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Autore: MayaPatch    19/07/2022    0 recensioni
Un'antica minaccia attacca il villaggio dei Patch. Sta cercando qualcosa e vuole ottenerla a tutti i costi. La tribù è alle strette e lo Shaman King, per evitarne l'estinzione, richiama i guerrieri più forti e li resuscita. Gli undici Officianti hanno un nuovo incarico: proteggere la loro gente e affrontare la nuova minaccia. A dargli una mano, una vecchia conoscenza.
(Versione alternativa al sequel di Shaman King)
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Silva
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così, de botto, senza senso, vi do una piccola spiegazione sul nome del mio personaggio. Credo sia dovuta perché spesso i personaggi con lo stesso nome di chi li crea vengono scambiati per self-insert. Ebbene, Maya non lo è. È nata prima lei e poi il mio Nickname. Maya è stata creata circa 14-15 anni fa, ed è cambiata tantissimo in questi anni. Il mio nickname è stato scelto proprio perché adoro il nome Maya e, ovviamente, ho aggiunto Patch. È stato all’incirca 9 anni fa :D Inoltre… all’epoca non sapevo del criterio usato da Takei per i nomi dei Patch (Tavola degli elementi), quindi avevo scelto un nome totalmente fuori contesto. Non ho voluto cambiarlo, purtroppo quel nome le si è cucito addosso. Idem per Cassandra, a cui ho modificato almeno il colore dei capelli da rosso a nero. Ma le ho lasciato il nome invariato.

Sk4 by MayaPatch

Nel momento in cui aveva sentito quel tono di voce, Chrom aveva percepito che qualcosa non andava e si era preparato. Grazie ai suoi riflessi, era riuscito ad evitare che Maya si accasciasse sul pavimento e in quel momento la teneva tra le sue braccia priva di sensi «C’è mancato poco»

Samari gli indicò il divano con un cenno del capo: «Adagiala lì. Io prendo dell’acqua»

«Fammi controllare. Ha avuto un attacco di panico» disse Rutherfor con una prontezza tale da sembrare una professionista.

Chrom era sbalordito dalle capacità di quella ragazzina. Era così giovane eppure sapeva molte cose, più di tutti i Patch messi assieme. Il suo spirito custode, Grey Saucer, le aveva tramandato le sue conoscenze, inclusa la medicina. Ciò non la rendeva una guaritrice, ma le permetteva di intervenire tempestivamente con unguenti e medicinali. Inoltre, gli anni all’interno del Grande Spirito le avevano permesso di arricchire ulteriormente il suo bagaglio culturale, parlando addirittura con personaggi storici.

Gli altri Officianti erano rimasti in silenzio, in attesa.

Non passò molto prima che Maya tornasse in sé. Nonostante fosse visibilmente scossa, la sciamana provò ad alzarsi, mormorando un “Devo tornare a casa”. Rutherfor la bloccò sul posto, utilizzando il suo OverSoul, e la guardò con serietà «Sei appena svenuta. Prenditi qualche minuto per riprenderti, altrimenti finirai di nuovo a terra»

Maya si guardò attorno con espressione smarrita. La sua postura si era fatta più rilassata, segno che la gravità era tornata normale «Svenuta?»

Samari intervenne, sul suo volto un sorriso imbarazzato. Le offrì un bicchiere d’acqua e bofonchiò: «Mi dispiace. Avrei dovuto consigliarti di sederti prima di darti questa notizia»

Dopo aver bevuto, la ragazza si tenne la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Scosse il capo con lentezza e mormorò: «Che figuraccia»

Il capotribù si sedette al suo fianco «Ascoltami. Ho due figli piccoli anche io, lo sai. Capisco perfettamente la tua preoccupazione. Ma non puoi uscire dal villaggio, non ora»

A giudicare dalla sua espressione corrucciata, Chrom ebbe l’impressione che Maya avrebbe preso volentieri Samari a calci. Decise di intromettersi per evitare che la situazione degenerasse in un litigio. Scelse il tono più conciliante che conosceva e parlò: «Sentite, perché non analizziamo meglio la situazione? Rutherfor, aiuta tua sorella con gli esercizi di respirazione. La vedo ancora provata. Samari, credo che abbia tutto il diritto di andarsene, se vuole»

Il capotribù tirò un lungo sospiro «I Seminoa se ne sono andati, ma potrebbero aver lasciato delle spie. Se uno di noi dovesse uscire dal villaggio, da solo, potrebbe essere attaccato. Non voglio altre morti. Inoltre ho già avvertito Cassandra»

Maya si appoggiò allo schienale, sembrava rassegnata «E quando credi che possa andarmene?»

Samari fece un cenno col capo verso gli Officianti «Ti accompagneranno loro dopo aver lavorato alle difese. Devono comunque andare lì»

«Cosa? E io che pensavo che saremmo rimasti qui a goderci casa per un po’» esclamò Radim.

«A quanto pare il destino vi odia» commentò il capotribù con sarcasmo.

Mentre Samari e gli altri si misero a discutere sul da farsi, Chrom si sedette accanto a Maya. Voleva aiutarla a distrarsi un po’ dai pensieri negativi. Appoggiò il mento sulla mano e le parlò con voce amichevole: «Allora, se ho ben capito, hai qualcuno che ti aspetta a casa»

Maya non sembrava in vena di parlare, ma i lineamenti del suo volto si erano ammorbiditi. Dopo avergli volto un sorriso carico di malinconica dolcezza, congiunse le mani sul grembo. Sospirò e guardò il falò spento prima di rispondere: «Ho una figlia di otto anni. Si chiama Selene. Non l’ho portata con me perché non sapevo se fosse ancora pericoloso. Lei è tutto il mio mondo. Se le dovesse accadere qualcosa, non me lo perdonerei mai»

Nonostante fosse capace di scindere la sua vita privata da quella da officiante, Chrom era uno sciamano molto sensibile. Percepiva tristezza dal tono di quelle parole e dallo sguardo dell’amica. Per quanto si mostrasse allegra e sorridente, il destino doveva averle giocato uno scherzo poco piacevole. L’universo sembrava averci preso gusto. Ognuno di loro aveva passato momenti difficili. Durante il torneo, lui stesso si era preoccupato per il fratello e a cosa ne sarebbe stato di lui. Capiva perfettamente i timori di Maya. Le si volse con tono rassicurante: «Immagino che sia una bambina adorabile e che ti stia aspettando. Magari ce la presenterai quando saremo lì»

La sciamana rispose con una singola e delicata risatina, coprendo la bocca con la mano: «E lei sarà molto felice di conoscervi. Le ho parlato di voi»

«Perfetto! Allora, tempo un paio di giorni e saremo pronti a partire!» esclamò Chrom con allegria. Voleva davvero conoscere quella bambina, aveva più o meno l’età di suo fratello. Era fortunata ad avere ancora una madre. Ed era certo che Maya, in quanto Patch, la stesse educando a dovere. La cura e l’educazione della prole erano fondamentali per la tribù.

Probabilmente Samari lo sentì perché richiamò l’attenzione di ognuno di loro: «Ho dimenticato di aggiornarvi sui movimenti burocratici fatti in questo periodo. Abbiamo rinnovato tutti i vostri documenti. Nonostante non sapessimo di questi cambiamenti, prevenire è meglio che curare»

Dopo aver detto ciò, il capotribù si allontanò e tornò con delle cartelle. Le distribuì ad ognuno di loro, ad eccezione di Maya, e spiegò: «Carte di identità, documenti vari e carte di credito. Il vostro stipendio sarà più alto di quello che avete avuto durante il torneo. Dovreste poter affittare un appartamento, ma non voglio entrare nel merito della vostra organizzazione»

«A proposito di soldi…» si intromise Maya.

Samari parve sapere cosa stesse per dire la ragazza. Le rivolse un’occhiata di diniego e borbottò: «No. Non questa volta.»

La sciamana incrociò le braccia al petto e ghignò quasi beffarda «Sai perché sono qui. Devi darmi il preventivo della ristrutturazione. In caso contrario, invierò una cifra a caso»

L’uomo si passò una mano sul volto e poggiò la sinistra su un fianco. Si schiarì la voce, sembrava rassegnato ma anche un po’ spazientito «Non voglio che tu ti senta obbligata. E poi a quanto ammonterebbe il nostro debito?»

Maya rispose con un’esclamazione sdegnata «Debito? Quale debito? Non voglio nulla in cambio!»

Il gruppo si limitava a guardare i due che discutevano.

«Ma non voglio approfittare della tua disponibilità. Hai già fatto tanto in questi anni» disse Samari.

La ragazza fece un cenno con la mano come per chiudere la questione e rispose con risolutezza: «Quando avrai il preventivo, inviami un messaggio. Non voglio scuse. Questa è anche casa mia»

Lasciando Samari senza possibilità di risposta, Maya si alzò dal divano e si volse al resto del gruppo: «Inconvenienti a parte, è stato bello rivedervi. Aspetterò che vi occupiate delle vostre faccende»

Rutherfor rispose con un sorriso «Beh, noi ci vediamo a casa a fine giornata»

Chrom era lieto di sapere che le due sorelle avrebbero passato del tempo insieme. Si ricordava di quanto fossero legate. Al tempo, Rutherfor aveva sedici anni e Maya quindici, facevano molte attività insieme, fino a quando la maggiore non fu impegnata con il torneo.

Dopo averli salutati con un rapido abbraccio e aver fatto un cenno di raccomandazione a Samari, Maya lasciò il luogo dell’incontro.

Chrom incrociò le braccia al petto e lasciò andare un sospiro «Beh, non ci resta che organizzarci. Abbiamo tanto lavoro da fare, immagino»

«Da dove iniziamo?» chiese Kalim.

«Dividiamoci. Un gruppo potrebbe occuparsi delle telecamere, e gli altri due delle difese. Copriremo un’aria maggiore così» propose Magna.

Namari si intromise: «Io, Rutherfor e Radim sistemiamo le telecamere»

Il capotribù li stava osservando in silenzio, sembrava studiarli. Lo sguardo era attento. Chrom pensò che li stesse valutando. In effetti Samari non li aveva mai visti in azione.

Secondo il suo personale giudizio, era un gruppo un po’ disordinato, ma la razionalità di Magna e di Namari riusciva a coordinare le azioni. Chrom invece si era addossato la responsabilità di farli andare d’accordo, calmare gli animi e trovare compromessi. Sapeva che la sua morte prematura aveva provocato delle spaccature all’interno del gruppo. Almeno per questa volta, sperava che tutto andasse bene. Dovevano essere coesi per affrontare quella minaccia, o la tribù non sarebbe arrivata al prossimo Shaman Fight.

«Sentite. Perché non creiamo un gruppo su SpiritGram?» propose Radim con entusiasmo, reggeva il cellulare con la mano sollevata in aria.

Rutherfor annuì con vigore, gli occhi le brillavano. Chrom sorrise intenerito. Qualsiasi cosa riguardasse la tecnologia la entusiasmava come pochi. La sciamana appoggiò il collega con gli occhiali da sole: «Possiamo tenerci in contatto più facilmente in un gruppo. Ogni membro può leggere ciò che viene scritto, così nessuno è obbligato a mandare lo stesso messaggio più volte»

Chrom notò un’ombra di disappunto sul volto di Magna. Disappunto che fu capace di far sparire in un secondo, ma non poté evitare di lasciarsi scappare un “Per il Grande Spirito” quando Radim accennò alla possibilità di condividere foto, gif ed emoji. Chrom osservava. Lo divertì particolarmente e diede una gomitata a Silva per attirare la sua attenzione. Magna non amava la compagnia, soprattutto se c’era Radim di mezzo.

Alla fine lo sciamano dai folti capelli ricci si intromise. Il suo tono era sardonico: «Per carità, non insozzate il gruppo di lavoro con le vostre quisquilie. Non vorrei che diventasse un immondezzaio»

Chrom ghignò divertito, Silva fece lo stesso. Nonostante tutto, l’atmosfera era rilassata.

Aprendo le braccia come se stesse parlando a un pubblico invisibile, Radim controbatté con un malizioso sorrisetto: «Apriremo un secondo gruppo e si chiamerà… Immondezzaio!»

Magna lo fissò con impassibilità, le labbra serrate in una linea. Chrom pensò che stesse combattendo tra la tentazione di uccidere Radim e quella di abbandonare la stanza. Non era la prima volta. Radim era capace di esasperare chiunque, perfino Goldva.

Solitamente Magna sollevava le mani con rassegnazione e taceva. E questa volta non andò diversamente. L’unica differenza fu che rimase immobile con le braccia incrociate e lasciò andare un lungo sospiro. Si limitò a chiedere: «Per quanto riguarda gli altri due gruppi?»

«Giusto. Le difese interne e quelle esterne. Magna, vieni con me e Renim? Possiamo occuparci dell’esterno. Clear Coat ci nasconderà alla vista dei turisti» propose Bron, ricevendo una risposta positiva dal diretto interessato.

«Dovete occuparvi anche delle gallerie» ricordò Samari.

«In questo caso possiamo collaborare con il gruppo di Namari» rispose Bron.

Silva batté le mani: «Benissimo, allora noi possiamo occuparci del resto. Stavamo già controllando i Totem, in fondo»

Chrom concordò e il capotribù li congedò con espressione soddisfatta sul volto. Chrom sperò che avessero fatto buona impressione, a parte la discussione riguardante il gruppo su SpiritGram. A tal proposito, lo sciamano controllò il suo cellulare e accettò l’invito al gruppo “Immondezzaio” e a quello di lavoro, chiamato formalmente “Per annunci importanti”. Era palese chi avesse scelto quel nome.

«Allora? Pronti per metterci al lavoro?» esclamò Silva, rimboccandosi delle maniche invisibili.

Così passarono il resto della giornata a controllare l’integrità dei Totem. Quelli distrutti sarebbero stati costruiti nel minor tempo possibile e collaudati.

L’idea di Radim aveva avuto successo. Il gruppo di lavoro si riempì di messaggi in poco tempo. In questo modo Chrom seppe che l’interferenza all’ingresso doveva essere stata provocata effettivamente da un OverSoul simile a quello di Renim. Non avevano idea se rendesse invisibili anche alla vista perché l’unica telecamera esterna era stata distrutta. Namari aveva suggerito di aggiungere delle telecamere nascoste.

Intanto, aiutato da alcuni Patch, il gruppo di Bron aveva portato i pezzi di totem da piazzare poco prima dell’uscita dal tunnel esterno. Non sarebbero stati visibili ai turisti e avrebbero fornito una protezione. Se fossero stati distrutti, l’interruzione della barriera avrebbe fatto scattare un allarme. Lo stesso sistema fu applicato anche alla barriera interna al villaggio.

Chrom sperava vivamente che le misure prese avrebbero funzionato. Non potevano rimanere lì, altrimenti sarebbe stato il primo a fare ronde e a controllare che tutto andasse bene.

  
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