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Autore: Calendula    30/08/2022    0 recensioni
In questa fanfiction racconterò del momento in cui Tyco e Sai riescono finalmente ad uscire dal sentiero delle Metamorfosi, del loro ricongiungimento e della loro prima notte d'amore. Una storia dolce per dare a tutte noi fan la conclusione in cui abbiamo sempre sperato, e che faccia da inizio ad un nuovo arco narrativo.
Chi ha letto le mie altre storie su questo pairing avrà intuito che l'obbiettivo finale è di rendere giustizia a due personaggi che, a mio parere, non sono stati mostrati abbastanza durante la serie.
Buona lettura!
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sai, Tyco | Coppie: Sai/Tyco
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Erano fuori.
Neppure lui era certo di cosa fosse accaduto esattamente, ma erano fuori, erano insieme ed erano umani… la sentiva nelle ossa, questa sua nuova natura di terreno, un peso piacevole che lo ancorava al suolo, tangibile come il corpo di Sai tra le sue braccia.
 
La donna aveva già un aspetto provato quando Tyco l’aveva raggiunta nel sentiero delle metamorfosi, ed era apparsa confusa, incredula, quando lui era riuscito a riscuoterla dalla trans in cui sembrava persa, ma l’aveva riconosciuto senza che lui dovesse dire nulla e aveva ricambiato l’abbraccio in cui lui già la stringeva con tutte le forze che le restavano – ed erano poche.
 
Adesso gli era praticamente abbandonata addosso, gli occhi appena aperti e sul punto di svenire; prima che potesse effettivamente scivolare a terra, Tyco le passò un braccio sotto le ginocchia e, continuando a mantenerla per le spalle, la sollevò piano
《Sai? Sai, come ti senti? 》
《Tyco… siamo fuori, vero? 》
《Si, si… Siamo liberi Sai, di stare insieme tutta la vita》le sorrise lui, rassicurante 《ma ora, devo assolutamente trovare un posto dove farti stendere》
 
Sai mugolò un assenso, e si raggomitolò ancora di più tra le braccia del compagno.
Tyco si guardò intorno: erano in una stanza buia, non grande ma spaziosa, e a ridosso a una delle pareti c’era un gran mucchio di cuscini. Il posto era caldo e tranquillo, e l’uomo decise che la cosa migliore sarebbe stata di adagiare Sai lì per farla riposare, e poi provare a far luce (sperando ci fosse un interruttore) e andare a cercare qualcosa da mangiare e, soprattutto, da bere per aiutare la giovane a riprendersi;
 
Anche lui era stanco e assetato ma la sua era la fatica di chi, pur avendo dovuto superare una prova terribile, era riuscito a sfuggirne in tempo. Per Sai era diverso: la debolezza che l’avvolgeva era frutto del logorio di secoli e secoli in cui il sentiero aveva preso, goccia a goccia, a succhiarle via ogni forza. La donna era provata nel profondo, anche più di lui a cui, nonostante l’immenso dolore, era stata risparmiata l’immobilità dell’oblio.

A riscuoterlo da questi pensieri fu proprio Sai che, sentendosi adagiata su qualcosa di morbido ma separata da Tyco, aveva cominciato ad agitarsi.
《Non vado lontano》bisbigliò lui, carezzandola 《solo il tempo di trovare un po‘ d’acqua》
《Portami con te, se mi lasci ho paura che non ti ritroverò》lo pregò lei contorcendosi e riuscendo, tanta era la frenesia, addirittura a tirarsi su facendo leva sulle braccia. Provò ad alzarsi e Tyco allora la prese di peso, impedendole di sforzarsi ulteriormente
《Risparmia le forze, te ne prego. Ti porterò io, lo prometto》
 
Usciti dalla stanza, seguendo la luce che filtrava da una tenda, attraversarono un breve corridoio e si trovarono in un altro ambiente, piccolo e abbastanza ingombro di oggetti, ma accogliente e luminoso.
Tyco fece accomodare Sai su una delle due sedie presenti e, assicuratosi che potesse reggersi, cominciò ad armeggiare con quella che poteva sembrare una fontana. Dopo diversi tentativi, smanettamenti e torsioni, l’acqua uscì. L’uomo aprì le ante di un mobile intorno a lui e trovò -fortunatamente, al primo colpo- dei bicchieri; si affrettò a dar da bere a Sai e, solo quando questa non gli parve più assetata, riprese la sua esplorazione.
 
Si sentiva ancora confuso, ma ricordava come il sentiero si fosse accommiatato prima di rilasciarli: avevano superato la sua prova, avevano guadagnato un posto nel mondo come terreni, e quindi anche di potersi reinserire in quella società così diversa dalla loro in maniera graduale e misurata. Non era una sorpresa, dunque, che si fossero ritrovati in una casa provvista di tutti i beni di immediata necessità, come il cibo presente nel frigo- frigo… che parola strana, non l’aveva mai sentita, eppure la conosceva, come se piano piano qualcuno lo stesse aggiornando su tutte le novità della sua vita. Cercò di non farsi sopraffare, e tornò vicino a Sai.

 
Qualche ora dopo erano di nuovo in camera da letto, un po’meno disorientati e con un colorito migliore. Ora che avevano realizzato che erano davvero terreni, l’emozione tornò a farsi sentire più forte che mai, scombussolandoli, facendoli ridere e sorridere come dei bambini. Nonostante la stanchezza, non se la sentivano di dormire, dunque si sedettero fianco a fianco sui cuscini, stretti in un abbraccio pieno d’amore.
 
Tyco sarebbe stato felice di rimanere così per sempre… non che gli dispiacesse l’idea di fare di più, ma non voleva rischiare di stancare troppo Sai, che nonostante l’acqua e il cibo era ancora assai debole… eppure, fu proprio lei a smuovere la situazione.
 
《Tyco…》
《Tutto bene? Ti fa male qualcosa? 》chiese lui, sollevandosi
《Sto bene》lo rassicurò la giovane《però mi vorrei slacciare i sandali…》
《Lascia, ci penso io》disse Tyco sorridendole e, presa tra le mani una delle caviglie- erano ancora più pallide e sottili di quanto ricordasse- si mise a disfare le piccole e strette fibie che reggevano il sandalo. Non ci volle molto e, una volta riuscito a liberarle anche l’altro piede, passò a slacciare le proprie calzature, che poi depose vicino alla porta insieme a quelle di Sai. Prese una coperta leggera che si trovava drappeggiata in un angolo e a cui prima, nella penombra, non aveva fatto caso, e tornò a sedersi vicino a Sai.
 
Gli batteva forte il cuore, e sentiva le rane nello stomaco, proprio come ai primi tempi, quando erano ancora giovanissimi e tanto, tanto testardi. Dopo essere stati scacciati dalle rispettive schiere, prima di entrare nel sentiero delle Metamorfosi, avevano condiviso il giaciglio ogni notte, anche se non avevano mai potuto fare altro che abbracciarsi… adesso però, erano liberi di toccarsi, stare insieme, amarsi, senza più vincoli o divieti… gli venivano le vertigini al solo pensiero, e si chinò per baciare la nuca di Sai e respirare il suo odore di pioggia e di sale
 
《Grazie per i sandali》disse Sai, e negli occhi aveva una luce strana- quella che presagiva idee maliziose e dolcissime- e continuò《I sandali non sono l’unica cosa che si può slacciare, sai? Questo, ad esempio…》disse toccandosi il top《al momento mi sembra estremamente scomodo》
 
Tyco deglutì: spogliare Sai era una cosa su cui aveva fantasticato spesso, anche se non lo aveva mai effettivamente fatto (beh… non proprio) e il solo pensiero gli faceva tremare le dita, ma provò a contenersi- finché Sai era a suo agio, per lui andava bene
 
《Ai suoi ordini, mia Yatzil*》e quel nomignolo sulla lingua gli parve più dolce del nettare; anche Sai dovette pensarla così, perché arrossì con un sorriso e abbassò gli occhi mentre Tyco le slacciava delicatamente il top, lasciandole nel mentre anche calde carezze sulla schiena. Rabbrividì di piacere.
 
《Vuoi che mi fermi?》
《Non smettere, te ne prego》
 
Tyco prese a baciarla ovunque: il lobo dell’orecchio da cui pendevano ancora i grossi orecchini, sul collo, alla base della nuca. Le baciò la mascella, gli zigomi, l’angolo della bocca…
《Sono quattromila anni che voglio farlo》sussurrò in un soffio, e finalmente la baciò sulle labbra.
 
Da quel bacio ne nacque un altro, e poi un altro, e altri ancora, troppi per poterli contare. I due amanti erano affamati della presenza, della voce, del tocco, del calore l’uno dell’altro. Non si vedevano da millenni, ma era come se non fosse passata neppure un’ora: separati non erano stati vivi.
 
Si ritrovarono stretti tra loro, le mani di Sai sulle spalle di Tyco che, buttato il top chissà dove, ora le stava baciando il seno e il ventre pallidi. Il loro era il movimento disorganizzato di una prima volta, ma aveva il ritmo armonico dei vecchi amanti che si conoscono a menadito.
Mentre Tyco continuava ad inondarla di baci, Sai provò a sganciare le pesanti collane che il giovane portava attorno al collo, le sue dita però tremavano, rendendo l’operazione impossibile, e dovette desistere.
 
Avvertendo che la compagna si era fermata, Tyco sollevò il capo e chiese, tra respiri irregolari 《Tutto bene amore? Ti faccio male? Possiamo fermarci, in qualsiasi momento

《No…》bisbigliò Sai con voce affannosa ma piena di desiderio 《la tua collana, toglila. Voglio sentire la tua pelle》
 
Tyco obbedì sollevato, per poi tornare tra le braccia della sua amata, che nel mentre aveva cominciato a disfarsi della gonna. La baciò ancora sulla fronte e sul collo e lei prese a passargli le mani nei capelli biondi. Stava giocando con uno dei lunghi riccioli quando lui si fermò per assicurarsi che si sentisse ancora a suo agio
 
《Sei certa di voler andare avanti? 》chiese《 Sei molto debole adesso e io voglio che tu goda del momento quanto me… abbiamo aspettato centinaia di anni, qualche giorno non farà la differenza》
 
Sai gli carezzò il viso《Mentirei se ti dicessi che mi sento in forze, ma stare con te… lo voglio, lo voglio veramente. Il mio stato non cambia quanto io ti desideri. Io mi fido di te, so che non mi farai del male. Se anche tu lo vuoi, penso sia giunto il momento di consumare questo lungo matrimonio. Non aspettiamo più. 》
 
Gli sorrise e allora Tyco le prese una mano e la baciò, poi le spinse ancora più in basso la gonna, lungo le cosce e le gambe esili. Disfattosi dell’indumento, con una mano la aiutò a sollevare piano la schiena per potervi impilare dietro dei cuscini come sostegno
《Così ti affaticherai di meno》
 
A quel punto, a dividerli non restava che il suo perizoma, che finì rapidamente dimenticato tra le ombre della stanza. Delicatamente, Tyco si mise a cavalcioni di Sai, facendo entrare in contatto i loro bacini. Avevano il fiato corto, e Tyco sentiva tutto il sangue fluirgli verso il basso ventre mentre continuava a sfiorare il pube di Sai, sempre più umido e caldo. Lei gli mordicchiava il collo con i denti e lo stringeva forte a sé mentre lui le riempiva di baci e carezze il viso, il petto e a tratti anche le cosce, finché non si sentirono pronti
《Farò piano》
《Mi fido di te》

 
Dicono che la prima volta è magica, ma la seconda è meglio. Forse è così, ma poco importa: furono gentili, e morbidi, lenti e teneri. Innamorati che si scrivevano promesse con i baci e le carezze. Fu un’unione speciale: l’inizio di una nuova era, in cui due creature che il destino aveva voluto rivali erano riuscite a vincere il tempo, le difficoltà, la distanza e il fato stesso, fino a ritrovarsi finalmente congiunte l’una all’altra in un primo, felice atto d’amore. Fu per loro come una fonte chiara dopo le dune del deserto. Fecero l’amore una volta sola quella prima notte, e ne furono entrambi felici mentre aspettavo il sonno tra le braccia l’uno dell’altra.
 
Sai si addormentò per prima, godendo finalmente di un vero riposo. Tyco si soffermò per diverse ore a contemplarne il viso disteso, le palpebre chiuse, liberò -spettinandoli ancora di più- i capelli ancora trattenuti dal cerchio argentato che la giovane era solita indossare e li accarezzò, così come carezzò le spalle e le guance dell’amata. Quello -stare insieme, essere una cosa sola, avere la libertà di amarsi- era ciò che avevano sempre desiderato.
 
《Sia resa grazia a Xochiquetzal*, a Xochipilli,* a Era, ad Afrodite o a qualsiasi divinità esista oggi》sussurrò, chiudendo finalmente gli occhi《Sarò grato anche all’inferno per averti portata in questo mondo》





 
NOTE AL TESTO ~•~•~•~•~•~•
Yatzil: significa “cosa amata”
Xochiquetzal: dea azteca del piacere, dell’indulgenza e del sesso
Xochipilli: “principe dei fiori”, dio azteco della felicità, dei fiori, del piacere e della fertilità



 
NOTE DELL’AUTRICE♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡
Allora, miei cari lettori e lettrici
Devo delle scuse per il gran tempo che ci ho messo ad aggiornare: sto preparando un esame impegnativo e lavorando a diversi progetti, e non ho molto tempo di trascrivere ed editare le mie fanfiction.
Inoltre avevo promesso a una persona in particolare che avrei portato un po’ di ff fluff o almeno non angst sul passato di Tyco e Sai, ma mi sono resa conto che prima di trascriverle devo perfezionare la mia personale cronologia degli eventi, altrimenti non si capisce più niente, e ci vorrà un po’. Per farmi perdonare, ho deciso di pubblicare questa fanfiction sulla liberazione di Sai e sul ricongiungimento della nostra coppia preferita (sì, sì, carucci Raf e Sulfus ma io ho vent’anni, voglio LA SHIP SUPREMA 😆)
 
Ora che mi sono candidata per la lapidazione, vi saluto. Un abbraccio a tutti!
 
P.s.
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