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Autore: sallythecountess    23/08/2022    1 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo
Fu una notte parecchio impegnativa per tutti a casa Mac Neil. Per Dug, che pianse disperato la perdita della sua unica figura femminile rimasta, accovacciato sul pancione di Emily, che aveva reagito da chirurgo alla notizia, ossia senza grandi emozioni. Almeno apparentemente, perché in realtà aveva pianto appena aveva saputo del malore della cara Tess, e leggendo i dati che le avevano inviato i suoi colleghi aveva capito subito che non c’era molto da fare.
Per Paul anche, che passò la notte in camera della sua secondogenita, ad accarezzarla e giocare con i suoi riccioli, osservandola dormire. Aveva l’anima in mille pezzi, eppure non potè evitare di sorridere, ricordando la sua nonna che aveva sempre messo una buona parola per lui dopo i divorzi e gli aveva dato molti consigli su come crescere quelle bambine. Malgrado la sua età, infatti, nonna Tess non era una puritana, e aveva spiegato al suo nipotino che l’unica cosa importante per le sue bambine, era essere buoni genitori malgrado tutto, e rispettarsi per amore dei figli.
Al piano di sotto, anche Neil chiuso nel suo studio cercava di elaborare quel buco nero che gli sarebbe rimasto per sempre nell’anima. Continuava a bere in silenzio, fissando il vuoto. Mille immagini di sua madre gli vorticavano nella testa, e anche nel cuore. Alcune belle, dolci, altre molto amare. Tess era stata incredibilmente dura con lui per quel suo screzio con Alice, e ripensare alle sue parole in quel momento gli fece male da morire. L’aveva accusato di averla fatta scappare, fuggire lontano, solo perché non era stato in grado di rispettarla e amarla per quello che era. Neil era stato molto duro con lei, ricordandole dell’educazione che lei stessa gli aveva impartito, e in quel momento sua madre gli aveva rivolto uno sguardo ferito e aveva risposto “…quindi è questo che ho sbagliato con te? Ti ho fatto credere che ti avrei amato di meno se fossi stato diverso? Beh mi dispiace, ma non è così, perché anche adesso, che sono fuoriosa e delusa da te, non posso smettere di amarti…”
Due lacrime rigarono la sua guancia in quel momento, e senza pensarci più di tanto, abbandonò il bicchiere e andò a bussare alla porta di una persona. E mentre deciso saliva le scale, per poi rimanere qualche minuto interdetto davanti alla porta di sua figlia qualche istante, qualcun altro sorrideva tra le lacrime per aver visto Neil davanti alla porta di Alice.
La persona che stava peggio in quella casa, era ovviamente Horace, che aveva appena perso la sua compagna di una vita. Rientrato in casa ancora frastornato, aveva inizialmente sorriso trovando i suoi abiti sul piccolo stendi abiti della camera da letto, ma poi li aveva accarezzati con cura e ripiegati.Avevano trascorso cinquantadue anni insieme, e ora avrebbe dovuto vivere quel poco che restava da solo, senza nessuna idea di come fare. Eppure, proprio mentre lo sconforto stava per sopraffarlo, sentì i passi di qualcuno per il corridoio e si affacciò a vedere chi fosse a quell’ora.
“E’ un tuo regalo questo…” pensò, con le lacrime agli occhi passando il pollice su una bellissima foto della sua Tess da ragazza, e sorrise realizzando che anche nella morte, aveva aiutato quel loro testardo ragazzo.
Fu una notte impegnativa anche per la piccola Alice, che non potè fare a meno di singhiozzare pensando ai sorrisi e alla dolcezza di quella nonna, che era stata sempre posata e calma, e con dolcezza le aveva insegnato come sopravvivere alla malattia di Hellen, che aveva accudito come se fosse sua figlia, malgrado le loro differenze. Alice ripensò a tutto quello che Tess le aveva insegnato, a partire dai suoi tentativi fallimentari di insegnarle a fare la maglia, fino alla cucina e alla cura delle piante. Non era brava con gli animali, no, ma dopo la morte di Hellen e l’addio di Alice, si era occupata dei cani di famiglia alla meglio, senza farlo mai pesare a nessuno. Perché era questo che lei faceva: passava nella vita degli altri con gentilezza e discrezione per lasciare una spolverata di dolcezza e un sorriso. E poi si ricordò di quello che aveva fatto per lei e Lor mesi prima e con il cuore a mille corse a recuperare quelle foto, che avevano cambiato tantissimo la sua vita.
“Ti amo da morire…” scrisse, perché non riusciva più a tenerselo dentro, ma in quel momento qualcuno bussò alla sua porta e lasciò il telefono sul letto, per finire a piangere contro il petto di suo padre, che aveva un bisogno disperato di recuperare un rapporto con lei.
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All’alba Lor finì di preparare tutto e pensò soltanto di scriverle “hai dormito?”.
Provava ancora sentimenti confusi per lei, ma stava malissimo e neanche lui se la passava poi meglio, così aveva deciso di mettere in stand by tutti i discorsi strani e dolorosi fino al giorno dopo.
“…forse venti minuti…” rispose lei ancora intontita, ma con il sorriso. Non gli aveva inviato il messaggio la sera prima, ma aveva deciso che glielo avrebbe detto di persona. Tanto più ferita e sconvolta di come si sentiva non poteva!
“Vengo a portarti qualcosa da mangiare, ma petite…” le scrisse, senza neanche accorgersi del sorriso che aveva, e lei gli inviò solo dei cuoricini come risposta.
Il povero chef dall’aspetto e il cuore stravolto,corse a casa Mac Neil, pieno di aspettative, ma trovò solo Paul in cucina. Non avevano un gran rapporto quei due, perché il francese, come tutti, pensava che il fratello maggiore di Alice fosse molto stronzo, eppure lo stupì. Sospirando gli disse “grazie Dubois…” facendolo sorridere. Provò a dire che non aveva fatto niente di speciale, solo qualcosa per sostenerli in un giorno così impegnativo ma Paul rispose serissimo “Lo sai per cosa. Se Alice non fosse tornata a Tokyo probabilmente non vorrebbe neanche parlare con mio padre. Lo odierebbe per averla chiusa nel castello e averle fatto perdere un’opportunità importante. Invece ora si abbracciano e penso sia un buon segno e, onestamente, tutto merito tuo…” concluse, fissando i suoi occhi di ghiaccio sull’espressione perplessa dello chef, che però gli sorrise per un attimo interdetto.
“Uh colazione…” commentò una seconda voce irritante da morire, e Lor capì di dover andare via, perché non aveva nessuna voglia di dover affrontare Emily-Zilla incinta per di più, così con un cenno del capo uscì dalla porta di servizio, rinunciando all’idea di vederla e stringerla. Lo avrebbe fatto dopo.  Così le scrisse spiegandole perché avesse abbandonato la colazione e aggiunse “…mi darai dopo l’abbraccio che mi devi…” facendola sorridere.
“Posso dartene anche mille?” rispose con un lieve sorriso e lui ribattè che non avrebbe tenuto il conto e poteva anche approfittarsene. Solo in quel momento, però, Lor ricordò una cosa importante: non aveva avvisato i Dubois! Era troppo presto per chiamarli però, quindi scrisse un messaggio ad entrambi, con l’orario del funerale e il luogo, e solo molte ore dopo, quando stava annodandosi la cravatta e sistemando i suoi riccioli per la ventesima volta, rispose a George furioso che gli gridò i peggiori improperi perché si era svegliato venti minuti prima del funerale.
“Mi dispiace, sono stato preso da altre cose, perdonami…” gli disse Lor serissimo e suo cugino non potè rispondere, perché non capitava spesso una sua ammissione di colpa.
 
Capitolo
 Si rividero al cimitero poco dopo, e George ridacchiò pensando alle sue stupide battute, ma fece notare a Lor che lei era in prima fila con il padre e il nonno.
“Ieri si sono abbracciati, penso abbiano fatto pace…” rispose lui dolce, ma anche orgoglioso. Non era sicuro che quella pace fosse definitiva, temeva che il carattere opprimente di Neil avrebbe presto distrutto tutto. Però voleva crederci, e rimase a guardarla a distanza.
Alice si voltò una sola volta per sorridere a lui, ma anche alla sua famiglia. Era felice di rivederli, ma voleva lui. Lor, però, doveva fare una cosa impegnativa, così a fine funzione, prima di andare via, raccolse tutto il suo coraggio e si avvicinò alla famiglia.
Dug lo fissò ferito e confuso, ma accettò le sue condoglianze. Horace lo abbracciò con moltissimo affetto, Neil gli diede solo la mano ma Alice gli saltò letteralmente al collo, facendo vociare un po’ tutti i presenti a quel funerale.
“Portami via, ti prego…” bisbigliò piano, con le lacrime agli occhi e Lor annuì e le sussurrò piano “trenta minuti di saluti alla gente, assaggia qualche mio stuzzichino,  e poi ti porto via. Promesso, non chiedo troppo…” le disse serio e lei annuì. Corse ad abbracciare anche gli altri due Dubois, che furono dolcissimi con lei, e per qualche minuto si sentì meglio.
“Solo trenta…” rispose fissandolo prima di andare via, e Lor rispose “ventinove adesso…” strappandole un mezzo sorriso. Aveva pianto tanto da avere dolore alla faccia, agli occhi e agli zigomi, ma lui aveva ragione e doveva partecipare a quei riti a cui i suoi tenevano tanto, così non si sottrasse.
Fu lei a cercarlo, semplicemente entrò in cucina e fece il gesto dell’orologio, facendolo sorridere.
“Andiamo via?” le sussurrò dolcemente e lei annuì, ma poi sul portico gli chiese di aspettare un attimo, perché voleva disperatamente chiarire la situazione con lui. Sapeva che si sarebbe infuriato, e probabilmente ne aveva anche tutte le ragioni!Così se avesse deciso di chiudere, almeno sarebbe gia stata a casa sua, e questa volta si sarebbe risparmiata una corsa in taxi in lacrime.
“Sediamoci, devo dirti una cosa…”gli confessò seria e Lor spaventato sorrise, perché quello era il famoso portico dove tutto era cominciato, ed era così assurdo parlarsi lì.
Pensò a mille cose da dirle, ma fu lei a parlare, e a sconvolgerlo anche.
“Ti ho mentito Lor. Io non ho mai voluto nessun altro…” tirò fuori, senza neanche guardarlo e una serie di sensazioni confusero il povero chef che non capì esattamente.
  “La storia è questa Lor: ho avuto paura di averti rovinato la vita e messo nei casini, perciò…ho deciso di allontanarti…” sussurrò serissima e lui rabbrividì. Una parte di lui, quella che dava ascolto a Mike e Cristina, questa cosa la sapeva già, eppure non aveva mai voluto totalmente crederci.
“Mi hai mentito?” chiese, rigidissimo. Aveva la mascella contratta per la rabbia e Alice pensò che le avrebbe urlato contro per ore. Si disse solo “cerca di non supplicare, almeno questo!”ma ingoiando la saliva rispose “…mi ha fatto male Lor, da morire doverlo fare, ma non volevo essere la responsabile del declino del tuo ristorante e della tua amicizia con Dug. Non potevo davvero accettare il peso di una responsabilità così grande…”
“Non ci posso credere…” ribattè furioso, alzandosi da quello stupido patio. Era furioso, come mai prima. Una parte di lui si sentiva davvero sollevata, però, e questo lo confondeva.
“Lor per favore…” sussurrò lei prendendogli la mano, e solo in quell’istante riuscì a leggerle in viso tutta la disperazione che stava provando.
 “Ma perché non mi hai semplicemente detto come stavano le cose?”ringhiò incredulo, e lei sorridendo rispose “ho creduto che per te fosse meglio...”
“...perdere te? Credevi davvero che mi sarebbe importato meno?”
Gridò furioso, dandole finalmente le spalle. Doveva calmarsi, perché non poteva urlarle contro in quel modo in un momento simile, ma il suo cuore era letteralmente straziato. Alice non sapeva più cosa dire, ma lui sbottò “Come fai a non capire? Non dovevi essere tu a farti da parte, dannazione. Doveva essere Dug e sono sicuro che lo avrebbe fatto, se avesse visto che le cose andavano avanti. Se gli avessimo dato tempo di vederci insieme e abituarsi all’idea…”
“…ma nel frattempo ti avrebbe tolto il Rochefort e tu avresti perso tutto e mi avresti odiata…” ribattè in mille pezzi, perché Lor era davvero troppo rigido, ma lui fissandola intensamente negli occhi scosse solo la testa. Era deluso da lei, e quell’espressione non gliel’aveva mai vista.
“Mi sarei difeso Alice, esattamente come ho fatto. Non sono un bambino incapace di affrontare la tua grande e crudele famiglia, so badare a me stesso…” aggiunse rigido, ancora con la mascella contratta e lei scosse la testa sconsolata. Voleva parlare, giustificarsi, ma Lor concluse “…avrei vinto la causa, ma assecondato Dug solo per  quello che c’era tra me e te. E con il passar dei mesi se ne sarebbero fatti una ragione. E invece hai incasinato tutto, mi hai fatto un male atroce, per cosa esattamente?”
“Perché ti amo…” avrebbe voluto gridargli, ma disse solo “…perché pensavo che saresti stato felice. Che le cose sarebbero tornate a posto …”
“Senza di te, però…” rispose lui serissimo, ma un po’ più dolce. Era stata stupida e gli aveva fatto davvero male, ma una considerazione colpì Lor, che non riuscì ad essere più rigido: se aveva mentito e dunque provava ancora qualcosa per lui, probabilmente stava morendo di dolore in quel momento.
“Non sto dicendo di aver avuto un’idea geniale Lor, non la sto neanche difendendo. Mi sono sentita in trappola, senza soluzione e non volevo essere quella che…” provò a dire, ma in quel momento Lor si avvicinò e mettendole due dita sulle labbra rispose “sì, ho capito. Però onestamente non sono d’accordo…” spiegò deciso e sicuro, ma con un sorriso che sciolse Alice.
 “Non farlo più Ai...mai più bugie, mai più segreti...” le sussurrò languido e lei con il cuore a mille annuì.
“Quindi Alis…provi ancora qualcosa per me?” le disse piano avvicinandosi molto al suo viso. Aveva pianto molto, e parte del trucco era andato via, mostrando tutte le bellissime lentiggini sulle guance e sul naso. I suoi occhi erano diventati più grandi, ma anche più puliti, come il cielo dopo una tempesta, e Lor non potè evitare di sentirsi incredibilmente attratto da lei.
“Io provo tutto per te…” sussurrò lei piano, un secondo prima di dargli un bacio mozzafiato che fece tremare entrambi.
“Sei stata infantile…” le disse accarezzandole le labbra dopo il bacio. Erano ancora fronte contro fronte e Lor sembrava volerla sedurre, ma anche rimproverarla e lei si sentiva molto confusa.
“…e sciocca e sadica. Mi ha fatto male da morire sentirti dire che amavi un altro…” aggiunse, senza rendersi conto che le stava dicendo una cosa molto importante, ma lei con il sorriso rispose “E a te davvero è sembrato possibile che io amassi un altro…e non te?”
Lor rimase per un attimo senza parole, perché quella confessione era davvero troppo. Però sì, questa era la cosa che più di tutte lo aveva ferito.
“Se è così, forse non sono stata l’unica sciocca di questa storia…” concluse con il cuore a mille e si beccò un abbraccio fortissimo in cambio.
“Portami via Lor…” sussurrò accarezzandogli una ciocca di capelli ribelle, e lui con un sorriso obbedì.
Casa di Lor non era molto lontana ma per entrambi fu un viaggio lunghissimo, pieno di emozioni contrastanti. Era bello ritrovarsi, anche dolcissimo, ma entrambi stavano molto male per la morte di Tess. Eppure una volta dentro casa Alice si sfilò il vestito e gli disse “mi serve una doccia, prima… mi hanno abbracciato migliaia di persone” perciò prendendolo nuovamente per mano lo condusse al suo bagno.  Lor provò a dirle “mi dispiace è in disordine” ma Alice non aveva nessuna voglia di parlare, così baciandolo iniziò a spogliarlo con molta dolcezza e poi finirono sotto l’acqua ad accarezzarsi e baciarsi, come non avevano mai fatto prima.
Per Lor il contatto con quel corpo fu incredibile: Alice non riusciva a smettere di tremare, e lui non sapeva come farle capire che non se ne sarebbe andato mai più, ma continuava a stringerla tanto forte da farle male. Quello che successe in quella doccia e successivamente nel loro letto non aveva niente a che fare con il fare sesso, e stranamente entrambi lo capirono subito.
Nota:
Ciao lettori, come state? Ci siete? Finite le vacanze o siete ancora in giro?  Curiosi di sapere cosa succederà ora? Vi aspetto!

 
   
 
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