggetto di un gioco. Ma, in ogni caso, non poteva negare che, nell'istante in cui lei aveva riconosciuto gli occhi e la faccia di Inuyasha, aveva provato una grande sorpresa e si era sentita immensamente felice. 
“Ah...” disse la ragazza, cercando di nascondere le emozioni. “O... Ok... Ho capito... A... Allora...” 
All'improvviso, si sentì prendere per il braccio e venne tirata dal demone cane, che la attrasse a sé e l'abbracciò. 
“Kagome...” disse lui, con tono soave. “Ogni giorno di questi anni non ho smesso di pensare a te. Sei sempre stata al centro dei miei pensieri. Sei sempre stata la prima cosa a cui pensavo quando mi svegliavo la mattina e quando andavo a dormire la notte. Sono riuscito ad andare avanti aggrappandomi al pensiero che un giorno ti avrei rivista.” 
Udendo quelle dolci parole, la ragazza finì completamente in preda alla felicità. Dopo tre anni, quando ormai aveva perso le speranze, era di nuovo insieme a lui. Le emozioni divennero incontenibili e sfociarono nelle lacrime. Ricambiò l'abbracciò e affondò il viso nel suo petto. 
“Inuyasha...” 
I due si strinsero ancora più forte. 
“Perdonami...” disse Kagome, singhiozzando e piangendo come una disperata. “Perdonami se ti ho fatto aspettare tutto questo tempo.” 
Inuyasha le mise una mano sul capo, consolandola. 
“Stupida, non è colpa tua.” disse lui. “Tu perdona me per non essermi ripresentato subito. In questi secoli, per cause di forza maggiore, ho dovuto allontanarmi dal Goshinboku, il luogo del nostro incontro. Ho dovuto farlo anche per non interferire con il tempo, e ho dovuto attendere che trascorresse il periodo in cui tu viaggiavi nel passato.” 
Inuyasha e Kagome si separarono e si guardarono, tenendosi le mani, mentre Kagome non smise di piangere. 
“Mi dispiace! Ti sarai sentito solo, se penso che Miroku e Sango non ci sono più.” 
“No, Kagome.” disse Inuyasha, accarezzandole la guancia. 
“Non ero solo. Ho vissuto sotto la protezione della loro discendenza. E c'era anche Shippo con me.” 
“Shippo? Davvero? Allora c'è anche lui! Come sta?” chiese Kagome, mentre le ritornava il sorriso. Inuyasha alzò i palmi delle mani al cielo, parlando con fierezza. 
“È un adulto ormai.” 
“Me lo immaginavo. Ho tanta voglia di rivederlo.” 
Inuyasha le diede una pacca sulla spalla. 
“Sapevo che lo avresti detto.” 
In seguito ci fu un attimo di silenzio, nel quale i due rifocalizzarono l'attenzione su loro stessi. L'espressione di Kagome, in quell'istante, sembrò rattristarsi. 
“Che cosa c'è?” chiese Inuyasha. 
“Però, se è vero che voi demoni avete la vita lunga, cosa farai quando non ci sarò più neanche io? Io invecchierò e morirò, tu invece...” 
“Non accadrà!” la interruppe, tenendole la mano. 
“Se un mezzo demone si unisce con un umano, perde la propria vita prosperosa e invecchia al suo stesso ritmo.” 
Gli occhi di Kagome si spalancarono per lo stupore. Il ragazzo cane l'attrasse di nuovo di sé, prendendole il viso con entrambe le mani. 
“Non ho alcun timore di quello che succederà, perché sono pronto a invecchiare e morire insieme a te.” 
“Oh, Inuyasha...” 
 
 
Si riabbracciarono tenendosi stretti e si baciarono. Mantenendo il bacio, si scambiarono delle carezze, lasciandosi andare. Si fecero prendere la mano e finirono con lo sdraiarsi sul letto, iniziando a palpeggiarsi. Inuyasha era sopra Kagome. Allora si fermarono e si guardarono in volto pieni di titubanza, rendendosi conto di quello che stavano facendo. Inuyasha discostò gli occhi e lentamente girò il capo, incerto. Kagome gli pose una mano sulla guancia e lo rigirò verso di sé. Gli occhi della ragazza non davano segni di paura o timore. 
“Inuyasha...” 
Lo sguardo del mezzo demone divenne penetrante. Il giovane la ristrinse a sé, chinandosi sul letto. 
“Sì, Kagome! Se lo desideri tu, lo desidero anch'io.” 
E da lì in avanti, si lasciarono travolgere dalla passione e, quella notte, fecero l'amore. Fu la notte più bella e più dolce di tutte quelle che avevano passato insieme e, quando so addormentarono, rimasero abbracciati l'uno all'altra. Erano finalmente di nuovo insieme, e da allora avrebbero vissuto una vita breve ma comunque appagante e piena dell'amore che li aveva legati oltre il tempo, e che sarebbe andato oltre le loro stesse vite. 


Nota dell'autrice: il titolo di questa fanfiction s'ispira a un verso della nota canzone A thousand years dai film della saga Twilight. Naturalmente, il verso della canzone originale dice “I have loved you for a thousand years...”. Ho scelto di fare questa analogia perché ritengo che tale canzone sia perfetta per Inuyasha e Kagome, dopo aver visto su Youtube alcuni amv su loro due con questa stessa canzone in sottofondo. Tuttavia, pur volendo fare il riferimento, dato che gli anni trascorsi nei quali Inuyasha ha atteso di poter rincontrare Kagome nell'epoca moderna sono cinquecento, ho opportunatamente modificato le parole.
I crediti dell'immagine appartengono a me.

 

   
 
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