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Autore: tbhhczerwony    31/08/2022    0 recensioni
[per il mio decimo anniversario su efp! | kibito centric + shin | 3561 parole | coming of age]
dal testo:
«La tua classe è da quella parte,» gli disse il Kaioshin, indicando la strada per il corridoio, «Comportati bene e non farti prendere troppo dal panico per alcune domande, andrà tutto bene»
Kibith annuì, «Sì, signore… allora io vado»
«Ci vediamo stasera» Shin lo salutò con un sorriso e lo lasciò andare, prima di dirigersi fuori.

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«Mi scusi,» intervenne Whis, «Ho una domanda da farle. Per quanto riguarda i pianeti distrutti, pensa di riuscire a cavarsela da solo?»
All’argomento, Kibith poté solamente alternare lo sguardo tra i due mentre parlavano per ascoltarli, mentre beveva il tè. Ancora non capiva appieno il ruolo del Kaioshin, e perché dovesse per forza riparare a ciò che facevano gli Hakaishin o i mortali.
«Non saprei… dipende, quanti pianeti ha distrutto Lord Beerus?» chiese il dio.
«Non stavo di certo contando solamente quelli distrutti da lui, mio signore» precisò Whis.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kibith, Whis, Zamasu
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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buon decimo anniversario su efp a me! teoricamente avrei dovuto pubblicarla il 29 per essere preciso, ma siccome non l'ho iniziata in anticipo e oltretutto il 9 non è un numero che mi sta simpatico, la posto oggi. purtroppo non ho icons di kibith/kibito (ma rimedierò una volta finito di parlare) ma ho voluto mettere shin siccome è praticamente il secondo protagonista. ho deciso di scrivere una oneshot su di loro per il mio anniversario innanzitutto perché sono dei personaggi che mi stanno a cuore da quando ero piccolo, e ho sempre visto shin come una figura genitoriale per kibith, oltre che il suo mentore. non ho ben descritto il loro primo incontro, perché non era mia intenzione principalmente--volevo scrivere una storia diversa, a parte, e infatti questa qui è solamente un esperimento facendo un po' di pratica con il mio stile di scrittura in italiano. chi mi conosce, poi, sa che trovo più interessanti i personaggi di supporto che non quelli che stanno in primo piano, e che preferisco gohan a goku. goku è stato un buon protagonista fino alla prima metà della saga di cell per me, ma poi per lui era il momento di finirla lì, da quella metà sarebbe arrivato il momento di gohan fino anche ad arrivare a super, e in questo proposito sono contento che in super hero sia lui il protagonista! dovrò ancora guardare il film ma questo è il mio commento a caldo a riguardo. (anche perché è anche il protagonista del mio au cough ma dovrò finire la stesura di quello) ritornando alla oneshot, vi starete chiedendo perché kibith è amico di zamasu. innanzitutto perché mi è piaciuto come nel manga si allenavano insieme e come shin e gowasu li guardavano, perciò mi è venuto in mente che magari abbiano frequentato l'accademia insieme. ma ora, sto sproloquiando fin troppo. spero che questa oneshot vi piaccia, perché io ci tengo tanto, non solo per l'anniversario del mio account ma anche perché sono i miei personaggi preferiti. buona lettura!
 
 
 
 
La crescita di un apprendista
 

 

Quando Shin diventò Kaioshin Superiore di punto in bianco a seguito dell’uccisione dei suoi colleghi da parte di Kid Buu, non si aspettava di certo di dover prendere in custodia un piccolo della sua stessa razza. Non sapeva nemmeno che nome dargli inizialmente, dal momento che gli Shinjin sceglievano il loro corpo definitivo una volta diventati adulti. Quando il bambino diventò abbastanza grande per parlare, cominciò ad utilizzare gli stessi pronomi del mentore—probabilmente perché lo aveva sentito tante volte riferirsi al maschile e ne aveva fatto l’abitudine—e alla proposta del nome Kibith accettò.

Naturalmente questo non fu l’unico evento di cui valeva la pena festeggiare; Kibith dovette anche cominciare ad andare a scuola, ed era solito per gli apprendisti Kaioshin andare all’Accademia Kaioh che si trovava nel crocevia di tutto il multiverso, sul loro pianeta natale.

Kibith portò fieramente la divisa che gli diede Shin, finché avevano ancora le stesse misure era bene utilizzarla. Benché Shin sapesse benissimo che il bambino stava crescendo molto più in fretta di quanto si aspettasse.

«La tua classe è da quella parte,» gli disse il Kaioshin, indicando la strada per il corridoio, «Comportati bene e non farti prendere troppo dal panico per alcune domande, andrà tutto bene»

Kibith annuì, «Sì, signore… allora io vado»

«Ci vediamo stasera» Shin lo salutò con un sorriso e lo lasciò andare, prima di dirigersi fuori. 

Il giovane apprendista entrò in aula, molti compagni della sua età erano già entrati in classe ed altri entrarono spingendolo giocosamente. Osservandoli, stavano facendo a gara a chi sarebbe entrato prima. Kibith prese un respiro profondo e guardò i banchi rimasti liberi, c’era solamente un posto della seconda fila a fianco a un altro bambino dagli occhi fini, pelle verde, uniforme nera con ricami in oro e cresta bianca come tutti gli altri. Decise quindi di avvicinarsi, non trovando altro posto disponibile.

«Scusami, è libero?» domandò.

«Sì» il bambino annuì, «Ho preso questo perché tanto sapevo che si sarebbero presi gli ultimi banchi per primi»

Kibith si sedette a fianco a lui, «Perché?»

«E che ne so, chiedilo a loro…» dopo qualche secondo di silenzio si voltò nuovamente verso di lui, «Tu da dove vieni?»

Kibith cercò di ricordarsi ciò che gli insegnò Shin, «Dal Settimo Universo… tu?»

«Io dal Decimo. Sono Zamasu»

«Io sono Kibith…»

Zamasu si prese successivamente qualche secondo per squadrarlo. Poté notare, sulla sua pelle rosa, delle rughe sulla fronte e una sugli zigomi che stava iniziando a formarsi. Per non parlare della divisa, che gli stava leggermente corta. Non ci volle fare tanto caso, in fondo non erano affari che lo riguardavano.

«Dal Settimo Universo, dunque?» ripeté, senza cambiare discorso. Non appena Kibith annuì, lui continuò, «Lord Rumsshi mi ha raccontato di quell’Universo… e del suo Dio della Distruzione pigro. Spero che non stia dando troppo da fare al tuo maestro»

«Parli di Lord Beerus? Ne ho sentito solo parlare da Whis quando ci fa visita…»

Zamasu incurvò le labbra pensieroso, «Lord Rumsshi ha detto che non fa altro che dormire. E che era successa la stessa cosa anche ad un gioco di nascondino con Sua Maestà Zen’Oh: Lord Beerus si era addormentato per ben cinquant’anni»

Sentendo le parole del compagno, Kibith sgranò appena gli occhi dalla sorpresa. Ma che figura ci stava facendo il Settimo Universo, in quel momento? Come minimo tutti sapevano di questo avvenimento, del fatto che attualmente Beerus stava dormendo per altri trentanove anni, che Shin diventò Kaioshin Superiore solamente d’ufficio, quando prima era solamente il Kaioshin dell’Est. Certo, sicuramente Shin si trovava in una situazione leggermente migliore nonostante gli eventi passati, ma ciò non impediva ai compagni di guardarlo con occhiate di estremo giudizio.

«Sapevo che non sarebbe stato altro che il Settimo Universo, che ti dicevo?» 

Kibith sentì la voce di un compagno e si voltò.

«Chi altri avrebbe le gambe lunghe e le vesti corte? Che sfortuna!»

«Cosa…» Kibith guardò in basso per ricontrollarsi l’uniforme, rimase successivamente amareggiato dalle risate che andarono a seguirsi dopo quello che aveva detto il compagno poco prima. Zamasu sembrava l’unico a non essere contagiato dalla risata collettiva, alzò le sopracciglia annoiato e appoggiò le braccia sul banco. Questo finché non arrivò l’insegnante, che li fece alzare e inchinare per salutare, per poi farli risedere ai loro posti.

«Buongiorno a tutti, sono Hiruko, sarò il vostro maestro per quest’anno» il Kaioh ridacchiò, sedendosi davanti alla cattedra, «Beh, si spera anche per l’anno prossimo. Cominciamo a fare l’appello per conoscerci meglio, che dite?»

 

La lezione, per fortuna, passò abbastanza tranquillamente. Arrivò l’intervallo e gli studenti ne approfittarono per uscire fuori in giardino. Anche da lì, in lontananza, si poté intravedere il gigantesco Albero Kaijuu da cui nascevano gli esseri della loro razza. Kibith e Zamasu si fermarono a guardarlo seduti sulla panchina mentre sorseggiavano del tè, purtroppo non mancarono gli stessi commenti di poco prima dagli altri bambini, aggiunti anche a quelli che riservarono per Zamasu.

«Non vale la pena dare loro attenzione» disse quest’ultimo, attirando l’attenzione di Kibith, «Pensando al fatto nostro dopo un po’ si annoieranno anche loro»

L’apprendista del Settimo Universo abbassò appena le sopracciglia e si voltò completamente verso di lui, «Ma tu come fai?»

«Mh?»

«Come fai a farti scivolare quei commenti come se fossero un fiume scrosciante?»

Zamasu scrollò le spalle, «Semplicemente non mi interessa sentirli. Io so qual è la verità, loro no. Glielo lascio credere e se ne pentiranno presto» spiegò, inarcando un sopracciglio, «Tanto, se vogliono farmi qualcosa, io ho già un livello di potenza ben più alto del loro»

Kibith sussultò, sorpreso, «Ma non hai paura che ti caccino dall’istituto?»

«Basterà solamente farli spaventare, non ho bisogno di fare rissa»

Non appena sentirono la campana suonare, i due si alzarono e si diressero dentro l’edificio. Vennero, per l’ennesima volta, spintonati da dei bambini in corsa. Questi, però, risero e fecero come se loro non ci fossero. 

Nonostante questi aspetti negativi, Kibith era contento di sapere che con Zamasu poteva tranquillamente intrattenere ogni tipo di conversazione. Però, si diresse comunque verso il teletrasporto universale con tristezza. Sicuramente sarebbe stato difficile dimenticare quel primo giorno in accademia.

Una volta tornato nel Settimo Universo, sul pianeta di Shin, si diresse rapidamente al tempio con amare lacrime agli occhi—sperava che il suo maestro non lo avesse notato, ma la voce che poté sentir provenire dal salotto negò subito il suo pensiero.

«Kibith?» Shin lo chiamò nuovamente, cercandolo, finché non lo trovò in camera sua coricato sul futon, «Non mi hai risposto prima… è successo qualcosa?»

Kibith non si voltò a guardarlo, rimase a pancia in giù con il volto rivolto sul cuscino, «È un brutto posto… sono cattivi…»

«Cosa? Perché dici così?» il Kaioshin sgranò gli occhi dallo stupore e si avvicinò a lui, poggiando una mano sulla sua schiena per richiamare la sua attenzione, ma il giovane si voltò solo dopo poco.

«Dicono cose brutte… dicono che ho le gambe lunghe e le vesti corte! Hanno detto alcune cose anche a un mio compagno…»

«Mi dispiace tanto… credevo che la mia vecchia uniforme ti calzasse perfettamente…» Shin mise una mano sul lembo dell’uniforme di Kibith, notando effettivamente che era più corta del normale. Ma il giovane scosse la testa.

«Non è colpa sua… però mi ha ferito sentirli»

Il Kaioshin sospirò e si alzò, incrociando pensierosamente le braccia mentre abbassava lo sguardo verso di lui, «Se ti cambiassi d’abito, potrei vedere se riesco ad allargarla un po’, non dovrebbe essere difficile»

Kibith annuì lentamente e si asciugò le lacrime con le mani, a quel punto Shin gli sorrise prima di uscire dalla stanza e lasciargli lo spazio necessario per cambiarsi.

«Oh, oh, sono arrivato in un momento delicato?» la voce familiare fece alzare lo sguardo al dio.

«Whis, non mi aspettavo che arrivassi a quest’ora»

«Dato che Lord Beerus ha ormai deciso definitivamente di appisolarsi, non vedo perché non farle visita più spesso» l’Angelo scrollò le spalle e poggiò una scatolina incartata sul tavolo del soggiorno, «Dopotutto anche lei ha bisogno di aiuto, d’altronde il suo ruolo vale quanto quello di Lord Beerus»

«È molto gentile da parte tua, ti ringrazio tanto» Shin si avvicinò ad analizzare la scatolina con lo sguardo e la prese in mano, «Che cos’è?»

«Lo apra»

Il Kaioshin fece come l’Angelo lo invitò a fare, scoprendo quindi una scatola di filtri di tè di tutti i tipi.

«So che non è esattamente un buongustaio del cibo come possiamo esserlo io e Lord Beerus, quindi ho pensato di portarle una varietà della sua bevanda preferita» spiegò Whis, «Spero che le piaccia! È tè Konatziano»

Shin gli sorrise, «È davvero stupendo, grazie mille. Credo che ne farò un po’ adesso, l’hai già assaggiato?»

«Non ancora, onestamente aspettavo che me lo chiedesse lei» l’Angelo si mise a ridacchiare.

In quel momento, Kibith entrò in soggiorno con in mano l’uniforme scolastica, e con ora indosso l’abito da apprendista. Si avvicinò a Shin, mostrandogli gli abiti.

«Ecco qui…»

«Lasciala pure sulla sedia, la prendo più tardi»

Kibith annuì e diede un’occhiata a Whis, lasciando l’uniforme sulla sedia indicata, mentre l’Angelo gli porse un sorriso prendendo posto davanti al tavolo e facendo così scomparire lo scettro che teneva sempre in mano. Il giovane prese posto su una delle sedie vuote, e quando Shin gli chiese se avesse voluto un po’ di tè, rispose affermativamente.

«Anche se mi hanno trattato male, forse ho trovato un amico tra di loro» si mise a dire, riprendendo il discorso di prima.

«Questo è un sollievo, almeno avrai un po’ di compagnia» gli rispose Shin.

«È successo qualcosa?» decise di chiedere Whis, ascoltando la loro conversazione.

Kibith non ne volle parlare, dunque fu Shin a prendere parola per lui, «Dei compagni gli hanno fatto notare che l’uniforme gli stava un po’ corta e l’hanno preso in giro. Certo, è stata un po’ anche colpa mia… dopotutto lui sta ancora crescendo, avrei dovuto notarlo subito»

«Oh, non è colpa sua, i bambini al giorno d’oggi crescono molto in fretta» Whis volse successivamente lo sguardo verso Kibith, «E diventare più alti non è di certo un difetto. Come non lo è neanche essere bassi»

«Sì, però il modo in cui l’hanno detto mi ha ferito… e hanno detto a Zamasu che è debole e noioso…»

«Zamasu?» Shin si voltò verso di loro non appena sentì il nome, e cominciò a versare il tè in una delle tazze, «Il futuro allievo di Gowasu?»

«Credo…» mormorò Kibith, «Viene dal Decimo Universo»

«Allora è proprio lui, la mia sorellona lavora con loro» Whis annuì a ciò che disse il giovane.

«Conosco Gowasu da un po’, è stato lui a dirmi cosa fare dopo che sono diventato Kaioshin a seguito dell’incidente…» continuò Shin, mentre finì di versare il tè per sedersi con loro, «Era amico del Gran Kaioshin. Quindi, naturalmente, dopo averlo saputo non poté fare altro che darmi una mano» alternò successivamente lo sguardo tra l’Angelo e l’apprendista, «Zamasu invece l’ho visto quando era molto piccolo, proprio dietro Gowasu. Sono contento che almeno con lui ti stia trovando bene»

Kibith accennò un sorriso, «Siamo compagni di banco ora. Oggi abbiamo bevuto il tè insieme e condiviso un libro»

«È un bene che almeno con lui riesca a comunicare… almeno non sarai completamente solo. Dovrò scrivere a Gowasu della buona notizia» commentò Shin, sorseggiando il suo tè.

«Mi scusi,» intervenne Whis, «Ho una domanda da farle. Per quanto riguarda i pianeti distrutti, pensa di riuscire a cavarsela da solo?»

All’argomento, Kibith poté solamente alternare lo sguardo tra i due mentre parlavano per ascoltarli, mentre beveva il tè. Ancora non capiva appieno il ruolo del Kaioshin, e perché dovesse per forza riparare a ciò che facevano gli Hakaishin o i mortali.

«Non saprei… dipende, quanti pianeti ha distrutto Lord Beerus?» chiese il dio.

«Non stavo di certo contando solamente quelli distrutti da lui, mio signore» precisò Whis.

Shin sgranò appena gli occhi dallo stupore e ridacchiò nervosamente, «Certo, comprensibile… allora immagino già quanti possano essere. Faresti prima a dirmi quanti sono rimasti intatti»

«Per il momento ce ne sono trentadue»

«Trentadue…?» Shin sospirò, «In un singolo universo, sono davvero pochi… ma non vorrei che il mio lavoro compromettesse la vita dei mortali»

«Può fare come desidera, in fondo l’ho solamente informata»

«Sì… hai ragione. E di questo ti ringrazio»

Kibith finì di bere il tè e poggiò la tazza sul tavolo, alzandosi successivamente dalla sedia.

«Io vado a studiare!» annunciò, prima di lasciare definitivamente la stanza, e quindi lasciare l’Angelo e il Kaioshin alla loro conversazione.

 

***

 

«Tu che cosa ne pensi?»

Kibith raccontò tutto quello che poté sentire il giorno prima da Whis e Shin a Zamasu, una volta iniziato l’intervallo dopo la lezione. Nonostante Shin riuscì ad allargare la divisa all’apprendista e non gli stava più corta, i compagni ebbero comunque altri motivi per fare dei commenti, ma poté ignorarli distraendosi con il compagno di banco. Zamasu sembrò ponderare a lungo sulla risposta, prese un respiro profondo con un sorso del suo tè e si fermò per qualche secondo a guardare giù, pensieroso.

«Non ha molto senso» concluse infine.

Kibith alzò le sopracciglia con curiosità.

«Perché solo gli Hakaishin dovrebbero pensare ad eliminare ciò che a loro non piace?» domandò Zamasu, voltandosi completamente verso il compagno, «Come Dei della Creazione, noi non dovremmo comunque controllare il marcio che c’è in ogni pianeta? Se noi completiamo il lavoro degli Dei della Distruzione, allora perché dovremmo avere ruoli così distinti senza avere un consulto dall’altro e viceversa?»

Kibith non riuscì a capire il succo della sua domanda, ma se la mente non gli stava giocando brutti scherzi nel tentativo di capirlo, il ragionamento non faceva una piega. Shin stesso il giorno prima sembrava nervoso a sapere che nel Settimo Universo erano presenti solamente trentadue pianeti, sia distrutti da Beerus e sia distrutti dai mortali stessi. Se il Dio della Distruzione e quello della Creazione dovevano completarsi a vicenda e quindi mantenere l’equilibrio del loro universo, perché Shin doveva per forza riparare ciò che faceva Beerus, o peggio ancora, quello che facevano i mortali, tra distruggere e rubarsi pianeti a vicenda?

«In effetti è vero» rispose semplicemente Kibith.

Zamasu abbozzò un sorriso, tornando a guardare il suo riflesso dalla tazza del tè, «Sono contento che tu me l’abbia chiesto. Il Maestro Gowasu non mi permette di affrontare questi argomenti».

«Perché?»

«Non ne ho idea, forse perché pensa che io sia ancora troppo piccolo. Eppure ne abbiamo parlato normalmente io e te, no?»

Kibith annuì lentamente, «Forse dovrei provare a parlarne anche io con il Maestro Shin…»

Zamasu scrollò le spalle, finendo di bere il suo tè. A quel punto, la campana suonò e dovettero tornare in aula immediatamente. Non persero tempo, e fortunatamente i compagni non fecero in tempo a spingerli con le loro inutili gare di corsa. Hiruko preparò i libri per la lezione, e gli alunni fecero lo stesso silenziosamente. 

 

Quando anche quella lezione si concluse, Zamasu tornò nel suo universo e Kibith fece lo stesso, tornando sul pianeta di Shin. Quest’ultimo fu contento di vedere che stavolta non sembrava particolarmente di cattivo umore, ma il suo volto pensieroso lo fece comunque preoccupare.

«C’è qualcosa che non va? Ti posso offrire qualcosa da bere, se ti va»

Kibith scosse la testa, «No, grazie» rispose, «Avrei una domanda»

Shin rimase sorpreso dalla sua richiesta, «Dimmi pure»

«Ieri ho riflettuto a lungo quando ho sentito lei e Whis parlare di ciò che riguarda il nostro universo, e quindi anche i pianeti al suo interno» iniziò, «Ne ho voluto parlare oggi con Zamasu e penso che ne sia uscito fuori un ragionamento sensato»

Il Kaioshin si meravigliò a sentire le parole del suo allievo. In effetti, parlarne con un compagno sarebbe stata la cosa migliore per lui, in questo modo avrebbe potuto imparare sia dagli studenti che dagli insegnanti. Ma non pensava di certo che lo avrebbe fatto così in fretta.

«Quale sarebbe questo ragionamento?» chiese il dio, invitando l’allievo a sedersi intorno al tavolo con lui.

«Crediamo che sia giusto che i Kaioshin e gli Hakaishin lavorino più a stretto contatto. Nel senso che, anche un Kaioshin potrebbe distruggere un pianeta o eliminare dei mortali che portano solo pericoli per l’universo se lo volesse, in questo modo potrebbe togliere il marcio che—»

«Aspetta, aspetta.» Shin lo interruppe prontamente, «C’è un motivo ben preciso se non possiamo farlo»

«Questo lo so, ma non sarebbe meglio per l’universo?»

Il Kaioshin scosse la testa, «Anche gli Hakaishin una volta erano mortali, ma sono allenati dagli Angeli proprio perché di regola devono diventare più forti persino di noi Kaioshin Superiori. Infatti, di Hakaishin ce n’è solitamente solo uno, ma in un singolo universo ci possono essere molti più Kaioshin Superiori.» spiegò, «In passato, io ero il Kaioshin dell’Est, e con me vivevano i miei colleghi del Sud, del Nord, dell’Ovest e il Daikaioh che ci guidava. Questo, come ti avevo già accennato, prima che Majin Buu li uccidesse o li assorbisse, nel caso del Daikaioh»

Kibith rimase in silenzio ad ascoltarlo, appoggiando i gomiti sul tavolo per mettere le mani sulle guance. Si ricordava di quanto gli aveva raccontato di Majin Buu, non era per niente una bella storia.

«Eravamo cinque proprio perché dovevamo compensare il potere di Beerus» continuò Shin, «Ora sono da solo, però sono sicuro che tu riuscirai ad aiutarmi una volta che hai finito di studiare ed allenarti. Dunque, gli Hakaishin e i Kaioshin devono lavorare solamente in questo modo per mantenere l’equilibrio. Questo, ovviamente, dipende anche da come vogliono gestire il loro universo… hai capito?»

«Credo di sì» Kibith annuì semplicemente.

«Bene…» Shin sospirò di sollievo e si alzò dalla sedia, «Allora, vuoi un po’ di tè?»

 

Kibith passò quella notte a rileggersi i libri della biblioteca del tempio. Piano piano, libri aperti andarono ad aumentare quanto la curiosità dell’allievo, ancora intrigato dal discorso del giorno e del pomeriggio precedente. Anche se il ragionamento fatto insieme a Zamasu quadrava, non poteva né tentare di cambiare le cose o controbattere ciò che diceva Shin—anche perché, avrebbe comunque avuto ragione, dato che quello era il suo ruolo. Sapeva che l’importante era non trovarsi in disaccordo con Zen’Oh, quello sarebbe stato ben peggio, con l’aggiunta blasfemia nel contraddirlo.

Alla fine, Kibith arrivò a una sua conclusione di notte fonda: non si sarebbe fidato di alcun mortale in ogni caso, ma avrebbe dovuto aiutare Shin come poteva. Si stava allenando per quello, e anche per sé stesso. Non poteva di certo deluderlo.

 

***

 

Passò circa un secolo, e ciò che Kibith temeva era finalmente arrivato. Dovette assistere Shin sulla Terra, dato che il mago Babidi insieme al Makaioshin Darbula avevano intenzione di risvegliare Majin Buu. A seguito dell’accaduto, l’unico mortale presente che avrebbe potuto fare qualcosa era un ragazzo di sedici anni di nome Son Gohan.

Kibith non poteva credere ai suoi occhi quando lo vide trasformarsi in Super Saiyan al torneo, ma non era solo quello a stupirlo. Shin volle prenderlo subito come allievo, riconoscendo la sua forza nascosta. Ma era un mortale, allora perché raggiungeva quasi il suo livello di potenza?

Per non parlare di quando prese la Spada Z tra le mani come se nulla fosse, e lui non riusciva neanche a muoverla di un millimetro. Perché? Com’era possibile?

Non appena quella spada si ruppe, uscì fuori Kaioshin il Sommo, che a quanto pare era stato intrappolato lì dentro nientemeno che da Beerus molti secoli fa, persino prima che nascesse Shin. Avere due mortali nello stesso pianeta dei Kaioshin, però, non piaceva neanche all’anziano. Padre e figlio, entrambi mortali eppure presenti, sebbene Goku fosse morto e Gohan fosse ufficialmente diventato uno studente. Nonostante ciò, accettò comunque di risvegliare il suo potenziale. Kibith non poteva crederci.

«Non starà parlando…?»

Shin ridacchiò, «La cosa ti fa ingelosire? L’hai sbloccato ben prima di lui»

«No, è solo che…»

«Di che parlate?» Goku si avvicinò curiosamente a loro.

«Parliamo del ki divino, tuo figlio ha una forza nascosta che ancora non ha tirato fuori» gli rispose Shin, «Sarà lui a sconfiggere Majin Buu, ne sono certo.»

In effetti non aveva tutti i torti. Con Beerus che ancora non accennava a svegliarsi e Shin che non voleva interferire troppo nel lavoro dei mortali, Gohan sarebbe stato l’unico a poterlo sconfiggere. Kibith si voltò a guardare Goku, che guardò il figlio con le braccia incrociate e un sorriso, esprimendo la sua fierezza. Quel sorriso non era neanche nuovo. Ogni tanto anche Shin lo guardava così durante gli allenamenti con Zamasu organizzati da lui e Gowasu, sin da quando erano piccoli.

Si voltò successivamente a guardare Gohan, ancora fermo come una statua mentre Kaioshin il Sommo pronunciava la sua formula e continuava la sua danza. Forse sarebbe stato meglio fidarsi, Gohan era la prova schiacciante che i mortali possono cambiare, andando avanti nei secoli. Questo per via dei vari insegnamenti che aveva ricevuto, e quello a cui si stava sottoponendo in quel momento era uno dei tanti.

Intuitivamente, Kibith si mise a sorridere. Questo non passò inosservato dagli occhi di Shin, che alzò lo sguardo per osservarlo.

Aveva capito, dopo tanti anni aveva finalmente capito. E non poteva che esserne contento.

 
 
   
 
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