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Autore: coopercroft    01/09/2022    0 recensioni
C'era in Mycroft una parte oscura che nessuno vedeva. Era come la luna, che brillava e incantava le persone, ma dietro nascondeva una parte buia e nera.
Il tempo lo aveva accartocciato su sé stesso e sentiva la voglia di abbandonarsi a quel oblio, era a un passo dal farlo se la vita non avesse rimescolato le carte.
Gabryel, appena ventenne, era apparso nella sua vita, ed era un fratello Holmes che non aveva mai saputo di avere.
Come avrebbe reagito Sherlock a quella notizia? E come avrebbe gestito il problema di Eurus che non poteva più trattenere a Sherrinford?
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anthea, Eurus Holmes, John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mycroft aveva indossato un vestito gessato blu scuro, una camicia bianca con una cravatta un tono più chiaro con piccoli disegni floreali.

Anthea lo aveva aspettato paziente e quando era sceso aveva approvato il suo look adeguato. Si era tranquillizzata per la sua scappatella mattutina vedendo che teneva al suo aspetto, se avesse percepito un cambiamento nelle sue solite abitudini avrebbe fatto troppe domande,  Mycroft non voleva sapesse nulla del tormento che lo agitava da un po' di tempo.

“Approvato Anthea?” Gli chiese per distoglierla dai suoi dubbi.

“Approvato Sir.” Lo aiutò a indossare il crombie scuro sorridendo e aggiustandogli la sciarpa azzurra.  Partirono per la White Hall a bordo del Bmw nero, Albert era un autista attento e fidato.

 Qualche accenno sul tempo, fu l’unica conversazione che tennero.

Arrivarono alla sede in perfetto orario, Mycroft era anestetizzato, non pensava a nulla, pronto per sostenere il suo ruolo.  Anthea lo seguiva con il Blackberry in mano  gettandogli una occhiata di tanto in tanto.

L’edificio adiacente a White Hall era sfarzoso, nell’ingresso Mycroft si liberò del cappotto depositandolo nel guardaroba, osservò un quadro raffigurante la famiglia reale inglese, emblema del cuore della governance a cui aveva sacrificato tutta la vita.

Si aggiustò la giacca e si incamminò verso la sala delle riunioni.  Era affollata di impiegati di alto livello e dirigenti dell’ Mi6, salutò brevemente i presenti mentre Anthea si defilò.

Iniziò ad avvertire il solito mal di testa da stress, soffiò aria indispettito.  Si accomodò per ascoltare il discorso del primo ministro senza alcun entusiasmo.

Insomma la solita routine che conosceva bene, si rassegnò ad affrontare la noiosa mattina del primo di Gennaio.

“Ciao, Mycroft.” La voce familiare e il profumo di Alicia Smallwood gli giunsero dal dietro, si voltò a guardarla.

Il suo bel volto che in gioventù lo aveva attratto, era devastato dalla malattia.

“Come stai Alicia? Prego siedi vicino a me.”

Lei sorrise dolcemente, era sempre stata elegante e misurata nei modi,  la mano di Alicia tremò quando la  posò sulla sua che era abbandonata al bracciolo della sedia.  Si accomodò senza guardarlo.

Mycroft trasalì a quel contatto, e lei se ne accorse. Fu allora che girò il volto verso di lui.

“Ti faccio questo effetto nonostante sia passata solo una settimana, caro Myc?” Lui strinse le labbra, non rispose e abbassò la testa, vederla in quelle condizioni era troppo e aumentava la sua emicrania.

Era brava a capire quello che passava nella sua testa. “Non è colpa tua, Myc. Ma ora sentiamo tutte le promesse del nostro datore di lavoro, poi vorrei parlarti.” Mycroft annuì, tenne la sua mano ferma, percepì la sua malattia attraverso la sua pelle sottile, Alicia non aveva più molto tempo ormai.

Il suo cuore rallentò, era lui che doveva morire, non quelli a cui voleva bene. La sorte era cieca e malvagia, uccideva le persone sbagliate.

“Va tutto bene Myc,” Gli sussurrò , stringendogli la mano.

Mycroft cercò di  ascoltare ma presto la sua  attenzione svanì. Sentirla vicina gli piaceva, e poi lei sapeva.

Alicia, nel brindisi di Natale, quando lui le aveva allungato il calice di vino, aveva scoperto parte del polso e lei aveva visto i piccoli i graffi arrossati sotto il polsino della candida camicia.

Lo aveva guardato socchiudendo gli occhi e aveva capito. Lui aveva bevuto un lungo sorso di vino senza dire nulla.

Doveva smettere di torturarsi le braccia o presto se ne sarebbero accorti tutti.

Il discorso fu lungo e noioso, Alicia tossì un paio di volte, Mycroft le porse una mentina, lei l’aveva ricambiato con un sorriso riconoscente.

Alicia non sarebbe più tornata al lavoro, aveva anticipato la pensione, la malattia avanzava troppo in fretta e aveva deciso di passare gli ultimi giorni nella casa in Scozia, dove era nata, in compagnia delle due figlie.

Il marito Henry era morto un anno prima.

Mycroft aveva accettato la sua decisione, senza chiederle di restare.

Un altro pezzo della sua vita che se ne andava.

Holmes strinse la mascella, afferrò il suo polso con troppa foga, sfregando la manica della camicia.

Alicia si voltò a guardarlo, lo fermò afferrandogli la mano e trattenendolo. Lo redarguì con gli occhi.

Mycroft, non si era accorto di quello che stava facendo si fermò di colpo, mentre il polsino si sporcò di sangue, uno dei tagli si era riaperto. Tiro la manica della giacca per nasconderlo.

Fece un respiro profondo e cercò di calmarsi, sapeva farlo se si impegnava.

Alicia ascoltava, applaudì alla fine del discorso, si scusò con lui e andò a salutare i suoi ex colleghi.

Mycroft la aspettò dritto in piedi vicino alla porta della sala, lei alla fine gli fece cenno di seguirlo.

Entrarono in un vecchio ufficio in disuso. Accese la luce che illuminò una vecchia scrivania e piccolo divano. Alicia lo invitò a sedersi.

Titubò sorpreso per quel suo fare misterioso.

“Che devi dirmi Alicia? Ci siamo già congedati pochi giorni fa.” Le disse sedendosi al suo fianco, lui non amava troppo gli addii.

Lei le toccò il ginocchio. “Quello che devo dirti non ti piacerà.” 

Mycroft aggrottò le sopracciglia, le loro gambe si sfioravano, mentre il mal di testa aumentò.

Alicia gli perse la mano. “Mycroft, per molti anni  siamo stati molto vicini, ci conosciamo bene perché abbiamo collaborato insieme.”

Lui sospirò, si ricordava di come erano stati spesso in sintonia su certe decisioni al limite della legalità.  Avevano sopportato dei casi che li aveva stremati ma resi complici. La sua amica continuò il suo discorso.

“La mia malattia avanza e in parte è stata la causa di una scoperta che potrebbe non piacerti.”

Lui la osservò con attenzione, aveva la sensazione di qualcosa di spiacevole.

Gli sfiorò la mano che teneva stretta al ginocchio.

“Quando mi dovetti sottoporre al trapianto del midollo, tu ti offristi, ma non eri totalmente compatibile, così cercai tra i donatori che avessero le tue caratteristiche.  Avviai un data base per cercare le compatibilità esistenti.”

Lui la fermò, alzando la mano.  “Che stai per dirmi?” Alicia sorrise era sempre stato così veloce nel vedere oltre le parole.

“Beh, mio caro amico, alla fine trovai un soggetto compatibile che mi allungò la vita, questo già lo sai.”

Alicia sorrise vedendo la faccia corrucciata di Mycroft.

“E quindi?”   chiese esasperato non riuscendo a trovare una risposta.

 “In quella ricerca  trovai un giovane che aveva tutte le tue caratteristiche, era praticamente la tua copia e quella di Sherlock, si discostava solo in alcuni punti per la madre. Feci delle ricerche per essere sicura ed ebbi la conferma che era un Holmes, un fratello, anzi un fratellastro con il Dna in comune di Sieger Holmes. Tuo padre.”

Mycroft scattò in piedi, era confuso, prese a camminare avanti e indietro, le mani affondate nelle tasche di calzoni, elaborava informazioni e azioni accadute nel passato.

“Un fratello così giovane! Ma come è possibile.”  Si girò a guardarla. “Mio padre…è stato lui che ha tradito…”

“Credo di sì, ma questo non riguarda più me, dovrai gestire tu la cosa e decidere cosa fare.”

Mycroft crollò nuovamente sul divano.

Infierì sul polso senza accorgersi di quello che faceva, Alicia gli calmò le mani.

“Perché me lo dici adesso che te stai andando.” Sentì la voce della rabbia dentro do sé.

“Ho aspettato ed ero indecisa se dirtelo, infondo la vostra famiglia stava bene così.”

Lei le appoggiò la mano sulla sua schiena.

“Ma mi accorsi che eri in difficoltà  Myc, cercavo il  momento giusto ma eri preso da Eurus e dopo il disastro di Sherrinford non sai stato più lo stesso. lo vedevo da come ti comportavi, soffrivi e poi ho visto i segni sui polsi. Ti ho intravisto fissare l’arma che porti sempre con te in quel maledetto ombrello e ho capito cosa volevi fare.”

Lui nascose il volto fra le mani, sussultò. Alicia non cessò di accarezzarlo.

“Ti conosco da tempo e capisco quello che stai passando dopo Sherrinford.” Alicia sospirò. “Io non posso aiutarti, perché il mio tempo è breve, ma ti offro un motivo per vivere, o per lasciare tutto e finirla.”

Fu garbata mentre gli accarezzava la schiena, Holmes si scoprì il volto, gli occhi lucidi. “Prova a vivere Mycroft, trova tuo fratello, quel ragazzo forse ha bisogno di te.”

Prese una busta dalla borsa e gliela mise in mano. “Questo è tutto quello che so.”

Si alzò e gli bacio la fronte. “Mycroft, non so se sia un bene o un male, ma non voglio lasciarti senza una speranza. Hai la vita davanti, non lasciarti andare.”

Alzò il volto a fissarla per imprimerla nella sua mente, era l’ultima volta che la vedeva. Non sapeva gestire quel carico di emozioni e si spaventò.

 “Alicia non so se sarò in grado di essere ancora un buon fratello, con gli altri due ho già ampiamente fallito…e sto male da tempo.”

“Lo so, è mio ultimo regalo Myc, non sprecare la tua vita. Le cose non vanno sempre come vogliamo.  Addio mio Ice man.”

Non alzò lo guardo mentre se ne andava, il dolore nella testa si fece intenso.

Erano stati così vicini durante tutti quegli anni, forse si era innamorato ma non aveva mai avuto la forza di dirglielo, nemmeno adesso che se ne stava andando.

Rimase a fissare la busta che gli tremava nella mano.  

Alicia gli aveva lasciato  una eredità pesante.

Non la aprì la infilò nella tasca interna della giacca, certo sapere di avere un altro fratello era l’ultima cosa che si aspettava.

Se alzò prese il suo ombrello, spense la luce e uscì.

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

   
 
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