Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: ElenaDobrevSomerhalder    16/07/2022    0 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Your Love Saved Me - Chapter 21
Capitolo 21 - La Lunga Notte di Capodanno


«Spiegaci.» disse Alyssa, ansiosa di poter mettere fine a tutta questa storia.
«Valvic, il Re degli Elfi, si radunerà in questi giorni con i suoi migliori adepti nei pressi di New Orleans, in un magazzino abbandonato dove al momento tiene molti dei vampiri e delle streghe rapiti.» iniziò a raccontare Alec, guardando Caitlin, Bonnie e i Mikaelson quando parlava dei prigionieri, poi continuò: «Durante la notte di Capodanno vogliono attaccare New Orleans, che sarà piena di gente, ma soprattutto piena di vampiri e streghe, e poi ucciderli tutti insieme. Il mio piano è questo: so che progettano di attaccare dopo la mezzanotte, in modo che tutti siano distratti dai festeggiamenti, quindi noi a mezzanotte dovremmo essere là. E per questo volevo chiedervi di coinvolgere Richelle, in modo da farci arrivare subito lì con un suo portale, e fare una bella sorpresa a tutti».
«Secondo me va benissimo. Posso fare un incantesimo se vuoi, soprattutto con Richelle e mio fratello, e bloccare tutti lì dentro, in modo che nessuno scappi. Non ho mai ucciso nessuno, ma se ne va del destino delle persone a cui voglio bene, sono pronta a farlo.» disse la ragazza, e l’elfo si ricordò di una cosa molto importante.
«A proposito di uccidere…sei riuscita a capire l’incantesimo che ha usato Richelle in passato contro gli elfi?» le chiese, e lei annuì.
«Allora provalo.» le ordinò lui, ma lei scosse la testa, spaventata.
«Devi farlo Alyssa, o non sapremo mai se funziona davvero. Vuoi andare lì senza sapere se possiamo farli fuori? Non ne usciremo vivi, nessuno di noi, se non hai la certezza di poterli uccidere.» le spiegò l’elfo, allontanandosi da Sebastian che era ancora imprigionato dai viticci.
«E se non mi regolo e ti faccio fuori davvero?» Alyssa stava tremando, aveva il terrore di potersi pentire amaramente di ciò che si apprestava a fare.
«Non ti tormenterò dall’aldilà, tranquilla.» scherzò lui, suscitando una reazione leggermente fuori controllo nella ragazza, che si avvicinò troppo a lui e gli disse: «Non posso, ho troppa paura di…no, non posso farlo io. Aspetteremo Richelle».
«Non possiamo aspettare lei, non si sa nemmeno se verrà. Devi riuscire a farlo tu. O devo cominciare con i ricatti?» la minacciò Alec, guardando Damon, facendola trasalire.
«Ho bisogno di qualcuno che mi controlli, che mi stoppi se esagero.» disse lei guardandosi attorno, e Damon, Bonnie e Rebekah le furono affianco subito.
«Farò piano, ma se c’è qualcosa che non va fermami anche tu.» disse Alyssa all’elfo, che annuì e l’autorizzò ad iniziare.
La strega sirena iniziò ad enunciare l’incantesimo che aveva sentito da Richelle nei dejavu di Alec, e dopo qualche istante le dita dell’elfo si erano ingiallite, mentre sul suo viso gli si leggeva la sofferenza. Ed aveva appena iniziato.
Continuò, e le braccia si fecero tutte giallognole, mentre le dita erano già diventate marroni.
«Basta?» chiese la ragazza all’elfo, ma lui scosse la testa e le fece intendere che doveva continuare finché tutti gli arti fossero diventati marroni, ma lei stava tremando. Stava soffrendo nel vederlo così, e stava patendo dei dolori infernali come se l’incantesimo avesse lo stesso effetto su di lei.
Continuò, e non riuscì più a trattenere le lacrime. Era come se migliaia di spilli le si stessero conficcando nella carne.
Alec, che fino a quel momento stava solo guardando l’effetto dell’incantesimo sul suo corpo, alzò il viso, e non appena vide Alyssa si allarmò: «Damon!» urlò, e quando il vampiro gli prestò attenzione gli ordinò di tirare su le maniche della ragazza.
Come aveva immaginato, l’incantesimo stava inspiegabilmente avendo effetto anche su di lei: le mani non si vedevano per colpa della luce sprigionata dall’incantesimo, ma i polsi erano già bianchi, come fossero di porcellana, e il resto del corpo stava perdendo sempre più colore.
«Alyssa! Fermati!» urlò l’elfo, e non appena lei seguì il suo consiglio cercò di avvicinarsi, ma non riusciva a muovere le gambe, ancora essiccate, e rischiò di cadere a terra, se non fosse stato per Stefan che corse in suo soccorso.
Cercò anche Alyssa di muoversi, ma finì come l’elfo: quasi a terra, ma tra le braccia di Damon.
«Perché?» chiese la ragazza all’elfo, ma lui non le seppe rispondere.
«Dalle il tuo sangue.» disse l’elfo rivolgendosi a Damon, e lui subito si morse il polso e lo avvicinò alle labbra della ragazza, che pian piano lo bevve.
Ma non cambiò nulla dove era già arrivato il pallore. Il vampiro gliene diede ancora, ma i polsi e le mani le restarono bianchi.
«Avvicinala qui.» mormorò l’elfo, che chiese nel contempo a Stefan di adagiarlo per terra, cercando di non smuoverlo troppo o si sarebbe frantumato letteralmente come una foglia secca sotto le scarpe.
Damon adagiò Alyssa accanto ad Alec, e lui cercò pian piano di avvicinare le braccia quasi secche a quelle della ragazza, poi una luce aranciata si propagò dalle sue spalle. Pian piano scese giù, e quando riuscì a far tornare quasi alla normalità una buona parte delle sue braccia e arrivò al punto a contatto con quelle di Alyssa, cercò di propagare la luce verso quelle della ragazza, che intanto tremava ancor di più ed era diventata bianchissima.
«Chiamate Richelle.» disse mesto l’elfo, ed Elijah non perse tempo, si rese utile per come poteva, chiamando la strega sirena e dicendole ciò che stava succedendo, mentre Damon e tutti gli altri cercavano di capire cosa stesse succedendo.
«Non funziona?» chiese preoccupato come non mai il vampiro, che era seduto a terra e teneva il viso di Alyssa sulla coscia, accarezzandole le guance e i capelli.
«Poco, molto meno di ciò che potrei fare normalmente.» disse l’elfo, poi cominciò a parlare in modo strano: «Senti, so che non ti sto simpatico, ma sappi che se solo avessi saputo che avrebbe avuto quest’effetto su di lei non l’avrei lasciata fare. Non importa di me, se mi avesse ucciso l’unico problema sarebbe stato che non avreste mai scoperto dove andare la notte di Capodanno, e proprio per questo ti chiedo di toccarmi la fronte e cercare di entrare nella mia mente».
«Ma che stai dicendo?!» esclamò aggrottando le sopracciglia il vampiro, e Alec ribatté: «Fa’ quel che ti ho detto, prima che sia troppo tardi».
E Damon obbedì. Nella mente di Alec vide un indirizzo, e poi un capannone abbandonato in mezzo al verde e un corso d’acqua; vide un elfo dagli occhi azzurri e i capelli scuri, il viso scavato, l’espressione del viso dura come ferro, e capì che era Valvic; vide altri elfi riuniti assieme ad Alec, che intuì fossero gli altri ribelli, ma le immagini andavano sbiadendo, e si stavano confondendo con altre, in cui Alec era con Alyssa, ed erano felici. Damon capì cosa stava succedendo, e prima provò a richiamare l’elfo direttamente da dentro la sua mente, ma quando vide che non otteneva alcun risultato staccò all’istante la mano e tornò nel mondo reale. L’elfo era diventato tutto giallognolo, mentre Alyssa sembrava stare un po’ meglio, anche se le sue mani erano ancora pallide.
«Elijah!» urlò Damon, e quando l’Originale si voltò verso di lui gli chiese di Richelle, ma l’altro si limitò ad aprire le braccia impotentemente.
«Non te ne puoi andare così, stupido idiota. Non puoi!» ringhiò il vampiro, allontanando Alyssa da lui in modo che non usasse altra energia per guarirla, poi si voltò verso Sebastian: «Puoi rimediare a tutto questo?».
«Io posso tutto.» rispose con un ghigno convinto, poi aggiunse, corrucciando la bocca e alzando gli occhi al cielo: «Ma sono bloccato qui, senza magia, che peccato!».
Il vampiro si voltò verso le altre streghe e vampiri, chiese loro di liberare il ragazzo, e si misero subito all’opera. I viticci venivano via facilmente, segno che l’energia di Alec stava svanendo.
Una volta liberato, Sebastian si avvicinò subito alla sorella, e mise le mani sulle sue.
«Prima Alec…io non ho bisogno…» mormorò lei con quel poco di forze che le erano rimaste, ma il fratello la ignorò.
«Seb…» riprovò lei, ma il ragazzo era concentrato solo ed esclusivamente su di lei, sul guarirla e nient’altro.
«Adesso penseremo anche ad Alec, stai tranquilla. Non lo lascio scappare così, mi deve ancora un duello.» disse Damon, cercando di smorzare un po’ la tensione, ma non aiutò granché.
Poco lontano da loro ci fu un lieve bagliore, e poi da un arco di fiori uscì Richelle, che corse verso di loro.
«Questa volta è per rimediare al danno che ho fatto a Fort Fisher, per cui non prendetevi l’abitudine di chiamarmi in aiuto ogni volta che vi mettete ad inscenare Romeo e Giulietta in versione magica, eh! » disse la rossa, ferendo visibilmente Damon paragonando i due alla famosa coppia di amanti, poi si dedicò a guarire Alec.
Sebastian intanto stava ammirando incantato la rossa, dopo essere riuscito a guarire sua sorella, che come prima cosa allungò la mano verso quella di Alec.
«Non ti azzardare a cercare di guarirlo, o torneremo punto e a capo e poi vi arrangerete!» la rimproverò la rossa, e lei si limitò ad appoggiarla senza utilizzare magia.
«Tu sai cos’è successo?» chiese Alyssa all’altra strega sirena, e lei rispose soltanto: «Forse sì, ma non è il momento di parlarne, dopo ti spiego».
Quel «Ti spiego» vorticò nella testa di Damon, e cercò di distrarsi abbracciando Alyssa, che gli dedicò solo un breve sorriso per poi tornare ad osservare Richelle che guariva l’elfo.
«Elijah ti ha detto anche di Capodanno per caso?» chiese Damon alla rossa per tenere la mente occupata.
«No, ma se state organizzando feste io non sono il tipo, grazie.» disse secca lei, e il vampiro ridacchiò.
«Effettivamente è una festa, la facciamo agli elfi. Vuoi partecipare anche tu?» ribatté lui, e Richelle lo guardò confusa: «Volete organizzare un attacco agli elfi?!».
«Sì, solo a quelli che se la stanno prendendo con i vampiri e le streghe. Sei una strega pure tu, anche se per metà, giusto?» disse Damon, e lei annuì.
«Se non ho altri impegni…» disse lei vaga, con un sorrisetto beffardo sul viso.
«Alyssa…» mormorò Alec, che si stava riprendendo, stringendole la mano: «Non è colpa tua, stai tranquilla…».
«Dovevo fermarmi subito.» disse secca lei.
«Non è successo niente, visto? Siamo ancora qua…» la rassicurò lui, dopo aver riaperto gli occhi, che non riusciva a distogliere da lei.
«Non chiedermi mai più di testare incantesimi su di te.» disse Alyssa, e subito Richelle incalzò: «Infatti, appena vi sarete ripresi dovremo fare un bell’incantesimo a tutti e due. O non potrete andare alla battaglia a Capodanno».
«No, non possono andare senza di me.» s’allarmò Alec, mettendosi subito a sedere.
«Disse quello che ci stava rimanendo secco nel vero senso del termine, e mi ha fatto vedere indirizzo e soggetti incriminati abbandonandosi al destino.» ribatté Damon sarcasticamente.
«Forza Romeo e Giulietta, andiamo.» disse Richelle all’elfo ed Alyssa.
«Dove?» s’allarmò subito il vampiro.
«Abbiamo bisogno di privacy, devo capire cosa c’è che non va.» disse senza peli sulla lingua, senza preoccuparsi di ferirlo, e seguita da Alec e Alyssa che si reggevano a vicenda andò verso l’arco di fiori.


I tre si ritrovarono in tutt’altro posto, ma Alyssa lo riconobbe: «Ma questa non è Avalon?!» esclamò tutta contenta.
«Quella vera.» aggiunse sorridente Alec.
«Sì, avete bisogno di stare un po’ qua e di bere un po’ dell’acqua del fiume, così vi riprenderete più in fretta. E poi io devo chiedervi di dirmi TUTTO quello che è successo tra voi, nei minimi dettagli.» rispose Richelle, e i due iniziarono a raccontare.
Dopo che ebbero finito, la strega sirena rimase un po’ a pensare, poi chiese: «Anche adesso avete i vostri…desideri?».
I due si guardarono aggrottando le sopracciglia, e poi annuirono entrambi.
«Sei proprio sicuro di non avere sangue Reale?» chiese ad Alec, ma lui, dopo aver ridacchiato, le disse: «Credi che sarei qui se lo avessi? Avrei già sistemato Valvic. Purtroppo sono un elfo come tutti gli altri.».
«Potrei solo pensare che è colpa della linfa che hai bevuto al principio di tutto. Però non avendo mai sentito di altre storie simili, non vi posso assicurare che sia così.» spiegò la rossa, ma Alyssa aveva una sola domanda: «Sai quando finirà quest’effetto?».
La rossa si limitò a scuotere la testa, e dopo aver aspettato un po’ che si riprendessero, insegnò all’altra l’incantesimo che serviva a proteggerli da qualsiasi forma di magia, l’aiutò ad eseguirlo su entrambi, e infine li riaccompagnò al loft.
«Tutto ok?» chiese Damon accogliendo a braccia aperte Alyssa, e la strinse a sé cercando di tenerla lontana dall’elfo.
«Sì, abbiamo fatto un incantesimo per proteggerci dalla magia ma non sappiamo ancora cos’è successo.» spiegò lei tesa.
«Comunque non mi avete presentato quell’altro maghetto…chi è?» disse Richelle, rivolgendosi a Sebastian.
«È mio fratello, si chiama Sebastian.» rispose Alyssa.
«Lo immaginavo, dovrebbe essere come noi due.» rivelò la rossa, rivolgendosi all’altra strega sirena, poi avanzò una pretesa: «Ci dev’essere anche lui a Capodanno. È tosto».
Richelle fece per andarsene, ma gli altri la bloccarono, chiedendole di restare lì fino a Capodanno.
«Ho due o tre cosette da fare, vado e torno.» rispose, facendo l’occhiolino, e svanì di nuovo nell’arco di fiori.




La notte di Capodanno era arrivata. Avevano cenato prima della tradizione, ed alle 23.30 erano tutti già pronti, anche se era ancora presto per andare.
Sarebbero partiti praticamente tutti, salvo Matt, Meredith, Liz, Carol, Jeremy e i genitori di Alyssa. Quest’ultimi avevano poi scoperto ciò che era successo a Santo Stefano ai loro figli, e poco alla volta avevano assimilato tutto, ma da allora erano in ansia. Non volevano che i loro figli andassero alla battaglia, ma non potevano farci nulla.
Decisero di fare il brindisi di mezzanotte con un’ora di anticipo e poi andare a New Orleans con un portale creato al momento da Richelle.
Dato che a Santo Stefano Alyssa aveva tolto l’incantesimo fatto con la pittura, che ormai non serviva più, Alec diede sfogo alla sua magia e fece spuntare dal soffitto diversi rametti di vischio per le coppie della casa che alla loro mezzanotte volevano baciarcisi sotto. Tutte le coppie ne usufruirono con piacere, compresi Katherine ed Elijah che si erano ritrovati sentimentalmente nell’ultimo mese sotto lo stesso tetto e Caitlin e Jeremy che si erano invaghiti l’un l’altro a prima vista, mentre Alec cercava di distrarsi. Avrebbe voluto esserci anche lui sotto il vischio, con Alyssa, ma sapeva che non era possibile.
Dopo l’ultimo bacio nel vecchio anno, e il brindisi per accogliere il nuovo sebbene con un po’ di anticipo, si decisero ad andare: Richelle creò il portale aiutandosi con la connessione mentale di Alec per trovare il luogo esatto, e poi tutti vi passarono attraverso.


Si ritrovarono davanti ad un magazzino sperduto, e Alec non perse tempo: prese il sacco di sale che aveva portato con sé, e ne sparse una striscia tutt’intorno all’edificio con la sua velocità supernaturale, fino a formare una sorta di recinto dal quale non uscire più. Tutti vi entrarono, poi Alyssa, tenendo per mano Alec che rappresentava tutti gli elfi, fece l’incantesimo di confinamento.
Era ora di andare all’attacco!
Entrarono tutti insieme nel magazzino cogliendoli impreparati, e iniziarono subito a lottare: i vampiri davanti, vestiti dalla testa ai piedi, mani comprese, con degli abiti leggeri ma resistenti che servivano a proteggerli dalla linfa degli elfi senza però appesantirli, e con varie armi affilate, che riducevano il più possibile in brandelli gli elfi, e le streghe dietro che usavano i loro poteri per far prendere fuoco ai corpi o essicarli con l’incantesimo che tutti ormai avevano imparato da Alyssa.
Gli elfi cercavano di difendersi con la loro magia, cercando di sfruttare il fuoco usato dalle streghe per uccidere i compagni, ma niente aveva effetto sugli avversari, che a loro insaputa erano tutti muniti dei diaspri rossi con l’incantesimo di protezione.
Quando ebbero fatto fuori diversi elfi, le streghe ibride si divisero dalle altre, e puntarono a Valvic, difeso da un solo altro elfo.
Insieme iniziarono a lottare contro di lui, ma si accorsero che non era un semplice elfo, era decisamente più potente. La lotta si fece molto dura, e Richelle, Alyssa e Sebastian si trovarono in difficoltà. Ma arrivò Alec in loro aiuto, e unendo i poteri riuscirono a sconfiggerlo dopo una lunga lotta.
Con loro grande sorpresa, Valvic non si buttò nella battaglia, ma corse al capezzale dell’elfo che lo proteggeva, ormai essiccato.
Richelle e Sebastian così ne approfittarono per aiutare le altre streghe e i vampiri, dopo che altri elfi vennero fuori da altre stanze del magazzino armati di spade, lance, archi e balestre. Tyler fu colpito da una freccia, nonostante portasse il diaspro rosso, e la cosa fece agitare tutti. Bonnie, Caitlin e Shane si occuparono quindi di deviare frecce e lance, e disarmare gli elfi prima che ci fossero altri feriti, mentre i vampiri cercavano di far fuori più elfi possibile e Richelle e Sebastian terminavano il lavoro con la magia.
Alec e Alyssa erano pronti a seguire gli altri nella lotta, quando Valvic si parò davanti a loro.
«Hai ucciso tuo fratello.» sibilò ad Alec.
«IO?! TU l’hai ucciso! L’hai rapito e torturato fino alla morte come se niente fosse! Quale Re fa questo ai suoi sudditi?!» rispose tormentato dalla rabbia e dal dolore l’elfo.
«Anche Lucas l’hai ucciso tu. Tu, e la tua sete di rivoluzione. Ma ora, hai ucciso un altro tuo fratello, l’ultimo che ti era rimasto. Hai ucciso tutti i tuoi fratelli, hai ucciso i miei figli più amati!» urlò il Re, come un dannato.
Alec lo guardò confuso: non comprendeva se fosse diventato pazzo e delirasse, o fosse solo un tranello per distrarlo dalla battaglia.
«Per questo mi chiamavi Principessa?! Perché sei il figlio del Re?!» gli disse Alyssa restando a bocca aperta, ferita e confusa anche lei.
«No! Niente affatto! Ti chiamavo così perché è quello che sei per me! Lui sta mentendo, è semplicemente un pazzo, io non sono suo figlio! Mio padre è morto quando ero piccolo, e mia mamma non aveva ancora partorito Lucas!» cercò di spiegarsi Alec, che si sentiva crollare il mondo addosso.
«Ti sbagli, sono io vostro padre, anche se tuo fratello non c’è più. I tuoi fratelli non ci sono più. Tua madre Theya ti ha mentito, perché io le ho detto che non ti volevo. Già a qualche anno di vita si capiva che eri troppo debole, troppo sentimentale per poter guidare un popolo intero. Nessuno ti avrebbe ascoltato e seguito, e ti avrebbero ucciso senza problemi per farti le scarpe nel giro di qualche mese. Ma sei rimasto l’ultimo della mia stirpe, e per questo adesso dovrai regnare e mandarla avanti. Se ti uccideranno non sarà più un problema mio, dopo quello che mi hai fatto.» disse Valvic, e andò a prendere lo scettro e la corona.
«Non voglio regnare, per me non sarai mai mio padre!» urlò furibondo l’elfo, spaventando Alyssa, che non l’aveva mai visto così.
«Beh, non possiamo certo aspettare che tuo figlio cresca per poter prendere il mio posto, per cui tocca a te e basta. Non puoi tirarti indietro.» gli spiegò il Re come se fosse un bambinetto.
«Mio figlio?! Io non ne ho figli! Ed ora, sapendo da chi discendo, può darsi che non ne vorrò mai!» ribatté Alec, ormai nauseato da quell’essere che non sarebbe mai riuscito a chiamare padre.
«Eppure molto presto l’avrai. Direi che è troppo tardi per pentirtene.» azzardò il Re, con un ghigno malefico.
Alec si bloccò e cercò di capire meglio ciò che gli aveva detto, ma ancora non ci era riuscito: «Che diamine stai dicendo?!».
«Oh, non mi dire che non lo sai! Non te ne sei accorto?» lo punzecchiò Valvic, che sembrava godesse nel vederlo così disperato.
«Di cosa?!» chiese ancora Alec, e il Re gli indicò Alyssa, che era ancora affianco a lui, incapace di lasciarlo da solo in un momento del genere e troppo scioccata da ciò che stava succedendo per buttarsi nella lotta insieme agli altri.
«Il ventre della ragazza…il suo viso radioso…le guance arrossate…e le sue abitudini immagino siano cambiate ultimamente…» disse Valvic ad Alec, poi si rivolse ad Alyssa: «Vero, streghetta? Hai sempre e solo voglia di verdura e frutta e se mangi altro stai male? Ti senti a volte stanca, a volte piena di energie? E la tua magia è diventata…altalenante e inaffidabile? Magari siete anche stranamente connessi, tanto che se uno viene ferito succede anche all’altro… Oh ma dai…pensavi davvero di essere dimagrita e poi ingrassata nel giro di così poco tempo semplicemente per un cambio di alimentazione?».
I due si guardarono sconvolti. Sapevano che non era possibile, ma ciò che aveva detto Valvic li aveva presi alla sprovvista. Li aveva forse fatti pedinare?
«Come fai a sapere queste cose?» chiese Alyssa, tornata scettica.
«Sta bluffando, non credergli» disse Alec, che era stufo di tutte quelle menzogne.
«Niente affatto, figliolo. Sto dicendo solo la verità. Lo so perché tuo fratello Caspar era figlio mio e di una strega/licantropo. Per questo avrei lasciato il trono a lui se tu, la tua futura moglie e quegli altri disgraziati dei tuoi amichetti non l’aveste ucciso senza pudore davanti ai miei occhi.» disse il Re, guardando l’elfo che giaceva a terra senza vita.
«Non ti credo. Gli elfi non possono procreare con gli esseri umani. Al limite c’è stato qualche caso con le fate, ma con gli umani…siamo troppo diversi.» Alec si rifiutò di credere a certe idiozie. Per una vita intera aveva saputo come funzionavano le cose, e di certo non avrebbe cambiato idea con quel pazzo di Valvic.
«Ti sbagli, figliolo. Noi della stirpe reale possiamo. E ti dirò di più, a volte è meglio mescolare le razze, per creare qualcosa di migliore.» spiegò il Re, e ad Alec tornò in mente quando Richelle gli aveva chiesto della sua discendenza. Possibile che sapesse qualcosa? Ma no, non poteva essere. Valvic stava mentendo, e lui non ci sarebbe cascato: «Detto da uno che voleva sterminare streghe e vampiri è abbastanza assurdo».
«La mia intenzione era quella di sterminare le streghe oscure, quelle che avevano a che fare con il male, con i vampiri.» specificò il Re, come se cambiasse qualcosa, e Alec gli chiese, sfidandolo: «Quindi vorresti dire che è meglio un ibrido elfo/strega/licantropo di me?! Anche se adesso lui è lì stecchito mentre io sono ancora qua?! Stai delirando…».
«Ho detto migliore, non imbattibile, e non scordarti che eravate in quattro, di cui tre ibridi, contro uno. Elfo ibrido è decisamente meglio di un elfo puro, perché ibrido da strega significa con più potenzialità. Non avercela con me per questo. Quando vedrai di cosa sarà capace tuo figlio capirai.» disse Valvic, facendo trasparire per la prima volta un sentimento simile all’amore.
Alyssa s’intromise decisa: «Io non ti credo. Non è possibile. Ce ne saremmo accorti. Ho anche fatto un sacco di visite e nemmeno i medici l’hanno capito».
«E questo come me lo spieghi?» le rispose lui, poi muovendo lo scettro e puntandolo al ventre della ragazza, ne fece vedere l’interno, come un’ecografia in tempo reale, dove c’era un feto che sembrava di 3 mesi.
Alyssa non ce la fece più: si sentì debole e stava per svenire. Alec la sorresse, abbracciandola, poi s’inginocchiò a terra stremato, tenendo sempre la ragazza stretta a sé. Si guardarono negli occhi, e non riuscirono più a trattenere le lacrime.
«È passato appena un mese, non è possibile…è un tuo trucco!» disse Alyssa singhiozzando, ancora incredula.
«Ma no cara donzella, questi bambini ibridi crescono più velocemente. Tra due mesi nascerà. E allora voi sarete la famiglia reale regnante.» disse gongolando Valvic, mentre Alyssa scuoteva la testa e continuava a piangere.
E Alec sapeva perché: lei non avrebbe mai potuto far parte di un’ipotetica famiglia insieme a lui, che fosse il Principe degli elfi o meno, perché lei apparteneva a Damon.
La strinse a sé e la rassicurò, dicendole che probabilmente era tutto un trucco, una sua trovata per godere vedendo soffrire gli altri, e allo stesso tempo le assicurò che se per assurdo fosse stato vero, avrebbe trovato una soluzione.
«Non prenderò il tuo posto. Mai.» disse deciso Alec a Valvic, e poi ci fu un attimo di silenzio, rotto da un urlo disperato. Era Stefan. Che urlava il nome di suo fratello.
Alec e Alyssa si voltarono, e videro Damon immobile, girato verso di loro. Il viso una maschera di dolore, con lo sguardo accigliato, gli occhi lucidi di lacrime. E la bocca socchiusa. Un istante dopo le sue gambe cedettero, crollò a terra a faccia in giù, e solo allora i due si resero conto di ciò che era successo: un elfo aveva lanciato una freccia nella schiena del vampiro, colpendolo al cuore.
«Io sono una strega, non faccio parte del vostro mondo elfico» Alyssa sputò le parole con tutta la rabbia accumulata in faccia a Valvic, e corse da Damon per soccorrerlo.


Il viso di Damon si stava ingrigendo, mentre venature più scure si diradavano dal petto. Alyssa stava piangendo, ma non si dava per vinta. Non poteva morire così. Non poteva finire così tra di loro. Appena si era voltata, quando aveva sentito Stefan urlare, aveva capito che lui la stava guardando, che aveva sentito tutto, e che per colpa sua si era distratto. Per colpa sua era stato colpito da quella maledetta freccia, e per colpa sua ora stava morendo. La rabbia era tanta che tutti i bancali abbandonati nel magazzino presero fuoco. Mise le mani attorno alla freccia, chiuse gli occhi, e pensò solo che non voleva perderlo. Le sue labbra inziarono a pronunciare delle strane parole, che non sembravano nemmeno latine stavolta, e le mani iniziarono a tremarle. Si sentiva ormai prosciugata dalle forze, quando sentì una voce che avrebbe riconosciuto tra mille. Una voce che le fece tornare tutte le forze in un attimo solo.
«Alyssa» mormorò Damon. La ragazza aprì gli occhi: il grigiore era scomparso, e con esso anche le venature scure e la freccia. Gli diede giusto il tempo di girarsi sulla schiena, e tuffò le labbra sulle sue baciandolo con tutto l’amore che aveva, aumentato all’ennesima potenza dall’adrenalina.
«Non ti azzardare mai più a tentare di lasciarmi così.» gli disse arrabbiata la ragazza, ma lui non fece in tempo a rispondere che si sentì un altro urlo atroce.
Alyssa si voltò a guardare: era Alec, tenuto fermo contro al muro da alcuni viticci, e Valvic gli stava puntando lo scettro al petto.
«È inevitabile, figliolo. Ed è la giusta punizione per quel che hai fatto ai tuoi fratelli.»
«Io ne ho ucciso solo uno, non sapendo nemmeno che lo fosse, e l’ho fatto solo perché aveva le tue stesse idee malate.»
«Anche Lucas l’hai ucciso tu, mettendolo contro di me.»
«Allora perché non uccidi anche me? Sono contro di te! Ti ho teso una trappola e ho decimato il tuo esercito! Perché non mi fai fuori e la fai finita?!»
«Perché sarebbe troppo facile e generoso nei tuoi confronti. Tu regnerai, e potrai ordinare ai tuoi elfi cosa dovranno fare. Ma come ben sai, non tutti ti ascolteranno. Molti lotteranno contro di te.»
«Non tutti gli elfi vogliono regnare.»
«Credo che tu sia uno dei pochi, figliolo, e questo è un motivo in più per cui toccherà proprio a te farlo.» disse Valvic, e come se niente fosse gli trafisse il petto col bastone dello scettro, poi mise le mani sulla parte a coppa, e per diversi secondi non si riuscì a vedere nulla, tanto era il bagliore sprigionato.
Quando terminò, e si riuscì ad intravedere qualcosa, Alec era riverso a terra e di Valvic e Caspar non c’era alcuna traccia. Il corpo di Alec brillava ancora, quando si risvegliò. Tutti i presenti nel magazzino avevano smesso di lottare, e chi stava dalla sua parte si era avvicinato per vedere cosa stesse succedendo. Anche Alyssa e Damon, che intanto si era ripreso, erano attorno a lui.
Alec si alzò, con le lacrime agli occhi. Prese la corona e lo scettro da terra, e li indossò, senza nascondere il disgusto. Si rivolse agli elfi presenti, mostrando tutto l’odio che provava verso suo padre, e verso se stesso.
«Vi ordino di non lottare più tra di voi, né contro i vampiri, né contro le streghe. Da oggi in poi ci sarà la pace tra di noi, e a nome di tutti gli elfi chiedo a tutti i vampiri e a tutte le streghe perdono per ciò che è successo. Io non sono come Valvic, non permetterò che nessuno faccia del male ad altri, che siano della nostra specie o di qualsiasi altra. Ora liberate tutti i prigionieri, poi andate dovunque sia la vostra casa, state con la vostra famiglia, e dimenticate tutte le idee razziste che vi aveva inculcato mio padre.» disse Alec, poi guardò Alyssa, e le fece cenno di annullare l’incantesimo di confinamento.
«Sei sicuro?» mimò con le labbra lei, e lui annuì semplicemente.
Con sua grande sorpresa, tutti seguirono i suoi ordini, e in poco tempo nel magazzino rimasero solo lui, Alyssa, Damon e i loro amici, e qualche elfo che stava liberando gli ultimi prigionieri.
«Hai visto tutto, vero?» chiese preoccupata Alyssa a Damon.
«Sì. E ancora non riesco a crederci. Come ho fatto a non accorgermi di nulla?» rispose lui, non capacitandosi tra le altre cose di non essersene accorto.
«Probabilmente è come me, non ha battito cardiaco.» s’intromise Alec.
Dopo un lungo silenzio imbarazzante, il vampiro lo ruppe.
«Che intenzioni hai?» chiese all’elfo.
«Nessuna, al momento. Sono ancora stravolto e sinceramente ora come ora non ho la minima idea di cosa fare.» rispose, pieno di troppe emozioni, e troppo forti.
Ma non riuscì nemmeno a calmarsi, che nel loro discorso s’intromise un’elfa: «Lo so io cosa dovete fare».
Quella voce era ancora familiare all’elfo, ma non riusciva a credere fosse possibile sentirla davvero. Si voltò, e i suoi occhi confermarono la sua speranza.
«Mamma!» esclamò, e l’abbracciò forte, poi si ricordò che gli aveva mentito per tutti quei secoli, e si staccò.
«Come hai potuto nascondermi tutto?! Mi hai mentito su mio padre, hai finto la tua morte!» le disse deluso, ma lei lo bloccò: «Calmati, ti spiego tutto subito: tuo padre non ha mai cercato una famiglia, voleva soltanto un erede potente. E così ha iniziato una specie di caccia a questo ipotetico erede, e scegliendo me come moglie. Ai tempi pensavo l’avesse fatto per amore, perché era così diverso da adesso, era incredibilmente dolce e buono. Ma solo in seguito ho scoperto di essere stata io la prescelta semplicemente perché sono nata in Primavera, e quindi avrei dovuto, secondo la sua malata teoria, dargli dei figli più forti. Ma quando ti ha visto, nei tuoi primi anni di vita, la sua teoria ha iniziato a vacillare, e l’ultima cosa che voleva era che ereditaste tu e tuo fratello Lucas, che ancora doveva nascere, il suo trono. Così tentò di ucciderci mentre ero ancora incinta, ma io riuscii ad impedirlo, e arrivai ad un accordo con lui: avrebbe manipolato le menti di tutti i suoi sudditi, te compreso, facendo credere a tutti che non si era mai sposato e che noi tre eravamo degli elfi come tutti gli altri. Tutto andò bene fin quando…».
«Non gli diedi un due di picche quasi vent’anni dopo.» s’intromise Richelle, lasciando tutti sgomenti, poi spiegò: «Voleva avere un figlio da me, perché dopo averne avuto un altro con una strega, era convinto che con una strega sirena avrebbe avuto “l’erede definitivo”, così come lo definiva lui. Ma io ero abbastanza potente da percepire le sue vere intenzioni dietro le sue carinerie, e non mi feci fregare. Lo indebolii, e poi utilizzando un incantesimo feci perdere le mie tracce, nonostante per i primi tempi rimasi vicina per controllare le sue mosse. E così scoprii che il mio rifiuto scatenò la sua ira verso la sua prima moglie segreta: inscenò infatti la morte di Theya per vendetta, facendo allontanare i suoi figli, che io ai tempi non conobbi, e le giurò che le avrebbe fatto passare degli anni d’inferno e che l’avrebbe sfruttata per i suoi esperimenti tenendola prigioniera».
Tutti erano rimasti scioccati e disgustati dalla storia, ed erano tanto attenti al racconto che non si accorsero di alcune presenze dietro di loro.
Theya, la madre di Alec, continuò a raccontare: «Non so quanti esperimenti e prove abbia fatto, non solo su di me, prima di avere Caspar da una strega ibrida nata da una strega e un licantropo, e calmare queste sue manie. Ma non era ancora soddisfatto. Voleva vedere cosa sarebbe venuto fuori dall’unione di Caspar con un’elfa di sangue reale, e così si ricordò di me. Voleva avere un altro figlio da me, e sperò che fosse femmina. O ci avrebbe riprovato fin quando non l’avrebbe avuta. Così, per la sua gioia e la disgrazia della bambina, nacque Shatea…» disse lei, indicando il punto dove avevano sconfitto Caspar. Il suo braccialetto gli era caduto durante il combattimento, e ora l’aveva tra le mani un’elfa diversa da tutti gli altri: era più bassa, ma non come un’elfa minore, come se la sua crescita si fosse fermata prima del normale. Sussurrava parole d’addio singhiozzando, nascondendo il viso agli altri coi suoi lunghi capelli biondi.
Alec era ormai sconvolto da tutte le rivelazioni sulla sua famiglia, e riuscì a dire solo: «Dimmi che poi non è andata come progettava…».
Ma la madre scosse la testa: «Me la portò via qualche giorno dopo la sua nascita. La fece crescere credendo di essere stata abbandonata dai suoi genitori, e che lui l’aveva accolta nella sua famiglia con tanto amore anche se non era figlia sua, mentre faceva stare Caspar con la sua mamma strega lupa, anche lui inconsapevole di essere il figlio del Re degli Elfi, con l’intenzione di programmare per loro poi un matrimonio combinato, nel caso non si fossero piaciuti quando avrebbe deciso di farli incontrare. Ma Caspar un giorno, durante un litigio, non riuscì a controllare i suoi poteri e finì per uccidere la sua stessa madre. Così Valvic fece credere anche a lui di accoglierlo senza aver legami biologici, e quando Caspar e Shatea si videro per la prima volta capì che poteva ottenere ciò per cui l’aveva fatta nascere senza alcuno sforzo: credendo di essere due poveri orfani abbandonati, si trovarono subito in sintonia e si avvicinarono sempre di più, fin quando Shatea non restò incinta di lui. Una volta nato e cresciuto Shaspar, il frutto del loro amore malato a loro insaputa, rivelò ai due le loro vere identità. I due rimasero scioccati, e non riuscirono nemmeno più a guardarsi negli occhi. Valvic approfittò della situazione e rinchiuse Shatea con me, rivelandomi che anche su di lei aveva fatto degli esperimenti, e per questo era diversa dagli altri elfi maggiori, ma non si addentrò nei dettagli, poi si dedicò all’altro figlio e al nipote, di cui dopo qualche tempo non si seppe più nulla. Da allora, ogni volta che Valvic era lontano da noi, Caspar veniva a trovare Shatea, perché nonostante avessero scoperto la verità i due non riuscivano a cancellare i sentimenti provati, e ci promise che avrebbe fatto di tutto per liberarci, cercando di ottenere la fiducia più assoluta da parte di Valvic assecondandolo in ogni sua richiesta. E ora che siamo libere, lui non c’è più».
Alec si sentì così male che non riuscì più a trattenersi, abbracciò forte sua mamma mentre si lasciò andare ad un pianto pieno di rabbia, e le continuava a dire: «Mi dispiace mamma, per tutto quello che avete passato…non ne sapevo nulla…e non credevo che Caspar fosse dalla nostra parte».
Dietro di lui sentì qualcun altro che lo abbracciava, e quando si scostò vide che era sua sorella Shatea.
«Non è colpa tua, è tutta colpa di quel mostro che era nostro padre e che finalmente non c’è più.» gli disse la piccola elfa, e i tre si abbracciarono continuando a piangere, mentre più in là avvenivano altri ricongiungimenti: Patricia e Kol infatti erano stati liberati.

Patricia andò incontro a Caitlin, visibilmente preoccupata, mentre la figlia era felicissima di rivederla.
«Cait, che ci fai qui?! È pericoloso!» fu la prima cosa che disse alla ragazza, e lei scosse la testa.
«Non cambi mai, mamma.» disse Caitlin, e l’abbracciò forte, e mentre erano ancora strette la donna vide Shane, poco lontano da loro, che la guardava contento dell’incontro tra le due.
«Conosci tutta questa gente?» chiese la madre alla figlia, che le rispose di sì, e allora lei entrò nei dettagli: «Anche quell’uomo riccioluto?».
«Mamma, lui insieme ad altri è venuto a salvarmi dopo che ti hanno rapita. Mi ha portata lontana da Atlanta e la sua più grande preoccupazione ogni giorno da allora era che io stessi bene. Lo so che lo conoscevi da tempo, mi ha detto che eravate amici, ma se c’è altro che mi devi dire questo è il momento giusto. Sono pronta a qualsiasi storia, dopo quello che ho sentito poco fa.» disse la ragazza, facendo comparire una ruga tra le sopracciglia della madre.
«Voi ragazzi di oggi siete troppo svegli e impavidi, l’ho sempre detto.» disse la donna, poi si avvicinò a Shane e lo riabbracciò, suscitando la sorpresa di entrambi.
«Grazie per tutto quello che hai fatto per Caitlin. Davvero. Visto che ha già intuito la verità, posso dirgliela o per te è un problema?» chiese nell’orecchio all’uomo, che le rispose allo stesso modo: «Lo stavo per fare almeno una ventina di volte in questo mese, ma ho sempre pensato che tu non volessi. Che mi odiassi».
«Odiarti?! L’unico motivo che ho per odiarti è che da quando ti ho conosciuto ti ho sempre amato.» disse lei guardandolo negli occhi, che si fecero lucidi, poi lui le mise le mani a coppa sul viso e la baciò, suscitando un sorrisetto soddisfatto di Caitlin.

Kol stava arrivando pian piano vicino al gruppo, e quando si accorsero di lui Rebekah fu la prima a corrergli incontro a velocità vampiresca, e a stringerlo forte.
«Ehi piano sorellina, non sono forte come una volta.» disse ridacchiando, ma non era una battuta.
Lei si accorse che era diverso, e scioccata gli mise una mano sul petto, dicendo soltanto: «Come diavolo è possibile?!».
Klaus ed Elijah li avevano raggiunti ed osservavano increduli la mano di Rebekah, mentre Bonnie era poco distante da loro. Aguzzarono l’udito, e sentirono dei battiti veloci, da umano, provenire dal petto del fratello.
«Mi avranno anche fatto passare le pene dell’inferno, ma questi elfi almeno una cosa buona l’hanno fatta.» disse, e i suoi fratelli lo abbracciarono cercando di essere più delicati possibile, poi guardò Bonnie dietro di loro, e scherzò: «Almeno adesso posso intrufolarmi a casa di chi voglio in piena notte senza aspettare un invito».
«Non avrai bisogno di aspettare la notte, scemo!» disse la strega, leggermente imbarazzata, e lui ridacchiò. Si liberò dalla stretta dei suoi fratelli e poi le corse incontro per abbracciarsela stretta stretta, consapevole che non avrebbe più dovuto controllare la sua forza in gesti come quello.
«Credevo ti fossi già dimenticata di me.» disse Kol, stretto a lei, e Bonnie si staccò e scosse la testa.
«Niente affatto.» gli disse, lo baciò appassionatamente, poi ridacchiando gli sussurrò: «Comunque sei sempre il solito idiota, vampiro o umano non cambia nulla!».


To be continued………

- Extra

- Blog

- Pagina FB

ElenaDobrevSomrhalder

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: ElenaDobrevSomerhalder