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Autore: Soul of Paper    21/07/2022    2 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
Una raccolta di One Shot, Spin Off e varie scene tagliate o extra, basate "sull'universo" di Nessun Alibi, la mia fanfiction su Imma Tataranni che trovate su questo sito e tramite il mio profilo autore. ImmaxCalogiuri ecc...
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nessun Alibi B-Sides: One Shot, Spin Off ed altri inutili inglesismi


Episodio 1 - Triathlon


Nota dell’autrice: Dopo tante richieste in privato su come vi sia mancato vedere il post “prima notte” tra Mariani e Mancini (cosa che non mi sarei mai aspettata), ho deciso, anche come regalo di compleanno per una delle lettrici che mi ha contattato, di fare questa breve (per i miei standard) one shot. Siccome però penso che magari dopo la fine di Nessun Alibi e della storia principale, potrei scrivere qualche momento significativo della vita di Imma, Calogiuri e delle loro famiglie allargate, ho deciso di creare questa storia che, in caso, utilizzerò anche in futuro per tenere tutto insieme e renderlo di più facile consultazione. Sarà quindi un insieme di one shot, di possibili spin off, insomma di b-sides, come si diceva “anticamente” per i brani che non finivano nel disco principale. Sperando vi possa piacere, vi auguro buona lettura.


Disclaimer: questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro. Questi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà dei relativi detentori di copyright. Ogni riferimento a fatti, persone, luoghi o eventi realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


Aprì gli occhi all’improvviso, un peso sul petto, una sensazione di solletico sul collo e il cuore che correva.

 

Per un attimo temette un attacco di panico. Erano anni che non ne soffriva più ma, quando era morta sua moglie, erano stati una costante per qualche mese, prima di trovare la giusta terapia e ritornare piano a piano ad una nuova normalità.

 

Ma la nuova normalità non prevedeva una chioma bionda ad accarezzargli il collo o quel viso dai lineamenti dolci e delicati appoggiato al suo petto come se fosse un cuscino.

 

Aveva avuto storie, certo, ma di nessuna importanza. Fisiche, non mentali, a parte la debacle con Imma dove c’era stato pochissimo di fisico e fin troppo di mentale, proprio un film mentale da parte sua.

 

Erano anni che non gli capitava di addormentarsi accanto a qualcuna, gli era successo soltanto una volta per sbaglio, per la troppa stanchezza durante un viaggio all’estero, che lo aveva portato al cedimento prima di ritirarsi come al suo solito. Non con una fuga, no, quello non l’aveva mai fatto, ma si congedava sempre dalla partner del momento e se ne tornava o a casa sua, o nella sua stanza d’albergo, a seconda delle circostanze.

 

Di conseguenza, non c’era più abituato, a quelle sensazioni un tempo così familiari, ma ora quasi aliene: il suo corpo era entrato in modalità emergenza e lo aveva svegliato.

 

Ma, da un lato, adesso che il cuore era tornato ad un ritmo accelerato sì, ma più regolare, ed il panico non c’entrava nulla - sarebbe stato impossibile e preoccupante il contrario, con lei nuda su di lui in quel modo - ringraziava la sveglia un po’ brusca. Vederla in quel modo, profondamente addormentata e con un’espressione dolce ed innocente sul viso valeva bene qualche ora di sonno persa.

 

Guardò l’orologio e segnava le quattro e trenta del mattino.

 

Aveva dormito pochissimo, poco più due ore, perché Mariani era stata instancabile, tra la giovinezza e l’allenamento, altro che il Triathlon! Era stata una vera e propria prova di resistenza, anche se intervallata da momenti più dolci, che lui non aveva più vent’anni.

 

Da lì a mezz’ora, normalmente, sarebbe andato ad allenarsi.

 

E, sebbene per stare dietro a Mariani avrebbe forse dovuto raddoppiare gli allenamenti, per quella notte - anzi, per quella mattina - non aveva alcuna voglia di uscire da quel letto, né di svegliarla.

 

Voleva godersi quel momento, quel momento che fino a poche ore prima mai avrebbe pensato di vivere mai, con lei tra le sue braccia e, per la prima volta dopo tanti anni, nessuna voglia di scappare, nessuna sensazione di disagio o di avere un’estranea nel letto e sulla pelle.

 

No, era esattamente dove voleva stare, dove sperava di potersi presto abituare a stare, senza però mai darlo per scontato. E sperava che anche per Mariani, al risveglio, fosse lo stesso. Di essere stato all’altezza delle aspettative, passionale abbastanza, ma anche capace di farla sentire am-

 

Si bloccò, perché forse quello non era ancora pronto a dirlo, o a pensarlo: non era passato così tanto tempo da quando era stato perso per Imma. E l’aveva amata molto, anche se male, non conoscendola realmente, peraltro.

 

Ma, come allora era venuto ai patti con la sua coscienza, con le promesse fatte su un altare molti anni prima e col fatto che sì, dopo tanti anni, dopo tante storie da niente, fosse ancora lecito e possibile amare qualcuna che non fosse la sua amata Sara, forse doveva venire ai patti ora che, sì, era troppo presto per parlare di amore, quello che si costruisce col tempo, con la conoscenza, con la quotidianità.

 

Ma che si fosse innamorato di Mariani… era evidente, evidentissimo. Forse troppo. Dovevano stare attenti, soprattutto per tutelare lei, che le donne, in caso di relazioni sul lavoro o con grande differenza d’età, erano sempre le più penalizzate.

 

E tu che criticavi tanto la differenza d’età tra Imma e Calogiuri!

 

La voce di Irene, come sempre. Perché sì, alla fine tra lui e Mariani c’era persino qualche anno in più a separarli, essendo lui più vecchio di Imma e lei praticamente coetanea al maresciallo.

 

Ma aveva una testa, un carattere che… che non si sarebbe mai sognato di trovare, figuriamoci in una donna così tanto più giovane. E forse non se lo aspettava nemmeno Mariani stessa, quando aveva iniziato in procura e si perdeva dietro a quel cretino di Santoro.

 

Forse aveva dei gusti terribili sugli uomini e per quello e solo per quello si era accorta di lui. Era stato fortunato, anche per il fatto che fosse così coraggiosa, testarda ed istintiva nel sapere ciò che voleva. Perché, se non lo fosse stata, se non avesse fatto lei la prima mossa, non avrebbe mai osato tentare un approccio. Ma si sarebbe meritato quella fortuna e promise a se stesso che non ne avrebbe mai approfittato, che avrebbe imparato dagli errori fatti con Imma ed il maresciallo. Che, se si fosse accorto di non riuscire ad essere imparziale, si sarebbe rivolto ad Irene per un consiglio, o comunque avrebbe evitato di prendere mai decisioni che influissero sulla carriera di lei. Per fortuna Mariani non era una da provvedimenti disciplinari, era fin troppo prudente ed avveduta, come lo era stata anche al ballo la sera prima.

 

Sperava davvero che nessuno si fosse accorto della loro assenza a parte Irene e, forse, quel cretino del prefetto. Ma non aveva prove e senza prove… chi era senza peccato poteva scagliare la prima pietra. Lui in testa a Lucio l’avrebbe scagliata volentieri.

 

Sentì una specie di mugolio e riportò l’attenzione su Mariani, non sapendo se temesse o sperasse di più in un suo risveglio.

 

Ma lei semplicemente si mosse leggermente e si girò sull’altro lato, rimanendo solamente sopra al suo braccio, le punte dei capelli che gli solleticavano il fianco.

 

Eppure non era abbastanza, non per quella notte.

 

E così, facendo molta attenzione a non svegliarla, la seguì, finendo con il petto sulla schiena di lei, abbracciandola da dietro e godendosi quel calore che tanto gli era mancato.

 

Le posò un bacio sulla spalla nuda - che era stata molto tentatrice quella sera - e, per fortuna, lei si limitò a sospirare e continuare a riposare.

 

Il sonno della gioventù: il più pieno, il più bello, il più tranquillo.

 

Giovane lui non lo era proprio più ed i suoi sonni tranquilli non lo erano stati mai da quando faceva il lavoro che faceva, poi con la vedovanza, figurarsi. Anche per quello amava il rituale della sveglia all’alba.

 

Ma, se il sonno forse avrebbe tardato ancora un po’ a tornare o anche se avesse dovuto trascorrere quelle ore in silenziosa contemplazione, poco importava, perché la pace, la tranquillità che provava non avevano età, né prezzo.

 

*********************************************************************************************************

 

Una lama di luce insistente ed un caldo fortissimo, insieme al bisogno di andare in bagno, le fecero infine aprire gli occhi.

 

Strano… si era dimenticata di chiudere bene le imposte e doveva proprio cambiare il pigiama con quello estivo e levare le coper-

 

Bloccò di colpo quel pensiero, perché quelle attraverso cui filtrava la luce erano tende di un tessuto che sembrava costosissimo, e che in una caserma di sicuro non ci aveva mai messo piede, se non magari nell’ufficio di qualche alto comandante.

 

E poi… altro che pigiama… il calore… era nuda, totalmente nuda, ma avvolta da due braccia e da un corpo che la sovrastavano completamente in altezza e peso. Si sentì avvampare ancora di più, ricordandosi esattamente dove si trovasse e cosa fosse successo, ma poi le venne anche da sorridere.

 

Guardò l’orologio sul comodino ed erano le nove di mattina. Strano, per un mattiniero come si sapeva essere lui: i suoi allenamenti severissimi per il triathlon erano leggenda in caserma.

 

Ma quella mattina… niente triathlon… anche se di allenamenti gliene aveva fatte fare un bel po’ e magari era per una volta rimasto addormentato.

 

Cercò di girarsi piano, il più piano che poteva, per non svegliarlo, anche se non era facile, per quanto la teneva stretta. Ma alla fine ci riuscì e, a parte il formicolio piacevole della pelle che si muoveva contro la sua, non poté fare a meno di sorridere di nuovo, intenerita.

 

Aveva gli occhi chiusi, il sinistro seminascosto da un ciuffo grigio, una ruga in mezzo alla fronte, che pareva quasi tagliarla in due in verticale e, soprattutto, un’espressione tranquilla che non avrebbe mai pensato di vedergli addosso. Nemmeno quando si erano rilassati insieme dallo zozzone o al mare era stato così.

 

E sì, tutto quello, insieme alla pelle morbida sotto le sue mani, nonostante i muscoli appena sottostanti, ai peli color argento, e a quel fisico così diverso da quelli dei suoi pochi ex e dei colleghi di spogliatoio, le ricordavano che c’era una bella differenza d’età tra loro.

 

Ma non le faceva strano, anzi. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma le loro differenze erano belle, così come i modi in cui invece si somigliavano. Forse era un’ingenua, forse non sarebbe durata ma… ma non si era mai sentita così prima, così sicura di una scelta.

 

E non soltanto perché, con tutto il rispetto possibile per i suoi ex coetanei, era stata la notte più bella della sua vita - e dire che lo aveva messo a dura prova, durissima, ma lui aveva resistito e anzi, in alcuni momenti aveva pensato di cedere lei, di non reggere più il ritmo.

 

Non solo perché aveva più esperienza, o perché era galante e generoso anche in quello, ma perché… con lui stranamente non si sentiva in imbarazzo come con tutti gli altri, almeno in certi momenti. In altri lo era mille volte di più ma… ma quando erano soltanto loro due, era come se si sentisse esattamente dove doveva stare, nel suo posto nel mondo e con qualcuno che la vedeva com’era davvero e che, soprattutto, l’apprezzava per quello che era realmente.

 

Forse era per quello che il pudore spariva quando lo aveva vicino, riuscendo a tirare fuori un coraggio che non pensava mai avrebbe avuto.

 

La Mariani di qualche anno prima sarebbe morta di vergogna a fare quello che aveva fatto la sera prima, anche solo a presentarsi a quella festa con quell’abito, col rischio che poi quegli stronzi maschilisti della caserma e della procura non la prendessero più sul serio - non che alcuni l’avessero mai presa sul serio. Ma era una donna, oltre che un maresciallo, e non c’era niente di male in quello. Ed era bella, sì, glielo dicevano tutti, ma era pure brava, almeno secondo qualcuno. E tanto le bastava per non sentirsi più in dovere di nascondersi in mezzo agli altri uomini.

 

Anche se solo con uno si sentiva di potersi mettere davvero a nudo.

 

Sperava solo che nessuno si fosse accorto di niente, specialmente quel porco del prefetto, che ancora un po’ e lo avrebbe allontanato a forza. Con una scusa certo, ma era stata quasi pronta alla fuga, anche se era servito a far ingelosire per bene qualcuno.

 

Lo guardò ancora per un attimo e poi rimase indecisa su che fare, se svegliarlo, se provare ad alzarsi per andare in bagno… e come avrebbe reagito vedendola lì, la mattina dopo.

 

C’era un misto di eccitazione e paura, insieme alla tenerezza, ma alla fine prevalse quest’ultima e gli accarezzò una guancia, senza quasi rendersene conto.

 

Lo sentì appoggiarsi di più alla sua mano e dopo un po’ d’altre carezze cominciò a socchiudere gli occhi.

 

E poi li aprì, quegli occhi grandi e azzurri, di solito nascosti dietro a delle lenti che non rendevano loro giustizia.

 

Confusione, sorpresa, apprensione - che fu anche la sua - e poi… e poi un sorriso, che la fece letteralmente sciogliere nelle sue braccia, tutte le tensioni che evaporarono.

 

Forse non l’aspettava un discorso su come fosse stato tutto un errore - non che sarebbe sopravvissuto per raccontarlo senza conseguenze fisiche e all’udito, in caso.

 

“Mariani…” pronunciò lui, con voce un poco roca e le venne da ridere.


“Puoi anche chiamarmi per nome adesso, no?” gli fece notare, divertita - anche perché non aveva un nome assurdo tipo Ippazio lei, ma in quel contesto era meglio non citare nulla che gli facesse ricordare la dottoressa.

 

Non che ne fosse gelosa, come poteva esserlo? Erano così diverse e poi… e poi la dottoressa era innamoratissima di Ippazio e pure il dottore adesso sembrava finalmente averla superata.

 

Però, meglio prevenire che curare delle ricadute. O riaprire vecchie ferite.

 

Che poi, la dottoressa le aveva fatto un gran regalo, non c’era che dire, avrebbe dovuto ringraziarla. E menomale che quasi sicuramente tra lei ed il dottore non era successo niente di serio perché, con tutto il bene anche per Ippazio… dopo aver provato una notte così… chi sarebbe mai stata così scema da rinunciarci?

 

“A che pensi? …Chiara?”

 

La domanda la fece scattare, quasi di più di quel nome, sentito pronunciare dalle sue labbra. Come sempre, riusciva a far suonare tutto così dolce, così elegante, come se fosse una dichiarazione d’amore.

 

Mo non correre troppo Chiara, che poi i cocci io non li raccolgo!

 

Ippazio. E aveva ragione. Bisognava fare un passo alla volta.

 

“Allora? Devo provare a indovinare o me lo vuoi dire tu a cosa pensi?”

 

“Che sono felice. E che dovrebbe essere tutto così strano ma… ma non lo è. Almeno per me,” sondò il terreno, evitando ovviamente quello scivoloso di dichiarazioni per cui il dottore sicuramente non era pronto o del suo ex amore.

 

“Neanche per me. Cioè, non è strano. E dovrei fare un grande sforzo per fingere di non essere felice, anche se… non è una cosa che mi capita sovente la felicità. Ho un carattere un po’ ombroso, lo sai.”

 

“Lo so. Io invece sono sempre troppo sorridente, anche se non sempre sono felice. Vorrà dire che ci compenseremo, no?”

 

Lui sorrise ancora di più e si trovò con due labbra sulle sue, in un bacio dolce e tenero, niente a che fare con quelli della sera prima.

 

Ma forse, anche per quello, era ancora più bello. Con la giusta alternanza, ovviamente.

 

“Lo sai che non sarà semplice, vero? E che… e che… tutto questo dovremo tenercelo per noi per un po’, se no uno di noi rischia il trasferimento e-”

 

“E sarei io, ovviamente. Lo so. Ma… se non ci hanno beccati ieri sera… potremmo farcela a mantenere il segreto, no? Almeno il tempo di avere qualche altra mattinata così…” sussurrò quasi, e lì tornò per un attimo l’insicurezza, ma un altro bacio la mise a tacere definitivamente.

 

“Anche più di qualcuna, fosse per me, ma-”

 

“Ma?”

 

“Ma tu vivi in caserma e, se cominciassi ad assentarti un po’ più spesso, potrebbero venire fuori delle domande scomode, che alcuni tuoi colleghi sono più pettegoli delle comari di paese, e allora-”

 

“E allora… se tutto proseguirà bene e se qualcuno mi dimostrerà che ne vale la pena… potrei mettere a frutto i miei risparmi e trovarmi finalmente un monolocale, per essere un po’ più libera. E poi ti voglio proprio vedere, se reggi anche su un materasso ikea, dottore.”

 

Le venne quasi da arrossire alle sue stesse parole, ma lui rise ancora di più ed i baci divennero uno, due, cinque, fino a non riuscire a contarli più, tanto che la maratona evidentemente non era bastata a nessuno dei due.

 

Ma c’era un problema più pressante.


“Devo… devo proprio andare in bagno,” lo fermò, notando con piacere la sua delusione ma anche che, gentiluomo come sempre, la lasciò andare immediatamente.

 

Si stiracchiò volutamente in modo lento e, nonostante l’urgenza, andò lentamente pure verso la stanza che sapeva essere il bagno, dopo l’inaugurazione di quella notte.

 

Si sbrigò, tentata di tornare presto in camera da letto ma poi ci ripensò ed aprì l’acqua nella vasca idromassaggio che campeggiava insieme alla doccia in quel bagno enorme, più grande della sua stanzetta in caserma.

 

“Dottore,” chiamò, quando l’acqua era già a buon punto, “che mi sai dire dove sono gli asciugamani?”

 

Aspettò, uno, due, tre, poi cinque secondi ed udì una porta che si apriva. Altri tre secondi e due braccia di nuovo la cingevano per la vita, un bacio sulla nuca e uno sulla spalla sinistra che la fecero rabbrividire.

 

“Posso unirmi anche io? Credo che i miei muscoli dopo stanotte abbiano proprio bisogno di un po’ di idromassaggio.”

 

“Se la tua intenzione è solo di rilassarti, dottore, mi sa che dovrai aspettare che finisca io,” lo prese in giro, stupendosi sempre di più di come le venisse naturale.

 

“Lo stesso vale per te, Chiara. E anche tu potresti chiamarmi Giorgio, no?”

 

“Se mi dai una buona ragione per farlo…” rispose, di nuovo sorprendendosi da sola, mentre entrava nella vasca e ci si sedeva, facendogli l’occhiolino, non potendo fare a meno di notare quanto gli piacesse quando era più sfrontata.

 

La cosa straordinaria era che pure a lei piaceva tantissimo: era così liberatorio, oltre che eccitante.

 

Un mezzo grugnito, l’acqua che si spostava e si trovò in grembo a lui, in un bacio che prometteva un’altra maratona.

 

Chissà se si ricordava ancora la ricetta dello zabaione di sua nonna!


Nota dell’autrice: Ed eccoci qua, alla fine di questa mia prima “oneshot”. Spero vi sia piaciuta e, in caso, vi ringrazio fin d’ora tantissimo se vorrete farmelo sapere con una recensione.

Se non volete perdervi gli eventuali altri capitoli, vi consiglio di seguire questa storia, anche se cercherò di linkarla anche in Nessun Alibi nelle note, in modo che sia più facile sapere quando pubblicherò altro in questa raccolta.

Grazie mille ancora e a presto col prossimo capitolo di Nessun Alibi!

 
   
 
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