Fumetti/Cartoni americani > Rick & Morty
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Autore: GirlDestroyer1988    27/08/2022    0 recensioni
Tempo incomprensibile? A chi appartiene a Gravity Falls, sconosciuta porta sui mondi e altro mondo essa stessa i misteri non conoscono vera soluzione. Ma se ti fidi di uno squilibrato dai capelli assurdi (o se non lo fai) innumerevoli porte continueranno a aprirsi. Forse troppo innumerevoli per un idiota come te
Genere: Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tammy
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando l’LP di Reigns of blood finì girando d’insultare il nerastro e traslucido nella doccia di luci verdi da Lance Acord BrionVega che come un Robert Crumb di Mister Nostalgia ha visto e sentito musica migliore sulla stanza dove una bottiglia di Tangueray sostituiva aggiungendo tungsteno alle sue viscere una comune lampadina allungando una calza verde non Italia che è anche bianca e rossa sul letto di Christie Brinkley di National Lampoon’s Vacation di Harold Ramis della mobilia fatta di pannelli lignei forse di balsa forse di sughero forse di faggio cadde il silenzio. Morty Smith, il primo Morty Smith, Morty Smith #1, di tutti i Morty Smith Stefano Quantestorie lo Stefano ancora intonso dai progetti collosi con giocattoli Polistil dei genitori Vukotic e Scarpa, il Mortimer Morty Smith con l’anonimo caschetto da Conway Twitty sagomato con un casco da motociclista munito di rasoi interni in grado di scolpire in quel modo unendo l’efficenza del taglio delle sue lame con il peso e la massa del carbonio facendo invidia a un pupazzetto Playmobil e alla premiata Barberia Zirndorf che li stampa e li acconcia marrone, la maglietta gialla andò vicino all’ugola meccanica per umanità tonsillitica e cercò in punta d’unghia un nuovo vinile. Maurice Hilton, il secondo Morty Smith, Morty Smith #2, il quattordicenne più ricco del Nevada, il Richard Richie Rich a cui ogni Estate cade addosso come cade addosso alla fotocamera di Gianluca Cosci la pagina del calendario di Maggio un autobus a due piani di babysitters con seni a palla di cannone e culi a mina sottomarina (Ed io amo fare il premier, mi gasa come Perrier Quand'ero bambino vestivo come un manichino dell'atelier Avevo le Burago, vetri scuri e chauffer Otto babysitter con auricolari e tailleur Michele Salvemini-Legalize the premiere-Il sogno eretico), con il suo pompadour merda d’artista dello Jacopopò di Federico Taddia, la sigaretta in 5 pezzi grigia il cui tabacco stretto tra filtri di ossido di acetile sono mani e piedi dentro mocassini ancora di quel marrone da diarrea di mucca ma lucidi al punto da specchiare il soffitto e dal cuoio così prezioso/impreziosito da lasciare nell’Apeiron ogni insinuazione scatologica, di tutti i Morty Smith Stefano Quantestorie lo Stefano ufficiale d’aviazione, tra tutti i corridoi del destino quello instradato certamente più degli altri verso soldi, fama e remunerazione entrò nella stessa stanza del Morty precedente e aspettò con una normale ma incrementante tensione che anche l’altro Morty arrivasse a accorgersi di non essere solo nella stanza di quel palazzone di Davenport Iowa. Il momento pensò fosse quello in cui la discoteca finalmente erogò il prestito e la musica, iniettata dalla vipera con la mascella a siringa AKA puntina ebbe il là Non fa atmosfera. Come l’album di prima. Non hai della SynthWave? Oh scusami Maury non mi ero accorto di te. Summer, Tricia e Annie sono già arrivate? Non ho controllato, ma mi sembra di sentire dei piedi La sorellona, la fidanzata e l’altra fidanzata, parcheggiata la Lamborghini Murcielago da Telephone di The fame monster nel parcheggio sommerso da Iper nei loro abiti da macelleria del Peppermint Hippo (s)vestita da un Alex Toth erotomane e con come ghiacciato espositore la mano di una Blackarachnia verniciata d’oro, vestita solo con un bikini di conchiglie dalle cui telline per capezzoli si scatenano nappe che illudono sull’occultare qualche arma devastante tipo Looks can kill di Sean Applegate con i loro tacchi come scavatrici entrarono o irruppero con stile per dare ombra alla coppia d’omini lì inani Buonasera a tutti i Morty….anche se si chiamano Maurice. Non è da tutti i fratelli minori regalare macchine da puttaniere alle proprie sorelle maggiori. E non è da tutte le sorelle essere uragano senza paura Il poeta è solo un bugiardo, Giovanni Devita silenziò tranchant la Catwoman cilena con i capelli arancioni come i papaieti di Coquimbo la cui pur piccola città come la maggiormente regale Santiago del Cile hanno un crimine troppo più arzillo di lei senza tempo da perdere scialacquatogli da Jimenez e la sua Bianchi Adesso siamo noi che veniamo temute. Vorrei non dover sentire queste melensaggini da santone mestruate che mangiano erba e scopano cristalli. Si fa prima a rimanere Heideggeriani e a dire che la poesia non serve a niente, piuttosto che fare dell’inutilità un vanto per la poesia secondo Carnap, dovendo poi litigare o quantomeno tergiversare perdendo altro tempo con Arendt e Nussbaum ambedue i Morty erano protagonisti dello stesso set Playmobil, il 3536 della linea Spazio, faccette monoespressive inghirlandate da capelli pressofusi in un singolo tappo di Monticchio Lanari senza l’ombra di un pelo, chi marionetta dagli abiti dipinti sul legno chi chiuso nell’armatura antiradiazioni, indisturbate nel quarantennale sorrisetto dipinto in punta di parabolografo industriale persino da un improvvisa virata sull’emotivo, la gomitata di Morty #2 a Morty #1 per chiedergli quanto fosse fredda la sorella di Morty #1 e cosa le fosse successo Non lo so se è sempre stata così o è parte della sua crescita, qualcosa che le è successo ed è rimasto con lei per sempre, come quando su un terreno cittadino c’è una ferrovia e per esigenze d’espansione urbanistica ci devono costruire di traverso una strada, e questo turba il destino sia di una che dell’altra, portando a soluzioni incongrue. Sai no, passaggi a livello, sottopassaggi, sovrapassaggi…ma non so se sia così o qualche stramberia innata, alla Baldwin Street di Dunedin Nuova Zelanda, un periglioso piano inclinato figlio delle tremolanti colline del territorio che nemmeno l’asfalto ha trionfato nell’appiattire. E’ mia sorella in ogni caso comunque, e il suo ghiaccio serve a nascondere il grande e affettuoso cuore che ha. La tua? Beh lei non ha bisogno di questo atteggiamento da tsundere. Anche la tua fidanzata fa l’iceberg con la lingua in creedite? No, Tricia è meno Amy Rose, è quella che apre una porta sull’apparente asocialità di mia sorella. Summer deve aver preso da mio nonno Rick molto più di quanto ho dovuto prendervi io. Se sei un Morty….un Morty chiamato Maurice….con te dovrebbe esserci un Rick oppure? Beh un Rick c’è eccome. Un Rick chiamato Mike. E una Summer, una Summer chiamata Hermione. E poi c’è Tricia….o Jessica quella puttana Una seconda Lamborghini Murcielago parcheggiò nell’oscurità tra le luci dilavate e quella unicamente più netta e sideralmente asciutta dell’ingresso, giallo come ombra di catetere BPH da sorgente sorgiva, da vescica verde di anonimo materiale laterizio per ipermercati o-dipendentemente dal dipinto di Giuseppe Restano-ospedale, metropolitana, ritrovo per alcolisti anonimi, svuotandosi di due guerriere barbariche dai seni enormi lievemente sproporzionate per reciproche altezze, armi mai veramente dismesse nonostante fossero loro la coppia di cose più pericolose di quel cuore di parcheggio, quel sommerso college di Oglethorpe dove a dirla tutta le cose non erano immobili in attesa-come re Magi in viaggio nel tempo-del Natale 8113, ma esperivano un implicito andirivieni come la desolata casa di Mahoney Road Wisconsin unico residente Enoch Wallace immortale transeunte per Maurice egualmente caro, facendo ancora, per ribadire, una grandiosa, altisonante impressione sui Morty ai piani più alti. I loro nomi erano Fulgora e Zanna Dov’è il gineceo? Sollecitarono con zampe d’orse violentissimamente imperciocché in Adagio le loro voci e l’aria per esse palcoscenico le arpe unisone delle loro sensualmente gutturali voci da Charlotte Lehmann & Kirsten Flagstad. Di là scandirono come Audrey Penniman le ennesime liriche ambigue della Lollipop del cuginone pansessuale (I went walkin' with my mama one day When she warned me what people say Live your life until love is found 'Cause love's gonna get you down) le istruzioni per raggiungerlo. Con loro, già sopraggiunto ma rimasto invisibile c’era il Morty Barbarico, un personaggio avulso da Stefano Quantestorie di Maurizio Nicchetti e decisamente improntato a Il demone delle galassie infernali di Charles Band & Sucker Punch di Zack Snyder, una deviazione troppo violenta e che con troppa repentinità passava dal Canal Grande e Ponte di Rialto del Venetian, fiume tranquillo di opzioni afferenti a un immaginazione pantofolaia ma innocua allo X Scream dello Stratosphere, caduta assolutamente terrificante verso un mondo fantastico quanto violento e instabile, in attesa di entrambe. Giacenti, quasi supini i due Morty del modello più calmo di scivoli Savino Fortunatoc nei giardini protetti e rallentati dal e del tempo dei centri storici di Milano al Parco Montanelli & di Reggio Emilia al Parco del Popolo parlavano delle donne vichinghe Mi uccidono con lo Snu Snu solo guardandole. C’è qualcuno almeno in questo palazzo che riesca a farsele senza ritornare come un origami? C’è un Morty barbarico che è già arrivato e si è già ambientato….se cogli l’ironia Dov’è l’ironia? So che potresti riferirti al fatto che appartenendo alla barbarie antecedente alla civiltà ha quasi distrutto l’intero arredamento, ma ho dei dubbi su cosa abbia fatto veramente e lascio a te di dirmelo e di divertirmi con il tuo ficcante umorismo nero da Stephen Colbert Il nostro era vestito con una pelliccia di renna insudiciata dal’intera esecuzione di Storia di un minuto della Premiata Forneria Marconi, che venne appesa al muro con la promessa che Fulgora e Zanna sarebbero venute a darle una pulita, e siccome sono già passate quasi 48 ore feci bene all’epoca a rimuoverla mettendola con adeguate istruzioni per raggiungerla nella cantina, sai com’è, finché è là a impuzzolentire una cavità umida e meramente funzionale alla planimetria di una casa quanto una camera stagna lo è per un sommergibile dormiamo tutti più tranquilli, era un Morty selvaggio, barbuto, muscoloso e con crinoline tanto delicate nel ricadere capelli tra i capelli quanto in armonia con la sembianza e l’essenza di guerriero implacabile, un elmo di corna di bisonte e le armi che ti aspetteresti vengano forgiate su Asgard, anch’esse strapazzate da un giorno speso chissà come, e ovviamente lo facemmo entrare subito, facemmo e non facemmo tutto quello che avrebbe detto se l’avessimo capito (e dovevamo capire tutto) e controllandolo di sottecchi arguimmo anche che in qualunque altra situazione è tranquillo, arguendo anche che ama sinceramente Fulgora e Zanna Le ama entrambe? Tutte e due? Oggi sembri un pappagallo! Sì è polifilo. Evidentemente tra barbari la legge è quella di quante tettone le tue mani riescano a afferrare. E una volta che anche tu le hai viste non ci faresti anche tu un pensierino? Come una Sandra Campanini che diverte tentazioni ipotetiche d’adulterio organizzando le scalette delle edizioni 2008 e 2011 di Appuntamento a Cartoonia Morty disse che per le sue fantasie barbaric fantasy Tricia Lange bastava e avanzava. Una Lady G versatile come lei può passare da C*U*T*I*E a She Ra e le principesse del potere senza volermi far fare adulterio. The angel from my nightmare The shadow in the background of the morgue The unsuspecting victim Of darkness in the valley We can live like Jack and Sally if we want Where you can always find me And we'll have Halloween on Christmas And in the night, we'll wish this never ends We'll wish this never ends. Possiamo essere Spaccaossix e Abba, Hiccup e Astrid. Fammi pensare a chi possa mancare. Supernova la supereroina! Chi di noi va a vedere se è arrivata? Non ne avrete bisogno Supernova in forma umana era una delle guerriere Zulu di La strada del guerriero di Pierdomenico Baccalario, il suo coriaceo faccino in bauxite e bronzo dai capelli come modellino in liquirizia degli alieni del 35esimo e 36esimo episodio di Spazio 1999 si trasformava con la stessa limpida immediatezza di un Power Lord Revellc nella donna con una galassia in corpo (e due belle supergiganti bianche sulle e nelle mammelle🐂🍉🍉😏) Dov’è il mio uomo? Non è ancora arrivato, lo farà domani Quello è il giorno in cui lo vedremo sempre marziale la tipina pensarono i due Morty riflettendo come fossero passati da una durezza da Dakota a una da Crom, da una da eroina fantasy che ripulisce i dungeon con la propria forza lamellare stile Cattleya (Ryoka Yuzuki) a una da supereroina alla Hawkgirl con un eloquentissimo goedendang in pugno Bella ma pericolosa Ma a differenza di Zanna e Fulgora molto più incerti e quindi in loro balia, pur essendo delle buone. Infatti non sapevano dove fosse Vance Maximus Spingersi da Bluff View Avenue a Suck Creed Road, da Chattanooga a Clarksville, dal Tennessee al Kentucky e dal Kentucky all’Illinois, dal’Illinois allo Iowa nonostante quanto sostenesse Albert Barillé che arrivato al 24esimo episodio di Imbarchiamoci per un grande viaggio già non raccontava più di avventure continentali ma di discese e salite dalla termosfera alla fossa delle Marianne passando poi nel 25esimo all’Everest di John Hunt e del Kilimangiaro di Charles New e nel 26esimo all’infinità dei mondi alieni se c’erano mezzi più tecnologici, comodi e risparmiatori e nemmeno un hic sunt leones sulle cartine delle stazioni, per lui Marco Diaz come per lei Stella Butterfly un simile itinerario da pendolari diventava il tuffo verso mete sconosciute. Lo era con notevole forza e convinzione per Stella, venuta da Mewni e perennemente abbindolata da quello che questo vecchio sporco pazzo mondo meraviglioso offriva (Ho scoperto che amo stare qua E la Terra non ha nulla che non va Mi sembra un posto adatto a me E trovo abbia un certo non so che/Ci sono armi nei supermercati E mettono i "beep" nei vaffanculo Ci dicono continuamente che nessuno è al sicuro Ma questo lo sapevo già E non è mai stata una buona scusa Per barricarmi dentro casa La tele accessa e la porta chiusa Lorenzo Cherubini-Safari-Safari), ma Marco aveva una storiella simile. Era quand’era più piccolo, al Chattanooga Memorial Park, qualche bolla di spensieratezza nello pneumocefalo generale, gli scotomi come macchie degli inchiostri da stampa di bisunti dipinti autunnali o direttamente invernali con tenebrosi albumi agglutinati, sulla cima o pressappoco lì dell’assopito bernoccolo d’erba dove liberamente viene lasciata pompare la mucina del conato di vomito del novello Dave Duerson, in un giorno di Primavera con un sole ancora dolce. Il mondo era immobile e saldo, gli alberi erano inamovibili colonne di corteccia aromatica, fiori della passione e alberi di tulipani erano recipienti stappati di farmaci erboristi, dell’antica farmacologia dei pastori del Wiltshire affaccendati al tepore dei falò invernali e lungo le vie della Cremona medievale, il naso debellato dal muco e dalla sinusite da profumati segreti di Enghivuc e Cairon, Marco era con i suoi genitori, mani a lui invisibili che abbassavano serrande quando il giorno era troppo luminoso perché potesse stare bene, condividevano con lui gli echi termici di quel dipinto interiore di William Joyce che era il suo bambolotto corporale febbricitante, quello era un giorno di salute, radiosamente gaio per Omelas, da tigna arteriosclerotica per un Callisto Tanzi dei letti ospedalieri per Knock. Com’è come non è avvicinarono un modellista con il suo aereo, dove c’era là per là una sorpresa. Il suo aereo aveva una videocamera nascosta e quello che filmava veniva registrato su DVD. Quando s’intimò con i Diaz e fece loro vedere il suo Koyaanisqatsi accadde quello che toccò agli stessi avventori del Century Theater di Santa Fe quel Mercoledì sera in cui Godfrey Reggio, vinte le titubanze con l’aiuto di nientepopodimeno che Francis Ford Coppola si fece conoscere come regista: vedere il loro comunissimo mondo a migliaia di metri dalla terra parimenti straniante se vissuta rasoterra li incantò al punto che non riuscivano a momenti a camminare. Quello era ciò che Marco sentiva, come il TOREC di Primo Levi, ogni volta che Stella o con Stella arrivava coinvolto in un uscita inusitata e memorabile, un periplo che come il Giffoni Film Festival, i Beastie Boys all’aeroporto di Reggio Emilia e la kermesse di Ferdinand (Michel Piccoli), Ruidoso e Corneil (Michel Elias) nella Positano della giunta Di Prisco continuava dopo che il tempo aveva atterrato ciò che doveva atterrare e suscitato ciò che doveva suscitare a essere speciale, memorabile, un avventura che seguirà stagioni e feste, un pianeta nella galassia del calendario sempre presente per accogliere chi ha diritto di riposarsi da questo ballo d’aquiloni inquieto e pesante proprio perché lassù in cielo, dove è mortale precipitare, oppure un albero di Natale e/o una calza della Befana continui nel tempo ma forieri di sorprese sempre diversi e mai identiche a quelle precedenti e/o successive. Come mimi settentrionali, i Capelli cervesi, le giurie capeggiate da Rinaldi, Genovesi e Cosulich c’era una regolarità migratoria, una rima alternata, "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il Giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il Giovedì e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza (Antoine de Saint Exupery), un sapere che il tempo è una Piazza del Nettuno con annessa Via Bassi nelle quali non importa se chiude Valvoline e comincia Mangazine, muore Dalla nasce Ballarin e sul sagrato di San Petronio quale nuovo spot “restauratore” posticiperà questa nave di Dylan Dog ma il vecchione è sempre intirizzito quando viene Dicembre e si cerca la neve dall’alto del Monte Sole e i rimasti hanno l’alba del nuovo anno stretta tra gli Asinelli. Come esce alato il treno che affronterà aquilino sui suoi binari la Mesopotamia yankee, quella dei Mohicani di Babele di Gaston Leroux, planando con tranquillità fluviale, da desuete chiatte e vaporetti del Chickamauga, del Cumberland, dell’Ohio, del Mississippi e del Cedar alla Moline Station, da cui Marco e Stella riemergono a metà tra Bering ai confini dell’Alaska e Bert Sotlar aiutato da Silvana Pampanini di La strada lunga un anno di Giuseppe de Santis. L’ebrezza della vetta, dell’isola, della banderuola che sancisce ingorda di vento che fin là siamo arrivati. Una volta arrivati a Davenport Stella fa accorrere con lei Marco al Putnam Museum, il santuario di Urania. I pellegrini delle Permian Hills erano passate dal loro spontaneo futuro al Futuroscope di Poitiers all’acquario municipale di Sydney al Dinosaurierpark Teufelsschlucht di Treviri, e ora con The future is Wild l’enigma degli anni-luce della Icarus, del remoto futuro della Terra a prescindere dallo Jukurrpa di Simon Petrikov veniva finalmente svelato. Stella era incosciente come una bambina, Marco aveva negli occhi un apprensione metallica, da mento a scatola di John Saxon o Hugh Grant, tanguto forse più importantemente dal tema della scomparsa irreversibile di tutto ciò che è come lui (Stella non faceva testo, non era umana sebbene lo apparisse) e dalle sensazioni d’inquieto de-ja vù allo spettacolo dei succedanei dell’uomo e come con loro una parabola già nota per scrittura avvenuta qual’era quella dell’umanità e della storia torna come un opera dove il personaggio è immobile ma il prestanome eratico è cangiante. Cosa in forse in 15 o 25 milioni di anni i Babuleoni avrebbero fatto, un mix tra Fossili viventi di Leonard Sprague de Camp con i suoi Jmu e Jerry Cornelius di Programma finale di Michael Moorcock, l’organizzatissima Alta Frontiera dei Ragni Argentati e che razza di Cincinnati tra tutte quelle ragnatele da Spiderman shattered dimensions i piccoli artropodi dalle 8 zampe costruiranno in capo a 110 o 120 milioni di anni, fino a quelli che lo stesso Tim White acclama come i più promettenti, i Calamanti, per Marco ugualmente destinati a errori, guerre e civiltà cariate fino alla piorrea come continua a succedere per quell’essere umano che il transumanesimo dello Stephen Baxter menzionato tra lo staff scientifico della mostra propugna è vecchio e superato anche se di milioni di anni ne avrebbe invero pochini. Il futuro non è affascinante Marco? Dipende. Dovreste chiederlo a chi ci ha vissuto E chi l’avrebbe fatto? Sarei io quello che l’ha fatto fece guardingo il genere di persona che ho inventato un regno e lui lo ha macellato su di una croce di legno E due errori ho commesso due errori di saggezza abortire l'America e poi guardarla con dolcezza Ma voi che siete uomini sotto il vento e le vele non regalate terre promesse a chi non le mantiene (Fabrizio de Andrè-Rimini-Rimini) che aveva fatto una Prima Mossa con la P e M maiuscole, azzardando di essere lui il novello Hank Morgan inconsciamente cercato dalla coppia di Chattanooga….Vance Maximus Ma non fatelo sapere troppo e a troppi. Io già sono come quegli avventurieri del National Geographic che si muovono anche paranoici in mezzo ai Bantu per non lasciare che una civiltà più avanzata di quella a cui sono abituati dalla nascita li influenzi con effetti collaterali troppo imprevedibili Se allude alla fantascienza è da un pò che hanno finito di parlarne Isaac Asimov e Stanislaw Lem e l’hanno data in pasto a giocattolai e nerd in merito ai quali l’interesse per i risvolti scientifici di quello che ha esperito è sempre in bilico sul confine tra una sincera anima scientifica e l’atteggiamento-la predisposizione anziché no-da raccoglisassi di carte Pokemon e Magic (e a me piace aggiungervi quelle Dino Fun). Le fluttuazioni d’incredulità e creduloneria popolari la difendono più che bene Se è come dice Lei ho un alleato in più. Ma ci converrebbe parlarne in un luogo che empiricamente mi susciti più sicurezza e vieppiù raccoglimento di questo museo che sembra un luna park Maximus si fece seguire da pastore da Marco e Stella fino alla sua spaziale e spaziata Lamborghini Marzal e li trasferì al dolmen dei Morty riuniti. Là giorni dentro era già passata ora di colazione. Mortimer Morty Smith si era ridestato come il rosario di di Gennaio verso le primule di Febbraio (Fidarsi di un fiore d'aprile non potrà accorciare il suo febbraio, il Mese delle dolcezze più fuggitive Emily Dickinson) non in una botta sola ma un livello di Cut the rope alla volta. Tricia ne era perplessa, ma a dire del fidanzato il cervello doveva parimenti essere reso primaverile una tacca in alto del barometro alla volta. Maurice Morty Smith Firth era faraone londinese della piramide della EMIc ottemperante alla sua natura di Meccano City, di Billy Brown from Life in cartoon motion che Took a ride to the end of the lane Where no one ever goes Ended up on a broken train with nobody I know si fa a fare per tutto il minuto 0.44-1.01 un assjob da Jesse Chambers, un pezzo del supersonico 0110 Police Bucket alla volta assemblato con le caramelle di conoscenza degli incroci di cruciverba alla volta. Annie assisteva, aiutava il partner ricevendo un secco e sbrigativo ringraziamento mentre dimezzato come la Due Facce di Catwoman Guardian of Gotham di Jim Balent passava dal classico di Sisini al sillabato di Bartezzaghi cimentandosi (ma per par condicio e quindi tranquillamente disertabile) con lo Wutki di Peres. Il Morty Barbaro andava dritto al sodo o meglio erano Fulgora e Zanna a non centellinare, tergiversare né intercalare come le vignette sui diari Bastardidentro che per conchiudere le storie di volta in volta imbastite bisognava andare a scuola un giorno dopo l’altro (Domeniche escluse) fino al 3 Giugno. Siccome il sesso era finito era Morty il solo che metteva mano ai suoi pantaloni, ai suoi mocassini e alle sue mutande, mentre la pelliccia di renna, finalmente resa indossabile con lavaggi antecedenti al pigro risveglio in capo alle 13.00 nel corso del Mississippi con abbellimento olfattivo a base di fiori di quercia era esclusiva delle crudeli manine a metà tra Cossio e Bonadimani delle mogli a cottimo. E lo stesso per la scure, il Mjolnir e lo scudo il cui acciaio che trancia ossa, frantuma crani e rimbomba spade per un capriccio femminile erano stati ugualmente lavati tra i flutti del fiume e rinfrescati alle narici da delicati strofinii di fiori di quercia. Sempre ancillare era la posa dell’elmo, il rochambeau rosso-blu-verde del [Getter Sho] dove l’aprifila era [Tachibana Sho], la ragazza del gruppo. Se Morty con Tricia faceva la tipica colazione americana da Il giorno dell’indipendenza di Richard Ford, e Mortimer con Annie un suo upgrade, una cosa così normale mandava in frantumi tutta l’imponenza vichinga del Morty Barbarico, che pure non perdeva di suo un oncia della sua epicità. Summer la faceva con il suo fidanzato Ricky, forse finalmente “quello giusto”, quello fedele, quello che non faceva lo Scott Pilgrim ai danni della sua BFF Tricia. Quindi sei davvero futuristico? A quest’ora o giù di lì con cos’è che fai colazione nel tuo millennio? Le cose di sempre. Barbecue di bighorn del deserto speziato di foglioline di pino dai coni setosi e Pale Ale Sierra Nevada sul pianeta Columbia, hamburger di salmerino di fontana sviluppato mediante carnicultura con a scelta acqua di sorgente dell’Esopus Creek con Idrolitina o Great Jones Bourbon al peyote e marijuana sul pianeta Scum, filetto di cheppia con banalissima Fanta sul pianeta Pallooza, sushi americano alle mense del monastero Malatyaga di Sant’Alberto Magno sul pianeta Akasa. L’estinzione agisce per vie misteriose. Quella dei dinosauri è un enigma irrisolvibile, ma che manterrà sempre aperta una porta sull’infinito a cui anche’io appartengo, uno degli uomini del 3000 di Tansor 5 di Hiroyuki Hoshiyamaeda, i selvaggi che hanno visto troppe volte Quando i dinosauri si mordevano la coda e La lotta del sesso 6 milioni di anni fa (e con tutto l’inascoltabile prog di cui si stuprano le orecchie Quando gli uomini armarono la clava e con le donne fecero Din don di Pasquale Festa Campanile con le canzoncine di quell’incrocio mancato tra Conway Twitty e Josh Weinstein di Patrizio Alluminio…) del pianeta Scum-quei degenerati Eloi Lotofagi-erano in procinto di rimangiarsi la loro pacatezza a forza di ricordargli come i “buoni selvaggi” di loro e Rosseau estinsero le megafaune di almeno 3 continenti, sempre quelli di Scum, intenti a innesti vegetali per scomparire tra le piante delle loro foreste monitorate da robot assassini (so quanto possono essere violenti perché ho avuto una giornataccia in merito come nemmeno Guard dog di Bill Plympton) hanno sgraffignato alla Terra (che forse per routine mi sono finito con il disaffezionare, vi chiedo venia) quegli animali in via d’estinzione ma anche ai vostri tempi stranamente reperibili. Ma tralasciando Scum e come inquietantemente eguagli se non superi Auschwitz nella sperimentazione umana lanciata come un avventore di La Vibora di Six Flags Over Texas nei territori della disumanità, l’interesse animalista di Columbia era molto più peculiare….e se non inquietante infingardo. Columbia è governata da cani, cani che approfittano dei loro padroni per vitto & alloggio, ma anche per fare sesso con le loro mogli e ammansirli visto che la “classe dei mariti” di Columbia è fatta da tapini tanto stupidi quanto enormi e picchiatori, dandovi già un idea del doppio standard di cui sono le spugne arroganti. Il deserto è da sempre metafora di micragneria, avidità mortifera d’acqua e di vita, gelo e secchezza di sentimenti dove sopravvive (ma per quanto?) Solo ciò che è minaccioso, feroce, merdoso eppure spompato, impallidito, anemico. Quel deserto era quello del Nevada, fiondai la mia memoria immediatamente appena la vidi fuori dallo spazioporto, uno scatolone d’acciaio, cemento e polimetilmetacrilato con l’aria condizionata traente la sua algidità da quello stesso sole che ora non ricordo come si chiama (la butto lì, una supergigante gialla…..) e che era ovviamente puro fuoco liquido in una borraccia diafana a 153 milioni di chilometri da dove mi trovavo. E’ il deserto dove vivono i coyote, gli avvoltoi, i serpenti a sonagli, gli scorpioni, tutte quelle bestiacce che hanno il codice a barre della mia descrizione. Ancora non potevo immaginare che odiosità avessero le bestie tanto vanitose della loro superiore civiltà! Un coyote vi sembra costantemente deperito? L’elite di Columbia ha cibo, ha grasso, ma è morta di fame. Ci sono piatti, ma non appetito Fedi, ma non scambievole amore da almeno trecento anni (Wisława Szymborska). L’avvoltoio aspetta ossessivamente di vederti morire per cibarsi delle tue carni secche e legnose? Gli oggettivisti con in mano tutta Columbia sono capacissimi d’addormentarsi innocui e insospettabili tra le ciabatte dei loro padroni e quando questi se ne sono andati al lavoro scivolare sotto le coperte dei letti dove le loro mogli dormono ancora e farci sesso, sono ancora più ripugnanti di quelle nere ali del deserto forti almeno della loro monogamia e indissolubilità. I serpenti a sonagli e gli scorpioni hanno un veleno che soffoca i polmoni accatastandovi sangue? A Columbia ti danno un veleno, un antrace, che non uccide, non ha un saporaccio demotivante, ma è efficacissimo tanto nei deboli come nei retti a liquefare, corrompere la tua anima. In quell’inferno mi fu istintivo raccogliere, stanare, portare in salvo con lo sguardo di un Metal detector e la forza di un ferromagnete da sfasciacarrozze quello che era diverso, quello che poteva ancora essere corretto e salvato, come Noè prima del diluvio e solo lui tra tutti che ne sente già i marosi e le gocce sulla pelle. Un fiore in cima a un saguaro, una lepre o un cane della prateria in bilico sulla tana, persino l’attacco di un rapace, quando non era un sordido condor ma uno sparviere di Cooper le cui ali sono coppie di Sufi in perfetta omofonia che creano tsunami d’aria nell’uniforme acqua dello spazio, il becco di un Roadrunner che infilza un chuckwalla sulle rocce, come i balugini verdi rinfreschino un ansa del Colorado permettendomi d’osservare e salvare con il rinforzo di uno spettacolo bello i giochi dei ciprinodonti del Buco del Diavolo. L’elite di Columbia è oggettivista perché rappresenta senza necessità un bene astratto, un moralismo ipocrita nell’essere come il moralismo protestante e puritano di come e di cosa identico, solo con un liberalismo d’estrema sinistra da esplodere nell’anarcofascismo. Una nazione che cercava di creare, simultaneamente e nella stessa gente, l’avidità per il cibo, per le comodità, per la proprietà, e un puritano moralismo. La concorrenza spietata da una parte, e la docile collaborazione dall’altra. La pavida cautela e il temerario spirito di sacrificio. Una gioventù tracotante ma docile. Il culto del successo, purchè sembrasse dovuto alla fortuna, e l’odio per la superiorità quando era frutto di dono naturale o di duro lavoro. Grandi scienziati e studiosi, e insieme il disprezzo per essi. Lo stato assistenziale e l’accumulazione di ricchezze nascosta. La fratellanza tra gli uomini, e la discriminazione razziale. In breve, programma zero. Ordine, contrordine, disordine (Fritz Leiber). Il loro animalismo è fanaticamente unidirezionale e garantista, la Ford Thunderbird che come nemmeno nel Giurassico (From the age of the dinosaurs Cars have run on gasoline Talking Heads-Nothing but flowers-Naked) mi portò a Columbia su quelle mefitiche ruote di petrolio rappreso mi faceva saltare come le tette di Miyuki Ayukawa al momento di scaraventare il canestro decisivo per ogni dosso rallentatore in cemento armato vuoto dentro per farci camminare dentro i cani, cani come quelli che regnano Columbia, ma a conti fatti ogni altro animale era un ilota. Ho visto dei nobilcani di quella risma fucilare scoiattoli per divertimento, nonché gatti, e alle volte ridiventavano i sudici randagi divorati dalle pulci che sono stati un tempo prima che gli obesi microcefali per i quali fanno le remore peccassero di pietà portandoseli a casa sbrindellandoli a zanne nude, un tragico Carnevale che smaschera fin troppi Balanzone. Ipocriti. Inconcludenti; diverse di queste intelligenze si masturbavano con romanzi ancora fermi al pianterreno come neppure il più svogliato ecomostro di Scampia, album di jazz che risuoneranno la prima calende greca, persino quel fallito (dal loro altezzoso quanto microscopico sguardo) di Billy Mitchell aveva concluso qualcosa, fosse solo spippolare alla cloche di un cabinato di Donkey Kong, e come parlavano di cultura ti faceva pensare che il ritardo mentale da loro calunniato fosse molto migliore. Dopo di loro, a Frank Sinatra preferisco Bruce Springsteen e Bill Kaulitz, a Ernest Hemingway e Scott Fitzgerald Joe Lansdale e Donald Barthelme, al Martini il succo di pesca dei miei familiari, ricordi su una Terra lontana a cui non mi abituerò mai. Animali traditi nello spacciarsi da uomini. Animali che fanno il bello e brutto tempo con altri animali, Orwell style. Ed eccolo il caravanserraglio: i piccioni dello Stratosphere, i gechi variegati del Texas con le zampe magnetiche, la lumaca primaverile della Sierra Nevada meridionale che secerne cemento dal piede e, manco stessimo parlando di Skexx delle Turbo Snails Hasbroc immune al sale, il Circus Circus è stato soppresso e rimpiazzato dal Champagne Room, dove il Cirque du Soleil è stato eroticizzato facendo assistere a questa mandria di Jourdaine a big breast babes (in)degne di Screw che si contorcono per baciare le proprie vagine in modi esponenzialmente dislocati, dai giganti utili di Claes Oldenburg alle macchine inutili di Bruno Munari alle astrazioni meccaniche di Max Ernst, e a parte ciò non c’era nient’altro d’interessante. Il Sahara aveva per i carichi e gli scarichi arieti a cui hanno aggiunto soffrendoli grosse gobbe di grasso, al posto del Riviera c’è il “kindergarten” per mariti Wim Delvoye, una gigantesca lattina di Silver Cola, una Cola generica come la Pepsi, di cui parlerò meglio se potrò parlare di Pallooza Temo che dovrà mantenere la promessa in separata sede, questo è l’indirizzo. E’ incredibile come ogni volta sia un viaggio vero Stella? Immagina che quest’auto sia una macchina del tempo diceva Kevin Costner a T J Lowther in Un mondo perfetto di Clint Eastwood, una macchina piuttosto disturbante per Stella, costretta dal design di Marcello Gandini a sedere nei perigliosi posti anteriori, con il cuoio dei sedili nel naso e un sole paziente con la maschera tagliente per cui 3x3=7 da duetto di Fiorella Mannoia con Lucio Dalla, uscendone in un valzer a opera di Marco infarinata e cinetotica A Mewni non ti è mai successo sulle carrozze? Andava anche peggio! Qui perlomeno il gioco era il mini razzo e non polso-di-ferro…niente salti da tette in bocca Qui torno a pensarci io. Pillole di xamamina, primitive ma efficaci. Ho del the freddo, ti aiuterà a buttarle giù Non eravamo dalle parti delle pillole miracolose di Topolino e il fantastico Tokamak di Romano Scarpa ma Stella sembrava meno la donna Paperino aggredisce credendola un travestimento di Qui Quo Qua in Donald’s rocker ruckus di Tony Craig con movimenti più sicuri. La curiosità per Marco era che Stella nonostante tutti i treni per passare da Tennessee a Iowa (c’era un volo da Chattanooga a Des Moines, ma costava troppo e per raggiungere Davenport un treno sarebbe comunque stato necessario) non le avevano fatto niente. Un treno però dopotutto ha dei binari, è più stabile, ancora oggi nemmeno l’auto più solida riesce a non farti sentire come l’unico-continuamente centellinato-spettatore di Il cielo in una stanza di Marco Isidori, accolto in un appartamento di Torino e fatto sedere su un balocco di tigre, Ma, trasportato a alta velocità dai forzuti Ferdinando D’Agata e Corrado Parodi. Maximus chiese di inoltrarsi in avanti, lasciando la coppia di Chattanooga attonita e interrogante su quest’improvvisa cacarella di un uomo dapprima così sprezzante, sardonico, guidante il suo macchinone traforato come un monumento di Pomodoro con un altezzoso sorrisetto. Dì un pò, retorica da ex di Wallace Wells? Hai frainteso, sono IO il padrone. Stiamo parlando di Supernova, non ho mai rotto con lei. E’ permesso? Sono Maxxie Maxxie…dove sei stato? Era certo che saresti venuto, ma è come se fossi arrivato troppo tardi. Che ne è stato di te? Ho fatto un lungo viaggio, e qui, giunto alla fine, ho trovato dei nuovi amici che ho pensato potessero accompagnarmi da te. Salutate tutti Marco e Stella Marco! Stella! Avrete dovuto girare mezzo mondo! Con tuo nonno Rick parliamo del minimo dei peripli…Vance ci stava raccontando del futuro, e per noi importa davvero molto. Infatti siamo stati nel futuro….molto più remoto del tuo Questa benedetta tana del Bianconiglio non smette mai di diventare più profonda e più profonda ancora. Vi chiedete perché mi sento così a mio agio con questo passato….che è per voi il presente. Ma lo rimarrà per poco; le lancette ruotano. Mi hanno detto, ancora là a formarmi le ossa, che certe astronavi se accelerassero oltre la velocità della luce e/o soffocando un buco nero ti trasporterebbero ovunque nel tempo. Parliamo dell’universo; è già successo a persone che all’epoca erano 100 volte più addestrate di me, io ero uno sbarbatello e dovevano far sì che sopravvivessi secoli nel futuro come nel passato. Chiamatemi Hari Seldon, chiamatemi Darrell Standing. Conosco anche troppo del vostro tempo, e stavo raccontando di come ci fu la guerra tra Columbia, Scum e Pallooza, una Rapture governata da cani ingrati che fanno sesso con le mogli dei loro padroni troppo stupidi per accorgersene e tenuti distratti dall’adulterio troppo demenziale per sapersi nascondere tra le pieghe (altrimenti sai le botte….), oggettivisti, bestemmiatori in smoking, odiosi papaveri di quella stessa età dei figuranti che altrove ha portato al nazismo, un Burning Man Festival dove l’aspirante Takashi Shishido è Sua Profondità che brucia senza fine arrostendo la marijuana di cui è fatto il Carbonifero del pianeta, lasciando chi vi abita in uno stordimento disumanizzante da Palude della Noia di Il casello magico di Norton Juster e il regno degli adolescenti americani idioti, uno Spring Break senza fine. Certo che vi racconto L’harem degli Smith/Sanchez uniti era radunato e ascoltante. Facendola breve, il primo pianeta di una guerra maledetta fu Columbia. Una Las Vegas con annessa Valle della Morte dove l’aridità maggiore era della Atene retta da volenterosissimi Apophtegmata Laconica made by Plutarco che tra noia, noia e altra noia Moraviana di radical chic dai gusti algidi e insipidi a loro stessi, un mix tra il Grande Gatsby, Richard Dawkins, Al Gore e uno gnorri della liceità della guerra al terrorismo come Robert Gates, che tutti ricordiamo per 4 Settembre 2009 (Santa la Pace, sacrosanto l’Amore Giusta la Pace, incantevole Amore Lontani non intendono il richiamo vicini rifuggono il frastuono Quando si scende in strada urlando Pace Amore È evocata la Guerra complicato l’errore Contingenza si deve contenere da evitare la Guerra Non c’è esorcismo che la dissolva né arroganza che la sotterra La Pace nel ristagno fiorisce la sua fine La Guerra nel suo tempo è l’unico confine Chiese ad Auschwitz qualcuno bisognoso davvero Perché siete arrivati così tardi se il vostro cuore è sincero? Bimbo, mio caro bimbo, che domanda da fare Avevamo la Pace da salvaguardare Chi non vuol sentire non sente non vede chi non vuole vedere Bimbo mio caro bimbo che domande da fare Gli umili i santi gli eserciti mantengono la Pace Ma questo a troppi sciocchi o profittatori non piace Zoppi di corsa, orbi a perlustrare! I codardi all’attacco gli stolti a giudicare e Tutti quanti pronti a urlare in coro "Guerra Abbasso, Evviva il Decoro" Quando la piazza urla Pace/Amore fuggo lontano Trattengo a stento il Furore Slavi del Sud oltraggiati, Bosniaci scampati al massacro Con passaporto da Risiko Economia da Monopoli Nazionalità very-fantasy Che il Cielo la Terra conceda in abbondanza in eccesso Giovanni Lindo Ferretti-Warum-Co.Dex|All women are insane Some were born with no brain They bitch and cuss on the rag Know they are one hell of a drag If everything don't go their way They must fuck and suck me for their pay Males are superior Females are inferior Im going in an east direction She's showin' yeast infection It's mind boggling to watch The blood dripping from her crotch Instead of being out on the road for a screw They want you to stay home and cuddle too The orgasms she wants to fake that ain't right Now its anohter headache tonight Shes Dumb she think theres another women to take me away But she's the only one to give me a lay Mentors-All women are insane-To the max) dove il Jack Daniel’s scorreva a fiumi e dai fiumi ai fumi, il presidente Bershowitz con le sue elezioni truccate e il suo mazziere al tavolo verde che lo faceva vincere sempre e atterrarlo nelle mutandine di Mary Bramble, la spogliarellista in palio dal momento che il tavolo verde in oggetto era annerito dal pizzo dello strip poker, talmente connivente la coniuge Bramble da soprassedere-fuori dal The Pleasure Pit Madonna della Bontà di Fagnano Olona in provincia di Busto Arsizio-alla slealtà e all’immoralità aveva il seggio in tasca grazie alle politiche Antenore di Marrone, responsabile del genocidio dei mariti di Whopper, da far far eseguire dalle loro stesse mogli. Immaginatevi certe sventole che è incomprensibile che abbiano quei mariti clonate, allungate come action figures di Elastigirl di una coppia di metri al punto da troneggiare come Anissa di Viltrum su di te {la cosa inaspettatamente divertì nervosamente Zanna, a cui stava venendo raccontata una guerra “vile” e fatta da donne come lei, ansia identificativa da Wonder Woman contro Superwoman, di chi vede il male dentro di sé e coltane l’ironia non ride per divertirsene ma per acquisirne ancora più coscienza e contemporaneamente per imporvi controllo}, ogni parte del loro corpo equipaggiato e espanso con un arma e messe a guidare tanti ordigni quanto ne bastano in un singolo esemplare a Tim Nelson per gettare nel caos Coolsville. Il bombardiere gigante Airliner Number 4 che avanzava nei cieli e poi in alto tra le galassie sulle note di The man with the Golden arm di Richard Maltby in una cover virata al femminile e più pecoreccia delle parodie di Fabio Pinci, The woman with the Golden boobs, cominciando la pioggia di fuoco d’accendini Ronson a suon di bombe e laser, 28mila persone, 28mila innocenti rednecks di età compresa tra i 45 e i 54 anni vennero cancellati nella cenere e nelle ombre di Matsushige a malapena consci dell’Inferno a cui un Dio falso e bugiardo li aveva condannati in spregio alla rivolta contro la predestinazione di Giovanni Medici, i vari Peccei e Ehrlich a giubilare ovviamente; 2803 anime in meno così che la terra oziosa del deserto possa finalmente tornare a respirare la sua polvere arsa e la sua pietra grave e fatta di cesio talmente arido da bruciare come Dracula a una singola goccia d’acqua. Sulla terra, quella terra che quegli idioti Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane (Pier Paolo Pasolini-Sfida ai dirigenti della televisione-Scritti corsari) avevano finalmente fatto abbeverare al Carson e inverdito dei pini dai coni setolosi, con la loro imbecille quanto costante fatica avevano donato con una spensieratezza forse ingenua ma incontrovertibilmente sincera l’aroma dei fiori di sagebrush, il canto degli azzurri di montagna, le canne da pesca sulle palafitte del Tahoe e del Washoe, gli aquiloni e i razzi del 4 Luglio del Centennial Park di Centennial Park Drive le lussuose Ford Thunderbird sparavano come le fucilazioni di Castelfranco Emilia e la furba Laura Torrisi Mary Bramble non fu esattamente quella di Pieraccioni e lasciò che il Gabriel Garko quadrumane che uno di quegli uomini mattato aveva salvato, curato, dato da mangiare e condiviso metà della propria vita trasferisse le forme troppo sexy per esserci fedeltà di quella donna in una Jaguar XJS di 33 metri trasformabile in una Clitemnestra d’acciaio armata di mitragliatrici, arpioni, spada, falce e bazooka, così disinvolta, come in un pomeriggio in piscina, nell’accanirsi disonorando la nobiltà da samurai dei Diaclone comportandosi come l’ultima delle bambine viziate ai danni di un inerme formicaio. Noi Vendicatori non ce la facemmo, non credo neppure fossimo coalizzati in quei tristi giorni nei quali la cheta luce delle stelle si trasformò in Epping Forest (Along the Forest Road, there's hundreds of cars - luxury cars. Each has got its load of convertible bars, cutlery cars - superscars! For today is the day when they sort it out, sort it out, 'cause they disagree on a gangland boundary. Yes, they disagree on a gangland boundary. There's Willy Wright and his boys - One helluva noise, that's Billy's boys! With fully-fashioned mugs, that's Little John's thugs, The Barking Slugs - supersmugs! For today is the day when they sort it out, sort it out, These Christian soldiers fight to protect the poor. East end heroes got to score in... The Battle of Epping Forest, It's the Battle of Epping Forest, Right outside your door Genesis-The battle of Epping Forest-Selling England by the pound) tra fazioni che litigavano per una secchia rapita….quella di un qualsivoglia partito di centro, un IDC che ci salvi dall’imminente seconda guerra civile. Eravamo lassù in e su un triste areopago di stelle dove la Terra la vedi solo nei tuoi ricordi, la Terra con la sua America che in rapporto alla Via Lattea è l’ennesimo francobollo di un giorno di straripo alle poste, dove grande è il via vai di pacchi, missive, raccomandate, che non ci fa caso nessuno, un tesoro inutile di un magazzino vasto come l’eternità, un film nel cesto degli scontatissimi all’Aldi che nessuno comprerà, eppure l’infinito non aveva aperto i cuori, non aveva elettrizzato gli occhi con timorosi panorami di buio e insignificanza, il Gabriele di Perego nella Milano senza inquinamento luminoso nella quale la cupola del proiettore di Corso Venezia può aprirsi e le stelle non sono più un film ma con sulla piazza la (dis)umanità di El Beverin curva nei propri affari banali, a momenti capace di salire con lo sguardo alle guglie protese, ma zoomando con la precisione di un gossip di TMZ sul dito dell’arcangelo troppo intelligente e paziente. Columbia rappresentava l’elité che dalle sue terrazze con tutte quelle luci ha voluto fare un dispetto alla fauna padana facendolo anche a sé stessi, troppo americana, troppo altolocata, con troppo caviale e champagne per concepire che gliel’hanno pescato i ritardati piacentini, gliel’hanno sintetizzato i vignaioli parmigiani iscritti alla Lega Nord, Una volta, le membra dell'uomo ritenendo lo stomaco ozioso discostarono da lui e disposero che le mani non portassero cibo alla bocca né che la bocca dovesse accettarlo né che i denti dovessero masticare. Ma, nel momento in cui intesero di dominare lo stomaco, pure esse stesse soffrirono e l'intero corpo giunse a un deperimento estremo, di qui, si palesò che il compito dello stomanco non è affatto essere nullafacente, ma, dopo avere accolto i cibi, di redistribuirli in virtù di tutte le membra (Menino Agrippa). Da sempre è certo che il troppo avere=nulla nascondere e quindi=sempre tradirsi {adesso era Maurice quello messo sulla graticola dalle profezie del saggio Daniele rosso d’avventure intergalattiche} e li vedevi sui loro aerei e macchinoni streamlined, su e giù per gli aeroporti di Las Vegas e Manhattan, sulle strade del centro di Milano e Roma, pneumatici che regalano solo fango e disprezzo al vecchio aviatore scavato dal vento di Molinella che pure per essi predice il tempo che farà (lo vorrebbero sempre sereno, sapesse voi che capricci fanno quando realmente va diversamente!), al meccanico di Maranello con cascina a Fogliano che un auto non c’è l’ha nemmeno ma stoicamente fa correre a perdifiato le loro, incuranti che la Giustizia gliel’avrebbe fatta pagare, che dietro gli insipienti e a dirla tutta non certamente idolatrabili pescatori, vignaioli, meccanici, gommisti, analfabeti, vinti dall’universo ci fossero ducati, e soprattutto la volontà di Dio che da sempre abbatte la torre di Siloè e come banane sbuccia il nobile e il nocchiere che suda sotto la sua portantina (20 Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" 21). Diteci; sbagliammo noi Vendicatori con ritardo ma con la forza dello scoppio ritardato a prendere quel Bershowitz indebolitosi per aver troppo dormito sui suoi allori insanguinati e a gettarlo nell’ultimo dei canali donde per i Cujo come lui è uggiolio e stridor di zanne? Hachiko per il suo padrone è morto d’attesa. Quei cani in confronto a lui cosa valgono? Questo non è un discorso da bolscevico macellaio dei gulag di Krjuckov. E’ fatto per rispetto a tutti gli uomini che hanno fatto l’America dal basso. Rendiamo a Cesare quel che è di Cesare e chi se non noi con i Poteri per farlo? C’era il male anche tra quegli ultimi, anche tra quei dipinti di Rockwell. Per forza, nessuno non c’è l’ha. Ma ammetterete anche voi che quei reucci non li avreste sopportati affatto se li aveste conosciuti, e aveste anche visto la loro vendemmia di grano gettato nel compost e zizzania (la zizzania sarebbero loro) portata alle macine con somma schandefreude. In cotale lotta di male contro male serviva un bene no? Chissà che ne penserebbe Rick fece tra sé e sé Morty. Amorale come lui paradossalmente gli sarebbe piaciuto Ma eravamo solo all’inizio. Da quei nobili discesero i fricchettoni di Scum, loro ovvia evoluzione. Anzi; l’elitè di Columbia governava con un distaccamento anche Scum. Come descrivere Scum? Un porcile dall’alto del porcaio che trascina i suini verso la mannaia e non ha nulla di cui pentirsi. Quegli hippy non avevano altro obbiettivo che drogarsi e scopare. Chi ci avrebbe creduto se aveva conosciuto altro prima? La disciplina militare non è bella, ma finita l’estate dell’amore alla disciplina che voleva farti venire voglia di evadere quell’amore è così paludoso, letargico, come un ernia iatale, così senza prospettive che morire tra trincee e sotto bombe diventa un sogno disperato. Quando fai una vita così vuota il nulla della morte che ti ansima sul collo in mezzo a ruggiti di fare altre 100 flessioni e teste rasate a zero ti scatena una nostalgia amara, un dolore, un autolesionismo che ti sopraffà il controllo mentale con l’infiammazione dei nervi, lo scossone dell’auto di Winchester che fa capire a Homer che sua moglie è in pericolo, mi spezza le ali e caduto sulla terra, schiantatomi indietro abbracciato al suo ventre vedo il cielo da un altra prospettiva, una prospettiva sgradita, una prospettiva troppo nuda, La grandezza di un uomo risiede per noi nel fatto che egli porta il suo destino come Atlante portava sulle spalle la volta celeste Milan Kundera. Quando ti limitano allora sei libero. Se ti trovi di fronte una palizzata, prima di demolirla, chiediti perché è stata costruita. Potrebbe essere stata costruita per motivi che non esistono più, e in questo caso potrebbe essere ragionevole demolirla. Oppure potrebbe essere stata costruita perché sull’esistenza di quella palizzata posa l’intera sopravvivenza di una civiltà (Gilbert Keith Chesterton). Scum aveva campi ordinati, tagliati e inverditi come le risaie di Vercelli, un fiume che spruzzava il suo corso a vantaggio di quelle piante verdi che la mia memoria dipinge come interminabili sigarette di muschio e che sarebbero potute essere spinaci, marijuana, basilico, con come cancelli aceri zuccherini sotto un cielo azzurro pieno di enormi nuvole bianche come il fumo esausto. Mi ci trovavo in mezzo piccolo e insignificante, avvolto nei ricordi di una Terra il cui nome è sputo abortito tra molari facendomi sentire talmente a casa da peccare d’indifferenza, ma ormai sono un uomo dello spazio e i miei sentimenti non rispondono più a nomi effettivamente vecchi, mentre contemporaneamente avverto di volere tutto questo. Di….di erigere steccati, chiudere sotto bolle di vetro come quelle di Roar di Emma Clayton le vecchie case dove anch’io sono cresciuto, di fare Karena Lam di Home sweet home di Cheang Pou-soi. Andate su Scum e vedrete quant’è orribile vedere l’eutanasia anzi, il martirio del sogno americano. Cosa c’era di male nelle crostate di marmellata? Negli steccati da verniciare? Nelle villette a schiera? Nelle bottiglie di latte adunate in schiera sullo zerbino? Nelle grigliate del 4 Luglio? Nelle auto irrorate in bilico sul garage? Potete condannare tutto questo per il razzismo? Il maschilismo? La legittima paranoia per il KGB, branco di lupi senza nemmeno più un leader, con l’Holodomor sulla coscienza e i compagni di Pechino che la coscienza se la stavano facendo con i Sānnián dà jīhuāng, per non parlare di quelli cambogiani con la Kampuchea Democratica, come sono andati a monte i tentativi di riqualificare i ghetti, stronzo poi chi è orgoglioso di vivervi, come il maiale contento nel proprio fango, ignorando i benefici del capitalismo, con il loro proverbiale (e cronachista) uso di carri armati per distruggere scioperi (eccolo ordunque il comunismo, amico del lavoratore, disintossicatore del proletario dall’oppio dei popoli! Com’era uomo della strada Lenin! Come ha arricchito gli ultimi Stalin! Quant’era pacifista Pol Pot!), con il pogrom di Kielce vieppiù? Non lo vedete che le stelle rigettano queste miserie, questi alterchi da bocciofila di Via Ruozzi ingigantiti alle dimensioni del massacro dello stadio Heysel? E alla fine cosa avete ottenuto? Quali magnifiche sorti e progressive Qui mira e qui ti specchia, secol superbo e sciocco, che il calle insino allora dal risorto pensier segnato innanti? Clear the battlefield and let me see All the profit from our victory You talk of freedom, starving children fall Are you deaf when you hear the season's call? Were you there to watch the earth be scorched? Did you stand beside the spectral torch? Know the leaves of sorrow turned their face Scattered on the ashes of disgrace Every blade is sharp; the arrows fly Where the victims of your armies lie Where the blades of brass and arrows reign Then there will be no sorrow Be no pain (Emerson Lake & Palmer-Tarkus-Tarkus). Potevamo asfaltare il Vietnam e dipingerci le strisce di parcheggio sopra diceva Ronald Ronnie Reagan. L’ultimo cowboy era morto su Scum, finalmente il mondo era senza storia. Sciagurata la nazione che non ha bisogno di eroi. Eccole, le vincitrici, i vincitori dal progesterone attecchito male, come una talea utopica, perché le scimmie sono felici giusto? Il modo in cui fanciulle troppo sexy facevano pazienti la coda per abortire, in quelle macellerie così tristemente ordinate, illuminate a modino, non mi suscitava ira. Ovvio; in me ardeva la furia di 334mila giusti, ma come Primo Levi la logica è illogica, I Gaizok: la divaricazione tra il loro essere ridicoli e il loro essere crudeli apre un fastidioso abisso di antimateria nello stomaco, va al di là della rappresentazione della banalità del male, va al di là della ricerca del contrasto. La nave nemica assomiglia a un pupazzone, i mostri sembrano giganteschi pagliacci colorati acidamente: tutto nei Gaizok è insieme estremamente stupido ed estremamente crudele, e, da cartone di robottoni, Zambot 3 si trasforma via via in una tragedia dell’assurdo, nel corso della quale sorge persino un dubbio circa il controllo dell’autore sul proprio intelletto e sulle proprie emozioni. Nelle ultime puntate scompaiono, con il sorriso sulle labbra, i più importanti comprimari: vanno a massacrarsi contro il nemico, aprendo varchi al robot. Persino Uchuta e Keiko si abbatteranno con i loro moduli contro la base nemica per fare strada a Kappei. Faccia a faccia con Butcher, che si rivela un cyborg, Kappei si sente rivolgere domande estenuanti e irritanti sulla gratuità del servizio offerto dai Jin alla Terra. Poi Butcher esplode. Il tempo di un episodio e Kappei, penetrato al centro della base nemica proprio grazie al sacrificio di Keiko e Uchuta, si sente rivolgere le medesime domande dal supremo Gaizok: un cervello gigantesco e lisergico che si qualifica come sbirro cosmico addetto alla disinfestazione dell’universo dagli esseri meschini. Se anche un solo terrestre vi dimostasse gratitudine, dice Gaizok, il vostro sacrificio avrebbe avuto un senso; ma nelle condizioni attuali non ne ha alcuno. Di fronte al sentenziare di Gaizok, come di fronte a quello di Butcher, Kappei non è in grado di rispondere. Se la giustizia cosmica contro la quale Kappei si è rivoltato non conosce gratuità, dal canto suo la gratuità di Kappei rimane inesplicabile, può essere solo agita. Con buona pace del defunto Gaizok i terrestri accoglieranno festanti e grati un Kappei che precipita nella baia dove era cominciata la storia. Ma Gaizok non potrà mai saperlo e l’incomunicabilità sarà salva (Jacopo Nacci), un cocktail che non disseta, non purga, non addirittura avvelena di automatismo, crampi, prolassi vaginali nello sciacquone, sguardi circostanziati di schiavi felici, mascherine che non nascondono, neanche fanno quello, un sorriso di routine o una smorfia d’ignavia, di chi obbedisce, si giustificherà con questo fatto che non sa di niente, così come è il niente ciò su cui soppesare la scelta e la maschera di faccia delle contribuenti, delle complici, delle allegre comari, delle brave soldatesse di Hasek, che fanno una cosa orrenda, ma a malapena pensando a dopo. Più che un delitto mi appariva una crisi, una malattia, che mi avrebbe difeso per sempre, rivelandomi a me stesso. Amavo, ora, la mia vittima e potevo temere soltanto che mi abbandonasse (Ennio Flaiano). Non sono un telepate, violare fosse solo per sindrome di adattamento allo spazio, un pò il mal di aereo lo patisco è più forte dell’uomo, i nervi dello stomaco collegati come bombe alle ossa nascoste dell’orecchio le menti delle cariatidi, di quelle non-ragazze, non-donne, la cui femminilità ha subito la più dadaisticamente crudele delle sineddoche, delle schizofrenie: Nel 1968 è stata scoperta la pillola anticoncezionale: dopo 3mila anni di storia, per non contare la preistoria, la sessualità e la riproduzione sono stati separati [….] La maternità è diventata volontaria. L’amore si è liberalizzato e inevitabilmente i costumi si sono vivacizzati e tutti, nessuno escluso, nell’entusiasmo di un nuovo passo fatto per la libertà umana, abbiamo sottovalutato il dolore dei bambini (Silvana de Mari-La letteratura fantasy-Il drago come la realtà). Ho visto pochi, inquietantemente pochi bambini. Dopotutto quella era Woodstock, l’eterna adolescenza. E se la gravidanza ci scappava era praticamente sempre aborto. Niente pancioni al Warehouse di New Orleans. Però i bambini non erano ancora la mia angoscia; mi focalizzavo sulle ragazze, sulle donne, sulle femmine, le non-madri. Come pensiate siano le rappresentazioni femminili del massimo benessere immaginabile? Cominciavano tutte dagli occhi. Sembravano le scenografie di Jan Roelfs per Il ventre dell’architetto di Peter Greenaway. Meraviglie rifinite in ciascun dettaglio, ma dove non trovavo alcun brillio di vita. Bellezza, benessere e salute. Non mi preme l’hardware dell’azione, i cadaverini macellati, i crampi viscerali come il supplizio della Sheeva di Mortal Kombat 3, i sensi di colpa, gli sciacalli come quelli del Mantegna sui corpicini da spartire tra industrie farmacologiche; è come l’abitudine renda tutto questo, l’averne fatto una routine, una cosa che si fa, appunto un genocidio dell’assurdo. Immaginatevi 10 anni in un campo di concentramento: chi ne è in mezzo il Frederic Brown (Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no)? Chi invece si arrende alla morte, chi il 27 Gennaio 1945 si distingue dai sommersi, quando i Chevrolet Pickup si riempiono tanto di essi quanto di salvati e si abbandona la Polonia per le sue strade quasi in Primavera, se ci si dimenticasse degli ottusi e fottuti -1° di clima solo senza più neve da versare sulle ossa e sulle masse di feci dissenteriche degli internati più intirizziti? Abbiamo continuato a far perdurare i massacri mentre la pace ci portava con sè. C’erano le gioiose, le consce, una delle “ragazze proprio tranquille” (cit. Sten Kaalo) non era nemmeno incinta, era lì per una visita ginecologica ( La tua tana sta in collina, Dr. Dobermann Sei milioni al metro quadro E tua moglie sembra proprio una regina Però è la moglie di un ladro Se sei buono andrai all'inferno, Dr. Dobermann Ti stanno già a aspettare C'è il tuo nome nell'elenco, puoi scommetterci Prova a bussare Francesco de Gregori-Dottor Dobermann-Mira Mare 19.4.89), e esprimeva la stessa affettuosità per il proprio stesso corpo di una delle ginoidi dell’equipaggio della Ann di  Computer haekjeonham pokpa daejakjeon di Su yong Jeong. Si pettinava le ciglia da copia robotica della mamma di Dexter e Dee Dee (Ilaria Stagni), si smanazzava le tette (alienato come Marcello Mastroianni di Oggi domani dopodomani di Goffredo Parise da tutti quei palloni posso solo rimembrare fosse una XL, come tutte), si spazzolava il ventre con lo stesso distacco di Greasepit prendentesi cura degli altri Decepticons Micromaster. Quando vidi un bambino nudo nel fango l’istinto reazionario del vecchio Мойдодыр giacente in me ebbe il sopravvento, quell’istinto reazionario del vecchio Мойдодыр giacente in me che andai esprimendo a scapito di quello democratico di Ortone faccia a faccia con la rugginosa clinica di Planned Parenthood tratta da qualche lavanderia raccogliendolo per sottrarlo a quella vita da ippopotamo. Qualcuno, chiunque rispondesse come suo genitore mi vide fare il reato e galoppò al mio cospetto e mi subissò verbalmente. Mi sentii peggiore di quello che ero e di cos’ero responsabile nonostante sentivo che di quella Clitemnestra avrei letto nella pagina curata da Liliana Madeo del Messaggero e cedetti il figlio di Alec Holland a quella che era la madre, Ruko Tatase (Marina Massironi) nonostante l’abbrutimento del parto millantato da Anjelica Huston in Rischiose abitudini di Stephen Frears. Temetti e non insensatamente d’essermi fatto una nomea anche peggiore di quella che serpeggiai su Columbia. Su Columbia vidi un cannabinomane (ovviamente canino) ormai divorato alle ossa dalla sua dipendenza, riverso su un cartone sporco e collassato con un bicchiere di plastica per raccogliere l’elemosina. Tremava, i polmoni erano ormai quasi croccanti da quant’erano anneriti, i nervi ottici non avevano nemmeno più l’ombra di una sinapsi che un neurotrasmettitore riuscisse a farci passare la corrente in mezzo e pertanto le pupille erano bloccate come in Ben Turpin e non mi riuscivano a vedere, sbavava copiosamente dalle mascelle spelacchiate e dalla pessima salute ortodontica. Il cane che m’accompagnava gli allungò uno spinello per beneficenza con un Abraham Lincoln come effettivo aiuto pecuniario, picchiandogli le zampe affinché lo spinello andasse a morire sull’asfalto tra Las Vegas Boulevard e Sands Avenue e aumentai la posta in gioco con 2 Benjamin Franklin del mio portafoglio e la carriola per portarlo alla prima clinica di disintossicazione. Tutta l’ipocrisia di Columbia mi abbaiò contro pur di non rinunciare ai capricci di quei cani miliardari che non erano quelli di Michael Schoemann per certo, visto che se Chuffie (Giorgio Bonino) fosse stato allora il mio cucciolone l’avrebbe divorato perché Canis canem edit sarebbe stata cosa buona e giusta erano disposti a lasciare nell’overdose chi aveva fatto bisboccia con loro. Yes, and how many times can a man turn his head And pretend that he just doesn't see? Io non l’avrei fatto. Ma Judd Apatow comandava e dovetti fuggire. Fuggii anche quella volta, fuggii sdegnato, fuggii prima di rivedere quello per cui Columbia mi aveva perduto. L’oligarchia di Columbia è ultraliberista, fascioliberale, democratica, con Scum come prosecuzione della sua agenda e diffusione nonché abbassamento, svendita per le masse (Boys getting high And the girls even more so Wave your hands if you're not with the man Can I kick it (yes you can) I got (funk) You got (soul) We got everybody I've got the gift Gonna stick it in the goal It's time to move your body Babylon back in business Can I get a witness Every girl, every man (ooh-ooh, ooh-ooh-ooh) Houston, do you hear me? Ground control, can you feel me? Need permission to land I don't want to rock, DJ But you're making me feel so nice When's it gonna stop, DJ? 'Cause you're keepin' me up all night Singin' in the classes Music for your masses Give no head No backstage passes Robbie Williams-Rock deejay-Sing when you’re winning), all’insegna di sesso, droga e politica liberale, atea, femminista e pacifista da far sembrare Mauro Biuzzi un equilibrato stagista quanto lo è mai stato Walter Pedullà. Quest’imbuto ovviamente degenera come un pachinko e ciascuna delle teste di questo Platano Picchiatore della famiglia Sprite non ne vuole sapere alcunché, mentre il 銀河鉄道999  Heiwac me lo son dovuto sorbire io, さすらいの星 ジミーオリオン Animex 1200 con tutto l’imbarazzo per procura di un planetoide di bambinoni lasciati a fare le rane in padella come le tribù di Thelon, autistici ma che potrebbero piegarti e spezzarti come Buck Kartalian di 1999 conquista della Terra e il paragone (anche se pensai mi fosse impossibile manipolare il loro bassissimo quoziente perché diventasse qualcosa di migliore) si rivelò azzeccato. Purtroppo. Non sono Pico della Mirandola, Nicodemus (Giorgio Piazza) o Tem Ray (Mauro Gravina). Ho un intelligenza nella media, faccio l’ammissibile per vivacizzarla costantemente, eppure tra tutti quei capri espiatori finii con l’apparire come Cristoforo Colombo, Jonathan Brisby o Takashi Katori (Alessio Cigliano). Qualche toro dovette alzare la testa, perché la versione autistica della compagine del Bill Murray di Stripes un plotone di svitati sul proprio Urban Assault Vehicle EM-50 arrembò Columbia e lo sgomento di tutti quei Peter Bogdanovich proni a inseguire le proprie code se alticci mi macchiò più e più di essere la loro persona non grata. Non sterzai mai per controllare se l’ostracismo fosse avvenuto per davvero; era già nell’aria, erano il fiore in bocca che Manlio Guerriero era già conscio d’avere con la loro morte mentre sembra abbia solo un herpes troppo più benigno, ero la ragione Cristo sarebbe finito nelle grinfie del Grande Inquisitore ovunque in quei mondi. Pallooza come Scum era l’eterna adolescenza. Non c’erano adulti, e la mia pianetologia mi faceva sperare male. Lewis Flander di Ma come si può uccidere un bambino? Di Narciso Ibanez. I bulli non avevano nessuna autorità che rappresentasse persino il minimo primordiale di forza a cui conviene obbedire; quello non era un Giurassico dove i piccoli Scutellinosaurus oppressi dagli arroganti Dilophosaurus venivano difesi dai Brachiosaurus che con le loro zampe di 320 quintali li schiaccerebbero come fango ma molto più forti di loro non lo faranno mai e non ne hanno neppure bisogno, al massimo catapultandoli con un colpo di coda fuori dalle angherie, quella non era la Cahuenga Boulevard dove i Lambsy (Flora Carosello) e Yakky Doo Doo (Alessandro Rossi) oppressi dai Mildrew (Elio Pandolfi) e Alfy Gator (Gianni Marzocchi) venivano difesi dai Bristle (Sergio Fiorentini) e Chopper (Maurizio Mattioli) I bulli venivano puniti, ma all’insegna di una giustizia sommaria che sapeva troppo di vendetta. E quando i magrolini come Dexter (Ilaria Stagni) alle prese con il dodgeball usavano cosa sapevano per vendicarsi (La vendetta è il piacere abietto di una mente abietta Decimo Giunio Giovenale) era il peggior spettacolo del mondo: il mio è tacciabile come giusnaturalismo, fare il Mauro Corona o Sarah Jewett per cui gli animali sono migliori di noi, ma quello che intendo è un Potere terziario che è poi la base della Legge, che punisca i mali di ciascuna parte perché ha più Forza di quelle due parti combinate. Quelle Forze non erano bilanciate e non ci fosse nulla che le bilanciasse….se omettete me, con comunque l’entusiasmo di Babbo Natale per tutti i 3 Natale della Prima Guerra Mondiale Dovetti insegnare a un capitano della squadra di rugby dell’Englewood High School di Jacksonville (il modello di tutta Pallooza) come trattare rispettosamente il cicciabomba cannoniere autistico a cui ha strappato le mutande dal primo giorno di Settembre dell’anno scolastico, battendolo a una verifica di matematica su un argomento che lo spazio ha reso muschio per le mie sinapsi, l’algebra. L’arte dei numeri dei sapienti dell’Arabia era la prova incontrovertibile che chi non sa deve tacere. Oh, Wittengenstein docet. Quel Rodomonte insistette che negli sport facevo cagare, e che non avevo dimostrato niente. Così me ne andai all’Adventure Landing Jacksonville Beach along Beach Boulevard per giocarmela a minigolf. L’unico sport dove l’aggressività doveva starsene fuori di casa: a rugby mi avrebbe picchiato, a baseball si sarebbe messo a correre per ogni base come un ossesso trasformandolo in una maratona, a basket avrebbe abbattuto il canestro come Eddy (Roberto Draghetti) che precipita al centro della Terra a bordo di una stufa perché vuole avere tutta Peach Creek a venerarlo, a calcio avrebbe disintegrato i suoi piedi a pedate nell’abbattere la porta come Patrick (Pietro Ubaldi) impazzito per il karatè, wrestling e boxe gli esclusi a priori perché mi avrebbe ricordato King Kong the official mobile game e non ci tenevo a fare San Erasmo se quel Destructo non ne avesse tratto nulla di cui imparare. A minigolf la regola era far ricadere la pallina in buca evitando gli ostacoli: il castello dal ponte levatoio dalle tempistiche implacabili-troppa esitazione e la pallina affoga nel fossato-l’uccello bevitore il cui becco se sbagli il momento del tiro catturerà la pallina e te la sparerà in faccia, lo Stegosauro che sposta la coda precludendoti il raggiungimento della buca, il mulino a vento di cui devi studiare l’intervallo delle pale, l’isola tropicale per la quale l’insidia sono le fontane che buttano per aria l’affaticata pallina raminga, e per farlo ci voleva pazienza. Ed era tassativamente vietato prendersela con gli altri mentre erano raccolti in concentrazione. E per tassativamente vietato aggiungo un villaggio dei Puffi di mine elettroencefalografiche in grado di spappolarti cerebralmente come Lon Chaney Jr in L’uomo elettrico di George Waggner, disposte e innescate a mò di Trigger per Game Objects su Unity3D dal sottoscritto per tramandare novello Umino Tasabura (Federico Campaiola) a quel Mibozun (Dimitri Riccio) un importante lezione su come ci si comporta. Purtroppo non riuscii a fare la mia dimostrazione da Salomone a quell’Angelo Chiancone perché lo sfidare le mie microscopiche mine lo catapultò in berserker. Ero disperato; sulla Terra o altrove le sue urla e la sua furia avrebbero funzionato sulla polizia locale come l’inverno sugli uccelli, ma non ce n’era neppure l’ombra. Spaesato e inerme come Pep Munnè a tu per tu con il gorilla sotterraneo di L’incredibile viaggio al continente perduto di Juan Piquer Simon, senza che i suoi altri pari, raggiuntici dopo affannosa ricerca, mi confortassero. In quel mondo di immaturi e idioti la cultu sine adultis et patriciis era fallita; i bambinoni ritardati & autistici sui loro  Mitsubishi MK-6 Amplified Mobility Platform lo caricarono assieme ai nerd brufolosi loro ideatori, la cui acne facciale mi sembrava il corrotto monumento alla mia e di tutti umanità di Il ritorno dei robot di Robert Moore Williams e non fu giustizia. Il macigno di marmo grezzo in cui pur sardonico vidi l’Eracle Farnese ora giaceva in mezzo al minigolf dissacrato come un mostro brutale e esangue, Orso con scimmia di Antonio Ligabue, Resting Dimetrodon di Zlatko Smiljanić, e l’urlacchiante Harold Cheever (Luigi Morville) era patetico, tragico, e postapocalittico. La violenza del raid alimenta un'inimicizia assoluta e infinita, estranea anche alla più remota speranza di porre fine, fosse anche grazie a un colpo micidiale. Il raid è, perciò, una manifestazione di tatticismo esasperato che si sa condannato a doversi muovere sempre nel territorio dell'altro senza mai poter incontrare l'avversario se non come cadavere, è la forma disperata di una violenza estrema ma mai ultimativa, è la guerra andata in cancrena, ma in modo endemico, cronicizzato, una cancrena senza promessa di mortalità risolutrice. Nel raid il conflitto estremo non è più nemmeno una forma paradossale di relazione all'altro. In esso la violenza non ha nulla in comune con il nemico contro cui è rivolta, nemmeno il terreno di scontro (Antonio Scurati). Ogni mondo era il livello, lo scivolo di una piramide che avvicinava ai mostri sulla terra: Columbia la claustrofobica sommità, aguzza come una tagliola, stretta come una feritoia, escludente come una portantina, da cui i traditori come nella Giudecca sono inamovibili. E’ il teatrino di Seth McFarlane e Armand Mattelart: pippe, canne e antiamericanismo. Ma sciagurata è la nazione che crede non le servano eroi; parafrasato sei fuori Berthold Brecht, perché ogni civiltà e nazione ha bisogno dei suoi Babbo Natale 🎅🏾, dei suoi Goldrake 🤖🛸, dei suoi Spiderman 🦸🏻‍♂️🕷, e se chi ignora i giusti mezzi di Galimberti (Oggi , che viviamo un neopaganesimo di ritorno, non necessariamente anticristiano - il Bambin Gesù può convivere con Babbo Natale e, di conseguenza, concorrere alla celebrazione del valore della famiglia, dove i doni del padre, materiali e valoriali, figurano come condizioni per la buona crescita dei figli. La famiglia, questo nucleo portante della società, che diventa sempre più importante quanto meno la società è protettiva, compone le due tradizioni. Quella pagana che guarda al passato, al tempo in cui i padri hanno accumulato la ricchezza che saranno destinati a cedere, e quella cristiana che guarda al futuro, al tempo dei figli destinatari di quella ricchezza di cui in ogni ricorrenza natalizia si porge un simbolico anticipo sotto la forma del dono della gratuità, dell'aiuto al di fuori di ogni logica di mercato, che non conosce il dono ma solamente lo scambio. Con il loro dono agli esseri più deboli e indifesi, ovvero i bambini, sia Babbo Natale sia il Bambin Gesù attivano, in una società mercantile e contrattuale in ogni suo aspetto, il tema della gratuità, quasi a voler ribadire che, senza gesto gratuito e senza dono, i padri muoiono privi della consolazione di un futuro, e ai bambini manca la prospettiva di un avvenire. Il tema resta sempre il tempo che abbraccia le generazioni, le quali possono succedere l'una all’altra perché, al di là dei nostri calcoli economici, un gesto gratuito le genera e le alimenta), il positivismo tecnologico dalle corna di Go Nagai (È vero che siamo plasmabili e che abbiamo un comportamento opportunistico, ma le forme assunte da questo opportunismo sono contenute entro limiti rigidi. Mettendo in rilievo in questo libro i nostri aspetti biologici, ho cercato di presentare la natura di queste restrizioni. Riconoscendole apertamente e sottomettendoci ad esse, avremo maggiori probabilità di sopravvivere. Ciò non implica un ingenuo "ritorno alla natura", ma vuol dire semplicemente che dovremo adattare i nostri progressi opportunistici intelligenti alle fondamentali esigenze del nostro comportamento. Dobbiamo in qualche modo migliorare come qualità, invece che come semplice quantità. Potremo così continuare a progredire tecnologicamente in modo sensazionale e sbalorditivo senza negare la nostra eredità evolutiva. In caso contrario, i nostri compressi impulsi biologici si accumuleranno fino a far crollare la diga e tutta la nostra complessa esistenza sarà spazzata via dalla piena Desmond Morris) e l’innegabile tendenza dell’uomo a sentire la necessità, la fame spirituale di qualcosa di epico, dalla memoria della terra che è sangue tuo non importa quanti Vietnam (Vorrei ritornare a Disneyland, ma tu non mi ci porti pi?... le gocce di pioggia piovute gi? son solo trappole di cellophane... Feticci, cartacce, l'argenteria il mare li ha portati via... a volte mi sento Guglielmo Tell... ma non ho i numeri, lo sai che cos'?? Mi dimentico le cose ma le cose sono l? che mi guardano nervose... e tu... mi guardi cos?... Mi dimentico il mio nome, ma il nome di chi ?? e di un attimo che esplose... e tu… Sergio. Caputo-Disneyland-Lontano che vai|Con un alito tremendo ti ho sussurrato all'orecchio 'Boun jour mon amour' Aprendo la finestra sopra netturbini Sopra nottambuli svetta la gigantesca scritta Coop E i CCCP non ci sono più E i CCCP non ci sono più E i CCCP non ci sono più E i CCCP non ci sono più da un bel po' E hanno i fanali accesi per evitarci E non ho paura sai degli ecomostri Dei parchimetri Dei centri commerciali Dei benzinai E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari E tu avevi i vestiti adatti per le tue guerre stellari E fammi i tuoi discorsi metafisici sui tetti di eternit degli anni ottanta Sui paracadute coi buchi di sigaretta D'altronde è feroce settembre Come back september (come back september) Come back september (come back september) Come back september (come back september) Come back september (come back september) I sistemi d'allarme si sono sgolati non hanno fatto feriti Le luci della centrale elettrica-La gigantesca scritta Coop-Canzoni da spiaggia deturpata), all’idolatria degli atei di Dostoevskij, per la quale senza santi isseranno contro il cielo vuoto, Micro Machine Top Gun Pilot sotto la Sala delle Aquile del Palazzo Te di Mantova vitelli d’oro (Ninna oh, pensaci Questi pensieri son stati tuoi Pugni chiusi e sguardo in giù Schiavo di una minima età Ninna oh, non farlo più Che parli di me agli amici tuoi Come se non ci fossi anch'io E come se io non capissi il perché Ninna ah, ninna oh Ti sto parlando nel buio Spero nei tuoi sogni fantastici Dormi bene, papà Mina-Ninna pà-Lochness| Tutti sono bambini cresciuti, che ora hanno giocattoli più grandi e più perfezionati con cui giocare. Di solito, a un certo punto della nostra vita, ci troviamo a giocare con il giocattolo per eccellenza: un altro essere umano Terry Moore) e mi offre quello, l’ingiuria del 3° Comandamento che diventa essa stessa festa, o sabba, per la disarticolata diabolicità di quegli alberi smerdati, quelle palline infrante, quei regali pornografici, quei convulsi rave che fanno festa a loro, cannibali ingrate dell’unica cosa che le darebbe senso, se un senso ce l’avessero mentre invece no, quei kyoshinhei dell’Henry Fuller di Tales to astonish #32 mi angosciavano con la loro infantile isteria di vittoria, Artù (Flavio Aquilone) delirante mentre Shrek (Renato Cecchetto) lo trascina via era solo buffo, ma io non ero un orco, come su Columbia non ero Roosevelt e su Scum Springsteen. I fianchi insaziabili della piramide si scatenano come un esercito che si sloga e si amplia: la massa di fricchettoni che inseminano le classi sempre meno borghesi con la lotofagia, fino ai beoti del decennio della crescita Miller-Brady, utili idioti. 1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». 9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Quando errai a Akasa, avvertii che finalmente le cose fossero giuste. Il pianeta era ancora più morto di Columbia con il suo deserto da Una bara per lo sceriffo di Mario Cajano. Se avete mai visto Nettuno saprete cos’è un freddo deserto sepolcrale dimenticato da un Sole naufrago. Su Columbia, sotto un sole giaguaro da Salustiano Velazco dov’ero atteso dallo stormo di Ford Victoria sudavo come un uomo legato a un palo da tortura con una pistola tramite argani pronto a scavargli il cervello a suon di piombo se la corda che muove il grilletto si tenderà all’inturgidimento del suo pene, con Elizabeth di Route des maison rouges che mi seduce con le sue tette con la tuta sotto lo stesso cielo nero, più anemico di stelle di Atari light di Pierre Huyghe quando va in game over, spazzato da Bayleef di neve e ghiaccio che si attaccavano alla mia ampolla cefalica disegnando bruttissime scolopendre bitorzolute da videoclip di The talk of creatures dei The Residents da The commercial album come non ne vidi (nei programmi immersivi di orienteering) dal Gennaio 1985, il primo Schneekrieg del mondo connesso a Arpanet via Apple McIntosh (A un passo dall’apocalisse giocando col computer Mauro Anselmo) mi stava mancando quel bitume ionico per peli della mia barba. Capirete come il mio stupore s’accompagnasse alla mia malevola disistima per quel tuareg disegnato modulando i vortici di china di uno spirografo in un monolite con un gomitolo pendulo e slungato a mò di intestino in libertà di verongie, immobile sotto le peggiori zaffate di metano freddo come appena uscito da un benzinaio di Aosta quasi nudo (o nuda, ma non lo potevo sapere) mentre ipocondriaco non mi fidavo più nemmeno dei valori del mio stesso corpo, a 69°, un onsen ma la repubblica di San Lorenzo insegna che senza sole le cattive hanno la priorità e vincono. Avevo davanti a me uno Smr̥tistambha, un impassibile osservatore tanguto e arricchito dal tempo, di cui ha in memoria tutto ciò che esso ha avuto e ha fatto succedere, che mi disse che da lui, sotto cotanto cimitero di ghiaccio, neve e cristalli d’ammoniaca potevo defecare. Spaesato dalla cosa gli andai dietro, chiedendo anche con una certa apprensione a cosa volesse alludere. Defecando il corpo espelle da sé tutto ciò che per lui ormai non servirebbe a nulla, qui la defecazione è simbolica illustrò Farai e lascerai che ti facciano uscire da te quello che è sporco e non più valente per te, in modo da esserne mondo e rigenerato per prima cosa mi appiopparono un calidarium, un pozzo d’acqua rovente come la piscina di Villa Parisi in provincia di Roma di Patrick vive ancora di Mario Landi. Non avrei voluto altro. Quando ebbi troppo caldo, mi trasferirono a un tiepidarium, perché in me tornasse l’armonia del giusto mezzo. Mi fecero mangiare leccornie (in)degne del Paese della Cuccagna e del suo mensile campione alla coorte dei Clesio, Agosto nell’acquaforte di Giuseppe Mitelli. Mi diedero dell’Euchessina, della gialappa e/o del Dulcolax con un effetto sturante sul mio apparato digerente da far impallidire le imprese alle olimpiadi invernali di Chuck Norris ( Una volta Chuck Norris giocando a curling ha spazzolato talmente forte il ghiaccio che ha rinvenuto 4 mammuth e 3 uomini di Neanderthal). Alla fine da vero habitué delle terme romane di Bagnoli mi accasciai a letto sentendomi di nuovo su una qualche astronave, o come un eschimese nei giorni di travaglio gestatorio per ogni pinguino imperatore con la compagna a caccia nei mari. Il mio orologio aveva un capogiro anche peggiore del mio; mi intonava le sue 18.10 come gli uccelli di Enchanted tiki room ogni volta che fino a tarda sera i visitatori si riversavano dentro Adventureland, ma a me sembrava mezzanotte. Quando rinvenni dal sonno, era già pomeriggio. Akasa era il mondo più strano su cui avessi messo piede fino a quel momento. E questo è parlare a vanvera per il sottoscritto Il dormitorio, praticamente l’interno dei circuiti di un Ferrante Mark 1 irto di valvole a tungsteno tecnologicamente Arthur’s Seat a Edimburgo mi proiettava in un vecchio film di Silvio Soldini, con una Milano plumbea e intirizzita a aspettarmi all’uscio, con in aggiunta un pizzico di casalingo, Shadows, tapping at your window Ghostly voices whisper will you come and play Not for all the tea in China Or the corn in Carolina Never, never ever They're running after you babe Run for the sun, little one You're an outlaw once again Time to change, Superman He'll be with us while he can In the land of make believe Buck Fizz-The land of make believe-Are you ready? Presto divenendo il liceo Delpino di Chiavari in provincia di Genova con luci da incendio, trafficato dai Sapa, I Serpenti ignudi per la pelle che, come un calza allontanata dal piede sgusciandovi via, si stacca da loro e li resetta, li rimette come se ogni volta tutto dovesse (ri)cominciare. Sulla dottrina Malatyaga ero un televisore troppo vecchio nel suo b/n per accedere alle 283 reti locali e regionali che alla Rai di Paolo Grassi correggevano il trono e la sua irriproducibilità, dalla Lombardia di Giacomo Properzi alla Campania di Pietrangelo Gregorio. Mi avevano fatto studiare John Goodman e quella volta che lesse Ghiaccio nove di Kurt Vonnegut, il vangelo secondo Lebowski, persino il culto del mostro di spaghetti volante buono solo a farmi rimorchiare avaplayers-cosplayers all’ennesima potenza che con un misto di tecnologia e chirurgia plastica diventano copie esatte del personaggio-di One Piece E mi trovai a chiedere dettagli con un insistenza con il senno di poi davvero da rinato fanciullo, a quello Smr̥tistambha la cui intuitività era stata più veloce di me stesso, e che mi ricordò Lupo Alberto in La maleducazione sentimentale di Piero Lusso, che elargisce a Mosè un consiglio semplicissimo, disarmante, lungo un telegramma, ma che nemmeno il cagnolone bianco pensava gli servisse Hai girato gli altri mondi e hai visto la piramide prendere forma fece con lo stesso disinteresse di un ginecologo attivo al Venustempel di Amsterdam e ne hai colto i tratti salienti. Ripensai allo schema che avevo fatto di mio mentre ancora mi mettevano nella condizione di essere Gabriel Garcia Marquez ai tempi dei disordini di Barranquilla. Avevo visto la testa di quella Ishtar viziosa, poi i seni grandi come eserciti, i fianchi e le cosce che occultano i reni e gli intestini che digeriscono per i piani superiori. Akasa cos’era se non l’ultimissimo piano, quello che avrebbe fatto cadere la gigantessa, quei suoi pattini che nemmeno i più estenuanti esercizi da Ringo Noyamano eviteranno che un giorno o l’altro, mentre ci si bea della propria evoluta bravura si possa cadere con esiti letali. Così pensavo. L’uomo però non sentì così tanto da me. Dissi in maniera asettica, da Gordon Dickson, come Columbia, Scum e Pallooza erano organizzate secondo più che un parere una teoria. Solo Dio sa i fatti, noi abbiamo solo i pareri, Che giri a destra o a sinistra, vero o per finta È così, la tua impressione è solo un punto di vista E non importa quale donna sposi o come si chiama Ciò che hai fatto in questa vita e in una vita passata Cesare Cremonini-Figlio di un re-Il primo bacio sulla Luna. Noi dobbiamo rimanere estrinseci. Perché su Columbia i mariti sebbene non Emile August Cyprien Dryant hanno cominciato a masticare foglie come cani ammalati. Perché su Scum non tutte le ragazze accettano immediatamente di avere un banco da macellaio vuoto al posto dell’addome. Perché su Pallooza i secchioni sono semi che germoglieranno. I penultimi e terzultimi piani si stancheranno dello status quo e della sua filosofia, l’ultimo la penserà alla stessa maniera, sai cosa accadrà e accadde. Lem Kadodlehopper arrivò ai pugni con la sua bella ma adulterata Daisy e riuscì a disintegrare a suon di pugni il cagnaccio ingrato che mai avrebbe dovuto salvare, ingenerando la fine di Columbia già descrittavi. Soli come Mr Krabbs (Mario Zucca) dopo aver rapito tutte le meduse, giunsero altre cattive notizie da Scum. La violenza di questo mondo ha superato perfino la mia, ai nostri tempi io sarei stato imprigionato come un mostro, qui, adesso, sono considerato un povero frustrato (David Warner). Un Sessantotto non può durare per sempre. Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Colei che abortisce è un indegna assassina. Un gruppo di ragazze, capitanate da Colei che venne chiamata Lucy Steel mise un “gigantesco”  (Zanbot 3) di 62 centimetri su un palanchino e ne fece-formosa e inarrestabile [Kamikita Keiko]-simbolo della sua protesta contro le cliniche abortiste. Non servivano a nulla era la sua tesi, ci sono già gli ospedali e offrono tutti servizi per la nostra salute. Le donne più anziane, le Eva Colombo che hanno combattuto la resistenza per la versione abortista del 31° articolo della Costituzione ignorando l’abortismo del terzo reich (In the Name of Eugenics Genetics and the Uses of Human Heredity di Daniel Kevles) ne uscirono adirate, stravolte e imbronciate, sentendosi oltraggiate da quello specchio. Ricapitolando. Dal passato-che-eternamente-torna Kento è aggredito come ogni eroe del mecha, ma mediante due modalità contrapposte dell’annientamento: la sparizione sotto il titolo nobiliare che implica un ordine ciclico ed eterno, senza evoluzione, e la nullificazione sotto la narrazione del biodroidismo; questo sdoppiamento permette a Nagahama e Yatsude di sottrarre il soggetto Kento a ogni inquadramento in una morale sovrastrutturale e arbitraria. Inoltre Kento, anche rispetto a Kappei, compie l’inaudito: detta le regole della definizione del sé alla componente dell’abisso con cui è in conflitto diretto (Kloppen), fornendole il modello cui rifarsi per trovare la propria identità, mostrandole come abbandonare la gabbia in cui era stata rinchiusa, dandole la possibilità di smettere di manifestarsi come abisso. Kento rovescia le parti: si sottrae a ogni sovrastruttura, e più che essere lui destinato a fare i conti con il passato, è il passato che è destinato a fare i conti con lui. Kento è l’eroe finale del mecha classico: orfano innocente di ogni scoria del passato storico-politico, privo di sensi di colpa, si libera di ogni ingiunzione, si sceglie l’ombra di suo padre come padre con cui confrontarsi, e infine la rieduca alla libertà (Jacopo Nacci)|Riposate in pace, perché non ripeteremo questi errori (Kenzo Tange). Madri vili, sanguinarie, pazze e ebbre nel pugnalare, nell’applicare una ferocia da Hoss e Caligola nel colpirsi nella maternità, in ciò che di più intrinseco c’è della loro natura, con figlie garantite per capriccio, sonderkommando fetali, o errori dei rozzi calcoli spettati in loro a degli (relativi) innocenti, come Oscar Groning, che hanno inquinato le seconde l’ingordigia sessuale delle madri, cosa mai perdonata, e qui giunta alla resa dei conti. Le matrigne furono ora onestamente incazzate, ora leziosamente imbronciate mentre le figlie-pur trasportate dalla pancia, non certo Atticus Finch-Sarà la forza che hanno i deboli, vedrai A risvegliarti, a farti vincere Basta crederci così Shaman King (Shaman King) Marco Masini-Shaman King-L’Italia e altre storie, un furore come quello delle madri, ma rivolto dalla parte “sbagliata”. Anche su Akasa giunsero le loro affermazioni sul fatto che fossero preparate-pur con l’ansia che prende naturalmente anche noi maschietti giunti al momento di diventare padri Perché volete rinunciare a un vostro diritto? Facevano. Perché è un diritto, ma tale al rovescio risposero, novello Kid Muscle (Massimo Rinaldi) contro Dead Signal (Sergio Graziani). Dopotutto-con quel sarcasmo da Peppe Gallo (Giorgio Lopez)-ci avete messo al mondo. E voi nasceste a vostra volta. Se le vostre madri fossero state come voi dove esistereste adesso? O non esistereste affatto? Lo schiaffo che Colei che scelse la maternità ricevette non così biasimevolmente rallegrò e inorgoglì i Matteo Tonengo e Jefferson Smith che avevano accoltone la causa, guidato e pianto a tu per tu nella sconfitta dei ritardati di Columbia. Cosa c’era di così eccitante? Che la figlia quanto accolse sulla guancia 22enne per 10 ridiede % alla madre. Non ricordo cosa successe dopo, ma su Columbia Albert Yorwell, un robusto e magniolofita agrimensore della Florida, e della sua replica spaziale da Mobile Fighter G Gundam Passamaquoddy con i suoi polli ruspanti pinguemente impanati White Leghorn e arance spremute, intortate e candite Holloway ridonava forza ai sempliciotti disprezzati a livelli Gli idioti in marcia di Frederik Pohl dai loro ingrati cani preparando un autentica rivoluzione del 01/04/1894, quando Kondo Isami inaugurò la Shinsengumi contro il appena un giorno prima siglato trattato di Kanagawa che internazionalizzava il Giappone. Come l’Isami pur da semplice campagnolo divenne un autentico shogun, così noi servi della gleba cresciuti dalla junk culture dei cereali diabetici e dei cartoons del Sabato mattina dimostreremo che l’America anche di quei gagà ingrati e ipocriti l’abbiamo fatta noi. Quei cani (in tutti i sensi) lo demolirono chiedendogli da dove avesse preso quella della Shinsengumi, da quale puntata di Allacciate le cinture viaggiando s’impara o Hysteria! L’avesse presa. L’uomo, tranquillissimo, mandò loro due Gmail con una qualità carbonara (da pagina della posta di Lupo Alberto) consistente in un paio di Scan una di un libello di storia giapponese e l’altra di un [Baxinger] fresco di bancarella, come a dire siamo più grandi e più forti di voi. Ah, e poi c’è quest’altra chicca: Il mondo (va bè, l'universo) in cui vive si ispira agli eventi del periodo Bakumatsu, cioè il Giappone della seconda metà dell'800: è il periodo della fine dell'isolazionismo. I protagonisti sono una squadra di Cosmorangers simile a quella dei samurai Bakumatsu, chiamati Shinsengumi: dovevano esercitare in sostanza le funzioni di un corpo di polizia quasi moderno. Non era chissà che poderosa minaccia ve e glielo concedo, ma l’obbiettivo a prescindere non era quello e né Yorwell volle fosse quello; sotto la protezione dei reforestaoori a 🇺🇸 stelle e strisce Gokèaizer-mezzi americani mezzi giapponesi, mezzi Popy mezzi Mattel, mezzi [Kikai Juu Grossam X 2] mezzi (Z-Gock) (MSM-07S (Z-Gock) Commander Type)-il cui  [Kabuto Juzo Hakase] e [Tem Ray] conosceva a menadito la cultura giapponese e rimasi impressionantissimo quando un tale anonimo mi venne detto essere di Akasa quello che di Whopper era rimasto venne ricostruito un filare di pecan texano alla volta. Lo Smr̥tistambha di Akasa accolse donne e femmine da Columbia come da Whopper, con la sua immensa saggezza da Adam 3° (Gabriele Carrara) della Santore chetando i conflitti tra ballerine, spogliarelliste e conigliette opposte a donne più rispettabili (come nello Жар-птица di Stravinsky tutte le mogli erano state reindirizzate ai cani, peggiori dello Тараканище di Sergej Chekhonin in arroganza e ingordigia), da Scum come da Palooza (le ribelli di Ebou Dar di cui ho precedentemente fatto nome) forgiando un utopia di donne nerd sapienti e con la saggezza di Attanasio di Alessandria e la spada di Flavio Valerio Aurelio Costantino IN-FLES-SI-BI-LI su continuità e altre amene questioni. Ed è sotto di Lui e Loro che ritrovai te Supernova L’ectoplasma figlio delle stelle e pronipote di sua maestà il denaro menò ondulatamente la criniera di stelle incompiute a livelli Alpha Serpentis con le guance come [Mechander Plane] 1° e [Trycar 3 (Trycar GT 2)] dall’amaranto scocca di acciaio polimerico scintillanti a insalata di uno dei sorrisi più sorprendenti e gioiosi l’eterea supereroina avesse mai elargito al mondo. Vance Maximus adesso con lei era sciolto e forte perché nel giusto differentemente, del tutto agli antipodi da com’era entrato, forse troppo intimorito perlomeno non sapendo cosa avesse potuto fare (e Morty per una vita l’ha dovuto sapere, con tutte le “sorprese” che Rick è solito fare) E proprio Morty contemplava e prendeva nota, un altro libro nella biblioteca detenuta da Jorge Louis Borges e Robert Sheckley nel suo cervello. Marco Diaz con Stella Butterfly, esclusi almeno fino a quel momento chiesero consiglio Vance? Sì Marco? Se c’è beveraggio a sufficienza anche noi avremmo qualcosa da raccontare ripensandoci, tanto Vance aveva parlato da fondere il conferenziere della 7° Avenue con il capotribù dei Chippewa. Dal canto suo il vecchio Marco con il suo fascino sivigliano doveva diventare mezzo Al Gore mezzo sciamano degli Shawnee Sembri pratico di viaggi nel tempo Vance là per là non rispose, ma supplì con la lettura di un libro. Dal big bang ai buchi neri di Stephen Hawking. Non si può viaggiare nel tempo a prima che il mezzo per viaggiare nel tempo fosse stato creato. Quando in realtà l’esistenza in sé stessa della macchina del tempo poiché può viaggiare nel tempo permette l’accesso a epoche nelle quali la macchina del tempo ancora non esisterebbe. Quest’esistenza avviene e succede sia perché in un punto imprecisato del futuro esiste la macchina del tempo, sia per un concetto di Tucidide: la macchina del tempo nel futuro X verrà inventata e resa operativa da Y, con Y intendendo il suo inventore nonché, operando la distinzione Y1 e Y2 il suo passeggero, pregando si tratti di uno solo. Se dovessimo finire delusi, Y2 avrà con sé anche Y3-4-5-6-7….ovviamente nei molteplici futuri non paralleli ma successivi X1-2-3-4-5… altre macchine del tempo Z1-2-3-4-5-6-7…. Si costruiranno e daccapo con l’asse delle ordinate. E’ per questo che Massimo Troisi e Roberto Benigni in Non ci resta che piangere di Giuseppe Bertolucci non avrebbero mai avuto successo a fermare Ronaldo Lupi nel conquistare l’America, perché l’America sarebbe stata scoperta prima o poi, anzi prima che adesso, se chiedete a chi ha ancora sangue vichingo Questo è quanto Marco. Ecco cos’è il tempo: un libro della biblioteca.
   
 
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