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Autore: PeterPanForEver    31/07/2022    0 recensioni
Un giorno il creatore dell'universo si infuriò per come si stavano comportando gli umani e tutto cambiò.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John / Patriota
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Universi Paralleli
 
Prologo
 
New York City, Stati Uniti d’America.
Era una giornata come tutte le altre, in cui i Supereroi della Vought International si impegnavano a difendere i cittadini del paese più tranquillo del mondo…
Ovviamente si tratta di una battuta, sappiamo come è fatta l’America, soprattutto quella in cui abitano persone mentalmente instabili, narcisiste, egoiste, egocentriche e una serie di altri aggettivi negativi nei loro confronti che potrebbe andare avanti all’infinito.
I Super, anziché fare del bene, erano coloro che si impegnavano a fare del male, consapevoli del fatto che qualunque cosa avessero fatto, le azioni compiute sarebbe state insabbiate, la loro immagine sarebbe rimasta immacolata e loro sarebbero sempre stati i buoni.
Homelander era molto soddisfatto della situazione. Tutti lo amavano e lo ammiravano, nonostante non meritasse questo affetto.
Lui era sicuramente il peggiore.
Era malvagio per il semplice gusto di esserlo e non aveva mai provato a compiere del bene, perché gli uomini non se lo meritavano. Dopotutto, erano esseri inferiori e non divinità come lui.
Era orgoglioso di come era.
Bello, potente e senza alcuna traccia di debolezze.
Fino ad oggi.
Si trovava sul tetto della Vought, pensando a come tutto quello che vedeva da lì fosse suo di diritto.
Siete voi i veri eroi.
Cazzate, sono IO l’unico vero eroe.
Nessuno è migliore di me, nessuno è più forte di me.
Colui che aveva dato vita al mondo e all’universo, era veramente stanco di queste stronzate.
Non si tratta di Dio e non si è nemmeno dato un nome.
Nel corso dei secoli gli uomini gli avevano attribuito facce e nomi diversi, uccidendosi tra di loro in suo nome, sicuri che soltanto una visione fosse giusta e le altre fossero delle falsità.
A detta sua, erano tutte stupidaggini. Un giorno si era semplicemente annoiato e aveva dato vita a tutto, ma la sua intenzione non era quella di essere venerato e nemmeno che le persone che aveva creato difendessero il suo nome.
Era solo annoiato, niente di più, niente di meno.
Nonostante ciò, non si sentiva superiore agli altri e osservando dall’alto quello che succedeva sulla Terra, rimaneva esterrefatto. Negli altri pianeti erano molto più civili e non avevano manie di potere, o quantomeno non più di quanto fosse necessario.
Da quando erano “arrivati” i Supereroi sul pianeta, la situazione era decisamente peggiorata ed erano rimaste poche tracce di bene o di una qualche parvenza di umanità.
Era stanco di tutto questo.
Voleva punirli.
Rifletté attentamente sul da farsi e poi si convinse che andava fatto.
Subito dopo essersi concentrato attentamente su questo pensiero, la vita sulla terra cambiò.
Improvvisamente il cielo divenne nero e delle nuvole scure cominciarono a vorticare. La gente normale e i Super, osservarono confusi e spaventati quello che si stava verificando.
“Ci penseremo noi. State tranquilli, cittadini. Siete voi i veri er- “, Homelander non riuscì a terminare la frase perché si ritrovò assorbito dal vortice che si era creato.
Per la prima volta tutti lo sentirono urlare terrorizzato.
Non posso morire, non posso morire.
Sono invincibile, niente può uccidermi.
I deboli muoiono, io sono Homelander.
Sebbene provasse a rassicurarsi che niente poteva ucciderlo, non ne era così sicuro.
Si sentiva vulnerabile e non gli piaceva per niente questa nuova sensazione.
Era impossibile scappare dal vortice e anche se fosse stato possibile, non avrebbe avuto idea di come fare?
Chi era mai stato rapito da un vortice di origine sconosciuta?
Era iniziato da pochi minuti e così come era stato attirato dal mulinello nel cielo, era stato sputato fuori.
Fu gettato con forza per terra, in un sconfinato prato che non aveva mai visto prima.
“Dove diamine sono finito?” sussurrò con disgusto.
Sistemò i capelli e tolse l’erba dalla sua tuta per ricomporsi e non essere visto dai civili in quello stato deplorevole.
L’immagine prima di tutto.
Volò per un quarto d’ora in cerca dell’abitazione più vicina ed avere delle indicazioni in merito a dove si trovasse. Chi poteva opporsi al più grande uomo di tutti i tempi? Non che potessero provarci.
Dopo un po’ vide una villa dall’aspetto molto curato e caloroso. Il tipo di casa in cui avrebbe voluto vivere da bambino.
Vi era un piccolo giardino con una staccionata azzurra pastello e un’altalena di legno, che sembrava fatta a mano da qualcuno.
Sull’altalena vi era un bambino biondo e paffuto, dalle guance rosee e con un sorriso felice. Doveva avere all’incirca quattro anni e per Homelander, nonostante non fosse un grande appassionato di bambini, ed esseri umani in generale, pensò che era il bambino più bello e innocente che avesse mai visto.
Scese in direzione della casa, per poi addentrarsi nel cortile. Il bambino lo guardò confuso e poi rise.
Il supereroe si indispettì sentendo la risata e si rimangiò quello che aveva pensato poco prima. Il ragazzo è un idiota.
Inizialmente tentato di farlo a pezzi, alzò gli occhi al cielo e andò a bussare alla porta.
“Sto arrivando!” disse una calda voce maschile con fare allegro.
Sembra familiare, l’ho già sentita prima.
La porta marrone che consentiva l’ingresso all’interno dell’abitazione, si aprì.
Ma che cazzo.
“Buongiorno, di cosa ha bisogno?”, l’uomo si rivolse a lui senza prestare particolare attenzione a chi gli stava davanti, perché il suo sguardo era concentrato sul bambino sull’altalena.
Per tutta risposta, Homelander disse quello che aveva pensato poco prima.
“Ma che cazzo, di che razza di scherzo malato si tratta?”. Prese l’uomo per il collo e lo alzò in aria.
L’uomo, spaventato da quello che stava accadendo, urlò al figlio di rifugiarsi dentro casa e di andare a chiamare qualcuno.
Il ragazzino, piangendo perché vedeva il padre soffrire, corse rapidamente dentro, passando per la porta d’ingresso.
“Ti ho detto di dirmi chi sei. Parla.”, proferì con fare perentorio.
“Io-io… risparmiami, ho una famiglia. Non ti conosco nemmeno” sussurrò disperato lo sconosciuto.
“Cazzate, sono Homelander. Mi conoscono tutti” strinse più forte il collo e proseguì il discorso. “Chi sei e per quale assurda ragione sei uguale a me?”
Il creatore dell’universo, come già detto all’inizio, voleva punirli.
Ucciderli o togliergli i loro poteri, che gli erano stati dati senza il suo consenso, non era abbastanza.
Quale modo era migliore del farli soffrire e del renderli consapevoli che in un altro universo, la loro vita sarebbe potuta essere diversa?
 
 
 
 
   
 
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