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Autore: killian44peeta    01/09/2022    0 recensioni
Da Capitolo 28
- Ha provocato l'effetto farfalla. Un unica scelta che ha già scombussolato l'intero sistema-
-Scusami- faccio, abbastanza seccato, davanti allo stregone albino -Ma di cosa cavolo stai parlando? Effetto farfalla? E come mai anche tu sai e non hai mai fatto niente?-
-Non ho mai potuto. Ma ora tutto è cambiato.-
-Io non vedo nessun cambiamento, se devo dirlo- asserisco con stizza, facendo ruotare nella mia mano il coltello di riserva che avevo, fin dall'inizio, nascosto nella tasca.
"Avrò mandato al diavolo il fucile, la pistola e molto altro, ma almeno questo c'è ancora"
- Te le cedo-
-Cosa mi cedi? Potresti essere leggermente più chiaro invece di farmi scannare la testa con le tue frasi da... Visionario? No, cioè, seriamente! Non sono stupido, magari un po' giù di testa, ma non stupido... Però non ci capisco un fico secco di quello che stai dicendo, davvero. Perciò, vorresti farmi cortesemente il piacere di tradurre?-
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Philip
 

La testa mi doleva anche di più rispetto al solito, oggi.

Era un ammasso di fastidio, di irritazione, tanto che non riuscivo a tenere particolarmente gli occhi aperti senza avere una fitta.

Non capivo esattamente il perché, ma era così e non sembrava possibile che il dolore diminuisse.

Serrando la mandibola, potevo percepire un punto in particolare, sepolto tra i capelli, che pulsava in modo ben poco vago e che decisamente non riuscivo ad ignorare.

Era come se fosse percorso da una ferita, ma non ve n'era alcuna se la accarezzavo con la mano.

Rimasi immobile, premendo le dita sul lato del capo per poi andare a sedermi , appoggiandomi tra il lato del letto ed il pavimento di legno, trascinandomi poi sulla superficie morbida del materasso.

Faceva decisamente troppo male, la testa, ma proprio troppo: ero abbastanza bravo ad ignorare sofferenze piú o meno leggere, ma quella andava ben oltre al limite e se dovevo dirlo la cosa mi preoccupava abbastanza.

Aprii gli occhi e li chiusi un paio di volte di fila, cercando di trovare un po' di sollievo da quella tortura che il mio cervello stava patendo, come scacciandola via tramite il battere di ciglia, ma senza alcun tipo di risultato utile.

Mi sembrava quasi che la mia testa picchiasse a terra più e più volte, tutte che aumentavano di forza ogni volta che capitava per la sofferenza che stamattina mi infliggeva, come se fossi crollato al suolo e il mio cranio ci avesse rimesso davvero molto, tanto da riprodurmelo a loop.

Seppur parecchio infastidito, riprovai a mettermi in piedi: non potevo continuare così, seriamente.

Inizialmente fui, fin dal primo istante, deciso a farmi dare una pillola dal dottore di bordo, sapendo che mi avrebbe probabilmente fatto dormire per un po', nella speranza che questo fastidio si spegnesse nel giro di una mattina, seppur sapessi dentro di me che c'era qualcosa di sbagliato nel farlo.

Che cosa fosse, poi, proprio non ne avevo idea, però... L'emicrania era quasi insopportabile, non riuscivo a reggerla, cosa c'era di non giusto nel volerla annullare?

Scivolai fuori dalla stanza, venendo subito colpito in pieno da un aria fresca e frizzante, piena di quell'odore irresistibile di mare che generalmente mi rilassava, ma che in questo caso non lo stava facendo per nulla, anche perché il dolore risultava espandersi, tanto che per poco non persi l'equilibrio nell'arrivo fuori cabina, costringendomi ad appoggiarmi alla superficie legnosa della nave, ricevendo occhiate leggermente preoccupate da qualche componente dell'equipaggio.

Cercai di riprendermi almeno un minimo, così da non apparire sul punto di crollare da un momento all'altro.

"É tutto okay... Devo solo raggiungere Loís... "

L'idea iniziale di andare dal medico, improvvisamente non mi sembrava più così adatta, o almeno lo era, ma qualcosa nel mio cervello si opponeva.

Avrei dovuto chiedere la pillola, ma in contemporanea ero frenato da me stesso e dalla paura che qualcosa di negativo potesse accadere.

Era insensato, stupido e probabilmente una para come tante, perciò lo ignorai totalmente, lasciandolo in un piccolo lato della mia testa per raggiungere Loís.

Lo raggiunsi in un tempo che mi parve infinito e non mi soffermai  quasi su nulla, anche se la stanza mostrava palesi cenni di disordine, ma non potei non notare la sua espressione preoccupata.

Loís era un uomo alto, magro e molto muscoloso con pelle scura simile alla tonalità del cioccolato, accompagnata da una rasatura militare e da dei capelli non troppo lunghi di un color nero fumo, raccolti in delle treccine piccole e ben curate, messe in un ordine rigoroso.

Indossava una canottiera azzurra e dei pantaloni in pelle, tutti sovrastati da un camice bianco di una stoffa leggerissima che odorava di frutti tropicali, questo perché tendeva a tenerlo affianco ad una candela di questi odori di sera, come in una sottospecie di portafortuna.

-Capitano, siete estremamente pallido- commentò il medico, facendomi sedere sul lettino, cosa che attuai all'istante appena che egli batté una mano ripetutamente sulla superficie di esso.

-Sintomi?- domandò quindi, cercando una lucina e sollevandomi le palpebre per controllarmi inizialmente gli occhi, facendomi percepire la plastica sulla pelle, girandosi quasi all'istante dopo averlo fatto.

-Mal di testa. Forte. Molto più forte rispetto al solito- risposi secco, portandolo a voltare soltanto il capo ed annuire.

-Posso provare a farle dei massaggi alle meningi nei punti di sforzo. Se non funzione, le dó una pillola e dovrà stare un po' a letto-

"Lo immaginavo" pensai, sentendo l'uomo che prendeva a muovere delicatamente le mani sulla mia testa, sia nei punti in cui dicevo di accusare dolore, sia in altri, cosa che in parte mi rilassò e mi fece praticamente crollare, difatti tutto si fece nero, così tanto nero che per un po' mi sembrò di essere sul punto di dormire ... o almeno così parve, anche perché aprii gli occhi di scatto, quasi contro alla mia volontà, semplicemente venni immerso da luce e da uno strano ronzio riprodotto in sottofondo.

E mi ritrovai sdraiato, con le braccia legate e piene zeppe di flebo e in generale aghi che vi erano attaccati, circondato da persone che non conoscevo affatto e che decisamente mi spaventavano, anche perché mi osservavano in maniera strana, fredda e distaccata, neppure fossi un caso da laboratorio.

Erano tutti interamente vestiti bianco, cosí tanto che insieme al soffitto candido sembravano bruciarmi gli occhi, mettendolo a paragone con il buio iniziale tutti con mascherine e occhiali di vetro.

Mi faceva male tutto, tanto che riuscivo ben poco ad accennare movimenti.

Sollevai leggermente la testa, sentendo quello stesso dolore che mi si infiammava il lato sinistro del capo.

Gli sconosciuti sparlottavano di chissà che cosa, sentivo stracci incompleti di termini, non riuscendo ad allacciare però il significato, quasi stessero parlando in un altra lingua.

Riuscii a captare solo poco, decisamente poco, una frase o due scarse, composte da parole che rimasero impresse nonostante il ritorno ad offuscarsi di ogni cosa, probabilmente per un iniezione di endorfine o comunque qualcosa per annullare i sensi uno dopo l'altro, partendo dalla vista.

E in quel tremendo buio, sentivo solo le parole che si ripetevano, a volte chiare, altre volte sovrapponendosi.

-Riaperta emorragia interna in zona cerebrale. Operazione in zona tra temporale e occipitale-

  
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