Ero in una stanza tutta
bianca. Non so in
realtà se fosse una stanza o uno spazio più
aperto, in quanto non sembravano esserci pareti. Davanti a me, solo una
finestra. Come accade nei sogni,
mi sento in possesso di una forza e coraggio incredibili, seppure mi
trovi in un posto inesistente e apparentemente sola. Mi avvicino alla
finestra e guardo giù. Vedo un tappeto di
nuvole soffici e candide. Decido di buttarmi, le
nuvole attutiranno la caduta. Prima che possa toccare
la finestra, quella si apre e io, senza rendermi effettivamente conto
di quello che sto facendo, metto un piede sul cornicione e salto. E' come se scivolassi
al rallentatore, mi sento affondare nelle nuvole, in una sensazione
incredibile di calore e benessere. Poi la coltre di nubi
si dirada e io arrivo a toccare il suolo, sempre molto lentamente. Alzo lo sguardo. La finestra
è sparita. Mi guardo intorno. Anche qui è
tutto bianco, ma non sono sola. Davanti a me, di
spalle, c'è un uomo che suona il piano. E' una melodia che non
conosco, ma estremamente dolce e rilassante, un pò macabra a
tratti. Mi avvicino a passi
leggeri verso il signore. Lui si volta prima che
possa arrivargli accanto. Ti
stavo aspettando. Mi dice, sorridendo. Riconosco quelle labbra
sottili, increspate in un leggero sorrisetto. Quegli occhiali tondi
tondi e i capelli lunghi fino alla nuca. E' John Lennon. Mi
aspettava? Chiedo io, perplessa. Non sento dentro di me
la sorpresa di avere uno dei miei idoli di fronte, sento di rispettarlo
ma non ne sono sconvolta. E' come quando parli
con il tuo vicino di casa che spesso ti regala i biscotti fatti in casa
o ti permette di giocare con il suo cane,gli vuoi bene e lo ammiri,
però ci sei abituato, lo vedi ogni giorno. Oh,
si. Dice lui, lentamente e
scandendo ogni parola. Sai, Inizia a dire, il
solito tono lento e pacato. Non
passa molta gente qui intorno... Un risolino, dietro
quegli occhialetti tondi, che solo adesso scopro essere incrinati su
una lente. Ma...Siamo
in paradiso? Chiedo io, alquanto
stupidamente. Bhe. Dice lui, divertito
dalla mia domanda. Credo
di essermelo precluso quel giorno che dissi che eravamo più
famosi di Gesù. Ancora un risolino e
gli occhi, dietro alle lenti,si illuminano. Quindi
no, non credo sia il paradiso. Termina lui,
continuando a poggiare delicatamente le dita sui tasti del piano. La musica si
è fatta veramente struggente e triste. John si sposta di lato,
poi con un cenno e un sorriso, mi fa capire di mettermi alla sua
destra, sul seggiolino. Mi siedo e lo ascolto
per un pò, in religioso silenzio. Sorrido, forse piango. Sta di fatto che sento
un tremolio sul mio viso, la canzone mi fa commuovere. Signor
Lennon? Mmm? Risponde lui, in un
mugolio, mentre tiene gli occhi chiusi e l'espressione concentrata. Le
manca la vita? Lui sembra divertito,
infatti sento traballare il seggiolino e muovere la sua pancia,anche se
la faccia sembra immobile. O forse sta piangendo. In
un certo senso, sì. Mi rivela, facendo
scorrere le mani magre e allungate lungo tutto il piano. Penso al suo assassino,
Chapman. Ho sempre provato una
profonda nausea per quella persona. Possibile che in una
persona possano albergare pacificamente odio e amore per una persona? Chapman era un fan dei
Beatles, specie di John. Perchè
ucciderlo? Ho sempre pensato che
fosse un pazzo, un malato di mente, ma forse, c'era qualcosa in
più. Forse doveva andare
così e basta. Mentre faccio le mie
considerazioni John mi sorride. La
penso come te. Dice. Io arrossisco. Può sentire
i miei pensierei. Credo
che tutto sia scritto e che quel giorno io dovessi morire veramente,
sai non so spiegarti la sensazione che provo a rievocare quei momenti. Ma
lo rifarei. Oh,
si. Mi
farei sparare di nuovo quei 4 colpi. Ride ancora. Io lo guardo,
nuovamente perplessa. Desidererebbe
morire di nuovo? Chiedo. Sì. Risponde lui, in un
movimento della testa. Lo
so, sono strano. Me
lo hanno detto in tanti, dopotutto. Sospira. Forse rassegnato, forse
solamente e puramente divertito. Buffo come si possa
parlare della propria morte, con un sorriso sulla faccia. Non
sono un sadico, tutt'altro. E'
solo che non saprei cosa fare se tornassi indietro e rimanessi in vita. Credo
di essermene andato in una circostanza stupenda. Ero
nel pieno delle mie attività, ero felice, stavo bene. E
sono anche ''entrato nella storia!'' Scoppia a ridere,
appena riporta la famosa battuta di Chapman. Oh,ci
sarebbe entrato lo stesso, nella storia. Ribatto io,
osservandolo attraverso la lente rotta. Sì,
forse hai ragione. Ma
si sarebbero ricordati di un pazzo vecchietto, morto nel suo letto di
ospedale, con una bandiera della pace come bandana. Preferisco
essere morto così e ricordato per quello che ho fatto che
essere ricordato per il fatto che non mi levavo più di torno. Sorride mestamente. So che lo pensa
veramente, ma una parte di lui è affranta. Mi
manca mia moglie. Risponde ai miei
pensieri. Mi
mancano i miei figli e i miei amici. Tornerei
in vita solo per salutarli un ultima volta, ma forse sono troppo
sentimentale. Come
si può, salutare un'ultima volta una persona se non sai che
è l'ultima volta? Buffo,
no? Dice, continuando a
sorridere. Io
credevo che potesse vederli, i suoi familiari e amici. Dico, un pò
stupita. Lui sghignazza, ad
occhi socchiusi. Oh
si, possiamo vederli, ma non sono altro che ricordi che distorgono la
realtà e annebbiano la mente. Preferisco
essere ignaro, che diventare pazzo. Annuisco. Quindi
l'aldilà non è proprio come ce l'hanno insegnato. Penso scuotendo la
testa. Non che ci sperassi, ma
dopo anni e anni di abitudini quando ti ritrovi nell'effettiva
verità delle cose, rimani sempre un pò perplesso. E
gli altri? Riprende, sempre
sorridendo. Quelle
canaglie se la sono cavata, dopotutto? Chiede. Noto nei suoi occhi un
luccichìo speciale, quello che di solito adorna gli occhi,
quando pensi a qualcuno a cui vuoi bene, che ami, ma che non puoi
vedere. Quello stesso
luccichìo che ti ricorda eventi passati in compagnia dei
tuoi cari. Capisco subito a chi si
riferisce. Ritorna a suonare,
nello sprazzo di tempo in cui inizio a parlare. La musica è
quella di Imagine. La conosco molto bene. Sorrido dolcemente,
prima di iniziare a parlargli di nuovo. Paul
è vivo e vegeto, suona e canta ancora.... Sempre
attaccato ai soldi quel pazzo... Dice, più
che a me, a se stesso, con un tono estremamente dolce, quasi fraterno. Ringo
se la cava anche lui, ma ha sofferto molto dopo lo scioglimento e alla
tua morte. Abbasso lo sguardo. Ringo era stato quello
che ne aveva risentito più degli altri, di tutti gli eventi
successi dopo lo scioglimento della band. Ah,
dolce Ringo. Dice John in un sospiro. Sempre
stato il più legato e affettuoso. E' una lacrima quella
che scorre sulla guancia di John? Non lo so,
perchè appena distolgo lo sguardo e lo riavvicino al suo
viso, già gli occhi sono asciutti di nuovo. Vedo che attende che
gli racconti anche di George, quindi...Non lo sa. George
è... Oh. Mi interrompe lui,
smettendo di suonare. Come...è
successo? Chiede, frastornato
quanto me. Il suo viso
è affranto,smunto Cancro. Sussurro io, quasi in
lacrime. Il suo volto si
contrae, in una maschera di dolore interiore. Poi, un sorriso affiora
sulla sua bocca sottile. E' un sorriso mesto,
senza ombra di divertimento. Sapevo
che quelle sigarette l'avrebbero ucciso. Dice, tenendo alzato un
lato della bocca. Vorrei
tanto rincontrarli tutti, come eravamo una volta. Ancora quel
luccichìo negli occhi. Chi disse che non si
volevano realmente bene, non capiva nulla. Poggia lentamente le
mani sui tasti del piano, di nuovo. While
my guitar gently weeps. Sussurro,
mentre le note prendono forma nella canzone di George. Una lacrima scende
sulla mia guancia, stavolta. John si volta verso di
me e mi sorride, anche lui fra le lacrime. Quelle lacrime
raccolgono tutto la tristezza, la mancanza e il bene per i suoi amici
assopito ormai da tanto tempo... Ne sono sicura. Cantiamo insieme. Chiudo gli occhi, con
la musica che mi culla... Quando apro gli occhi,
John non c'è più. Sento qualcosa sulla
guancia. Una lacrima.