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Autore: Jean Valjean    17/07/2022    0 recensioni
Ho incontrato Ciro il 20 settembre 2019, in un paesino di cui poi racconterò e quel giorno in quel paesino le nostre vite sono cambiate.
AVVISO AI LETTORI:
Questa è una storia in parte rivisitata in parte vera. Una storia terribile e bellissima, forse perchè l'ho vissuta sulla mia pelle. Ho deciso di pubblicarla in parte a scopo educativo, perchè non accada ad altri e perché altri non si spaventino nel seguire la scelta che io ho fatto, di cui leggerete. Basta! Non rivelo altro. Leggete e ditemi se vi appassionao le avventure di Ciro!
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il periodo caldo sta finendo. Il colore dell'erba è diverso e anche gli odori sono cambiati.

Qualche settimana fa ho temuto il peggio: tutti i miei umani sono improvvisamente spariti dopo alcuni giorni di trambusto in cui hanno spostato oggetti per tutta la casa. Solamente l'umana più anziana veniva due volte al giorno per darmi da mangiare e farmi uscire un po' in giardino. In quei giorni mi sono mancate tantissimo le passeggiate. Addirittura mi erano cresciute le unghie e le sentivo battere fastidiosamente per terra quando camminavo.

Dopo una settimana trascorsa chiuso in casa la noia era diventata talmente tanta che ho iniziato a vagare per le stanze in cerca di cose interessanti. Ho trovato le ciabatte dell'umana femmina, avevano un odore incredibilmente invitante così ho provato a morderle. Quando i miei denti hanno affondato in esse ho scoperto che la consistenza era invitante quanto l'odore e non ho più resistito: come al solito ho scosso, morso e sbattuto fino a distruggerle completamente. E' stato divertentissimo!

Però quando il giorno dopo l'anziana umana ha scoperto i resti delle calzature ha fatto una cosa strana. Ha iniziato a parlarmi fittissimo con un ritmo altalenante:

- No Chicco! Non va bene quello che hai fatto! Se la mamma lo scopre ti sgrida e ti riporta indietro! Non devi mangiare le ciabatte, hai capito? Prometti che non lo farai più? Da bravo ora, vai fuori che devo spazzare e non fare marachelle!

Non ho capito niente. Il tono di voce e il ritmo mi sembravano avere un andamento positivo, come se avessi fatto la cosa giusta, eppure la vecchietta mi ha dato una piccola sculacciata, come quando mamma mi avvisava che stavo facendo qualcosa di sbagliato con un morsicotto accennato. In più ha buttato i resti del mio nuovo gioco, così non ho più potuto morderli. Non ho proprio capito se in quell'occasione ho fatto una cosa bella o brutta. Chissà! Questi umani sono strani. In ogni caso, non c'erano altre ciabatte in casa, quindi, perso quello, avevo già terminato i miei giochi.

I miei umani sono tornati due settimane dopo e mi hanno fatto un sacco di coccole. Io mi sono goduto le feste, non ne potevo più di stare da solo.

Purtroppo però qualcosa è nuovamente cambiato: adesso anche i due cuccioli al mattino se ne vanno e io rimango solo fino a che non tornano tutti per mangiare. E' una noia mortale, anche perché non ho modo di uscire in giardino. Così ho ricominciato ad esplorare casa. Ci sono due cose che ho scoperto essere divertenti: gli angoli dei mobili se li mordi si sbriciolano e se gratti i cuscini fino ad aprirli esce un'imbottitura bellissima.

Peccato però che entrambe le volte in cui mi sono divertito in questo modo l'umana femmina mi ha urlato contro come una pazza. Inizialmente non avevo capito perché lo facesse,ma poi mi ha trascinato contro i mobili rovinati e mi ha strofinato sulla faccia l'imbottitura dei cuscini e ho capito. Non lo devo fare. Ok, ma allora cosa posso fare tutta la mattina? Penso che lo farò ancora, devo solo trovare un modo per non farmi scoprire.

In ogni caso non c'è alcun bisogno di urlare in quel modo. Non si capisce niente di quello che vuole. Basta semplicemente dire “no” (quella parola l'ho imparata), darmi un avviso, mordendomi appena come avrebbe fatto mamma, ma questi umani non mordono, urlano e non sono capaci di farsi comprendere.

Ultimamente, inoltre, i due cuccioli d'umano non giocano più così spesso con me e alla sera non vogliono fare la passeggiata. Una sera ho preso in bocca la corda con cui mi legano per uscire (loro la chiamano “guinzaglio”) e mi sono messo davanti alla porta ad aspettare. Quando mi hanno visto erano felicissimi, mi hanno festeggiato, accarezzato e poi siamo usciti. Pensavo di aver trovato il modo per comunicare loro la mia necessità di uscire, ma dopo un paio di volte nemmeno in quel modo mi hanno più capito. Anzi, quando mi vedono mi ordinano di spostarmi dalla porta.

Sono già due settimane che non esco dal mio territorio e le unghie stanno crescendo di nuovo. Ho notato che la rete del giardino è lievemente rialzata dal suolo in un angolo, penso che utilizzerò quel buco per fare un giro. Non credo che i miei umani si offenderanno per il fatto che vado da solo, loro non vogliono mai passeggiare!

***

L'altro giorno ho messo in atto il mio piano. Ho scavato sotto alla rete per allargare il buco che avevo notato, ho anche morso e tirato i fili di ferro per aiutarmi ancora di più. Si era creato un bel varco abbastanza grande da farmi passare comodamente. Pochi secondi e… Via! Ero libero!

Ho camminato tantissimo ed è stato meraviglioso! Mi sono preso tutto il tempo per annusare e rimarcare i segni degli altri cani. Ho persino cacciato una famiglia di talpe che avevano scavato la tana in un campo. Erano in tre e sono riuscito a prenderne due. Cacciare è stata una delle esperienze più esaltanti che abbia mai vissuto, non l'avevo mai fatto prima, ma mi è riuscito del tutto naturale.

Dopo qualche ora ho incontrato una cagnolina con il suo umano e siamo subito andati d'accordo. L'umano le ha permesso di giocare con me a lungo, fino a quando eravamo entrambi stanchi e con la lingua di fuori per la sete. Poi ha tirato fuori una ciotola e ha fatto bere entrambi. E' un umano simpatico, ha un buon odore e non sembra pericoloso.

Mi ha fatto capire di seguirlo fino al centro del paese in cui abito e poi si è fermato a parlare con qualche altro umano. Penso che abbia scoperto dov'è il mio territorio perché guarda caso siamo arrivati proprio lì. L'ho osservato suonare al campanello dei miei umani e poi ho visto uscire il maschio dalla porta di casa.

- Scusi se la disturbo! - Gli ha detto l'umano sconosciuto con i soliti suoni che non capisco. - Ma credo di aver trovato il suo cane!

Io ero felice di rivedere il mio umano. Pensavo mi avrebbe accolto in casa e non vedevo l'ora di dimostrargli il mio buon umore per le avventure appena vissute, ma quando mi ha guardato è cambiato tutto: nei suoi occhi ho letto la rabbia. Persino il suo odore è cambiato e potevo sentire l'energia del furore del suo corpo. Ciò nonostante si è comportato in maniera strana, come fanno sempre gli umani, e invece che agitarsi e dimostrare la propria rabbia è rimasto calmo.

- Grazie mille! Eravamo preoccupatissimi! Stavo giusto per uscire a cercarlo!

Ha risposto allo sconosciuto e ha aperto il cancello per farmi entrare.

- Meglio così allora! Buona serata!

- Grazie ancora e arrivederci!

Avevano entrambi alzato la mano, poi il mio umano mi aveva preso in braccio di peso, mentre l'altro se ne era andato con la sua cagnolina. Lo sentivo, sentivo dall'odore del suo sudore che era arrabbiato e venni preso dalla paura. Mi sdraiai a terra e gli diedi la pancia in segno di sottomissione, ma niente. L'umano mi diede ordine di alzarmi, come se non ci fosse bisogno di sottomettersi, ma poi mi picchiò sul sedere più e più volte. Abbassai la testa per proteggere il collo e le orecchie nel caso in cui avesse voluto attaccarmi e infilai la coda tra le gambe tenendo il bacino basso per lo stesso motivo. Non mi fece molto male in realtà, ma mi spaventò a morte, perché come sempre non capii cosa voleva dirmi. Non mi permise di sottomettermi dandogli la pancia, ma comunque mi picchiò come avrebbe fatto un capobranco per rimettere in riga un membro del gruppo. Come sempre gli umani erano un incognita ai miei occhi.

Da quel giorno mi fecero uscire molto più raramente in giardino e io cominciai a sentirmi sempre più agitato, sempre più claustrofobico. Cercavo di sfogare la mia energia giocando in casa, ma venivo puntualmente punito. Non sapevo proprio come fare per risolvere la questione, i quanto ancora non avevo trovato una chiave di comunicazione con loro.

Quello fu un inverno difficile.

 

 

Buona sera!

Devo ammettere che scrivere questa storia si sta rivelando molto più difficile di quanto immaginassi. Immedesimarmi in quelle che probabilmente sono state le sofferenze vissute da Ciro, le quali sono, tra l'altro, comuni a moltissimi cani in moltissime famiglie, si sta rivelando più complicato del previsto. Per ora gli avvenimenti sono molto romanzati e li ho ricostruiti basandomi su quello che ho potuto dedurre sull'animale, forse in futuro vi spiegherò in che modo o, forse, lo capirete dal continuo della storia.

Spero, fin'ora, di non avervi annoiato. A presto!

Jean

  
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