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Autore: Captain Jane Claude    08/09/2022    2 recensioni
"...Per favore...Bradley" implorò Hangman.
Fu strano per il tenente Bradshaw sentirsi chiamare per nome dalla persona che più lo infastidiva tra i suoi colleghi ma questo sembrò toccare la corda giusta, o semplicemente riuscì a spingere sulla sua curiosità.
"Che... Che cosa vorresti?" sospirò Rooster stropicciandosi gli occhi, contrariato.
[Rooster x Hangman (Hangster)🐓 / Top Gun: Maverick 🔥]
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta nella prima versione per l'evento A Summer of Secrets del gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia, dedicata a Drisinil .

Prompt: A e B sono nemici/rivali. A riceve una telefonata di B in piena notte: B in stato confusionale ha avuto un incidente e ha bisogno di aiuto.

Warnings: Linguaggio scurrile

Note aggiuntive: Grazie alla mia Imperatrice E. G. per il supporto 🧡🦊

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Whenever You Reach For Me

Una luce improvvisa sullo schermo del telefono appoggiato sul comodino. Nel silenzio della notte californiana, una suoneria che echeggiava come gli anni '80 riscosse Rooster dai suoi sogni.

Senza aprire gli occhi, rispose con voce impastata: "...Pronto?"

"Rooster?...Rooster, puoi venirmi a prendere?"

Silenzio.

"Sono...Credo...Non so, non posso essere troppo distante dall’Hard Deck."

Rooster corrucciò lo sguardo e scosse la testa: "Hangman?...Hangman, che diavolo vuoi? Sono le..."cominciò infastidito Rooster, accendendo la luce sul comodino e alzando il polso per controllare l'orologio.

"Sono quasi le 3! Vattene a dormire e lasciami in pace."

"Mh... Rooster?"

"Che c'è?" rispose piccato Rooster, chiedendosi perché non avesse ancora riattaccato. "...Per favore...Bradley" implorò Hangman.

Fu strano per il tenente Bradshaw sentirsi chiamare per nome dalla persona che più lo infastidiva tra i suoi colleghi ma questo sembrò toccare la corda giusta, o semplicemente riuscì a spingere sulla sua curiosità.

"Che...che cosa vorresti?" sospirò Rooster stropicciandosi gli occhi, contrariato.

"Devo...devo essere caduto dalla moto, non so, non sono lontano dal bar" sussurrò Hangman.

Aveva una voce che Rooster non gli aveva mai sentito: non c'era la solita spavalderia, la sicurezza, lo charme odioso; sembrava confuso, debole. Un moto di coscienza s'impadronì del tenente: aveva sempre visto il collega come un tipo irritante ma non se la sentiva di tornare a dormire come se niente fosse.

Spinse via le lenzuola leggere e balzò giù dal letto: "Hai già chiamato un'ambulanza?"

"S-sì" riuscì a balbettare Hangman.

"Arrivo" rispose Rooster riattaccando, la mano già sul paio di jeans che poche ore prima aveva lanciato sulla sedia vicino al letto.

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Rooster stava aguzzando lo sguardo verso i bordi delle strade, guidando a bassa velocità nei dintorni del bar nel quale poche ore prima aveva sfidato i colleghi a biliardo. Si stava ancora chiedendo perché quello stronzo di Hangman avesse chiamato proprio lui...Non si erano sopportati dal primo momento in cui erano stati richiamati a North Island e quella rivalità per capire chi sarebbe stato scelto come Team Leader rendeva ogni confronto tra loro, ogni interazione, una dimostrazione di forza, che lo caricava e infastidiva al tempo stesso.

All'improvviso, sul ciglio della strada riuscì a scorgere una motocicletta nera familiare riversa in terra, l’Harley 883 Iron di Hangman e, poco distante, il ragazzo seduto sull'erba, sotto la luce di un lampione, le braccia appoggiate sulle ginocchia.

Accostò con cautela, guardandosi intorno - nessuno era nei paraggi - e scese dal pickup: "Hangman! Stai bene? Dov'è l'ambulanza?"

Il pilota si girò leggermente verso di lui alzando lo sguardo, e il suo viso, pallido rispetto al suo abituale colore dorato, sembrò acquistare di colpo un po' di sicurezza. "Non c'è. Non li ho chiamati" sorrise tranquillo, strascicando leggermente le parole.

Rooster si avvicinò e si abbassò, appoggiando un ginocchio a terra per scrutare più da vicino gli occhi verdi un po' stanchi di Hangman. Li fissò per un attimo, si abbassò per dare un'occhiata al naso e infine si sporse per osservare le orecchie. Si guardò intorno e vide il casco vicino, lo prese e lo rigirò tra le mani, osservando i graffi sulla superficie altrimenti liscia.

"Hai battuto la testa..." iniziò Rooster, squadrando poi l'altro da capo a piedi, notando i jeans strappati su una gamba, macchiati di sangue, le escoriazioni su una mano e sul ginocchio parzialmente visibile tra i lembi del tessuto. Gli arti sembravano muoversi con naturalezza, nei piccoli gesti che compiva. Il tenente continuò: "Devo chiamare un'ambulanza."

"No" rispose l'altro pilota.

"Perché?" domandò Rooster. "Probabilmente hai un trauma cranico, devi farti visitare. Perché non dovrei chiamare un medico?"

Hangman sorrise, per un attimo sicuro di sé, e Rooster si sentì quasi sollevato nel vederlo riacquisire alcuni dei suoi tratti: "Potrei aver bevuto qualche birra di troppo, se mi visitassero adesso..."

Rooster lo guardò, sapeva a cosa stesse pensando Hangman, la voce gli sembrava meno impastata rispetto alla telefonata e i suoi pensieri più lucidi. Lo lasciò finire.

"Non credo che a Cyclone piacerebbe la cosa. Forse mi sbatterebbe fuori dalla squadra..." si rammaricò Hangman.

Notò gli occhi di Rooster che lo stavano fissando e cercò di riprendersi, beffardo: "Chissà che rammarico per lui, se dovesse perdere il miglior stallone della scuderia."

Rooster si alzò di scatto, irritato: "Non capisco perché..."

Si interruppe e si massaggiò per un attimo le tempie, scocciato da se stesso per aver lasciato il proprio letto per precipitarsi da quel coglione, dopodiché indicò la figura di Hangman ancora a terra: "Perché tutto questo dovrebbero essere cazzi miei! Buonanotte e vaffanculo."

Si girò per tornare verso il pickup, convinto di riuscire ad abbandonare il collega al suo destino, quando la voce dell'altro lo trattenne: "Rooster, andiamo. Per favore."

Le parole riuscirono nel loro intento: Rooster alzò gli occhi verso il cielo e si maledisse, voltandosi di nuovo verso il pilota ferito.

Spazientito, cominciò a urlare: "Perché diavolo dovrei aiutarti? Sei stato una spina nel fianco da quando ci siamo conosciuti! Perché non dovrei andarmene o... Perché non dovrei chiamare un'ambulanza? Chi cazzo se ne frega se ti buttano fuori dalla squadra!"

Hangman sembrò spiazzato dallo sfogo del collega, si morse per un attimo il labbro inferiore, guardando a terra. Emise un piccolo sbuffo. "So che piace...che piace anche a te questa rivalità...tra di noi. Ti mancherei se non ci fossi. Non ti piace avere la vita facile."

Rooster appoggiò le mani sui fianchi, rimuginò un attimo. Detestava ammetterlo ma sapeva quanto Hangman avesse ragione. E detestava che l'altro riuscisse a decifrarlo così facilmente. Fece un profondo respiro: "Alzati, sali in macchina."

Hangman sembrò illuminarsi, poi scosse piano la testa: "Non so, prima, quando ho provato a rialzarmi, mi girava la testa, non so se riesco a camminare."

Rooster lo guardò con aria severa, avvicinandosi a lui e chinandosi: "Per fortuna domattina ci sono solo briefings e scartoffie, ma come diavolo pensi di volare nei prossimi giorni?"

"Qualcosa inventerò" rispose con un sorriso l'altro.

Rooster alzò gli occhi al cielo e poi passò un braccio sotto alle spalle dell'altro, tirandolo sù con forza, contro il proprio fianco: "Su, ora andiamo."

Il tenente sentì pesante il corpo del collega, instabile, e lo tenne più saldo contro di sé: i muscoli di solito tesi, improvvisamente inutili.

Nell'aria sembrava quasi di sentire il gusto delle ultime birre bevute da Hangman...Lone Star? Non era anche…Tequila? Ma più forte, il profumo che il pilota aveva indossato prima di uscire, e che stava distraendo Rooster:... Menta? Noce moscata? Non riusciva a distinguerlo dalle note dello shampoo. Forse legno di cedro, pepe nero, non riusciva a capirlo ma cercò di concentrarsi sulla missione di portare Hangman in macchina: aprì la portiera del Ford Bronco (forse non il mezzo più facile su cui far salire un pilota semi-cosciente - ogni grammo di quei 90 kg di muscoli sembrava remargli contro) e l'aiutò a sedersi sul sedile del passeggero. Il ragazzo sembrava ora quasi addormentato, il collo debole e la testa pesante: "Vorrei proprio farmi una bella dormita..."

"Ehi" lo richiamò Rooster, tenendogli il viso tra le mani e appoggiandolo delicatamente contro il poggiatesta. Le dita leggere sulla pelle liscia.

"Aspetta un attimo" sussurrò il tenente, successivamente chiuse la portiera e andò verso la motocicletta ancora a terra, per tirarla sù e sistemarla fuori dalla carreggiata. Bloccò lo sterzo, recuperò il casco per metterlo nel cassone del pickup e salì in macchina: "Tra poco saremo a casa."

Hangman annuì leggermente.

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"Andiamo, devo tagliarti via questo pezzo dai pantaloni" disse spazientito Rooster, le forbici in una mano e la soluzione fisiologica nell'altra, in piedi nel bagno dalle piastrelle color crema. Hangman, seduto sul water chiuso, fece una smorfia.

"Ti ho visto ben più nudo di così nelle docce" sbuffò ancora il tenente. Hangman gli fece l'occhiolino: "Non potevi fare a meno di guardare, eh?"

Rooster emise un suono spazientito e tagliò i jeans per arrivare alla ferita, cominciando a esaminarla e a irrorarla con la soluzione, sotto lo sguardo curioso dell'altro.

"Non sono un paramedico, dovresti farti visitare domani, intanto facciamo così" disse concentrato, mentre applicava con cura delle garze imbevute di iodopovidone sulle lesioni. Si lavò poi le mani con attenzione e si girò di nuovo verso il collega: "Ora fammi vedere l'altra ferita."

Il pilota gli porse la mano e gli sorrise sicuro, incrociando il suo sguardo. Rooster perse per un attimo la concentrazione, poi tornò a focalizzarsi sulla mano, fissando lì i suoi occhi, ripulendo e medicando ogni tratto di cute danneggiata, cercando di ignorare le sensazioni impreviste che cercavano di insinuarsi nei suoi pensieri, provocate da quel contatto insolito.

Guardando le medicazioni, sbuffò: "Stanotte ridurrai le mie lenzuola a un vero schifo."

Hangman fece un'espressione stranita: "Tue lenzuola?"

"Ho intenzione di tenerti d'occhio nelle prossime ore" rispose Rooster.

"Non sai più come lasciarmi andare, eh?" ammiccò Hangman, l'angolo sinistro del sorriso che saliva verso l'alto.

"Mi sembra che la stronzaggine stia tornando a livelli regolari ma sarà meglio che ti tenga sotto sorveglianza, per assicurarmi che non ci siano sintomi allarmanti, ora andiamo, ti porto a letto" disse Rooster, aiutando nuovamente l'altro ad alzarsi, cercando di ignorare l'espressione sul suo volto, un po' sorpresa, un po' compiaciuta. Lo fece sedere sul letto e l'aiutò a sdraiarsi, accompagnandolo con mani salde dietro alla schiena e alla testa, per sistemarlo poi su un fianco. Avvicinò una sedia e si sedette, e stavolta cercò di non notare quello che decisamente sembrava affetto negli occhi del pilota sdraiato di fronte a lui.

"Cerca di riposare, Jake" disse Rooster, il contesto di colpo così intimo che gli fu spontaneo chiamare l'altro per nome. Semplicemente un nome, ma che altrettanto semplicemente lo fece sentire come se non fossero più solo rivali.

Forse anche Hangman provava lo stesso, perché un'espressione beata si dipinse sul suo viso - o forse era solo confortevole il letto? - mentre sprofondava nel cuscino, sorridendo anche con gli occhi.

Rooster cercò di accomodarsi meglio sulla sedia: "Domani mi serviranno litri di caffè..."

"Offro io" riuscì a bisbigliare Hangman, mentre il sonno stava per avere la meglio. Gli occhi già socchiusi, il respiro più lento: "Grazie, Bradley."

Rooster sorrise. Sperò che le poche ore di sonno che separavano Hangman dal briefing gli sarebbero bastate per sentirsi meglio e si preparò a un turno di veglia che si sarebbe rivelato carico di pensieri inattesi.

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Il mattino seguente, dopo una ripresa notevole e una sosta per recuperare un cambio di vestiti puliti, Hangman raggiunse i colleghi all'hangar in forma - quasi - smagliante e Rooster non riuscì a trattenersi dal dargli un'occhiata dalla testa ai piedi, sorpreso dal fascino che sembrava irradiarsi dalla sua figura ma al tempo stesso conscio del fatto che i Ray-Ban New Wayfarer nascondessero un paio di occhiaie considerevoli.

Pochi secondi dopo, Cyclone era già lì, lo sguardo sospettoso su Hangman: "Tenente Seresin! Mi hanno riferito che stamattina hanno visto la sua moto incidentata lungo la strada."

Rooster fissò l'altro pilota, in attesa della sua risposta, mentre tutti gli altri colleghi sembravano essere altrettanto interessati.

Hangman sorrise, determinato, nemmeno un attimo di incertezza: "Sì, signore. Ieri sera, mentre stavo tornando a casa, un gattino ha attraversato la strada e per evitarlo sono caduto."

Rooster non ebbe tempo per sorprendersi della sua faccia tosta, perché Hangman riprese immediatamente: "Per fortuna, il tenente Bradshaw era poco dietro di me con il suo mezzo, si è subito fermato per assicurarsi che il gattino stesse bene e per prestarmi soccorso."

Il viceammiraglio alzò un sopracciglio, scettico, squadrò il volto sicuro di Hangman per poi girarsi verso Rooster, conscio dell'astio che correva tra i due. Non poteva aver senso che uno dei due mentisse per l'altro. "È vero quanto affermato da Seresin, tenente Bradshaw?"

"Quel figlio di puttana è stato un micetto fortunato, signore!" gridò Rooster, guardando dritto davanti a sé, senza incrociare direttamente lo sguardo inquisitorio del viceammiraglio. I colleghi risero, piccole rughette divertite intorno agli occhi.

Cyclone sembrò soppesare per un attimo le sue parole, non proprio convinto.

Infine si rivolse nuovamente verso Hangman: "Tenente, vada a farsi visitare dall'équipe medica immediatamente! In futuro mi aspetto che lo faccia senza che debba essere io a ordinarglielo. Qualora dovesse risuccedere."

Hangman annuì, ma l'altro non aveva finito: "E non risuccederà."

Non sfuggì a nessuno il tono quasi minaccioso che tingeva le ultime parole.

"No, signore!" urlò Hangman soddisfatto, pronto a dirigersi verso l'infermeria. Si girò un attimo, ammiccando quasi impercettibilmente verso Rooster, che arrossì violentemente, mantenendo lo sguardo fermo nel vuoto.

Il viceammiraglio assottigliò lo sguardo. Non era più tanto sicuro che i due si odiassero davvero. E non lo era più nemmeno Rooster.

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Note conclusive: Per la moto di Hangman, avevo in mente questo post di Glen Powell. ♥️ FB-IMG-1666566323409
   
 
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