Mycroft aveva
indossato un vestito
gessato blu scuro, una camicia bianca con una cravatta un tono
più chiaro con
piccoli disegni floreali.
Anthea lo aveva
aspettato paziente e
quando era sceso aveva approvato il suo look adeguato. Si era
tranquillizzata
per la sua scappatella mattutina vedendo che teneva al suo aspetto, se
avesse
percepito un cambiamento nelle sue solite abitudini avrebbe fatto
troppe
domande, Mycroft
non voleva sapesse
nulla del tormento che lo agitava da un po' di tempo.
“Approvato
Anthea?” Gli chiese per distoglierla
dai suoi dubbi.
“Approvato
Sir.” Lo aiutò a indossare
il crombie scuro sorridendo e aggiustandogli la sciarpa azzurra. Partirono per la White
Hall a bordo del Bmw
nero, Albert era un autista attento e fidato.
Qualche
accenno sul tempo, fu l’unica
conversazione che tennero.
Arrivarono alla
sede in perfetto
orario, Mycroft era anestetizzato, non pensava a nulla, pronto per
sostenere il
suo ruolo. Anthea
lo seguiva con il Blackberry
in mano gettandogli
una occhiata di
tanto in tanto.
L’edificio
adiacente a White Hall era
sfarzoso, nell’ingresso Mycroft si liberò del
cappotto depositandolo nel
guardaroba, osservò un quadro raffigurante la famiglia reale
inglese, emblema
del cuore della governance a cui aveva sacrificato tutta la vita.
Si
aggiustò la giacca e si incamminò
verso la sala delle riunioni. Era
affollata
di impiegati di alto livello e dirigenti dell’ Mi6,
salutò brevemente i
presenti mentre Anthea si defilò.
Iniziò
ad avvertire il solito mal di
testa da stress, soffiò aria indispettito. Si
accomodò per ascoltare il discorso del
primo ministro senza alcun entusiasmo.
Insomma la
solita routine che conosceva
bene, si rassegnò ad affrontare la noiosa mattina del primo
di Gennaio.
“Ciao,
Mycroft.” La voce familiare e
il profumo di Alicia Smallwood gli giunsero dal dietro, si
voltò a guardarla.
Il suo bel volto
che in gioventù lo
aveva attratto, era devastato dalla malattia.
“Come
stai Alicia? Prego siedi vicino
a me.”
Lei sorrise
dolcemente, era sempre
stata elegante e misurata nei modi, la
mano di Alicia tremò quando la posò
sulla sua che era abbandonata al bracciolo della sedia. Si accomodò senza
guardarlo.
Mycroft
trasalì a quel contatto, e lei
se ne accorse. Fu allora che girò il volto verso di lui.
“Ti
faccio questo effetto nonostante sia
passata solo una settimana, caro Myc?” Lui strinse le labbra,
non rispose e
abbassò la testa, vederla in quelle condizioni era troppo e
aumentava la sua emicrania.
Era brava a
capire quello che passava
nella sua testa. “Non è colpa tua, Myc. Ma ora
sentiamo tutte le promesse del
nostro datore di lavoro, poi vorrei parlarti.” Mycroft
annuì, tenne la sua mano
ferma, percepì la sua malattia attraverso la sua pelle
sottile, Alicia non
aveva più molto tempo ormai.
Il suo cuore
rallentò, era lui che
doveva morire, non quelli a cui voleva bene. La sorte era cieca e
malvagia,
uccideva le persone sbagliate.
“Va
tutto bene Myc,” Gli sussurrò ,
stringendogli la mano.
Mycroft
cercò di ascoltare
ma presto la sua attenzione
svanì. Sentirla vicina gli piaceva,
e poi lei sapeva.
Alicia, nel
brindisi di Natale, quando
lui le aveva allungato il calice di vino, aveva scoperto parte del
polso e lei
aveva visto i piccoli i graffi arrossati sotto il polsino della candida
camicia.
Lo aveva
guardato socchiudendo gli
occhi e aveva capito. Lui aveva bevuto un lungo sorso di vino senza
dire nulla.
Doveva smettere
di torturarsi le
braccia o presto se ne sarebbero accorti tutti.
Il discorso fu
lungo e noioso, Alicia
tossì un paio di volte, Mycroft le porse una mentina, lei
l’aveva ricambiato
con un sorriso riconoscente.
Alicia non
sarebbe più tornata al
lavoro, aveva anticipato la pensione, la malattia avanzava troppo in
fretta e
aveva deciso di passare gli ultimi giorni nella casa in Scozia, dove
era nata,
in compagnia delle due figlie.
Il marito Henry
era morto un anno
prima.
Mycroft aveva
accettato la sua
decisione, senza chiederle di restare.
Un altro pezzo
della sua vita che se
ne andava.
Holmes strinse
la mascella, afferrò il
suo polso con troppa foga, sfregando la manica della camicia.
Alicia si
voltò a guardarlo, lo fermò afferrandogli
la mano e trattenendolo. Lo redarguì con gli occhi.
Mycroft, non si
era accorto di quello
che stava facendo si fermò di colpo, mentre il polsino si
sporcò di sangue, uno
dei tagli si era riaperto. Tiro la manica della giacca per nasconderlo.
Fece un respiro
profondo e cercò di
calmarsi, sapeva farlo se si impegnava.
Alicia
ascoltava, applaudì alla fine
del discorso, si scusò con lui e andò a salutare
i suoi ex colleghi.
Mycroft la
aspettò dritto in piedi
vicino alla porta della sala, lei alla fine gli fece cenno di seguirlo.
Entrarono in un
vecchio ufficio in
disuso. Accese la luce che illuminò una vecchia scrivania e
piccolo divano. Alicia
lo invitò a sedersi.
Titubò
sorpreso per quel suo fare
misterioso.
“Che
devi dirmi Alicia? Ci siamo già congedati
pochi giorni fa.” Le disse sedendosi al suo fianco, lui non
amava troppo gli
addii.
Lei le
toccò il ginocchio. “Quello che
devo dirti non ti piacerà.”
Mycroft
aggrottò le sopracciglia, le
loro gambe si sfioravano, mentre il mal di testa aumentò.
Alicia gli perse
la mano. “Mycroft,
per molti anni siamo
stati molto vicini,
ci conosciamo bene perché abbiamo collaborato
insieme.”
Lui
sospirò, si ricordava di come
erano stati spesso in sintonia su certe decisioni al limite della
legalità. Avevano
sopportato dei casi che li aveva
stremati ma resi complici. La sua amica continuò il suo
discorso.
“La
mia malattia avanza e in parte è
stata la causa di una scoperta che potrebbe non piacerti.”
Lui la
osservò con attenzione, aveva
la sensazione di qualcosa di spiacevole.
Gli
sfiorò la mano che teneva stretta
al ginocchio.
“Quando
mi dovetti sottoporre al
trapianto del midollo, tu ti offristi, ma non eri totalmente
compatibile, così cercai
tra i donatori che avessero le tue caratteristiche. Avviai
un data base per cercare le compatibilità
esistenti.”
Lui la
fermò, alzando la mano. “Che
stai per dirmi?” Alicia sorrise era
sempre stato così veloce nel vedere oltre le parole.
“Beh,
mio caro amico, alla fine trovai
un soggetto compatibile che mi allungò la vita, questo
già lo sai.”
Alicia sorrise
vedendo la faccia
corrucciata di Mycroft.
“E
quindi?” chiese
esasperato non riuscendo a trovare
una risposta.
“In
quella ricerca trovai
un giovane che aveva tutte le tue
caratteristiche, era praticamente la tua copia e quella di Sherlock, si
discostava
solo in alcuni punti per la madre. Feci delle ricerche per essere
sicura ed
ebbi la conferma che era un Holmes, un fratello, anzi un fratellastro
con il Dna
in comune di Sieger Holmes. Tuo padre.”
Mycroft
scattò in piedi, era confuso,
prese a camminare avanti e indietro, le mani affondate nelle tasche di
calzoni,
elaborava informazioni e azioni accadute nel passato.
“Un
fratello così giovane! Ma come è
possibile.” Si
girò a guardarla. “Mio
padre…è stato lui che ha
tradito…”
“Credo
di sì, ma questo non riguarda
più me, dovrai gestire tu la cosa e decidere cosa
fare.”
Mycroft
crollò nuovamente sul divano.
Infierì
sul polso senza accorgersi di
quello che faceva, Alicia gli calmò le mani.
“Perché
me lo dici adesso che te stai
andando.” Sentì la voce della rabbia dentro do
sé.
“Ho
aspettato ed ero indecisa se
dirtelo, infondo la vostra famiglia stava bene
così.”
Lei le
appoggiò la mano sulla sua schiena.
“Ma mi
accorsi che eri in difficoltà Myc,
cercavo il momento
giusto ma eri preso da Eurus e dopo
il disastro di Sherrinford non sai stato più lo stesso. lo
vedevo da come ti
comportavi, soffrivi e poi ho visto i segni sui polsi. Ti ho intravisto
fissare
l’arma che porti sempre con te in quel maledetto ombrello e
ho capito cosa volevi
fare.”
Lui nascose il
volto fra le mani,
sussultò. Alicia non cessò di accarezzarlo.
“Ti
conosco da tempo e capisco quello
che stai passando dopo Sherrinford.” Alicia
sospirò. “Io non posso aiutarti,
perché il mio tempo è breve, ma ti offro un
motivo per vivere, o per lasciare
tutto e finirla.”
Fu garbata
mentre gli accarezzava la
schiena, Holmes si scoprì il volto, gli occhi lucidi.
“Prova a vivere Mycroft, trova
tuo fratello, quel ragazzo forse ha bisogno di te.”
Prese una busta
dalla borsa e gliela
mise in mano. “Questo è tutto quello che
so.”
Si
alzò e gli bacio la fronte. “Mycroft,
non so se sia un bene o un male, ma non voglio lasciarti senza una
speranza.
Hai la vita davanti, non lasciarti andare.”
Alzò
il volto a fissarla per
imprimerla nella sua mente, era l’ultima volta che la vedeva.
Non sapeva
gestire quel carico di emozioni e si spaventò.
“Alicia
non so se sarò in grado di essere ancora
un buon fratello, con gli altri due ho già ampiamente
fallito…e sto male da
tempo.”
“Lo
so, è mio ultimo regalo Myc, non
sprecare la tua vita. Le cose non vanno sempre come vogliamo. Addio mio Ice man.”
Non
alzò lo guardo mentre se ne
andava, il dolore nella testa si fece intenso.
Erano stati
così vicini durante tutti quegli
anni, forse si era innamorato ma non aveva mai avuto la forza di
dirglielo,
nemmeno adesso che se ne stava andando.
Rimase a fissare
la busta che gli
tremava nella mano.
Alicia gli aveva
lasciato una
eredità pesante.
Non la
aprì la infilò nella tasca
interna della giacca, certo sapere di avere un altro fratello era
l’ultima cosa
che si aspettava.
Se
alzò prese il suo ombrello, spense
la luce e uscì.