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Autore: MrChestnut    04/08/2022    0 recensioni
Come agisce un chierico? Come agisce un cavaliere? Due mondi opposti, due strade che si incroceranno, due avventurieri che uniranno le forze per svelare il fato dei non-morti.
Il loro viaggio, nella terra degli antichi Lord, li porterà a mettere alla prova i propri ideali, in quest'avventura per vincolare la prima fiamma.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Oscar di Astora
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 11: Blighttown

La discesa di Blighttown si dimostrò impervia come immaginato. L’ingresso alla città era permesso attraverso la discesa di un enorme pozzo, con l’uso di una scala a pioli. Appena entrati furono accolti da un grosso infetto armato di clava che, non appena li vide, lanciò un poderoso urlo per poi caricarli. Oscar si fece avanti, schivò il primo colpo di clava passandogli sotto il braccio, gli arrivò alle spalle e, tramite un rapido fendente, gli procurò uno squarcio sulla schiena. Laurentius completò l’opera scagliando uno dei suoi globi di fuoco. L’infetto, preso dal panico, iniziò a dimenarsi agitando la clava in ogni direzione. Dopo alcuni secondi di panico, il bruto scomparve inghiottito dal buio, mentre la sua voce si faceva sempre più lontana. Laurentius si avvicinò nel punto dove si trovava il nemico e, attivando la mano della piromanzia per farsi luce, notò che vi era il vuoto. In quel momento capirono di trovarsi su una struttura in legno che si sviluppava in verticale. Si affacciarono oltre e videro che vi erano altre strutture simili collegate tramite ponti di legno, però non riuscirono a vedere il fondo.
«Laurentius, tieni la fiamma attiva; Thoma, passami un altro sacchetto di resina carbonizzata.» disse Oscar «la struttura dove ci troviamo non sembra avere sbocchi verso il basso, dobbiamo attraversare il ponticello per andare avanti.» concluse.
Thoma passò la resina ad Oscar, il quale l’applico sulla spada.
«Consumata questa, ci rimangono ancora tre sacchetti di resina carbonizzata.» disse Thoma.
Iniziarono ad avanzare; Oscar apriva la fila, Thoma in mezzo e Laurentius dietro. Erano quasi arrivati dall’altra parte, quando Oscar sentì qualcosa sibilare in aria ma, prima che potesse fare niente, venne colpito alla coscia sinistra.
«Aah! Un dardo!» urlò il cavaliere.
Thoma fece appena in tempo a voltarsi nella direzione da cui era venuto l’attacco, quando un secondo dardo gli passo vicino, graffiandogli la guancia.
«L’ho visto» disse il chierico, caricando una saetta e scagliandola nel buio.
Il miracolo impattò sul bersaglio, la luce della saetta illuminò l’artefice di quegli attacchi: un uomo esile e vestito di pochi stracci, con una cerbottana nella mano destra. Il nemico fu preso da convulsioni prima di cadere senza vita nel vuoto.
I tre si affrettarono a raggiungere l’altra parte del ponticello; poco prima di arrivare però si imbatterono in altri due infetti, allarmati dall’urlo di prima. Oscar posò la spada a terra e prese due coltelli da lancio dal cinturino, li scagliò colpendo i due nemici alla gola e uccidendoli sul colpo. Arrivati alla struttura, Oscar si accasciò ad una parete in legno e si tolse l’elmo.
«Mi gira la testa…» disse il cavaliere, con il respiro pesante.
«Stai sudando freddo.» notò Thoma mentre estraeva il dardo dalla coscia del compagno per analizzarlo.
Dopo qualche secondo rimasto ad osservare l’arma il chierico iniziò a scavare nella sua borsa, estraendo del muschio viola con dei piccoli fiori bianchi sopra.
«Mastica questo…» disse, porgendo il muschio ad Oscar.
Il cavaliere mangiò e dopo qualche minuto iniziò a sentire le forze ritornare, i brividi di freddo erano scomparsi, così come il giramento di testa.
«Come hai fatto?» chiese Laurentius.
«Quei maledetti usano dardi avvelenati. Il muschio purpureo è un ottimo antidoto per i veleni; però vista la rapidità con cui ha avuto effetto la tossina ho dedotto che fosse molto potente, quindi ho usato un muschio che fosse anche fiorito, così da avere un effetto curativo maggiore.» spiegò il chierico.
«Uno dei dardi ti ha colpito al volto, come ti senti?» chiese Laurentius.
«Non ti preoccupare, la ferita è superficiale, il dardo mi ha appena sfiorato. Per sicurezza prenderò del muschio non fiorito.» disse Thoma, prendendone una piccola manciata e mangiandosela.
«Adesso ci rimane un solo ciuffo di muschio fiorito e quattro non fioriti…» concluse.
«Sei ben rifornito, vedo.» notò Laurntius.
«Diciamo che abbiamo fatto scorta prima di scendere nelle profondità.» rispose Thoma.
«A resina come stiamo messi?» chiese Oscar, ancora seduto, mentre beveva un sorso di Estus per riprendersi.
«Una carbonizzata, tre dorate e una marcia.» rispose il chierico.
«Bene, l’effetto della resina sulla mia spada è ancora attivo. Proseguiamo.» disse Oscar, alzandosi e rindossando l’elmo.
«Possiamo iniziare la discesa dalla struttura su cui ci troviamo, ci sono delle scale a pioli.» notò Laurentius.
Scale e ponticelli in legno collegavano le varie case di fortuna costruite dagli infetti. Le diverse interconnessioni creavano numerosi passaggi da intraprendere, ma dai quali poteva anche arrivare un agguato. Una baraccopoli in legno, labirintica e con insidie dietro ogni angolo. La discesa, per quanto cauta, si dimostrò relativamente più veloce di quanto ipotizzato dai tre non-morti; gli infetti erano fisicamente più deboli e mal equipaggiati, l’unica cosa su cui potevano contare era la conoscenza del territorio, potendo così puntare sull’effetto sorpresa. I tre stavano avanzando in un’altra stanza quando ad certo punto sentirono degli infetti scendere da delle scale sulla destra.
«Questo sarebbe il loro effetto sorpresa? Tolti i cerbottanieri, tutti gli altri fanno un casino infernale quando si muovono. Sembra di vedere bestie che marciano.» disse Oscar.
Thoma guardava le scale quando sentì un leggero ringhiare provenire dalle sue spalle, un rumore quasi coperto delle urla dei bruti. Si girò verso l’entrata da cui erano venuti e vide un cane saltargli addosso. Fece appena in tempo ad alzare il piccolo scudo rotondo che si ritrovò riverso per terra, con il cane che cercava di mordergli la faccia. Oscar allungò la sua spada e trafisse la bestia.
«Anche gli animali sono stati infettati dalla pestilenza.» notò il cavaliere.
«Sono qui!» disse Laurentius, scagliando un globo di fuoco in direzione delle scale e colpendo un infetto che iniziò a dimenarsi.
Alcuni assi in legno iniziarono a prendere fuoco.
«Attento con la piromanzia, Laurentius.» lo ammonì Oscar «se esageriamo con il fuoco, l’intera struttura ci cadrà addosso.» concluse il cavaliere, allontanandosi da Thoma per concentrarsi sui bruti appena comparsi.
Thoma si tolse la carcassa di dosso e si rialzò. Nel rimettersi in piedi vide che un infetto, enorme ed armato di un grande randello, si sporgeva da un’impalcatura sopraelevata rispetto la loro posizione. Capì che fosse in procinto di saltare.
«Sopra di noi!» urlò il chierico, stringendo il talismano nella mano sinistra e caricando la lancia del fulmine.
Prima di poter scagliare l’attacco, il chierico fu colto da una fitta di dolore che lo lasciò paralizzato per qualche secondo. Oscar e Laurentius alzarono lo sguardo e videro l’infetto saltare dall’impalcatura. I due non-morti smisero di combattere e si spostarono, facendo andare a vuoto l’attacco dell’energumeno. L’impatto di quel salto fece cedere il pavimento della struttura, già messo a dura prova dal peso dei combattenti e dal fuoco della piromanzia. I tre avventurieri precipitarono nel vuoto, senza riuscire a trovare alcun appiglio. Il buio li inghiottì.
 
 
Le fogne erano particolarmente rumorose quel giorno, l’unica cosa che Rozalia riusciva a capire era che qualcuno stesse facendo strage di ratti correndo ed urlando per tutti i cunicoli delle fogne. Quando Mildred girò l’angolo la sua attenzione venne direzionata verso il falò. Si avvicinò lentamente verso la guardiana, fino a trovarsi a qualche metro da lei.
«C’è puzza…» disse la mangiauomini.
«Ci troviamo nelle fogne, fai un po’ tu.» rispose ironica Rozalia.
«…di non-morti. Sono loro…» continuò Mildred.
La guardiana del falò capì che stesse cercando Oscar, Thoma e Laurentius.
«Ma qui ci sono solo io, come vedi.» replicò.
«No vedo, sento…» disse la bruta donna, annusando l’aria e volgendo lo sguardo verso l’ingresso di Blighttown.
«Potresti non tornare. Per molti Blighttown rappresenta un viaggio senza ritorno.» l’avvertì Rozalia.
Mildred non le diede ascolto e varcò la soglia della città infetta, colma d’ira.
 
 
Il risveglio per Laurentius non fu piacevole: non si sentiva più le gambe, sentiva un bruciante dolore all’addome e capì di essere immerso in almeno dieci centimetri di acque paludose.
«Laurentius, resisti amico.» disse una voce a lui vicina, ma era così stordito da non capire chi fosse.
Il piromante si sentì sollevare di peso dall’acqua paludosa, Oscar era inginocchiato alla sua destra e lo reggeva con il braccio sinistro mentre con il destro prendeva la fiaschetta Estus legata al cinturino.
«Reggi questa e bevi quando te lo dico. Adesso sentirai un po’ di dolore.» disse il cavaliere, mentre Laurentius afferrava la fiaschetta con la mano sinistra.
Il piromante abbassò lo sguardo e vide Oscar afferrare, con la mano destra, un pezzo di legno che gli si era conficcato nell’addome, ed estrarglielo con un movimento deciso. Lurentius fu colto da un dolore lancinante e quasi perse la presa sulla fiaschetta.
«Bevi, prima di perdere troppo sangue.» disse Oscar, dando una mano al piromante ad avvicinare la fiaschetta alla bocca per bere.
Laurenitus era sul punto di perdere i sensi, quando bevve il primo sorso. Da quel momento cominciò a sentirsi sempre più rinvigorito. Fece un secondo sorso e gli tornò la sensibilità alle gambe. Dopo un terzo sorso il dolore all’addome si affievolì fino a scomparire. Il piromante ritrovò le forze per rimettersi in piedi.
«Per gli dei!» esclamò Oscar «Eri in una condizione veramente critica, mi hai anche svuotato la fiaschetta hahahah.» disse Oscar.
«Grazie…e scusa se ti ho svuotato la Estus.» disse il piromante con tono sommesso.
«Non pensarci nemmeno a scusarti, anch’io ho dovuto berne un sorso appena ripresomi. Piuttosto, cerchiamo Thoma.» disse Oscar.
«Qui…qui…» disse una flebile voce alle loro spalle.
Entrambi si girarono e videro un mucchio assi di legno spezzate. Seppellito da quelle assi, c’era il corpo di Thoma. Oscar e Laurentius si affrettarono a spostare le assi e notaro che il chierico non riuscisse a muovere nemmeno un muscolo.
«Muschio…» disse Thoma, con lo sguardo perso nel vuoto.
Laurentius scavò nella borsa dell’amico e prese l’ultimo ciuffo di muschio fiorito, glielo avvicinò alla bocca e lo aiutò a masticare e deglutire. Oscar gli prese la fiaschetta dal cinturino e lo aiutò a bere, il chierico fece due sorsi prima di riprendere la forze. Quando si fu ripreso si mise a sedere.
«Eri avvelenato…» notò Oscar.
«Si, a quanto pare. Anche se solo con un graffio e in quantità minore, la tossina mi era entrata in circolo facendo effetto più lentamente.» spiegò il chierico.
Laurentius si guardò intorno.
«Siamo in una palude?» chiese.
«La caduta ci ha fatto raggiungere il fondo di Blighttown. Non è stata mortale, ma ci siamo andati vicini. Nel mio caso i corpi di alcuni infetti hanno attutito la caduta.» disse Oscar.
«Quello è un falò…» disse Thoma rialzandosi e indicando un enorme canale di scolo fognario, vicino una parete rocciosa.
«Vero, anche se sembra spento. Deve essere il falò precedente al dilagare della piaga.» aggiunse Laurentius.
Mentre i tre avventurieri rivolgevano il proprio sguardo al falò, un enorme bruto emerse dalle macerie della struttura in legno. Caricò rabbioso i nostri ma, prima di poter mettere le mani su di loro, qualcosa cadde dall’alto e gli spezzo la schiena. I tre non-morti si voltarono e videro una donna, con un sacco in testa e armata di mannaia, sopra un infetto agonizzante al suolo. Mildred conficcò la mannaia nella testa dell’enorme infetto, uccidendolo, poi volse lo sguardo davanti a se.
«Voi ucciso sorelle.» disse.
«Ma chi…» stava per chiedere Thoma.
«Una delle mangiauomini, quella che ha tenuto un agguato a me e ai miei amici.» disse Laurentius.
Oscar e Thoma sembravano increduli.
«Non fatevi ingannare dal fatto che sia più minuta delle sorelle; in quanto a forza fisica non è da meno.» continuò il piromante.
«Vorrà vendicare le sorelle. Ma contro noi tre non potrà fare molto.» disse Thoma.
Mildred scattò in avanti, puntando Oscar. Il cavaliere alzò il suo nero scudo e parò il primo colpo di mannaia, anche se questo fu sufficiente a fargli perdere l’equilibrio. Thoma intervenne, cercando di colpirla con la mazza. Mildred si volto, alzò la mannaia e parò il colpo con la parte piatta della lama, poi con un calcio ben assestato scaraventò il chierico per terra. Riprese a colpire freneticamente Oscar, il quale sfruttava lo scudo per parare e la spada per deviare i pesanti colpi della mangiauomini. Il cavaliere non riusciva a trovare il momento adatto per contrattaccare, preferendo così aspettare che l’avversario si sfiancasse. Mildred percepì del calore alla sua sinistra, si girò e disperse il globo di fuoco che le era stato scagliando contro, semplicemente agitando la mannaia.
«Sono qui. Ti ricordi di me?» disse con tono provocatorio Laurentius.
«Tu…?» Mildred smise di attaccare Oscar e cercò di ricordare.
«Tu vuoi vendicare le tue sorelle, io i miei amici Olaus e Sven. Oscar, non interferire.» continuò il piromante.
«Laurentius, non sappiamo se i tuoi amici stiano bene o meno, quindi non fare avventatezze…» lo avvertì Oscar.
«L’avevo capito dal momento in cui mi ero risvegliato, solo e legato in quel barile, che i miei amici fossero stati cannibalizzati da queste bestie. Anche se lo negavo a me stesso.» rispose il piromante.
«Non è saggio…» disse il cavaliere.
«No…ma è personale.» concluse Laurentius, caricando e scagliando un secondo globo infuocato alla mangiauomini.
Mildred disperse anche questa piromanzia, per poi assalire colui che l’aveva lanciata. Laurentius si poggiò la mano destra sul petto. Mildred puntò al collo, sicura che non avrebbe sbagliato visto che la sua preda sembrava non voler opporre resistenza. La lama calò precisa e con una potenza tale che avrebbe tagliato di netto qualsiasi testa. Oscar era sul punto di intervenire, ma si fermò quando vide un pezzo della lama della mannaia volare via. La lama non era riuscita a lacerare nemmeno di un millimetro la pelle di Laurentius, che adesso sfoggiava una colorazione bluastra.
«Questa è Pelle ferrea!» disse il piromante «Mentre questa…» bloccò il braccio armato di Mildred con la mano sinistra e afferrò la faccia della stessa con la mano destra.
«…combustione!» con queste parole, dalla mano divamparono delle fiamme che avvolsero la mangiauomini in un battito di ciglia.
Mildred si dimenava nel tentativo di liberarsi; la presa al suo braccio destro era salda, come se le avessero messo una manetta d’acciaio. Se la mannaia non era riuscita a ferirlo, colpirlo con calci e pugni sarebbe stato inutile. Provò a sollevarlo per lanciarlo via di peso, ma il piromante era pesane come il piombo e non si spostava di un millimetro.
«Combustione!» disse Laurentius e una seconda fiammata divampò, avvolgendo Mildred.
La donna non poteva liberarsi da quella presa, le fiamme le stavano bruciando la carne, iniziavano a mancarle anche le forze per opporre resistenza. Stava morendo.
«Combustione!» una terza vampa fu generata dalla piromanzia di Laurentius.
Mildred lasciò la presa della mannaia e spirò. Le fiamme si estinsero e quello che rimaneva era un corpo carbonizzato, dal quale non si poteva riconoscere la donna che li aveva aggrediti pochi minuti prima.
«Comb…»
«Laurentius!» lo chiamò Oscar «Basta così, non infierire sul cadavere» concluse.
«Ma io…devo vendicare i miei amici.» rispose il piromante.
«Li hai vendicati. Questo mostro non potrà far del male più a nessuno.» intervenne Thoma, che si era rialzato.
«Tutto il male che gli ha fatto, il male che ha fatto a chissà quanti. Voglio sfogare la mia rabbia, questo non basta.» rispose Laurentius.
«La tua rabbia non è solo verso la mangiauomini, vero?» disse Thoma.
Oscar e Laurentius lo guardarono perplessi.
«Lo è anche verso di te…» conlcuse.
Il piromante guardò il vuoto per qualche secondo, poi alzò lo sguardo verso il chierico.
«Fossi stato più attento, avrei potuto difenderci dal suo agguato. Ci hanno catturati per colpa mia, e nonostante questo io sono l’unico ad essere sopravvissuto. Mentre loro venivano divorati io ero privo di sensi. Mentre queste bestie li trucidavano io stavo dormendo!» disse mentre calde lacrime iniziarono a rigargli il viso.
«So cosa provi…» intervenne Thoma «…perché è quello che provavo io ogni volta che gli uomini del duca venivano a prendere i miei fratelli della Via Bianca, a Thorolund. Ogni volta che uno di loro veniva colpito dalla maledizione e deportato, mi chiedevo perché non fosse successo a me o se ci fosse qualcosa che avrei potuto fare per loro. Persone straordinarie, a cui volevo bene, se ne sono andate davanti i miei occhi senza che potessi fare o dire niente. Odiavo il duca Seth e i suoi uomini, ma soprattutto odiavo me stesso…» continuò Thoma.
«Come sei riuscito ad andare avanti?» chiese Laurentius.
«Ho iniziato a vivere anche per loro…» disse «Ho cercato di vivere con più impegno e dedizione e ad apprezzare ogni momento che passavo ad apprendere, divertirmi, allenarmi, pregare…perché c’erano persone migliori di me che non potevano farlo…non più» concluse.
Laurentius guardò il chierico, poi il cavaliere. Infine, si guardò la mano destra, con il fuoco della piromanzia che ancora era attivo. Lasciò andare il corpo di Mildred.
«Hai incanalato la rabbia che provavi per te stesso e resa energia per migliorarti e fare del bene. Non è diverso da ciò che facciamo noi piromanti con la fiamma…» si prese qualche secondo di pausa «…vivrò anche per Olaus e Sven.» concluse.
 
 
I tre avventurieri si presero alcuni minuti di riposo sedendosi al falò dal quale, essendo spento, non potevano trarre l’effetto rinvigorente.
«Rozalia ha detto che la guardiana di questo falò è stata uccisa quando è scoppiata questa pestilenza. Il falò si deve essere spento alla sua morte.» disse Oscar.
«In effetti, le guardiane legano se stesse al falò. Il falò al Santuario del Legame del Fuoco ha aumentato il suo effetto curativo quando abbiamo dato l’anima alla guardiana.» intervenne Thoma.
«Vero. Chissà se l’anima di guardiana trovata alla chiesa dei non-morti era l’anima della guardiana di questo falò.» continuò Oscar.
«L’anima di una guardiana è qualcosa di speciale, proprio perché mantiene viva la fiamma. In alcuni testi viene spiegato come le guardine siano portatrici di una grande quantità di umanità.» disse il chierico.
«Quindi…è come se i falò si alimentassero ad umanità.» concluse il cavaliere.
I due rimasero qualche secondo in silenzio a guardare il vuoto, riflettendo su queste loro considerazioni. Ad un certo punto, il piromante interruppe questo flusso di pensieri.
«Ragazzi, qui ci sono due bauli…» fece notare il piromante, che stava illuminando gli angoli più bui del canale di scolo con la mano della piromanzia.
Oscar e Thoma si alzarono per andare a vedere. Laurentius aprì il primo baule, dentro vi trovò una veste color cremisi, una pergamena ed una chiave.
«Quest’abito è di un guaritore.» notò Thoma.
«Rozalia ci ha parlato di una donna dalla veste cremisi che aveva tentato di curare gli infetti dalla pestilenza.» intervenne Oscar.
«Suppongo che avesse intenzione di farlo con questa stregoneria.» disse Laurentius, mentre leggeva la pergamena «La stregoneria riportata qui prende il nome di Rimedio, e sarebbe dovuta essere la panacea per le tossine di questo luogo. Forse è stata uccisa prima che potesse perfezionarla.» concluse, mentre porgeva la pergamena ad Oscar affinché la riponesse nella cassa senza fondo.
«La chiave la tengo io, capiremo cosa apre.» disse Thoma «Vediamo il secondo baule» concluse.
Dentro vi trovò solo una pergamena, l’aprì e la lesse.
«Questo può interessare a te.» disse il chierico, porgendo la pergamena a Laurentius.
«Forza Interiore…» lesse con stupore il piromante.
«Una piromanzia importante?» chiese Oscar.
«Appartiene alla grande maestra piromante Carmina, vissuta più di cento anni fa. La sua arte della piromanzia era veramente pionieristica, catalizzando la fiamma per scopi diversi da quelli offensivi. Lei ha creato Pelle Ferrea e adesso, con Forza Interiore, conosco tutte e tre le piromanzie di supporto che ha ideato.» rispose Laurentius.
«Tre piromanzie?» chiese Thoma.
«Si, la terza non la conoscete. Magari, se ne avremo occasione, ve la mostrerò.» rispose Laurentius «Ma Forza Interiore…la pergamena che ne spiegava l’utilizzo era ritenuta scomparsa insieme a Carmina. Perché si trovava in questo luogo? Devo essere il primo piromante che posa gli occhi su questo tesoro dopo anni.» disse entusiasta.
«Tu più di tutti puoi capirne il valore, se vuoi la posso tenere al sicuro nella mia cassa.» disse Oscar.
Laurentius gliela diede senza esitare, non poteva permettere che si danneggiasse. Il cavaliere la sistemò e poi si avvio verso il falò. Thoma lo stava seguendo quando Laurentius lo fermò.
«Thoma, aspetta! Voglio darti una cosa.» disse il piromante.
Il chierico iniziò ad ascoltare incuriosito. Il piromante pose la mano destra in avanti, con il palmo rivolto verso l’alto, attivò la mano della piromanzia e da essa emerse una piccola fiammella che iniziò a galleggiare a mezz’aria.
«Che cos’è?» chiese Thoma.
«La fiamma della piromanzia può essere donata parzialmente o totalmente ad altri. La piccola fiamma che vedi è una parte della mia. Voglio donarla a te.» spiegò.
«Sei sicuro? Questo non indebolirà la tu fiamma?» chiese Thoma.
«No. Come ti ho spiegato, la fiamma cresce con noi e le nostre abilità. Questo vuol dire che la mia non perderà il suo vigore e quella che ti sto donando può ottenerne tanto se ti applichi.» spiegò Laurentius.
Thoma era solito usare i miracoli tenendo il talismano nella sinistra, quindi pensò che avrebbe potuto utilizzare le piromanzie con la destra. Allungò la mano ed afferrò la piccola fiammella, questa le si avvolse intorno e generò una modesta fiamma della piromanzia.
«Adesso è debole, ma quando saremo tornati al Santuario del Legame del Fuoco potrei addestrarti alle arti della piromanzia.» disse Laurentius, un po’ nervoso.
«Ne sarei onorato…» disse Thoma, porgendogli la mano.
Laurentius gliela strinse con vigore e sorrise.
«Sembra che dovrò iniziare a chiamarti maestro hahahah.» concluse il chierico. Laurentius rise di gusto sentendo questa frase.
«Ragazzi, venite un po’ a vedere.» disse Oscar.
«Che succede?» chiese Thoma.
«Problemi...succedono problemi.» rispose il cavaliere.
Thoma e Laurentius si avvicinarono all’uscita del canale di scolo e guardarono dove Oscar gli indicava. Dall’altra parte della palude c’erano degli infetti enormi, alcuni armati di clava, altri con massi giganti.
«Mi hanno visto mentre uscivo ed hanno iniziato ad armarsi.» spiegò Oscar.
«Affrontarli non è il caso, dovremmo trovare un’uscita.» replicò Thoma.
«Lì a destra c’è un passaggio.» intervenne Laurentius.
Tutti si voltarono a destra e notarono veramente una caverna sul fondo della palude, su una piccola altura.
«Ma come faremo? Ci impantaneremo nelle acque paludose, saremo lenti e quelli possono lanciarci i massi contro.» disse Oscar.
«Ho un’idea.» disse Thoma mentre scavava nella sua borsa, prendendo un anello arrugginito.
«Questo è uno dei tre anelli che ho trovato nelle casa nel borgo dei non-morti. Gli anelli di questo tipo vengono incantati per conferire diverse abilità al suo portatore. La ruggine che si è formata intorno non è naturale, è l’effetto di un incantesimo che conferisce grande agilità al portatore anche su terreni fangosi o paludosi» spiegò il chierico.
«Impedisce di impantanarsi. Ho capito il tuo piano: uno farà da esca, indossando questo anello e riuscendo a schivare i massi degli infetti; mentre gli altri due, più lenti, potranno dirigersi al passaggio.» disse Oscar mentre allungava la mano per prendere l’anello, ma Thoma la ritrasse.
«Hai indovinato. Ma andrò io, visto che indossi un’armatura in metallo saresti comunque più lento di me.» disse il chierico.
Oscar era visibilmente titubante, ma dopo qualche secondo acconsentì al piano.
«Ti darò un segnale con la freccia dell’anima, quando saremo arrivati.» disse.
Thoma indossò l’anello al mignolo sinistro ed iniziò a correre in contro agli infetti per poi virare a sinistra. Quando il gruppo di brutti rivolse la sua attenzione verso il chierico, Oscar e Laurentius iniziarono a correre a destra. Le acque paludose li rendevano molto lenti, avrebbero raggiunto il passaggio nel giro di qualche minuto. Mentre camminavano Laurentius notò alla sua destra un mulino ad acqua, che sembrava fungere da ascensore per salire su una piattaforma in legno sopraelevata.
«Forse conduce ad un’uscita fuori dalle fogne. Dopo aver suonato la campana andremo a vedere.» disse Oscar.
I due non-morti raggiunsero il passaggio e, prima di entrare, Oscar lanciò una freccia dell’anima in cielo come segnale. Si assicurò che Thoma lo vedesse e fu rincuorato quando vide il chierico cambiare direzione e correre verso di loro. Thoma sentiva l’acqua di palude scorrergli sui piedi come se fosse aria, riuscendo a correre come se stesse sulla terra ferma. Fare zig-zag per evitare i massi non fu difficile, aveva il fiato per farlo. In poco meno di un minuto arrivò al passaggio con gli altri. Tutti e tre vi entrarono di corsa, prima che gli infetti li raggiungessero.
«Aspettate…non ci seguono.» notò Thoma.
Effettivamente, i bruti si erano fermati a pochi metri dalla caverna e non lanciavano nemmeno i loro massi, come se avessero rispetto e timore per quel luogo.
«Guardate le parti..» disse Laurentius toccando una parete e mostrando come fossero interamente ricoperte di ragnatele.
La caverna era profonda, ma non si riusciva a vedere la fine. Oscar capì che qualsiasi cosa li attendesse dall’altra parte di quel passaggio, aveva creato le ragnatele e che gli infetti ne avevano paura.
«Inizia a fare caldo.» disse il cavaliere.
I tre non-morti proseguirono.
 
 
Per Mildred non fu difficile fingersi morta, ormai l’unica cosa che la distingueva da un cadavere era la sete di vendette. Non sentiva nemmeno più dolore, le fiamme le avevano bruciato tutti i nervi.   Cominciò a strisciare nella palude in cerca di un modo per salvarsi. Ad un certo punto sentì dei passi dietro di lei. Girò la testa per quel che poteva e vide un gruppo di infetti che la fissavano. Non aveva più forze, era inerme, e quegli infetti l’avrebbero divorata. Ad un certo punto sentì dei passi anche difronte; si rivolse in avanti e vide delle esili gambe ricoperte di fasciature. I diversi infetti guardarono con curiosità la misteriosa figura appena comparsa.
«Cosa avete da guardare? Sparite feccia!» intimò l’uomo.
Uno degli infetti si irritò e cercò di colpirlo con il suo enorme randello. L’uomo alzò il braccio destro e contemporaneamente si spostò di lato. Il bruto non solo mancò il bersaglio, ma dopo qualche secondo la testa gli si stacco dal collo e poi tutto il corpo cadde rovinosamente al suolo.
«Qualcun altro?» disse l’uomo, rivelando di impugnare una mannaia scheggiata nella mano destra.
Ebbero tutti paura, così il gruppo di infetti si disperse.
«Carina la tua arma, Mildred, anche se rozza. L’ho raccolta poco fa, credo ti sia caduta.» disse l’uomo.
Mildred gli afferrò una caviglia, alzò lo sguardo e cerco di rivolergli un sorriso. Era felice di vederlo.
«Oh, no no no no…» disse l’uomo, mentre si ritraeva con disgusto «non posso aiutarti, anche se volessi. E comunque, non voglio. La tua furia vendicativa ha quasi ucciso le mie speranze. Quei due sono interessanti.» concluse.
Mildred iniziò ad emettere alcuni gemiti, cercando di raggiungere l’uomo con le sue braccia.
«Lo so, tu e le tue sorelle avete fatto tanto per me, dandomi una mano a ripulire la parte basa del borgo. Come compenso, ti riunirò a loro.» disse l’uomo sollevando la mannaia con entrambe le mani.
Mildred capì che non avrebbe ricevuto aiuto da quella persona e smise di cercarlo, chiuse gli occhi e immaginò di avere le sue sorelle davanti e di abbracciarle.
«Addio, amica mia.» l’uomo bendato calò la mannaia, decapitando Mildred.
«Ti lascio la mannaia.» disse, pulendosi le mani sugli stracci che indossava.
«Mi ha disobbedito per vendicare le sue sorelle…» disse, per poi volgere uno sguardo al passaggio di ragnatele intrapreso dei tre non-morti.
«Tu la puoi capire, vero? Vecchia strega?» concluse, per poi riprendere il suo cammino.
   
 
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