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Autore: Feathers    31/08/2022    2 recensioni
(Eddie + Chrissy) Hellcheer / Eddissy
L'armonia che c'è fra Chrissy ed Eddie è semplicemente surreale.
È surreale il modo in cui le loro voci diventano la più splendida musica mentre chiaccherano, il modo in cui i loro corpi si incastrano perfettamente la notte, con le labbra di lui premute sulla nuca di lei e le mani intrecciate; sono surreali la spontaneità e semplicità di Eddie, che la avvolgono delicatamente e la riscaldano come il fuoco di un camino dopo ore di camminata sotto la neve.
Ma quanto è difficile dire la verità a dei genitori classisti e opprimenti? Quanto è difficile guarire dalla malattia di apparire "perfetti", e dal timore di essere giudicati?
Questa è una storia in particolare dedicata a chi vuole trovare il coraggio di crescere, di imparare ad amarsi e di tornare a respirare. Perché, a volte, l'unico ostacolo fra noi e la felicità siamo proprio noi.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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(Piccola premessa dell'autrice:
1. Come immaginavo, non sono riuscita a resistere e ho deciso che diventerà una storia a capitoli e non una oneshot unica;
2. Se cogliete il riferimento alla trama di Stranger Things che ho fatto tramite il papà di Chrissy, vi regalo due biscotti)


Vacanze invernali, 1986

Ogni pezzo di carne dentro il piatto di Chrissy era fin troppo difficile da mandare giù. La ragazza masticava all'infinito, finché il boccone non perdeva tutto il sapore e diventava asciutto e ancora più immangiabile di prima. Detestava la cena, l'unico momento della giornata durante il quale era costretta a finire un pasto davanti alla madre.
"Chrissy, vuoi darti una mossa? Si sta facendo mezzanotte." la riprese quest'ultima a un certo punto. Bevve nervosamente un po' del suo costosissimo vino preferito.
Lei fece sì con la testa, con aria abbattuta. Non era più abituata a quell'incubo, dato che ormai si era trasferita per il college.
"Mamma... è chiaro che non le va più. Non posso finire io la sua carne?" mugolò il fratellino, beccandosi un'occhiataccia.
"Deve mangiare. Adesso si sta riducendo a uno scheletro." malignò, con una chiarissima allusione al periodo in cui invece si stava riducendo «a una scrofa». "...e tu stai mettendo su pancia, figlio mio, quindi direi che non è il caso di finire la cena di tua sorella."
Chrissy, come sempre, si voltò verso il padre con un'espressione implorante, ma lui non la degnò di uno sguardo, negandole il sostegno di cui aveva bisogno. Philip Cunningham, uomo accondiscendente e di poche parole, non era il tipo di persona che interveniva, nemmeno quando Laura tirava fuori uno dei suoi commenti raccapriccianti sul peso dei figli. Era come se avesse la bocca irrimediabilmente cucita, e fosse impossibilitato a esprimere una qualunque opinione in merito.
Quella sera, tra l'altro, si era creato un clima più pesante del solito; Laura aveva avuto una pessima giornata a lavoro - aveva litigato aspramente con due colleghi - e la squadra preferita di Philip aveva perso una partita fondamentale.
"Posso almeno andare a giocare? Chissà quando finisce..."
"Non ci si alza da tavola finché non hanno terminato tutti di mangiare, Benjamin." replicò la signora, con tono acido, e puntò di nuovo lo sguardo su Chrissy, la quale cercò di mangiare più in fretta, china sul piatto. «È solo cibo. Non può farti del male. Non può farti del male», cercava di ripetersi più e più volte. Finalmente, dopo una manciata di minuti, arrivò all'ultimo pezzo, e mise giù la forchetta, con aria tutt'altro che trionfante. Sapeva perfettamente cosa avrebbe fatto più tardi, di nascosto.
"Grande. Ciao ciao." Benny scese giù dalla sua sedia con un balzo e fuggì nella stanzetta. La signora annuì. "Dammi una mano a togliere i piatti. Dopo ci penserà la domestica a lavarli."
La ragazza si alzò, raccolse i piatti uno per uno, e li portò al lavello. Stava per fare dietrofront e rifugiarsi finalmente in camera sua, al sicuro, quando Laura le sfiorò la spalla. "Un momento. Cos'è quello?"
Chrissy sobbalzò, e si girò. Non aveva ancora nemmeno capito di cosa si stesse parlando, eppure le venne istintivo rispondere "Niente."
Laura Cunningham aggrottò le sopracciglia bionde e severe, e allungò un dito verso la giovane. "Questo... qualcuno ti ha fatto male?" Parve allarmata.
La ragazza sbatté le palpebre per qualche secondo, poi il suo viso divenne color porpora e le scappò un "Oh!" che avrebbe fatto ridere chiunque.
Philip si avvicinò, curioso. "Che succede? Cosa hai?"
"Niente, niente..." La ragazza si coprì il collo con due dita. "N-niente. Sono solo... ho... ho sbattuto."
Ci fu una lunga pausa di silenzio imbarazzante.
"Mentre mi abbassavo per prendere una cosa che mi era caduta. Ho... sbattuto." farfugliò di nuovo.
"Hm. Va bene." concesse la signora Cunningham. "Se ti sei riappacificata con Jason, puoi informarmi della cosa, sai. Mi puoi dire tutto." Il suo tono si addolcì un po', e la figlia poté giurare a sé stessa di aver notato nelle sue pupille un minuscolo luccichio di speranza.
"Non... non sto più con lui da molti mesi, abbiamo rotto, mamma... e poi che c'entra? Ho solo sbattuto, te l'ho detto."
Chrissy era consapevole di non poterle davvero dire tutto. Purtroppo, sua madre non aveva mai saputo come guadagnare la sua piena fiducia e tutto il resto. A parole, era brava a rassicurarla sul fatto che avrebbe potuto confidarsi, ma le conseguenze di ciò che le raccontava erano la prova schiacciante del contrario.
"Non credo proprio che tu abbia sbattuto, cara. Lo sai che mentire è peccato, vero? Non dire..."
"...falsa testimonianza, lo so, mamma."
Philip si era già allontanato, imbarazzato dalla situazione, e la giovane ringraziò il cielo per la cosa.
"Eppure da quando sei tornata per le vacanze passi un bel po' di tempo fuori."
"E quindi? Sono con Esther. E a volte anche con le altre. Lo sai."
"Oh... tesoro, ma perché non mi dici nulla?" Occhieggiò il marito. "Perché non ci dici nulla? Sei tanto raggiante, e torni a casa cantando, vorrei solamente che tu condividessi la tua gioia con noi."
Chrissy deglutì, e si leccò le labbra secche. In fondo, prima o poi avrebbe dovuto presentare loro Eddie, no? La storia con lui era diventata molto seria, nonostante stessero insieme solo da circa quattro mesi, e non riusciva a immaginarsi con nessun altro in futuro, con nessuno che la facesse sentire altrettanto al sicuro, che le strappasse almeno un sorriso ogni giorno, che la baciasse e la accarezzasse in quel modo meraviglioso. Era stato una benedizione per lei, la scoperta di un mondo a parte, di un mondo di affetto sincero, reale, che non fosse fatto di banconote e sorrisini posticci atti a mantenere una facciata di perfezione. Sia lui che suo zio erano così genuini e affettuosi da farla commuovere.
Sì, forse se avesse presentato loro Eddie, dopo un po' di tempo l'avrebbero adorato nonostante la chioma incolta, i tatuaggi e la sua povertà. Le sembrava impossibile non affezionarsi a quel ragazzo, non vedere entro pochi secondi di conversazione con lui quanto fosse molto più dolce di quello che le voci sul suo conto volevano far credere.
"Mamma... " sibilò appena Chrissy.
"Sì, cara?" la incitò lei.
"Io... nulla. Nulla. Adesso torno nella mia stanza, ho molto sonno. Buonanotte." mormorò, scappando davvero su per le scale. Chiuse la porta, senza curarsi dei borbottii confusi di Laura. Socchiuse gli occhi, ancora col cuore che palpitava, scossa da quel misto di emozioni forti - imbarazzo, paura del cibo, paura del giudizio di sua madre, nausea. Mosse qualche passo incerto fino a raggiungere lo specchietto bianco decorato dalle luci natalizie, lo stesso specchietto di Barbie che possedeva sin da piccola. Sollevò il mento, e ammirò la macchiolina violacea che si era anche dimenticata di avere. Vide il proprio riflesso arrossire, e le sfuggì un risolino leggero, il primo dopo una serata di umore grigio.


---

Due giorni dopo

Il suono della chitarra di «No Stranger to Love» a bassissimo volume cullava i pensieri di Chrissy, che si rilassava fra le braccia di Eddie in una fresca mattinata invernale. Aveva appoggiato il capo sul suo petto, le palpebre pigramente socchiuse, e gli stava facendo un grattino al braccio. Erano entrambi ancora appiccicaticci, ma troppo assonnati per alzarsi dal letto e fare subito una doccia. Lui giocherellava con i suoi capelli biondi, arrotolandoli fra l'indice e il medio. "È normale... avere così tanto sonno dopo... averlo fatto?"
Lei appoggiò il mento sul suo sterno in modo buffo. "Eccome se lo è." Strisciò fino a raggiungere un tenero Eddie intontito, e gli scostò la frangia via dalla fronte con una carezzina.
"Non mi devo riaddormentare... sono le nove e mezza..."
"Magari in doccia smettiamo di... " Chrissy fece uno sbadiglio, contagiando anche Eddie, e ridacchiò. "...di sbadigliare."
Il ragazzo canticchiò qualche strofa della canzone, e la ragazza lo seguì, con un sorrisino accennato. Ormai sapeva a memoria molte canzoni metal.
"Stai diventando brava a ricordare i testi..."
"Mi hai portato sulla cattiva strada, come ti dicevo..."
"Non dirlo a me. Ieri mattina stavo fischiando una canzone di Cyndi Lauper, e mio zio fa «chi sei tu, e cosa ne hai fatto di mio nipote!?»..."
Chrissy rise.
La mano destra del ragazzo indugiò timidamente sul seno di lei e scese sul fianco, poi sul basso ventre. Eddie puntò gli occhi neri e dolci sui suoi.
"Vuoi uhm...?"
"Hm-hm." Lei annuì subito, con un sospiro che parve più un ansito, e si scostò. Si mise supina, attenta a non ruzzolare giù dal materasso. Il ragazzo appoggiò il gomito sul cuscino e sollevò il busto, poi posò le labbra sulla sua fronte, scendendo fino alla guancia. Accarezzò la sua coscia con un movimento lento. "Toglimi gli anelli..." mormorò vicino al suo orecchio. Un brivido corse lungo il corpo della ragazza, che cercò la sua mano e gli sfilò gli anelli, uno a uno. Li sistemò sul comodino accanto, un po' alla cieca. Lasciò che le sue dita le spostassero le mutandine lilla e accarezzassero il calore umido fra le gambe.
"Ah, dimenticavo... non lasciarmi segni, Ed, l'altro giorno mia mamma mi ha visto questo..." Si indicò il succhiotto, con un mezzo risolino.
Eddie nascose il viso nell'incavo del suo collo. "Cazzo. Scusa."
"Tranquillo... è lei che è un'impicciona."
"Magari ha capito che stai con qualcuno." sussurrò lui contro la sua pelle, senza smettere di toccarla con delicatezza. "...ed è curiosa di conoscerlo."
"N-non so. Potrebbe essere... " Chrissy emise un gemito un po' più intenso del solito, e si portò un palmo sulla bocca.
"Aspetta."
Eddie allungò a fatica l'altra mano, grugnendo; alzò leggermente il volume della musica per coprire i gemiti di lei, con un adorabile ghigno dipinto sul viso.
"Sei un genio."
"Non tanto. Ci potevo pensare molto prima."
"Almeno a te è venuto in mente." Chrissy sorrise. Strinse le cosce attorno al polso di Eddie, e guardò il tetto.
Il ragazzo emise dei rumorini di disapprovazione. "No, principessa. Da ora, voglio che tu guardi quello che ti faccio."
Lei fissò il suo sorrisetto, e sbatté le ciglia, un po' sorpresa. Eddie sapeva perfettamente che Chrissy aveva un debole per le sue mani, anche se non l'aveva mai ammesso ad alta voce. "Guarda, o potrei smettere..." Eddie le riempì la base del collo e la zona attorno alla clavicola di bacetti. "E tu non vuoi che io smetta, no?"
"Hm... n-no..." La ragazza abbassò lo sguardo in direzione della mano che accarezzava con cura punti sensibili che il ragazzo ormai conosceva piuttosto bene. Ad un certo punto, due dita entrarono fino in fondo, strappandole un gemito acuto che la fece arrossire.
"Brava. Guardale attentamente."
Chrissy osservò le vene tese sulla sua mano e sul suo avambraccio, e rimase ipnotizzata da quella vista per diversi minuti. Il sibilare dei loro respiri si fondeva, e qualche gocciolina di sudore luccicava sul petto della giovane. Il ragazzo strofinò la punta del naso sui capelli di lei, che odoravano di shampoo ai frutti di bosco. Lei perse del tutto il lume della ragione quando Eddie le abbassò una spallina coi denti e le prese un capezzolo fra le labbra. Le gambe della ragazza tremarono, e lui la zittì in tempo con un bacio.
"Shh. Shh."
Chrissy si aggrappò alle sue spalle e lo strinse a sé, premendo la linea dura del suo corpo contro la morbidezza del proprio.
Dov'era finito l'Eddie Munson che non riusciva a slacciarle il reggiseno e perdeva quasi l'uso della parola quando la vedeva nuda? Le suscitava una tenerezza tale che Chrissy si era del tutto dimenticata di cosa significasse pensare che fosse «cattivo e spaventoso». Le veniva da ridere al solo pensiero di averlo creduto in quel modo solo per via del suo aspetto e di qualche chiacchera superficiale. Accarezzò la schiena del ragazzo, in silenzio.
"Babe, così mi fai addormentare."
"Se non ci alziamo, crolleremo di nuovo entrambi."
"O ricominceremo a scopare."
Lei lo spintonò in modo giocoso. "Sei proprio rozzo."
"Oooh, scusate, principessina. Non permetterò mai più a simili termini scurrili di uscire dalla mia boccuccia."
"Sei proprio un co-." Si bloccò.
"E sarei rozzo io?"
Lei si mise a ridere, e poi tese l'orecchio. Sbirciò fuori dalla finestra, annusando l'aria con movimenti buffi del naso.
"Sembri un coniglietto quando fai così. Cosa c'è?"
"C'è profumo di terra bagnata."
"Piove?" Eddie scese giù dal letto, si affacciò e allungò la mano fuori dalla finestra. "Sì, piove." "Ti ricordo che sei ancora quasi nudo."
"E vabbè, ammireranno i miei splendidi non muscoli."
"Smettila, sei stupendo."
Il ragazzo si voltò, con un sorriso luminoso. Chrissy emise un sospiro, ripensando ancora a quanto le sarebbe piaciuto far conoscere Eddie ai suoi genitori, e far capire loro quanto fosse speciale per lei. Purtroppo, però, temeva di dare loro il potere di rovinare tutta quella pace, quell'armonia, facendola sentire come se stesse frequentando l'individuo più pericoloso di tutta Hawkins.
"Ah... uhm... quanto al discorso di prima... io sinceramente credo che tu piaceresti ai miei."
Eddie inclinò la testa a sinistra. "Io...?"
"Sì. Dovrebbero solo conoscerti. Vederti spesso come mi vede tuo zio. Sai, Esther mi ha spiegato che se i genitori non incontrano mai i partner dei loro figli, si fanno strane fantasie, mentre se li... boh, se li conoscono, in genere va meglio. Magari... alle prossime vacanze si può fare. Che ne dici?"
Il ragazzo sgranò gli occhi, che parvero due luccicanti biglie nere. "Io...? A casa tua, sul serio?"
"Hm... penso di sì."
"Pensi o sei sicura?"
Chrissy si morse il labbro, con una punta di nervosismo. "Gliene parlerò."
"Okay."
Entrambi tacquero. Sapevano che non sarebbe stato granché facile, almeno al principio, in primo luogo perché Laura e Philip erano ossessionati dalla classe sociale a cui appartenevano le loro compagnie - perfino a Benny non permettevano di frequentare figli di operai o simili. La ragazza gli aveva accennato qualcosa del genere, con una certa vergogna, e lui aveva annuito, cercando di non pensarci troppo su.
"E... come mi presenterai?" chiese Eddie, esitante, dando l'impressione di non voler udire davvero la risposta.
Chrissy si strinse nelle spalle, dubbiosa, e abbassò il capo. "...beh... per quello che sei, no?"
"Come il tuo ragazzo?!"
Lei annuì. "Sembri emozionato."
"Lo sono! Spero solo che a tua mamma non prenda un colpo, sai."
"E che le prenda pure un colpo!" disse la ragazza in uno scatto. "Le prende pure quando la mia bilancia segna 100 grammi in più..."
"Pfff. Guarda il lato positivo. Appena mi vedrà smetterà di romperti i coglioni per il peso, e inizierà a farlo perché stai con un satanista cattivo e spaventoooso." mimò Eddie, deformando la voce con fare comico. Si fiondò sul letto e iniziò a farle il solletico.
"Nooo! Toglimi quelle manacce di dos-!"
"Non ti dispiaceva avere addosso queste manacce fino a poco fa!"
"Shhh!"
Continuarono a fare la lotta, ridendo e cercando di atterrarsi a vicenda, finché non sentirono la voce dello zio Wayne chiamarli: "Bambini, è ora di fare colazione. Vi ho cucinato i waffle."
I due giovani si guardarono. "Ops." bisbigliarono all'unisono.
"Buoni! Una doccia velocissima e arriviamo!" urlò Eddie.
   
 
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