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Autore: Khailea    19/07/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
Quasi nessuno dei ragazzi era riuscito a dormire dopo quello che era successo.
Il timore che altri demoni potessero arrivare per aggredirli aveva impedito loro di riposare per l’ennesima notte di fila, ed erano rimasti in gruppi organizzando dei turni di ronda.
Daimonas vedendo la tensione nei loro volti si era offerto di rimanere fuori dalle loro camere per tutta la notte, assicurandosi che non comparissero altri mostri.
Anche se lui e Wyen erano “scappati” da Alastor ed avevano ucciso i demoni mandati contro i suoi amici il ragazzo non era affatto convinto fosse tutto finito.
Le parole del padre continuavano a tormentarlo, rendendolo ansioso.
Si sentiva anche a disagio nel non portare più il cappello di Albert per nascondere le corna.
Era stato facile lasciarle allo scoperto assieme alla coda quando nel castello era circondato da suoi simili, tra gli umani però non sapeva ancora come avrebbero reagito.
Lacie a Nadeshiko avevano provato a rassicurarlo, consigliandogli di dire che corna e coda erano finte, come facevano loro con i curiosi più fastidiosi.
Non era un’idea così stupida visto in giro c’erano veramente persone che si impiantavano delle corna finte, e preferiva essere associato a gente così piuttosto che fare sapere era un vero demone.
L’arrivo dell’alba aveva riportato un po’ di serenità nel cuore del ragazzo, che sentì una porta aprirsi alle proprie spalle.
-Buongiorno…-
Jack era rimasto con il suo gruppo per tutta la notte, rimanendo però nei dintorni della finestra lanciando piccoli sguardi a Daimonas.
C’era qualcosa di molto diverso in lui, e non centravano solo i capelli più corti.
Era più risoluto, più sicuro quasi, ma anche più triste in un certo senso.
Doveva essere stato molto difficile scoprire che il proprio padre era un mostro che odiava gli umani, e c’era anche la loro rottura di mezzo…
Così tante cose in poco tempo, e Jack non sapeva cosa fare per aiutarlo, eppure non riusciva a fare a meno di guardarlo con una certa ammirazione, sentendo il cuore volare ogni volta posava lo sguardo su di lui.
Ora che si trovavano nuovamente faccia a faccia sentiva il viso andare in fiamme.
-Buongiorno.- rispose Daimonas con un sorriso talmente bello da fare sciogliere Jack.
-I-io… ti ho portato del caffè.-
Sapeva che non gli serviva veramente, però voleva comunque fare un piccolo gesto gentile nei suoi confronti.
-Ti ringrazio, come stanno gli altri?- chiese Daimonas prendendo la tazza che gli porgeva.
-Sono ancora molto tesi, ci vorrà del tempo per tornare alla normalità.-
-Già, lo capisco.-
Forse niente sarebbe mai stato come prima, ma sarebbero andati avanti insieme.
Con tutto il tempo avevano per prepararsi i ragazzi arrivarono di fronte ai cancelli della scuola in largo anticipo, tanto che ancora non c’era nessuno dei dintorni.
L’aria fresca del mattino era quasi piacevole sui loro occhi stanchi. Le ferite di tutti si erano completamente rimarginate grazie ai poteri dei due fratelli, anche se per alcuni era ancora difficile crederci.
Hope continuava a guardare Alexander come se potesse crollare da un momento all’altro, ed Alexander faceva lo stesso assicurandosi il colpo al fianco non le facesse male.
C’era da ammettere inoltre che l’atmosfera generale era piuttosto tesa, non solo per il timore di venire attaccati nuovamente, ma anche per il modo in cui Daimonas si era comportato quando prima di andarsene aveva cercato di allontanare tutti.
Tutti bene o male l’avevano perdonato, in alcuni però la ferita era più aperta che in altri.
Ailea ad esempio per quanto tentasse di non pensarci sentiva ancora la rabbia bruciare dentro di lei.
Dopo tutto quello che avevano passato Daimonas aveva cercato di allontanarli come se non contassero nulla.
Si era comportando esattamente come Lighneers, e l’idea di perdere un altro amico la faceva stare male, ma non riusciva ad essere abbastanza onesta con le proprie emozioni da dirlo ad alta voce.
In ogni caso nessuno aveva voglia di parlare, ed aspettavano rigidi l’inizio della lezione.
L’unica persona che non fissava i cancelli era Rahu.
-Ra-ra, va tutto bene?- chiese Ryujin notando che continuava a fissare la strada.
-… no… Ryujin, non voglio più stare qui.-
Le sue parole lo spiazzarono completamente, ma non poteva dire di esserne sorpreso.
-Rahu… sai che non posso tornare a casa ancora.-
-Sì, però non riesco a restare più a lungo…- ammise la ragazza abbassando lo sguardo sconfitta. -Questa scuola, l’intera città… è un posto orribile, pieno di violenza e mostri che non dovrebbero nemmeno esistere. Non ce la faccio a restare, anche se significa perderti di nuovo.-
Nonostante fossero circondati dagli amici di Ryujin questi rimasero in silenzio.
Era una faccenda troppo personale per permettersi di intervenire, ed in fondo capivano cosa stava passando la ragazza.
Molti di loro non avevano altra scelta se non vivere in quella città per il resto dei loro giorni, ma lei un’altra possibilità l’aveva.
Lei e Ryujin.
Il fratello rimase in silenzio, combattuto tra il sollievo del fatto volesse tornare a casa ed il dispiacere del non potere passare più tempo con lei, inoltre era preoccupato di cosa sarebbe potuto accadere se fosse tornata da sola.
-Vuoi che ti accompagni a casa?-
-Non serve, nostro padre ha uomini ovunque, lo sai. Ed io non sono in fuga come te, mi basta fare una chiamata e mi riporteranno indietro.-
-Non gli dirai che sono qui, vero?-
Era stato molto difficile sfuggire agli uomini del padre, più volte era stato costretto a cambiare città per seminarli.
Gli sarebbe dispiaciuto molto doverlo rifare e perdere tutti i suoi amici.
-Non preoccuparti. Gli dirò che sei scappato di nuovo.- sorrise la sorella, cercando di nascondere le lacrime, senza riuscirci.
Avrebbe voluto rimanere con lui, convincerlo a tornare.
A quanto pare sia lei che Sharazade avevano perso la scommessa.
Ryujin le si inginocchiò accanto, abbracciandola e stringendola forte.
-Sei la ragazza più coraggiosa del mondo. Lo sai?-
-E tu il più testardo…-
-Probabile ahah… ti voglio bene Rahu.-
-Anche io fratellone.-
Rimasero abbracciati per qualche minuto, e solo quando furono entrambi pronti si sciolsero con un sorriso.
Rahu asciugandosi gli occhi guardò il resto del gruppo. -Prendetevi cura di mio fratello.-
-Lo faremo.- le assicurò Seraph.
-È in buone mani!- annuì Nadeshiko abbracciando Ryujin. -Non permetteremo a nessun demone o belle ragazze di fargli del male!-
-Ehi… è veramente necessario?- borbottò Ryujin imbarazzato, Rahu però sembrava essere molto contenta della risposta.
-Bene, mi raccomando allora, altrimenti tornerò per darvi una lezione!-
-Che il cielo ce ne scampi.- rispose Vladimir scherzosamente, suscitando una piccola risata dalla ragazza.
-Spero di rivedervi un giorno, forse quando sarò diventata più forte per affrontare questo mondo.-
Rahu abbracciò con affetto ciascuno di loro, ringraziandoli per il tempo che avevano passato assieme, poi con un’espressione più leggera e serena si allontanò dalla scuola, preparandosi ad andarsene.
Ryujin rimase a fissarla finché non svanì dalla strada.
-Va tutto bene?- gli chiese Annabelle dispiaciuta la sorella se ne stesse andando.
-Sì, è meglio così. Sarà al sicuro a casa.-
Sperava di poterla veramente rivedere presto, ma per il momento avevano altro a cui pensare, come le prossime lezioni che stavano per cominciare, ed al dovere sopravvivere a tutto ciò che quella città avrebbe mandato loro contro.
 
 
 
 
 
 
 
 
Era trascorsa un’intera settimana dalla partenza di Rahu, e dalla fine degli attacchi dei demoni.
Daimonas aveva continuato a pattugliare ligio l’esterno del dormitorio ogni sera, e per i primi giorni tutti continuarono a portare avanti la loro routine fatta di ronde e di spostamenti in gruppi serrati, poi poco alla volta alcuni di loro decisero di tentare di allontanarsi.
Il primo fu Khal, costringendo Alexander a fare lo stesso.
Il mese che aveva trascorso chiuso in quel modo con loro era stata un’assoluta perdita di tempo per gli affari, e dovevano rimediare alla svelta se non volevano perdere altri soldi.
Dopo di loro ci fu Vladimir, che sentendo nostalgia della sua stanza adibita ai videogame tentò la sorte verso il sesto giorno.
Naturalmente tenne tutti aggiornati, scrivendo una volta arrivato a casa e quando si spostava.
Il fatto non gli fosse successo nulla aveva tranquillizzato altri suoi compagni, ed a poco a poco l’intera situazione era tornata alla normalità, anche se spesso molti saltavano ancora dalla paura quando sentivano dei rumori improvvisi, e le notti rimanevano insonni per l’ansia.
Certo non era l’ideale con le lezioni che iniziavano presto ogni mattina, ma quel giorno qualcosa aiutò il gruppo a svegliarsi completamente.
Un’intera pattuglia di polizia era appostata davanti al cancello, e mano a mano che loro si avvicinavano sembravano guardarli sempre più intensamente.
-Merda… e adesso?- sibilò a denti stretti Ailea, cercando con la coda dell’occhio un modo per svignarsela.
-Mantieni la calma, e menti.- rispose Seraph approfittando della maschera che le copriva metà del viso.
Non era certo la prima volta le due si trovavano in una situazione simile, e la ragazza era abbastanza sicura li avrebbero fermati, anche se non aveva idea del perché.
I loro timori vennero confermati quando un paio di uomini li avvicinarono.
-Buongiorno, scusateci ragazzi, ma stiamo facendo dei controlli per dei problemi che ci sono stati nei dintorni della scuola. Avremmo bisogno di farvi alcune domande, separatamente.-
Nessuno rispose, ma i pensieri di tutti andarono immediatamente agli attacchi del mese precedente, ed alle volte che la polizia era venuta a controllare.
Non potevano certo rifiutarsi di collaborare, ed uno ad uno vennero allontanati assieme ad un poliziotto per rispondere alle loro domande.
La prima a venire allontanata fu Johanna, forse perché da una ragazza dall’aspetto tanto dolce e pacato i poliziotti si aspettavano una maggiore collaborazione.
Naturalmente alcuni uomini restarono vicino agli altri, in modo da evitare potessero accordarsi.
-Bene, cercheremo di rubarti poco tempo. Hai per caso notato qualcosa di strano in questi giorni?- cominciò l’uomo prendendo un taccuino dalla tasca.
-Ecco… non saprei…-
Johanna ed i suoi amici non si erano accordati su nulla di particolare da dire in una situazione simile.
Rimanere sul vago e negare sembrava l’opzione migliore, anche se l’uomo dalla sua titubanza non fu molto convinto.
-Sei sicura? Siamo qui solo per aiutarvi, non finirai nei guai.-
-Sì penso di essere sicura…- non le piaceva mentire, men che meno ad un poliziotto, ma non poteva mettere tutti nei guai.
-Pensi?- la incalzò il poliziotto.
Per quanto la ragazza stesse cercando di mantenere un comportamento normale si sentiva sempre più a disagio, ed era evidente dalla rigidità del suo corpo.
-Sì…-
Johanna rimase in silenzio, facendo del proprio meglio per non abbassare lo sguardo.
-Molto bene. Puoi andare.-
Sollevata lei annuì, camminando rapidamente verso gli altri e riunendosi al gruppo.
I cancelli nel frattempo vennero aperti, e la maggior parte degli studenti in arrivo poté entrare senza problemi.
A quanto pare erano proprio loro a cui puntavano.
La prossima che venne chiamata a parlare fu Hope.
-Buongiorno. La sua amica sembrava un po’ tesa, va tutto bene?- cominciò l’uomo cordialmente.
-Non è esattamente una cosa da tutti i giorni venire interrogata dalla polizia.- rispose Hope tranquilla.
Sapeva di non avere fatto nulla di male, e non intendeva farsi mettere i piedi in testa o di cadere in qualche tranello.
-È solo una breve procedura. Nessuno di voi finirà nei guai.-
-Sì, di questo ne sono certa.- sorrise lei guardandolo prendere qualche appunto.
-Allora… ha notato degli individui pericolosi avvicinarsi alla scuola? Ci hanno chiamato per vari schiamazzi, ed un edificio è stato distrutto.-
-No, ero già oltre il cancello quando è successo.- rispose Hope pronta.
Ricordava che la lotta contro il primo demone era avvenuta durante una delle punizioni di Sasaku, che normalmente avvenivano dopo le lezioni, perciò non poteva dire di essere rimasta a scuola senza suscitare sospetti.
-Nessuno dei suoi amici le ha detto nulla?-
-Non mi pare, è passato un mese però ormai. Ma mi ricorderei se avessimo parlato di una simile.-
-Vero, molto bene, può tornare dagli altri.-
Dopo di lei venne chiamata Grace, decisamente più infastidita dal risvolto che stava prendendo la mattinata.
-Buongiorno, allora, le sue amiche mi hanno parlato in maniera piuttosto generica di alcuni schiamazzi e di ciò è successo all’edificio nel perimetro della scuola. Saprebbe darmi qualche informazione in più?-
-No.- rispose l’altra schietta, quasi aggressivamente.
-Può rilassarsi, non la stiamo accusando di nulla.-
-Ma mi state trattenendo, anzi, ci state trattenendo, davanti alle porte della scuola, dove dovremmo essere adesso.-
-Non ci vorrà molto, se collaborerà.-
Grace non rispose, aspettando la prossima domanda.
Poteva anche acconsentire a parlare, ma il suo atteggiamento non sarebbe cambiato.
-Ha sentito delle notizie su quello che è successo?-
-No, questa città è una gabbia di matti. Chiunque avrebbe potuto farlo.-
-Ci è stato detto che dei testimoni hanno visto un gruppo di ragazzi con la divisa della vostra scuola fuggire dopo il crollo dell’edificio, ed ancora in seguito ad alcuni rumori nei dintorni del dormitorio.-
-Io non vivo lì. Non ne so nulla.-
-Capisco, forse qualche suo amico saprebbe dirci di più.-
-Non credo, non stiamo molto al dormitorio.-
-Molto bene. Grazie, può andare.-
Dopo di lei venne chiamato Ryujin, che al contrario della ragazza cercò di porsi in maniera più cordiale e disponibile.
-Buongiorno. Lei vive al dormitorio qui vicino?- cominciò l’uomo.
-Sì, da qualche mese ormai.-
-Ci sono stati alcuni schiamazzi nelle ultime settimane, giusto?-
-Non ci ho fatto molto caso in verità.-
-Quindi lei ed i suoi amici non avete sentito nulla?-
-Temo di no. Anche se le stanze sono tutte vicine hanno un buon sistema di insonorizzazione, e probabilmente mentre è successo stavamo chiacchierando in camera, perciò eravamo distratti.-
-Rimanete spesso all’interno del dormitorio?-
-È dove molti di noi vivono, perciò è anche abbastanza comodo.-
Nelle ultime settimane erano rimasti chiusi nelle stanze praticamente ogni giorno, perciò non gli sembrava il caso di dire il contrario, non riusciva a capire però se il poliziotto fosse soddisfatto o meno della sua risposta.
-Grazie, può andare.-
Annuendo Ryujin si allontanò, venendo sostituito da Nadeshiko, che sbadigliò stanca di fronte al poliziotto.
-Ha fatto tardi l’altra sera?-
-Ho solo alcuni problemi a svegliarmi…-
-Capisco, non ci metteremo troppo. Ho fatto alcune domande ai suoi amici su delle segnalazioni nel dormitorio e su quello che è successo all’edificio nel perimetro della scuola. Quando è stato distrutto lei era ancora dentro la scuola?-
-Sì, non ho visto nulla, solo macerie.-
Non fece molto caso alla propria risposta, era troppo stanca e voleva solo finire rapidamente.
-Immagino anche lei avrà visto un gruppo di studenti scappare dopo l’accaduto.-
-Non so se erano studenti. La scuola e l’edificio sono un po’ lontani.-
-Sì, effettivamente la recinzione che racchiude il giardino, la scuola, il dormitorio, l’edificio e la palestra è incredibilmente grande. Molto bene. La ringrazio, può andare.-
Nadeshiko si voltò soddisfatta, e stavolta venne chiamata Wyen.
Daimonas la guardò allontanarsi preoccupato.
Per tutta la vita la sorella era rimasta rinchiusa nel castello del padre, e non aveva la minima idea di come fosse il mondo esterno.
Nella settimana precedente aveva cercato di spiegarle quante più cose possibile, cosa fossero gli autobus, i cellulari, gli aerei che vedeva nel cielo, i computer e moltissime altre cose che catturavano la sua attenzione.
Anche lui un tempo aveva vissuto le sue stesse difficoltà, visto per molti anni si era auto-isolato dal mondo, e sentiva il bisogno di spiegarle ogni cosa in modo non si sentisse inferiore o a disagio in mezzo agli altri, cosa fosse la polizia però non ne avevano parlato.
Inoltre non la conosceva ancora così bene da potere dire fosse in grado di mentire.
Fortunatamente però Wyen intuiva il ruolo svolto da quegli umani, rivendendo gli interrogatori dei soldati nel loro comportamento, e sapeva che una risposta sbagliata avrebbe potuto mettere in difficoltà il fratello ed i suoi amici.
Percepiva il modo diffidente con cui la guardavano, e colse quell’occasione per cercare di dimostrare non fosse un nemico.
-Buongiorno. Mi rendo conto che queste domande vi stanno rubando più tempo del previsto, perciò cercherò di essere breve. Ho già chiesto ai vostri amici alcune cose sull’edificio distrutto e su alcuni problemi che ci sono stati all’interno del dormitorio. Lei vive lì?-
-Solo da una settimana. Tutti i fatti avvenuti all’interno sono precedenti al mio arrivo. Temo di esserle completamente inutile.- rispose lei in maniera pacata.
-E non le è stato raccontato nulla?-
-La maggior parte del tempo trascorso assieme è stato usato per permettermi di ambientarmi alla città ed alla scuola, e alla corretta sistemazione della mia stanza e di tutto ciò che è inerente alla mia partecipazione alle lezioni.-
Su questo era stata completamente onesta.
Daimonas l’aveva aiutata a sistemare la camera, a reperire la divisa ed i libri, inoltre era l’unico per il momento con cui parlava, perciò non aveva un’idea completamente chiara di cosa fosse successo nel periodo in cui il fratello si era allontanato dagli altri.
Evidentemente il poliziotto si convinse che non le sarebbe stata utile, e si limitò a scrivere alcune brevi parole. -La ringrazio, può andare.-
L’interrogatorio stava cominciando ad essere veramente lungo, ed alcuni dei ragazzi avevano deciso di sedersi a terra per non dovere rimanere in piedi per tutto il tempo.
Lo sguardo indagatore dei poliziotti che li circondavano non li aiutavano di certo a rilassarsi, perfino chi era già stato chiamato a parlare.
Il prossimo a venire chiamato dal poliziotto fu Zell, che sperò non volessero controllargli anche lo zaino dove il tirapugni con la lama era nascosto.
A ben pensarci però avrebbero dovuto preoccuparsi più di Ailea, Seraph, Yume ed Astral, visto avevano coltelli e pistole in bella vista.
-Buongiorno, immagino avrà sentito anche lei delle chiacchiere riguardanti gli strani rumori al dormitorio.-
-Di sfuggita…-
-Che cosa ha sentito di preciso?-
-Nulla di che, degli esaltati che facevano casino.-
-E lei per caso ha notato qualcuno che potrebbe essere sospetto?-
-Sinceramente non è che questa scuola sia famosa per gente sana di mente.-
Perfino a Rookbow la Werewolf’s Shadow era ben conosciuta per l’alta violenza e gli strani fatti che coinvolgevano gli studenti.
-Quindi non ha nulla da riportare?-
-No, mi spiace.-
-Non si preoccupi, torni pure dagli altri.-
Ad occhio e croce non gli sembravano domande così mirate, ma in fondo era meglio così, potevano sperare di uscirne puliti con qualche chiacchiera.
Dopo di lui chiamarono Annabelle, che lasciò il proprio arco a Milton.
-Buongiorno. Anche lei vive al dormitorio immagino.-
-Esatto.-
-Ed anche lei come i suoi amici avrà sentito gli strani rumori nelle notti del mese precedente.-
-Sì…-
Se anche gli altri avevano raccontato così non voleva fare sembrare ci fossero delle incongruenze nelle sue risposte, non aveva pensato però a causa del sonno, come tutti, che il poliziotto potesse falsificare le risposte degli amici.
-Alcune delle porte del dormitorio sono state danneggiate e sono stati riportati vari segni di aggressioni. Siccome anche lei ha sentito quei rumori ha visto per caso chi potrebbe essere stato?-
-No, mi sono chiusa in camera…-
Era vero dopotutto, tutti loro si erano barricati nelle stanze per cercare di difendersi dai demoni.
-Vive da sola al dormitorio?-
-No.-
-Il suo coinquilino è tra le persone qui presenti? Potrebbe indicarmelo?-
Non le piaceva molto l’idea di mettere in mezzo Lighneers, ma non ebbe scelta. -È il ragazzo con i capelli verdi.-
-Molto bene, può andare, la ringrazio.-
Lentamente Annabelle tornò al proprio posto, con un leggero senso di disagio che crebbe nell’istante in cui venne chiamato Lighneers.
-Buongiorno, lei è il coinquilino della ragazza che ho precedentemente chiamato, giusto?-
-Se la vuole mettere così. Non sono mai al dormitorio.- rispose Lighneers incurante.
Qualsiasi cosa gli avrebbe chiesto avrebbe negato, negato e negato.
-Era presente quando qualcuno ha cercato di entrare nella sua camera?-
-No.-
-La sua coinquilina ha accennato a chi poteva essere l’aggressore?-
-Fino a cinque secondi fa non sapevo nemmeno che fosse successo.-
-Vuole dirmi che vivete assieme e non le ha parlato di una cosa simile?-
-Come ho già detto, sto il più possibile fuori da questo posto.-
-C’è qualcuno che potrebbe aggredirla?-
-No. Mi fa solo schifo.-
-Capisco, può andare grazie.-
Lighneers fece una piccola smorfia simile ad un sorriso denigratorio, poi si allontanò, e fu il turno di Cirno.
Tutti i suoi amici raggelarono, terrorizzati potesse rovinare tutto.
-Buongiorno, grazie per la disponibilità.-
-Si figuri, la grande Cirno è sempre a disposizione dei più deboli!-
Il poliziotto la guardò confuso, scuotendo il capo cercando di non pensarci troppo -… ottimo… i due ragazzi venuti prima di lei mi hanno detto qualcuno ha cercato di entrare nella loro stanza, e che c’è stata un’aggressione. Lei ne sa niente?-
-Ovvio che si!-
-Mi dica tutto per favore.-
-Non c’è molto da dire. La grandiosissima Cirno li ha sconfitti tutti, e sono scappati a gambe levate!-
-Quindi non ha visto il volto dei colpevoli?-
-Non faccio caso a cose così frivole quando opero nella mia magnificenza.-
-Ok… la ringraziamo tutti per il suo operato. Può andare.-
-Si figuri!-
Con un grande sorriso sulle labbra, che aumentò le preoccupazioni generali, la ragazza si allontanò, lasciando posto stavolta a Daimonas.
Purtroppo a causa dei rumori della strada e delle auto che si muovevano non era riuscito a sentire con precisione di cosa aveva parlato il poliziotto assieme agli altri.
-Buongiorno, anche lei vive al dormitorio assieme agli altri?-
-Sì.-
-Ha sentito anche lei dei problemi che ci sono stati al dormitorio?-
-Mi sono solo stati accennati. In questo mese sono stato assente.-
Era meglio non fingere avesse frequentato la scuola normalmente, avrebbero potuto facilmente scoprirlo controllando i registri delle presenze.
-Come mai se posso chiedere?-
-Ho avuto delle problematiche in famiglia.-
-Mi spiace molto. Che cosa le hanno raccontato precisamente i suoi amici?-
-In realtà nulla di che, dell’edificio distrutto più che altro.-
-Le hanno accennato di avere visto qualcuno?-
-No, mi spiace.-
-Non si preoccupi. Può andare.-
Anche la sua era stata una chiacchierata molto breve, ma mancavano ancora dodici persone con cui parlare, e la prima ora di lezioni era ormai finita.
Il prossimo a venire chiamato fu Vladimir, che fece del proprio meglio per tenere gli occhi aperti.
-Buongiorno, ha avuto problemi a dormire stanotte?-
-Soffro solo d’insonnia, però lascia che le chieda. Ci sta interrogando come indagati, o solo per delle informazioni?-
-Non penso sia rilevante come cosa.-
-Sì che lo è, perché se mi sospettate io ho il diritto di non rispondere alle vostre domande. Inoltre, fino a prova contraria, qui siamo tutti minorenni, e non potete interrogarci senza la presenza di tutori, genitori o servizi minorili, a meno che non ci siano delle inderogabili esigenze che io però qui non vedo.- era rintronato per via delle notti insonni, ma era ancora in grado di ragionare se necessario. -Comunque, mi rendo conto potreste darci più grane se ci rifiutassimo tutti di parlare, quindi se vuole può continuare con gli altri, ma mi lasci tornare al mio posticino carino sul pavimento.-
Il poliziotto rimase in silenzio, squadrandolo senza la minima espressione. -Molto bene.-
Vladimir venne lasciato andare, e tutti poterono notare quanto il suo interrogatorio fosse stato strano, ma questo non fermò comunque i poliziotti dal continuare, chiamando Milton.
-Buongiorno. Le farò solo alcune brevi domande. Lei vive in questo dormitorio?-
-Sì.-
-È a conoscenza di cosa è successo all’edificio distrutto?-
-No, non ero presente quando è successo.-
-Era ancora in classe come gli altri?-
-Penso di sì, è passato un po’ di tempo.-
-Capisco, bene, può andare.-
Il fatto fossero state letteralmente un paio di domande non la rassicurò sulle risposte che aveva dato, ma ormai era troppo tardi per pensarci.
Dopo di lei fu il turno di Lacie, ma Astral si rifiutò di lasciarla andare da sola.
-Signore, aspetti il suo turno.- lo intimò uno dei poliziotti.
-È mia sorella, se volete chiederle qualcosa ci sarò anch’io.-
Il suo tono era fermo, nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea, e vista la situazione non potevano costringerlo a fare altrimenti.
-Va bene, potete rispondere insieme.- si arrese alla fine il poliziotto. -Dunque… vivete anche voi al dormitorio?-
-No nya, noi abbiamo una splendida casetta.- rispose Lacie tranquilla. -Con un adorabile micino di nome Leo.-
-Quindi immagino non sappiate nulla delle aggressioni che sono avvenute nel dormitorio.-
-Perché non sono successe, nessuno ci ha detto nulla. Perfino chi vive qui.- rispose secco Astral.
Non aveva intenzione di farsi fregare con degli stupidi giochetti, l’unico motivo per il quale potevano essere lì era l’edificio della professoressa distrutto, e loro erano gli unici ad essere stati aggrediti, ma non ne avrebbero certo parlato alla polizia.
-Bene, grazie delle informazioni.-
Ormai anche la seconda ora stava finendo, e rimanevano otto persone da interrogare.
Uno dei poliziotti provò a scortare Ayame, ma la ragazza si rifiutò all’istante.
-Sapete chi sono io?! Sono Ayame Envy! Non azzardatevi ad avvicinarvi, o a toccarmi, men che meno a parlarmi!-
-O mio padre lo verrà a sapere…- sussurrò Vladimir facendo ridere Cirno.
In ogni caso la scenata di Ayame fu sufficiente a farle evitare di rispondere alle domande, ma lo stesso non fu per gli altri, primo tra i quali Jack.
-Buongiorno, ho chiesto ad alcuni vostri amici se avessero assistito a ciò che è successo all’edificio andato distrutto, ma nessuno era nei dintorni al momento dell’accaduto. Potresti dirci qualcosa a riguardo?-
Jack rimase momentaneamente in silenzio, riflettendo su cosa dire.
Se tutti avevano detto di non essere stati presenti allora probabilmente era meglio rimanere su quella linea d’onda.
-Mi spiace, ma nemmeno io c’ero.-
-Un vero peccato, immagino che nemmeno lei abbia sentito alcun rumore o abbia visto qualcuno di sospetto fuori dal dormitorio.-
-No, ho un sonno piuttosto pesante. Da morto quasi ahah.- rispose il ragazzo azzardando una battutina.
Il poliziotto alzò il labbro in un mezzo sorriso. -Bene, grazie per le informazioni, può tornare dagli altri.-
Mentre Jack tornava indietro la polizia fece per parlare con Ailea, ma Khal si mise davanti a lei.
-Credo non ce ne sarà bisogno, né per lei, per me o per mio fratello.-
Proprio come era successo per Ayame la polizia titubò per qualche momento, prima di decidere di parlare con Seraph.
Ailea guardò la scena sorpresa, sorridendo poi soddisfatta di avere evitato quella scocciatura, cosa che purtroppo Seraph non aveva potuto fare.
-Buongiorno, mi spiace le domande abbiano preso più tempo del previsto, perciò cercherò di essere breve. Anche lei ha sentito dei problemi che sono avvenuti al dormitorio?-
-No, io abito lontano dalla scuola, perciò non sono informata.-
-Sembra ci siano state varie aggressioni, ed alcune porte e colonne sono state danneggiate. Nessuno però sembra avere visto i colpevoli.-
-Temo di essere tra questi, come ho detto non vivo al dormitorio.-
-Per quanto riguarda l’edificio distrutto invece? Lei ed i suoi amici avete visto qualcosa?-
-No, è successo dopo la fine delle lezioni, perciò non eravamo qui.-
-Capisco, ha senso effettivamente. La ringrazio, può andare.-
Un’altra mezz’ora era passata, ma finalmente rimanevano solo le ultime due persone da chiamare, prima tra le quali ci fu Yume.
-Buongiorno. Bene, abbiamo quasi finito, ho parlato prima con i suoi amici di come mentre erano a scuola hanno sentito i rumori dell’edificio che veniva distrutto, ma non hanno visto nulla. Anche per lei è stato così.-
-Temo di sì, penso di essere stata impegnata con un ragazzo in quel momento. Non ricordo molto di quel giorno sinceramente, quando siamo usciti era già tutto finito.-
-Non importa, grazie per la collaborazione.-
Ora che anche Yume aveva terminato rimaneva solo Sammy, e nonostante molti pensassero visto era solo una bambina non l’avrebbero interrogata il poliziotto le si avvicinò, scortandola quale metro più in là ed inginocchiandosi accanto a lei.
-Ehi piccolina, come ti chiami?-
-Sammy…- rispose lei tenendo le mani giunte.
-Piacere di conoscerti Sammy. Come stanno andando le giornate a scuola?-
-Bene signore. Mi diverto tanto.-
-Ed i tuoi compagni sono tutti gentili con te? Mangi e dormi abbastanza?-
-Sì signore, mangio tante cose buone e gioco un sacco.-
L’uomo rimase in silenzio per qualche istante, e Sammy intuì si aspettava gli desse un segnale di qualche tipo che gli facesse capire c’era qualcosa che non andava, ma lei continuò a sorridere senza dire o fare nulla.
Alla fine l’uomo si rialzò, chiamando i suoi colleghi. -Ottimo, per oggi abbiamo concluso. Vi ringraziamo tutti per la vostra disponibilità e ci scusiamo per avervi fatto perdere tempo.-
Ormai mancavano meno di venti minuti all’intervallo, le prime tre lezioni erano andate, e non avrebbe avuto senso entrare in classe a quel punto.
L’unica cosa che potevano fare era aspettare per i corridoi.
Lentamente il gruppo cominciò a spostarsi, evitando di fare commenti fino a quando non furono certi la polizia era troppo distante.
-Che cosa vi hanno chiesto?- cominciò Seraph a bassa voce.
-A me hanno chiesto se vivo al dormitorio e se ho sentito qualcosa di strano.- rispose Annabelle brevemente.
-Uguale a me.- annuì Milton. -Probabilmente hanno fatto a tutti le stesse domande cercando delle incongruenze.-
-Nessuno ha detto niente, vero?- la domanda di Zell era rivolta in particolare a Cirno, ed il ragazzo non si fece problemi a farglielo sapere fissandola.
-Non c’è dubbio che la grande Cirno sia stata perfetta.-
-Come no…- sbuffò Alexander irritato.
-In ogni caso se le domande erano così generiche dovremmo stare tranquilli. Teoricamente nessuno oltre a noi sa la verità.-
Le parole di Khal non rassicurarono molto il gruppo, la polizia sarebbe potuta tornare da un giorno all’altro, e c’erano un’infinità di altre cose che potevano andare storte.
I ragazzi si sistemarono lungo il corridoio, distraendosi con i cellulari o chiudendo gli occhi per passare gli occhi.
Zell non riusciva a fare né una né l’altra cosa. Erano successe troppe cose per permettergli di stare fermo, e non c’era nulla di interessante nel telefono che potesse distrarlo.
Guardandosi attorno cominciò a camminare cercando qualcosa da fare, notando un espositore in cartone lasciato vicino all’ingresso, dentro cui erano ammucchiati i numeri del giornalino scolastico.
Normalmente non l’avrebbe degnato di uno sguardo, era spesso pieno di sciocchezze o comunque nulla di interessante, ma siccome non c’era altro da fare decise di fare uno strappo alla regola.
La maggior parte dei volumi erano già stati presi, ne saranno rimasti meno di una decina quel giorno.
Raccogliendone uno il ragazzo lo aprì aspettandosi l’ennesima stupidaggine sulle ore delle lezioni o su delle interviste ai professori, ma gli bastò leggere il titolo per strabuzzare gli occhi dalla sorpresa.
-Ma che diamine…-
   
 
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