Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Titinina    26/08/2022    2 recensioni
Non ho mai scritto di questa coppia, per quanto li adori e li ami e abbia letto fanfiction in due o tre lingue diverse. Probabilmente sono OC ma insomma è come se fossi una novellina alle prime armi! #nobeta
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La brezza del mare le scompiglio i capelli sfuggiti dalla treccia, respirava a pieni polmoni l´aria salmastra. 
Chiuse gli occhi e rivolse il viso verso il cielo.
Non la vedeva da pochi giri di luna, ma  gli sembrava di poter respirare un po´ di più, anche solo vedendola da lontano. 
 
Gli Altri, il sudore della battaglia, il fango, il sangue, la paura, soltanto un incubo di una storia antica. 
Il freddo, la neve, i giuramenti, sembravano un lontano ricordo. 
 
 
Avevano più cicatrici, ferite più profonde di quanto una lama potesse dare. 
Era la vita stessa che li aveva segnati, accartocciati. 
Forse avrebbe dovuto lasciarla andare, non cercarla. 
Stare al suo fianco non le aveva portato nessun beneficio. 
 
Dovrebbe tornare indietro, ritornare al porto e andare via da Tarth. 
 
La sua presenza l´avrebbe fatta solo a pezzi, riportandola a quegli incubi, a quei ricordi in cui la morte li ha sfiorati ad ogni respiro. 
 
Eppure aveva respirato la sua pelle, tracciato percorsi e mappe con le sue dita tra le sue lentiggini. 
Conosceva il sapore della sua bocca, che sembrava il sole. 
Il tremore delle sue ciglia per una carezza di cui non poteva fare a meno, ma che non riusciva mai a chiedere. 
Il rossore che si estendeva sulla sua pelle, tra i suoi seni e le cicatrici, ne inseguiva con la lingua la scia e il gusto. 
 
La sua risata, così giovanile, così chiara. 
 
La prima volta che l´ha sentita, il mondo era ridotto ad una piccola camera con un fuoco, qualche pelliccia per scaldarli e  poco vino annacquato, troppo buio fuori da troppo tempo, eppure aveva riso, e il grumo del suo petto si era sciolto, il calore gli risaliva dallo stomaco al petto e lo sentiva nel sangue. 
E, in quel preciso momento, sapeva che gli apparteneva.
 
Lei è mia e io sono suo. 
Ed era questo e nient´altro. 
 
E poi la guerra era vinta e un´altra ricominciava, la vita mortale riprese con le stesse dinamiche che odiava, lontano da quella piccola camera. 
 
Stemmi e doveri. 
Nomi e giuramenti. 
 
Ne doveva solo uno. 
 
Non ne sarebbe fuggito. 
 
E lei non c´era più. 
 
Quel peso si era di nuovo insediato nel suo stomaco e seguì la scia. 
 
Aveva pianto e imprecato, non sapendo cosa farne. 
Aveva spergiurato, bestemmiato e implorato gli dei, quali essi fossero, per un senso della sua esistenza. 
Non un segno che tutto questo avesse uno scopo.
 
 
Fino a che, era chiaro, semplice. 
 
Non aveva bisogno di dei o scopi o spade fiammeggianti per capirlo.
Non c´era più bisogno di scappare da nessuna parte. 
 
Voleva solo vederla, solo sentirla ridere alla luce del sole. 
 
Era arrivato a questo punto per vedere come era il mondo intero con lei, cos´era la primavera, alla luce del sole con lei. 
 
E i suoi piedi erano bagnati dal mare, in un andirivieni di un´antica danza, una che avevano ballato tanto tempo prima, in un piccola camera con il fuoco acceso.
E i suoi capelli erano scompigliati dal vento, attorcigliandosi e sciogliendosi, come se ci avesse passato lui da poco le dita e lei era morbida sul suo cuore. 
E i suoi occhi erano finalmente aperti, verso l´orizzonte, guardando avanti, sempre avanti.
 
Il primo passo in avanti, silenzioso.
Il secondo passo in avanti, orme sulla sua spiaggia.
Il terzo, deliberato, senza costrizione, verso di lei. 
 
La sentì respirare e si girò a guardarlo. 
Cicatrici, pelle pallida, lentiggini, una spada tra le mani, l´odore del mare, gli occhi che lo avevano chiamato ogni notte, ogni giorno. 
 
Niente scopi, niente maschere, nessuna fuga, niente giuramenti. 
 
Non abbassò la sua spada e lui le sorrise.
 
"Perché sei qui"
 
"Ti ho sognato." 
 
   
 
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