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Autore: Jean Valjean    02/08/2022    0 recensioni
Ho incontrato Ciro il 20 settembre 2019, in un paesino di cui poi racconterò e quel giorno in quel paesino le nostre vite sono cambiate.
AVVISO AI LETTORI:
Questa è una storia in parte rivisitata in parte vera. Una storia terribile e bellissima, forse perchè l'ho vissuta sulla mia pelle. Ho deciso di pubblicarla in parte a scopo educativo, perchè non accada ad altri e perché altri non si spaventino nel seguire la scelta che io ho fatto, di cui leggerete. Basta! Non rivelo altro. Leggete e ditemi se vi appassionao le avventure di Ciro!
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal giorno in cui l'umana del territorio affianco mi ha curato in casa sua anche i miei umani mi hanno ripreso in casa. Addirittura hanno ricominciato a portarmi al parco e a coccolarmi sul divano tutte le sere. Così sono passati tanti, tantissimi soli in maniera sempre simile. Stagioni fredde si sono susseguite a stagioni calde, giorno felici a giorni tristi, punizioni a premi e io mi sono abituato ai ritmi del mio gruppo di umani, anche se ancora a volte non li comprendo.

Qualcosa nella mia vita è cambiato quando, un giorno, l'umana anziana che talvolta frequentava la casa arrivò. Mi resi immediatamente conto che il suo odore era diverso. C'era qualcosa di sbagliato in esso, quasi di ammoniaca. Poi si muoveva in modo diverso, aveva un aspetto diverso. Capii che quell'umana non sarebbe sopravvissuta ancora a lungo.

Qualche tempo dopo la mia umana tornò a casa. Era tutta vestita di nero e aveva pianto come fanno spesso le sue cucciole. Si sedette sul divano e io, fedele, mi stesi affianco a lei e appoggiai la testa a pochi centimetri dalla sua gamba. Speravo che capisse il mio gesto. Ero li per lei, per condividere i suoi sentimenti come i membri di un buon branco fanno. Lei mi appoggiò una mano sulla testa e rimanemmo a lungo stesi in quel modo a coccolarci.

***

Quell'anno con l'arrivo del periodo caldo si ripeté l'abitudine dei miei umani di impacchettare casa e andarsene, tuttavia in quell'occasione mi vestirono della pettorina, afferrarono il guinzaglio e mi portarono con loro.

Fu un viaggio infernale. Ero seduto tra le due cucciole, non avevo nemmeno modo di stendermi se non sulle loro gambe, dal tanto l'auto era stipata di valige e borsoni. Al disagio si aggiungeva il caldo e presto la mia lingua cominciò a gocciolare sulla coscia della cucciola maggiore.

- Mammaaa! Chicco sbava!!

La madre le passò un pezzo di carta e lei me lo passò sul muso sfruttando la mia incapacità di scappare da quello spazio angusto. Lappai via i pezzettini di carta che mi si erano attaccati al labbro spargendo bava ovunque.

- Nooooo!! Chicco!! Che schifo!!

- Dai fermati in quella piazzola. - Intimò l'umana al compagno. - Facciamo bere il cane.

- Ma che due coglioni…

Rispose lui evidentemente scocciato.

Ore dopo arrivammo in un luogo dove non ero mai stato. Parcheggiammo in un paesino dove incontrammo un altro umano, il quale quando mi vide mise subito le mani avanti.

- Oh. - Esclamò. - Mi dispiace molto, ma nella prenotazione non avevate accennato al cane. I regolamenti del palazzo vietano l'accesso agli animali. Sono desolato.

Disse e come sempre, non avendo capito niente di quello che diceva mi trovai spiazzato quando gli occhi di tutti caddero su di me. L'umana ebbe un tic nervoso e sbuffò e le due cucciole iniziarono a lamentarsi. Il mio umano rispose all'altro:

- Ma non si può fare un'eccezione, per una volta? E' un cane educato.

- No, mi dispiace. Molti condomini trovano alloggi alternativi ai loro animali per soggiornare qui e non possiamo fare eccezioni.

Il mio umano sbuffò dal naso e mi fissò in un modo che mi diede i brividi. Poi dedicò la propria attenzione nuovamente all'altro.

- Va bene. Non c'è problema. Ci darebbe il tempo di organizzarci per trovargli sistemazione? Poi ci rivediamo per prendere le chiavi dell'appartamento, magari dopo pranzo.

Il mio umano doveva aver detto qualcosa che aveva sistemato la situazione, in quanto l'altro annuì e lo salutò con un sorriso.

Ci rimettemmo in macchina. Arrivammo in un posto molto interessante. Nell'aria percepii immediatamente l'odore di altri cani, tanti altri cani. Quelli più interessanti mi colpirono immediatamente, erano gli odori di cani senza umani. Il loro pelo non era impregnato dei profumi dei detergenti che gli umani usano per pulire tutto, ma delle erbe su cui riposavano e della terra che scavavano. Era odore di libertà.

Il mio umano parcheggiò in uno spiazzo ghiaiato e scendemmo tutti. Io li seguivo allegramente al guinzaglio, annusando e marcando tutto il territorio. Percorremmo una strada dritta, larga e piena di gente. Ai bordi si susseguivano i negozi e le cucciole subito corsero a vedere le vetrine.

Ad un certo punto di fronte a me vidi qualcosa che non conoscevo e mi spiazzò. Di fronte ai miei occhi si accumulava un'enorme quantità d'acqua in movimento. Mi fermai e cercai di capire se mi trovassi in pericolo o meno. Annusai l'aria e capii che dall'acqua proveniva l'odore di pesce tanto particolare che avevo sentito sin dal primo momento. I miei umani mi tirarono per il guinzaglio e li seguii anche se titubante.

Continuai a guardare quell'enormità e notai che in mezzo all'acqua, su una sorta di isola collegata alla terraferma, c'era una costruzione umana fatta di tantissimi blocchi di pietra rettangolari. Desiderai immediatamente andare a marcarli tutti, ma i miei umani mi tirarono verso un tavolino a ridosso della grande acqua. Mi sedetti affianco a loro sperando che qualcosa di buono cadesse dal tavolo.

- Allora che facciamo?

Chiese l'umano alla compagna. Le due cucciole si stavano sporgendo da una ringhiera poco lontano per giocare. L'umana scattò:

- Io non lo sopporto più questo cane! Te lo avevo detto che le bambine lo volevano solo per capriccio! E poi..! Prima piscia ovunque, poi rovina tutti i mobili e le ciabatte e i giocattoli delle bimbe! E le cazzo di passeggiate! Poi scappa! E poi la vicina ficcanaso che rompe i coglioni! Adesso le vacanze che rischiano di saltare! Non ne posso più! E' stato uno dei peggiori errori abbia mai fatto!

Il marito non si scompose.

- Senti… - Si schiarì la voce e si guardò attorno per controllare che nessuno li ascoltasse. - E se lo lasciassimo qui?

L'umana mi guardò a bocca aperta e io la scrutai di rimando, sperando di capire cosa stesse succedendo. Poi serrò le labbra e si drizzò verso il compagno.

- E cosa diremmo alle bambine?

- Pensavo di distrarle con un regalo e dire loro che abbiamo trovato un signore che ce lo tiene.

L'umana stette in silenzio a lungo, pensando. Poi affermò.

- Ci sto.

- Pensavo di farlo dopo pranzo.

- Ok.

Da quel momento nessuno dei due mi guardò più in faccia.

***

Dopo pranzo, tornati alla macchina, l'umana e le cucciole stavano cercando di caricare due nuovi giocattoli insieme al resto della roba in auto, mentre l'umano mi portò con sé al guinzaglio per fare un giro. Entrammo in una strada ghiaiata e fui immediatamente distratto dal forte odore dei cani senza umano che permeava l'aria in quel luogo.

Ero talmente indaffarato a seguire le tracce da non accorgermi nemmeno che l'umano aveva staccato il guinzaglio dalla pettorina e se ne stava andando. Mi accinsi subito a seguirlo, pensando che il nostro giretto fosse finito, ma lui alzò il braccio e disse:

- No! Fermo! - Mi sedetti immediatamente sul posto, lui mi guardò. - Aspetta li! Fermo… Torno subito. Stai fermo li!

Io non mossi nemmeno un muscolo. Rimasi li, fermo, ad aspettare, sicuro che sarebbe tornato.

Dopo parecchie ore la necessità di bere e fare pipì era a tal punto impellente da farmi spostare dalla mia posizione di attesa. Poco sopra la strada ghiaiata, scorreva quella di asfalto che usano gli umani e già da un po' avevo notato la fontanella che di tanto in tanto perdeva qualche goccia d'acqua. La raggiunsi stando ben attento a non perdere mai la mia postazione di vista, nel caso i miei umani fossero tornati proprio in quel momento.

Mentre bevevo mi accorsi che poco distante c'era una tettoia di plastica con una panchina in ferro, seduta sulla panchina se ne stava un'umana anziana. Notai che mi guardava, mi sorrise e mi avvicinai. Mi disse qualcosa e mi diede un pezzo di pizza. Pensai che quello fosse un buon luogo dove attendere: c'era l'acqua, avevo trovato subito del cibo, era ombreggiato e rialzato rispetto al punto in cui avrei dovuto essere, quindi potevo vedere l'arrivo dei miei umani. Mi stesi accanto alla panchina e tenni tutto sotto controllo.

Ogni tanto un'enorme macchina, contenente decine di umani, si fermava di fronte alla tettoia, alcuni scendevano, altri salivano e poi ripartiva. Nel giro di un pomeriggio raccattai una quantità considerevole di cibo, stando semplicemente steso in quel luogo a guardare gli umani fare avanti e indietro. Loro mi vedevano, si avvicinavano, mi coccolavano e mi davano cibo quasi ogni volta. Era il luogo perfetto dove attendere il ritorno del mio branco.

  
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