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Autore: Doppiakappa    17/07/2022    0 recensioni
Roy Steinberg, sedicenne figlio dello scienziato più influente del 2085, si ritrova vittima di un particolare incidente che lo porta al contatto con una misteriosa sostanza extraterrestre. A sua insaputa, si ritroverà coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a dover salvare il mondo da un'enorme minaccia.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Queen City, villetta degli Steinberg, la mattina seguente.
 
Ethel guardava divertita i due ragazzi, ancora addormentati sul divano, stretti in un buffo abbraccio. Scattò loro un paio di foto prima di svegliarli delicatamente.

- Ehilà, sveglia bambini, la mamma ha preparato la colazione! – disse, scuotendo lievemente il biondo.

- E-Eh?! – esclamò lui, riesumando immediatamente dal sonno mattutino. – Che ore sono? – chiese poi alla ragazza, accorgendosi dell’amico e scrollandoselo di dosso.

- Fai piano… - disse il castano, con gli occhi ancora chiusi.

- Sono le otto, muovetevi a fare colazione che dovete andare, dai! – li incoraggiò Ethel, dando uno schiaffo al culo di entrambi.

I due sbadigliarono in contemporanea, sedendosi poi al tavolo della cucina, al quale Aiden era già seduto da un pezzo.
L’uomo fissava il vuoto in una specie ti trance, le sue pupille erano perse in qualcosa di invisibile. Rimaneva in silenzio, lui, con la tazza di caffè nella mano sinistra e la sigaretta in quella destra. Sul suo volto spiccavano due occhiaie enormi, marchio della nottata in bianco appena trascorsa.

- Morgen… - chiamò la sua attenzione il ragazzo dalle iridi smeraldine.

L’uomo si girò, guardando il figlio in volto. – Guten Morgen… - rispose assente, sorseggiando il caffè.

- Hai un aspetto orribile, papà. Hai dormito male? -chiese il ragazzo.

- Non ho proprio dormito…

- E si vede, Signor Steinberg… - commentò Blaze, mentre versava del the caldo in una tazza.

- Tutto ok? – chiese preoccupato Roy, azzannando una fetta biscottata coperta da marmellata.

- Sì, tutto ok, ero semplicemente un po’ agitato. Sto bene, tranquillo. – lo rassicurò l’uomo, sorridendo.
 
I quattro terminarono rapidamente la colazione, ritirandosi ognuno nella propria stanza per cambiarsi. Poco dopo erano scesi nel laboratorio, in attesa dell’arrivo degli altri agenti. Nel frattempo, Roy aveva indossato la tuta ed eseguito alcuni rapidi test per verificarne la perfetta funzionalità. Ethel e Blaze rimasero colpiti dall’estrema potenza di quella tuta, venendo quasi spaventati dal suo aspetto minaccioso.
Le due squadre ausiliarie dell’Asset giunsero in pochi minuti, seguite dalla Lamborghini bianca di Simon. Questo subito andò a salutare l’amico, stringendo poi la mano a Roy, Blaze ed Ethel.

- Che piacere rivederti, Roy. – disse, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo. – È un piacere fare la vostra conoscenza, Aiden mi ha parlato molto di voi due. – si rivolse poi ai due fratelli, scambiando loro un sorriso.

- Grazie per essersi offerto di accompagnare mio padre, Signor Wolf.

- Oh, per piacere, chiamami pure Simon. Non serve tanta rigidità. – rise l’uomo dalle iridi criogeniche. – È più forte di me, non posso lasciare tuo padre a piedi. – lui e Aiden scoppiarono a ridere.

- Questi sono gli uomini della squadra di sicurezza della Eisenhauer Technology, ci seguiranno come scorta.

- Capisco… Allora, vogliamo incamminarci? – chiese poi, facendo cenno all’amico di seguirlo in macchina.

- Certamente, fai strada. – rispose Aiden, seguendolo. – Ci vediamo all’aeroporto. Mi raccomando, guida con prudenza! – disse poi al figlio.

- Da che pulpito! – lo provocò Roy, sorridendo.
 
La Lamborghini di Simon abbandonò per prima la villetta, seguita a distanza da altre due macchine dell’Asset, in direzione dell’aeroporto.
Roy e Blaze terminarono i preparativi, il biondo indossando i bracciali della tuta e il castano montando gli ultimi accessori sulla sua arma e sistemando i caricatori nella propria cintura.
La situazione era particolare: entrambi sapevano che sarebbe successo qualcosa, nonostante desiderassero che quella sensazione fosse solo una paranoia.
I due ragazzi si guardarono negli occhi.
 
- Mi sembra di andare in guerra, cazzo… - commentò Blaze, sospirando lievemente.

- Chiamiamole “precauzioni”… - aggiunse Roy, montando sulla Jeep. – Ho paura, Blaze… paura per mio papà, mio fratello, mia mamma, noi…

- Qualsiasi cosa succeda, questa volta siamo preparati. Non l’avranno vinta facile, te lo assicuro.

- Grazie ancora per essermi accanto, Blaze. – disse l biondo a bruciapelo, vedendo l’amico tentennare.

- Metti in moto, altrimenti ci lasciano qua. – scherzò, rispondendo all’altro con uno sguardo e smorzando la tensione.
 

 
Queen City, Aeroporto, ore 9:20.
 
Il gate tredici era completamente blindato, messo in totale sicurezza per l’arrivo della direttrice Gea. Trecento uomini erano sparsi all’interno della struttura divisi in unità da due soldati, altri seicento coprivano lo spazio esterno, divisi per tutta l’enorme superficie dell’aeroporto. Una squadra di trenta cecchini forniva supporto dal tetto della struttura, capitanata da Hurricane, mentre Axel coordinava le operazioni direttamente dalla pista tredici: si era preso l’incarico di scortare la direttrice e il figlio fino al blindato che li avrebbe condotti nel punto d’incontro con Aiden e Roy.
Camminava, il generale, avanti e indietro nervoso, coordinando il posizionamento dei propri soldati in tutto l’edificio e l’esterno.

- Controllate ogni singolo civile: documenti, parametri vitali, comportamento. Al minimo sospetto date l’allerta a tutte le squadre. – ordinò attraverso il proprio bracciale, ricevendo una conferma da ogni squadra. – Hurricane, voglio occhi ovunque. Nulla deve avvicinarsi o allontanarsi dalla pista tredici, chiaro? – disse poi a Diego.

- Roger. – rispose quello dai capelli blu. – Stavolta non ci fottono, Axel. – disse poi, cercando di rassicurare il generale.

- Non riesco a stare calmo, Diego, non abbiamo idea di che cazzo sono capaci di fare dopo due anni di nulla…

- Steinberg e Felter stanno arrivando assieme al professore, se dovesse succedere qualcosa avremmo il potere del ragazzo a pararci il culo.

- Ti ricordo che pure loro possiedono il Void ora… - si interruppe, guardando l’ora. – Uomini, cinque minuti all’atterraggio. Tutti in posizione e occhi aperti. – ordinò infine, imbracciando il fucile e posizionandosi nel punto stabilito dal suo schema.

 
Queen City, Washington Road, ore 9.25.
 
La Lamborghini bianca stava seguendo il percorso indicato sul display, deciso la sera prima da Aiden e Axel. Dietro di lei, due van proteggevano i due uomini da un possibile attacco dell’Ægis, seguiti in chiusura dalla Jeep di Roy.
Aiden era nervoso, seduto sul sedile posteriore accanto all’amico. Quel giorno Simon aveva deciso di portarsi la sua autista personale, per poter conversare liberamente durante il viaggio.

- Ti vedo nervoso, Aiden, sicuro di sentirti bene?

- Sì… non ti preoccupare, Simon, ho solo dormito poco stanotte. Mi sento agitato come un bambino alla Vigilia di Natale. Sai, non vedo l’ora di poter vedere di nuovo Erica ed Emil.

- Posso immaginare, d’altronde è da tanto tempo che siete stati separati, penso sia una reazione naturale.

- Tutta questa situazione, Simon… l’Ægis, gli attacchi… mi sta mandando fuori di testa…

- Non ci pensare. Abbiamo gli uomini della Eisenhauer a farci da scorta, non dobbiamo temere nulla da quelli lì.

- Vorrei veramente essere risoluto come te, Simon… Riesci a stare calmo in qualsiasi situazione, sei sempre stato così.

- Vedi, Aiden, nel mondo del mercato se vai nel panico, sei fottuto. La calma è una cosa che dopo un po’ viene naturale, frutto di tanti errori e tanti colpi di fortuna. E se decidi di impegnarti a sufficienza, riesci addirittura a eliminare totalmente la fortuna dall’equazione.

- Che intendi? – chiese il biondo incuriosito.

- Non esiste la fortuna. Ogni cosa è causa e conseguenza di altre, il trucco sta nel riuscire a vedere i collegamenti.

- Interessante… fammi un esempio.

- Ad esempio, se in questo momento la mia Lamborghini non si è dovuta fermare al semaforo mentre gli altri due van e tuo figlio sì, non sono frutto di fortuna e sfortuna. – Aiden impallidì istantaneamente.

- C-Cosa…?!

- Vedi, il fatto che tu sia isolato dagli altri è una conseguenza di un mio calcolo. E le mie prossime parole saranno causa di un qualcosa di molto impressionante. -L’uomo dai capelli cinerei puntò la sua pistola alle tempie dello scienziato.

- Simon… che significa…?!

- Qual è il mio colore preferito, Aiden? – lo interruppe con la domanda.

Aiden rimase in silenzio.

- Qual è, Aiden? – ripeté lui, premendo la pistola sulla testa dell’amico.

- I-Il… n-nero… - rispose il biondo, tremando dopo aver realizzato il collegamento.

- Qua Schwarz; Rattlesnake, Plague, date inizio alle danze. – disse Simon, sfoggiando un inquietante sorriso.
 
 
Roy tamburellava nervoso le dita sul volante della Jeep, infastidito dal semaforo che era diventato rosso esattamente dopo il passaggio della Lamborghini. Erano fermi, loro, dietro i due furgoni neri, cercando di non perdere di vista la macchina bianca.

- Roy… - Blaze richiamò l’attenzione del biondo. – Perché ha girato a destra? Non è a sinistra l’aeroporto? – chiese poi, allarmato.

- Papà, dove state andando? – chiese Roy attraverso il microfono nel bracciale della tuta, senza tuttavia ricevere risposta. – Papà?! – lo chiamò nuovamente.
Nessuna risposta.

- Cosa sta succedendo?! – Blaze non fece in tempo a contattare Axel che una meteora precipitò sui due van di fronte, facendoli esplodere e facendo ribaltare la Jeep.
 
I due ragazzi uscirono barcollanti dal bolide, ancora storditi dall’esplosione. Blaze imbracciò il fucile e lo puntò verso la cortina di fumo nero, che nel mentre si era sparsa per tutta la strada, facendo scappare chiunque fosse nei paraggi.

- Che cazzo è successo? – gridò all’amico, mantenendo il mirino dell’arma puntato sull’ignoto spazio di fronte a lui.

- Ho un brutto presentimento… - rispose il biondo, vedendo una figura uscire dalla cortina di fumo.
 
Blaze aprì il fuoco, scaricando un intero caricatore verso l’essere che stava camminando verso di loro, a passo sempre più svelto. Una volta che il fumò fu completamente diradato dalla figura, i due ragazzi poterono vedere finalmente la minaccia: un uomo stretto in una tuta tecnologica, molto simile a quella di Roy, con un casco completamente nero.
Senza perdere tempo, Blaze ricaricò il fucile, esplodendo una seconda raffica contro il nemico. Questo, senza subire alcun danno dai proiettili del castano, iniziò a caricare una scarica elettrica nelle proprie mani.

- Oh, merda! – esclamò Roy, attivando istantaneamente la tuta e gettandosi contro quell’uomo.
 
Aren lanciò la scarica contro il biondo, vedendola venire bloccata da un pezzo d’asfalto che l’altro aveva prontamente utilizzato come scudo.
I due iniziarono un combattimento corpo a corpo, scambiandosi una serie di calci e parate reciproche, mantenendosi in una situazione di stallo, tutto questo sotto lo sguardo confuso di Blaze, che non riusciva a mantenere la mira sull’obbiettivo, nella paura di colpire l’amico.
 
- Dove cazzo siamo, in un episodio dei Power Rangers? Cristo! – esclamò, vedendo le due tute scontrarsi.

- Blaze, contatta il Generale Klein, veloce! – ordinò Roy, mentre parava con la spalla un violento calcio sferrato dall’avversario.
 
Aren iniziò a caricare una serie di scariche elettriche nei propri calci, scaricandole al momento dell’impatto, per massimizzare i danni. Roy, in risposta, generò due onde cinetiche direzionate dai nano-bot della tuta, che colpirono l’altro in pieno petto. Entrambi arretrarono e si riposizionarono, pronti per attaccare nuovamente.


 
Queen City, Aeroporto, ore 9.30.
 
Axel rispose rapidamente alla chiamata di Blaze, sentendo un nodo in gola nell’esatto momento antecedente alla risposta.

- Felter, che succede? – chiese preoccupato.

- Generale! – il tono di Blaze allarmò l’uomo. – L’Ægis ci ha attaccato, i due van di scorta sono stati eliminati, al momento Roy sta combattendo con un tizio in una tuta e abbiamo perso di vista la Lamborghini di Wolf, inoltre il Professor Steinberg non ci risponde! – Axel fece quasi fatica ad assimilare tutte quelle informazioni diluite nella parlata veloce del sottoposto.

- Mantenete la posizione, mando subito una squadra a darvi supporto e a rintracciare il Professore!

- Sissignore! – rispose Blaze, chiudendo la chiamata.
 
L’aereo nel quale sedevano Erica ed Emil era appena atterrato, rimanendo in attesa del permesso di far sbarcare i passeggeri. Una volta confermato l’atterraggio, Axel fece per voltarsi a dare l’ordine a una delle squadre in stand-by, venendo però interrotto da una forte esplosione dei quattro aerei parcheggiati nelle piste accanto.
Nell’esatto istante, ogni civile all’interno dell’aeroporto si voltò verso i soldati, assaltandoli in massa e sfondando i vetri della struttura, inondando poi le piste di atterraggio.
L’uomo guardò con terrore la scena, ricordando l’assalto di due anni prima.

- Uomini, eliminate qualsiasi cosa si muova e proteggete l’aereo della Direttrice! – ordinò, imbracciando il fucile e iniziando a esplodere una raffica dopo l’altra sull’orda dell’Ægis. – Hurricane, supporto! – ordinò poi al ragazzo, senza però ottenere risposta.- Hurricane!? – lo chiamò nuovamente.

- Axel! La mia squadra è andata, porca troia! – gridò in risposta quello dai capelli blu.

- Che cazzo significa?!

- Qualcuno ha fatto esplodere il soffitto, mi sono salvato per un soffio!

- Merda! Vieni qua, dobbiamo occuparci di questo delirio!

- Roger! – rispose Diego, facendo per lanciarsi con la tuta alare, venendo però placcato e gettato a terra da una figura misteriosa, piombata su di lui dall’alto.

- Hurricane! Hurricane?! – non ricevette risposta.
 
Diego cercò di alzarsi, ancora stordito dall’impatto, venendo però colpito in volto da un calcio, che lo scaraventò nuovamente a terra. Questa volta però, il ragazzo si rialzò rapido, premendosi dolente la guancia. Di fronte a lui, una possente figura avanzava lentamente, brandendo un coltello da guerra.
Senza perdere un solo secondo, il ragazzo dai capelli blu attivò le sue unità dorsali, potenziandosi e scattando verso il nemico immediatamente dopo. Sferrò una serie di pugni con le lame poste sui suoi guanti, che venne però parata completamente dall’altro , con un’abilità quasi disarmante.
Drake caricò nuovamente Hurricane, colpendolo con una spallata e lanciando un fendente del coltello, che nel mentre aveva fatto passare nella mano sinistra. Il ragazzo dovette gettarsi a terra per schivare la coltellata, venendo subito preso a calci dal marine.

- Merda… - esclamò quello dai capelli blu, rotolando all’indietro e alzandosi con un’acrobazia, riprendendo rapidamente la posizione di guardia.

- Avanti! Mostrami un po’ di pepe! – lo provocò Drake, battendosi un pugno sul pettorale e lanciandosi nuovamente all’attacco.
 
Diego estrasse le due lame dai bracciali che teneva ai polsi, brandendole saldamente per bloccare il colpo in arrivo. Drake cambiò la presa sull’impugnatura subito dopo lo scontro fra le due lame, girandosi e imprimendo ulteriore forza nel colpo, riuscendo a ritagliare una finestra di spazio per colpire l’avversario con un calcio sulla caviglia, facendolo sbilanciare.
In risposta Hurricane piantò un coltello nel terreno, utilizzando la mano ora libera per darsi uno slancio e capovolgersi per tornare in posizione.
-Tutto qua quello che sai fare?! – gridò Drake, gettando il suo coltello a terra. – Guarda, ti regalo pure un vantaggio… - disse poi, facendogli cenno di attaccare.
 
Hurricane sbuffò una risata, recuperando la lama dal terreno e riponendole entrambe nei bracciali, scattando poi in avanti, per colpire l’altro con tre calci consecutivi, tutti mirati alle aperture. Drake bloccò i primi due con gli avanbracci, afferrando la caviglia del ragazzo al terzo, scaraventandolo a terra con la sola forza del braccio. Diego accusò un duro colpo.
 
- Gaaah! – gridò, provando un dolore lancinante alla spina dorsale.
 
Senza lasciargli il tempo di riprendersi, Drake si lanciò su di lui, afferrandolo con una mano per il collo e riempiendolo di pugni, sferrati con l’altra.
Hurricane iniziò a tirare dei calci sugli addominali dell’avversario, nel tentativo di fargli mollare la morsa, invano. Venne colpito da uno, due, tre pugni in volto e due successivi nello stomaco, venendo infine scaraventato a terra. Sputò sangue.
Drake rideva, facendo scrocchiare nocche, collo e spalle, mentre si avvicinava minaccioso al ragazzo a terra. Diego non ricordava l’ultima volta che era stato messo in una situazione come quella, erano anni che nessuno gli teneva testa in un combattimento uno contro uno. Quel giorno però, l’avversario era totalmente su un altro livello.
 
- C-Chi cazzo sei…? - disse a fatica, mentre cercava di trascinarsi all’indietro.

- Il lupo cattivo. – rispose l’uomo con tono provocatorio. – Sono deluso da te, Hurricane. Da quello che ho letto dovresti essere il migliore dei soldati dell’Asset, ma è stato fin troppo facile finora… mi sto quasi annoiando… - continuò, avvicinandosi al ragazzo e facendo per colpirlo con un letale pugno, dovendosi però gettare a terra per evitare una raffica di proiettili.

- Diego, stai bene?! – chiese allarmato Axel, posizionandosi immediatamente davanti al ragazzo ed esplodendo una seconda raffica verso Drake, che attivò rapido lo scudo della sua tuta, bloccando i proiettili.

- Questo qua è un mostro… - disse Diego, ansimando mentre veniva aiutato a rialzarsi.

- Non possiamo abbassare la guardia, sa il fatto suo… - confermò il generale, gettando il fucile a terra. – Ho finito i caricatori, merda…

- Il generale delle KSK è tornato! Ah, finalmente si fa sul serio, cazzo! – esclamò Drake eccitato, saltellando sul posto e scrollandosi le spalle.

- Ce la fai a combattere? – chiese Axel a Diego.

- Sì. – rispose il ragazzo, stirandosi ogni muscolo del corpo e aumentando l’intensità del potenziamento.

- Bene allora, muoviamoci. A tutti gli uomini, priorità alla salvaguardia dell’aereo! L’esercito sta arrivando a darci man forte! – ordinò il generale, scattando poi verso Drake, seguito subito dietro da Diego.

- Professore, può procedere. – si limitò a dire il marine, premendo il pulsante sul suo bracciale e preparandosi allo scontro.
 
 
 
Queen City, Washington Road, nello stesso momento.
 
Roy e Aren erano immobili, l’uno di fronte all’altro, entrambi in posizione da combattimento.
Si osservavano, studiandosi a vicenda i particolari delle due tute tecnologiche che avevano addosso, attendendo che l’altro si muovesse per primo.
Il biondo sentiva il cuore battere a mille, carico di una quantità esagerata di adrenalina. Aveva paura. Era consapevole della potenza del Void, e ne aveva paura.
Esitò un secondo, per poi scagliare a tradimento un’onda cinetica verso l’avversario, costringendolo ad arretrare per schivare il colpo. In risposta, Aren gli lanciò contro due saette incandescenti, colpendolo con una al braccio sinistro.
 
- Aaah! – gridò quello dalle iridi smeraldine, incassando duramente la scossa. Il suo corpo rigenerò immediatamente i tessuti sotto la tuta, facendogli passare subito il dolore.
 
Roy iniziò a caricare energia nelle gambe, rilasciandola in un’onda che partì dai suoi piedi, facendolo propellere in avanti a velocità esagerata. Aren non ebbe il tempo di reagire, dovendo subire così un devastante pugno potenziato da un’ulteriore onda cinetica, che il biondo aveva caricato subito dopo la prima, venendo così scaraventato contro un’auto.
 
- ROY, CONFETTO! – gridò Blaze, avvisando l’amico e lanciando una granata verso l’auto.
 
Il biondo si spostò rapidamente, evitando l’esplosione e prendendosi un secondo per respirare. Nel mentre Blaze aveva ricaricato il fucile, pronto a dare supporto all’amico.
Aren uscì sparato dalla nube generata dall’esplosione, con scariche elettriche che gli pervadevano tutto il corpo. Si gettò aggressivamente contro Roy, iniziando a sferrare una serie di calci e pugni ad alta velocità, cambiando stile ogni tre colpi. Roy parò a fatica i primi colpi, non riuscendo a definire completamente lo schema avversario, adattandosi però a velocità sorprendente, finendo per contrattaccare con colpi altrettanto rapidi e mirati.
Improvvisamente, Aren iniziò a caricare i propri colpi con delle scariche elettriche, riuscendo a infliggere danni costanti all’avversario, che nonostante la parata era costretto l’influenza dell’estremo voltaggio. Roy si allontanò momentaneamente, venendo coperto dalla raffica di proiettili di Blaze che gli diede il tempo di riprendersi.
 
- L’energia elettrica gli sta dando un vantaggio esagerato… Mi colpisce anche se paro i suoi colpi, e la tuta non riesce a proteggermi completamente da tutto quel voltaggio… - disse a Blaze, senza distogliere lo sguardo da Aren.

- Io lo tengo occupato, tu gli usi contro tutto quello che hai? – gli propose il castano.

- Andata. – annuì, iniziando a caricare un’elevata quantità di energia in tutto il suo corpo.
 
Blaze iniziò a lanciare diverse granate contro l’avversario, costringendolo a muoversi in una zona aperta. Aren non ebbe scelta se non quella di posizionarsi esattamente dove Blaze lo voleva portare, vedendo investito da un raggio incandescente che gli ustionò completamente la spalla destra.
 
- Gaaaaaaah! – gridò atrocemente, gettandosi dietro un enorme SUV, contorcendosi dal dolore in attesa che l’Infecta gli rigenerasse i tessuti.

- Blaze! – gridò Roy, facendogli segno di lanciare un’altra granata.
 
Il castano lanciò l’esplosivo verso la parte destra del veicolo, intenzionato a stanare il nemico, costringendolo a esporsi a Roy.
L’ordigno esplose, forzando Aren a gettarsi indietro per non doversi scoprire, essendo ancora ferito. Roy non perse tempo e scagliò diversi proiettili cinetici verso il veicolo, nel tentativo di impedire il recupero dell’avversario.
 
- Professore, Drake, sbrigatevi a fare quel cazzo che dovete fare! Qua rischio di dovermi ritirare! – gridò il giovane, stringendo i denti dal dolore durante la rigenerazione.
 
Appena sentì il corpo pronto a riprendere lo scontro, Aren si gettò di lato, scagliando una folgore su una macchina accanto a Roy, facendola esplodere e danneggiando il biondo. Senza esitare si diresse poi rapido verso Blaze, tentando di colpirlo con un calcio. Egli schivò il colpo, rotolando all’indietro ed estraendo una pistola dalla fodera che teneva nascosta sulla schiena, esplodendo poi due colpi nella sua direzione.
Aren neutralizzò i due proiettili con due scariche elettriche, facendo per scagliare una terza carica su Blaze, venendo interrotto da un’onda cinetica che lo obbligò ad abbandonare la posizione.
 


Queen City, Aeroporto, nello stesso momento.
 
Axel e Diego sferravano calci coordinati contro Drake che, dinamicamente, riusciva a pararli e a guadagnarsi lo spazio per i contrattacchi. I due soldati tedeschi non gli davano tregua, continuando a colpirlo seguendo la tattica “Hyena”, una strategia messa a punto dai due durante una missione a Berlino.
Drake bloccava ogni singolo colpo, rispondendo con la sua elevata forza fisica e costringendo i due avversari a prendere le distanze.
 
- Mamma… cosa sta succedendo?! – chiese Emil alla donna, spaventato dagli spari e dai rumori all’esterno.

- Non lo so, amore, ma dobbiamo assolutamente rimanere qua dentro. Andrà tutto bene, ok? – cercò di rassicurarlo lei, stringendolo a sé. “Roy, Aiden… dove siete?!” pensò poi, temendo il peggio.
 
Improvvisamente, un forte urto scosse l’intero aereo, terrorizzando madre e figlio.
 
- Che è stato?! – gridò Emil, consumato dalla tensione.
 
Il tetto dell’aereo venne sradicato, permettendo l’ingresso in cabina di due agenti dell’Ægis modificati dal progetto Legion, che subito eliminarono le guardie armate all’interno e si avvicinarono ai due passeggeri.
 
Axel chiamò il colonnello dell’esercito incaricato di fornire supporto.

- Colonnello Trevis, dove cazzo sono i rinforzi!? La situazione qua è critica! – il suo tono di voce era quasi disperato.

- Signore, si sono verificati attacchi terroristici in tutta la città. L’Esercito ha dovuto distribuire le forze… la città è a ferro e fuoco!

- Merda! – imprecò il generale, voltandosi verso Drake, che nel mentre era scoppiato a ridere.

- Sorpresa! Pensavi veramente che avremmo attaccato senza un diversivo?

- Cosa volete?!

- Per farla breve, eliminarvi. Ah, giusto, ci stiamo presi il Professor Steinberg e ora ci prendendo una piccola garanzia, giusto per tenervi buoni… - rispose l’uomo di colore, volgendo lo sguardo all’aeroplano.
 
Axel e Hurricane si voltarono di scatto verso l’aeroplano, notando con sgomento Emil ed Erica che venivano trascinati fuori dal velivolo. D’istinto, Axel fece per scattare verso di loro, venendo però bloccato da un calcio di Drake, che aveva approfittato del momento di distrazione per colpire l’avversario. Il generale schivò, trovandosi costretto a combattere.
 
- Diego, vai ad aiutarli, veloce!  - gridò al ragazzo, vedendolo massimizzare il potenziamento dei moduli Hurricane e scattare verso l’aereo.
 
Il generale sferrò due pugni contro Drake, che li bloccò e si riportò al comando del combattimento. I due continuarono uno scambio violento di colpi, incrociando braccia e gambe in una danza mortale.
Diego era riuscito a raggiungere i due agenti modificati, sferrando un colpo che staccò la testa a quello che stava trascinando Erica. In quell’esatto istante, Drake si liberò di Axel, lanciandolo a terra con un calcio e attivando un dispositivo situato nel pettorale della sua tuta.
Un impulso elettromagnetico ad altissima frequenza si propagò per tutto l’aeroporto, giungendo fino a Hurricane e facendogli tirare un grido atroce e facendolo istantaneamente crollare a terra.
Senza perdere tempo, il secondo agente modificato afferrò Emil, bloccandolo e ritirandosi dal combattimento., svanendo, seguito dall’intera legione rimasta in vita, abbandonando in massa l’aeroporto.
 
- MAMMA! – gridò in lacrime il ragazzino.

- Emil, no! – urlò la donna, vedendo il figlio svanire in quella spaventosa orda.
 
Dopo aver utilizzato il dispositivo, la tuta di Drake si bloccò completamente, impedendogli qualsiasi movimento.
Alla vista del corpo di Diego a terra, Axel sentì un istinto omicida pervadergli il corpo. Si voltò verso Drake con lo sguardo carico di un odio profondo, di disperazione e dolorose lacrime.
 
“Aren, ragazzo, prenditi cura di Diana in questo nuovo mondo” pensò Drake, con un amaro sorriso sulle labbra. - Game over, Asset… hahahahaha! – furono queste le ultime parole del marine, prima che una furia di fendenti e affondi non lo fecero a brandelli, lasciandolo cadere a terra privo di vita e col corpo completamente lacerato.
 
Axel si avvicinò al corpo esanime di Diego, inginocchiandosi e poggiandogli la testa sul petto. Una scia di lacrime gli bagnò le guance, mentre un dolore incontenibile iniziò a stringergli il cuore in una morsa di spine. La desolazione dell’aeroporto gli riportò alla memoria il giorno in cui lo aveva trovato in fin di vita in uno dei tanti palazzi di Berlino, coperto di sangue e con ferite fatali su ogni parte del corpo.
L’aria gli bruciava nei polmoni, alimentando la fiamma di dolore che lo stava consumando. Non una singola parola riusciva a uscire dalla sua bocca.
Accanto a lui, Erica guardava incredula la scena, con le lacrime agli occhi, ibernate dal terrore che provava alla vista del corpo di Diego, dello scenario apocalittico di quell’aeroporto trasformato in un campo di battaglia, dal pensiero che l’Ægis avesse suo figlio.
   
 
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