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Autore: _Zaelit_    22/07/2022    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 39
VANA SPERANZA

Il sole era appena sorto, quando una finestra ai piani alti della Torre Shinra s'infranse. I cocci di vetro caddero ovunque, sul pavimento di un ufficio sgombro appartenente a chi sa chi.
Sephiroth non si pose il problema di ripulire, non aveva tempo per fermarsi e cancellare le proprie tracce. Camminò nella stanza, affatto stanco per il volo, e mosse la lunga ala per stirare i muscoli sforzati per arrivare sin lì. Non rimase fermo un secondo di più, o il sonno avrebbe avuto la meglio su di lui, insieme alla preoccupazione. La realtà era che stava facendo completamente affidamento sull'adrenalina che aveva in corpo, la quale non gli permetteva di sentire nulla se non l'urgente bisogno di ritrovare Rainiel e andar via di lì.
Camminando tra i corridoi, ricordò scene di un passato che si era lasciato alle spalle più di un anno prima. Si era sentito al sicuro, tra quelle stanze, quegli uffici, quelle sale d'addestramento. Vi era cresciuto, anche se era nato molto lontano da lì, e lì aveva conosciuto i suoi migliori amici e tutte le altre persone che erano importanti tutt'ora per lui. Tornare lì non ebbe un bell'effetto su di lui. Sapeva benissimo che quella nostalgia era solo un'illusione che Hojo e i suoi collaboratori avevano creato, esattamente come avevano creato lui. La loro precisione era stata disumana.
Lì, Sephiroth aveva messo fine alla vita di suo padre. Non passava un singolo giorno in cui non ci ripensasse. Quante persone aveva ucciso nella sua vita, in guerra per esempio? Non ne aveva mai tenuto il conto, ma di certo non erano poche. Per sopravvivere aveva deciso di non guardare mai ai corpi che si lasciava dietro, alla sofferenza che un ordine portato a termine avrebbe causato alle famiglie di quelle persone. Per molti era un eroe di guerra, per altri un assassino spietato. Non avrebbe chiuso occhio la notte, se non avesse imparato a ignorare quella dura realtà. Eppure Hojo non era mai sparito. No, aveva tenuto fede alla sua promessa: una parte di lui sarebbe sempre rimasta con il figlio. Non si era sbagliato, altrimenti Sephiroth non sarebbe stato in quel posto, quella notte. Era ancora una volta colpa di Hojo se lui, Rainiel e molti altri stavano soffrendo. Per poco non rabbrividì, quando pensò di riuscire a udire la stridula risata dello scienziato riecheggiare tra i corridoi vuoti.
Non sapeva da dove iniziare a cercare, ma aveva un indizio di partenza: sicuramente Rain non si trovava nei piani adibiti ad alloggio per i SOLDIER, ma poteva essere nei pressi dei laboratori, poco sotto la sala delle conferenze. Aveva percorso quella strada un numero indefinito di volte, ogni volta che Hojo aveva bisogno di "tenerlo sotto controllo", con docce di mako, iniezioni e prelievi. Che sensazione tremenda.
Percorse le scale, non potendo permettersi di incontrare qualcuno negli ascensori, dove avrebbe avuto meno mobilità persino ora che aveva ripiegato l'ala su se stessa e l'aveva lasciata svanire. Per ogni passo che muoveva un nuovo dubbio gli attraversava la mente.
E se Rainiel fosse stata in condizioni critiche? Non era in grado di guarirla come avrebbe fatto un dottore. Sarebbe dovuto rimanere a cercare aiuto, o forse tentare un viaggio rapido e disperato fino ad Aerith? Lei si era presa cura di Rain dopo l'attacco di Genesis, e le aveva permesso di rimettersi in sesto in qualche ora.
E Genesis... come si sarebbe comportato, se prima di trovare lei avesse incrociato la sua stessa strada? Al momento era preda di una furia cieca così forte che non era sicuro di riuscire a rispondere delle proprie azioni. C'era ancora una parte di lui che provava profondo affetto per il suo vecchio amico ma, immerso nel suo odio e nella paura di perdere la persona cui più teneva al mondo, rischiava di scaricare quella negatività su di lui. Doveva mantenere fede alla promessa fatta a Rainiel, però. Anche se era stato Genesis stesso a portargliela via. Questo gliel'avrebbe fatto pagare caro.
Era combattuto, stordito, decisamente non nelle migliori condizioni, ma non si fermò. Camminò per un paio di minuti, attento a non farsi vedere, anche se il posto era praticamente deserto a quell'ora e non tutti i piani erano accessibili a chiunque. Unico problema: gruppi di soldati stavano perlustrando i piani, molto probabilmente in attesa del suo arrivo. La sua presenza lì era considerata come una grande minaccia, quindi doveva fare attenzione ed essere quanto più furtivo possibile.
Raggiunse l'infermeria e decise di dare un'occhiata anche lì, per sicurezza, ma i letti erano vuoti, uno dei quali disfatto, e pensò che un qualche ferito stesse per tornare a riposare, quindi si allontanò in fretta.
I laboratori non erano lontani e, anche se Sephiroth sperava di non mettere mai più piede in uno di essi in vita sua, sapeva che questa volta sarebbe stato inevitabile. Serrò i denti e percorse l'ultima rampa di scale.
Quando svoltò un angolo, un paio di occhi lo notò di sfuggita, cogliendo i lembi della sua uniforme o i fili sottili dei suoi capelli argentati svanire oltre la parete.
Genesis sussultò. L'aveva davvero trovato prima degli altri? Forse aveva una possibilità di riuscire a parlargli, a convincerlo ad andare via prima che mettessero le mani anche su di lui. Avrebbe detto a Jadin che era fuggito, e magari convincendola si sarebbe risparmiato una tremenda morte, almeno per il momento.
Nell'incrocio di corridoi in cui si trovava, avanzò rapido per svoltare l'angolo, ma rimase sbalordito.
Sephiroth era rimasto immobile, le braccia lungo i fianchi, le labbra separate.
Davanti alla porta di uno dei laboratori, che non apparteneva a Jadin, stava la giovane ragazza dai capelli ramati che si era appena risvegliata da un sonno che, a sua impressione, era durato anni.
Rainiel non si aspettava di vedere Sephiroth proprio lì, e strabuzzò gli occhi, cercando di riprendersi dalla sorpresa.
Il generale, al contrario, provò un enorme senso di sollievo. Rainiel aveva cerotti e bende ovunque, ma camminava e tutto sommato sembrava stare bene, quindi non restava che fuggire di lì.
«Rain!» esclamò praticamente sottovoce, iniziando a muoversi rapidamente verso di lei. Aveva voglia di stringerla tra le sue braccia, di scacciare la paura che aveva provato, convinto di averla persa. Voleva solo tornare a casa e rispettare la sua volontà: avrebbero guardato l'alba senza fare assolutamente nulla, stretti e uniti, questa volta per sempre.
Rainiel sembrava incuriosita. Si rivolse completamente verso di lui, rimanendo ferma sul posto. «Sephiroth?» pronunciò, confusa.
Genesis restò nascosto dietro la parete, comprendendo che non era il momento adatto per agire, o Sephiroth l'avrebbe visto come una minaccia. Ma Rainiel... sembrava felicemente sorpresa di vederlo lì, che lo avesse ricordato? Quindi il piano di Jadin era andato in fumo e il suo assurdo macchinario non aveva avuto effetto?
Sephiroth aumentò gradualmente la velocità dei propri passi, finché non raggiunse Rainiel e le afferrò le braccia, guardandola da capo a piedi.
«Rain, stai bene?» le domandò, rivolgendole quello sguardo premuroso che non aveva mai rivolto a nessun altro, «Dobbiamo andare via di qui. Torniamo a casa.» le spiegò, conscio di non poter rimanere lì oltre. Se li avessero scoperti sarebbe stata la fine.
Lasciò scivolare la propria mano in una di quelle della giovane donna e si volse, pronto a spiegare di nuovo l'ala nera e a portare entrambi via da quell'incubo.
Ma Rainiel fece resistenza, restando ferma sul suo posto, i piedi ben piantati a terra e lo sguardo perplesso. Allontanò la mano dalla sua.
«Sephiroth... Generale Sephiroth... sta bene?» gli chiese, prendendolo alla sprovvista e persino muovendo un passo indietro. «È successo qualcosa? Posso... posso chiamare un dottore, se serve...» balbettò.
In quel momento, Rain non comprese la terribile confusione che devastò Sephiroth. Nella sua mente, lei si era appena ritrovata davanti al suo eroe, colui che l'aveva ispirata e che non vedeva dal momento in cui l'aveva ammessa tra le fila di SOLDIER, affidandola a Genesis come apprendista. Perché adesso si comportava come se la conoscesse da una vita? Solo i suoi genitori la chiamavano Rain, per cui anche un diminutivo del genere le parve strano.
Sephiroth raggelò, convincendosi di essersi sbagliato, di non aver immediatamente compreso cosa fosse accaduto, ma non era così.
«Generale? Cosa stai dicendo, Rain?» domandò appena, prima di scuotere la testa. «Non abbiamo tempo. Sei confusa, lo so, ma dobbiamo andare via di qui.»
Rainiel, in tutta risposta, indietreggiò di un altro passo, lo sguardo spaventato. Una conferma, per Genesis, che al contrario delle sue aspettative Jadin era riuscita perfettamente nel suo intento. Vedere la reazione di Sephiroth fu pesante persino per lui, che rimane nella penombra del corridoio senza mostrarsi.
«Signore, io... non capisco. Mi sono risvegliata poco fa e non so cosa stia accadendo.» spiegò la ragazza, un'espressione che non era più la sua da tanto tempo. «Mi lasci chiamare aiuto. Se riuscissimo a trovare qualcuno...»
Sephiroth la guardò senza riconoscerla. La situazione era peggiore di quanto si aspettasse. Dentro di lui sentì infrangersi una speranza di vitale importanza.
«Cosa ti hanno fatto?» le domandò, gli occhi ridotti a fessure luminose e il corpo immediatamente meno rigido, più spossato. Tutta la stanchezza ricadde su di lui come un macigno in quell'istante.
Rain continuava a non capire. «Chi...?» chiese, ferita dallo sguardo che le stava rivolgendo. Aveva per caso fatto qualcosa di male, qualcosa che aveva ferito i sentimenti del Generale? Non voleva che cambiasse opinione su di lei, ma durante il loro primo e ultimo incontro era sembrato così fiero e ora... ora non trasmetteva altro che delusione.
Non ebbero tempo di proseguire la loro conversazione. Genesis stava valutando l'idea di raggiungere Sephiroth per dirgli di prendere Rain e scappare, al costo di dover trascinare l'ignara ragazza via di là in volo, ma quando mosse un passo verso di loro fu subito costretto a tornare a nascondersi.
Il rumore di passi rapidi ma pesanti raggiunse il luogo dove tutti e tre su trovavano. Dei droni sferici volarono rapidi lungo il corridoio e raggiunsero Sephiroth. In un attimo, l'uomo fu di nuovo sotto il controllo del campo magnetico immobilizzante di quei congegni.
Lui spalancò le palpebre e provò a liberarsi, ma non aveva più la forza per farlo. Comprese di aver fallito nell'attimo in cui i soldati mutati inviati da Jadin lo raggiunsero e circondarono, afferrandolo per le braccia e le gambe.
Mentre lo bloccavano, assicurandosi di impedirne ogni movimento, Rainiel sussultò e guardò terrificata quello che stava accadendo.
Sephiroth sussurrò un'imprecazione che lei non sentì nemmeno, quando uno dei soldati tirò via dalla cintura una siringa con un siero, forse del sonnifero, e la conficcò senza alcuna delicatezza nella parte di corpo scoperta sul torace dell'uomo, che cercava inutilmente di liberarsi.
«Fermi...! Cosa state facendo?!» Rainiel provò a intervenire, avvicinandosi alla scena, ma uno dei soldati le bloccò la strada sollevando una mano, il palmo aperto rivolto verso di lei.
«Stia indietro, signorina. Quest'individuo è pericoloso.»
«Pericoloso? Quest'uomo è il Generale di SOLDIER!»
«Stia indietro, lo ripeto. O dovremo prendere provvedimenti anche nei suoi confronti.»
Rain osservò inerme mentre Sephiroth veniva reso inerme e trascinato via. In parte, si accorse anche di una certa arrendevolezza da parte sua. Come se fosse stanco e privato di ogni speranza. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo, ma non comprendeva cosa stesse accadendo. Un po' come non lo comprendeva lui.
Genesis attese in quel corridoio buio, combattuto più che mai. Era arrivato tardi. Se avesse incontrato Sephiroth solo un secondo prima che svoltasse l'angolo e incontrasse lei, forse sarebbe riuscito ad avvisarlo giusto in tempo. Adesso... non c'era più molto da fare. L'idea di quello che gli sarebbe accaduto di lì a poco lo fece sentire male, ma non poteva intervenire in alcun modo. Ancora una volta, era prigioniero del volere di quella dannata scienziata.
Sephiroth sapeva di aver perso, ma anche di star andando incontro a una sorte tremenda. Era arrivato sin lì per salvare la ragazza, ma nessuno avrebbe tirato lui fuori dai guai.
Mentre i soldati lo portavano via, incapace di fare qualsiasi cosa oltre al parlare, alzò la voce e guardò Rainiel dritta negli occhi.
«Ricordami.» le disse, usando quel tono da mentore che l'aveva istruita per mesi, e questo la fece tremare.
Era familiare, ma sconosciuto. Le rimase impresso e, sapeva, l'avrebbe tormentata per un bel po'.
Sephiroth scomparve oltre l'angolo, nella direzione opposta rispetto a dove si trovava Genesis, costretto a sua volta a guardarlo senza poter agire. A differenza sua, Rainiel non aveva idea di quel che gli sarebbe capitato.
La ragazza attraversò di fretta il corridoio. Forse gli sarebbe corsa dietro e questo, Genesis lo sapeva, sarebbe stato rischioso per lei. Se non poteva fare più nulla per il suo vecchio amico, allora avrebbe cercato di tenere al sicuro, almeno in parte, la sua allieva.
«SOLDIER di terza classe Rainiel.» la chiamò dalla penombra, facendola rabbrividire.
La ragazza si volse e, invece che spaventarsi davanti alla vista dell'uomo che l'aveva rapita, si irrigidì mettendosi sull'attenti. Come una brava SOLDIER.
«Genesis!» salutò senza l'uso di titoli. Non era un generale, al contrario di Sephiroth, ma non gli mancò comunque di rispetto, usando un tono serio e formale.
«Non dovresti essere qui.» le disse, avanzando verso di lei e facendo praticamente finta di trovarsi lì per caso. Si era già calato nella parte dettatagli da Jadin. Si odiò per questo.
Rain rilassò i muscoli e guardò alle sue spalle, verso il corridoio in cui erano scomparsi i soldati. «Loro... hanno preso il Generale Sephiroth. Non capisco perché.» provò ad avvisarlo, naturalmente.
«Sei confusa, Rainiel, e lo è anche lui.» Genesis si morse le labbra ripetendo quello che le era già stato detto, «Starà bene. Si prenderanno cura di lui e tornerà quello di sempre. Tu hai bisogno di riposare.» Girò su se stesso e camminò verso la scala che li avrebbe portati al piano superiore. «Seguimi. Ti spiegherò tutto quando ti avrò accompagnata in camera tua.» replicò.
Rain annuì, per quanto titubante. Genesis era il suo mentore, dopotutto, e poteva fidarsi di lui... giusto?
Lo seguì, ma il suo pensiero era altrove, come d'altronde il suo cuore. Solo che ancora non lo sapeva.

 

 
   
 
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