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Autore: SamBluefire    10/08/2022    0 recensioni
Sono cresciuto con i Gormiti delle prime serie e penso che le nuove serie si siano allontanate troppo dall'origine rendendo i Gormiti qualcosa che non sono rovinandosi, mi è sempre dispiaciuto che i cartoni avessero un intento commerciale e quindi le storie se pur interessanti non fossero la perfezione.
Questo mi ha spinto a scrivere questa funfiction con i personaggi con design e caratteristice delle prime serie, ma la storia è originale scritta da me, per dare una storia degna a una delle mie saghe preferite e dare a loro una degna conclusione.
Spero vi possa piacere, buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9: Qiral e Gorm

Man mano che la luce si intensifica, nella mente del bambino si materializzarono delle immagini che man mano che scorrevano gli raccontavano una storia: Tanto tempo fa esisteva una creatura, un essere, un’entità d’infinita potenza, così grande da non sembrare vero, chi era? Cos’era? Un mostro? Un dio? Si sa solo che parlava una strana lingua, e che poco prima della sua morte, il suo corpo si aprirono un numero incalcolabile di occhi luminescenti, che uscirono dal suo corpo e volarono chissà dove in quell’infinito nulla simile al cielo stellato.
Gli occhi rilasciati dalla creatura vagarono in quell’infinito nulla per anni, come se stessero cercando qualcosa, si sa solo che uno in particolare trovò un mondo azzurro e si schiantò su di esso, facendo tremare tutto il mondo uccidendo gli animali che lo abitavano, ne bruciò le foreste e deformò i continenti.
Dopo tutta quella devastazione, l’occhio iniziò attrasse a se terra, rocce, acqua, alberi abbattuti e fuoco per costruire qualcosa.
Quando finì, il risultato fu una creatura gigantesca, più piccola comparato all’antico che rilasciò gli occhio in tutto lo spazio, ma restava un essere comunque gigantesco in confronto a tutto ciò che esisteva su quella terra.
L’essere non aveva le gambe, si teneva in piedi grazie ad una corrente d’acqua che partiva dal mare e lo teneva sollevato, la postura era curva un po’ aggobbata, il suo busto era fatto di terra e pietre, mentre le sue braccia erano fatte di legno, spuntavano dal busto come un albero che ha messo radici, su di esse spuntavano degli alberi più piccoli, il braccio destro era più lungo di quello sinistro, il collo era coperto da un fitta cortina di fumo che si estendeva verso l’alto, la testa era in pietra con denti affilati e sporgenti, tre occhi, due rossi incandescenti e il terzo sulla fronte era blu luminoso come una gemma, le vene del suo corpo erano luminescenti allo stesso modo di due dei suoi occhi indicando di essere pieno di lava e fuoco dentro di se e anche il retro della sua testa era perennemente infuocato e il fumo di quel fuoco si mescolava con il fumo che partiva dal collo per poi andare verso l’alto insieme.

Questo gigante si ritrovò in questo mondo da solo, la prima cosa che vide fu una piccola isola vulcanica troppo piccola per lui, ma lui decise di renderla di sua proprietà.
Il gigante decise di restare nei pressi di quell’isoletta solitaria in mezzo al nulla, mentre tutto il resto del mondo andava avanti, molti altri animali hanno fatto la loro comparsa dopo lo schianto dell’occhio, nel corso degli anni molti si sono estinti lasciando il posto a nuove specie sempre più forti.
Solo una specie sembrava essere apparsa per restare fino alla fine del tempo, nel corso del tempo questa specie che ha cominciato a chiamarsi “Uomo” ha scritto, coltivato, allevato, costruito e combattuto ma soprattutto si è moltiplicato e ha espanso il suo dominio in tutto il mondo.

E dall’anno 1607 in poi, l’uomo cominciò ad esplorare il mondo con mezzi di trasporto in grado di solcare i mari, che loro chiamarono “navi” e gli abitanti di un luogo chiamato “Inghilterra” hanno sfruttato le navi per raggiungere altri continenti, o come li chiamavano loro: nuovo mondo. Nel 1700 le varie flotte si erano già dirette in lungo e in largo per i mari andando alla conquista di terre a loro nuove, la flotta che si diresse verso il continente asiatico era capitanata da un uomo di nome: Mars Clover, un uomo di 45 anni, con capelli e barba biondo scuro che iniziavano ad assumere un colore più bianco dovuto all’età, gli occhi azzurri e il fisico di un uomo che nel corso della vita ha affrontato mille avversità, con cicatrici e tatuaggi rappresentanti mostri marini e lo sguardo impassibile che incuteva nelle persone un senso di rispetto nei suoi confronti. Egli non era solo il capitano della flotta, ma apparteneva a una nobile casata del suo paese d’origine, guidò i suoi uomini per tutto l’occidente asiatico per ottenere risorse di qualsiasi genere: dalle miniere piene di oro e gemme alla flora e fauna locale considerata esotica.
Man mano che esplorarono e collezionano le ricchezze di quel mondo in modo dissacrante, si imbatterono in un piccolo gruppo di nativi, erano in sei: quattro adulti, un anziano e una fanciulla di all’incirca 15 o 16 anni, parlavano la lingua curda. Per quei coloni i selvaggi che abitano quelle terre rappresentavano la preda suprema, l’uomo dalla pelle scura e senza fede nel Dio giusto.

Dopo mesi di lavoro, esplorazione e conquista, quei coloni poterono tornare in madre patria come eroi.
Ci vollero settimane per ritornare in Inghilterra ma all’arrivo, Mars fu lieto di mostrare le loro prede, mostrando anche gli indigeni che hanno portato dal nuovo mondo, Mars portò la ragazza curda a casa sua dicendo alla moglie che aveva dato lavoro alla fanciulla in quanto sedotta e abbandonata dal suo amante dopo averla resa gravida fuori dal matrimonio, anche se in realtà lei non aveva un amante e l’unico uomo con cui è stata è stato il capitano Mars durante il viaggio verso l’Inghilterra.
Da quando la ragazza ha cominciato a vivere a casa Clover come cameriera non le è stato concesso di andare da nessuna parte ne di parlare con nessuno, le ci volle un po’ per imparare l’inglese ma quando alla fine lo imparò molti fraintendimenti e errori vennero scongiurati.
Sentiva tremendamente la mancanza della sua patria e della sua famiglia, Mars la costrinse a cambiare il suo nome in: Alice. Perché, per citare Mars “Il suo vero nome era troppo barbaro.” e lo stesso valeva per la sua lingua, le è stato proibito di parlare curdo, mentre per quanto riguardava la moglie di Mars e i suoi tre figli, consideravano l’atto di “gentilezza” del padre di famiglia sprecato con una ragazza indigena che si lamentava del “favore” fattogli da Mars.
Quando il bambino nacque, Alice pregò in ginocchio il signor Mars e sua moglie che almeno lui potesse avere un nome curdo e una vita migliore della sua, Mars e sua moglie non volevano, ma alla fine accettarono di malavoglia.
Il nome del bimbo fu: Qiral. in curdo significa: re. Lei sperava che il figlio crescendo sarebbe diventato qualcuno di importante e che avrebbe aiutato i curdi oppressi dagli inglesi e il loro impero ingiusto, Qiral crebbe imparando la lingua inglese e le usanze inglesi, insieme ia figli del signor Mars anche se questi ultimi non lo vedevano come un amico ma come un futuro servo della loro casa.
Le scuole che Qiral frequentò erano a dir poco fatiscenti oltre che pieni di insegnanti violenti e mal istruiti, tutto l’opposto alle scuole dove andavano i figli di Mars e anche in quell’ambiante i bambini più poveri consideravano i bambini provenienti dai nuovi mondo “inferiori” e facevano di tutto per ricordarglielo.
Qiral sentiva spesso storie sul signor Mars, storie che lo descrivevano come un eroe che affronta i malvagi incivili portando ordine nelle loro terre popolate dal caos e dalla natura, come un avventuriero che andava incontro al pericolo per una giusta causa.
Qiral provava ammirazione per quel l’uomo, seppur freddo e distante con lui e sua madre, Qiral non poteva fare a meno di fantasticare di essere su una nave e vedere 1000 e più mondi esplorarli, vedere le loro meraviglie e condividerle con il popolo.

Quando Qiral raggiunse i dieci anni, Mars era prossimo a un nuovo viaggio verso l’ignoto e lui non poteva più aspettare, doveva trovare il modo di salire su quella nave e vedere in prima persona un nuovo mondo, pregò con tutto se stesso il signor Mars per portarlo con lui in quel viaggio ma lui ogni volta gli rispondeva “No” oppure “Children are not allowed.” però suo figlio maggiore era prossimo ai 18 anni, e decise di festeggiare con il suo primo viaggio con il padre e cominciare subito a imparare quel mestiere con orgoglio e determinazione.
Quando partirono, erano tutti pronti al prossimo mondo, quando il giorno preciso del compleanno del figlio di Mars arrivò, quel giorno sin dalla mattina i marinai hanno suonato, cantato, ballato, mangiato e bevuto liquore, solo, che mentre aprivano i barili in uno di essi non trovarono il liquore, ma un bambino con la pelle scura: Qiral. Mars era furioso del comportamento del bambino, Qiral ha continuato a insistere sul suo desiderio di volere vedere il mondo ha protestato promesso che si sarebbe reso utile, ma Mars era irremovibile è fece annullare tutto il viaggio per riportare Qiral indietro.
Lungo la via del ritorno, Qiral venne messo in punizione in un angolo della nave sorvegliato dallo stesso Mars, ma mentre navigavano accadde un evento catastrofico: una tempesta apparve dal nulla facendo alzare le onde e cadere i fulmini. L’equipaggio era nel panico, non faceva che muoversi avanti e indietro, avanti e indietro mentre le persone si stringevano alle cime e agli alberi della nave.
Quando un fulmine colpì l’albero maestro incendiandolo e facendo diffondere le fiamme, fu il momento di usare le scialuppe e di mettersi in salvo.
Qiral salì su una scialuppa insieme a Mars e suo figlio, ma mentre Mars slegava la cima della loro scialuppa, una grande onda diede una botta alla nave che fece cadere la loro scialuppa e fece anche cadere il figlio di Mars in acqua, Mars ha cercato di salvare suo figlio, ma le onde e la corrente non glielo permetterono.
Quella sera Mars vide la sua amata nave affondare, i suoi uomini dispersi, o semplicemente morti… come il suo stesso figlio, quando ritornò la quiete, Mars non disse nulla a Qiral se non urla e imprecazioni, gli dava la colpa per tutto quello che era successo: dalla tempesta al naufragio, ma soprattutto la morte di su figlio. Qiral subì tutto in silenzio, ma non nascose la sua paura e il suo dispiacere, la tempesta non era colpa sua.
Per giorni i due rimasero in mare senza bere o mangiare, i loro vestiti cominciarono a deteriorarsi finché non diventarono degli stracci rovinati, di giorno il sole non faceva che picchiare su di loro e di notte l’aria fredda li gelava, entrambi persero peso e la corrente continuava a portarli chissà dove, i due erano arrivati a una condizione dove la maggior parte del tempo lo passavano a dormire anche di giorno.

Quando i due sembravano aver raggiunto il punto di non ritorno, quando all’improvviso, un’ombra oscurò il sole e una voce profondissima e dal tono alto li convinse a riaprire gli occhi e quando videro il proprietario di quell’ombra rimasero a bocca aperta.
“ABEK!!!” urlava il gigante, mentre l’uomo e il bambino si chiedevano tra di loro “What on earth is that? What it is say? What do it want from us?” quando il gigante li vide confusi avvicinò il suo viso alla barca e disse con un tono più calmo ma comunque alto “SESE GARAN, GORM RE SETA LE, MEMO SA? GORM RE SETA ARUSEA FAR GORM IJA?” che tradotto “PICCOLI ESTRANEI, IO VI CHIEDO CHI SIETE? E VI CHIEDO COME AVETE TROVATO LA MIA ISOLA?” i due non risposero non sapendo che cosa avesse detto, Mars si alzò in piedi cercando di mantenere la calma e di non far arrabbiare il gigante, alzò le braccia in segno di resa mentre il gigante lo guardava con curiosità non sapendo il significato del gesto dell’uomo, Mars non disse nulla ma si vedeva chiaramente quanto fosse spaventato, il gigante allungò un braccio prendendo in mano la barca e mentre si metteva in una posizione più eretta, Mars perse l’equilibrio ma si rimise subito in piedi, poi la sua espressione cambiò quando vide il terzo occhio del gigante, la sua espressione cambiò da spaventata a affascinata e decise di cambiare strategia.
Mars s’inchinò in segno di rispetto e fece fare lo stesso a Qiral e iniziò a parlare “O mystic giant of the unknown world, I Mars Clover bow before you son of God, I in the course of my life have seen a thousand and more worlds, but I have never seen a spectacle so great and so beautiful as you. If it is your will and power to have mercy on our lives, we will give you our lives.” il bambino non capendo cosa avesse in mente Mars lo guardò con sorpresa, al che Mars lo prese per il polso e lo avvicinò a se “If you spare us, I’ll tell you everything I know about all the worlds I’ve seen, I could even teach you English, in the known world it’s said: knowledge is power. And I can give you that power if you give it to me, he is Qiral, my son.” Qiral lo guardò di nuovo con sopresa mentre il gigante li guardava e li ascoltava “This is my son… my son… Mars’s son.” disse Mars cercando di farsi capire e il gigante disse “MAGOR.” Il gigante portò i due naufraghi sulla sua isoletta vulcanica, finalmente i due poterono di nuovo mettere piede sulla terra ferma e si misero in cerca di cibo, cominciarono a mangiare frutta finché non si saziarono.
Mars si mise subito a costruire utensili che potessero tornagli utili: delle reti per pescare, lance per cacciare o per difendersi dagli animali e dei picconi che si sarebbero tornati utili per scolpire la pietra o per arrampicarsi. Gli ci volle tempo per trovare materiali utili a costruire e a studiare un modo per costruirli effettivamente, nel frattempo mantenne la sua promessa al gigante e ogni giorno gli raccontava dei mondi che ha visto, ogni tanto Qiral passava da lui per chiedergli “Are you my dad… for real?” ma Mars si è sempre limitato ad ascoltare e poi tornare a fare ciò che stava facendo.
Qiral ogni sera andava sulla spiaggia a guardare l’orizzonte, più guardava la linea che separava il cielo e il mare più gli veniva nostalgia di casa, gli mancava la sua mamma e Mars non era la migliore delle compagnie.
Il gigante lo notò e provò a parlare col bambino “MAGOR, KOL DANGE RE FERIS?” che tradotto significa “FIGLIO DI MARTE, QUALE PROBLEMA TI AFFLIGGE?” il bambino non capendo la lingua non potè rispondere alla domanda, il gigante allora decise che avrebbe comunque provato a tiragli su il morale e con i suoi poteri fece crescere un’immensa distesa di fiori dai mille colori attorno a Qiral.
Qiral rimase impressionato dal gesto del gigante, lo trovò un bel gesto, molto gentile e lui all’inizio non seppe che fare per ricambiare il gesto, ma ripensando al fatto che l’unico altro essere umano presente sull’isola non fosse la migliore delle compagnie, pensò che forse avrebbe potuto offrigli la sua amicizia, pur non sapendo se lui capisse quello che gli diceva, Qiral gli parlò, gli parlò allungo non tanto per cercare di farsi capire ma perché sentiva il bisogno di parlare con qualcuno e di sfogare la sua frustrazione nei confronti di Mars, dei suoi rimpianti per aver lasciato sua madre a casa probabilmente preoccupata da morire per lui, della sua vita a casa e delle sue speranze, ha anche provato a parlagli della religione che nel suo paese è considerata molto importante.
“What’s you’re name?” chiese il bambino, il gigante sembrò non capire all’inizio ma poi disse “GORM” indicando se stesso, al che Qiral fece lo stesso con il suo nome, anche se Gorm ha continuato a chiamarlo “magor”.
Da quel giorno Gorm iniziò a prestare sempre meno tempo e attenzione nei confronti di Mars preferendo passare il tempo a giocare con Qiral, con il bambino che si nascondeva da qualche parte e Gorm lo doveva trovare oppure Gorm che mostrava a Qiral quanto erano grandi i suoi poteri.
Altre volte instauravano delle conversazioni parlando del poi e del meno, anche se in realtà Qiral parlava e Gorm ascoltava, quando Qiral faceva delle domande a Gorm su di lui, Gorm rispondeva prima nella sua lingua poi provava a mimare o indicare quello che stava dicendo.

Mars e Qiral rimasero per due mesi sull’isola e Mars aveva finalmente finito di costruire una barca che non affondasse, piena di cibo e acqua, con delle vele fatte di foglie e un’ancora, anche se in realtà era un grosso masso legato a una fune e poi non aveva dei letti per permettere ai due di riposare.
Mars era pronto, ma decise di non partire subito, perché? Mars ha sempre evitato il discorso dicendo “You’ll find out soon enough.” senza dare nessun indizio preciso.

Quel giorno finì come ogni altro, Qiral, Mars e Gorm riposavano tranquillamente… tutti tranne Mars, lui si armò di tutti gli attrezzi che si era costruito durante la sua permanenza sull’isola, si assicurò che Gorm stesse dormendo e quando fu sicuro che lui fosse in sonno profondo si diresse verso il vulcano, che Gorm usava come appoggio quando doveva riposarsi, e iniziò a scalare il vulcano con l’aiuto dei suoi utensili da lavoro finché non raggiunse il volto di Gorm.
Mars sapeva che la parte più difficile arrivava adesso, doveva scalare anche il volto di Gorm per raggiungere il suo obbiettivo, con il cuore che batteva all’impazzata ad ogni passo lui si faceva avanti nella sua missione finché alla fine non raggiunse l’orbita del terzo occhio.
Con la sua forza si aprì una strada scavando nella pietra, finché non buttò giù il muro che lo separava dalla gigantesca gemma che Gorm aveva come terzo occhio, con piccone e lancia provò ad estrarla facendo leva senza successo, provò a scavare ulteriormente le pareti per allargarle ma nel farlo si consumò il piccone.
Mars aveva le vesciche alle mani, gli rimase solo la lancia e con rabbia e frustrazione iniziò a colpire la gemma sempre più forte, mentre le sue mani si riempivano di schegge e sangue lui colpiva la gemma pensando che avrebbe potuto prenderla anche a pezzi mentre si ripeteva mentalmente “I’ll go no where without this gem!!!” quando finalmente si formò una crepa sulla gemma, da essa si vedeva una luce provenire dall’interno, Mars con le mani doloranti continuò a colpire la gemma incrinandola sempre di più finché Gorm alla fine non si svegliò.
Ma fu un risveglio molto breve perché con l’ultimo colpo Mars aveva distrutto del tutto la gemma e la luce usciva da essa si trasformò in una specie di fiume di luce che travolse Mars che lo consumò fino a ridurlo in polvere, mentre la luce scorreva dall’orbita di Gorm, lui urlava di dolore così forte che sembrava stesse facendo tremare la terra.
Qiral si svegliò all’improvviso sentendo l’urlo assordante di Gorm, mentre quest’ultimo di dimenava tra urla disumane il suo corpo stava cadendo letteralmente a pezzi, le braccia di legno si polverizzarono nel momento in cui cercò di fermare il fuori uscire della luce dalla sua orbita facendo di conseguenza uscire fiumi di lava dal suo corpo mentre il fuoco sulla sua testa si era esteso fino a ricoprire tutta la sua faccia dandogli un aspetto demoniaco.
Ma quando il suo sguardo si posò sul viso impaurito del bambino, Gorm con le sue ultime forze desiderò solo due cose: impedire che altri estranei raggiungessero la sua isola e proteggere il suo piccolo amico. Così creò una distorsione spaziale attorno alla sua isola e fece avvolgere Qiral in un guscio di luce che lo avrebbe protetto per l’eternità e come protezione ulteriore lo nascose dove nessuno avrebbe avuto il coraggio di andare: all’interno del vulcano, reso di nuovo attivo da Gorm in punto di morte. Quando Gorm finì di urlare, di lui restò solo un guscio vuoto che in un secondo si trasformò in un’espansione della sua isola, mentre il guscio dove aveva nascosto Qiral iniziò a sprofondare all’interno di una pozza vulcanica estremamente profonda.
L’occhio di Gorm si divise in cinque grazie all’intervento di Mars, ma non perse il suo potere, quei cinque pezzi più piccoli si trasformarono in cinque occhi della vita che si diressero in dei punti specifici della nuova isola di Gorm, diventando gli occhi dei cinque popoli dei Gormiti.
   
 
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