Il piccolo giardino di Pall Mall era illuminato dalla luna piena e questa rispendeva creando un gioco di ombre nel vecchio roseto.
Mycroft, gli occhi puntati sul quel pianeta distante, si lasciava accarezzare dall'aria della notte e si perdeva in quel chiarore abbagliante.
La parte raggiante della luna lo ammagliava, ma sapeva che dietro c'era un'oscurità che ne era parte e che cancellava tanta bellezza.
La luna era un po' come lui, quello che le persone percepivano e quello che era in realtà.
Infilò la mano sotto al posino della camicia bianca, affondò le unghie nella carne, attenuò il dolore che gli attanagliava il corpo e la mente, sanguinò e macchiò la stoffa candida.
Strinse la mascella e sospirò; la parte oscura del suo essere aveva preso il sopravvento e non riusciva più a tornare alla luce.
La luna lo osservava impietosa, ricordandogli tutti gli errori che aveva fatto fino ad allora:
aveva manipolato le persone che amava, le aveva trattate con arroganza e Sherlock, lo scopo della sua vita, non aveva più bisogno di lui.
Socchiuse gli occhi, respirò profondamente e rientrò in casa consapevole che non aveva niente per cui continuare a vivere.