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Autore: Akane    29/08/2022    0 recensioni
"Ho iniziato a vedere delle scintille rosse ed ora anelo a quel colore che mi ha fatto battere il cuore, mi ha acceso l’interesse. Il nero era grigio, ma ho visto del rosso, ne sono certo."
Daiki ha appena battuto rovinosamente Taiga, ma non riesce più a non pensare a lui e alle sue scintille rosse, il primo colore che vede da quando si è trasformato in un nero profondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La cosa più preziosa'
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colori

NOTE: questa è la prima fic di una serie di 14, si chiama ‘La cosa più preziosa’ ed è sull’anime (non ho letto il manga) Kuroko’s Basketball. La ship che mi ha rubato il cuore è AoKaga (AomineXKagami). Questa è tutta col pov di Daiki Aomine, ambientata subito dopo la prima partita, quando Taiga Kagami ha rovinosamente perso finendo addirittura infortunato. Durante quella partita Daiki era nettamente superiore a Taiga, ma lui non ha mai mollato, ha sempre continuato a provare ed anche alla fine, quando erano stati distrutti, lui ha mantenuto il suo spirito battagliero, cosa che ha colpito Daiki il quale è sempre stato amareggiato dal fatto che contro di lui, appena dimostrava la sua forza devastante, tutti perdevano la voglia di giocare a basket. Per chi non conoscesse l’anime lo può recuperare su Netflix, ma anche leggendo le fic è tutto abbastanza chiaro, perché anche i riferimenti che faccio e che farò, sono ben spiegati e comprensibili. 
In questa fic conosciamo Daiki e lo stato in cui è all’inizio, prima che Taiga entri realmente a forza nella sua vita ricostruendolo. Non è particolarmente lunga ed è completamente introspettiva. Una volta a settimana circa metto una nuova fic. Le art che metto sono tutte prese da internet, non sono mie ma degli aventi diritti. Buona lettura. Baci Akane

COLORI

aokaga

Prima era tutto grigio, poi è diventato addirittura nero.
Così nero che non mi importava più nulla delle cose che avevano sempre contato. 
Come gli amici, per esempio. I compagni di squadra.
Adesso calpesto chiunque ed amici non ne ho. Ma sono sicuro di averne avuti.
Dove sono finiti?
Ripenso ai miei amici di un tempo. 
Satsuki c’è ancora perché mi è rimasta attaccata, fosse stato per me avrei perso anche lei. 
Posso considerarla amica? Forse lei lo è di me, ma è comunque più simile ad una sorella, al di là di lei non sento legami così importanti da dover rispettare. 
I ragazzi della Teiko, i miei vecchi compagni di squadra. 
Erano miei amici, me lo ricordo. Mi divertivo con loro e mi divertivo a giocare a basket. 
Sì, credo di poterli chiamare amici. Lo erano.
Con Ryota mi divertivo da matti, forse è quello a cui ero più legato se escludiamo Tetsu.
Testu non era solo un mio amico, era di più.
I flash di quando andavamo a letto insieme in ogni angolo, di come abbiamo scoperto le gioie del piacere che mi hanno reso dipendente.
Adesso per quello ci sono solo ragazzi occasionali disposti a tutto pur di avere il privilegio di essere sbattuti da me. 
Ma non erano solo scopate con Tetsu, queste che faccio ora lo sono.
Adesso è tutto incolore ed insapore.
Da quando lui se ne è andato. O forse da prima. Ha iniziato prima a diventare grigio, visto che lui se ne è andato perché non provavo più nulla.
Più diventavo forte, meno rivali avevo e più mi isolavo. Mi isolavo dal mondo intero, perfino da quelli che erano amici, dal mio ragazzo. 
La prima volta mi ha trascinato indietro a forza, la seconda non ha più lottato. Mi ha lasciato andare passivamente, ma credo che fosse un ultimo tentativo per scuotermi, nella speranza che fossi io a tornare da lui. Non è successo, in quel momento ero già avvolto dal buio, non me ne importava più di nulla. Nemmeno di lui. 
Tetsu se ne è andato dicendomi che avrebbe trovato il modo di restituirmi il mio basket, quello che mi faceva ridere felice. Non ci credevo, ma forse dentro di me ci speravo e ci ho sperato fino ad ora. Ora che l’ho rivisto. 
So che non è stata solo colpa mia o di Tetsu, o di Akashi o chissà chi. Ma nel momento in cui lui mi ha voltato definitivamente le spalle e mi ha mollato del tutto, arrendendosi... ecco, credo che sia lì che il grigio è diventato nero. 
Un nero sempre più cupo.
Adesso non ho amici e quelli di una volta sono al massimo dei diversivi degni di farmi divertire un po’. 
Il nero diventa meno opaco, con loro, ma poi tutto torna come sempre. 
Non mi importa più di nessuno, ferisco chiunque mi sta intorno, non ho legami. A cosa servono? Nessuno è alla mia altezza, nessuno nemmeno ci prova.
Fino ad ora. 
Durante quella partita il nero è tornato grigio. È stato bello riavere un cuore che batteva, accorgermi dell’esistenza di qualcuno.
Ma non solo questo. 
È stato bello essere sfidato. Forse in tanti si sono illusi di potermi sfidare, ma nessuno ha resistito oltre i primi cinque minuti. Appena vedevano quanto erano distanti da me, lasciavano perdere.
Eppure questo qui... questo rossino impertinente, così al di sotto di me, non solo ha osato sfidarmi, ma ha continuato a tentare fino alla fine.
E anche quando è uscito dalla partita per infortunio non era depresso per aver constatato quanto inferiore fosse a me. Non ha perso la voglia di giocare come tutti i miei avversari. Era lì che rodeva di rabbia e voglia di tornare in campo e riprendere.
Non mi batterà nemmeno fra mille anni luce, ma aveva qualche piccola tenue possibilità.
Ho iniziato a vedere delle scintille rosse ed ora anelo a quel colore che mi ha fatto battere il cuore, mi ha acceso l’interesse. Il nero era grigio, ma ho visto del rosso, ne sono certo. 
Come diavolo si chiamava quel tipo?
È la nuova luce di Tetsu, che per il momento è al massimo un lumino. Un lumino rosso da cimitero. 
Non ricordo come diavolo si chiama, ma ricordo i suoi capelli, i suoi occhi da tigre impertinente, la sua voglia di battermi e misurarsi. 
Non ci poteva riuscire, ma era sempre lì a provarci. E più lo umiliavo, più ci riprovava. Non esitava. 
Chissà se ora, dopo che ha visto quanto siamo distanti e quanto Tetsu sia inutile con me, avrà ancora voglia di sfidarmi. 
Mi divertirebbe giocare con lui, anche se ovviamente non mi batterà mai. 
Rivedere Tetsu... onestamente pensavo mi avrebbe trasmesso qualcosa. Qualche brivido, qualche sentimento. Dei colori. I colori che vedevo una volta.
Tanti colori. Azzurro, rosa, rosso, dorato, verde, blu. La luce. 
Ma non ho visto. 
Tetsu non è mai stato una luce, è sempre stato l’ombra che faceva brillare gli altri, ma aveva una scintilla di vita. La scintilla non l’ho vista. Ho demolito anche lui. Come demolisco sempre tutti fino a rimanere solo.
Non mi piace essere solo. Perché dovrei andare avanti se non è più divertente giocare a basket?
È noioso giocare contro me stesso. È noioso non avere nessuno da battere. 
È sempre più noioso. 
Il buio torna ad inghiottirmi e forse è per questo che le mie gambe tornano nel campetto dove l’ho visto la prima volta.
Sapevo chi era, ero andato a cercarlo di proposito sapendo che era la nuova luce di Tetsu. ma mi ha deluso. Non era minimamente alla mia altezza. 
Anche se forse me ne sono accorto, che ha qualcosa.
Giù in fondo. 
Ma l’ho davvero notato solo quando ci ho giocato contro in partita. 
Quello ha delle scintille. È interessante. Potrebbe avere qualche possibilità se gestito a dovere, ma non è questo ad aver destato il mio interesse.
Ad esserci riuscito è che ci provava sempre, comunque, non si è mai arreso in realtà. 
Voglio vedere se questo buio si attenua, rivedendolo. 
Il rumore della palla che batte sul cemento mi fa sospendere il fiato. Guardo nel campetto, c’è qualcuno che gioca. Mi blocco prima di entrare.
Salta altissimo, molto più in alto dell’ultima volta. 
Per un momento rimango senza parole, il cuore non batte e l’emozione arriva come un’ondata nel rivedere la sua faccia. 
I suoi occhi accesi di un fuoco ardente, i suoi capelli rossi. 
Le scintille roventi sono più accese che mai. 
È migliorato. Sta lavorando duramente per battermi. Non si è arreso.
Lo sapevo, è lui che potrà restituirmi i colori.
Ora li vedo. 
Non è più nero e nemmeno grigio.
È rosso, quel che vedo. E questo rosso è diverso da quello di un tempo.
Questo è caldo, è bellissimo.
E sarà mio. 

   
 
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