E’ settembre, ma ad Edward pare essere
entrato di prepotenza nel mese di novembre, con il suo freddo umido e le sue
nebbie persistenti.
C’è un atmosfera, nel salone principale
della sua scuola, che gli fa entrare il gelo nelle ossa, gliele fa
scricchiolare come se avesse ottant’anni.
E dire che non ci sarebbe neppure
bisogno di accendere le luci, la giornata è bella, è ancora estiva.
Ma sono i loschi figuri sul palco
sopraelevato rispetto alle sedie degli alunni a rendere tutto brullo,
spietatamente gelido.
Il preside, Philip Armstrong, ha deciso
di ritirarsi e quello sul palco è il suo nuovo sostituto.
Dopo decenni come stimato preside della
famosa Central School of Alchemy, una delle più gettonate dell’intero globo, il
vecchio Gargantos ha deciso di godersi gli anni della vecchiaia in compagnia
della moglie, e di girare il mondo.
Il suo sostituto non ha assolutamente nulla in comune con lui.
Tanto Philip è luminoso e amichevole,
quanto quel tizio è ombroso, calcolatore, impegnato a far vagare i suoi occhi di
rubino sanguigno sulle teste ansiose degli studenti dinnanzi a sé, quasi li considerasse
prede da valutare, nel bene o nel male.
Ha i capelli corti e neri, impeccabilmente
pettinati, e quel nero senza sfumature inghiotte tutta la luce, opaco,
opulento, feroce come la notte.
Il nuovo preside ha gli occhiali,
sembra un professore in tutto e per tutto, con tanto di assoluta severità.
Accanto a lui c’è una donna, la nuova
vicepreside, colei che ha preso il posto della moglie di Philip Armstrong. Una
nuova conduzione familiare.
La moglie del nuovo preside è
effettivamente una donna bellissima, con i capelli castani ondulati e lunghi
fin sotto alle spalle, una bocca ben disegnata e accentuata da un lucidalabbra
color pesca, occhi color dell’onice.
Accanto ai due coniugi, c’è una schiera
di ragazzi; in tutto sono sette.
Edward è talmente preso dalle domande
che gli ronzano in testa da non accorgersi quasi che il preside ha già
cominciato a parlare:
“Buongiorno a voi tutti. Sono Flask
Homunculus, il nuovo preside di questa scuola. Sono profondamente grato al
signor Armstrong per questa possibilità che mi è stata offerta. La Central
School of Alchemy è il fiore all’occhiello di Amestris, il punto dal quale
sorgono nuovi talenti, ed io sono qui per guidarli alla loro completa maturazione.
In questo processo, mi accompagnerà la vicepreside, mia moglie Dante.”
Quando Flask termina il suo discorso,
il mormorio ha già iniziato a serpeggiare tra studenti di varie età. Edward è
ancora assorbito completamente dalle figure immobili sul palco.
“Questi sono i nostri figli. Non
avranno privilegi e verranno valutati come normalissimi studenti della Central
School, ma vorrei invitarvi ad accogliergli tra di voi.”
Edward avverte un brivido percorrergli
la schiena, mentre scorre le pupille sui sette ragazzi, contemplando la
possibilità di avere qualcuno di loro nella sua classe, la decima. La
prospettiva non gli piace per niente.
Così è, infatti: i sette figli di Flask
e Dante vengono prontamente smistati attraverso le tredici classi che
compongono la Central School of Alchemy.
Wrath, il primogenito, è all’ultimo
anno di scuola, e se ne va diretto in tredicesima classe.
E’ un ragazzo alto, prestante, dalla
pelle leggermente abbronzata, i capelli corti e nerissimi, più lucidi di quelli
del padre, e due profondi occhi verde chiaro, sottolineati da due sopracciglia
ad ala di gabbiano.
Inutile dire che le ragazze vanno in
visibilio per lui, anche perché accomuna il bel fisico alla gentilezza ed una
certa cultura. Il ragazzo perfetto, che attira subito le malignità di quasi
tutti i maschi della classe.
Sloth, il secondogenito, ha diciassette
anni e frequenta la dodicesima classe.
E’ molto muscoloso, ma non sembra quasi
parente di Wrath: è pigro, disinteressato allo studio e poco diligente con
l’igiene, a giudicare dai capelli neri e piuttosto lunghi che gli ricadono sul
volto e sul collo come un’erbaccia accartocciata su se stessa.
Avrebbe due occhi stupendi, color del
ghiaccio, se non fossero perennemente persi nel vuoto…
Non ha miglior fortuna il suo fratello
gemello, Gluttony, un cicciotto dall’aria apparentemente paciosa, con gli occhi
chiari come il suo gemello, costantemente illuminati da una luce famelica.
Gluttony non ha capelli, preferisce portare la testa castana rasata a zero.
Anche lui non ama studiare, la sua
principale preoccupazione è assaggiare tutte le specialità della caffetteria
della scuola, e già il primo giorno di lezione chiede a tutti i compagni un
pezzetto di merenda, mentre suo fratello dorme con la testa appoggiata sul
banco.
Di tutt’altro stampo è l’impatto che ha
Lust sulla sua classe, l’undicesima.
La ragazza ha ereditato tutta la beltà
materna e i colori paterni, con i suoi lunghi capelli ondulati e neri, diavoli
tentatori assieme agli occhi color malva e le labbra dipinte di rosso.
Completano il tutto curve sinuose, mature.
Come Wrath, Lust è percepita
negativamente dalle esponenti del suo sesso, mentre i maschi si spintonano e si
insultano per potersi sedere vicino a lei, che nel vedere quel buffo teatrino
ride divertita.
Il suo gemello, Greed, ha i capelli
neri sparati e gli stessi occhi della sorella, ed ha l’aria del classico
ragazzo ribelle che ama vivere alla giornata e circondarsi di donne.
In effetti, il
marpione ci prova anche a consolare
le sue compagne di classe, disturbate dalla presenza di Lust, ma non tutte
recepiscono, e non tutte apprezzano i suoi modi arroganti e piuttosto rudi.
Qualcuna, però, ci sta.
Ad Edward tocca Envy, il sestogenito
della famiglia Homunculus.
Con suo enorme sgomento, il biondo
avverte i bisbigli dei suoi compagni, sia maschi che femmine, oltre a qualche
gridolino ammirato.
Effettivamente, Envy ha un viso molto
fine, lunghi capelli neri e lisci, occhi viola dal taglio peculiare.
Non passa di certo inosservato, anche
perché Edward, con suo immenso imbarazzo, non ha capito se si tratta di un
maschio o di una femmina.
Di certo, però, ha capito che sarà una
rottura averlo in classe, perché non appena lo vede Envy esordisce con l’ultima
frase che avrebbe dovuto pronunciare:
“Sicuro di non aver sbagliato classe?
Mi sembri un po’ bassino per essere
uno studente della decima classe…”
“Ma
che cazzo…”
Il pensiero di
Ed si forma senza il suo volere, mentre una nausea bestiale gli sale alla gola:
davvero dovrà condividere altri tre anni con un simile individuo?
L’ultimo figlio di casa Homunculus è un
bambino come se ne vedono tanti: capelli neri e corti, occhi vivaci e neri, un
sorriso simpatico. Di certo è quello che meno si fa notare di tutta quella
scatenata prole. Si chiama Pride e nella sua scuola precedente, la Xerxes
Academy, aveva la media del dieci.
Frequenta la
quarta classe e viene accolto con gioia dagli altri bambini, da lui ricambiata.
Durante la pausa pranzo di quel primo
giorno di scuola, Edward si riunisce con suo fratello Alphonse, minore di un
anno e la sua variegata compagnia di amici.
“Ragazzi, non so voi… Ma per me sarà un
lunghissimo anno!” si lamenta il ragazzo biondo dalla bella treccia, posando
con fare sconsolato il vassoio con il suo piatto di pasta fumante, l’insalata e
la pagnotta che quasi rischia di cadere dal tavolo.
Winry, sua compagna di classe e amica
d’infanzia, lo guarda mentre è già intenta a gustarsi il suo piatto di
spaghetti e tenta di risollevargli l’umore:
“E dai, Ed… Non puoi lasciarti rovinare
le lezioni dal nuovo arrivato…”
“E invece sì! Mi ha già dato del tappo! E’ come una bottiglia di latte,
anzi… E’ una bottiglia di latte avariato!”
I begli occhi azzurri di Winry si chiudono
a fessura, esasperati.
“Ed… Per te tutti quelli che mettono in
discussione la tua altezza sono malvagi…”
“E vorrei vedere!”
Winry soffoca una risatina e riprende a
mangiare.
“Io all’intervallo ho parlato con Lust,
ma non mi è sembrata una ragazza antipatica, anzi… Ha anche detto che sono carino!”
Alphonse arrossisce leggermente, e in
effetti con i suoi capelli d’oro scuro corti e gli occhi color sabbia, uniti ad
un viso aperto ed amichevole, è difficile non reputarlo tale.
Edward bofonchia qualcosa, mentre Winry
prende un sorso dalla sua aranciata e lo osserva, enigmatica.
Mei, una ragazzina di undici anni
proveniente da Xing e venuta a vivere ad Amestris, è
sinceramente incuriosita dai nuovi arrivati:
“Io non li trovo così antipatici. Ho
parlato con Pride e si è pure offerto di aiutarmi con i compiti…”
“E’ in classe con te?” borbotta Edward,
mentre mangiucchia pigramente il suo pane.
“No, ha due anni in meno.”
“Fa ancora la
quarta e pensa di poter aiutare con i compiti una studentessa di sesta? Modesto, non c’è che dire!”
“Edward, dai!” cerca di calmarlo Winry,
dandogli di gomito. Lui si limita a sbuffare e guardare altrove.
Frattanto, Roy sta mangiando
pensieroso, senza inserirsi nei discorsi, con lo sguardo perso fra il suo
piatto di carne e verdure e chissà quali mille elucubrazioni.
E’ uno studente dell’ultimo anno e l’arrivo
di Wrath non l’ha lasciato indifferente.
Riza, sua amica fin dai primi anni di
scuola, prova ad attirare la sua attenzione mettendogli una mano sulla spalla,
e quel tocco leggero lo fa ridestare.
“Huh? Sì, che c’è?” le domanda, quasi
stancamente.
“Mi sembri assente… Sei preoccupato
anche tu per l’arrivo di questi stranieri?” gli domanda la ragazza, diretta e
sincera come sempre.
Il ragazzo corvino sposta nuovamente lo
sguardo sulla porcellana del piatto.
“Sì… Non lo nego… C’è qualcosa in loro
che non mi convince…”
“In che senso?” domanda Riza.
Roy si prende la testa fra le mani,
quasi a voler imprigionare con le parole i propri pensieri turbinanti.
“Non lo so di preciso… Io sono in
classe con Wrath, e mi sembra… impostato,
come se si comportasse secondo schemi imposti da qualcun altro. Forse è solo
una mia impressione, ma la sua gentilezza suona falsa.”
Riza lo osserva per qualche secondo
prima di replicare:
“Secondo me stiamo tutti saltando a
conclusioni affrettate, ragazzi. Io sono in classe con Gluttony e Sloth. Quest’ultimo
all’intervallo mi ha regalato una margheritina colta nel cortile della scuola,
dicendomi che sono un raggio di sole.”
Tutti restano allibiti dal racconto
della signorina Hawkeye, ma mentre Winry sospira circa il romanticismo del
gesto, Edward e Roy si scambiano occhiate veloci come frecce, in una complicità
eloquente.
C’è poco da fare, comunque: l’anno
scolastico 1914/1915 si preannuncia ricco di sorprese.