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Autore: RobyLupin    08/09/2009    5 recensioni
“Hikaru…” chiamò, infine, sollevando gli occhi dal quaderno.
“Mmh?”
“Credo di aver trovato qualcosa di interessante.”
[...] “Cosa?”
[...] “Un diario. [...] È quello di mamma ai tempi del liceo.”
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hikaru Hitachiin, Kaoru Hitachiin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola Premessa: Chi legge ‘Two Weeks Notice’ conosce bene il mio amore incondizionato per i genitori dei gemelli. Adoro il carattere vulcanico di Yuzuha e la mite pacatezza di Shinichi – il signor Hitachiin, da me così ribattezzato in mancanza di un nome datogli dalla Hatori –, e scrivere su di loro mi diverte piace parecchio.

Ho in mente questa long da parecchi mesi, ma i buchi di trama che aveva mi avevano convinto a lasciarla da parte finché non ne avessi avuto una visione più chiara. Purtroppo – o per fortuna – tali buchi sono stati coperti negli ultimi giorni, quindi ne ho approfittato per buttarne giù l’inizio.

Non è assolutamente necessario aver letto TWN per comprenderla, poiché ambientata parecchi anni prima dei fatti narrati in quella storia. Al contrario, darà ai lettori di TWN una visione più completa dei rapporti tra i vari personaggi adulti, almeno per come li vedo io.

Nient’altro da dire, almeno per ora. Buona lettura, ci vediamo a fondo pagina. ^^

 

 

 

 

Prologo

 

La famiglia Hitachiin aveva sempre avuto l’abitudine di trascorrere almeno due settimane, in estate, nella loro baita privata nelle montagne dell’Hokkaido. Secondo Yuzuha, infatti, quel tempo trascorso insieme avrebbe contribuito a mantenere salda l’unità familiare, e qualunque contatto col mondo esterno che non fosse assolutamente necessario era quindi bandito. Quello che però la signora non aveva tenuto conto era che, per due bambini di dieci anni particolarmente vivaci, due settimane in montagna in mezzo al bosco equivalevano ad una sola cosa: noia mortale. Salvo, ovviamente, per le esplorazioni, di cui ormai i gemelli potevano considerarsi dei veri esperti.

Quella notte, in particolare, fu la porta della soffitta a socchiudersi silenziosamente. I due ragazzini si intrufolarono velocemente nella stanza, richiudendo l’uscio dietro di loro e guardandosi attorno alla luce delle torce.

“Che ti avevo detto, Kaoru? Di notte fa tutt’altro effetto questo posto.”

“Hai ragione, Hikaru. Sembra di essere in un film horror…”

“O in X-Files!” ribatté quello, riferendosi al telefilm che loro madre li costringeva sempre a guardare fin da piccoli e a cui avevano finito per appassionarsi anch’essi. D’altronde, se non puoi combatterli, unisciti a loro, dicevano i saggi; e i gemelli erano forse poco saggi, ma stupidi per niente.

Si guardarono negli occhi per un istante, quindi due ghigni identici comparvero sui loro volti.

“Scommetto che ci sono gli alieni qui.”

“Scommetto che ne trovo uno prima di te.”

“Andata!”

L’esplorazione notturna della soffitta in cerca di alieni si protrasse a lungo: i gemelli perlustrarono ogni angolo, chiamandosi di tanto in tanto tra loro quando scovavano qualcosa di interessante.

“Hikaru!”

Quello sbucò da dietro un vecchio manichino.

“Cosa?”

“Forse ho trovato qualcosa!”

“Come quando hai creduto che la gabbia per uccelli con sopra un cappello fosse un alieno o sei serio?”

“Sono serio! Sbrigati!”

Hikaru scattò immediatamente, rischiando d’inciampare in una stola caduta a terra durante la sua ispezione. Raggiunse in pochi secondi il fratello, che gli indicò con l’indice la sua scoperta: un grosso baule dall’aria antica, di legno scuro e bordi di ferro vecchio. Gli occhi di Hikaru brillarono.

“Beh, che dici? Non è il nascondiglio perfetto per un alieno? Scommetto che c’è uno, qui dentro!” affermò animatamente Kaoru, eccitato. Incrociarono gli occhi per un istante.

“Apriamolo!” dissero all’unisono.

Si avvicinarono lentamente, studiandolo circospetti e fissando con sguardo critico il grosso lucchetto che lo chiudeva. Kaoru vi si accovacciò davanti, valutando il da farsi.

“Hikaru, hai portato con te il kit del ‘Piccolo Scassinatore’ che ci ha regalato mamma a Natale, vero?”

“Certo,” rispose, tirandolo fuori dalla piccola tracolla che si era portato dietro. “Sai che l’ho sempre con me; non si sa mai che possa tornare utile, no?”

Gli passò gli attrezzi, e dopo pochi secondi di lavoro la serratura scattò; Kaoru ghignò soddisfatto. Rimossero il lucchetto e afferrarono saldamente il pesante coperchio, quindi si guardarono negli occhi.

“Uno.”

“Due.”

“Tre!” dissero insieme, sollevandolo e guardando all’interno del baule.

La loro prima reazione fu di solenne delusione: conteneva una vecchia divisa scolastica femminile, una cartella di cuoio e diversi quaderni e libri scolastici da liceo.

“Ma come? Tutto qui?” scottò Hikaru, amareggiato: tanta fatica a sollevare quel coperchio per delle cose così inutili?

“Uff,” concordò Kaoru, prendendo alcuni dei quaderni. Diede loro un’occhiata veloce e senza alcun interesse, gettandoli poi dietro di sé in malo modo. L’ultimo della pila, però, colpì la sua attenzione: verde chiaro, semplice e senza alcunché scritto sopra, al contrario degli altri, in cui erano stati segnati ordinatamente anno scolastico e materia. Lo aprì, curioso: la prima pagina riportava la data del primo aprile dell’ottantaquattro, il primo giorno di scuola. Lesse velocemente, sgranando sempre più gli occhi man mano che procedeva.

“Hikaru…” chiamò, infine, sollevando gli occhi dal quaderno.

“Mmh?”

“Credo di aver trovato qualcosa di interessante.”

L’altro sollevò la testa dall’interno del baule, lasciando andare la divisa e guardandolo curioso.

“Cosa?”

Kaoru chiuse il quaderno e lo sollevò per mostrarglielo.

“Un diario.”

“E perché dovrebbe interessarci un diario, esattamente? È una cosa noiosa e da femmine!”

Il fratello ghignò.

“È quello di mamma ai tempi del liceo.”

In quel momento, Hikaru capì il significato di ‘cambiare prospettiva nel vedere le cose’, e il suo ghigno rispecchiò precisamente quello del fratello. Due minuti dopo erano stesi a pancia in giù sul pavimento della loro mansarda, con la coperta tirata fino alla testa e una torcia in mezzo per leggere meglio.

Improvvisamente, il soggiorno nella baita pareva loro meno noioso.

 

 

 

Ok, prologo concluso. Vi dico subito che, anche se non ho ancora un’idea precisa di quanti capitoli conterà alla fine, la storia non sarà lunga – per vostra fortuna, sì. XD

Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi commenterà: so che sarete pochi – sempre se ci sarete XD – ma buoni, quindi grazie fin da subito. ^^

Ora scusate, vado a recuperare gli Host per il prossimo capitolo: mica ve bene che mi piazzino da sola ad intrattenervi mentre loro se la spassano in vacanza. u-ù

Besos ^^

  
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