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Autore: Wings44    14/07/2022    1 recensioni
« Neanche io ho capito cos'è che vuoi tu, Camilla. Però... sono sicura di ciò che provo io. » si fece forza, alzando la voce e tentando di unire ai suoi pensieri quei frammenti confusi del discorso che aveva preparato.
O almeno, quelli che al momento ricordava.
« Ho cercato di trattenermi, perchè sei più grande e tutti dicono che questo genere di relazioni non vanno bene. Ho provato a farmi piacere Barry, con quel suo carattere da macchina da corsa senza freni. Ho provato a stare con Lucas, con la sua voce calma e rilassante... Però ogni volta che il mio cuore batte-» si interruppe, stringendosi un lembo del vestito. Sentiva il cuore esploderle nel petto e la gabbia di ghiaccio e ferro che aveva costruito sgretolarsi pian piano. Aveva difficoltà a dire che quei battiti erano per lei. Poteva farglieli sentire, portandole la mano sul suo petto...

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[GirlPowerShipping] [Esperimento delle due di notte.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Camilla, Lucinda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Plic. 

I piedi di Dawn erano immersi ormai da più di trenta minuti nella pozza d'acqua fredda al centro della caverna del Lago Verità. 

Plic. 

Nessun suono esterno disturbava la sacralità di quel luogo, neanche i versi dei bidoof selvatici che abitavano a riva. 

Plic. 

Isolata quasi dallo spazio e dal tempo, a scandire i pensieri di Dawn era solamente il lieve rumore che facevano le gocce d'acqua cadendo dalle stalattiti sul pavimento della grotta. 

Pur con tutta quella calma, la ragazza non riusciva a dimenticare neanche per un attimo il motivo della sua presenza lì. Lei... stava male. 

Stava male e stava per esplodere, come un Graveler quando si sente minacciato. 

Dawn non era mai stata esattamente una ragazza estroversa, anzi. Il suo comportamento distaccato la portava a essere vista come un modello, un esempio di portamento ed eleganza, di contegno. Questa sua apparente perfezione però, nascondeva un segreto: lei i problemi ce li aveva, eccome, solo che li teneva dentro, soffocandoli tra due cuscini d'indifferenza nella speranza che morissero asfissiati. 

Puntualmente, ciò non avveniva e lei era costretta a rifugiarsi al Lago Verità, dove in solitudine poteva piangere e sfogarsi. 

Mesprit la lasciava riposare lì, beandosi del concerto di emozioni in cui la ragazza ogni volta si esibiva. La sua giovinezza l'aveva portata ad avere sulle spalle molte responsabilità, che il suo esile corpo non poteva sostenere. 

Dal fondo della pozza d'acqua che considerava sua dimora, Mesprit la osservò, con un sorriso. 

Secondo Dawn però, non c'era nulla per cui sorridere e volse lo sguardo alla sua destra, dove aveva lasciato gli stivali rosa di gomma. Sospirò, e dalla sua gelida prigione evasero pensieri che aveva rinchiuso più e più volte . 

Camilla, la sua maestra, non la vedeva in altro modo se non che come una semplice allieva. Ma lei l'amava, dal primo momento in cui l'aveva vista. L'aveva amata per ogni parola che le aveva detto e per ogni volta che l'aveva aiutata a rialzarsi durante le difficoltà della sua avventura. 

Due anni prima, Dawn aveva lottato duramente ed era riuscita a farsi strada fino alla Sala d'Onore. La Lega non rappresentava altro che un simbolico coronamento del suo percorso di crescita, del suo viaggio che l'aveva portata da Duefoglie fino al Mondo Distorto, ma... sapeva bene che inconsciamente era andata lì solo per vedere lei. 

Quella bellezza dai capelli biondi, quella presenza così maestosa e perfetta da sembrare un'incarnazione di Arceus scesa in terra. Sin dal primo incontro ad Evopoli, aveva ammirato la sua sicurezza e la sua gentilezza. Nulla le avrebbe fatto dimenticare il momento in cui le regalò un uovo di Togepi, dicendo che le sembrava la persona adatta per averlo. 

Diventare Campionessa, però.. sarebbe stato diverso da ciò che desiderava. Solo un modo di allontanare Camilla da lei, di creare un divario. Per questo rifiutò il titolo e le chiese in cambio di insegnarle tutto ciò che sapeva. 

Cominciò quindi il periodo più bello della sua vita, nel quale l'allenatrice era stata sempre accanto alla Campionessa. Si nutriva giornalmente di tutte quelle informazioni che non avrebbe mai scoperto da sola e pendeva dalle labbra della mentore, come se ogni insegnamento fosse una colata di miele dolce che la donna le concedeva ad ogni sua parola. 

Era cotta di lei e intendeva confessarglielo al suo diciottesimo compleanno, magari dopo la festa, per avere privacy e potersi aprire completamente. Aveva ripetuto il discorso che intendeva farle talmente tante volte che lo avrebbe potuto recitare anche ora, con precisione millimetrica. 

Certo, davanti alla Campionessa avrebbe sicuramente avuto un attacco di panico, ma il problema non si era posto: Camilla non era venuta alla festa. 

La ragazza finì sull'orlo delle lacrime, vittima dei suoi stessi ricordi e incapace di spiegarsi perchè la donna che amava di più al mondo non rispondesse alle sue telefonate da più di una settimana. Voleva piagere, sfogarsi, sbattere i pugni sulle pareti rocciose della grotta, ma... sentì dei passi e poi una voce familiare. 

Tutta quella disperazione cessò, lasciando il posto all'incredulità. 

« Immaginavo che fossi qui, Dawn. » 

Quel carcere di massima sicurezza che Dawn chiamava cuore, era vicinissimo ad una fuga di massa di emozioni represse e parole non dette.

« D-dove... dove sei stata? » disse con un fil di voce la ragazza, maledicendosi mentalmente per essere sembrata così impaurita e insicura come una bambina. 

La bionda rispose con un sorriso che fece ribollire il sangue nelle vene della giovane « Ad Unima. Per delle commissioni. Mi dispiace di non averti avvertita, ma ti ho preso questo. » 

Le accarezzò una mano, facendola sussultare, e le poggiò sul palmo un piccolo Darumaka di ceramica. 

« È un portafortuna. Si dice che- » 

Non fece in tempo a finire la frase, che Dawn lo scagliò contro la parete della grotta, frantumandolo. 

« P-pensi che questo basti a farmi stare meglio.... dopo quello che hai fatto?! » alzò il tono di voce, come mai Camilla l'aveva sentita fare. Qualche lacrima le rigò il viso, accentuando il fatto che l'ira si fosse mescolata alla tristezza. 

« Non ho mai festeggiato i compleanni con piacere, ma l'unica volta che ero felice, perchè saresti stata accanto a me a vedermi diventare adulta... t-tu non c'eri. » 

La Campionessa era impietrita, incapace di capire cosa fare per tranquillizzare Dawn. Decise perciò di inginocchiarsi al suo fianco, per accarezzarle il capo e baciarlo. Sussurrò dunque piano, come per comunicare nel modo più intimo possibile quello che mai avrebbe detto ad alta voce « Mi dispiace. » 

La ragazza non disse nulla e strinse Camilla a sè, per non farla andare più via. I minuti trascorrevano interminabili e i singhiozzi andavano via via affievolendosi. Dawn graffiò risentita il retro del cappotto della sua maestra, alla quale era ancora avvinghiata. Quando riuscì a staccarsi, la sua mente era annebbiata. Che fosse per il contatto con la donna o per la felicità di averla finalmente rivista, non le importava. 

Era ancora troppo triste e delusa per poter accettare tutto questo. Quelle sue scuse non avevano valore. 

« Se sei davvero così dispiaciuta... perchè? Perchè non hai risposto alle telefonate? Io avevo una cosa così importante da dirti e tu- » la voce stava già per incrinarsi nuovamente, ma Dawn venne interrotta. 

« Non sono venuta proprio per questo motivo. Sapevo cosa mi avresti detto, lo avevo già capito. » 

Dawn la guardò sconvolta, incapace di formulare un pensiero sensato. Aveva il cuore in gola e le orecchie che fischiavano. Era tutto così surreale... lei lo sapeva. Come?! 

« Avevo bisogno di pensarci, attentamente. Mi ero resa conto di cosa provavi e stavo cercando di... » sospirò, mentre le sue guance si arrossarono leggermente. « Ironico dirti questo proprio nel luogo dove le emozioni hanno avuto origine. Non potrei immaginare luogo migliore per aprirmi a te, Dawn. » 

E Dawn capì, capì tutto. 

Quella perfezione, quello splendore che emanava Camilla, la lucentezza del suo essere... anche lei fingeva. Anche lei era insicura e anche lei aveva bisogno di isolarsi. 
Dawn aveva sempre odiato il modo in cui la gente la metteva su un piedistallo per la sua apparente sicurezza e mai avrebbe pensato che stesse facendo la stessa cosa con la persona che più amava. 

Era una carnefice inconsapevole. 

« Camilla... » non riuscì a dire altro che non fosse il nome della donna davanti a lei. Si fece scivolare quel nome tra le labbra, tremando al suono della sua stessa voce che lo pronunciava. Voleva che la Campionessa le parlasse di tutto ciò teneva dentro, era avida di conoscerla per davvero. 

« Sin dal primo momento in cui ti ho vista ho pensato a me da giovane. All'inizio era bello, nostalgico quasi. Ho ripensato al professor Rowan, alle avventure per completare il Pokèdex e alle mie prime lotte in palestra. Rimanendo con te, però... mi sono sentita inadeguata. Facevi sempre passi da gigante e chi sono io per poterti guidare nel tuo viaggio? Ero nervosa, non ho mai avuto quella capacità di insegnare tipica del professore o del suo altro allievo, Platan. » rise quindi nervosamente, voltando lo sguardo. Era umana come mai Dawn l'aveva vista e ciò la portò a mettere le sue emozioni da parte, solo per ascoltarla. 

Era tornata a pendere dalle sue labbra. 

« Non sono abituata a capire come mi sento io, perciò ho ritenuto giusto poterti dare una risposta, prima di ascoltare la tua domanda. Dovevo rifletterci, dovevo capire come voglio davvero guardarti. Perchè tu non vuoi essere una studentessa, ma sarei capace di vederti in altro modo? » 

« Neanche io ho capito cos'è che vuoi tu, Camilla. Però... sono sicura di ciò che provo io. » si fece forza, alzando la voce e tentando di unire ai suoi pensieri quei frammenti confusi del discorso che aveva preparato.
O almeno, quelli che al momento ricordava. 

« Ho cercato di trattenermi, perchè sei più grande e tutti dicono che questo tipo di relazioni non vanno bene. Ho provato a farmi piacere Barry, con quel suo carattere da macchina da corsa senza freni. Ho provato a stare con Lucas, con la sua voce calma e rilassante... Però ogni volta che il mio cuore batte-» si interruppe, stringendosi un lembo del vestito. Sentiva il cuore esploderle nel petto e la gabbia di ghiaccio e ferro che aveva costruito sgretolarsi pian piano. Aveva difficoltà a dirle che quei battiti erano per lei. Poteva farglieli sentire, portandole la mano sul suo petto... 

« Dawn, non avevo ancora finito. » Camilla la zittì, impedendo che le sue insicurezze la divorassero e la facessero impanicare. Dawn sospirò, sollevata dal non provare più quella sensazione che pensava fosse la più simile ad un infarto che avesse mai provato in tutta la vita. 

La bionda le strinse la mano, facendola deglutire per l'imbarazzo. Avrebbe voluto averla più vicina, per soddisfare la sua fame di lei, ma la sua parte razionale si sentiva a disagio perfino quando le loro mani si toccavano. Le mancava il coraggio, per stare con Camilla. 

« Quando la persona che stai vedendo crescere ai tuo occhi comincia a cambiare, è impossibile non avere paura. Hai presente che alcuni pokémon reagiscono al cambio del loro habitat diventando aggressivi o perfino cambiando forma? Credo che mi sia successo qualcosa di simile, perchè... prima che potessi rendermene conto, ho finito per innamorarmi di te. Inizialmente pensavo solo di apprezzare le tue qualità e le cose che ci rendono simili, ma a quanto pare stavo solo mentendo a me stessa. È stato tutto troppo improvviso e ho reagito istintivamente, evitandoti e non venendo alla festa. Scusami, Dawn. Davvero.» 

La ragazza sgranò gli occhi, svegliandosi come da uno stato di trance. Era incapace di capire cosa realmente stesse dicendo Camilla, con quelle parole. Voleva sfuggire alla realtà, cercando in un dizionario mentale dei sinonimi e contrari un significato diverso per la frase, ma non c'erano altre interpretazioni: aveva detto che l'amava. 

« C-camilla...? Perchè non me l'hai detto prima? » si rese conto subito dopo di quanto fosse stupida la domanda, finendo per abbassare lo sguardo. 

« La gente, la differenza d'età, le paranoie... c'erano tanti motivi che mi facevano mettere in discussione l'amore che provo per te. Come ho già detto, non sono abituata a capire come mi sento. ». Finì anche lei per abbassare lo sguardo, mentre il suo volto rendeva evidenti i sensi di colpa che provava. 

Ma ogni volta che sentiva la parola "amore", Dawn non poteva che chiedersi se stesse sognando o meno. Il mondo le stava scomparendo attorno, mettendola di fronte a una difficoltà maggiore di qualsiasi sfida che avesse mai affrontato. Battere Giratina era uno scherzo a confronto di ciò che stava tentando di accettare. Improvvisamente tornò alla realtà, notando che la Campionessa si stava avvicinando ancora di più a lei. Sentiva il suo respiro caldo sulle labbra. 

« Hai paura? »  le sussurrò Camilla, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro. 

« Sì. » 

« Ti prometto che andrà tutto bene. Ora forse è difficile venire a patti con i tuoi sentimenti, sono sicura che ti senti travolta come da un tifone, ma ci sono io con te. Puoi sfogarti fino a quando non sarai pront- » 

Dawn non ce la fece più e in un impeto di coraggio le gettò le braccia al collo, zittendola completamente. I suoi occhi grigi apparvero freddi alla Campionessa, gelidi come il cielo di Nevepoli. Era lo stesso sguardo determinato che Dawn aveva quando decideva di spegnere il cervello per andare avanti con la sola forza del coraggio. Fu quello sguardo che decretò la fine della loro lotta alla Lega. Prima che Camilla potesse capire cosa stava per fare la ragazza, venne baciata. 

Plic. 

Erano rimaste solo le gocce a conversare pacificamente in quella caverna, nessun'altro suono, tranne che... per i due cuori di Camilla e Dawn, che ormai battevano all'unisono, tentando forse di uscire con veemenza dal petto delle due, per toccarsi, per unirsi come lo stavano facendo le loro labbra. 

Quel bruciore, quel calore umido e confortante, fece rigare le guance di Dawn con delle lacrime, mentre si sfogava sulle labbra di Camilla.
Le morse delicatamente, come in un silente rimprovero per averla fatta aspettare così tanto, così a lungo. Voleva che i suoi insegnamenti durassero per sempre e lo comunicò sedendosi sulle sue gambe, per diminuire le distanze tra loro. Togliere i piedi dall'acqua dopo tutto quel tempo la fece rabbrividire, ma l'abbraccio della bionda che la tirò a sè, le fece dimenticare ogni malessere. 

Si stavano raccontando a gesti tutto ciò che non si erano mai dette, nel modo più spontaneo e dolce che avessero. Una carezza sulla guancia, un bacio su una palpebra... mezzi per comunicare concetti inesprimibili a parole. 

E Mesprit le guardò dal fondo del suo laghetto, sorridendo. 

Anche oggi, ebbe la conferma del perchè nessuno dei Pokèmon ha bisogno di parlare: i sentimenti che lui ha creato vengono espresse meglio in silenzio. Ed è nel buio di una caverna, quando due bocche sono impegnate ad unirsi, che la potenza delle emozioni adombra tutto il resto. 

E per Camilla e Dawn infatti, il mondo attorno a loro era sparito.

 
***



Quando Dawn si svegliò, non indossava nulla. 
Il cappotto di Camilla la copriva: la donna doveva avercela avvolta durante il sonno, come in un comodo sacco a pelo. 

La ragazza aprì gli occhi a fatica, distendendo lentamente le braccia verso l'alto. Era indolenzita per tutto il tempo che aveva passato premuta contro il pavimento di roccia e sentiva il corpo pizzicare, ancora marchiato dall'amore di Camilla. Notando un segno rosso sul ventre, la giovane allenatrice avvampò. Pur voltando spesso lo sguardo, non riusciva a non pensare a tutto ciò che avevano fatto... 

Un brivido le corse lungo la schiena, ricordandole che non era onesta con sè stessa. Ci pensava non per l'imbarazzo, ma perchè le era piaciuto. Avrebbe voluto passare giorni interi a fare sesso con Camilla. Fino ad allora credeva che le prime volte fossero sempre piene di disagi o di dolori lancinanti dovuti all'inesperienza... ma i loro corpi si erano uniti con una semplicità disarmante: per usare le parole di Camilla che tanto l'avevano fatta ridere, "come due beldum che fondendosi diventano un Metang". 

Ridacchiò, mettendosi seduta. Appena ebbe una visione migliore sulla grotta, notò la sua amante seduta all'entrata, perciò pigramente si alzò per rivestirsi e raggiungerla. 

Mettere i vestiti che fino a pochi minuti prima le stavano così "stretti", le fece ricordare di come li aveva gettati via sgraziatamente per permettere a Camilla di toccarla. Con le guance nuovamente rosse, la ragazza camminò verso la sua amata, che girando la testa verso di lei le sorrise timidamente. Senza parlare, Dawn le si sedette accanto, per poi stringerla in un abbraccio. 

« Stavo pensando di andare ad Unima assieme. Sai, ho una casa lì, a Spiraria. La uso come residenza estiva per incontrare dei miei vecchi amici. Conosci già Catlina? L'hai vista qualche volta al Maniero Lotta, probabilmente. È della sua famiglia. » 

La ragazza si fermò a pensare. Voleva diventare una professoressa tra qualche anno e viaggiare non le avrebbe fatto male. In più... oh, ma chi prendeva in giro? Non aveva bisogno di razionalizzare continuamente. Non si sarebbe più separata da Camilla. 

« Va bene. » 

La bionda rise di gusto, stringendo Dawn solo più forte « e lo dici così a cuor leggero?! Sicura? » 

La ragazza si unì alla risata, ma con minore energia. Le sembrava ancora di essere in un sogno e non poteva del tutto essere esuberante come voleva. « Sicura, lo giuro. M-mai stata così sicura di qualcosa. Potremmo andarci anche adesso, se tu volessi. » 

Alla frase un po' impacciata della ragazza, seguì un'altra risata e un altro bacio. Poi una pausa per guardare il sole tramontare. I suoi raggi si riflettevano sul Lago Verità, tingendolo d'arancione. A nessuna delle due piaceva quel colore, ma ammirare il tramonto assieme le convinse quasi che fosse il loro preferito. 

« Come finiva il tuo discorso, Dawn? » 

« ... uh? » disse la ragazza stranita. Comprese tardi, diventando irriediabilmente rossa come una baccamodoro « C-come sapevi che era un discorso già preparato?! » 

« Perchè ti conosco, signorina~ » aggiunse « Non fai mai qualcosa senza prima esserti allenata o averci pensato bene. Sei una persona riflessiva. Troppo riflessiva! » 

Dawn stette in silenzio, ma alla fine sospirò. Era stata una giornata strana. Stranissima. Per dire una cosa così imbarazzante, non avrebbe mai avuto un'occasione migliore. 

« Era una frase che dicevano gli antichi Sinnohiani durante le cerimonie nuziali. L'abbiamo studiata assieme, ti ricordi? » 

Camilla le sorrise, per poi guardarla dritta negli occhi. Si capirono al volo e fecero risuonare le loro voci all'unisono, per confessarsi nuovamente il loro amore. 

Finchè il tempo continuerà a scorrere e lo spazio continuerà ad espandersi, io ti amerò e per sempre sarò tua.



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Cari lettori, grazie se siete arrivati fino a qui!
Qualcosa non va, però... come mai non siamo nel terzo capitolo di "Pokémon: Dream Chaser"?! Eh. Lo so io perchè. In una notte di romanticismo mancato e calde lacrime, ho deciso di scrivere questa cosa per poi privarmi del sonno e giocare a Pokémon Platino. Divertente, vero?
Lasciando perdere le sfortunate circostanze della nascita di questa ff, spero vi sia piaciuta! Non ho mai scritto niente di simile ed è il mio primo esperimento in tal senso. A me piace, ma spero sia godibile anche per voi. Vi prego come al solito di recensire se vi va, in quanto le vostre opinioni (specie se critiche) mi aiutano a migliorare.
Alla prossima <3
   
 
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