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Autore: Ellygattina    11/08/2022    1 recensioni
Chifuyu non ammetterebbe mai di aver bisogno di aiuto ma per fortuna a Baji non servono le parole per capirlo e la sua presenza nelle vicinanze in un freddo pomeriggio d'inverno si rivela fondamentale per evitare brutte conseguenze dopo l'ennesima rissa. Sarà forse l'occasione giusta per conoscere un aspetto del suo capitano che l'ha sempre incuriosito?
(Storia presente anche su AO3 con lo stesso nickname.)
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chifuyu Matsuno, Keisuke Baji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Doveva essere passato parecchio ormai ma Baji, nonostante il freddo, non aveva ancora smesso di tenere discretamente d'occhio il complesso di vecchi capannoni industriali in disuso dietro i quali aveva visto sparire Chifuyu insieme a un buon numero di ragazzi che non conosceva.

Non sapeva nemmeno lui perché lo stesse facendo, visto che non era certo affar suo dove andava l'amico dopo la scuola, ma qualcosa nel loro atteggiamento l'aveva insospettito, spingendolo ad appoggiarsi a un muretto in posizione strategica e fingere di aspettare qualcuno con il telefono in mano. Strano posto per un appuntamento, in realtà, ma era l'unico modo per restare nei paraggi, pronto a intervenire in caso di bisogno, senza farsi notare troppo.

Finalmente delle voci in avvicinamento attirarono la sua attenzione e il ragazzo alzò di poco lo sguardo dallo schermo aspettandosi di vedere Chifuyu che rideva e scherzava con i suoi amici.

Solo allora gli venne in mente che il suo vice, con ogni probabilità, gli avrebbe chiesto cosa ci facesse lì, arrabbiandosi di sicuro appena avesse scoperto che li stava tenendo d'occhio perché era preoccupato per lui, ma non accadde nulla e dopo pochi secondi si rese conto stupito che non c'era.

Guardò bene i nuovi arrivati e anche da lontano si accorse che alcuni portavano in faccia gli inconfondibili segni di una rissa appena terminata.

A quel punto era fin troppo chiaro cosa fosse successo e l'irritazione montò all'istante insieme al timore per l'amico. Da solo contro tanti avversari, non c'era da stupirsi che persino un abile combattente come Chifuyu si fosse trovato in difficoltà ma nessuno poteva alzare le mani sulle persone a cui teneva e sperare di farla franca!

«Ehi, stronzi! Dov'è il ragazzo che era con voi poco fa?» li chiamò aggressivo, avvicinandosi a grandi passi mentre legava i lunghi capelli neri perché non lo intralciassero nello scontro imminente.

«Vuoi prenderle anche tu, bastardo? Non credere che ci andremo leggeri perché sei da solo!» abbaiò subito uno di loro.

«Quel ragazzo è mio amico e sarò io a non andarci leggero!» rispose con rabbia, colpendo con un pugno a tutta forza il tizio più vicino.

Non ci volle molto perché fossero tutti in condizioni di non nuocere e a quel punto Baji afferrò per il bavero della giacca quello che aveva avuto la pessima idea di minacciarlo.

«Deve venire a pestarvi tutta la Toman o mi dici dov'è il mio amico?» domandò ancora con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono, godendosi per un attimo l'espressione inorridita sul volto del suo avversario, che si affrettò a indicargli il capannone più lontano per poi scusarsi con voce tremante.

«Non è a me che devi chiedere scusa, idiota, ma non farti trovare qui al mio ritorno» rispose infastidito, lasciandolo cadere a terra con la massima noncuranza per andare in cerca del suo vice.

Avrebbe dovuto ricordare a Chifuyu di non farsi problemi a dirgli se aveva bisogno di una mano, anche se sapeva che il ragazzo, con ogni probabilità, non l'avrebbe mai fatto. Era troppo orgoglioso per chiedere aiuto in uno scontro, e in fondo gli era piaciuto fin dall'inizio anche per questo.

Con i sensi tesi al massimo per evitare eventuali attacchi improvvisi dalla persona che stava cercando, raggiunse rapido ma silenzioso il posto che gli era stato indicato. Doveva riconoscere che era un luogo perfetto per pestare qualcuno senza essere disturbati e ringraziò mentalmente per aver deciso di fare quella piccola deviazione sulla strada verso casa che gli aveva permesso di intravedere in lontananza l'amico e seguirlo fin lì.

Non che la sua presenza fosse servita a molto, visto che erano andati a rifugiarsi nel capannone più lontano dal punto in cui si trovava, ma in questo modo poteva almeno soccorrerlo in fretta.

Purtroppo la moto era rimasta a casa quel giorno e sperò che Chifuyu fosse in grado di camminare o sarebbe stato un problema raggiungere l'ospedale.

Poteva sempre chiamare un'ambulanza, certo, ma avrebbero avuto sicuramente un sacco di problemi in più, e il fatto che il suo vice, nel sentire qualcuno in avvicinamento, non avesse ancora provato a stenderlo gli riportava alla mente dei brutti ricordi che aumentavano solo il nervosismo.

Si concesse un piccolo sospiro di sollievo quando trovò finalmente la porta dell'ultimo capannone ma l'assoluto silenzio che regnava nell'edificio non gli permise di gioire a lungo.

Varcò piano la soglia aspettandosi un calcio o un pugno ma non successe nulla e continuò quindi ad avanzare con cautela nella stanza semibuia e ingombra di oggetti di ogni genere che individuava all'ultimo istante grazie a sporadici raggi di sole che filtravano qua e là da vecchie finestre poste in alto.

Il rischio di inciampare in qualcosa di invisibile era continuo e Baji, sempre più consapevole della pericolosità del luogo, che poteva inoltre fornire una quantità impressionante di armi improprie, faticava davvero a mantenere la calma mentre scrutava ovunque il suo sguardo riuscisse a spingersi. Com'era possibile che non avesse ancora trovato traccia dell'amico?

Si stava giusto chiedendo se non fosse il caso di provare a chiamarlo quando qualcosa di conosciuto attirò finalmente la sua attenzione, facendogli balzare il cuore in gola.

Sollevato e preoccupato insieme, si avvicinò rapido diminuendo pericolosamente la cautela, una battuta scherzosa già pronta sulle labbra che si augurava avrebbe ricevuto risposta, ma arrivato a pochi passi dal suo obiettivo lo vide riverso su un mucchio di oggetti non bene identificati, tremendamente immobile.

L'ultimo sole che entrava da una finestra a qualche metro da loro faceva risaltare i suoi capelli biondi e Baji, con il terrore che gli serrava la gola, lo raggiunse in due falcate, chinandosi svelto su di lui per sentirgli il polso e valutarne le condizioni, per quanto possibile, mentre lo chiamava con urgenza. Era forse arrivato troppo tardi? Non poteva crederci!

Gli ci volle qualche secondo per capire che l'amico, per fortuna, non sembrava aver riportato gravi danni ma non rispondeva comunque ad alcuno stimolo e alla fine il più grande, ormai incapace di ragionare per il panico che montava sempre di più nel vederlo così inerte, fece per sollevarlo, augurandosi di riuscire da solo a caricarselo sulle spalle e portarlo di corsa in ospedale. Un'idea piuttosto stupida e pericolosa, si sarebbe detto più tardi, ma al momento gli parve l'unica soluzione sensata per non perdere altri minuti che avrebbero potuto essere molto preziosi.

Chifuyu, però, dovette percepire, in qualche modo, un maldestro tentativo di spostarlo contro la propria volontà e aprì lentamente gli occhi con un lieve gemito, facendo bloccare all'istante l'amico.

La sua aria confusa e sofferente lo spaventò non poco ma l'aver ripreso conoscenza era sicuramente un buon segno.

Purtroppo lo sforzo di rialzarsi da solo fallì miseramente ma Baji fu svelto a sostenerlo e guidarne il movimento, cercando, allo stesso tempo, di mantenere la calma per il bene di entrambi.

«Ehi, piano» disse a bassa voce, aiutandolo a mettersi seduto con la massima cautela, e solo quando fu di nuovo dritto, in posizione più o meno stabile, l'altro ragazzo parve accorgersi della sua presenza.

«E tu che ci fai qui?» domandò sorpreso.

«Questo dovrei chiedertelo io, scemo! Che ti è saltato in mente di venire qui da solo?» non poté fare a meno di sgridarlo guardandolo storto.

L'espressione stupita sul volto di Chifuyu, che Baji si augurava non fosse davvero così pallido come sembrava, si intensificò per un attimo ma il più giovane si riprese in fretta.

«Avevo la situazione sotto controllo» si difese leggermente imbronciato nel chiaro tentativo di darsi un tono, senza però sostenere il suo sguardo.

«Ti stavi solo riposando in questo schifo di posto, infatti» lo contraddisse subito l'altro, rabbrividendo al pensiero di cosa avrebbe potuto succedergli, lì da solo per chissà quanto tempo, se non avesse deciso di aspettarlo a poca distanza dai capannoni. E se non fosse riuscito ad alzarsi e chiedere aiuto? Era troppo tranquillo per una situazione del genere e non era affatto un buon segno. Il ragazzo che conosceva avrebbe dovuto essere già in piedi a inveire contro chi aveva osato ridurlo in quel modo ed era sempre più preoccupato nel vederlo invece seduto a terra, con la schiena appoggiata alla parete, a parlargli con calma come se fossero abituati a incontrarsi lì. Avrebbe dovuto chiamare un'ambulanza, cercando di inventarsi una storia plausibile per coprire entrambi nei pochi minuti precedenti all'arrivo dei soccorsi?

Nel frattempo vide i suoi occhi trafiggerlo per quella battuta, uscitagli più brusca di quanto fosse sua intenzione, e nonostante il lampo di sofferenza che li attraversò al semplice gesto di sollevare la testa verso di lui, quel tocco di normalità fu comunque sufficiente a tranquillizzarlo un minimo e l'amico approfittò del suo silenzio per cambiare discorso.

«Dobbiamo andarcene da qui» gli ricordò con un brivido e Baji dovette dargli ragione. Di lì a poco non sarebbero più riusciti a vedere nulla e non poteva permettersi di cadere mentre lo aiutava a camminare. Dovevano raggiungere al più presto una strada illuminata o avrebbero rischiato di farsi male sul serio. Senza contare che lì non c'era nulla che potesse proteggerli dal gelo dell'inverno, particolarmente intenso quel giorno, che entrava indisturbato da piccole e grandi aperture intorno a loro insinuandosi ovunque nonostante i vestiti. Considerando poi che l'amico doveva essere rimasto a contatto con il pavimento umido per chissà quanto, era proprio il caso di sbrigarsi a tornare a casa.

«Ti aiuto ad alzarti» disse subito premuroso, tendendo le braccia verso di lui per accompagnarne il movimento.

«Posso fare da solo» protestò Chifuyu imbarazzato ma non lo respinse una seconda volta quando Baji, incurante delle sue parole, lo sollevò comunque facendosi passare un suo braccio intorno alle spalle.

«Devo portarti in ospedale?» chiese preoccupato poco dopo. Lo sentiva appoggiarsi stranamente a lui mentre avanzavano piano in quella stanza che sembrava ancora più grande di quando era entrato - il che era tutto dire - e non gli era sfuggita la smorfia che aveva fatto mentre lo rialzava da terra. Non un suono gli era uscito dalle labbra ma conoscendolo era certo che si fosse semplicemente trattenuto per non farlo preoccupare.

«No, adesso mi passa» lo tranquillizzò piano Chifuyu con un sorriso che gli scaldò il cuore, cercando allo stesso tempo di raddrizzarsi un minimo per non pesargli addosso.

«Appoggiati a me se hai bisogno. Manca solo che svieni adesso» si affrettò a dirgli, sempre più tentato di farlo sedere di nuovo da qualche parte e chiamare i soccorsi. Il suo vice aveva preso sicuramente un brutto colpo alla testa e Baji sapeva bene quanto la cosa potesse essere grave.

«Non sto per svenire!» ribatté l'amico in tono quasi offeso facendolo ridere. Non era certo un insulto ma il ragazzo al suo fianco sembrava pensare il contrario...

La porta che il più grande aveva lasciato aperta entrando si materializzò in quel momento a pochi passi da loro, visibile solo grazie a un lampione in lontananza che mostrò loro la sagoma del vano, ed entrambi tirarono impercettibilmente un sospiro di sollievo. La situazione in fondo non era migliorata granché ma quanto bastava per affrontare con più sicurezza quegli ultimi metri nell'oscurità crescente. Se non altro, la parte più difficile del percorso era finita senza danni per nessuno di loro ed era già un ottimo risultato. Restava ancora un po' di strada da fare ma sarebbe stato sicuramente più facile.

Sempre camminando lentamente, raggiunsero di lì a poco una via bene illuminata, arrivando infine alla loro meta.

Chifuyu sembrava essersi un po' ripreso dai colpi ricevuti ma il freddo doveva essergli ormai entrato nelle ossa, impedendogli di aprire la porta dell'appartamento in cui viveva con la madre per il tremito che lo scuoteva.

Dopo qualche tentativo andato a vuoto, il più grande, sia pure in condizioni non molto diverse, fu sul punto di prendergli le chiavi o guidargli almeno la mano per velocizzare le cose ma alla fine l'amico riuscì a centrare da solo la serratura e di lì a poco il tepore del riscaldamento oltre la soglia diede a entrambi un immediato sollievo.

Chifuyu, con un sorriso stanco sulle labbra, cercò di dirigersi verso il calorifero più vicino ma Baji, preoccupato per il suo pallore, preferì puntare dritto verso camera sua con l'intenzione di farlo stendere sul letto, possibilmente al caldo sotto le coperte.

Come immaginava, il padrone di casa insistette invece per farsi accompagnare sul divano, dove fu costretto a sdraiarsi senza possibilità di appello dopo un breve battibecco. In realtà il più giovane avrebbe voluto semplicemente sedersi per qualche minuto in attesa di trovare la forza di andare a medicarsi lividi e piccole ferite ma il suo capitano era di ben altro avviso.

«Ora stai qui e non muoverti. Penso a tutto io» gli ordinò, trattenendolo sui cuscini con un'espressione a metà tra il preoccupato e il minaccioso finché non percepì la sua resa in un tempo molto più breve del previsto. In occasioni normali, Chifuyu non gliel'avrebbe data vinta così facilmente ma quel giorno, con enorme sorpresa dell'amico, non oppose più di tanto resistenza. Era stanco e infreddolito e almeno con se stesso poteva ammettere che il cambio di posizione era stato fin troppo piacevole per il suo corpo dolorante.

«Non ce n'è bisogno. Cinque minuti e mi alzo, promesso» provò comunque a ribattere per abitudine. Sapeva bene, in realtà, che se Baji gli avesse dato ascolto per chissà quale miracolo, ne sarebbero passati molti di più ma tutte le attenzioni che gli stava dando, sebbene forse necessarie dopo una rissa dall'esito disastroso, iniziavano a metterlo a disagio. Una parte di lui gli avrebbe permesso ben altro che aiutarlo così tanto in quel frangente ma non era pronto a dimostrarglielo e l'ultima cosa che voleva era farlo preoccupare ancora di più - o peggio, insospettire - mostrandosi troppo docile.

«Senza offesa ma hai un pessimo aspetto, sai? Lascia almeno che ti dia una mano, se proprio non vuoi andare in ospedale» rispose Baji dopo avergli lanciato un'occhiata indagatrice.

«Tranquillo, posso fare da solo» insistette il ragazzo provando ad alzarsi per dimostrargli che non era messo poi così male ma l'accenno di movimento bastò a fargli perdere di nuovo il poco colore che aveva riguadagnato per la fitta che si propagò all'istante in tutto il corpo, costringendolo a desistere.

«Come no. Lo sai anche tu che non ci riusciresti» ribatté l'amico preoccupato, cercando intanto di capire cosa avrebbe dovuto fare. Si era accorto fin troppo bene che la situazione non doveva essere affatto rosea come Chifuyu voleva fargli credere ma capiva anche la sua riluttanza ad andare in ospedale senza motivo. In fondo erano ben consapevoli che un po' di dolore fosse del tutto normale dopo aver avuto la peggio in una rissa con tanti avversari, che di sicuro, da quel poco che aveva visto, avevano approfittato di ogni occasione per attaccare in gruppo, e si augurava che il suo vice non fosse così stupido da sottovalutare a tal punto i sintomi di qualcosa di più grave. Non sarebbe stata certo la prima volta che minimizzava un problema, in realtà, ma in fondo non sembrava avere disturbi particolari e per qualche graffio e livido non valeva certo la pena di passare ore al pronto soccorso, con il rischio magari di finire entrambi nei guai con la legge, visto che di certo l'avrebbe accompagnato. Lo stordimento iniziale, per fortuna, era svanito presto e la cosa più strana e inspiegabile che avesse notato in lui, ad essere sincero, era quel continuo rifiutare con tanta testardaggine il suo aiuto - che tra l'altro gli aveva già dato in occasioni simili - ma non credeva potesse valere da sola come prova di gravi danni al cervello. Non ne capiva il motivo ma poco importava visto che non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo a se stesso finché la signora Matsuno non fosse tornata a casa. Era uno dei tanti vantaggi di abitare nello stesso condominio e avevano sempre sfruttato la cosa per sostenersi a vicenda in caso di bisogno.

«Mi hai scambiato per una principessa o qualcosa del genere, per caso? So badare a me stesso!» stava intanto dicendo Chifuyu, irritato per l'ennesimo fallimento della giornata davanti al ragazzo che ammirava tanto, rifilandogli una seconda occhiataccia che fece sorridere Baji. «Dovresti saperlo che non bastano due pugni per mettermi fuori gioco» aggiunse con orgoglio, sperando di convincerlo a lasciarlo in pace. Non che gli dessero davvero fastidio le premure dell'amico - che tra l'altro non aveva tutti i torti a preoccuparsi per le sue condizioni, a pensarci bene -, ma non era abituato a farsi accudire e l'idea che fosse proprio il suo capitano a farlo mentre stava così male gli dava delle strane sensazioni che un po' lo spaventavano. Era normale sentirsi così quando certe attenzioni arrivavano da una persona tanto speciale?

«Lo so, infatti, ma ti conosco abbastanza da sapere che in queste cose non posso fidarmi ciecamente di quello che dici» rispose Baji con naturalezza, ricordandogli tra le righe altri episodi in cui forse Chifuyu aveva fatto l'errore di sottovalutare qualcosa che non avrebbe dovuto. «E tu stesso mi hai appena dimostrato che non posso lasciarti solo finché non torna tua madre, principessa» aggiunse subito dopo con un sorrisetto divertito, calcando bene la voce sull'ultima parola.

«Ehi!» protestò il più giovane arrossendo violentemente, deciso questa volta ad alzarsi a qualunque costo per dimostrargli che si sbagliava, ma il suo gatto scelse proprio quel momento per spuntare da chissà dove e saltargli sulle gambe, bloccandolo sul divano a metà dell'opera.

«Ciao, Peke J! Mi aiuti tu a curare il tuo padrone?» lo salutò Baji con un gran sorriso facendogli una carezza sulla testa a cui l'animale rispose con un sonoro miagolio, accomodandosi poi in grembo all'altro ragazzo come se volesse davvero tenerlo fermo.

«Guarda che tu dovresti aiutarmi» gli fece notare Chifuyu con gli occhi bassi nel tentativo di nascondere il rossore sul viso per la rabbia e l'imbarazzo mentre coccolava a sua volta il pelo morbido di Peke J, che andava incontro beato alla sua mano facendo le fusa senza dar segno di averlo sentito. Sembrava quasi fare apposta a dar sempre retta al suo migliore amico nei momenti peggiori ma sapevano tutti e tre che non l'avrebbe mandato via dalle sue gambe. Amava troppo quel gatto per non apprezzare simili dimostrazioni d'affetto, soprattutto quando qualcosa non andava ed era quindi segretamente contento di ricevere a sua volta un po' di coccole feline.

«Infatti ti sta aiutando» lo corresse allegramente Baji, ignorando il borbottio di protesta decisamente poco convincente del suo vice mentre si sdraiava di nuovo.

«Dai, ci vorrà poco per rimetterti in sesto, lo sai» lo rassicurò, sparendo poi in corridoio per andare a prendere l'occorrente, e a Chifuyu non restò altro da fare che rilassarsi sui cuscini con gli occhi chiusi per dare un po' di sollievo alla testa che sembrava davvero sul punto di scoppiare.

«Ti stai addormentando?» chiese poco dopo Baji, appena rientrato nella stanza con il kit di pronto soccorso.

«No» rispose subito il più giovane, voltandosi verso di lui e incrociandone suo malgrado l'espressione preoccupata.

«Ti fa male la testa, vero?» domandò ancora il suo infermiere, serio come raramente l'aveva visto, e Chifuyu capì, con leggero imbarazzo, che non avrebbe avuto senso mentire.

«Sì» ammise a malincuore abbassando la voce «ma non preoccuparti. Non è niente di grave» cercò di rassicurarlo senza distogliere gli occhi da Peke J, che nel frattempo si era sistemato meglio sulle sue gambe continuando a fare le fusa a tutto volume, evidentemente intenzionato a dormire lì.

«Potrebbe esserlo però. È meglio se ti fai vedere da un medico» insistette preoccupato l'altro dopo un attimo di riflessione e Chifuyu alzò lo sguardo verso di lui con uno strano misto di emozioni. Non conosceva i dettagli ma sapeva che l'amico, per qualche motivo, era molto sensibile sull'argomento. Nonostante apprezzasse fin troppo la sua attenzione nei suoi confronti, però, era abbastanza sicuro che non ci fosse ragione di preoccuparsi tanto e non aveva intenzione di passare la serata al pronto soccorso per qualche pugno.

«Tranquillo, sto bene. È solo una botta» lo rassicurò con un sorriso che parve rasserenarlo almeno in parte con suo enorme sollievo.

«Sei più testardo di un mulo, lo sai?» sospirò Baji esasperato.

«Senti chi parla» non poté fare a meno di rispondergli Chifuyu, guadagnandosi un'occhiataccia che finse di non vedere.

«Hai la nausea?» chiese ancora l'amico.

«No.»

«Sicuro?»

«Sì, mamma.»

«Hai poco da sfottere, sai?»

«Ti ho detto che sto bene!»

«D'accordo, ti credo. Vedi di non farmene pentire però» si arrese Baji con un sospiro. Si rendeva conto che stava insistendo troppo ma quello che era successo a Shinichiro Sano poco più di un anno prima continuava a tornargli in mente e non si sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa di brutto anche a Chifuyu perché aveva sottovalutato dei segnali importanti. Era anche vero, però, che il suo vice gli aveva assicurato più volte che non era nulla di grave e anche la situazione era sicuramente molto diversa. Decise quindi di dargli fiducia come sempre, visto che a quel ragazzo avrebbe affidato, senza pensarci due volte, la sua vita e quella dei suoi amici.

Da parte sua il più giovane alzò gli occhi al cielo a quell'ultima frase e per un attimo fu sul punto di chiedergli perché reagisse così ogni volta che qualcuno prendeva anche solo un lieve colpo alla testa. Intuiva però che fosse un discorso delicato e quello non era certo il momento più adatto per nessuno dei due.

Vedendo l'espressione dell'amico, chiaramente ancora dubbioso, decise di smetterla e lasciarlo fare nella speranza che si calmasse. Era molto agitato da quando si erano incontrati, chissà come, in quel capannone e in fondo non era certo la prima volta che gli permetteva di medicarlo dopo una rissa.

«D'accordo, hai vinto tu. Fai quello che devi» si arrese con un sospiro fingendosi esasperato e Baji lo fissò interdetto per un attimo prima di sorridere trionfante per quella vittoria inaspettata.

Per fortuna evitò qualunque commento che di sicuro avrebbe fatto pentire all'istante il più piccolo della sua decisione ma l'ombra di sollievo nel suo sguardo non sfuggì agli occhi attenti di Chifuyu, che non poté fare a meno di sorridere a sua volta sentendosi in colpa e lusingato allo stesso tempo.

Rilassato dalle fusa di Peke J e dal tepore della stanza - non certo dalla presenza e dai gesti dell'amico, cercò di convincersi con fermezza -, si mise quindi più comodo sul divano affidandosi alle sue cure.

Dopo avergli chiesto se voleva la coperta che teneva ai piedi del letto - che Chifuyu rifiutò per non far allontanare il gatto -, il suo capitano gli scostò piano i capelli, scoprendo che si era già formato un bernoccolo nel punto in cui aveva sbattuto cadendo. Per fortuna non c'erano ferite e Baji gli passò il sacchetto di ghiaccio istantaneo da tenere sulla botta mentre lui si occupava del resto. Il freddo stava passando, ora che si trovavano di nuovo in un ambiente caldo, e il più giovane cercò di reprimere il fastidio provocato dal contatto gelido concentrandosi sul resto. In fondo, a parte il bruciore del disinfettante e qualche fitta di dolore, non era una situazione così spiacevole, vista la delicatezza con cui l'amico si occupava di lui, scusandosi inoltre a modo suo per ogni smorfia o sussulto che il suo vice non riusciva a trattenere. Era sempre molto attento in simili occasioni e quel giorno ancora di più. Doveva essersi spaventato davvero tanto e il biondo provò di nuovo quella strana sensazione di piacere e senso di colpa mentre si chiedeva, per l'ennesima volta, come avesse fatto a trovarlo. Non ebbe il coraggio di chiederglielo in quel momento, però, limitandosi quindi a godere in silenzio di quelle piccole attenzioni un po' impacciate ma stranamente dolci.

Ogni tanto il più grande gli diceva qualcosa per tenerlo sveglio a cui Chifuyu si sforzava di rispondere a tono. La stanchezza della giornata si faceva sentire sempre di più ma non aveva intenzione di addormentarsi in sua presenza. Non voleva spaventarlo di nuovo e in fondo, nonostante l'imbarazzo che provava in certi momenti, gli piaceva molto l'atmosfera che si creava quando erano solo loro due.

«Allora, è stato così terribile?» chiese Baji per prenderlo un po' in giro quando ebbe finito di spalmargli la pomata per le contusioni sull'ultimo livido.

«No, per questa volta sono ancora tutto intero» scherzò Chifuyu divertito.

«Come sarebbe a dire?» protestò l'altro fingendosi offeso.

Per tutta risposta, il padrone di casa scoppiò a ridere e il suono risollevò all'istante il morale del più grande. L'aveva fatto preoccupare parecchio quel pomeriggio ma se aveva voglia di rispondergli in quel modo, doveva sentirsi molto meglio.

«Grazie, Baji-san» disse poco dopo il ragazzo con un bel sorriso quando riuscì a fermarsi.

«Non dirlo neanche ma la prossima volta avvertimi quando finisci nei guai» rispose serio l'amico ma si vedeva dallo sguardo che quelle semplici parole gli avevano fatto piacere. «O almeno evita di andare in posti così pericolosi. Hai rischiato davvero grosso» aggiunse subito dopo.

«Non è stata colpa mia» ribatté imbarazzato Chifuyu, avvertendo uno strano brivido lungo tutta la schiena. Era strano sentirsi rimproverare in quel modo proprio da lui, che non faceva altro che mettersi nei guai, ma gli dava l'illusione di essere davvero speciale ai suoi occhi. Sicuramente la sua immaginazione gli stava giocando dei brutti scherzi ma era comunque una bella sensazione.

«Certo, come no» sbuffò Baji. «Dubito ti abbiano trascinato lì a forza» gli fece notare e l'altro arrossì all'istante, cercando comunque di giustificarsi in qualche modo.

«Vuoi un antidolorifico?» chiese il più grande poco dopo, interrompendo le sue proteste sconclusionate che mettevano a dura prova la sua pazienza. Non voleva litigare proprio quel giorno ma non era sicuro di riuscire a trattenere le rispostacce ancora a lungo dopo quello che aveva passato quel pomeriggio per colpa sua.

Stranamente Chifuyu accettò subito e il suo infermiere, sorpreso e preoccupato, gli portò un bicchiere d'acqua aiutandolo poi a mettersi seduto - incurante delle rimostranze per nulla convincenti - prima di accomodarsi piano accanto a lui appena Peke J permise al suo padrone di appoggiare i piedi sul pavimento.

«Come facevi a sapere che ero lì?» domandò il più giovane qualche istante dopo, incapace di trattenere oltre la curiosità e bisognoso di distrarsi da quella vicinanza che negli ultimi tempi gli provocava strane sensazioni. Non ricordava di avergli detto della discussione avuta il giorno prima con quei ragazzi, che gli avevano poi proposto di risolvere la questione in un luogo in cui nessuno li avrebbe interrotti di nuovo, e l'amico non poteva essersi inoltrato in quel vecchio complesso industriale per puro caso.

«Ti ho visto con quei tizi mentre tornavo a casa e mi è sembrato ci fosse qualcosa di strano, così vi ho seguiti» rispose con semplicità Baji stupendo il più piccolo. «Scusa per non averti dato una mano ma ho capito solo quando sono tornati senza di te che doveva esserti successo qualcosa senza che me ne accorgessi» aggiunse poi dispiaciuto evitando il suo sguardo.

«E mi hai aspettato al freddo per tutto il tempo?» chiese ancora Chifuyu, sempre più stupito. Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto tra quei vecchi edifici ormai in rovina ma era certo che il campo di battaglia non fosse vicino alla strada.

«Sì...» confermò Baji come se fosse un particolare di nessuna importanza. «Ma comunque non era freddo» aggiunse deciso.

«E a me non era successo nulla» ribatté l'amico prima di riuscire a trattenersi.

«Stai scherzando spero! Hai idea di come ti ho trovato?» protestò l'altro con più foga del necessario.

«Eri preoccupato per me?» domandò stupidamente Chifuyu. Avevano sviluppato da subito un ottimo rapporto, e il suo capitano aveva già dimostrato fin troppo di tenere molto a lui quel pomeriggio e non solo, ma l'idea che l'avesse seguito e aspettato al freddo tanto a lungo per un semplice sospetto lo riempiva di gioia e incredulità al tempo stesso. E pensare che quel giorno a scuola, quando si erano incontrati la prima volta, era andato a cercarlo per attaccar briga...

«Ovvio! Dove lo trovo un altro vicecapitano come te?» rispose Baji con un gran sorriso e Chifuyu non seppe se essere più lusingato o deluso, anche se non era sicuro nemmeno lui di cosa avrebbe voluto sentirsi dire. Incassò il colpo in silenzio però, cercando intanto di concentrarsi sull'aspetto positivo dell'affermazione nella speranza che il più grande non capisse cosa gli passava per la testa.

«E un amico come te» aggiunse poi a voce più bassa dopo un attimo di silenzio.

A quelle parole Chifuyu spalancò gli occhi e si voltò a guardarlo, incapace di credere alle sue orecchie. Forse aveva picchiato la testa troppo forte e stava immaginando tutto ma l'improvviso imbarazzo del suo capitano - per quanto insolito da parte sua - era un'ottima prova che non doveva essersi sbagliato di molto e non poté trattenere un sorriso mentre il cuore aumentava i suoi battiti e una strana sensazione di calore si irradiava dal petto in tutto il corpo.

«Non c'era bisogno che ti disturbassi ma grazie» riuscì a rispondere dopo qualche secondo, accortosi dal suo sguardo che il silenzio si stava protraendo troppo a lungo. Per un attimo ebbe l'impulso di rigirargli la domanda, o fargli comunque capire che anche per lui era speciale, ma le parole non gli uscirono.

«Sei davvero testardo» sbuffò Baji con un mezzo sorriso, trattenendosi a fatica dal ribattere ancora. Non era affatto d'accordo con quell'affermazione ma in fondo sapeva che il suo vice non gli avrebbe mai dato ragione su una cosa del genere, e a pensarci bene non aveva alcun diritto di rimproverare quel ragazzo, per certi versi molto più maturo e affidabile di lui, quando era abituato a fare di peggio, negando poi di essersi messo nei guai con maggiore veemenza.

«Ti ascolti quando parli?» brontolò Chifuyu ma si capiva dallo sguardo che non era davvero infastidito.

«Potrei dirti la stessa cosa» rispose Baji ridendo per la sua espressione imbronciata nella speranza di distrarre entrambi. La reazione dell'amico a quelle parole che aveva pronunciato senza pensarci gli aveva fatto uno strano effetto e sentiva il bisogno di ricreare al più presto un'atmosfera normale. Era consapevole di essere arrossito a sua volta di fronte ai suoi occhi improvvisamente brillanti e all'espressione felice come non mai per quella frase normalissima e l'idea lo spaventava parecchio. Non era la prima volta che succedeva con Chifuyu ma non trovava il coraggio di parlarne con nessuno per chiedere spiegazioni.

Funzionò, per fortuna, perché il più giovane cercò prevedibilmente di non dargli la soddisfazione di averlo messo con le spalle al muro. Gli piacevano quelle schermaglie giocose tra loro due e aveva l'impressione che per il suo vice fosse lo stesso, visto l'entusiasmo con cui gli rispondeva ogni volta.

«Come va?» domandò Baji alla fine dello “scontro” per spezzare il fastidioso silenzio creatosi appena il biondo aveva esaurito gli argomenti per ribattere.

«Meglio.»

«Sicuro?» non poté trattenersi dal chiedere di nuovo, tenendo d'occhio l'amico per cercare di capire se mentiva.

Per tutta risposta il ragazzo sbuffò, all'apparenza infastidito, ma questa volta sorrideva. Era davvero una fortuna che avesse un ottimo carattere o quel giorno avrebbe rischiato sul serio di mettere fine al loro rapporto.

«Perché fai così?» domandò il più giovane come se non fosse successo niente.

«Così come?»

«Perché reagisci così quando qualcuno prende un colpo alla testa? L'ho già notato altre volte» spiegò incuriosito.

Bastò questo per vedere l'amico irrigidirsi e distogliere lo sguardo, improvvisamente triste e pensieroso, mentre un silenzio pesante riempiva la stanza.

«Scusa, io... Se non vuoi dirmelo, non importa» cercò di rimediare imbarazzato. Non si aspettava una simile reazione e iniziò a maledirsi mentalmente per quella domanda che gli era uscita spontanea.

«No, hai ragione. Avrei dovuto dirtelo» ammise piano il ragazzo e Chifuyu lo guardò sorpreso con il cuore che batteva forte al pensiero che il suo capitano volesse confidargli un segreto che gli altri evidentemente conoscevano, visto che non avevano mai dato segni di sorpresa o fastidio in questi casi.

Baji, sia pure un po' esitante, gli parlò quindi della morte di Shinichiro per mano del suo amico Kazutora durante un tentativo di furto nel suo negozio di moto mentre il più piccolo, sconvolto per una verità che non avrebbe mai immaginato, pendeva dalle sue labbra senza quasi respirare.

«Scusa, non avrei dovuto chiedere» disse alla fine dispiaciuto.

«Non mi hai costretto a dirti nulla» gli fece notare l'altro con un sorriso triste.

Il suo vice dovette riconoscerlo ma questa consapevolezza non gli impedì di sentirsi in colpa. Correggendogli le lettere che avrebbe mandato a Kazutora in riformatorio, aveva capito che per lui era una persona speciale e sapeva anche che l'amico conosceva Mikey e la sua famiglia fin da piccolo. Doveva essere stato terribile assistere a quella tragica fatalità senza poter fare nulla per evitarla.

«Non avrei comunque dovuto» insistette.

«Lascia perdere. È normale che fossi curioso» lo interruppe Baji sforzandosi di sorridere e per qualche secondo si persero entrambi nei loro pensieri.

«Mi dispiace di averti fatto preoccupare» disse alla fine Chifuyu sperando di distrarlo. «Forse hai ragione: sono stato davvero un po' imprudente» ammise imbarazzato.

«Forse, eh?» ripeté l'amico divertito facendolo esultare mentalmente per quel ritorno alla normalità.

«Non pensavo sarebbero riusciti a mettermi al tappeto» continuò il più giovane in un ultimo tentativo di giustificarsi. Si era appena reso conto di star facendo una figura piuttosto patetica ma il danno ormai era fatto.

«Hai davvero battuto forte la testa» commentò Baji come se fosse un esperto in materia.

«La smetti? Sto facendo un discorso serio!» protestò l'altro arrossendo e il più grande scoppiò a ridere.

«Sei davvero pentito, Chifuyu?» domandò a sorpresa quando riuscì a riprendere fiato.

«Eh? S-sì...» rispose piano il suo vice, decisamente confuso.

«Che non succeda mai più, allora, chiaro?» disse severo Baji. «O ti metto al tappeto io!» lo minacciò.

«Chiaro» rispose ridendo l'amico dopo un attimo di silenzio.

«Bene» commentò tranquillo il suo capitano. «Vedi di ricordartelo.»

«Farò il possibile» promise sorridendo Chifuyu mentre il più grande si lasciava sfuggire uno sbuffo poco convinto ma segretamente speranzoso. Gli aveva fatto prendere un colpo quel pomeriggio ma si augurava che dopo il suo racconto avesse capito di stare più attento. Sentiva già fin troppo la mancanza di Kazutora e a volte sognava ancora Shinichiro e quegli orribili momenti nel negozio di moto. Non poteva proprio perdere un altro amico in quel modo terribile. Parlarne era stato doloroso ma se fosse servito a evitare che accedesse di nuovo ben venga, e doveva ammettere che si sentiva stranamente più libero dopo avergli confidato il suo segreto.

Dopo quell'ultima battuta l'atmosfera si rilassò e i due cominciarono a chiacchierare di argomenti più piacevoli mentre accarezzavano Peke J, ora allungato sulle ginocchia di entrambi, per poi mangiare qualcosa insieme davanti alla tv.

Baji continuava a tenere discretamente d'occhio l'amico, pronto a intervenire di nuovo in caso di bisogno, ma per fortuna il ragazzo sembrava stare sempre meglio con suo enorme sollievo.

Da parte sua, invece, Chifuyu non poteva fare a meno di ripensare a tutto quello che si erano detti, provando sentimenti contrastanti. Da un lato era felice di quella confidenza e di quanto il suo capitano si fosse preoccupato per lui, rivivendo purtroppo per colpa sua quel tragico incidente, ma non poteva evitare di essere anche un po' triste per l'ulteriore conferma del profondo legame che lo univa a Kazutora. Non era tipo da essere geloso, visto oltretutto che alla curiosità di conoscerlo già maturata grazie ai racconti di Baji sul suo conto si era unita anche la pena per una simile sfortuna, ma di sicuro sarebbero cambiate tante cose alla sua uscita dal riformatorio e la sola idea gli faceva mancare il fiato. Non avrebbe sopportato di essere messo da parte ma era ovvio che, in tal caso, non avrebbe potuto farci nulla.

Deciso a non farsi rovinare la serata, si impose però di non pensarci, almeno per il momento, e ben presto la piacevole compagnia gli fece dimenticare persino l'umiliazione per la cocente sconfitta subita quel pomeriggio e il dolore delle botte mai sparito del tutto, nonostante le cure, mentre aspettavano chiacchierando che sua madre tornasse a casa dal lavoro.


Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! È la prima volta che scrivo su di loro, quindi non so cosa sia venuto fuori (purtroppo ci metto sempre un po' a “prendere le misure” con i vari personaggi quando arrivo in un nuovo fandom :( ). Spero di non averli resi troppo OOC ma loro due mi ispirano dolcezza quando sono soli e ho sempre pensato che Baji, nonostante la maschera da duro, non abbia mai superato del tutto il trauma della morte di Shinichiro. Probabilmente, nel canonverse, Chifuyu ha saputo abbastanza in fretta il motivo per cui Kazutora è finito al riformatorio ma quella parte si è scritta da sola e mi dispiaceva cancellarla. Senza contare che dovevo dare un po' di gioia a quel povero cucciolino e una simile confidenza mi sembrava un ottimo premio di consolazione. u.u
Fatemi sapere che ne pensate di questo “piccolo” esperimento e grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo. <3
Se a qualcuno interessa, ho creato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail, Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga promozionale basato su un videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online!), dove è in corso una challenge di scrittura e disegno dedicata a crossover e AU. Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso di non avere altro da aggiungere (immagino che questo angolo autrice sia già durato fin troppo :P), quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona notte e buona giornata per domani.
Bacioni e alla prossima!
Ellygattina

  
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