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Autore: LadyHeather83    26/08/2022    1 recensioni
Dopo che Monarch si è arresto, Lady Bug e Chat Noir tornano alle loro vite con la promessa di rivedersi, ma il cuore di Marinette è suddiviso tra l’amore che prova per Adrien e quello che prova per Chat Noir, e questo non le darà modo di prendere il Bug-phone e mantenere fede al suo patto.
Adrien, invece, si farà avanti con Marinette…
*
N.B. la presente storia partecipa al contest indetto da @miracle_box
#reveal2022
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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N.B. la presente storia partecipa al contest indetto da @miracle_box

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#reveal2022

*

 

Cala il sipario

*

Capitolo unico

*

Lady Bug iniziò a raccogliere quei Miraculous adagiati sul pavimento della strada dove pochi attimi prima, lei, Chat Noir e Monarch se le stavano suonando di santa ragione a colpi di magia, bastoni e Lucky Charm.

“E se fosse una trappola?” Le aveva domandato Chat Noir mentre tossiva, liberando i polmoni da quella sostanza viola e vaporosa che aveva sprigionato il loro nemico prima di dileguarsi e far perdere a loro le sue tracce.

Lady Bug incurvò la testa di lato arricciando le labbra, ancora incredula per quanto accaduto “Mmm… non penso, chaton… questi sono i Miraculous che mi sono stati sottratti e in più ci sono anche quelli della Farfalla e del Pavone. Ma che sta succedendo?” Provò a interrogarsi improvvisando una faccia stranita.

Monarch si è arreso, forse si è reso conto che contro di noi non poteva vincere, del resto, siamo una squadra fortissima.” Si pavoneggiò accarezzandosi i capelli biondi come un divo.

Lady Bug ispezionò quei monili uno ad uno, non potevano essere dei falsi o messi lì solo per tendere a loro una trappola, non avrebbe avuto alcun senso, e poi Monarch con che razza di potere gli avrebbe potuti combattere nuovamente se era sprovvisto di Miraculous?

In ogni caso, per dimostrare che l’eroina coccinella non si stava affatto sbagliando, infilò tutti i gioielli addosso in modo da liberare i kwami, i quali uscirono da quei monili in una spruzzata di colori sgargianti e sprizzando gioia e allegria da tutti i pori vedendo che era stata la stessa Lady Bug a indossarli. La loro amata Guardiana. Finalmente.

Chat Noir strizzò gli occhi e si tappò le orecchie quando li sentì intonare il loro canto della felicità, mentre a Lady Bug stava scendendo una lacrima per la contentezza.

Ce l’avevano fatta, non aveva ben capito come, ma ora non aveva più importanza.

Durante la battaglia, nel trambusto generale, doveva essere successo qualcosa che aveva costretto il loro nemico ad arrendersi e alla fine consegnare quelle creaturine alla legittima proprietaria, senza però rivelare a loro il suo vero volto.

“Uh… falli smettere, Milady.” La pregò il suo partner e lei sghignazzò pensando che quello fosse un bel modo per zittirlo ogni tanto, anche se la sua voce e la sua presenza erano le uniche cose che la facevano stare veramente bene.

Solo che, giunti a questo punto della storia, Lady Bug pensò che forse Parigi non aveva più bisogno di super eroi, avevano vinto e sconfitto Monarch, e lei era convinta che non l’avrebbe mai più rivisto.

Lady Bug si tolse tutti i Miraculous che aveva addosso, tranne gli orecchini, e li ripose con cura all’interno della Miracle Box, al sicuro.

“Meglio?”

“Decisamente.” Ammiccò lui facendola arrossire, per poi stendere il braccio con un pugno chiuso verso di lei “Ben fatto?” Pronunciò in tono calmo.

“Ben fatto.” Ripeté lei scontrando le nocche.

Seguì qualche minuto di imbarazzante silenzio, dove nessuno dei due riusciva a proferire parola; la bocca di Lady Bug era paralizzata e Chat Noir temeva di dire qualcosa di troppo, si grattò la testa in maniera nervosa arruffando quei fili dorati.

“Quindi… è finita?” Farfugliò lui.

Lady Bug abbozzò un dolce sorriso sulle labbra “Perché dici questo? Sebbene abbiamo sconfitto Monarch, e non so ancora bene come, non significa che non ci rivedremo più. Possiamo sempre accordarci per delle ronde, infondo, la polizia avrà pur bisogno di noi, non credi?”

“Gli suggeriremo un bat-segnale o meglio un bug e chat segnale.” Sogghignò sotto i baffi contagiando anche lei con quella battuta.

“Perché no?” A Lady Bug sarebbe piaciuto chiacchierare ancora con il suo partner, ma il terzo bip degli orecchini e conseguentemente quello dell’anello di lui, li avvertirono che rimaneva ancora poco tempo prima che si de-trasformassero.

Non che ci sarebbe stato qualcosa di male giunti a questo punto, ma a Lady Bug prese il panico e salutando velocemente Chat Noir allungò il lazo dello yo-yo e scomparve dalla sua vista, non prima di stampargli un dolce bacio sulla guancia.

“Ci vediamo presto!” Aveva esclamato lei con una mano alzata in segno di saluto.

Chat Noir non ebbe nemmeno il tempo di dirle che non faceva differenza se avrebbe saputo chi era, infondo non lo aveva sempre detto? Cioè che una volta sconfitto il nemico non ci sarebbe più la necessità di tenere le loro identità segrete?

Chat Noir sospirò, pensando allora che quella era solo una scusa per tenerlo zitto e buono, quando invece lei non era mai stata intenzionata nel rivelargli chi era veramente.

Deluso nuovamente, se ne andò con le orecchie abbassate e il sapore amaro in bocca della sconfitta.

*

Lady Bug era riuscita ad arrivare solo a pochissimi isolati dallo scontro, divisa se tornare indietro da Chat Noir, oppure se continuare la sua corsa verso la via di casa.

Aveva scelto la seconda opzione, come una codarda.

Perché a Lady Bug aveva preso una fifa tremenda e sapeva bene che se lasciava il tempo a Chat Noir di parlare ancora le avrebbe sicuramente detto che sarebbe potuta tranquillamente restare e lei lo avrebbe fatto.

Il cuore le batteva ancora all’impazzata, per non parlare delle gambe completamente paralizzate, e nella foga del momento quasi si era dimenticata di nutrire Tikki.

“Non importa, Marinette. Basterà che lo chiami e vi chiarirete, e magari sarà la volta buona che saprete chi siete, non vedo il bisogno di tenerlo ancora nascosto. Monarch è solo un ricordo e voi due siete liberi di far calare il sipario.” Disse Tikki tra un morso e l’altro.

“Sono una fifona, Tikki.” Mormorò Marinette portandosi una mano sulla fronte.

“Hai avuto paura, è normale.”

“Paura è un eufemismo, il mio era proprio terrore.” Ci tenne a sottolineare.

“Temi una delusione se scopri chi è?” Domandò avvicinandosi di più al suo viso provato.

“No, io voglio sapere invece, perché dubito che avremo molte occasioni di vederci in veste di super eroi, intendo. Ma se da un lato muoio dalla voglia di conoscerlo, dall’altra temo possa diventare un’altra mia ossessione e finirei per cercarlo in continuazione, e non mi va. Devo prima capire che cosa provo per Adrien e poi buttarmi, non importa come andrà.”

“Il tuo cuore sa che cosa vuole, Marinette.”

“Il mio cuore è un’accozzaglia di sentimenti contrastanti.” Rispose “… e poi l’importante è che voi tutti siate al sicuro.”

“Anche tu lo sei, Marinette. Non devi più metterti da parte.”

“Hai ragione, Tikki.” Mormorò determinata “… d’ ora in poi mi dedicherò a me stessa e a quello che provo.”

*

Era accaduto tutto molto in fretta, ma Monarch aveva già intenzione di restituire quanto di spettanza alla super eroina e ora Guardiana dei Miraculous, solo che i due ragazzini, una volta trovatosi al suo cospetto non hanno atteso che egli parlasse, avrebbero evitato così lo scontro, finendo il tutto molto prima.

Gabriel progettava già da qualche settimana di lasciare perdere tutto, dopo essersi accorto che infondo Emilie era diventata per lui sono un’ossessione e che la brama di potere lo avevano portato in un baratro senza fine che lo avevano accecato a tal punto da non riconoscere più i sentimenti che provava veramente per lei.

L’amore che nutriva un tempo era scemato con il passare delle settimane, dei mesi e degli anni, lasciando spazio nel suo cuore per un’altra persona.

Avrebbe amato per sempre sua moglie e l’avrebbe ricordata ogni volta con il sorriso sulle labbra, questo era innegabile, ma lo stilista ora tendeva verso un’altra persona, una persona che gli era sempre stata vicina, che riusciva a confortarlo nei momenti peggiori e una persona che non si era mai tirata indietro nemmeno quando la malattia le stava devastando il corpo rendendo difficoltoso ogni tipo di movimento.

Nathalie.

Si era accorto di provare qualcosa di vero, di inebriante e di entusiasmante per lei, e quando si rese conto che una volta svegliata Emilie dal suo sonno eterno, Nathalie non avrebbe più fatto parte della sua vita, questa cosa lo mandò fuori di testa e desiderare che qualcuno gli portasse via i suoi poteri per dedicarsi completamente a lei.

Voltare pagina, insomma.

Ma presto, Gabriel, appurò che l’unico che poteva farlo era solo ed esclusivamente lui.

Così iniziò a sistemare alcune cose, prima tra tutti e più difficile da fare, seppellire il corpo di Emilie, e lo fece nel giardino di casa, proprio dove Adrien credeva giacesse già da tempo, ovvero sotto la statua a lei dedicata, e per occultare e giustificare il terreno smosso, Gabriel fece piantare un roseto di fiori bianchi e ai suoi piedi una targa commemorativa.

Adrien, una volta ritornato a casa, era passato a salutare sua madre e aveva trovato questa gradita sorpresa, e non solo, perché in piedi, davanti al roseto si trovavano suo padre e Nathalie mano nella mano.

Il suo cuore del ragazzo si riempì di gioia e non ci fu il tempo che loro due parlassero perché Adrien era corso da loro ad abbracciarli.

“Sono felice per voi.” Gli aveva detto con le lacrime agli occhi.

“Te ne avremo parlato.” Mormorò Gabriel accarezzandogli la testa.

“Non voglio prendere il posto di tua madre, Adrien, ma sappi che ci sarò se avrai bisogno di me.” Continuò Nathalie abbozzando un tenero sorriso materno.

Adrien si asciugò gli occhi, quella era stata una giornata piuttosto movimentata e ricca di emozioni, le lacrime del ragazzo erano anche per la gioia di aver ripreso i Miraculous, ma anche per l’ennesima delusione che gli aveva inferto Lady Bug.

“Per quanto mi riguarda, tu hai sempre fatto parte di questa famiglia. E sono sicuro che lei approverebbe.” Adrien volse lo sguardo verso la statua della madre.

“Sono sicuro che sarà così, figlio mio.”

*

Erano passate più di due settimane e di Monarch non si sentì più parlare, e Lady Bug e Chat Noir non si erano più né visti e né sentiti.

Ogni tanto si trasformavano durante la giornata per vedere se l’altro avesse lasciato una qualche sorta di messaggio, ma la segreteria annunciava a loro che non ne avevano.

Lady Bug tremava ogni volta che scorreva la rubrica del suo Bugphone e arrivava al suo contatto, per poi sbrigarsi a chiudere la conversazione prima che il Catphone trillasse o partisse la segreteria.

Chat Noir, invece, attendeva fosse lei a fare la prima mossa, del resto era stata la stessa Lady Bug, prima di sparire, a dirgli che si sarebbero rivisti.

Alla fine, Adrien, decise di voltare del tutto pagina e lasciarsi la super eroina alle spalle.

Non faceva più il modello, e suo padre gli aveva concesso più ore per svagarsi con i suoi amici, lui aveva semplicemente pensato che lo volesse fuori dai piedi per dedicarsi di più alla sua nuova compagna, e come biasimarlo.

Se Nathalie lo rendeva felice, allora lo era anche lui per suo padre.

In ogni caso, non mancavano mai le uscite loro tre assieme.

L’ultima volta avevano partecipato ad un picnic, dove tutti e tre si erano divertiti un mondo, e per poco Gabriel non era caduto nella Senna grazie a qualche bicchiere di troppo.

Rientrati a casa, Adrien andò a chiudersi in camera sua per suonare un po' il pianoforte, lo rilassava sempre battere quei tasti seguendo le note che il suo cuore gli suggerivano.

E fu in quel frangente che ricevette una chiamata da parte di Luka dove lo invitava sulla Liberty per una pizza in compagnia, ci sarebbero state anche le ragazze, ma a dire il vero ad Adrien gliene bastava una sola, ovvero Marinette e quando Luka gli elencò la lista dei partecipanti e udì il nome della corvina, Adrien accettò senza battere ciglio.

Ovviamente, Gabriel aveva accordato il permesso, a patto che si fosse fatto accompagnare dal Gorilla, infondo, anche se non faceva più il modello, Adrien era lo stesso rimasto il figlio del famoso stilista, e giornalisti di spicco, attorniati dai paparazzi, erano sempre pronti a braccarlo per un’intervista o per trarlo in inganno con domande trabocchetto a proposito della nuova fiamma di suo padre.

Adrien era abbastanza teso durante il tragitto e volgeva lo sguardo sopra i tetti per vedere se riusciva a scorgere lei.

Gli sembrò di vederla balzare da un punto all’altro con la sua solita leggiadria e bellezza, ma era stata tutta un’illusione e nulla più.

Lady Bug gli mancava molto, doveva ammetterlo, nonostante nelle ultime settimane si era dedicato più a Marinette, ovvero si intratteneva spesso a parlare con lei del più e del meno, e ora che non balbettava più in sua presenza, aveva riscoperto in lei quel lato intelligente e determinato che solo in rare occasioni aveva fatto emergere.

Una volta erano anche andati al cinema insieme a vedere un vecchio film con protagonista sua madre, giusto per rimediare alla loro prima volta.

Marinette era rimasta estasiata di fronte alla bellezza di Emilie e alla fine gli aveva confessato che le sarebbe piaciuto conoscerla e Adrien di rimando, le disse che sicuramente l’avrebbe conquistata.

Scese dalla macchina in modo sicuro, lasciando all’interno della vettura la malinconia che gli era salita quando aveva ripensato a Lady Bug e a quanto gli piacerebbe intrattenersi a parlare ancora con lei solo per dirgli che stava aspettando l’occasione giusta per farsi avanti con Marinette.

E a proposito di Marinette, la vide mentre scendeva gli scalini di marmo con alcuni pacchetti in mano provenienti dalla pasticceria.

Marinette!” La chiamò con la mano alzata, distraendola.

Infatti la corvina presa alla sprovvista, in quanto con la testa tra le nuvole, inciampò sull’ultimo scalino e solo il provvidenziale intervento di Adrien la salvò da una rovinosa caduta salvando anche i dolci.

“Sono una frana.” Marinette alzò gli occhi verso il suo salvatore e indietreggiò spaventata quando vide Chat Noir che la teneva tra le braccia.

“Scusami, ti ho fatto male, Marinette?”

La ragazza rinsavì quando l’immagine di Adrien venne sovrapposta a quella di Chat Noir.

“Pensavo… pensavo fossi un’altra persona… che ne so… un maniaco.”

Adrien sogghignò “Ne hai di fantasia.” Disse prendendole le scatole.

“Scusami, ancora. Non volevo darti del maniaco… è solo che…” Si fermò in mezzo alla riva ripensando a quanto Chat Noir le mancasse in quel momento e che avrebbe dato qualunque cosa per rivederlo un’ultima volta.

Anche Adrien fece lo stesso “Che cosa, Marinette? È per caso successo qualcosa? Me ne vuoi parlare?” Chiese apprensivo.

“Più tardi, forse… ora ci conviene allungare il passo altrimenti rimarremo senza pizza.” Si sbrigò a dire lei sorpassandolo.

*

La serata era riuscita alla grande e dopo aver mangiato, i Kitty Section avevano intrattenuto i loro ospiti con il consueto concerto, suonando i brani che presto sarebbero stati presenti nel loro primo album.

Era questo il motivo e la sorpresa che la band aveva in serbo per i loro più cari amici e primi fans.

Ma Marinette fremeva dalla voglia di andare a casa, trasformarsi in Lady Bug e lasciare un messaggio a Chat Noir.

Aveva assoluto bisogno di parlargli e di chiedergli scusa per come si era comportata quella sera, e che alla fine di tutto si era innamorata di lui, proprio come Chat Noir continuava a ripeterle da settimane. Se non lo avrebbe fatto sarebbe presto impazzita.

Perché nelle ultime settimane, Marinette aveva pensato molto a lui, ad Adrien, e a quello che provava per entrambi.

Con Adrien era nata una solida amicizia e da quando suo padre lo lasciava più libero loro due avevano avuto molto tempo da passare assieme, non balbettava più e non incespicava sui suoi stessi passi per evitarlo in modo che non potesse fare figuracce.

Infondo però, quando era con lui, il cuore le batteva sempre veloce nel petto e la testa si svuotava di ogni pensiero, con lui stava bene e credeva che l’amore per lui fosse svanito.

Ogni suo tocco, però, anche semplicemente i due baci sulla guancia che erano soliti a scambiarsi come saluto, le facevano andare letteralmente a fuoco la pelle, e quel calore si propagava dalle gote arrossate fino alla punta delle dita dei piedi facendola aleggiare nell’aria come un uccellino libero e felice.

Chat Noir invece, lo desiderava ardentemente e ogni sera usciva sul suo terrazzino per cercare di scorgerlo tra i tetti, forse lui era stato più diligente di Lady Bug e tenuto fede alle sue solite ronde notturne.

Il cuore le mancava sempre un battito quando vedeva muoversi qualcosa nell’ombra, per poi smorzare l’entusiasmo quando si accorgeva che non era il super eroe quello che aveva visto, le sue movenze le avrebbe riconosciute tra mille.

Ogni sera Marinette finiva per bagnare il cuscino e addormentarsi con la delusione di non essere stata in grado nemmeno quella volta di trasformarsi e lasciargli un messaggio.

Codarda.

Marinette si appollaiò sulla prua della nave in totale solitaria per schiarirsi le idee, come faceva spesso sul balcone di casa sua, con la differenza che sulla nave non era sola, ma circondata dai suoi migliori amici.

Adrien notò il suo allontanamento e la inseguì mosso da movimenti involontari, come se Marinette fosse il polo opposto della sua calamita.

“Lo sai che con me puoi parlare, vero?” Quella voce soave e calda la riportò alla realtà.

Era bellissimo al chiaro di luna e lei avvampò senza rendersene conto.

“S-si, lo s-so.” Farfugliò imbarazzata.

“Ti va di dirmi che cosa c’è che non va?”

“N-no… s-sì… cioè…”

“Non sei obbligata a farlo, è solo che mi dispiace vederti così, se posso fare qualcosa… ecco… io ci sono.”

“E ti ringrazio…”

Nel frattempo, Alya e Luka si misero a osservare quei due ragazzi mentre parlavano, ridevano e scherzavano.

Arrr… ma quanto ci mettono a mettersi insieme quei due?” Ruggì la castana incontro all’amico allungando le mani verso Adrien e Marinette.

“Devono prima capire una cosa sola.” Rispose enigmatico lui.

“Che vuoi dire?” Alya era a conoscenza del segreto della sua migliore amica, ma non che Adrien era in realtà Chat Noir.

Mmm… forse lo scoprirai, o forse no. In ogni caso… devono far calar il sipario.”

“Sei più strano del solito, lo sai?” Gli disse alzando un sopracciglio accigliato.

*

Marinette continuava a gesticolare con le mani sudaticce e a pronunciare frasi sconnesse e senza senso, ma Adrien piuttosto di sentirsi in imbarazzo per lei, ne era divertito e tra una frase e l’altra riuscì a liberare quel macigno che aveva nel cuore.

“Ti amo, Marinette.” Gli rivelò facendosi coraggio, raggelandola all’istante.

Marinette non credeva fosse possibile fermare il tempo e invece Adrien ci era riuscito perfettamente pronunciando solo tre parole.

Tre parole che nemmeno nei suoi sogni più nascosti immaginava avrebbe mai sentito uscire dalla sua bocca così perfetta.

Un alito di vento le agitò i capelli e fu in quel momento che Marinette realizzò di non esserselo sognato, Adrien la guardava come se aspettasse da lei una risposta, un sussurro, un urlo, un balbettio… qualunque cosa gli sarebbe andata bene piuttosto di quella faccia sconcertata e spaventata che lo fissava in continuazione.

Il cuore di Marinette mancò un battito mentre Adrien si sentiva morire dentro per l’imminente ed ennesimo rifiuto da parte di una persona che amava.

Marinette indietreggiò quando Adrien provò ad avvicinarsi un po' di più a lei chiedendole se stava bene.

“Ma-Marinette…” Sussurrò affranto.

Lei continuava a non rispondere, ma a rimanere con gli occhi fissi su di lui mentre retrocedeva lentamente, come se aspettasse il momento propizio per dileguarsi e scappare dal suo aguzzino.

Non si accorse però di un paio di barili di legno proprio dietro di lei adornate da delle reti da pesca, inciampò su di esse portandosi dietro anche le botti.

Marinette…” Mormorò Adrien avvicinandosi per aiutarla ad alzarsi, di rimando, in maniera molto veloce perché non voleva essere toccata, la ragazza riuscì a sgattaiolare via in lacrime lasciando Adrien da solo su quel ponte con più domande che risposte.

La prima reazione di Adrien fu quella di correrle incontro per fermarla, e invece le sue gambe erano paralizzate, perché percepì il suo cuore vibrare talmente forte, come la prua di una nave staccarsi nel momento dell’affondamento mentre vedeva Marinette farsi sempre più lontana ed ebbe la sensazione che quell’amore non corrisposto lo trascinasse sempre più lontano, fino a farlo sentire un naufrago in mezzo a un mare di emozioni contrastanti tra loro.

*

A nulla erano servite le parole di conforto di Tikki una volta arrivati a casa.

Marinette era caduta nella più totale disperazione.

Se fosse accaduto qualche mese fa, sicuramente Marinette gli avrebbe gettato le braccia al collo e baciato finché la bocca non le avrebbe iniziato a fare male, ma ora… ora era tutto diverso.

Non lo amava più come prima e poi si era innamorata di un’altra persona.

Ne era sicura più che mai adesso: lei amava Chat Noir.

E fu lui che doveva chiamare in questo momento, aveva bisogno di parlargli assolutamente perché non riusciva più a tenersi tutto dentro e senza aspettare la risposta di Tikki si trasformò e compose il suo numero sul Bugphone.

Uno squillo…

Due squilli…

Il cuore le morì in gola quando lui rispose.

*

Dopo la festa e dopo quella delusione, Adrien aveva salutato tutti i suoi amici mestamente e nessuno aveva osato chiedergli che cosa era successo per non ferirlo ancora di più.

Il Gorilla lo aveva accompagnato a casa e Adrien ripensò che fosse davvero sfortunato in amore, riusciva a invaghirsi di persone che non lo ricambiavano mai.

“Non perderti d’animo.” Gli disse Plagg ingurgitando un triangolino di formaggio.

“Sono uno stupido, Plagg… mi innamoro sempre delle persone sbagliate.”

Mmm… se lo dici tu.”

Adrien si portò il cuscino sopra il viso per soffocare un urlo e per non svegliare suo padre che stava riposando.

“Forse… sbaglio qualcosa io…”

“Ovvio… le hai buttato in faccia quella dichiarazione così… senza pensarci… anch’io sarei rimasto spiazzato. Che cosa ti aspettavi che facesse?”

“E’ solo che mi sembrava il momento adatto e pensavo che anche lei provasse qualcosa per me, ma ho commesso un errore. Più di uno a dire il vero!” Si corresse poi.

“Potresti sempre chiederle perché ha reagito così.”

“A chi? A Marinette?” Sospirò “… sono sicuro che non mi vorrà più parlare dopo questa sera.” Poi il lampo di genio “… però potrei sempre chiederlo a lei. Plagg, trasformami!”

“A Chi? Cos…” Il kwami non fece tempo a rendersi conto di che cosa stesse parlando il suo portatore che venne subito risucchiato dall’anello.

Chat Noir aprì il Catphone che iniziò a vibrare, non poteva essere… non ci poteva credere.

Lady Bug lo stava chiamando nello stesso istante che lui l’aveva pensata.

“Pronto?”

*

Al solito posto.

Si sarebbero visti al solito posto e con urgenza, ma se non poteva non faceva niente. Le aveva detto.

Chat Noir, Adrien, però non sarebbe stato in grado di chiudere occhio quella notte e lei sembrava aver bisogno di aiuto dal suo tono tremolante e sconvolto della voce.

La vide seduta su quella terrazza con le gambe al petto e la testa affondata sulle ginocchia, sul volto portava la stessa identica espressione di quando le erano stati rubati tutti i kwami.

Ma Chat Noir escluse che la cosa si fosse ripetuta.

Si avvicinò deglutendo il nulla e facendo un bel respiro profondo, vederla gli mandò lo stomaco in subbuglio e moriva dalla voglia di raggiungerla.

Lady Bug alzò gli occhi e scattò in piedi quando lo vide.

Aveva appena smesso di piangere e si asciugò con il dorso guantato le ultime lacrime che le avevano bagnato le gote arrossate e terribilmente calde.

“Ciao, Chaton.” Tirò su con il naso.

Milady.” La salutò con un inchino.

“Grazie per essere venuto.”

“Ti pare… morivo anch’io dalla voglia di vederti.” Disse entusiasta nascondendo l’enorme voragine di delusione che aveva dentro il cuore.

Lady Bug si rabbuiò perché era stata pessima nelle ultime settimane non avendo avuto il coraggio di chiamarlo e di conseguenza di vederlo, ma lui sembrava essere felice.

Sarebbe stato troppo imbarazzante e lei non era pronta ad affrontarlo, Lady Bug aveva bisogno ancora del tempo per pensare e schiarirsi del tutto le idee per evitare di commettere altri errori o azioni di cui si sarebbe sicuramente pentita.

“Ti sembrerà strano, ma anche per me è la stessa cosa.”

“Che cosa volevi dirmi?” Tagliò corto lui, curioso di sapere perché Lady Bug aveva scelto quella particolare sera.

Lady Bug esitò, farfugliando qualcosa prima di trovare il coraggio per scusarsi con il suo partner per non averlo più cercato.

“Sono pessima, lo so, soprattutto quando abbiamo recuperato tutti i Miraculous, come minimo dovevo essere al settimo cielo, e invece me ne sono andata come una codarda.”

“Pensavi ti chiedessi di restare perché volevo sapere chi eri?”

Bersaglio centrato, Lady Bug annuì con il capo.

“Ammetto di averci sperato. Lo faremo quando sarai pronta, ok?” Mormorò alzando gli occhi al cielo per rimirar le stelle che in quel preciso momento avevano iniziato a puntellare lo spazio infinito.

“Grazie.” Seguì qualche attimo di silenzio e infine ebbe il coraggio di chiedergli che cosa lo turbasse, del resto al telefono lo aveva sentito abbastanza a terra e la sua espressione in quel preciso momento non era da meno.

“E’ per una ragazza.” Rispose con naturalezza non credendo affatto di poterla in qualche modo ferire o farla ingelosire, ma era così che Lady Bug si sentì, percepiva che Chat Noir le stava sfuggendo e che se non avrebbe fatto subito qualcosa lo avrebbe perso per sempre. “… ecco… vedi…” Non fu affatto facile per lui parlare con lei di certi argomenti.

Chat Noir si grattò la testa imbarazzato “… volevo sapere da te che cosa sbaglio.”

“In che senso?”

“C’è questa ragazza che mi piace molto…” Farfugliò gesticolando con le mani ottenendo la più totale attenzione di Lady Bug “… siamo usciti insieme qualche volta, ma solo come amici, ovviamente. Sto bene quando sono con lei e tutto il mondo attorno sembra fermarsi del colpo, il cuore mi batte forte e se le stringo la mano o lei lo fa con me… nello stomaco esplodono mille farfalle e… scusami, mi sento così stupido.”

“Non devi dispiacerti se ti sei innamorato.” Lady Bug gli poggiò una mano sopra la sua per confortarlo, ma mentre lo faceva gli occhi le diventarono lucidi e la voce improvvisamente roca.

Distolse lo sguardo per non dargli modo di vederlo.

Chat Noir, invece, percepì le viscere contorcersi quando sentì un calore immenso sprigionarsi da quell’arto, fino ad arrivargli dritto al cuore facendogli accelerare i battiti.

Guardò la sua lady e notò uno strano luccichio nei suoi occhi, ma volle comunque continuare a parlargli di Marinette, del resto era andato lì per questo, no?

“No, infatti. Il problema è che ho fatto casino.” Sospirò “… in un raptus le ho detto che l’amavo.”

Déjà-vu.

Il tempo e il cuore di Marinette si fermarono nuovamente e questa volta perché aveva capito che aveva perso Chat Noir. Non era più innamorato di lei come prima e la consapevolezza che sarebbe stata lei quella rifiutata, la fecero cadere giù dal palazzo in cui si stavano intrattenendo, che collassò su sé stesso, metaforicamente parlando, ma prima di sfracellarsi al suolo, Lady Bug ritornò indietro di qualche ora e l’immagine di Adrien mentre le diceva che l’amava.

La sua voce calda l’avvolse completamente e quelle due parole risuonarono come una dolce melodia nella sua mente.

“E lei che ha fatto?” Domandò con la bocca impastata, parlando lentamente.

Chat Noir sospirò abbozzando un leggero sorriso e alzando gli occhi al cielo “E’ inciampata su alcuni barili e se né andata senza dire nulla. Ma io la amo anche per questo.” A Chat Noir non mancò sul suo viso un’espressione innamorata e languida.

Lady Bug spalancò gli occhi.

Poteva essere una coincidenza?

Poi le saltarono alla mente altre immagini e momenti trascorsi con Adrien e con Chat Noir. Troppe cose combaciavano e troppe cose erano evidenti per essere travisate.

Lady Bug ne era sicura come non mai adesso. Finalmente aveva aperto gli occhi e capito perché quando era in compagnia di Adrien non balbettava più e non inciampava sui suoi stessi passi, non era perché non lo amava, ma semplicemente il sentimenti che provava per lui era maturato, trovando così il giusto momento per dichiararsi apertamente.

“Secondo te, ho sbagliato?” Domandò dopo il suo monologo che Lady Bug non ascoltò per niente.

“No. Era perfetto.” Disse convinta mettendosi davanti a lui e prendendogli le mani con amore.

“Chiudi gli occhi, Chaton.” Lui la guardò stranito, ma non le domandò il perché di quella richiesta.

Obbedì senza fiatare, perché tutto accade così in fretta da non aver il tempo per fare o dire nulla, la schiena del super eroe venne attraversata da brividi, prima di terrore poi di serenità.

Lady Bug si era appena de-trasformata e davanti a lui c’era la persona che aveva inseguito per mesi, ma lui per qualche strana forza non riusciva ad aprire gli occhi e guardarla.

Marinette deglutì il nulla, ma non si perse d’animo mentre pensava alla faccia che avrebbe fatto nel vederla.

“Apri gli occhi.” Mormorò con voce calma.

“N-ne sei si-sicura, Milady?” Balbettò in preda all’ansia.

“Sì.”

Chat Noir fece come le aveva detto e il mondo si fermò per l’ennesima volta.

Bellissima, meravigliosa, Marinette emanava luce propria, come una dea appariva al suo cospetto avvolta da una luce dorata e incandescente.

La sua bocca era spalancata dallo stupore e i suoi occhi verde smeraldo avevano assunto tonalità molto chiare.

Non poteva desiderare altra persona dietro a quella maschera.

Mar….” Non terminò la parola che Marinette gli buttò le braccia al collo e lo trasse a sé per baciarlo con passione, mentre le lacrime le rigavano il volto dalla gioia.

Si staccò solo per guardarlo negli occhi e sorridere “Ti amo anch’io, Adrien Agreste.”

Chat Noir sorrise e finalmente riuscì a liberarsi di un peso enorme dallo stomaco, pensava di aver deluso Marinette, ma invece era sempre rimasta al suo fianco in ogni battaglia e nella vita di tutti i giorni, mancava solo una cosa da fare.

Ri-trasformami.” Adrien venne avvolto da una luce verde e liberato dalla costrizione della tuta da combattimento riprese a baciare la sua Marinette.

“Scusa se sono scappata prima. Ho avuto paura.”

“Non dovrai più averne, Milady.”

E continuarono a baciarsi e stringersi per un tempo che sembrò a loro interminabile, con il cuore che batteva all’impazzata mentre liberava nei loro ventri una miriade di farfalle in festa.

Non solo per quella sera, ma per molti giorni avvenire, Adrien e Marinette si sarebbero amati, ora che il sipario era finalmente calato dando a loro la possibilità di vedere ciò che prima gli era sempre stato negato.

*

FINE

  
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