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Autore: pampa98    05/09/2022    4 recensioni
Pre-Jaime/Brienne. Missing moment 8x02.
Le parole dell’uomo rappresentavano esattamente ciò che aveva alimentato le sue paure da quando aveva scoperto cosa avrebbero dovuto affrontare.
Jaime poteva morire. Podrick poteva morire. Sansa poteva morire.
Quella poteva essere l’ultima notte in cui la vita sarebbe scorsa tra le mura di Grande Inverno. L’ultima volta che avrebbe potuto vedere il volto dei suoi amici. L’ultimo momento che lei e Jaime avrebbero condiviso.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Giuramento





 

Si era ritirata in camera, desiderosa di passare qualche momento da sola per prepararsi all’imminente battaglia. Era questione di minuti, forse addirittura di secondi, e la paura stava iniziando a farsi strada nel suo cuore. 

Affilò la spada, un rituale che eseguiva quasi ogni giorno per tranquillizzarsi e raccogliere i pensieri. Guardando la lama lucente di Giuramento ripensò alla sua gemella mentre si posava sulle sue spalle in un rituale inaspettato.

“Sorgi, Brienne di Tarth. Adesso sei un cavaliere dei Sette Regni.”

I lati della sua bocca si sollevarono. Impugnò la spada, stringendo con forza gli intarsi dorati dell’elsa. Ruvida, fredda. Reale.

Sir Brienne. Aveva sognato quel titolo tanto a lungo che faticava ad accettare di averlo finalmente ottenuto. Ci era andata vicina, quando Renly l’aveva coperta col mantello arcobaleno – l’unico che avrebbe mai posto sulle sue spalle – ma dopo la sua morte aveva capito che i suoi desideri sarebbero rimasti chiusi in un cassetto al centro del suo cuore, custoditi con affetto ma bloccati per sempre, in assenza di una chiave che potesse aprirli e riversarli all’esterno.

Jaime Lannister si era impossessato di quella chiave, senza chiederle il permesso, e aveva esaudito il suo più grande desiderio. Se fosse caduta nell’imminente battaglia, lo avrebbe fatto come cavaliere e questo pensiero era sufficiente a farle gonfiare il petto d’orgoglio. 

Sentì dei colpi alla porta. Jaime entrò, sorridente, e Brienne ricambiò il gesto. Lei lo chiamava amico – di più non osava – e il recente comportamento di Jaime le faceva sperare che anche lui la vedesse allo stesso modo, ma restava comunque titubante nell’approcciarsi a lui, preoccupata di dire troppo o non abbastanza e allontanarlo da lei.

«Ci sono novità?» chiese, cercando una conversazione in cui non avrebbe corso il rischio di sbagliare.

«No. Per il momento è tutto tranquillo.»

Brienne annuì. 

«Spero di non disturbare» disse Jaime, spostando lo sguardo intorno alla stanza. «Pensavo di riposare un po’, ma poi ho realizzato che non so quale sia la mia stanza. Anzi, credo proprio di non averne una.»

Brienne avrebbe voluto dirgli quale era la sua camera, ma non poté rammentarlo. Abbassò lo sguardo. «Mi… Mi dispiace, Sir Jaime» disse. «Avrei dovuto controllare… Ma posso andare a chiedere a Lady Sansa dove…»

Jaime la interruppe sollevando la mano sinistra. «Non agitarti, non è un problema. E chissà, probabilmente non avrò più bisogno di una camera dopo stanotte.»

Rise, ma Brienne non lo seguì. Rinfoderò la spada e si sedette sul bordo del letto, stringendo le mani sulle ginocchia. 

Le parole dell’uomo rappresentavano esattamente ciò che aveva alimentato le sue paure da quando aveva scoperto cosa avrebbero dovuto affrontare. 

Jaime poteva morire. Podrick poteva morire. Sansa poteva morire. 

Quella poteva essere l’ultima notte in cui la vita sarebbe scorsa tra le mura di Grande Inverno. L’ultima volta che avrebbe potuto vedere il volto dei suoi amici. L’ultimo momento che lei e Jaime avrebbero condiviso.

«Sei spaventata?»

Non aveva sentito il letto abbassarsi sotto il peso di Jaime né era pronta a trovarsi il suo volto così vicino, voltandosi richiamata dalla sua domanda. Si sentì avvampare e distolse subito lo sguardo.

«No» disse. L’aveva appena nominata cavaliere, chiedendole di essere coraggiosa: non poteva mostrarsi vittima della paura appena un’ora dopo.

«Io lo sono.» Quelle parole la spinsero a cercare di nuovo i suoi occhi. Jaime aveva lo sguardo fisso davanti a sé, perso in un ricordo. «Ho la sensazione di essere tornato ragazzino. Quando scesi in battaglia contro la Fratellanza del Bosco del Re, ero terrorizzato. Ero certo che sarei morto non appena avessi messo piede sul campo di battaglia. Naturalmente, feci di tutto per nasconderlo. In realtà non fu difficile: una volta iniziato il combattimento, i miei pensieri negativi furono inghiottiti dall’adrenalina e imparai una lezione sulla guerra che porto ancora con me: la tua spada e quella del tuo nemico, non esiste nient’altro in quel momento. Da allora non ho più avuto paura di una battaglia. Ma questa…» Jaime sfiorò l’elsa della sua spada, lasciando andare un sospiro. «La mia spada non so contro cosa si scontrerà e questo mi spaventa.» Sollevò lo sguardo verso di lei e le sorrise. «Questa è la tua prima vera battaglia, giusto?»

Brienne annuì. 

«Non sei stata molto fortunata.»

Annuì di nuovo. Le sue nocche erano sbiancate, ma avevano ripreso colore mentre ascoltava il racconto di Jaime e ora teneva le mani adagiate in grembo. 

“Essere coraggiosi significa combattere la paura.” Brienne non ripensava al giorno in cui suo fratello l’aveva convinta a tuffarsi dalle scogliere di Tarth da anni. Si era avvicinata allo strapiombo certa di ciò che stava per fare, ma di fronte all’altezza e i flutti del mare sottostante si era spaventata e aveva chiesto a Galladon di tornare a casa. Lui le aveva sorriso e l’aveva incoraggiata a fare un tentativo. Perché la paura è naturale e sconfiggerla è il modo di dimostrare di essere vivi. 

«Ho paura» confessò. Non aveva intenzione di fuggire, perciò poteva esprimere le sue emozioni a testa alta. «Ma non per me. O meglio, non solo.» Sospirò e le sue dita tornarono a serrarsi sulle sue ginocchia. «Ho paura per le persone a cui tengo. Ho fallito nel proteggere Renly e Lady Catelyn, e… e sento che stanotte deluderò qualcun altro. Li perderò, proprio come loro.»

«Non essere così dura con te stessa. Sansa sarà lontana dalla battaglia, di lei non hai motivo di preoccuparti. Podrick lo hai addestrato bene, se la caverà, e non mi hai detto tu stessa che l’altra Stark è un’abile combattente?»

Brienne sospirò. «Nessuno di loro però ha mai affrontato una battaglia.»

«Ho visto che hanno armato contadini e artigiani. Metà del nostro esercito non ha mai affrontato una battaglia.»

Cavalieri dell’estate, così Lady Catelyn aveva definito gli uomini di Renly – lei inclusa. Gli uomini del nord erano preparati a ciò che stava per arrivare, ma era certa che molti di loro non avessero nemmeno mai giostrato. Sarebbero morti quella notte, e probabilmente lo avrebbero fatto invano.

«Puoi togliermi una curiosità?» le chiese d’un tratto Jaime. «Davvero sei stata fidanzata tre volte?»

Brienne sbatté le palpebre. «Come?»

«Ho sentito dire che hai ben tre fidanzamenti alle spalle, nessuno dei quali è andato a buon fine.»

«Che c’entra adesso?» esclamò. Credeva che stessero parlando delle poche ore che restavano loro da vivere, perché all’improvviso Jaime voleva scavare nel suo passato? Con un argomento, poi, che non avrebbe desiderato affrontare con nessuno, men che meno con lui.

Jaime si strinse nelle spalle. «Curiosità. Allora, è vero?»

Brienne serrò le labbra, poi annuì con un gesto secco del capo. 

«Non me lo avevi mai raccontato.»

«Perché avrei dovuto farlo?» sbottò.

Gli occhi smeraldo di Jaime si rabbuiarono, ma solo per un momento. «Potevi usarlo per fare conversazione. Abbiamo passato giorni interi a camminare quasi in silenzio, poteva essere una storia interessante da condividere.»

Brienne sbuffò. «Posso ricordarti che all’epoca eri un mio prigioniero e non facevi altro che insultarmi? Non esattamente il tipo di persona che invoglia ad aprirsi.»

«Non ti conoscevo e tu eri praticamente muta! Ti ricordo che ho dovuto faticare solo per sapere il tuo nome.»

Brienne sospirò, massaggiandosi le tempie con la mano destra – la sinistra era corsa a cercare Giuramento appena aveva iniziato ad agitarsi. Non amava ricordare quel periodo del loro rapporto, quando lui era ancora l’altezzoso Leone dei Lannister e lei la brutta Vergine incaricata di scortarlo attraverso il regno. 

«Non mi va di litigare, Sir Jaime» disse, sollevando lo sguardo verso di lui per rafforzare con gli occhi la sincerità delle sue parole. «Potrebbe… Potrebbe essere l’ultima volta che ci parliamo. Voglio averne un bel ricordo.»

Era per questo desiderio che non osò dichiarare quei sentimenti che da tempo aveva accettato nel suo cuore, nonostante quella potesse essere la sua ultima occasione per farlo. Il Jaime che aveva conosciuto nelle Terre dei Fiumi avrebbe riso di fronte a una simile dichiarazione; il Jaime che si trovava di fronte a lei l’avrebbe accolta con rispetto e non l’avrebbe mai impugnata come arma contro di lei – ma non sarebbero più stati niente dopo e Brienne non intendeva affrontare la morte con la consapevolezza di aver perso l’amicizia dell’uomo che amava.

«Promettilo.» La voce di Jaime aveva lo stesso tono autoritario e gentile con il quale le aveva ordinato di inginocchiarsi.

Brienne sollevò lo sguardo verso di lui, un sopracciglio inarcato a esternare la sua incomprensione verso quella richiesta – l’unica reazione che riuscì ad avere davanti all’intensità con cui Jaime la stava fissando. Si sentì avvampare e si maledisse per non essere in grado di pronunciare delle semplici parole.

«Per te le promesse sono sacre, perciò sono certo che la manterrai» disse Jaime.

«N-Non… Non capisco…»

«Questa non è l’ultima volta che parleremo, Brienne di Tarth. Voglio sapere dei tuoi fidanzati e di tutta quella parte della tua vita che non conosco. E ti voglio viva, per molti anni a venire. Perciò promettimi che non morirai stanotte.»

Brienne iniziò a sentire molto caldo dentro la sua armatura. I palmi delle sue mani si riempirono di sudore e provò l’impulso di allontanarsi da lui. Ma era un cavaliere, e in quel momento contavano solo lei e il suo avversario: non doveva avere paura.

«Lo prometto» disse, e il sorriso che Jaime le rivolse le tolse di nuovo il fiato, ma in quel momento aveva bisogno di riprenderselo. Era un giuramento che dovevano stringere insieme. «Se tu prometterai a me la stessa cosa. Dopotutto, come farai a conoscere la mia vita se morirai?»

«Potresti venire sulla mia tomba e tenermi compagnia con le tue storie, donzella.»

«Sono seria, Sir Jaime.» 

Sapeva che gli piaceva scherzare, ma quello non era il momento adatto.

Le campane suonarono. Brienne si trattenne a stento dal maledire gli Dèi per il loro pessimo tempismo.

«Te lo prometto.» Jaime posò la mano dorata sulla sua. «Te lo prometto.»

Brienne annuì. Jaime si alzò e controllò che l’armatura fosse a posto.

«Immagino sia arrivato il momento di andare.» Le tese la mano buona. «Sei pronta, Sir Brienne?»

Bastò quel nome per mettere a tacere la paura, la preoccupazione e l’agitazione che il battito delle campane avevano fatto riaffiorare in lei. Sorrise e strinse la mano di Jaime. L’indomani sarebbero stati di nuovo lì, a parlare, a litigare, a scoprirsi ogni giorno un po’ di più.

«Sono pronta, Sir Jaime.»

   
 
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