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Autore: moira78    26/07/2022    7 recensioni
Una raccolta di missing moments in ordine cronologico, che ripercorrono momenti del manga e del romanzo appena accennati dall'autrice o mai approfonditi. Una mia personale interpretazione dei capitoli più belli e significativi incentrati sull'evoluzione del rapporto tra Candy e Albert e non solo.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments'
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Il party dei Lagan

Candy si affacciò dalla terrazza mentre, alle sue spalle, la musica continuava. Tuttavia gli ospiti erano pochi. Non sapeva se fosse per i fiumi di champagne o per l'aria veramente umida e calda: mancava mezz'ora alla mezzanotte, eppure c'erano solo metà delle persone che aveva visto a inizio serata. Molti se n'erano già andati.

Le vennero in mente gli eventi che si erano tenuti qualche volta a Chicago o a Lakewood e non poté fare a meno di metterli a paragone con l'apertura di quel resort: innanzitutto, la zia Elroy non aveva mai avuto una nevralgia così invalidante e Archie non aveva cercato scuse per non partecipare.

Nonostante ciò, la sontuosa festa per celebrare il nuovo albergo dei Lagan a Miami doveva apparire noiosa davvero a tutti. O quasi.

E lei perché aveva accettato l'invito della signora Lagan? Se lo chiese mentre guardava le stelle e la luna sovrastare il cielo sopra a quel mare. Sarebbe apparso quasi nero nell'oscurità se non fosse stato per i loro riflessi che parevano adagiati sull'acqua.

Sono come il mare...

Albert le aveva chiesto di presenziare a quel ballo. Senza pretenderlo, domandandolo come se la invitasse a un altro evento qualunque della famiglia.

E lei aveva seguito la sua luce, rispecchiandosi in essa. Dirgli sì era stato così naturale, che aveva realizzato solo dopo che stava per andare a una festa indetta dai Lagan, dove di certo non l'avevano invitata davvero loro, ma il patriarca William Ardlay.

Lo stesso che aveva imposto a Sarah Lagan di scagionarla davanti a tutti.

Candy chiuse gli occhi sentendosi quasi rabbrividire nel suo abito leggero, nonostante la temperatura estiva. Era accaduto meno di due ore prima ma era ancora sconvolta. Le sembrava di risentire nelle orecchie la voce composta della madre di Eliza e Neal che si scusava pubblicamente per aver creduto che un giorno la giovane Candice le avesse sottratto dei costosi gioielli di famiglia.

Era rimasta in un angolo, preda di un'emozione violenta a metà strada tra la gratitudine e lo stupore, ad ascoltarla mentre spiegava che aveva sbagliato e che, in realtà, lei era sempre stata una ragazza corretta ed educata.

D'istinto, aveva lanciato uno sguardo ad Albert e le era quasi parso così imponente e lontano dal solito ragazzo spensierato, da sconvolgerla. Ritto in piedi, nel suo abito estivo color crema, la cravatta coordinata allacciata in maniera impeccabile, la testa alta e la mascella serrata nonostante il lieve sorriso: quello era William e Candy aveva sentito il cuore sussultare.

Alla meraviglia del momento si erano intrecciati altri sentimenti che forse aveva già provato quando si era presentato in maniera ufficiale, in occasione del mancato fidanzamento con Neal e aveva usato un tono fermo con la prozia. Erano gli stessi sentimenti che si agitavano in lei anche quando le capitava di vederlo in veste ufficiale o al lavoro.

Elegante, impeccabile, bello...

Era arrossita in quel momento? Sperava di no, ma aveva fatto uno sforzo notevole per rimanere concentrata sul discorso di Sarah. Quando, poco dopo, si era avvicinata per ringraziarla, le aveva confermato ciò che aveva sospettato: era stato lo zio William a darle ordini precisi e lei aveva eseguito il suo desiderio.

Lo zio William... il mio padre adottivo, o tutore legale, ancora per poco. E il mio Principe della Collina...

Eppure era sempre lui, lo stesso che sembrava un vagabondo e l'aveva salvata da una cascata; che l'aveva abbracciata per consolarla decine di volte; che aveva preso in affidamento una tartaruga e che aveva visto fragile e sperduto senza memoria. Che l'accoglieva a casa quando tornava dal lavoro con la tavola apparecchiata e che le raccontava di Georges commuovendosi senza vergogna.

Potevano convivere tanti uomini in uno solo? E poteva lei... volere bene a tutti, indistintamente?

"Sì, posso", confermò a bassa voce, chiudendo gli occhi alla leggera brezza marina che le colpì il viso.

"Puoi cosa?". La voce alle sue spalle la fece quasi urlare e riuscì a contenere il gridolino di stupore a malapena mentre si girava.

Candy si sentì come quando era piccola e Miss Pony la beccava a rubare la marmellata.

Cercò di fare una faccia infuriata ma, mentre Albert rideva di gusto tenendo in mano due flute di champagne e gliene porgeva uno, non poté fare a meno di meravigliarsi ancora una volta.

Lei doveva avere i capelli crespi e spettinati per via del caldo e dei balli, il vestito spiegazzato e si sentiva accaldata come se avesse corso una maratona ed eccolo lì, lui, fresco come una rosa!

Se con quella giacca e con la cravatta annodata sembrava così a suo agio forse lo doveva alla sua permanenza in Africa?

"Niente, niente, parlavo tra me e me", rispose bevendo un sorso dal bicchiere e sperando che non le desse troppo alla testa.

Lui alzò un sopracciglio, perplesso, e Candy si domandò come fosse riuscito a uscire senza che nessuno lo seguisse.

Anzi, nessuna...

Diamine, persino Eliza si era quasi messa in fila per poter ballare con lui! Avrebbe dovuto essere abituata al fatto che, a ogni ricevimento, ogni singola donna in età da marito facesse carte false per avvicinarlo. Ricordava che, in un'occasione, una aveva fatto persino finta di inciampare cadendogli quasi fra le braccia, guarda caso mentre l'orchestra stava per attaccare un valzer.

William Ardlay attirava le donne come fossero api sul miele, ma lei non era certo gelosa!

Io ho vissuto con lui quando faceva il lavapiatti e indossava sempre la stessa camicia logora. E quando l'ho conosciuto aveva una barba così folta che sembrava più vecchio di almeno dieci anni!

Eppure, con la sua bontà, il suo altruismo, la sua risata fresca e sincera e... sì, anche il suo fascino naturale, Albert era sempre stato magnetico. Non sapeva da dove le venisse quel termine, ma era esattamente ciò che le suscitava ora, mentre le si avvicinava piantandole addosso i suoi occhi limpidi e preoccupati.

"Non ti senti bene, Candy?".

"Eh? Oh, no, non ti preoccupare, è che fa un gran caldo! Non so come fai a sembrare così a tuo agio vestito di tutto punto!", balbettò dandosi della stupida e prendendosi a immaginari pugni sulla testa.

Pensava forse che avesse alternativa?

Lui fece un grugnito di disappunto e portò una mano proprio al nodo della cravatta, tirandolo nervosamente: "Hai toccato il tasto dolente! Non so che darei per smetterla di fare l'impiccato e tuffarmi fra quelle onde laggiù", borbottò.

Prima che la mente potesse restituirle l'immagine di Albert tra le onde marine, Candy sospirò: "Beh, ma alla fine mi pareva ti stessi divertendo, o sbaglio?".

Accostandosi a lei e poggiando i gomiti sulla balaustra con il suo bicchiere in mano, si voltò a guardarla con un sopracciglio inarcato: "Divertendo? Direi che non è la parola esatta, Candy".

Lei fece roteare il proprio flute osservandone il liquido per non perdersi negli occhi

magnetici

chiari di Albert: "Quando mi hai proposto di fare la foto accanto a te e ai Lagan mi sembravi divertito, anche se io alla fine ho preferito farla con Mary e Stewart. E anche mentre ballavi con... quella signorina... la figlia di quel magnate del petrolio, come si chiama?".

La risata di lui era così contagiosa e sincera che Candy per poco non lo imitò, prima ancora di capire perché gli fosse sgorgata facendogli sussultare le spalle. Tuttavia, un lieve sorriso le si disegnò sulle labbra.

"Non me lo ricordo neanche io, Candy. L'unica cosa che mi ha fatto davvero divertire è stato lo sguardo che ti ha lanciato Neal a un certo punto e la tua espressione in risposta: lui sembrava uno cui sia stato sottratto un giocattolo e tu... beh, penso di aver sentito il brivido lungo la schiena al posto tuo". La sua espressione, invece, era a metà tra il serio e il faceto e, come al solito, era difficile indovinare con esattezza i sentimenti che lo agitavano.

Proprio come quando le aveva confessato che preferiva che la considerassero più grande e non piccola come una sua sorellina.

Cosa c'è nel tuo cuore, Albert? Eri divertito o... geloso...? E io...?

Candy fece un sospiro, sorseggiando il suo champagne: "Forse non è carino dirlo, ma sono lieta che Neal ed Eliza stiano avendo molto da fare qui in Florida. Spero di tutto cuore che la loro catena di alberghi fiorisca sempre di più. D'altronde Raymond ha lavorato bene e...".

"E non ce li ritroveremo più a Chicago o a Lakewood troppo spesso", concluse Albert scolando il resto dello champagne in un sorso. Posò il bicchiere in equilibrio precario sul corrimano della balaustra e le tese un braccio, portando l'altro dietro la schiena: "Mi concedi questo ballo?", chiese inclinando un poco il capo verso l'interno dal quale
arrivavano le note di un valzer.

Candy sbatté le palpebre, sentendo il cuore aumentare i battiti: "Ma, Albert, qui...?". Era tutta la sera che sognava di ballare con lui, ma c'era riuscita in una sola occasione e davanti a tutti. La prospettiva di un valzer con il suo Principe della Collina le riempiva il petto di emozione.

Lui si strinse nelle spalle: "Qui fuori è più fresco e abbiamo una vista stupenda".

Senza attendere un suo cenno, le tolse il flute di mano e lo posizionò accanto al suo con attenzione. Quando la prese fra le braccia inchiodando su di lei lo sguardo, il tempo cessò di scorrere per Candy.

C'era solo la sua mano intorno alla vita, che sfiorava il cotone leggero color acquamarina del vestito all'altezza della schiena. C'era l'altra, intrecciata nella propria per seguirlo in quel ballo. C'erano le balze della gonna che cadevano in diagonale lungo le gambe e sbattevano in un fruscio contro quelle di Albert. E c'erano i loro corpi vicini che si sfioravano al ritmo di tre quarti con movimenti sapienti che li portavano a toccarsi e ad allontanarsi, toccarsi e allontanarsi...

Il profumo del mare si mescolava con quello maschile e deciso di Albert e il sapore dello champagne era ancora netto sulle proprie labbra.

Senza che potesse impedirselo, a Candy venne in mente la Festa di Maggio durante la quale Terence le aveva rubato un bacio e tutto era finito, invece, con degli schiaffi. Per molto tempo, dopo quell'episodio e quando era ancora innamorata di lui, aveva cercato di evocare il sapore di quella bocca premuta sulla propria, per sentirne di nuovo il calore.

Ora non era che un ricordo sfocato, giovanile, perso nei meandri di un sentimento bellissimo che una volta era stato uno dei punti fermi della sua vita e ora era solo una reminiscenza dolceamara.

In quel preciso istante, Candy desiderò sostituirlo con qualcosa che potesse diventare una traccia indelebile e si sorprese a fissare le labbra di Albert, scoprendo che non le aveva mai scrutate con tanta attenzione. O forse sì, qualche volta...

Carnose e delineate, erano comunque molto virili e completavano in modo delizioso la linea decisa della mascella, poco sotto al naso dritto e proporzionato.

Quasi gridò di sorpresa quando la suddetta bocca si aprì per chiederle, con voce bassa e roca: "Ho qualcosa sulla faccia?".

"No!", disse d'istinto, "no, è che...". Il movimento improvviso con cui si ritirò da lui, come scottata, le fece urtare la balaustra, i bicchieri caddero sul manto erboso dall'altro lato con un rumore di frantumi.

Candy si sciolse dall'abbraccio portandosi le mani al viso, costernata.

"Due in meno nel servizio buono", commentò Albert alzando le spalle con noncuranza.

"Mi dispiace tanto, Albert... è che stavo ripensando alla Festa di Maggio e...". E si diede dell'idiota quando incontrò il sorriso di lui affievolirsi in maniera impercettibile.
Nel diario aveva scritto cosa era accaduto alla Festa di Maggio e, anche se lo zio William glielo aveva restituito, di certo aveva letto anche quel passaggio.

Allora, aveva confessato a Terry di ricordare un valzer simile ballato con Anthony e aveva scatenato in lui quella reazione. Ora non stava accadendo nulla di molto diverso con Albert...

Terry le aveva rubato un bacio di rabbia. Albert invece era rimasto in silenzio, distogliendo lo sguardo.

Spiegargli come mai si fosse messa a pensare a quell'episodio per poi confessargli che era concentrata sulle sue, di labbra, era fuori discussione. E come avrebbe potuto farlo se neanche lei si capiva a fondo, da qualche tempo a quella parte? Le cose tra lei e Albert stavano cambiando.

Sempre di più, in maniera inesorabile.

E non voleva che ci fossero più punti d'ombra fra loro, tanto per cominciare.
 
- § -
 
Albert guardò Candy con un misto di tenerezza, aspettativa e trasporto.

Era così bella in quell'abito che gli ricordava il colore del mare! Sembrava quasi che la natura fosse tutta concentrata su di lei: l'acquamarina del vestito; il verde degli occhi; il candore della pelle che gli ricordava le nuvole in un cielo terso; il leggero rossore sulle guance simile al sole timido dell'alba.

L'aveva tenuta fra le braccia mentre ballavano e già gli sembrava distante mille miglia. E solo per aver nominato la Festa di Maggio.

Ricordava benissimo quasi ogni singola riga del diario che le aveva restituito e sapeva cosa fosse accaduto in quell'occasione. Il prozio William le aveva dato la possibilità di partecipare sotto mentite spoglie e lei si era avvicinata ancora di più a Terry. Aveva accennato a un bacio rubato. A un sentimento agrodolce. Al desiderio di tornare a vivere e amare dopo la morte di Anthony, a seguito di quella dannata caccia alla volpe...

Albert colse il momento in cui anche il sorriso di Candy si spegneva, mentre il proprio sguardo si perdeva di nuovo verso l'orizzonte.

"Voglio dire...", continuò lei come se quel momento di pausa non ci fosse mai stato. "Sono molto grata al prozio William per avermi dato l'opportunità di partecipare, altrimenti sarei dovuta rimanere in punizione! Però non ho potuto vedere il signor Albert...". Con il suo tono ironico, e nello scindere ancora quelle due persone come se non fossero sempre lui, Albert colse il suo tentativo di alleggerire l'atmosfera. E lo colse anche in quel suo insistere con 'prozio' e 'signor Albert', come se ormai non si dessero del tu da un mucchio di tempo.

"Non devi giustificarti con me, Candy, sono i tuoi ricordi e sono preziosi. Per questo ti ho restituito il diario", disse con lo stesso tono sereno che aveva utilizzato quel pomeriggio nel suo studio.

E perché diamine Candy doveva giustificarsi, poi?

"Non voglio che tu pensi... che tu creda...". Le mani, che aveva portato sulla balaustra per ammirare l'orizzonte, strinsero la presa senza che potesse impedirselo.

Cosa stai per dirmi, Candy? Posso osare sperare che tu...?

"Albert, il mio cuore è guarito. Pensare al mio passato con Terence mi evoca dolcezza ma non dolore. Sono felice di aver ballato con te, oggi, non rimpiango la Festa di Maggio, anche se la conserverò sempre tra i miei ricordi più preziosi".

Col respiro corto e il cuore che gli batteva più veloce nel petto, Albert si volse a guardarla, la bocca socchiusa per lo stupore: "Candy...". Cosa stava per dirle? Quando era successo che lui era diventato quello insicuro e lei una donna?

"Non devi più temere di ferirmi se parliamo di Terence e non hai più bisogno di nascondermi i giornali che parlano di lui", ridacchiò riferendosi a quello che aveva fatto alla Casa della Magnolia, tempo prima. "Sono felice di sapere che è al fianco di Susanna, col senno di poi sono certa che siano fatti davvero l'uno per l'altra. Le loro anime sono così simili! Un po' come...".

Candy s'interruppe, il rosa delle guance divenne più acceso e una mano le salì alle labbra come se avesse parlato troppo.

Potrei semplicemente baciarla, ora... se solo non fosse ancora così presto... oh, Candy...

"Volevi dire... come le nostre?", terminò per lei sforzandosi di mantenere ferma la voce, quasi sussurrando nel tentativo.

Lei annuì, distogliendo gli occhi e appoggiandosi di nuovo alla balaustra guardando in basso: "Certo che sono il solito disastro!", si schernì tirando fuori la lingua come una ragazzina.

No, non sei un disastro. Sei la donna più incredibile che abbia mai conosciuto. Davanti alla tua spontanea schiettezza, ognuna delle dame con cui sono stato costretto a ballare stasera scompare.

E, d'improvviso, Albert si rese conto che non poteva immaginare al suo fianco nessun'altra che non fosse Candy. La bambina che voleva far sorridere; la ragazzina che voleva proteggere, allora, come un vera sorellina; la donna che oggi avrebbe voluto...

"Vuoi che vada a prendere dell'altro champagne? Stavolta però lo berremo prima di ballare, eh?", le chiese per interrompere il suo stesso flusso di pensieri. Inoltre, voleva ballare di nuovo con lei e aveva potuto chiederglielo con una certa nonchalance.

Candy rise: "Basta con lo champagne, per stasera! Altrimenti non oso pensare a cos'altro potrei rompere in questo magnifico hotel!".

"Bene, allora direi di riprendere da dove avevamo lasciato. Sarai di nuovo felice di ballare con me prima che venga qualcuno a interromperci?". Allargò le braccia, voltandosi verso di lei, pronto ad accoglierla. Dalla sala principale, la musica era cambiata e ora era una struggente melodia jazz con un assolo di sassofono che faceva venire la pelle d'oca.

Lo avrebbero ballato come un lento, ancora più stretti, e Albert tremò al pensiero di averla così vicina.

Potrò abbracciarla senza che si renda conto di quanto sono intensi i miei sentimenti? Le basterebbe sentire quanto batte il mio cuore, per capirlo..

Ma Candy accettò il suo abbraccio e quel ballo con un sorriso e, dal rossore sulle guance, capì che stavano condividendo le stesse emozioni.

Ormai era questione di poco tempo. Avrebbe avuto pazienza per attendere che, alfine, Candy diventasse solo sua?
   
 
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