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Autore: Rox008    05/09/2022    2 recensioni
Merlin si trasferisce a Glastonsbury per scappare da un passato doloroso, ricostruire la sua vita e vivere il presente.
Anche Arthur ha un passato doloroso alle spalle, ma ha imparato ad andare avanti e vivere come nulla fosse, costruendo giorno dopo giorno il suo futuro.
Inevitabilmente i loro cammini finiscono per unirsi.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Ciao!
Scusate la lunga attesa, ma questo capitolo non è stato facile da scrivere, in più ho avuto vari impegni e ci sono anche dei cambiamenti in corso nella mia vita, per cui non sempre ho il tempo o la voglia di scrivere (purtroppo)
Spero che questo capitolo vi piaccia e che sia piacevole nonostante i temi non proprio leggeri
A presto

ATTENZIONE: in questo capitolo sono trattate, seppur in modo lieve e senza particolari descrizioni, tematiche delicate e argomenti che potrebbero essere difficili per alcuni, per cui su Efp la storia è passata a rating arancione e ho voluto aggiungere il tag #triggerwarning su Wattpad e dei nuovi tag su Ao3. Sentitevi liberi di dirmi se secondo voi ho fatto bene, se ho sbagliato o se devo aggiungere o modificare altro.
I trigger warnings sono per queste tematiche:
- autolesionismo
- depressione (implicita)
- violenze fisiche inflitte da un parente molto stretto
 
 
 
I giorni passavano lentamente, le notti erano tormentate dallo stesso incubo ricorrente, e Merlin aveva aumentato esponenzialmente il suo consumo di sigarette; inoltre le occhiaie sotto i suoi occhi erano più marcate del solito e Arthur avrebbe giurato che avesse perso almeno un chilo nelle ultime due settimane.
Il vigile del fuoco cercava di passare più tempo possibile con lui, di distrarlo e di tranquillizzarlo, e una volta ottenuta una serata libera organizzò un’uscita tra amici.
All'Excalibur c’era molta gente, ma tutto sommato la confusione non era eccessiva e trovarono un tavolo senza troppi problemi (anche grazie alla solita cameriera invaghita di Gwaine).
Morgana e Leon sedevano vicini, e nonostante il loro rapporto risentisse ancora della tensione che si era creata dopo il tradimento di Leon, sembravano più legati che mai; anche Gwaine e Percival si erano avvicinati di più e si tenevano la mano sotto il tavolo, nella falsa speranza che nessuno lo notasse (ovviamente tutti lo avevano notato); Freya aveva sorpreso tutti presentandosi con George e annunciando che, quando sarebbe ripartita due giorni dopo, lui sarebbe andato con lei, ufficialmente per visitare Londra; Gwen e Lancelot tubavano felici mentre Elyan fingeva di esserne infastidito; infine c’era Merlin con accanto Arthur che cercava di distrarlo da qualunque pensiero negativo gli passasse per la testa, riuscendoci anche abbastanza bene.
La serata era trascorsa tranquillamente, si erano tutti divertiti e rilassati, e quando uscirono dal locale gli unici rimasti sobri furono Merlin, Arthur, Morgana e Lancillotto, come in una sorta di déjà-vu della prima uscita del gruppo.
 
<< Bene, io porto Gwen e Elyan con me, ma ho ancora spazio in macchina. Volete che prenda pure qualcun altro? >> chiese Lancillotto mentre faceva entrare in macchina la fidanzata e il cognato.
<< No tranquillo, io stavolta sono venuta con la macchina e porto Leon, Freya e George, mentre Merlin porterà Arthur, Gwaine e Percival. >> rispose Morgana.
 
Così Merlin e Arthur si ritrovarono in macchina insieme con Gwaine e Percival che ridacchiavano e canticchiavano “All you need is love” mentre si tenevano per mano.
Il tragitto in macchina, a differenza della loro prima serata assieme, fu piacevolmente accompagnato da chiacchiere e battute tra Merlin e Arthur, la sorella di Percival sbuffò vedendo il fratello ubriaco che chiedeva quasi in lacrime di non essere diviso da Gwaine, al punto che alla fine dovettero accettare la sua richiesta.
Poi Arthur e Merlin continuarono a parlare del più e del meno prima di arrivare davanti casa Pendragon, e si fermarono lì.
<< Ti ricordi quando, dopo la nostra prima uscita assieme, mi hai mandato a quel paese in questo esatto punto? >> chiese Arthur sorridendo.
<< Non ti ho mandato a quel paese! O almeno, non verbalmente! >>
<< Ma mentalmente sì! >>
<< Mentalmente sì. >>
<< Però ora siamo qui, nonostante questo. >>
<< Già. Quella sera ero davvero irritato da te, ma poi a mente fredda ho capito che in fondo volevi solo essere d’aiuto. Credo che sia una tua deformazione professionale voler salvare gli altri. >>
<< Probabilmente. Oppure dato che anch’io sono stato male ed è stato grazie all’aiuto di Morgana e di una psicologa che sono andato avanti, so quanto può servire la presenza di qualcuno accanto, e cerco di essere quel qualcuno. >>
Dopo qualche minuto passato in un silenzio stranamente confortante, Merlin parlò di nuovo.
<< Anch’io ho fatto psicoterapia dopo la morte di Will. Già la settimana dopo avevo uno psicologo che mi seguiva, senza la mia autorizzazione però. >>
<< In che senso? >> 
<< Mio zio Kilgharrah è uno psicologo. È il fratello di mio padre, ma non si parlano da anni. Il giorno dopo il funerale mi ha chiesto se poteva restare a casa mia per qualche giorno, dicendo che doveva fare delle commissioni a Londra. Dopo tre giorni l’ho sentito parlare con Freya, e ho capito che in realtà non aveva nessuna commissione da fare, mi stavano solo tenendo d’occhio, Freya di giorno e lui di notte. Non solo: cercava di farmi parlare e di farmi accettare il dolore, adattando su di me i suoi metodi di lavoro. >>
<< Dev’essere stato tremendo! >> rispose sarcastico Arthur.
<< Per me in quel momento lo fu! Io non volevo avere nessuno attorno, volevo stare da solo, e loro invece mi stavano continuamente attorno. Non lo sopportavo. Dopo due settimane esplosi di rabbia, e mio zio accettò di andarsene, ma dovetti promettergli che avrei cercato qualcuno per fare psicoterapia. E così andai da uno psicologo, finché non mi sentì meglio e decisi di venire qui. >>
<< Quindi in realtà la mia impressione che tu non parlassi dei tuoi problemi non era esattamente corretta. >>
<< In parte sì, invece. Parlavo poco con lo psicologo, e solo perché dovevo; inoltre non sono mai stato sincero fino alla fine, anche se ho il presentimento che lui mi riuscisse a leggere comunque. Non parlo mai di mia spontanea volontà dei miei problemi, neanche con gli amici. E da quando è morto, non ho più parlato di Will. O almeno, non ne parlavo più. Due mesi prima di trasferirmi ho iniziato a parlarne con Freya, ogni tanto ne parlo con Morgana, e poi ci sei tu. Sei quello a cui dico più cose, che variano da come sto a com’era Will. Ti ho già raccontato le sue passioni, i suoi pregi e i suoi difetti, il nostro rapporto e il perché siamo andati via da casa dei nostri genitori, e non mi pesa avertelo detto. >>
<< Eppure ci sono ancora cose che non mi dici, vero? >>
Merlin guardò fuori dal finestrino e strinse maggiormente le mani sul volante.
“Adesso mi caccia e se ne va via, come la prima volta.” pensò Arthur.
 
Invece Merlin lo stupì.
<< Ti riferisci alle cicatrici, vero? Freya mi ha detto che le hai viste. Se può consolarti, non ho mai provato a uccidermi, perché Will non lo avrebbe voluto. Spesso si pensa che l’autolesionismo sia legato alla voglia di morire, eppure non sempre è così; io ad esempio non ho mai desiderato farla finita, ma dopo aver sofferto così tanto per cose che non potevo controllare, volevo poter decidere cosa poteva ferirmi, e alle mie condizioni. Tre mesi prima che io venissi qui ho deciso di smettere, quando ho visto Freya piangere disperatamente per me. Ho smesso perché non volevo farla soffrire, so cosa si prova quando qualcuno a cui vuoi bene si fa volontariamente del male, e non volevo farle provare lo stesso dolore. Non era giusto che lei soffrisse per le mie colpe. >>
<< Non hai colpe, Merlin. >>
<< Sapevo quanto Will fosse fragile, ma ho lasciato che la mia rabbia prendesse il sopravvento e invece di restargli accanto me ne sono andato, dopo aver litigato pesantemente per giunta. >>
<< Perché avevate litigato? >>
Merlin non rispose subito, tanto che Arthur pensò che non avrebbe mai risposto. Invece lui prese dei profondi respiri e gli raccontò tutto.
<< Voleva che parlassi con nostro padre, addirittura che facessimo pace. “Fallo per la mamma, Merlin.” mi diceva. “Dagli un’opportunità di rimediare”. Per lei avrebbe fatto di tutto, anche quando era chiaro che lei non avrebbe mai fatto lo stesso per noi. Anche se lei era rimasta ferma a guardare mentre suo marito lo picchiava per aver provato a difendermi. Non ho mai capito come facesse, ma pur di capirlo accettai di ascoltarlo e provare a parlare con i nostri genitori, stavo per chiamare Will per dirglielo, ed è arrivata la chiamata che mi informava della sua morte. >>
Arthur abbracciò Merlin senza pensarci due volte.
Parlarono ancora dopo, di argomenti più leggeri, e si misero d’accordo per vedersi il giorno dopo.
Poi si salutarono e tornarono alle rispettive case.
 
*****
 
Dopo aver parlato con Arthur Merlin si era sentito più leggero, sapeva che una chiacchierata non poteva risolvere tutti i suoi problemi ma sapere di avere qualcuno accanto aiutava, e la mattina dopo, con questo pensiero in testa, il ragazzo si era svegliato di buon umore.
Persino le lamentele di Freya per il suo risveglio pietoso da dopo sbornia erano state sopportabili, ed era con il sorriso sulle labbra che era uscito di casa per andare a trovare sua zia Claire.
Era andato nel panificio a comprare le ciambelle che sua zia adorava, al negozio d’animali per i croccantini preferiti da Astolfo e del cibo d’asporto per pranzare con sua zia senza che nessuno dei due dovesse cucinare o lavare dei piatti.
Ancora di buon umore aveva parcheggiato la macchina davanti casa di sua zia e aveva poi suonato il campanello di casa.
Quando la porta si aprì però, il suo umore subì un violento peggioramento.
 
*****
 
<< La mia testa sta scoppiando. >> borbottò Gwaine con la testa nascosta tra le braccia conserte.
<< Non sei più così giovane da superare indenne un’ubriacatura. >> rispose Arthur mettendogli davanti una tazza grande di caffè nero.
<< Ma stai zitto tu, che neanche a vent’anni reggevi più di tre bicchieri. >>
<< Ti stai confondendo con il tuo ragazzo. >>
<< Ehi! Non mettetemi in mezzo! >> controbatté Percival alzando momentaneamente la testa dalla spalla di Gwaine. << E comunque noi due reggiamo l’alcol molto meglio di te. >>
<< Il fatto è che non dovevamo infrangere la regola “Non si beve la sera prima di un turno mattutino” >> disse Leon dopo aver ingoiato una pastiglia di paracetamolo.
Quando suonò la sirena, si alzò un lamento.
<< Dai ragazzi, c’è bisogno di noi! >> esclamò Arthur divertito.
<< Il buon vecchio Astolfo è di nuovo rimasto bloccato in cantina. >> li informò Gaius entrando nella stanza. << La signora Travis sembrava più nervosa del solito, portatele questa boccetta di distillato di valeriana e ditele di prenderne cinque gocce in mezzo bicchiere d’acqua. >>
<< Non è che hai qualcosa anche per noi? >> chiese Gwaine.
<< Un’altra settimana di turno notturno se continui a lamentarti. >>
<< Sto benissimo così, grazie. >>
 
 
In effetti, la signora Travis era più agitata del solito, ma capirono che non era solo per il suo povero gattone (che liberarono con molta più facilità del solito, facendogli venire il dubbio che la signora lo avesse chiuso apposta per avere una scusa per chiamarli).
Seduti ai due estremi del tavolo del soggiorno, c’erano Merlin e una donna, entrambi con lo sguardo puntato ovunque tranne che sull’altro, e Freya era seduta a metà tavolo visibilmente tesa.
<< Ragazzi, vi offro il caffè. Ehm, lei è Hunith, mia sorella. E madre di Merlin. >>
Arthur capì dal suo sguardo che quella non era il solito invito, ma una richiesta di aiuto per la situazione difficile in cui si trovava, e anche Freya aveva uno sguardo simile.
<< Piacere, io sono Arthur, un amico di Merlin. E loro sono i miei colleghi Gwaine, Percival e Leon, anche lor amici di Merlin. >> rispose mentre si sedeva accanto a Merlin e appoggiava il gomito sulla spalliera della sedia del corvino.
<< Suo figlio è davvero un bravo ragazzo, sa? Dovrebbe esserne orgogliosa; io sarei orgoglioso di averlo come figlio. >> disse Gwaine mentre sorseggiava il caffè.
Hunith spalancò per un attimo gli occhi prima di guardare verso il basso con fare colpevole.
 
Dopo la signora Travis cercò di far fare discussioni più leggere, finché Arthur e la sua squadra non dissero di doversene andare.
<< Quasi mi dimenticavo! Signora Travis, Gaius le manda questo, dice di prenderne qualche goccia in un bicchiere d’acqua. >> disse Arthur sull’uscio della porta.
<< Oh, grazie. Gaius è un così brav’uomo. E tu sei proprio un bravo ragazzo, ti ringrazio di essere rimasto. >>
<< Non deve neanche dirlo. So quanto è difficile la situazione tra Merlin e sua madre, sarei rimasto anche se lei non me lo avesse chiesto. >>
<< Merlin è fortunato ad averti. >>
A queste parole Arthur arrossì, suscitando delle risatine nella signora.
<< Se succede qualcosa ci chiami. Anzi... Gwaine? Hai ancora i biglietti da visita con il mio numero di cellulare? Ne vorrei dare uno alla signora Travis. >>
<< Forse si, ultimamente ho smesso di distribuirli... Infatti eccone uno! >> e uscì un biglietto dal taschino della giacca.
<< Non si faccia problemi a chiamarmi personalmente. >> le disse Arthur dandole il biglietto.
<< Grazie caro, sei proprio un ragazzo d’oro. Ora è meglio che io rientri, ho lasciato Freya e Astolfo soli con quei due. >>
 
Così la signora Travis chiuse la porta e tornò nel soggiorno, dove Merlin e sua madre continuavano a ignorarsi e Freya sembrava visibilmente a disagio.
 
*****
 
Merlin non vedeva sua madre da due anni, quando gli aveva chiesto di incontrarsi in un piccolo bar di Londra.
 
-2 anni prima
 
Il locale era piccolo e modesto, ma accogliente, con ancora i decori natalizi a rendere più gioiosa l’atmosfera ed un vecchio jukebox dimenticato in un angolo.
Avevano ordinato entrambi una cioccolata calda alla cannella e avevano passato gli ultimi 10 minuti a rigirarla con un cucchiaino, prenderne un sorso, guardarsi da sopra la tazza e ripoggiarla sul suo piattino.
Hunith aveva delle profonde occhiaie, era molto magra e si guardava continuamente le spalle, come se si aspettasse che qualcuno arrivasse all’improvviso. E probabilmente era così.
<< Lui non sa che sei qui, vero? >> le chiese Merlin all’improvviso, facendola trasalire.
<< No, non lo sa. È al lavoro. >>
<< Immaginavo. >>
<< Per ora sta lavorando ad una culla, è davvero molto graziosa sai? >>
Merlin non rispose, ma questo non sembrò scoraggiare la donna.
<< È in legno di abete, ovviamente, a forma di luna con incise delle stelle. Dovresti proprio venire a vederla. >>
<< No. >>
<< Tuo padre ne sarebbe felice. >>
<< Mio padre sarebbe felice di vedermi morto. >>
<< Non dire queste parole! >>
<< Sto solo parafrasando ciò che mi ha detto lui il giorno del funerale. C’eri anche tu quando ha detto, e cito testualmente “Avresti potuto esserci tu al suo posto!”. >>
<< Non lo intendeva come un desiderio o un auguro, Merlin! Era preoccupato per te! >>
<< Così preoccupato che non si è degnato neanche di guardarmi durante e dopo la cerimonia, si è seduto il più lontano possibile da me. Non mi ha nemmeno salutato quando se n’è andato, neanche mi ha guardato. E soprattutto non mi ha mai chiesto scusa per aver detto che avrebbe preferito qualsiasi cosa ad un figlio gay. >>
<< Era scioccato, Merlin! Ma lui ti ama! >>
<< Strano modo di dimostrarlo! >>
<< Lo sai com’è fatto! >>
<< Si, e so anche come sono fatto io, e non ho intenzione di cambiare per lui. Quando sono andato via di casa ha detto che non mi considerava più suo figlio, ed io non lo considero più mio padre. Fattene una ragione mamma! >> ed uscì dal locale dopo aver lasciato i soldi sul tavolo.
Poco dopo anche Hunith uscì e salì su una macchina.
<< Com’è andata? >> le chiese l’uomo alla guida.
Lei non rispose.
 
- Presente
 
Sua madre aveva il suo solito profumo floreale che riempiva la stanza, e indossava uno dei suoi maglioni morbidi su un jeans chiaro, e Merlin poteva quasi illudersi di essere tornati a tanti anni fa, in uno di quei pomeriggi passati al parco.
Ma sul suo viso c’erano nuove rughe e i suoi occhi non erano più luminosi come allora.
<< Perché sei venuta qui? >> le chiese freddamente.
<< Volevo rivederti. >>
<< Bene, adesso che mi hai visto puoi andartene. >>
<< Merlin! >> lo richiamarono sua zia e Freya.
<< Sicuramente Balinor non ne sa nulla, e quando lei tornerà da lui, e sappiamo tutti che lei tornerà da lui, si ritroverà nei guai. Potrebbe anche picchiarla. >>
<< Tuo padre non mi ha mai torto un capello. >>
<< Sei stata fortunata allora, con me e Will non si è fatto problemi. >>
<< Ammetto che ha avuto una reazione esagerata e fuori controllo, ma vi voleva bene. Vi vuole ancora bene, anche adesso che Will non c’è più e tu sei lontano. >>
<< Dimentichi che io mi sono allontanato perché lui ha più volte dimostrato che mi odiava, mi ha ferito sia fisicamente che moralmente, per poi ignorarmi completamente. Ha dimostrato di non avere bisogno di me, ha detto chiaramente di non volere un figlio gay, e allora io non ho bisogno di lui e non voglio un padre omofobo. E questo è tutto. >>
<< Le persone cambiano Merlin, e anche tuo padre lo ha fatto. Non c’è giorno che non si maledica per come ti ha trattato, ha anche fatto un percorso psicologico per imparare a gestire la sua rabbia e soprattutto per disfarsi della sua omofobia. Adesso è un uomo migliore. >>
<< Peccato che adesso a me non importi più. Potrebbe anche essere diventato l’uomo più buono del mondo, ma io guardandolo rivedrò sempre l’uomo che mi ha odiato e picchiato. >>
Merlin disse quelle parole senza neanche alzare la voce, con lo sguardo fuori dalla finestra, come se stesse raccontando una semplice storia, per poi voltarsi e uscire da casa.
 
<< Devi avere pazienza con lui, tuo marito sarà anche cambiato ma non lo è nei suoi ricordi, e anche io non riesco a fidarmi ciecamente. Potrei provare a parlargli io per ricucire almeno il vostro rapporto, ma prima che Balinor si avvicini a lui deve dimostrare di essere davvero cambiato, o non gli permetterò neanche di guardarlo. >> disse con voce ferma la signora Travis una volta che Merlin ripartì con la macchina.
Hunith annuì e rimase in silenzio.
<< Non mi è chiara una cosa: perché venire qui ora? >> chiese Freya.
<< Volevo che conoscesse Aithusa. >>
<< Chi è Aithusa? >>
<< È...sua sorella. Ha due anni, le abbiamo mostrato le foto di Merlin e Will e sembra già adorarli. Vorrei che anche Merlin vedesse lei. Almeno lui. >>
<< Oh mio Dio. Merlin ha una sorella. E non lo sa. Non gli avete detto niente finora, e pensate che sia una buona idea fargliela vedere adesso, all’improvviso? Perché non dirglielo subito? >>
<< Non volevamo pensasse che stavamo sostituendo Will. >>
<< Ma come fate a sbagliare continuamente con Merlin? Lui forse all’inizio lo avrebbe pensato, ma dopo avrebbe fatto di tutto per essere presente nella vita di sua sorella. Adesso invece si sentirà in colpa per non esserci stato! Come vi è saltato in mente di fare una cazz... >>
<< Freya! Calmati! Agitarci non aiuterà. >> la fermò la signora Travis, per poi rivolgersi a Hunith. << Per quanto sia stata una decisione davvero pessima decisione e davvero, sorella mia, non capisco come sia possibile sbagliarsi così tanto su Merlin, ti aiuteremo a far avvenire questo incontro. Ma non sarà a breve. Dove soggiornate per ora? >>
<< In un hotel nelle vicinanze. >>
La signora Travis spostò il suo peso da un piede all’altro, a disagio.
<< Non posso farti stare qui da me, ma sei mia sorella, per cui non posso neanche farti stare in un hotel, specialmente con una bambina. >>
<< Figurati Claire, ho già causato abbastanza problemi, non voglio causarne altri. >>
<< Lascia stare, ho già un’idea su chi potrebbe ospitarti e darti anche qualche informazione su tuo figlio Merlin. È ora che tu lo conosca bene. >>
E rigirandosi un bigliettino da visita tra le mani, prese il telefono.
   
 
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