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Autore: Kimando714    31/08/2022    0 recensioni
La vita da ventenni è tutt’altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po’.
Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi)
Filippo, che deve tenere a freno Giulia, ma è una complicazione che è più che disposto a sopportare
Caterina, e gli inghippi che la vita ti mette davanti quando meno te lo aspetti
Nicola, che deve imparare a non ripetere gli stessi errori del passato
Alessio, e la scelta tra una grande carriera e le persone che gli stanno accanto
Pietro, che ormai ha imparato a nascondere i suoi tormenti sotto una corazza di ironia
Tra qualche imprevisto di troppo e molte emozioni diverse, a volte però si può anche imparare qualcosa. D’altro canto, è questo che vuol dire crescere, no?
“È molto meglio sentirsi un uccello libero di volare, di raggiungere i propri sogni con le proprie forze, piuttosto che rinchiudersi in una gabbia che, per quanto sicura, sarà sempre troppo stretta.
Ricordati che ne sarà sempre valsa la pena.”
[Sequel di "Walk of Life - Youth"]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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EDIT: Prima di lasciarvi al capitolo volevamo dirvi che abbiamo aggiornato la playlist Spotify di questa storia con le ultime canzoni rimanenti. Quindi potrete dilettarvi nell'ipotizzare le possibile pieghe della trama futura da un punto di vista musicale :) 



 
CAPITOLO 28 - BEAUTIFUL DISASTER




 

Dalle finestre aperte entrava una leggera brezza, comunque insufficiente a sconfiggere la cappa di afa che si era creata nell’appartamento.
Filippo sembrava non badarci affatto, ed in quel momento Giulia lo stava invidiando profondamente: lo invidiava osservandolo nella sua placida posizione, comodamente seduto sul divano, mentre seguiva più o meno attentamente un film che stavano trasmettendo alla tv. Non sembrava far attenzione a niente altro, se non alle battute che il protagonista della pellicola stava pronunciando in quel momento. Nemmeno il caldo asfissiante, o il leggero odore di acqua ristagnate proveniente dalla calle dietro il palazzo, sembravano distrarlo.
Giulia cambiò posizione per l’ennesima volta in circa dieci minuti, incrociando le gambe sopra il divano, e raddrizzando di più la schiena. Non riusciva a capire cosa le stesse dando più fastidio in quel momento, se il caldo, il mal di testa che si ritrovava, o tutta la situazione in generale. Si sentiva semplicemente insofferente a qualsiasi cosa.
Non riuscì a resistere molto nemmeno con le gambe incrociate. Le riportò di nuovo a terra, scivolando con la schiena in basso, e finendo in una scomoda posizione semisdraiata. Sapeva già che sarebbe resistita ancora meno, così.
-Ok- Giulia si bloccò all’istante, quando finalmente la voce di Filippo sovrastò il volume della televisione – Mi spieghi che hai stasera?-.
-Che dovrei avere?- Giulia cercò di fare finta di nulla, sprofondando, se possibile, ancor di più nel divano. In quel momento avrebbe desiderato tanto esserne inglobata, per poter sparire e non dover parlare con Filippo.
-Dimmelo tu. Non te ne sei stata ferma un secondo fino ad adesso- replicò lui, meno paziente di prima.
-Non ho niente- mugolò Giulia, prendendo ad esaminarsi una ciocca di capelli. Ormai erano cresciuti parecchio – le arrivavano quasi a metà schiena-, ed erano una scusa perfetta per evitare di guardare in faccia Filippo. 
Non lo stava evitando, non davvero – le piaceva pensarla così-, ma la situazione non era delle più facili. Sapeva che a Filippo poteva dire qualsiasi cosa, e che lui non le avrebbe mai voltato le spalle per nessun motivo, ma ciò non cambiava che quella fosse una situazione alquanto scomoda.
Sapeva anche, però, che per quanto scomodo fosse il tutto, era anche altrettanto impossibile tenerlo nascosto a lungo.
-È che … - Giulia tirò un sospiro profondo, mentre mollava definitivamente la ciocca di capelli e lasciava ricadere pesantemente le braccia ai lati del corpo – Sto morendo di caldo, ho mal di testa, mi sento gonfia come non so cosa, e ho un ritardo-.
-Oh beh, cerca di non pensarci troppo, sono cose che capitano- mormorò Filippo in risposta. Giulia lo guardò stupita, ma passarono solo pochi altri secondi prima che Filippo stesso si girasse di scatto verso di lei, gli occhi spalancati e un colorito cereo in viso:
-Cos’hai detto come ultima cosa?-.
Ora Filippo non era più nella posizione comoda di poco prima: si era messo a sedere con la schiena ritta, sul bordo del divano, il busto leggermente girato verso Giulia. Non sembrava davvero sicuro di aver capito bene, e forse in fondo sperava davvero di aver sentito male; a Giulia si strinse per un attimo il cuore, al pensiero di doverlo fare preoccupare ulteriormente, come se i preparativi della sua laurea imminente e del matrimonio sempre più vicino non fossero sufficienti.
-Ho detto che ho un ritardo- fece Giulia, a bassa voce e tenendo sempre gli occhi bassi, sperando di non scoppiare in lacrime – Di dieci giorni-.
Aveva contato ogni singolo giorno di ritardo, sperando ogni nuovo giorno che fosse quello buono. Aveva passato più di una settimana in quello stato di tensione e paranoia, fino a quando non si era data per sconfitta: dieci giorni di ritardo, e l’ansia alle stelle. Aveva cercato di non parlarne a Filippo fino a quel momento – in fin dei conti non era mai stata particolarmente regolare senza la pillola, e poi lo stress giocava brutti scherzi spesso e volentieri-, ma la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava era rimasta fino a quel momento, quando non era più riuscita a tenersi tutto dentro.
Cominciava a capire bene come, l’anno prima, si era dovuta sentire Caterina prima di fare il test. Così vulnerabile da non avere nemmeno la forza di dirlo ad alta voce. Non riusciva nemmeno a capire come fosse riuscita a tenerlo tanto a lungo nascosto a Nicola, quando lei, al suo posto, non era durata più di due settimane dal dirlo a Filippo. E senza alcuna certezza che, in fin dei conti, fosse davvero un allarme.
-Ok, ok, ok- Filippo prese a respirare a fondo, alzandosi dal divano e cominciando a camminare avanti e indietro. Giulia non si era aspettata che la prendesse con troppa filosofia, ma nemmeno si era immaginata di vederlo impazzire così.
-Può essere un ritardo e basta, no? Insomma, non è detto che … -.
-No, non è detto- disse lei, sedendosi meglio e sforzandosi, per la prima volta dall’inizio di quella conversazione, a guardare Filippo in faccia – Ma non è nemmeno detto che sia solo un ritardo-.
Non aveva avuto coraggio a sufficienza per dire ad alta voce la parola specifica che le frullava in testa. Forse perché le sembrava quasi impossibile fosse davvero successo a lei, o forse per un vano tentativo di scacciare lo spettro di quella possibilità.
A quel punto, Filippo si bloccò, le spalle abbassate e le braccia lungo i fianchi, come se non avesse più alcuna energia vitale in corpo. Di nuovo, Giulia rimase un po’ sorpresa dalla sua reazione: forse non si era nemmeno aspettata che la prendesse con quello spavento. Ricordava ancora le parole meravigliose che le aveva rivolto l’anno prima, quando aveva pensato che quella ad essere incinta fosse lei stessa anziché Caterina: forse, in fin dei conti, la paura per una possibile gravidanza era più grande anche della buona volontà.
Cercò di scacciare subito quell’ultimo pensiero: Filippo non le aveva mai dato occasione per dubitare di lui, e non voleva farlo nemmeno in quel momento. Non poteva permettersi di non fidarsi di colui che le sarebbe dovuto essere più vicino in assoluto.
-Ok, allora non ci rimane che una cosa da fare-.
Filippo ritornò a sedersi sul divano, tenendo gli occhi puntati su Giulia. Le mise una mano su una spalla, e finalmente Giulia intravide di nuovo il Filippo di sempre: quello sempre pronto ad appoggiarla, a non farla sentire sola.
-Credo che prima di prendere qualsiasi decisione o di fasciarci la testa per niente, dovresti fare almeno un test- le disse, il più dolcemente possibile – Ormai credo sia d’obbligo. Per avere qualche certezza. E poi … Decidere di conseguenza-.
Giulia si ritrovò ad annuire piano. Era d’accordo con lui, ovviamente: con dieci giorni di ritardo fare un test di gravidanza era di certo la soluzione più logica da prendere. Doveva solo trovare la forza per andare in farmacia l’indomani mattina e comprarne almeno uno.
-Sì, decideremo quando sapremo- gli fece eco, facendo sprofondare la testa contro lo schienale del divano. Si sentiva la testa girare lievemente, e l’umore a terra esattamente come prima di confessarsi a Filippo, come se il mondo fosse sul punto dal crollarle addosso.
L’indomani sarebbe potuto essere un giorno alquanto indimenticabile, e ancora doveva capire se fosse una cosa del tutto positiva.
 
*
 
Stava camminando così velocemente che, ne era sicura, stava sudando mille camicie. Eppure non ci stava facendo minimamente caso: era come se la sua pelle non recepisse nulla, né il calore dei raggi del sole che la colpivano quando usciva dal cono d’ombra dei palazzi, né delle goccioline di sudore che si stavano formando. Non percepiva nemmeno la fatica del camminare così di fretta. In meno di dieci minuti era arrivata a destinazione, davanti al palazzo dove si trovava l’appartamento di Caterina e Nicola. Le faceva ancora un po’ strano pensare che ora ci vivevano loro, quando fino ad un anno e mezzo prima era lei stessa a condividerlo ancora con Caterina.
Non restò nemmeno ad attendere l’ascensore, preferendo prendere le scale per non interrompere il ritmo forzato con cui stava camminando. Arrivò davanti alla porta dell’appartamento qualche minuto dopo, e solo in quel momento le venne in mente che, forse, Caterina poteva anche non essere a casa.
Premette comunque il campanello, aspettando qualche segno della sua presenza. Ebbe fortuna, perché non dovette attendere molto prima di sentire dei passi provenire dall’interno dell’appartamento.
La porta si aprì nemmeno un minuto dopo, rivelando una Caterina dall’aria alquanto stanca, con un Francesco mezzo assonnato tra le braccia.
-Ehi, come mai qui? Non mi ricordavo dovessi passare oggi- le fece Caterina, ma Giulia non riuscì ad articolare alcuna risposta. Aveva posato gli occhi su Francesco, così piccolo in braccio a sua madre e così dolce alla vista; non si era quasi accorta di essersi fatta sfuggire qualche lacrima, fino a quando Caterina non le si era avvicinata ulteriormente guardandola con apprensione:
-Ma stai bene? È successo qualcosa?-.
Giulia non ce la fece più, e le lacrime divennero molte di più. Non le importava nemmeno più cercare di trattenersi, perché ormai quello era l’unico modo per sfogarsi e lasciar venire fuori tutto quello che le si stava rimescolando dentro.
-Giulia? Si può sapere che hai?- Caterina si fece avanti ancora di qualche passo, cercando di afferrarla per un braccio e tenere saldo Francesco allo stesso tempo. Aveva alzato la voce più per preoccupazione che per il fatto di non aver ancora ricevuto alcuna risposta.
Risposta che ricevette qualche attimo dopo, quando Giulia, dopo alcuni tentativi di aprire bocca, aveva articolato a fatica alcune parole sufficienti per chiarire la situazione:
-Sono incinta-.
 


-Stai meglio, ora?-.
Caterina le allungò un bicchiere d’acqua, prima di sedersi sul divano accanto a lei. Se non fosse stato per Francesco – gorgogliante in braccio a Caterina, e probabilmente l’esserino più sorridente e sereno che Giulia avesse mai visto in vita sua-, tutta quella situazione sarebbe parsa un terribile dejà vu. A Giulia sembrava di essere tornata indietro di un anno, solo a parti invertite: stavolta erano a casa di Caterina, ed era lei ad essere completamente sotto shock dopo aver scoperto che il test di gravidanza, comprato quella mattina stessa solo due ore prima, era risultato subito positivo. E, sempre per qualche strano scherzo del destino, era Caterina, stavolta, a saperlo per prima, e sempre lei a cercare di consolarla e farla ragionare.
L’unico elemento in più era appunto Francesco, a cui solitamente Giulia rivolgeva praticamente tutte le attenzioni quando lo vedeva – ancora doveva trovare il modo di resistere a quel viso dalle guance paffute incorniciate da capelli dorati, ereditati con ogni probabilità da Nicola-, e che invece, in quel momento, cercava di guardarlo il meno possibile.
In fin dei conti, non era d’aiuto continuare a pensare che Caterina si era ritrovata nella stessa identica situazione un anno prima, ed ora si ritrovava a tenere tra le braccia la copia in miniatura di Nicola, e che forse lei a distanza di otto mesi si sarebbe ritrovata con una copia neonata di Filippo. O magari sua.
-Intendi più calma?- farfugliò Giulia, lo sguardo fisso davanti a sé e con il bicchiere d’acqua stretto in mano, ancora pieno – No, per niente-.
-Oh, lo so bene che in queste situazioni è impossibile stare calmi. Ma almeno hai ripreso fiato- replicò Caterina. In effetti, appena arrivata lì, Giulia si era sentita quasi i polmoni in fiamme: mentre camminava non si era praticamente accorta di essere andata fin troppo di fretta, e solo una volta entrata nell’appartamento la stanchezza l’aveva colta.
Ora, seduta sul divano di Caterina, si sentiva leggera e pesante allo stesso tempo: quasi incorporea, come se quella situazione non fosse reale, ma contemporaneamente con un peso enorme sulle proprie spalle.
-Non riesco a crederci- mormorò ancora, appena udibile.
-Hai fatto un solo test?-.
Giulia si ritrovò ad annuire, come in trance. Quella mattina si era alzata presto – dopo aver passato una notte praticamente insonne-, e con una scusa qualsiasi rifilata a Filippo, scusa che aveva già dimenticato, era uscita per andare nella farmacia più vicina. Aveva comprato un test in fretta e furia, ed era tornata di nuovo a casa. Aveva atteso che Filippo uscisse per delle commissioni, prima di entrare in bagno e aprire finalmente la confezione del test. L’aveva tenuto in mano tremando, anche se ancora non tremava così tanto come poi era invece successo quando, dopo due minuti di attesa, aveva saputo l’esito. Sapeva che quell’istante se lo sarebbe ricordato per tutta la vita, perché tutto quello che sarebbe venuto dopo sarebbe dipeso da quell’unico momento.
Non sapeva bene quanto tempo avesse passato in bagno, tremante e a fissare il test. Sapeva solo che, ad un certo punto, si era resa conto che Filippo sarebbe potuto rientrare da un momento all’altro, scoprendola in quelle condizioni. Si era alzata a fatica dal pavimento freddo, aveva cercato un nascondiglio per il test, e poi se ne era uscita di casa. Aveva lasciato solo un biglietto scritto in tutta fretta a Filippo, sul tavolo della cucina, lasciandogli detto che Caterina aveva bisogno di una mano con Francesco. Alla fine era una bugia solo per metà: era davvero andata da Caterina, anche se Francesco dormiva tranquillo e decisamente più sereno di lei.
-Ok, calcolando l’entità del ritardo direi che non ci sono comunque dubbi- riprese Caterina, cercando di parlare in un tono di voce il più calmo possibile.
-Dovrei prenotare una visita. O fare altre analisi … Non lo so nemmeno io- Giulia si prese il viso tra le mani, chiudendo gli occhi. Ricordava abbastanza bene come si era mossa Caterina nei primi mesi, ma in quel momento non riusciva a fare abbastanza ordine nella sua mente.
-Hai un po’ di tempo per pensarci, rimanda queste cose a domani- Caterina le posò una mano sulla spalla, piano – Ora devi ancora digerire la scoperta-.
Eccome, se la doveva digerire. In quel momento non riusciva a pensare ad altro, a rimuginare su tutto ciò che sarebbe accaduto da lì in avanti.
Lasciò che le mani le scivolassero lontane dal viso, fino a finirle lungo i fianchi sul divano. Si voltò ancora una volta verso Francesco, ormai addormentato del tutto e con le palpebre abbassate sulle iridi nocciola.
Aveva fatto pratica, negli ultimi mesi, in fatto di neonati, ma non sapeva quanto questo avrebbe potuto aiutarla: con un figlio suo sarebbe stato totalmente diverso. Diverso il grado di coinvolgimento, molto più intenso e difficile. Sarebbe potuta essere in grado di crescerlo, in quel momento della sua vita? Nessun genitore nasceva imparato, ma nemmeno con l’esperienza era detto che avrebbe fatto un buon lavoro.
Sentì ogni sua singola certezza sgretolarsi sotto il peso di quella consapevolezza. Le sembrava di essere tornata a qualche anno prima, quando era spaventata per il trasferimento a Venezia. La sensazione era la stessa: il sentirsi inadatta, non in grado di potercela fare. Cambiava solo il fatto che, stavolta, non aveva alcuna via di fuga.
A quel pensiero, se possibile, si sentì ancor più disperata. C’era, però, anche una minima parte che, nonostante tutto, non poteva definirsi infelice. Aveva sempre sognato di avere figli propri, soprattutto negli ultimi tempi – magari non rimanendo incinta proprio pochi mesi prima del matrimonio-, ed ora si stava avverando quel desiderio. Le sembrava maledettamente strano pensare che si stesse realizzando.
-Come pensi di dirlo a Filippo?- Caterina interruppe il silenzio, e causando inevitabilmente in Giulia un’altra ondata di panico – Ho come l’impressione che lui ancora non ne sappia nulla-.
A Giulia girò ancor più la testa al solo sentire nominare Filippo. Rimase in silenzio, e la sua tacita risposta fu più che eloquente per Caterina. Era vero che lo aveva incrociato poco prima di fare il test, ma non aveva davvero pensato a come e quando dirglielo.
-Sapeva solo del ritardo. E che dovevo fare un test- farfugliò, afferrando il bicchiere che aveva appoggiato momentaneamente sopra il tavolino, per bere quasi la metà dell’acqua contenuta.
-Questo è già qualcosa- riprese Caterina, annuendo – Forse ti sarà più facile parlargliene, così-.
Giulia si voltò verso di lei, guardandola con occhi sgranati come se avesse appena detto qualcosa di insensato:
-Al contrario! Questo vuol dire che oggi o domani si aspetterà una spiegazione, e io non saprò assolutamente cosa dirgli!- Giulia si rese conto di aver alzato la voce per la disperazione, ma non riuscì a smettere di urlare – Non posso dargli una notizia simile proprio ora. Sarebbe un disastro!-.
Pensò alla proclamazione che attendeva Filippo di lì a qualche giorno. Gli avrebbe rovinato uno dei momenti più importanti della sua vita, dicendogli di essere incinta proprio poco prima.
L’avrebbe mandato in panico oltre che per la laurea anche per il matrimonio. Al solo pensare cosa la attendeva – finire gli ultimi preparativi e sposarsi magari già con un abbozzo di pancione- si sentiva quasi svenire.
-Lo so, ma non puoi nemmeno tenerglielo nascosto tanto a lungo. Non fare come me con Nicola- la mise in guardia Caterina, esausta.
-Dopo la proclamazione- disse Giulia, velocemente – Glielo dirò dopo quel giorno. Quando avrà già meno pensieri-.
L’aveva detto in maniera avventata, e ancora non era certa che fosse la decisione giusta: non era convinta di riuscire a trattenersi così a lungo, ed era abbastanza sicura che Filippo avrebbe notato il suo cambio d’umore così repentino. Eppure sentiva che doveva provarci: non poteva sul serio caricargli addosso così tanti pensieri in pochi giorni.
-E dopo lo dirai anche ai tuoi genitori?-.
Giulia si voltò lentamente verso Caterina, sbiancando ulteriormente. Riusciva già ad immaginare le urla di sua madre, nell’annunciarle quella lieta notizia. Le sarebbe preso un colpo, ne era già sicura.
-Devo proprio?- mugolò Giulia, lo sguardo perso nel vuoto.
Caterina la guardò con un sorriso amaro, tutt’altro che allegro. Era più un sorriso che le serviva per nascondere la drammaticità che si respirava in quel salotto.
-Direi proprio di sì. La scusa dell’essere ingrassata durerà ben poco, credimi-.
A Giulia non rimase altro che scoppiare in lacrime, pensando a quanto fosse ingiusta la vita, e a quanto tutto le sembrava estremamente difficile da superare. Quella non era certo stata la sua giornata fortunata, e non credeva ce ne sarebbero state almeno per alcune settimane.
 
*
 
Non era stato semplice rientrare a casa, e non era nemmeno stato semplice aspettare il momento in cui Filippo sarebbe tornato, dopo il turno di lavoro. Caterina le aveva chiesto varie volte se preferisse rimanere ancora un po’ da lei, ma Giulia aveva rifiutato: in un certo senso le serviva un po’ di silenzio, il silenzio di casa sua. Forse, pensava, l’avrebbe aiutata a riordinare i pensieri prima del rientro di Filippo.
Non mise piede in bagno per diverso tempo, non ancora del tutto pronta a rivedere mentalmente le immagini di quella stessa mattina. Si sentiva ancora spaventata all’idea di rivivere, anche solo nei ricordi, il momento in cui sul piccolo schermo digitale del test era comparsa la scritta “incinta”. Una misera scritta che, in un senso o nell’altro, le avrebbe cambiato la vita per sempre.
Ora capiva fino in fondo come doveva essersi sentita Caterina l’anno prima: con il mondo crollato sulle spalle, e tutte le certezze disintegrate in meno di due minuti. Era strano pensare che, a volte, bastavano meno di centoventi secondi per cambiare il destino di una persona, e renderlo un tale casino.
Aveva atteso Filippo per due ore circa, seduta sul divano e con la tv accesa, ma senza realmente badarvi. Continuava a toccarsi il ventre, anche se non appariva diverso dal solito, e a pensare che, se tutto fosse andato bene, di lì ad otto mesi si sarebbe ritrovata con un pancione enorme come quello che aveva avuto Caterina.
Era quasi sobbalzata sul divano, quando aveva finalmente sentito le chiavi di Filippo girare nella serratura della porta d’ingresso. Si rese conto di essere ancora totalmente impreparata a quell’incontro, e ancora non aveva preso una decisione definitiva su cosa raccontargli e cosa no.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare, in quel momento, era di non dare ulteriori preoccupazioni a Filippo. Alla sua laurea mancavano pochi giorni: forse sarebbe riuscita a tenere tutto segreto fino ad allora.
-Ehilà!- la salutò lui, non appena giunto in salotto. Si lasciò cadere sul divano, accanto a Giulia, sbadigliando rumorosamente subito dopo.
-Bentornato- gli rispose lei, sforzandosi con tutta sé stessa di sorridere in maniera anche solo lontanamente convincente. Le risultò parecchio difficile dare l’impressione di non avere alcuna preoccupazione, e quel sorriso tirato non doveva essere minimamente paragonabile a quello che avrebbe rivolto a Filippo se davvero fosse stato tutto a posto.
-Stai bene?- le chiese subito lui, mentre si toglieva le scarpe con movimenti stanchi – Non hai una bella cera, per niente-.
-È tutto ok- rispose Giulia con voce sommessa, cercando di dissimulare il nervosismo e la poca convinzione con uno sbadiglio. Forse, così facendo, Filippo avrebbe ricollegato la stanchezza fisica al suo non essere particolarmente attiva in quel momento.
-Sicura?- insistette lui. Per un attimo Giulia vide traballare tutte le promesse che aveva fatto a se stessa fino a quel momento: forse era solo una sua impressione, ma Filippo la stava guardando come se sentisse che c’era davvero qualcosa che non andava.
-Ecco, io … -.
Per un attimo le balenò in mente l’idea di parlargli subito, di non tenersi dentro affatto quel segreto enorme. Sarebbe stata dura, e sarebbe di sicuro scoppiata in lacrime, ma era anche altrettanto sicura che avrebbe ricevuto il conforto da Filippo che, in quella situazione, non riusciva ad assicurarsi da sola.
Ma poi, cosa sarebbe potuto succedere? Probabilmente avrebbero passato i giorni seguenti a parlare di cosa fare, di come reagire alla notizia. Il giorno della proclamazione di Filippo sarebbe passato totalmente in secondo piano, e conoscendolo Giulia non avrebbe scartato del tutto l’idea che avrebbe voluto rimandare direttamente tutti i festeggiamenti della giornata.
Gli avrebbe rovinato uno dei giorni più importanti della sua vita, riempiendolo di ulteriore stress. Forse, in fin dei conti, avrebbe fatto bene ad attenersi al piano originale.
-Vuoi dirmi qualcosa, Giulia?- Filippo la stava guardando con aria interrogativa, ed in apprensione. Giulia non si era quasi accorta di aver lasciato la frase a metà: si era persa in mille elucubrazioni che le avevano fatto perdere il filo del discorso. Si sentiva agitata all’idea di mentire a Filippo, seppur temporaneamente, e si sentiva ancor più nervosa all’idea di non riuscire a sopportare la pressione.
-Ho fatto come hai detto tu- esalò infine lei, sforzandosi di continuare a mantenere il contatto visivo – Ho comprato un test di gravidanza-.
Si morse il labbro inferiore, pentendosi subito di aver rivelato quel particolare. Non aveva pensato bene a come negare a Filippo la possibile gravidanza, e solo in quel momento si stava rendendo conto di aver solo complicato il tutto.
-E?- la incalzò Filippo. Le guance gli si erano arrossate, probabilmente dall’ansia di avere una risposta in qualsiasi senso. Giulia tirò un sospiro profondo, sforzandosi di sorridere e di non odiarsi troppo per quello che stava per dire:
-Un falso allarme. È solo un falso allarme-.
Anche le sue parole le risuonarono false come non mai, anche se aveva cercato di sembrare più convincente possibile. Aveva sorriso tranquilla verso Filippo, come se fosse tutto a posto sul serio.
Dentro di lei, invece, non poteva fare a meno di sentirsi male per quella bugia. Per quanto a fin di bene potesse essere, non riusciva a sopportare l’idea di mentirgli in maniera così spontanea.
-Oh, grazie al cielo!- Filippo si lasciò scivolare sul divano, le braccia spalancate e gli occhi chiusi, mentre tirava un lungo sospiro di sollievo – Non sai che ansia ho avuto tutto il giorno-.
“Sapessi quanta ne ho ancora io” si ritrovò a pensare amaramente Giulia, trattenendo a stento una risata ricca di sarcasmo per quella situazione assurda.
-Ora potrai essere agitato solo per la tua laurea- Giulia gli sorrise ancora, in maniera meno falsa anche se più malinconica. Sapeva che non era vero, non lo era affatto, ma a quel punto era importante farlo credere a Filippo ancora per qualche giorno.
Gli lasciò una carezza sul viso, mentre si alzava dal divano per andarsene in cucina a preparare la cena. Gli dette le spalle, mentre si avviava fuori dal salotto; il sorriso che aveva mantenuto fino a quel momento era già scomparso, sostituito da un’espressione cupa che lasciava trasparire tutte le preoccupazioni che sentiva respirarle addosso. Era sicura che quelli che la attendevano sarebbero stati giorni tutt’altro che facili.
 
*
 
La giornata del 27 luglio non poteva essere più calda di come era. Era tardo pomeriggio, ma a Giulia sembrava di essere sotto il sole di mezzogiorno: stava patendo lo stesso caldo, e stava sudando come se fosse stata davvero lunga distesa sotto i raggi solari, senza alcuna protezione per mitigarli.
Il nervosismo non la stava aiutando: continuava a passarsi le mani sul vestito, con l’impulso irrefrenabile di allontanare la stoffa dal ventre. Razionalmente sapeva che era impossibile che già si potesse vedere un accenno di pancia più gonfia, ma non riusciva a frenarsi. Continuava a ripetere quel gesto ormai automatico, alternato solo a veloci carezze sul grembo che aveva ripetuto anche troppe volte negli ultimi due giorni.
Arrivare a quel momento – al rinfresco post proclamazione- non era stato per niente semplice. Il senso di colpa verso Filippo non era tramontato nemmeno un po’, e riacquisiva forza ogni volta che posava gli occhi su di lui. Nemmeno vederlo felice e sorridente subito dopo la proclamazione l’aveva fatta sentire meno colpevole; semplicemente, sperava che quella festa finisse il prima possibile per parlargli sul serio di tutto quello che, con tanta fatica, si era tenuta dentro in quei due giorni.
Il locale dove si stava svolgendo il rinfresco era sempre quello dove lavorava Nicola come cameriere. A Giulia, quel particolare, ricordava tremendamente la sua laurea. Era passato solo un anno, ma a ben pensarci e guardandosi indietro, le sembrava fosse passato almeno un secolo. Inutile dire che si sentiva una persona diversa: in un anno si era ritrovata catapultata in una dimensione completamente differente.
Invidiava un po’ la Giulia che era stata, quella che in quello stesso bar aveva festeggiato senza limiti il traguardo della laurea triennale: era di sicuro una Giulia più spensierata, forse più immatura perché la vita ancora non l’aveva davvero messa alla prova come invece stava succedendo alla Giulia di quel momento.
Era strano, quel giorno, non potere nemmeno bere un goccio di birra, tanto per affogare nell’alcool tutte le sue pene. Si era inventata una scusa per giustificare la sua sobrietà forzata, e sperava che nessuno sospettasse troppo. Certo, Caterina le aveva lanciato sguardi inconfondibili per tutto il rinfresco, ma a lei bastava solo non far intuire nulla a Filippo, alla sua famiglia e magari al più degli invitati.
Nessuno aveva badato troppo a lei, in ogni caso: le attenzioni erano state riservate tutte a Filippo, che in quel momento, quando ormai il rinfresco stava per giungere al termine, versava in uno stato piuttosto pietoso su una delle sedie riservate al loro tavolo.
Non era molto ubriaco – o magari la sbronza cominciava già a diminuire, dopo tutte quelle ore e tutto il cibo che avevano mangiato-, ma aveva comunque un’aria stravolta: i capelli completamente in disordine, la camicia sbottonata quasi completamente, e le gote arrossate. Gli mancava solo la corona d’alloro in testa per farlo sembrare del tutto un vecchio re decaduto.
Giulia si alzò lentamente, cercando di non incespicare sui suoi stessi piedi – aveva scelto i tacchi più bassi che aveva a disposizione per evitare cadute- per raggiungerlo. Si sentiva in colpa anche per non essergli rimasta troppo accanto durante tutta la giornata: aveva preferito godersi i festeggiamenti un po’ in disparte, incapace di divertirsi davvero e di distogliere la mente da tutti i problemi che avrebbero dovuto affrontare dal giorno dopo.
-Oh, non mi ero accorto fossi qui nei paraggi-.
La voce di Filippo le giunse più biascicata del solito, ma poté comunque constatare che, in effetti, non era così ubriaco come poteva apparire. Giulia si voltò verso di lui, mentre si sistemava meglio sulla sedia vicino alla sua, lasciata libera da chissà quale invitato recatosi al buffet:
-Come va?- gli chiese, apprensiva. Era una domanda che avrebbe dovuto rivolgere più a se stessa, ma in quel momento decise che testare il benessere di Filippo fosse più importante.
-Non c’è male- le rispose lui, sorridendole con un’aria un po’ troppo allegra – Ho bevuto un po’, ma credo ci siano state volte in cui ero più brillo-.
-Buono a sapersi-.
Giulia si lasciò scivolare un po’ contro lo schienale della sedia. Non aveva voglia di fare conversazione, anche se temeva di poter lasciare intuire qualche suo disagio a Filippo con quei suoi lunghi silenzi.
Si era sforzata di apparire spensierata, almeno per quella giornata, ci aveva provato sul serio. La sua mente, però, continuava a tormentarla, a non lasciarle alcuno scampo.
-E tu sei sicura di stare bene?- Giulia si sentì lo sguardo di Filippo addosso. Si voltò appena verso di lui, riconoscendone l’espressione indagatrice dipinta in volto. Forse era addirittura meno brillo di quel che aveva prospettato, e quel particolare poteva essere un’arma a doppio taglio.
-Perché me lo chiedi?- replicò lei, cercando di sorridere. Si rese subito conto di aver sbagliato mossa, quando Filippo la guardò ancora più scettico di prima:
-Forse perché sei strana?- la rimbeccò lui, mentre si metteva più composto sulla sedia, ora decisamente meno stralunato di come l’aveva creduto Giulia – Non ti ho quasi vista tutta oggi. Non hai parlato granché … Sembrerebbe quasi che tu mi stia evitando-.
Giulia esitò. Aveva ragione Filippo, su tutta la linea: lo stava evitando. Lo evitava per non avere occasioni per lasciarsi sfuggire la fatidica frase “Dobbiamo parlare”, che di sicuro lo avrebbe mandato in panico. E lo evitava per soffocare il senso di colpa, che ormai stava scavalcando tutti i suoi buoni propositi e la stava spingendo sempre di più a svuotare il sacco una volta per tutte. E ora aveva davvero raggiunto il limite.
Agì d’impulso, senza rifletterci troppo: Giulia si alzò dalla sedia, afferrando Filippo per un braccio e costringendolo ad alzarsi a sua volta, seguendola. Non era affatto sicura di stare per fare la cosa migliore, ma la sua coscienza le lasciava ben poca scelta.
La toilette non era molto distante dal loro tavolo. Spinse la porta per entrare nell’antibagno, proprio mentre Filippo ridacchiava tra sé:
-Mi stai trascinando in bagno per festeggiare?-.
Giulia si limitò a non rispondere, stringendo i denti, e trascinandosi dietro Filippo. Sperò non ci fosse qualche altro invitato al rinfresco dietro le porte dei bagni, ma arrivati a quel punto non le rimaneva che rischiare e basta: non poteva tornare indietro, dopo aver costretto Filippo lì dentro apposta per potergli parlare da sola e in tranquillità.
-No, non siamo qui per festeggiare- Giulia si fermò di fronte a lui, le braccia incrociate contro il petto e lo sguardo sfuggente. Per quanto fosse convinta di non poter tenere quel segreto per sé ancora oltre, le risultava ancora difficile guardarlo dritto in faccia.
-Ma che succede?-.
Filippo cercò di posarle una mano su una guancia, ma Giulia si scostò fin troppo repentinamente. Dopo quel gesto istintivo, riusciva a vedere chiaramente l’espressione in apprensione e ferita di Filippo.
-Ti devo dire una cosa- mormorò appena, passandosi una mano sul viso. Cominciava a sudare freddo, e a sentire la testa girare per l’agitazione.
-Ora? Qui?- Filippo sembrò più stupito che altro, la fronte aggrottata – Cos’è successo di così tremendo che non può aspettare?-.
-Ne sto uscendo pazza da questa storia, quindi se non lo dico ora rischio di non arrivarci proprio a stasera- Giulia prese a camminare in circolo nel piccolo spazio dell’antibagno, gesticolando nervosamente e trattenendo a stento la voglia di piangere. Si stava rivelando più difficile del previsto, confidarsi con Filippo.
-Così mi spaventi sul serio, però-.
Fu a quel punto che Giulia si fermò, voltandosi verso di lui. Filippo era più pallido di prima, seriamente preoccupato: odiava farlo sentire così, e stava odiando anche se stessa per l’incapacità di restare abbastanza fredda per non prolungare quella situazione.
-Ho fatto una cazzata, Filippo. Una grandissima cazzata-.
Filippo la guardò a lungo, prima di risponderle:
-Che genere di cazzata?-.
Giulia tirò un sospiro lungo, cercando di recuperare ossigeno e lucidità. I suoi buoni propositi cominciavano a vacillare – forse avrebbe dovuto aspettare almeno qualche ora, di essere a casa e sola con Filippo per parlare-, ma non poteva nemmeno più tirarsi indietro. Si trovava in una situazione che cominciava a non sapere come gestire, e che la stava mettendo seriamente alla prova.
-Ti ho mentito- esalò infine, fermandosi davanti a Filippo – Pensavo sarebbe stato meglio così, ma ora mi rendo conto che avrei dovuto parlartene subito-.
Si lasciò sfuggire un singulto improvviso, che non fece altro che peggiorare le cose; si passò una mano sul viso, e non si stupì affatto di sentire la pelle bagnata di lacrime che le erano appena scese.
-Tesoro, va tutto bene- Filippo le si era avvicinato immediatamente, poggiandole le mani sulle spalle e abbassando il volto all’altezza di Giulia – Non può essere nulla di così terribile-.
-Ti ho mentito sul test di gravidanza- replicò subito lei, come a voler smentire subito il fatto che fosse qualcosa di trascurabile. Filippo la scrutò in viso, socchiudendo appena gli occhi con fare dubbioso:
-Nel senso che non lo hai fatto?-.
Giulia cercò di asciugarsi gli occhi, più per prendere ulteriore tempo che per reale necessità: continuava a piangere silenziosamente, e di certo non sarebbe bastato passarsi una mano sul viso per cancellare i segni del pianto appena avvenuto.
-L’ho fatto- prese un altro respiro profondo, prima di proseguire. Fu notando il cambio d’espressione di Filippo – da uno sguardo preoccupato ad uno letteralmente terrorizzato- che intuì, in quell’istante, che ulteriori parole sarebbero state comunque superflue.
-E non è andata come ti ho detto-.
Filippo sbiancò in viso quasi subito, diventando cereo come non mai. Per un attimo a Giulia sembrò di trovarsi davanti ad una di quelle candide maschere carnevalesche che a Venezia vendevano quasi in ogni bancarella.
-Sei … - Filippo non concluse la frase, ma Giulia capì subito dove stesse andando a parare. Le bastò annuire lentamente per dire, finalmente, ciò che si stava tenendo dentro da due giorni interi.
Filippo non rispose nemmeno: si limitò a guardarla con occhi sgranati, il respiro velocizzato e il viso di un pallore mortale. Fece appena in tempo a socchiudere gli occhi, prima di cadere pericolosamente in avanti, a peso morto.
-Filippo!-.
Giulia cercò di reggerlo a stento, accompagnandolo a terra e facendolo sedere contro la parete. Si mise le mani tra i capelli, al limite della disperazione, quando si rese conto che era svenuto, seduto sul pavimento e senza sensi.
“L’ha presa davvero bene”.
 


-Mi gira la testa- farfugliò, appena udibile.
-Sei appena svenuto, ovvio che ti giri la testa-.
Giulia tirò un sospiro profondo, buttando fuori l’aria rumorosamente. Se l’era vista davvero brutta nei dieci minuti precedenti: a lei era capitato qualche rara volta di avere mancamenti a causa della sua bassa pressione, ma non aveva mai avuto alcuna esperienza nell’assistere persone svenute. Vedere Filippo accasciato sul pavimento, immobile e con gli occhi chiusi, l’aveva quasi mandata nel panico più assoluto.
Aveva passato il primo minuto a non sapere bene cosa fare, indecisa tra il correre fuori ed urlare a squarciagola per trovare qualcuno che l’aiutasse, o se chiamare un’idroambulanza direttamente da lì, senza avvertire nessuno. Alla fine aveva prevalso il buon senso: Filippo aveva solo avuto un mancamento, nulla di così grave.
Aveva rispolverato le vecchie nozioni di primo soccorso apprese quando aveva dovuto prendere la patente, e aveva cercato di stenderlo nella maniera meno sgraziata possibile. Poi era corsa a chiudere a chiave anche la porta che dava sull’antibagno, per evitare che qualcuno entrasse proprio in quel momento. Aveva schiaffeggiato Filippo e gli aveva schizzato un po’ d’acqua fresca del rubinetto, prima di sollevargli le gambe, ed alla fine, dopo qualche minuto di puro terrore, quelle misure avevano cominciato a dare i loro effetti: Filippo aveva ripreso conoscenza poco a poco, riaprendo gli occhi lentamente e poi muovendosi appena.
Ora, dopo altri minuti passati a rimetterlo in sesto – sciacquandogli la faccia e aprendogli un po’ la camicia-, se ne stava di nuovo seduto con la schiena appoggiata al muro del bagno. Era ancora cereo, e Giulia aveva il timore di vederselo svenire nuovamente davanti agli occhi, ma almeno riusciva a biascicare qualcosa.
-Mi hai fatto prendere un colpo- mormorò Giulia, sedendosi a sua volta per terra. In quel momento non le importava nemmeno di sporcare il vestito che indossava: sentiva solamente il tremore del proprio corpo per lo spavento appena avuto, e il cuore che le martellava forsennatamente contro il petto.
-Io ti ho fatto prendere un colpo? E tu, allora? Dirmi una cosa del genere dopo avermi detto di non preoccuparmi!- Filippo alzò appena il tono della voce, gesticolando nervosamente. In quel momento Giulia temette davvero un altro crollo, e forse sarebbe stato meglio quello rispetto ai rimproveri di Filippo.
Per un attimo Giulia aveva sperato che si fosse dimenticato di ciò che aveva scatenato la perdita dei sensi, ma a quanto pareva Filippo ricordava anche troppo bene cosa era accaduto giusto poco prima che svenisse:
-Sul serio, perché hai aspettato due dannati giorni a dirmelo? Qui, poi, in uno squallido bagno! Non potevamo tornare a casa e affrontare la cosa con un po’ più di dignità?-.
-Avresti preferito svenire sul nostro divano? Non hai tutti i torti- ironizzò Giulia, pentendosene subito dopo un’occhiata particolarmente torva di Filippo:
-Non sei divertente-.
Giulia si ritrovò ad annuire, in un muto gesto che dava ragione a Filippo. Non era la situazione che si sarebbe immaginata, non era neanche solo vagamente somigliante a quella che si era configurata l’anno prima, quando Filippo aveva scoperto il test di gravidanza di Caterina. Ora era tutto diverso: Filippo sembrava più arrabbiato e stremato che spaventato e felice, e lei si sentiva tutto tranne che sicura di qualsiasi cosa. Non era una bella sensazione.
-Non te l’ho detto subito perché avevi già troppe cose per la testa. La laurea, la festa, e il matrimonio, il lavoro e chi più ne ha, più ne metta- iniziò, a bassa voce, lo sguardo a terra – Ma te l’avrei detto stasera, o domattina al più tardi. Solo che ero troppo fiduciosa in me stessa, e non ho calcolato bene la portata di una cosa del genere-.
-Avrei preferito me lo dicessi comunque subito- ribatté duramente Filippo, un po’ più addolcito rispetto a prima – Ti avevo chiesto io di farmi sapere il responso del test-.
-Sì, ma ero preoccupata per te. E poi … - Giulia esitò, le lacrime che cominciavano a premere ancora agli angoli degli occhi – Non è facile parlare di una cosa così. Ero letteralmente sotto shock all’inizio-.
-Eri strana, in effetti, negli ultimi giorni. Avrei dovuto essere io a insistere nel chiederti se c’era qualcosa che non andava-.
-Non è colpa tua- Giulia si voltò verso di lui per la prima volta da quando avevano cominciato a parlare, lasciandosi sfuggire un sorriso rincuorante appena accennato.
Si sentiva un po’ meglio rispetto a prima, ma il fatto che Filippo non fosse ancora davvero entrato in argomento la faceva intimorire un po’. Forse stava cercando di non dare a vedere come la notizia della gravidanza l’avesse scosso fin troppo, non parlandone ancora apertamente. Quell’attesa la rendeva nervosa.
-A parte questo … Non vuoi dirmi altro?- cercò di indurre a parlare Filippo, che in tutta risposta si lasciò andare ad un lungo sospiro, appoggiando il capo contro il muro:
-Sai di quante settimane sei?-.
Giulia scosse il capo, impossibilitata a dare una risposta precisa:
-Sarò nel primo mese. Precisamente a quale settimana non te lo so dire-.
-Dovresti fissare una visita per saperlo, allora-.
-Non sei affatto agitato come l’anno scorso. E quello era un falso allarme- si ritrovò a borbottare Giulia, aggrottando la fronte. Forse era a causa dello svenimento appena avvenuto, ma Filippo sembrava davvero essere tutt’altro che in ansia in quel momento. Sembrava essersi ripreso subito ed aver ritrovato la razionalità che, in quelle situazioni, gli mancava sempre.
-Se mi agito di più, come minimo svengo di nuovo. E non è il caso- rise piano lui, scuotendo appena la testa.
-Non lo è, infatti. Mi sono già spaventata abbastanza-.
Anche Giulia si ritrovò a ridere, a dispetto di quel che si sarebbe immaginata. Erano giorni che non si sentiva divertita per qualcosa, o anche solo vagamente tranquilla. Quella risata di Filippo aveva avuto il potere di spezzare anche la sua tensione, di farle capire che, in fondo, poteva ancora esserci qualcosa per cui sorridere.
-Però una cosa la voglia dire- Filippo alzò un dito, come a voler prenotare il proprio turno per parlare, anche se era stato proprio lui a rompere il silenzio appena calato – Ho una paura enorme, devo ancora realizzare bene la notizia, e forse la realizzerò solamente tra otto mesi … Ma sono contento-.
La naturalezza con cui lo disse destabilizzò Giulia. Le sembrava davvero un Filippo diverso, quello con cui stava parlando di una cosa così importante in quel momento, e forse era meglio così: almeno uno dei due avrebbe fatto bene a tenere le redini della situazione in mano.
Sentì la stretta al cuore farsi meno forte, piano piano. Non era ciò che si sarebbe aspettata di sentire da Filippo, ma era quello in cui aveva sperato.
-Stai reagendo quasi meglio di me- disse, ridendo piano, amaramente.
Filippo la strinse piano a sé, facendola accoccolare contro il suo corpo, con la testa di Giulia appoggiata alla sua spalla:
-Sei svenuta anche tu?- la prese in giro, accarezzandole i capelli in un gesto che le donò serenità.
-No. Infatti ho detto quasi-.
Rimasero in silenzio ancora qualche secondo; l’atmosfera si era completamente rovesciata rispetto a quando erano entrati lì dentro. Il silenzio era quasi piacevole, carico finalmente di quel sollievo in cui Giulia aveva sperato sin dall’inizio.
-E tu? Come ti senti?-.
Quello di Filippo non era affatto un quesito semplice. Giulia non rispose subito: aveva una tale confusione addosso che temeva non sarebbe riuscita nemmeno a spiegarsi in maniera chiara.
Era difficile esprimere a parole come si era sentita negli ultimi due giorni.
-Sinceramente? Spaesata- mormorò, non alzando il viso – Non credevo mi sarei sentita così in un momento simile-.
Si sentì quasi delusa da se stessa mentre pronunciava quelle parole. Sperò che Filippo non la biasimasse per quella felicità che le era mancata da quando aveva fatto quel test; si sentì più tranquilla solamente quando la strinse un po’ più a sé.
-Non ce lo aspettavamo. Non devi sentirti in colpa se non fai subito i salti di gioia- Giulia si sforzò di alzare gli occhi verso di lui, incrociando le iridi castane di Filippo – Comunque capisco se magari ti aspettavi più entusiasmo da parte mia, ma se vuoi saperlo la penso ancora come l’anno scorso-.
-Ovvero?-.
Filippo le sorrise. Le sorrise per alcuni attimi, in cui non aggiunse altro. Fu in quel momento che Giulia vide, per la prima volta in quegli ultimi due giorni, un barlume di serenità sincera. Una ancor flebile speranza, che tuttavia la faceva sentire più fiduciosa.
-Siamo degli incoscienti che sguazzano in mezzo ai casini. E ci sguazzeremo insieme anche stavolta-.
 
Who knew my heart could beat so quick
My life I gave away for this
Don’t care what anybody sees
I know I am doing this for me
(Fedez feat. Mika - "Beautiful disaster")*
 
*
 
Faceva di nuovo troppo caldo: agosto era iniziato da appena tre giorni, e Giulia si era già ritrovata a maledire mille volte quel periodo dell’anno. L’agitazione alla quale era sottoposta, poi, non l’aiutava affatto a sudare meno. Si sentiva appiccicaticcia ovunque, a causa del sudore e del liquido che la ginecologa le aveva spremuto sul ventre giusto qualche secondo prima.
Si sentiva particolarmente esposta, stesa su quel lettino a pancia scoperta, con un monitor dall’aria minacciosa lì di fianco, e Filippo in piedi dall’altro lato.
Non riusciva a vederlo se non con la coda dell’occhio, ma riusciva a percepire comunque il suo nervosismo. Lo sentiva picchiettare con il piede a terra, in continuazione, e sbuffare ogni tanto cercando di mantenere un tono di voce basso. Cominciava a sentirsi più agitata per quei suoi moti di ansia che per l’ecografia che, di lì a poco, avrebbe avuto inizio.
-Va bene, Giulia. Tra poco cominciamo- la ginecologa – una donna sulla cinquantina dall’aspetto aquilino- la riportò con l’attenzione al monitor ancora nero e alla sonda che teneva in mano. Filippo sbuffò di nuovo, in maniera acuta, e Giulia si trattenne a stento dal girarsi verso di lui ed urlargli di stare calmo. O perlomeno, di non lasciare trasparire così tanto il nervosismo.
-Sono pronta- borbottò sottovoce, tirando un lungo sospiro. In realtà pronta non lo era per niente, ma dubitava lo sarebbe mai stata: a quel punto tanto valeva fare quel passo il prima possibile.
Aveva passato quell’ultima settimana immaginandosi spesso come sarebbe potuto essere quel momento. Caterina le aveva raccontato come era andata la prima ecografia, quando ancora non era sicura che la gravidanza sarebbe stata portata avanti, e Giulia non si era sentita particolarmente rassicurata nel sentirsi dire che era stata più traumatica che altro. Probabilmente dipendeva anche dalla situazione: ricordava perfettamente che per Caterina era stata una gravidanza non cercata e non voluta, ma per lei e Filippo … Continuava a sperare che per loro fosse diverso. Che quella gravidanza, per quanto inaspettata, non fosse del tutto non gradita. Di certo li aveva scioccati, ma in fondo sapeva che per loro due l’interruzione non era stata davvero presa in considerazione come ipotesi.
Sperava di poter affermare lo stesso anche dopo quella ecografia. Si sentiva così agitata, in quel momento, che tutte le buone premesse che c’erano state nei giorni precedenti tra lei e Filippo sembravano a rischio di potersi sgretolare sotto i suoi stessi piedi.
La sensazione della sonda che spingeva leggermente sul ventre non fu piacevole, e Giulia tenne gli occhi chiusi per qualche secondo, prima di riaprirli timidamente.
-Intanto controlliamo che non sia una gravidanza extrauterina- continuò a spiegare la ginecologa, con una calma che Giulia le invidiava parecchio – Ma sembra che possiamo escludere questa ipotesi-.
-Quindi vuol dire che è una gravidanza normale?- intervenne Filippo, con voce vagamente isterica.
-Vuol dire che se va tutto bene, entro 8 mesi circa dovreste avere un pargolo da cullare-.
Giulia si costrinse a non mettersi le mani tra i capelli, rimanendo zitta e lanciando qualche occhiata al monitor. Si vedeva qualche cosa, ora, qualche ombra che comunque non riusciva a decifrare.
-Ora ci spostiamo verso l’utero, per cercare di capire se la gravidanza sta andando avanti o è già terminata-.
“Di bene in meglio” si ritrovò a pensare Giulia, spostando lo sguardo completamente verso il monitor. Riconobbe la forma dell’utero, e delle ombre all’interno di esso. Era forse quello ciò che, di lì a qualche tempo, avrebbe dovuto considerare suo figlio?
-Oh, questa cosa è decisamente interessante-.
L’attenzione di Giulia – così come quella di Filippo-, venne catalizzata immediatamente sulla ginecologa, che teneva lo sguardo incollato al monitor con un sorriso trionfante stampato in viso.
-Cosa è interessante?- domandò Filippo, avvicinandosi al lettino ancora di più, ancor più visibilmente in ansia.
-Vi aspetta una vita parecchio impegnativa. Avrete il vostro bel daffare-.
-In che senso?- Giulia sentì il cuore accelerare terribilmente il battito del cuore, ancor più agitata di prima.
-Vede qui?- la ginecologa puntò il dito prima su un’ombra visibile sul monitor, poi su una seconda – Sono due placente-.
Prima ancora di ascoltare altre parole, Giulia sentì il respiro arrestarsi, l’intuizione che già c’era ma che faticava a razionalizzare.
-Direi che qui siamo di fronte ad una gravidanza bicoriale- proseguì la ginecologa, prima di girarsi verso Giulia e Filippo, con un sorriso mite stampato in viso – Complimenti, avrete dei gemelli-.
Giulia non si stupì più di tanto quando, nel silenzio calato nella stanza, sentì un tonfo come di un corpo caduto a terra di colpo.
Non si stupì neppure di notare Filippo steso a terra, di nuovo svenuto, dopo essersi girata. Non poteva biasimarlo: sentiva che sarebbe svenuta anche lei, se solo non si fosse trovata già sdraiata.
Il silenzio venne rotto solamente da un commento della ginecologa, sbuffando:
-Uomini. Non reggono la pressione-.
 
*
 
-Non posso davvero credere che tu non me l’abbia mai detto!-.
Giulia si alzò a fatica dal materasso, sentendo la nausea crescere nell’immediato. Cercò di rimettersi giù, ma inutilmente: ormai si era infiammata, e il mal di testa lancinante che le era venuto dopo la visita ginecologica ancora non accennava a diminuire.
-Non ci ho mai pensato, ecco perché non te l’ho mai detto!- replicò Filippo, le mani tra i capelli, e le gambe che coprivano con lunghe falcate tutto lo spazio restante della loro camera da letto.
-Dovresti sapere che le gravidanze gemellari saltano una generazione- sbuffò Giulia, sprofondando ancora un po’ nel cuscino – Potevi almeno dirmi che i fratelli di tua madre erano gemelli. Almeno mi sarei preparata psicologicamente all’idea di correre questo rischio!-.
-Beh, non mi sembrava una cosa così importante descrivere dettagliatamente il mio albero genealogico- borbottò di rimando lui, arrestandosi dando le spalle a Giulia – Ma a quanto pare tutte le disgrazie capitano sempre nei momenti migliori-.
-Non dire che è una disgrazia!- Giulia afferrò la prima ciabatta che le capitò sotto mano, dopo aver tastato il pavimento per trovarne una, lanciandola verso Filippo e mancandolo di poco – Semplicemente avremo due figli subito anziché con qualche anno di differenza-.
Filippo cercò di ignorare la ciabatta appena scaraventata, che era finita addosso al muro alle sue spalle, lanciandole appena un’occhiata:
-Ed è poco, secondo te? Un investimento nel tempo è una cosa, un doppio investimento immediato è un’altra-.
-Non riesco davvero a credere che tu ne stia parlando in questi termini-.
In verità, nemmeno Giulia aveva tutta la sicurezza che invece cercava di ostentare in quel momento. Si sentiva agitata, arrabbiata con Filippo per quello che stava dicendo, ma allo stesso tempo terrorizzata all’inverosimile lei stessa. Era sull’orlo delle lacrime, ma cercava di trattenersi per non sembrare troppo debole.
L’ecografia che aveva rivelato la gravidanza gemellare era stato solo il primo degli shock che erano seguiti nel resto della visita. La ginecologa l’aveva fatta ripulire e rivestire, dopo aver fatto rinvenire Filippo e averlo fatto sedere direttamente alla scrivania. Giulia l’aveva raggiunto con gambe tremanti, non davvero sicura di voler ascoltare quale sarebbe stato il suo futuro.
Da quel momento, fino ad ora, quando lei e Filippo erano tornati a casa finendo per litigare, tre parole avevano continuato a ronzarle nella mente: “gravidanza gemellare bicoriale”.
Sebbene la ginecologa avesse loro spiegato che nei primi due trimestri gli esami sarebbero stati molto simili a quelli di una gravidanza singola, Giulia si era sentita preoccupata ancor di più nel sapere che negli ultimi tre mesi ci sarebbero potute essere più problematiche del normale. Non la lasciavano tranquilla nemmeno i maggiori rischi di aborto spontaneo o di parto prematuro; le sembrava tutto troppo grande per lei, e tutto troppo difficile.
-Giulia- Filippo sembrava aver percepito il suo umore nero, e aveva finalmente smesso di camminare nervosamente per la stanza – È uno shock, lo capisci? Non me lo aspettavo, ecco. È già abbastanza grande come cosa una gravidanza … Figurati una doppia-.
Il punto di vista di Filippo non era del tutto errato, e Giulia se ne rendeva conto. Era una consapevolezza che la feriva, e che a stento riusciva ad accettare. Si sarebbe messa a piangere più per la rabbia e l’ingiustizia che governava la vita, più che per le parole poco entusiaste di Filippo.
Alla fine riusciva a capire e comprendere come si doveva sentire, perché i suoi timori erano gli stessi che, in fondo, stava provando anche lei. Aveva appena cominciato a entrare nell’ottica di avere un figlio, ed ora, sapere che sarebbero stati due, le sembrava una situazione troppo grande. Era come se un macigno le fosse appena precipitato addosso, e per quanto cercava di apparire forte e sicura, tutte le sue sicurezze cominciavano a traballare pericolosamente.
-Ormai è inutile lamentarsene, Filippo- sospirò infine, ricacciando indietro le lacrime – Io non me lo aspettavo, tu nemmeno … Ma è successo. E sono spaventata anche io, ma vorrei davvero farcela-.
-Anche io lo vorrei- Filippo si era finalmente seduto accanto a lei, sul letto, prendendole una mano ed intrecciando le dita di Giulia con le sue – È che avere due figli in un momento simile, con il matrimonio alle porte, è dannatamente impegnativo. E poi tu non potrai nemmeno lavorare fino alla fine della gravidanza. Non con una gravidanza gemellare e con un lavoro in cui dovresti camminare in giro per Venezia tutto il giorno-.
Giulia annuì, depressa al pensiero che anche da quel punto di vista Filippo aveva sempre ragione. Sentiva le parole della ginecologa ronzarle in testa, quando aveva parlato della maggiore percentuale di aborti spontanei nelle gravidanze gemellari, e non poteva fare a meno di pensare che, in effetti, il suo attuale lavoro era difficilmente conciliabile in una situazione simile. Almeno per quel che riguardava gli ultimi mesi prima del parto.
-Il lavoro in questo momento, fortunatamente, non è un nostro problema. Non mi licenzieranno- Giulia cercò di rassicurarlo, anche se sapeva che Filippo si sarebbe sentito poco sollevato in ogni caso.
Lo osservò mentre annuiva, pensieroso, lo sguardo perso e il viso particolarmente pallido:
-No, i nostri problemi sono altri, decisamente-.
Giulia rise amaramente, senza alcun divertimento nella voce:
-Tipo i nostri genitori-.
Se c’era una cosa che la spaventava tanto quanto l’idea di avere già due figli, era proprio quella: il faccia a faccia che li avrebbe attesi con i suoi genitori e quelli di Filippo.
Uno scenario da tragedia greca.
Anche Filippo rise, istericamente e al limite dell’esasperazione. Anche in quel momento Giulia capiva benissimo come doveva sentirsi: braccato ed in trappola, e tutt’altro che tranquillo.
-Sento già le urla di disperazione-.
 
*
 
Stare in quel salotto la faceva stare sui nervi. Aveva su di sé una terribile sensazione di dejà vu: i suoi genitori e quelli di Filippo, seduti sul divano e sulla poltrona del salotto, che li guardavano in attesa di qualcosa. Le ricordava tremendamente tanto il giorno in cui lei e Filippo avevano dato loro la notizia della loro futura convivenza, e Giulia non si sarebbe mai aspettata di rimpiangere quel momento.
Parlare della convivenza sembrava così semplice, ora, che avrebbe volentieri rivissuto quella giornata di un anno prima. Non sarebbe stato nulla di davvero preoccupante, rispetto a quello che stava per dire stavolta.
Lei e Filippo avevano deciso di comune accordo di dire della gravidanza il prima possibile ai loro genitori. Sarebbero stati gli unici, Caterina a parte, a saperlo, almeno fino alla fine dei tre mesi: fino a quel momento, non lo avrebbe saputo nessun altro.
Li avevano invitati da loro fin troppo affrettatamente per non destare sospetti, e Giulia sentiva su di sé lo sguardo sospettoso di Anita, che la osservava con occhi indagatori. Sembrava leggerle dentro, e Giulia stava seriamente temendo che stesse intuendo il motivo di un invito così improvviso.
D’altro canto, Giulia aveva scartato subito l’idea di andare fino a Borgovento, almeno per quella volta: la nausea cominciava a farsi sentire seriamente, e dubitava sarebbe riuscita a compiere indenne un simile viaggio. Cominciava già ad essere in ansia per quando, per il matrimonio, lei e Filippo si sarebbero dovuti spostare fino a Verona.
-Volete qualcosa?- Filippo spezzò il silenzio momentaneo, cercando di parlare tranquillamente, ma risultando invece ancor più artefatto – Un caffè, magari, o un bicchiere d’acqua … -.
Non si era ancora seduto un secondo, e Giulia immaginava che anche quello fosse un segnale di quanto in realtà fosse sotto pressione: evitava accuratamente gli sguardi degli altri presenti, pur muovendosi in continuazione per il salotto, spostando i soprammobili o gesticolando nervosamente.
-Preferirei ci diceste chiaro e tondo il motivo per cui ci avete fatto venire qui- Anita saltò qualsiasi tipo di convenevoli, e Giulia non sapeva se esserle grata per averle tolto il pensiero di dover prolungare all’infinito quell’agonia, o se odiarla per averla costretta a non avere nemmeno un attimo per riordinare le idee.
-In effetti, se posso dirvelo, è stato un po’ strano questo invito improvviso. Va tutto bene ragazzi?- intervenne Simone, ignorando a sua volta la domanda del figlio. Sembrava corrucciato anche lui, forse indeciso su cosa pensare.
Mirta annuì decisa, scambiando uno sguardo caloroso e disponibile con Filippo e Giulia:
-Se avete problemi con il matrimonio o cose del genere, potete dircelo-.
-In effetti c’è un problema- Giulia parlò ancora prima di riflettere quanto quelle sue parole avrebbero mandato in paranoia tutti i presenti. Non era sua intenzione, ma cominciava a non sopportare più quell’atmosfera così tesa e tremendamente strana. Forse era a causa degli ormoni della gravidanza, della nausea che ancora aveva e che a stento riusciva a sopprimere, ma non vedeva l’ora di alzarsi di lì e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio nella sua camera da letto.
-Un problema inaspettato- aggiunse Filippo, sedendosi finalmente accanto a Giulia. Continuava a torturarsi le mani, mentre si muoveva sotto gli sguardi di tutti puntati su di lui, in attesa.
-Sei incinta, per caso?-.
La domanda di Carlo aveva squarciato il silenzio che aveva seguito le parole di Filippo, lasciando lui e Giulia di sasso. Giulia si voltò verso Filippo, riconoscendo anche in lui la stessa espressione di terrore misto a sorpresa. Nessuno dei due sapeva bene come rispondere a quella domanda fatta più per scherzare, e che inaspettatamente aveva centrato il punto esatto della discussione; il loro silenzio, comunque, sembrò essere una risposta valida per Anita:
-Giulia- nel sentire pronunciare il proprio nome, Giulia si sentì morire la voce in gola, incapace di parlare o di fare qualsiasi altra cosa – Sei incinta sul serio?-.
Giulia si sentì raggelare sul posto, incapace di articolare anche solo una parola. Sentiva lo sguardo di sua madre su di sé, come quello di tutti gli altri presenti, e sentiva anche l’impossibilità di parlare e di pensare.
-Ecco … - Filippo iniziò a parlare, ma Giulia lo interruppe posandogli una mano sul braccio, in un gesto per fermarlo.
Forse era stata proprio quell’iniziativa di Filippo a farle capire che, al di là della difficoltà del momento, doveva essere lei a dirlo. Doveva trovare il coraggio di prendersi quella responsabilità, di fronte ai suoi genitori e a quelli di Filippo, dimostrando già da quel momento di poter gestire la situazione:
-Davvero vuoi che risponda ad una domanda del genere?- farfugliò, torturandosi le mani e parlando con voce meno sicura di quel che aveva sperato. Guardò uno per uno i presenti, prima di sbuffare, con tono esasperato:
-Beh, non era così che avevo intenzione di dirvelo, ma ultimamente va tutto al contrario di come dovrebbe andare!-.
Si coprì la faccia con entrambe le mani, singhiozzando senza piangere.
-Questo significa che sei davvero incinta?- Mirta fu la prima a parlare, dopo attimi di silenzio che sia a Giulia che a Filippo parvero infiniti. Filippo abbassò lo sguardo, di fronte alla domanda di sua madre, richiamato subito da Simone:
-Filippo, dicci qualcosa!-.
-Papà, cos’altro volete che vi dica?- scoppiò lui, alzando la voce e pentendosene subito dopo. Lanciò un’occhiata di scuse verso Simone e Mirta, prima di abbassare nuovamente gli occhi.
Fu in quel momento che Giulia scoppiò a piangere, singhiozzando e con le lacrime che le rigavano le guance. Sua madre ammorbidì per un secondo lo sguardo, rimasto scioccato e severo fino a quel momento, ma tornò a guardare la figlia con fare sconvolto quando Giulia disse, tra i singulti:
-Che sono dei gemelli, per esempio-.
Anita quasi sobbalzò sul posto, gli occhi sgranati:
-Gemelli? Gemelli! Non posso crederci, non posso crederci!-.
-Ma siete sicuri?- anche Simone ora li osservava turbato, allo stesso modo di Mirta ed Carlo, che però intervenne, con fare pratico:
-Se ce lo stanno dicendo, lo saranno eccome-.
-Non è che l’abbiamo fatto apposta, a far in modo che fossero gemelli- Filippo cercò di difendersi, con più convinzione, ma sembrando comunque troppo debole e avvilito per come la notizia era stata recepita.
Mirta scosse la testa, prima di alzare la voce a sua volta:
-Ma potevate stare più attenti!-.
-Su questo sono d’accordo- borbottò Giulia, prima di ricevere un’occhiata torva da Filippo stesso.
Anita non resistette più, e si alzò dall’altro divano, sotto gli occhi del marito e di Giulia, che la tenne osservata con un certo timore.
-Vorreste anche farci partecipi di quello che avete intenzione di fare, oltre a farci prendere un colpo?- replicò, gesticolando con fare nervoso, e trattenendosi a stento dall’alzare la voce.
Fu Giulia, stavolta, ad abbassare gli occhi. Aveva sperato di non dare adito a dubbi su quale fosse la decisione sua e di Filippo – anche se lei stessa era terrorizzata alla sola idea di dover crescere due figli a nemmeno venticinque anni-, ma a quanto pareva nessuno lì li aveva visti abbastanza sicuri per non avere certe perplessità.
Filippo si schiarì la voce, imbarazzato forse più di Giulia, prima di parlare:
-Beh … L’idea era … Di tenerli?-.
Giulia, passandosi una mano sugli occhi per cancellare le ultime lacrime, li osservò tutti, spostando gli occhi da uno all’altro, cercando di leggere le loro espressioni: Mirta e Simone sembravano preoccupati e sorpresi, più che arrabbiati, mentre Carlo sembrava forse quello più calmo in assoluto. Anita, invece, aveva uno sguardo rassegnato che diceva già tutto.
-Fare le cose con calma, voi due, proprio mai, eh?- borbottò, mentre si rimetteva seduta – E va bene, affronteremo anche questa-.
Non aveva nemmeno idea di cosa nelle parole di sua madre le scatenò quell’effetto, ma tra le lacrime che le offuscavano la vista Giulia si ritrovò a ridere. Continuò a ridere a piangere allo stesso tempo, sotto gli occhi stralunati di tutti i presenti, ritrovandosi a riflettere sul fatto che nessun altra reazione come quella avrebbe potuto rappresentare al meglio ciò che sentiva: si sentiva inguaiata, terribilmente ed irrimediabilmente inguaiata, ed allo stesso tempo, realizzò in quel preciso istante, felice come non lo era mai stata.

 

 

*il copyright della canzone appartiene esclusivamente ai cantanti e ai loro autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Che dire se non che per Giulia e Filippo le situazioni sono sempre perennemente tragicomiche 😂
Questo agosto ha visto ben 3 capitoli con diverse novità, e come finire questo mese se non con una bomba vera e propria?
La nostra Giulia, che nei capitoli precedenti era felice ed emozionata all'idea di avere dei figli in futuro, ora si ritrova nel panico perché quel futuro è diventato già presente 😂 E nel panico lo è soprattutto per dover dare la lieta novella a Filippo … Cosa che accade nel giorno dei festeggiamenti della tanto sudata laurea magistrale di lui, durante il quale Giulia non riesce a trattenersi oltre e, inondata dai sensi di colpa, decide di dire la verità a Filippo in un luogo alquanto insolito per un annuncio di questo calibro (ma non insolito per i nostri protagonisti, che a quanto pare si sentono particolarmente ispirati dai bagni 😂)
La reazione di Filippo alla notizia, poi, è alquanto plateale… Ma lo è ancora di più se consideriamo anche la seconda novità, quella data dalla ginecologa: i nostri beniamini, infatti, ben presto inizieranno a vederci doppio!
E diciamo che, in effetti, il tempismo non è dei migliori, ma sembrano esserci spiragli di speranza! Il futuro di Filippo e Giulia è un po' incerto, ma di sicuro scopriremo cosa ne sarà di loro... Settembre sarà occupato da un unico lunghissimo capitolo, e chissà cosa potrà mai succedervi o chi ne saranno i protagonisti!
Ci vediamo mercoledì 14 settembre con la prima parte del capitolo 29!
Kiara & Greyjoy
 
   
 
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