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Autore: bambolinarossa98    10/09/2022    0 recensioni
[Seconda storia della serie The Chronicle's of Mafia Family.]
🌟
[Katekyo Hitman Reborn!Crossover]
Gli Anelli Vongola, gli Anelli Mare e i Ciucciotti degli Arcobaleno.
Insieme formano il Trinisette: tre gruppi di sette pietre ciascuno che, si dice, abbiano creato il mondo...

*
[...]Il suo volto era illuminato dalle fiamme che guizzavano nel recipiente di pietra a cui era appoggiato, creando ombre danzanti sul suo viso che lei riusciva a scorgere benissimo... eppure, se doveva soffermarsi sui dettagli, questi le sfuggivano. Come un sogno che si cerca di ricordare mentre quello continua a scivolare via dalla tua mente.
*
[...]Un giorno, in un futuro lontano, potresti guardarti indietro e pensare: ma io ero davvero così? E sarà strano, nostalgico, ma anche buffo e ti scapperà un sorriso perché ti renderai conto di quanto tu sia cresciuta. -
***
Un misterioso bambino venuto dall'Italia.
Uno strano ragazzo venuto dal Giappone.
Un segreto che nasce dagli albori della famiglia mafiosa più potente del mondo.
Il destino di Marinette, ereditato col sangue.
*
[Sequel di The Third Family]
Genere: Azione, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicle's of Mafia Family'
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Titolo: The Lady of the Ring
Capitolo: 22. Una notte da incubo
Fandom: Katekyo Hitman Reborn - Miraculous
Numero Parole: 8.583
 
 
 
La settimana successiva fu molto bizzarra: dopo aver passato giorni a studiare la planimetria della casa e suggerire i più assurdi metodi di arredamento per far entrare un letto in più, Bianchi si era decisa a chiamare Reborn con il proprio portatile per richiedere un consulto architettonico. Al bambino era bastata una panoramica completa della camera di Marinette per dare un verdetto: "Spostate la scrivania."
La scrivania della ragazza era un colosso ad L situato proprio sotto il suo letto, scelta per essere funzionale e non sprecare troppo spazio, per spostarla sarebbe stato necessario smontarla e l'unico posto in cui ricollocarla era la parete di fronte; parete che, essendo in prossimità del tetto, era leggermente inclinata e quindi molto poco comoda. Senza contare che l'idea di condividere la camera con un perfetto sconosciuto metteva la ragazza abbastanza a disagio; anche con Dino aveva avuto qualche rimostranza ma un po' si conoscevano già quando era venuto a vivere in quella casa, Tsuna invece lo avrebbe incontrato per le prima volta da lì ad un paio di settimane e il fatto che fosse suo coetaneo rendeva il tutto solo più imbarazzante.
Non potendo avanzare proteste, che comunque sarebbero state ignorate, Marinette si arrese e li lasciò fare. Dino, più per pietà che altro, le aveva fatto scegliere il nuovo letto che sarebbe stato sistemato proprio sotto il suo, al posto della scrivania, e trovarne uno adatto ad un ragazzo ma che si abbinasse al resto dell'arredamento di un incantevole rosa confetto era stata una sfida abbastanza ardua per la designer che era in lei; alla fine ne aveva preso uno con la testiera imbottita, di un tenue verde foglia, e il cassetto sul fondo così che potesse sistemare comodamente i suoi bagagli. Reborn aveva già anticipato che avrebbe montato un'amaca da qualche parte quindi non c'era bisogno di sbattersi nel trovare spazio anche per lui, e solo in quel momento Lal l'aveva informata che, dopo l'arrivo del bambino, si sarebbe fermata solo qualche altro giorno prima di lasciare definitivamente Marinette nelle sue mani. Dopotutto, lei era solo una sostituta e la sua presenza non sarebbe stata necessaria.
Se la notizia dell'arrivo di Tsuna e dell'inizio delle prove aveva sconvolto la ragazza, l'imminente partenza della sua istruttrice l'aveva definitivamente devastata: si era seriamente affezionata a lei e, per quanto spartani potessero i suoi modi, avrebbe sentito terribilmente la sua mancanza; sentiva che un pezzo importante della sua vita l'avrebbe abbandonata e, a quel punto, Marinette non aveva voluto sapere più niente di nulla e si era chiusa in sé stessa, non lasciandosi coinvolgere neanche nei progetti di riassestamento della sua camera. Aveva liquidato il tutto con un "Fate quello che vi pare" e, dopo svariati e fallimentari tentativi di parte di Dino e Bianchi di smuoverla un po', avevano gettato la spugna e chiamato una ditta edile perché si occupasse del resto.
Per fare ciò, però, le ragazze avrebbero dovuto trasolcare temporaneamente dalla stanza e non avendo altro posto in cui stare avevano messo un po' di cose in valigia e si erano trasferite alla villa. Dino e Squalo, per solidarietà o per tenere Marinette d'occhio (non lo sapeva), le avevano seguite lasciando Tom e Sabine a supervisionare i lavori.
Sarebbero dovuti rimanere lì una settimana circa poiché, oltre a smontare e rimontare mobili, Sabine aveva approfittato della situazione anche per far ridipingere la camera e montare una nuova finestra alla botola che portava alla terrazza; Marinette aveva giurato di sentire la parola "antiproiettile" uscire dalla bocca della madre e sperava vivamente di sbagliarsi, ma con un altro Boss della mafia in giro per casa potevano davvero aspettarsi di tutto.
Così tanti cambiamenti in così poco tempo avrebbero scombussolato chiunque e, un po' per lo stress un po' per sfogare la frustrazione, la ragazza aveva preso la triste abitudine di ritagliarsi qualche minuto al giorno per piangere. Non sapeva se fosse realmente utile ma la faceva sentire meglio quel tanto che bastava per affrontare il resto della giornata, e ne aveva realmente bisogno visto che le cose a scuola non potevano andare peggio.
Alya le aveva chiesto scusa per il proprio comportamento ma l'umore di Marinette non le aveva permesso di prendere la cosa con diplomazia e aveva freddato la ragazza con un arido "Va bene", rendendo ancora più teso il loro rapporto; non le importava quanto Alya stesse provando a farsi perdonare, il modo in cui l'aveva trattata in un momento così delicato per lei era stato un colpo troppo duro e non era sicura di poterci passare sopra facilmente. Quindi era tornata punto e a capo, passando le pause pranzo e le ore studio da sola o, al massimo, in compagnia di Nino e Chloé che, grazie al cielo, avevano avuto al decenza di non farle alcun tipo di domanda personale.
Almeno finché, in uno dei suoi momenti di sfogo nel bagno delle ragazze, la porta si era aperta e Chloé era entrata con un tempismo a dir poco pessimo; disgraziatamente, Marinette se n'era accorta solo quando lei aveva aperto il cubicolo in cui si era chiusa, trovandola seduta sconsolatamente sul gabinetto a versare tutte le lacrime che poteva in quei dieci minuti di pausa.
- Buon dio… stai bene? - chiese allibita, dopo un lungo istante di silenzio. La ragazza sospirò e tirò su con il naso, chiedendosi perché tutte le sfortune capitassero proprio a lei.
- Sono un'adolescente che piange nel bagno della scuola, cosa c'è di strano? - borbottò stancamente, asciugandosi le guance con la manica della felpa.
- Sapevo che te la stavi passando male ma non credevo così tanto - ammise Chloé sconcertata e, chiaramente, non aveva idea di come comportarsi.
- Sto bene, è solo un periodo. Passerà - minimizzò anche se non ne era affatto sicura. Non era sicura di niente e piangere era l'unico modo che aveva per tranquillizzarsi. - Ti dispiace chiudere la porta, ho ancora sette minuti a disposizione - chiese ma la ragazza non si mosse.
- Invece di piangere chiusa qui dentro, dovresti prenderti del tempo per rilassarti. O sfogarti decentemente - consigliò. Marinette scrollò le spalle.
- Del tipo? - domandò riluttante, desiderosa di restare sola con il cubicolo il più presto possibile. Chloé rimase in silenzio per qualche istante, indecisa, infine sospirò con rassegnazione: - E va bene, vieni con me - decretò girando i tacchi e avviandosi verso la porta. Marinette rimase ferma lì, confusa, non capendo cosa stesse accadendo o cosa lei volesse fare.
La ragazza si voltò già con una mano sulla maniglia: - Dai, muoviti. Tanto puoi uscire quando ti pare, no? -
La corvina esitò ancora un attimo, poi mandò al diavolo il buonsenso e uscì dal cubicolo: tanto non aveva nient'altro da perdere. Si asciugò la faccia alla meglio mentre tornavano in classe a riprendere le loro cose e fortunatamente erano tutti in mensa, così che non dovesse rispondere a domande scomode; lasciò giusto una nota sul registro per segnalare la sua uscita anticipata mentre Chloé mandava un messaggio al suo autista per farsi venire a prendere.
- Tu non dici nulla? - chiese mentre scendevano le scale esterne e la ragazza rise.
- Sono la figlia del sindaco, non devo dire nulla a nessuno - rispose semplicemente e per un attimo Marinette si ricordò perché la odiasse così tanto: il suo atteggiamento snob e di superiorità era davvero irritante. Però stava cercando di aiutarla quindi decise di passarci sopra.
Cinque minuti dopo, la limousine bianca si fermò davanti a loro e salirono entrambe sul sedile posteriore dirette verso l'Hotel Palace. Non sapeva cosa dovessero fare ma, a quel punto, qualunque cosa sarebbe stata meglio del deprimersi nei bagni.
- Bene, Laurence è disponibile - squillò Chloé e Marinette si risvegliò dai suoi pensieri aggrottando le sopracciglia.
- Chi? -
- L'allenatore di pugilato. Lo sai che abbiamo una palestra in hotel - rispose mettendo via il cellulare - Nessuno potrà aiutarti meglio di lui, credimi. -
- Non vorrai farmi picchiare qualcuno, spero - esclamò sarcasticamente ma il sorrisetto che la ragazza esibì non fu per niente rassicurante.
 
 
 
- Quindi non l'ha presa bene. -
- Non l'ha presa per niente bene: mi ha lanciato addosso il suo zaino! - sospirò Dino - Te l'avevamo detto che era troppo presto. -
- Non ho avuto scelta, Dino - lo rimproverò Reborn con il tono più duro che gli avesse mai sentito usare, facendolo sussultare - Credevo che avremmo avuto almeno fino all'anno prossimo per sistemare tutto, ma il Nono vuole anticipare la cerimonia di successione e il tempo extra che ci ha concesso non basta per fare le cose con calma. Dobbiamo arrangiarci con quel che abbiamo. -
- Ma Marinette è in uno stato emotivo molto precario in questo momento, il suo incontro con Tsuna potrebbe non andare bene - azzardò il ragazzo che, nonostante ci fosse un intero continente a separarlo dal bambino, non riusciva a trattenere la paura nei suoi confronti: vedere Reborn seriamente incazzato era raro ma era chiarissimo che quel drastico cambiamento dei piani lo aveva innervosito, non voleva peggiorare il suo umore dicendo qualcosa che lo avrebbe esasperato.
- E' che ci stai a fare tu, lì? - lo incalzò lui - E' compito tuo supportarla in questi casi. -
- Ci ho provato ma non vuole sentire ragioni - sospirò Dino, ricordando tutti i tentativi che aveva fatto per tranquillizzarla o anche solo convincerla ad aprirsi un po', finiti sconsolatamente con risposte fredde e monosillabi. - Neanche Bianchi è riuscita a tranquillizzarla. Anzi, al momento l'unico che sembra avere un qualche tipo di influenza su di lei è Squalo. -
L'espressione di Reborn cambiò repentinamente e divenne così serio che un brivido gelido corse lungo la schiena del ragazzo. - Squalo è ancora lì? - domandò e sembrava quasi preoccupato da quella notizia. Dino annuì.
- Da un paio di settimane. -
- Mh. -
Qualunque cosa stesse passando per la testa di Reborn non era niente di buono, ma bastava vedere la sua reazione per capire quanto fosse poco contento della cosa. - Mi chiedo che intenzioni abbia Xanxus - mormorò pensieroso e Dino fece una smorfia.
- Xanxus non lo so, ma non credo che Squalo sia qui per conto suo - disse, gettando un'occhiata alla porta della sua camera per assicurarsi che fosse chiusa davvero. - Non so dirlo con certezza, ma sembra essersi affezionato a Marinette. In ogni caso, è stato l'unico che sia riuscito a calmarla dopo la chiamata di Tsuna. -
Dino non aveva ben chiaro che tipo di rapporto avessero quei due, ma era ovvio che Marinette tenesse in modo particolare a lui e che Squalo avesse una sostanziosa influenza emotiva su di lei; eppure non credeva che quello fosse un male anzi, data la piega che stava prendendo la faccenda, Squalo era la loro unica ancora di salvezza per impedire alla ragazza di dare di matto. Era brutto da dire, ma in un certo senso lo stavano sfruttando a sua insaputa.
Reborn sospirò: - Non so se questo sia un bene oppure no ma è meglio non abbassare la guardia. Per il momento cerca di distrarla in qualche modo, di Tsuna mi occuperò io: questo primo incontro getterà le basi del loro rapporto e se lui trova un supporto solido nel suo rifiuto di diventare boss sarà una catastrofe. -
Dino fece una smorfia: - Se Marinette dovesse impuntarsi, neanche le minacce serviranno a molto: ha la testa dura quella ragazza. -
- Ha le palle - precisò il bambino - E abbiamo bisogno che siano dalla nostra parte. -
- La fai un po' troppo facile - obbiettò il ragazzo - Non possiamo plagiarla... -
- Fate un tentativo, ricorrete a qualunque mezzo se necessario, ma tenetela buona - ordinò Reborn e il suo tono non ammetteva alcuna replica. Chiuse la chiamata lasciando Dino nello sconforto più totale.
 
 
 
 
- E' un'idea stupida. -
- Non essere negativa. Fai un tentativo almeno. -
- Non prenderò a pugni un sacco a forma di Pucca! -
Laurence guardò le due ragazze con un sorriso imbarazzato: - Quelli normali sono in manutenzione, ma il risultato è lo stesso - assicurò.
Marinette sospirò: - Il problema non è la forma - precisò - Ma l'intenzione in sé - si tolse i guanti da boxe e li ficcò in mano all'avvenente istruttore, mentre Chloé alzava gli occhi al cielo.
- Ti farà bene picchiare qualcosa - la incitò.
- L'attività fisica è il miglior modo per scaricare lo stress - rincarò Laurence - Fidati, ho preso a pugni una marea di sacchi per evitare di farlo con delle facce. -
Marinette si passò stancamente la mani sul viso, rimpiangendo amaramente di essere andata fin lì: - Non credo che sia ciò di cui ho bisogno. Quando avrò finito di picchiare Pucca, i miei problemi saranno ancora lì ad aspettarmi. -
Ed era vero, prendere a pugni quel sacco le avrebbe dato solo un sollievo temporaneo ma quando avrebbe smesso si sarebbe trovata solo più stanca di prima e senza alcuna soluzione. Sapeva esattamente di cosa aveva bisogno, solo che era semplicemente irrealizzabile, doveva arrendersi e basta.
Sentì Chloé sospirare. - E ovviamente non puoi dire quali siano questi problemi - commentò, retorica, causandole una piccola fitta allo stomaco che non seppe spiegarsi.
- No - rispose mordendosi il labbro - Non è… una cosa che riguarda solo me - aggiunse nel tentativo di giustificare il proprio silenzio, e in fondo non era una bugia: c'erano molte persone in  mezzo a quella faccenda della mafia, non avrebbe potuto spiegare niente senza metterle in mezzo tutte.
- Questioni di famiglia? - domandò Laurence apprensivo, e Marinette si sedette su una delle panche di legno annuendo con rassegnazione.
- All'incirca - ammise. Si sistemò una ciocca di capelli in un gesto nervoso e Chloé le afferrò il braccio sinistro con uno scatto, facendola sobbalzare.
- Il tuo umore è pari solo al tuo gusto in fatto di gioielli - notò sarcasticamente, guardando con aria critica il bracciale azzurro che le pendeva dal polso: non se lo toglieva più, ormai, se non per dormire e lavarsi e non le importava neanche rimuginare sul perché; teneva moltissimo a quell'oggetto e se ne curava molto più quanto avesse mai fatto con qualunque altra cosa in suo possesso, Miraculous e Anello compresi, per questo il commento acido della ragazza la infastidì molto.
- Me lo ha regalato Squalo, lo ha preso mentre era in Italia - borbottò piccata, cercando di divincolarsi dalla sua presa, e vide la ragazza inarcare le sopracciglia.
- Te lo ha dato lui? - domandò, stupita e un po' perplessa, e lo osservò più da vicino. - Perché con uno squalo? Un delfino sarebbe stato più carino. -
- Non lo so, ma è perfetto anche così - tagliò corto, scrollandosi definitivamente da lei. Chloé sembrò rimuginare su qualcosa, infine tirò fuori il telefono dalla tasca e ci armeggiò un po'; pochi istanti dopo aveva le sopracciglia così inarcate che per poco non le sfioravano l'attaccatura dei capelli.
- Oh - mormorò, come se avesse realizzato qualcosa di importante, e le lanciò uno sguardo strano.
- Cosa? - chiese Marinette, incuriosita, e lei esitò un secondo prima di mettere giù il telefono.
- Niente - disse infine, cercando di fare la vaga - Quindi, questo allenamento? - si affrettò a cambiare discorso e la ragazza si ritrovò ad assottigliare lo sguardo, sospettosa, ma prima che potesse dire qualcosa Laurence s'intromise.
- Credo che tu abbia ragione, l'attività fisica non è ciò che ti serve ora - constatò, interrompendo il flusso dei suoi pensieri - Che ne dite se, invece, non scendete alla s.p.a. e vi rilassate un po'? - suggerì - Ti aiuterà a scaricare lo stress in modo più tranquillo e alla fine ti sentirai anche riposata. -
Quella, in effetti, non era una cattiva idea. Anzi, era davvero una bella tentazione: non era mai stata in una s.p.a., per svariati motivi, e forse era davvero un buon modo per distrarsi. A Chloé s'illuminarono gli occhi.
- Questa sì che è un'ottima idea! - squillò eccitata - E' da tanto che non faccio un trattamento completo. -
Prima che Marinette potesse rispondere, l'afferrò per il braccio e la trascinò fuori dalla palestra salutando allegramente Laurence, elencando lungo tutto il tragitto i trattamenti che intendeva fare.
- Dovremmo farci anche le unghie e i capelli. Senza offesa, ma i tuoi ne hanno proprio bisogno - commentò - Magari una bella tintura, anche se solo su poche ciocche… -
Lei si lasciò guidare giù per la scale, poco badando a ciò che diceva, ma lo sguardo le cadde proprio sul polso sinistro dove il braccialetto oscillava quando la mano veniva scossa da quella di Chloé: non aveva dimenticato la scenetta di poco prima e sicuramente significava qualcosa. Forse lo aveva cercato su internet per vederne il prezzo? O controllarne i materiali? O c'era dell'altro?
Agrottò le sopracciglia e si dedicò allo charm mentre un dubbio le balenava per la mente. - Hai cercato come si dice "squalo" in italiano, vero? - domandò d'istinto e Chloé sussultò, voltandosi a guardarla, evidentemente colta in fallo ma, soprattutto, sconvolta dal fatto che lei lo avesse capito.
Non sapeva neanche lei come avesse fatto ma la sensazione era la stessa di quando aveva parlato con Squalo: sapeva esattamente cosa era successo ma non aveva idea del perché.
- Tu come…? - balbettò, stranita, e Marinette scrollò le spalle.
- Dimmelo e basta. -
Chloé si morse il labbro inferiore e fece saettare gli occhi sul pianerottolo con un po' di disagio per qualche istante. - Squalo - mormorò infine, esitante.
Lo stomaco di Marinette fece una capriola così violenta da farle male. Non sapeva se essere più scioccata dal fatto che Squalo fosse stato chiamato come un mammifero o perché gli avesse regalato un gioiello che richiamava il suo nome; forse entrambe le cose, ma almeno ora capiva perché lui se l'era presa così tanto quando lo aveva scambiato per un delfino.
Tanta era la confusione e lo stupore che non riuscì a dire neanche una parola, la mente che lavorava su quelle informazioni e Chloé che sembrava terribilmente in imbarazzo per la rivelazione.
- Non so che tipo di rapporto abbiate voi due, ma credo che per lui sei molto più importante di quanto credi - disse.
Marinette aveva sempre saputo quanto Squalo fosse importante per lei, ma non aveva mai pensato al contrario. Nonostante tutto, era sempre stata convinta che il ragazzo la sopportasse perché doveva e non perché fosse realmente interessato alla sua persona e in quel momento stava riconsiderando il loro intero rapporto. Il pensiero di avere un qualche valore per lui le causò una bizzarra sensazione alla bocca della stomaco e il braccialetto che teneva saldamente legato al polso assunse d'improvviso tutto un altro significato: Squalo ci teneva davvero a lei e aveva voluto dimostrarglielo regalandole qualcosa che le avrebbe sempre ricordato di lui.
- Non è poi così duro come vuole far credere - borbottò sarcasticamente Chloé per spezzare l'atmosfera, vedendola fissa il vuoto con sguardo vacuo. La ragazza alzò gli occhi su di lei e sbatté lentamente le palpebre.
- Neanche tu lo sei - rispose di getto, guardandola come se la vedesse per la prima volta in vita sua. Lei arrossì e d'improvviso si ritrovò davanti una Chloé dal cuore tenero, gentile, comprensiva, empatica e terribilmente impacciata se si trattava dei sentimenti altrui.
- Sì, beh, io… - balbettò - E' solo perché mi fai pena, non ti ci abituare - borbottò, lasciandole la mano e riprendendo a scendere i gradini. Una Chloé he aveva sofferto molto l'assenza della madre sin dall'infanzia e teneva alzati i suoi muri grazie ad acido sarcasmo e battutine ma che, tuttavia, cercava di ignorare le crepe che si stavano lentamente formando dinnanzi a lei.
Una Chloé che avrebbe potuto capirla e dirle schiettamente quello che pensava, senza paura di ferirla.
- I capelli li facciamo per ultimi, così non si rovina la piega nella sauna… - stava continuando a straparlare, tentando di riprendere contegno, e Marinette ci mise qualche secondo a prendere una decisione; prima che potesse ripensarci, le sue labbra si mossero da sole e la sua voce risuonò secca e apatica in quel pianerottolo deserto.
- Ho a che fare con la mafia. -
 
 
 
- Sono due ore che non risponde al cellulare. Dovremmo andare a cercarla! -
- Se ne stanno occupando Squalo e i miei uomini, non preoccuparti. La troveranno sicuramente. -
- Non è che non mi fidi ma sono ansiosa lo stesso. Si facessero almeno sentire. -
Bianchi si era incollata alla finestra del soggiorno al pian terreno da ore, ormai, con gli occhi fissi sul cancello sperando di vedere qualcuno apparire sulla sua soglia in compagnia di Marinette. Quando Roberto era tornato alla villa di fretta e furia avvertendoli che Marinette era uscita da scuola quella mattina senza avvertire nessuno era scoppiato il panico; avevano provato a chiamarla diverse volte ma il cellulare risultava sempre spento e Dino aveva mandato tutti i suoi sottoposti in giro per la città a cercarla.
Squalo si era unito alla ricerche come una furia, sbraitando che non gliel'avrebbe fatta passare liscia "quella volta" causando parecchia confusione e l'ira di Lal che pretendeva delle spiegazioni da entrambi al loro ritorno. A Dino e Bianchi non era rimasto altro che aspettare alla villa nel caso decidesse di tornare.
- Ma perché lo ha fatto? Sparire in questo modo… non è da lei - mormorò Bianchi e Dino non riuscì ad evitare una fitta di senso di colpa che lo prese alla bocca dello stomaco. Sapevano tutti benissimo quanto Marinette fosse turbata da quella faccenda di Tsuna e dei Guardiani ma evidentemente avevano preso la cosa troppo alla leggera e la ragazza aveva finito per agire in modo sconsiderato e disperato.
Avrebbe dovuto parlarle, al suo ritorno, chiarire la situazione e cercare di aiutarla il più possibile. Romario aveva preso in considerazione l'idea di chiamare la psicologa che lavorava per i Vongola per poterle fornire supporto psicologico, ma Dino preferiva tenere quell'opzione come ultimissima risorsa; dovevano provare a risolvere la questione tra di loro e in modo discreto.
- E' meglio non informare Tom e Sabine, per il momento - disse Lal con la sua solita pacatezza - Se scoprissero che abbiamo perso la loro figlia potrebbero insorgere problemi, già sono abbastanza insofferenti verso tutta questa storia. -
Bianchi sospirò e Dino guardò un ultima volta il telefono, che ancora taceva: sapeva che aveva ragione, che non potevano distruggere quel poco di fiducia che erano riusciti ad instaurare con loro (altrimenti col cavolo che avrebbero lasciato restare Marinette lì per tutto quel tempo), ma non gli piaceva l'idea di nascondere una cosa del genere.
Comunque sarebbe andata a finire, avrebbero dovuto risolvere la questione entro quella sera.
 
 
 
Quando Marinette uscì dall'albergo si sentiva una persona completamente nuova. L'ansia e il tormento dei giorni passati erano svaniti, spazzati via dal vapore della sauna e le chiacchiere isteriche di Chloé.
Le aveva raccontato tutto sin dal principio: del primo incontro con Dino e Reborn, dell'arrivo di Lal, del ruolo di Bianchi, di chi fosse Squalo in realtà, dei tentati omcidi, dei Vongola, dell'Anello, di Radi, delle Fiamme, degli Arcobaleno, di Tsuna, delle prove… tutto quanto. Aveva taciuto solo sul Miraculous, per il resto non aveva avuto freni inibitori. Aveva vomitato fuori tutto quello che si era tenuta dentro per tre mesi con un'urgenza che non credeva di avere e quando aveva finito di parlare si era sentita libera e leggera come non lo era da settimane.
La ragazza, dopo un iniziale scetticismo, si era dovuta ricredere quando Marinette le aveva mostrato le Fiamme dell'Ultimo Desiderio che riusciva a richiamare ed aveva passato una buona mezz'ora nel bagno turco per riuscire ad assimilare tutto, per poi uscirne come una furia strillando tutto il suo sconvolgimento e la sua incredulità.
Solo quando si era calmata erano riuscite a parlarne, a mollo in una vasca di fango, ed era stata una conversazione lunga e incredibilmente appagante. Tralasciando i commenti sull'aspetto di Squalo che si sposava perfettamente con il lavoro che faceva, Chloé era stata incredibilmente comprensiva e la aveva offerto tutta la sua compassione per la situazione che stava vivendo; era ancora chiaramente sconvolta ma Marinette apprezzò lo sforzo che stava facendo nel prenderla con filosofia.
Anche in quel momento, mentre si guardava furtivamente intorno come se si aspettasse di vedere un pazzoide armato di ascia sbucare dal nulla, provava a mantenere una facciata di tranquillità che, palesemente, non possedeva. - Sei sicura di voler tornare a piedi? E' buio. Lascia almeno che ti chiami un taxi - propose cercando di nascondere il suo nervosismo. Marinette scrollò le spalle.
- Non preoccuparti, la villa non è molto lontana - la tranquillizzò, sentendo il cuore scaldarsi dinnanzi alla sua preoccupazione per la propria incolumità.
- Come fai ad essere così rilassata dopo che hanno tentato di ucciderti? - domandò perplessa e confusa, guardandola come se fosse matta.
- Beh, ho Radi con me - rispose alzando la mano per mostrare l'Anello - Se dovesse accadere qualcosa so che mi aiuterà. - La verità era che sarebbe tornata alla villa solo dopo essersi trasformata in Ladybug, si sentiva più al sicuro in quel modo che in qualunque taxi della città; ma quello, ovviamente, non poteva dirglielo.
- Se lo dici tu - mormorò lei, per nulla convinta. - Fai solo attenzione. -
Marinette annuì, già immaginando ciò che avrebbe trovato al proprio rientro e quasi riuscì a sentire le mani di Lal sul proprio viso mentre la schiaffeggiava senza pietà; dovette trattenere un brivido di terrore ma orami il danno era fatto, non poteva tornare indietro.
- Quindi… quando dovrebbe arrivare questo Tsunayoshi? - chiese Chloé, titubante, e Marinette sospirò.
- Fra un paio di settimane - rispose - E non ho la più pallida idea di che cosa farò. L'idea di incontrarlo mi terrorizza, per non parlare poi dei suoi Guardiani - scosse il capo e si strinse nelle spalle - So che tutti si aspettano che questo incontro vada bene ma non credo di riuscire a reggere un confronto, men che meno mostrarmi disponibile dinnanzi a tutta questa storia. -
Non era ancora riuscita ad inquadrare Tsuna, la telefonata con lui l'aveva solo mandata in confusione, e provava un misto di curiosità e timore all'idea di parlargli faccia a faccia; alle prove non voleva neanche pensare.
- Beh, allora non farlo - consigliò la ragazza, come se fosse la cosa più naturale del mondo. - Insomma, a quanto hai detto lui non vuole essere Boss e tu non vuoi essere il suo Braccio Sinistro, ma siete entrambi costretti a farlo. Lui non ha problemi a esternare il suo disappunto, quindi neanche tu dovresti farlo. -
Marinette inarcò le sopracciglia e si rese conto che, sì, era vero: Tsuna non perdeva occasione per dire quanto detestasse essere costretto in quel ruolo, allora perché lei si sentiva in dovere di fingere che andasse tutto bene? Perché doveva imporsi qualcosa che non voleva con qualcuno che la pensava essattamente come lei?
Sul suo viso si aprì un espressione di consapevolezza e Chloé incrociò le braccia, compiaciuta: - Comportati normalmente, sii gentile e tutte quelle cose smielate tipiche di te… - continuò, agitando la mano - Sarà pur sempre tuo ospite, quindi trattalo come tale e finisce qui, poi avrete tutto il tempo di consolarvi a vicenda sul resto. E hai ancora tutti quei tizi fuori di testa al tuo fianco che sembrano disposti a tutto per aiutarti. Starai alla grande. -
Marinette rimase riflettere su quella possibilità per qualche istante, poi alzò gli occhi su di lei e aggrottò le sopracciglia: - Dovresti tirare fuori questi consigli più spesso, sai? Potresti aiutare un sacco di persone. -
Chloé arrossì furiosamente e distolse lo sguardo: - Beh… r-ritieniti fortunata, allora, perché sei l'unica a cui mi degno di dispensare la mia saggezza - balbettò e Marinette rise di cuore.
- Allora da oggi sarai la mia consulente personale, tieni il cellulare sempre acceso - scherzò.
Chloé fece per ribattere ma, in quell'istante, una macchina nera si fermò di colpo accanto al marciapiede, con uno stridio acuto, e due uomini uscirono di fretta e furia da essa. Uno era un preocupatissimo Roberto, l'altro un incazzatissimo Squalo.
- Oh - fu tutto quello che riuscì ad esalare Marinette prima che si avventassero su di lei.
- Signorina Cheng! - Roberto l'afferrò per le spalle e la osservò rapidamente da tutte le angolazioni - Sta bene? -
- Sei una testa di cazzo! - sbraitò Squalo, fuori di sé.
- Dove è stata? Perché non ha avvisato che lasciava l'istituto? - continuò l'uomo, ignorando le ingiurie del ragazzo.
- E' la seconda volta che fai una cazzata del genere, ti avevo avvisato che non ti avrei coperta di nuovo! -
- Il Boss e la signorina Bianchi erano molto preoccupati. -
- La mocciosa ti aprirà il culo e non aspettarti che io ti difenda! -
- Li avverto che l'abbiamo trovata. -
- Cavallone ha mobilitato tutti suoi dannati sottoposti per cercarti! A che cosa cazzo stavi pensando?! -
- Sì, è qui e sta bene. La riporto subito indietro. -
- Potevi almeno mandarlo un fottuto messaggio. Ringrazia solo che nessuno abbia cercato di ammazzarti! -
Se Chloé era rimasta a fissare senza parole la sfuriata di Squalo, Marinette era totalmente impassibile. Certo, le dispiaceva aver creato scompiglio, ma dopo il pomeriggio che aveva passato niente avrebbe potuto scalfire il suo umore, neanche le urla di Squalo o la consapevolezza di prenderle da Lal.
Era rilassata, pofumava di fiori di lavanda e incenso, i suoi cpaelli erano stupendi, aveva una manicure perfetta e un'amica fidata con cui sfogare tutte le proprie frustrazioni davanti un bicchiere di succo tropicale. Per la prima volta in tre mesi, Marinette stava bene sia fisicamente che psicologicamente, e ne era così sollevata da non badare neanche a tutto ciò che sarebbe accaduto di lì in poi: sentiva di aver ritrovato la positività e la determinazione che l'aveva sempre contraddistinta ed era certa di poter affrontare qualunque cosa le riservasse il futuro.
- Mi dispiace - rispose, tranquillamente, e in un moto di tenerezza li abbracciò entrambi aggrappandosi alle loro spalle. - Vi voglio bene, ragazzi - mormorò, poco badando alle loro espressioni confuse e stordite: Roberto aveva ancora il telefono a mezz'aria e Squalo si era bloccato mentre inveiva per l'ennesima volta, non capendo cosa stesse succedendo. Marinette apprezzava la cura e la preoccupazione che avevano per lei e, anche se la loro presenza lì era un dovere, sapeva che erano sinceri.
Li lasciò andare, salutò allegramente Chloé e si diresse in macchina fischiettando, lasciandoli tutti e tre sul marciapiede a fissarsi come se avessero appena assistito all'atterragio di un'astronave aliena a forma di caramella. Era perfettamente consapevole di averli disorientati con il proprio comportamento ma non importava: era felice e tranquilla e avrebbe vissuto ogni sfida al meglio della sua capacità, avrebbe accolto Tsuna nel migliore dei modi e dato tutta sé stessa nelle prove dei suoi Guardiani.
Niente, a quel punto, avrebbe potuto fermarla. Niente.
 
 
Al rientro, Bianchi le aveva fatto una ramanzina con i fiocchi mentre Dino aveva cercato di essere il più comprensivo e delicato possibile; Squalo e Roberto non avevano più detto una parola da quando erano saliti in macchina, ancora sconvolti da ciò che era accaduto fuori l'hotel, e Lal (a dispetto di quanto credessero) non le aveva tirato dietro neanche una gomma per cancellare, limitandosi ad ordinarle uno sterile: "Vai in camera tua" appena Bianchi aveva finito di sfogarsi. Alla fine se l'era cavata solo con una settimana di punizione nel quale aveva dovuto lavare i piatti di tutti ad ogni pranzo e cena ma non si era lamentata dato che avrebbe potuto andarle molto peggio. Il suo cambiamento, però, era saltato agli occhi di tutti sin da subito: era tornata allegra, attiva, coinvolta in qualunque cosa le proponessero tanto da riprendere di buon grado le lezioni di scherma con Squalo che seguiva molto meno svogliatamente di prima. Era tornata la Marinette di una volta e il motivo sembrava non interessarli particolarmente, erano solo sollevati della cosa.
Aveva quindi iniziato a prepararsi ad accogliere Tsuna come meglio poteva, aumentando le ore di studio di giapponese e usandole come scusa per passare più tempo con Chloé che sembrava più che orgogliosa di condividere la sua abilità linguistica con qualcuno. Sapere che Marinette le aveva spifferato tutto non aveva reso Lal molto contenta, e men che meno Reborn, ma dal momento che la sua presenza sembrava avere un'influenza positiva su di lei avevano deciso di lasciar correre a patto che Chloé tenesse la bocca chiusa (e di certo lei non se l'era fatto ripetere due volte).
Andava tutto nel migliore dei modi. Almeno, fino a quella sera.
Dopo aver lavato la montagna di piatti deposti nel lavello, Marinette si era ritirata in camera propria con l'obbiettivo di preparare lo zaino per il giorno dopo e andare subito a dormire visto com'era tardi. La sua routine non aveva subito particolari variazioni dato che ancora non usciva di casa se non per andare a scuola o all'Hotel da Chloé, ma in quel momento non sentiva alcun bisogno di riprendere alcune vecchie abitudini; le interazioni con Alya erano ancora piuttosto fredde, si parlavano occasionalmente e di argomenti di poco conto, mentre con Nino il rapporto era più solido che mai e ad Adrien quasi non pensava più. Aveva cose più importanti a cui pensare e l'arrivo di Tsuna era in cima alla lista delle sue priorità in quel momento, insieme ai preparativi per le prove dei Guardiani. Non aveva ancora idea in cosa consistessero, ma stava allenando il suo fisico il più possibile nel caso avesse dovuto affrontarli in battaglia; Radi si era quasi commosso quando gli aveva chiesto di insegnarle qualche stile di combattimento e passavano molto tempo nel seminterrato ad esercitarsi in diverse tecniche difensive e offensive, che le ritornavano molto utili anche quando affrontava gli akumizzati nelle vesti di Ladybug.
Aveva tutto assolutamente sotto controllo e sperava che non ci fossero più imprevisti di alcun tipo a scombussolarle l'esistenza.
Posò l'anello e il bracciale sul comodino e s'infilò sotto le coperte con un sospiro stanco, decisa a godersi una notte di meritato riposo anche se aveva sforato di molto l'ora di andare a dormire. La villa era immersa nel silenzio e le fu facile sprofondare rapidamente in un sonno tranquillo, salvo essere svegliata bruscamente poche ore dopo da un rumore sordo proveniente da uno dei piani superiori.
Si era alzata di scatto, il cuore che batteva furiosamente nel petto e le orecchie tese al più piccolo suono che non tardò ad arrivare: un cigolio sinistro risuonò tra le mure poi tacque. Per lunghi minuti udì solo il suono del cuore che le pulsava nelle orecchie poi il rumore di qualcosa che strisciava sul pavimento la fece trasalire, spingendola a saltare giù dal letto. Afferrò l'anello e si precipitò fuori dalla camera, raggiungendo la penultima porta in fondo al corridoio, entrando rapidamente senza neanche premurarsi di bussare.
La stanza era immersa nel buio con solo la lieve luce della luna a dare dei contorni agli oggetti e permetterle di orientarsi; Squalo dormiva tranquillamente nel letto, il suo respiro si udiva appena e da quella posizione era solo una figura longilinea avvolta dalle lenzuola. Si avvicinò in punta di piedi, sperando che non tentasse di ammazzarla, e per un fugace attimo si rese conto che avrebbe potuto andare in qualunque altra camera tra quelle vicino alla sua (come quella di Dino, di Lal, di Bianchi o di Roberto) e invece si era spinta fino alla fine del lungo corridoio ben sapendo chi ci fosse dietro quella porta.
Aveva scelto Squalo istintivamente, era corsa da lui guidata dal panico e dall'ansia, e decise di non volersi soffermare sulla motivazione.
- Squalo - sussurrò, scuotendo leggermente la sua spalla - Squalo, svegliati! -
Il ragazzo mugugnò un momento prima di essere scosso da un sussulto e alzare di scatto la testa dal cuscino, afferrando rapidamente la spada poggiata accanto al proprio letto. - Chi sta morendo? - domandò di getto con la voce impastata dal sonno e Marinette dovette fare un passo indietro per evitare la lama affilata. Si schiarì la voce, un po' sconcertata da quell'uscita.
- Nessuno sta morendo - rispose come se fosse ovvio, e Squalo si strofinò gli occhi ancora stordito. Una volta appurato che fosse lei, mise giù la spada e si tirò a sedere con uno sbadiglio.
- Allora che ci fai quì? -
- Ho sentito dei rumori strani venire dai piani superiori - informò - E se fosse entrato qualcuno? - si rigirò l'anello tra le dita senza nascondere l'agitazione, ma Squalo si limitò a grattarsi distrattamente il collo.
- Sarebbe passato prima di qua invece che dal quinto piano - notò sarcasticamente - E con tutta la gente che c'è qui dentro qualcuno sarà già andato a controllare. Torna a letto - concluse, riabbandonandosi sul cuscino e dandole le spalle.
Marinette invidiò la sua calma ma si sentì anche un po' offesa dal fatto che minimizzasse in quel modo le sue ansie: aveva sentito davvero quei rumori inquietanti e non le sembrava di udire anche solo uno scricchiolio che facesse intendere che qualcun altro si fosse svegliato per controllare. E di sicuro non voleva tornare in camera sua.
- Posso restare? - uscì come una domanda innocente ma la nota ansiosa nella sua voce non era sfuggita a nessuno dei due; sebbene fosse abitutata a dormire da sola sin da bambina, si sentiva a disagio in casa d'altri figurarsi in una villa grande e piena di rumori molesti. In quell'atmosfera cupa non negò a sé stessa di avere decisamente paura.
Squalo aprì lentamente gli occhi e fissò il buio dinnanzi a sé per un lungo istante, infine sospirò e si rigirò per lasciare libero quel lato del letto. - Basta che mi lasci dormire - acconsentì.
Marinette annuì e salì sul materasso, stupendosi da sola della naturalezza con cui stava prendendo la cosa: la sola idea di condividere il letto con un ragazzo, di norma, l'avrebbe fatta morire d'imbarazzo… ma, in quel momento, il fatto che Squalo le avesse permesso di restare la faceva sentire tranquilla e sollevata.
Cosa che, effettivamente, la straniva un po'.
- Grazie - mormorò raggomitolandosi sotto le lenzuola, godendosi il tepore che il suo corpo aveva lasciato in quel punto. In risposta ricevette un assonnato "Mmh" e chiuse gli occhi, cercando di riaddormentarsi.
Neanche mezz'ora dopo, un tonfo sordo risuonò tra le mura della villa facendoli svegliare entrambi di soprassalato.
- Lo hai sentito anche tu? - chiese Marinette, in preda al panico, afferrando l'anello che aveva poggiato sul comodino. Squalo saltò giù dal letto gettando all'aria le coperte, d'un tratto sveglio e vigile.
- Voooi! Lo avrebbe sentito anche un sordo! - sbottò, fiondandosi dall'altro lato per afferrare la spada.
- Te lo avevo detto che avevo sentito qualcosa! - gli rinfacciò lei, accendendo la luce nella stanza e trovandolo ad infilarsi velocemente una canottiera.
Solitamente, quando dormiva nel salotto di casa, usava sempre un pigiama o una tuta (sebbene decisamente fuori stagione) ma da quando aveva una stanza personale faceva a meno delle maglie; non che l'avesse stupita più di tanto visto che lamentava spesso il caldo notturno e trovava scomodo coprirsi eccessivamente. Questo lei lo sapeva bene e di certo non si scandalizzava nel vederlo a torso nudo (non dopo aver visto di peggio), però forse infilarsi nel suo letto non era stata proprio un'idea geniale.
- Resta qui - ordinò Squalo, facendola trasalire, avviandosi verso la porta mentre si allacciava la spada alla protesi.
- Non voglio restare qui da sola! - protestò, schizzando giù dal letto. - I film horror non ti hanno insegnato che quelli che si separano sono i primi a morire? -
- Ora stai esagerando - notò lui, uscendo nel corridoio. Marinette gli restò dietro, camminando il più silenziosamente possibile, guardandosi intorno con nervosismo. - Al massimo sarà qualcuno che ha cercato di infilarsi in casa. O quell'idiota di Dino. -
Nonostante le sue parole noncuranti, però, teneva la spada in posizione difensiva e aveva tutti i sensi in allerta; evidentemente anche lui sondava la possibilità che ci fosse qualcosa di pericoloso in giro per la villa.
Avanzarono nei corridoi bui con passo felpato, salendo un piano dietro l'altro: Squalo era incredibilmente silenzioso e si muoveva senza problemi anche al buio, quasi avesse la visione notturna. Marinette respirava a stento per paura di farsi sentire mentre lui avanzava come se stesse facendo una passeggiata senza emettere un solo fruscio: se non lo avesse avuto davanti agli occhi, avrebbe creduto di essere completamente sola.
Un suono di passi lo fece fermare di colpo e lei gli andò a sbattere contro, soffocando un gemito di dolore con la mano: con i vestiti si notava poco, ma Squalo aveva un sostanzioso strato di muscoli sul busto che erano incredibilmente duri e il naso di Marinette ne era appena diventato un testimone più che affidabile.
- Sh! - la zittì, alzando la spada e affacciandosi di poco oltre l'angolo del corridoio.
Marinette non si mosse, sentendo i passi avvicinarsi, e si attaccò ancora di più al muro nascondendosi dietro di lui. Ebbe il tempo di vedere un'ombra oltrepassarli che Squalo era già scattato in avanti, tirando un fendente così rapido che si udì solo il fruscio metallico prodotto dalla spada mentre sferzava l'aria.
L'ombra trasalì e scattò indietro, scivolando e finendo col sedere sul pavimento. E a quel punto entrambi avevano capito chi fosse.
- Porca puttana, Dino! - sbraitò Squalo, mettendo giù l'arma - Mi hai fatto prendere un colpo! -
- Io?! - sbottò il ragazzo, incredulo e indignato - Mi hai quasi staccato la testa! -
Marinette cercò a tentoni l'interruttore sulla parete e quando finalmente accese la luce rimasero tutti accecati per qualche istante. Dino si alzò in piedi, spazzolandosi il pigiama, e Squalo si rilassò definitivamente abbandonando la spada lungo il fianco.
- Si può sapere che stavi combinando di là? - domandò, innservosito per essere stato svegliato dai suoi rumori molesti.
- Ero andato a controllare da dove venivano quei rumori di prima - borbottò lui, chiaramente ancora stizzito dall'agguato.
Squalo aggrottò le sopracciglia e Marinette si voltò di scatto verso di lui: - Aspetta… non sei stato tu? -
- Certo che no - rispose lui, confuso - Mi sono svegliato poco fa perché ho sentito un tonfo e sono salito a controllare. Me ne stavo andando quando siete sbucati voi.-
Squalo e Marinette si scambiarono un'occhiata perplessa: se non era stato Dino, allora cosa aveva provocato quei rumori?
Proprio mentre quella domanda affiorava nella mente di entrambi, un altro suono molesto arrivò dal fondo del corridoio facendoli sussultare tutti. Scese un gelido silenzio che Dino ruppe solo dopo aver deglutito rigidamente.
- Non c'era niente di là, ho appena controllato. -
- E se fosse un topo? - chiese Marinette, agitata, decisa più che mai a dare una spiegazione logica e meno inquietante possibile a tutta quella faccenda.
- Può darsi - rispose Dino, visibilmente speranzoso.
- Se non c'è niente allora andiamocene, sarà entrato qualche animale - tagliò corto Squalo che, d'un tratto, sembrava desideroso di andarsene il più in fretta possibile da lì.
Ma nessuno di loro si mosse, fissando la fine di quel corridoio buio come se si aspettassero di vederne uscire qualcosa all'improvviso.
- Dovremmo andare a controllare? - domandò Marinette, dopo un lungo istante di silenzio.
- No - rispose Squalo, secco.
- Però… - Dino provò a dire qualcosa ma sobbalzò quando udì il cigolio di una porta.
- Gli animali non aprono le porte - constatò lei e Squalo deglutì.
- Ok, andiamo - acconsentì, dopo un momento di esitazione - Ma se non troviamo nulla ce ne torniamo a dormire - sancì.
Un po' vigliaccamente, Marinette aspettò che i due avanzassero prima di seguirli a distanza ravvicinata: aveva una brutta sensazione addosso e non smetteva di guardarsi alle spalle.
Sento qualcosa di strano.
Strillò, totalmente colta alla sprovvista, facendo un salto da terra: non si aspettava che Radi parlasse visto che, fino a quel momento, era rimasto nel più assoluto silenzio. Non aveva neanche sentito la sua presenza e quell'uscita improvvisa l'aveva spaventata. Squalo e Dino sussultarono e si voltarono di scatto, pallidi come lenzuola, solo per trovarsi davanti un Marinette sul procinto di avere un infarto.
- Che è successo?! - balbettò Dino, facendo uno sforzo enorme per cercare di mantenere un contegno.
- R-Radi ha parlato di punto in bianco… - balbettò lei, tremante - Mi ha fatto prendere un colpo - ammise massaggiandosi il petto.
Scusa, piccola.
Squalo si rilassò e mise giù la spada, passandosi una mano tra i capelli. - Mi ucciderete così. -
Comunque, avverto una presenza venire da questo lato della villa, continuò Radi facendola raggelare sul tappeto. Siamo giù stati qui, ma è la prima volta che la sento.
L'espressione di Marinette non doveva essere delle migliori visto che entrambi i ragazzi si allarmarono. - Che succede? - chiese Dino e lei non sapeva proprio come dirlo.
Deglutì e alzò gli occhi su di loro: - Dice di sentire una presenza. -
Un gelido silenzio calò su tutti e tre che si scambiarono occhiate preoccupare e, sì, spaventate. - Che genere di presenza? - domandò Squalo a bassa voce, tradendo un po' di agitazione.
Radi parlò dopo un lungo istante. Non lo so ma sembra piuttosto ostile, rispose, Non siamo i benvenuti.
Un brivido gelido le corse lungo la schiena e si strinse nelle spalle mentre l'ansia sui volti dei ragazzi aumentò notevolmente: - Non lo sa ma… è ostile - ripeté - Non ci vuole qui. -
L'atmosfera divenne tesa e un pensiero balenò per la mente di tutti quasi nello stesso istante. Subito dopo, Squalo si voltò verso Dino ed ebbe il coraggio di esternarlo.
- Se hai comprato una cazzo di villa infestata, giuro che ti ammazzo. -
Dino trasalì e sgranò gli occhi: - E' impossibile! Non c'era scritto niente del genere nel contratto! -
- Vooooi! Perché, secondo te le scrivono nel contratto queste cose?! -
- Ma i miei uomini sono qui da settimane e non hanno mai detto niente! -
- Forse non se ne sono proprio accorti, idiota! -
- Però spiegherebbe perché il proprietario aveva così fretta di venderla… -
- E CI PENSI SOLO ORA?! -
Marinette, torna di sotto, esclamò Radi d'un tratto con un tono che non le piacque neanche un po'. Stiamo interferendo con qualcosa di pericoloso.
- Interferendo? - mormorò, stavolta confusa, facendoli ammutolire di colpo.
Qualunque cosa sia, sta facendo qualcosa e non vuole essere disturbato.
Un attimo dopo una porta sbatté con violenza facendoli sobbalzare tutti. Fissarono il fondo del corridoio per un lungo istante, infine Squalo si staccò la spada e la lasciò cadere per terra.
- Ora basta, la cosa è diventata ridicola! - sbottò, avanzando a passo di marcia. Dino sgranò gli occhi.
- Dove stai andando?! -
- A mettere fine a questa buffonata, così potrò tornare a dormire! -
- Squalo, no! Ce ne dobbiamo andare! - lo richiamò Marinette ma lui la ignorò.
Lei e Dino si scambiarono un'occhiata, infine gli corsero dietro.
Squalo aprì la porta di una camera e accese la luce quasi con rabbia, ma dentro era tutto normale: non c'era nulla che non andava, era un piccolo salottino vicino ad un bagno con tutti i mobili e gli oggetti ancora al loro posto.
- Non c'è un cazzo di niente, qui - sbottò, guardandosi intorno.
- Allora ce ne possiamo andare - continuò Dino, porgendogli con urgenza la spada che aveva raccolto da terra, spingendolo ad andarsene.
Un brivido sorprese Marinette da capo a piedi che voltò istintivamente lo sguardo verso il fondo del corridoio: c'era una porta chiusa, piccola e scolorita, che a malapena si vedeva grazie alla luce proveniente dalla stanza. Era uno sgabuzzino, lo stesso nel quale si era nascosta per telefonare a Dino quando aveva pulito la villa insieme ad Adrien.
Solo che, in quel momento, guardarlo le provocava una sensazione di ansia e malessere senza precedenti. Avvertiva qualcosa, lì dentro, che le metteva un agitazione terribile addosso: la spingeva ad allontanarsi ma, allo stesso tempo, l'attirava come una calamita.
Non mi piace, mormorò Radi, Non mi piace per niente.
Quasi senza rendersene conto, avanzò lentamente verso di essa ignorando il battibecco di Squalo e Dino dietro di lei. Più si avvicinava alla porta e più sentiva un flebile rumore, come dell'acqua che gocciolava su un ripiano di plastica.
Abbassò lo sguardo e vide del liquido scuro uscire da sotto la fessura della porta e si fermò di colpo mentre la macchia si allargava a velocità spaventosa. La maniglia cigolò e, sotto il suo sguardo agghiacciato, si abbassò lentamente e la porta si aprì con un fruscio.
Un attimo dopo il corpo di una donna cadde in avanti, gli occhi sbarrati, il volto, i capelli e l'asciugamano che la copriva impastati di sangue.
Marinette urlò con tutto il fiato che aveva in gola e fece un balzo indietro, ma quando la donna sfiorò il pavimento scomparve nel nulla, lasciando solo uno sgabuzzino vuoto e del sangue secco sul tappeto.
Rimase a fissare quel sangue atterrita, disorientata e terrorizzata, per qualche istante; poi Squalo la tirò indietro per il braccio, la prese per la vita e schizzò via a velocità sovrumana con alle calcagna un Dino talmente pallido che sembrava un cadavere che correva.
Si fermarono solo quando arrivarono nel salotto principale, dopo aver messo cinque piani di distanza tra loro e quello sgabuzzino.
- Q-quello… quello era… era davvero… non ci credo… lo avete visto anche voi? - Dino balbettava frasi incoerenti, reggendosi alla spalliera del divano con le gambe che tremavano violentemente. Squalo aveva le labbra strette e sembrava sia incazzato che incredulo, ma teneva stretto a sé la ragazza in modo quasi doloroso. Marinette temeva che se avesse aperto bocca avrebbe vomitato e si stringeva convulsamente alla sua canottiera, tremando.
- Una cazzo… di villa… infestata… - ringhiò lo spadaccino, affondando le dita nel suo fianco -E nessuno se n'è mai accorto. -
- Non ci voglio credere. Mi sento male - continuò Dino, che quasi sembrava non sentirlo.
- C'era un cazzo di cadavere in quello sgabuzzino e nessuno se n'è accorto. -
- E io ci sono anche entrata lì dentro… -
- Ecco perché voleva darla via così in fretta, ma perché non ho capito subito che c'era la fregatura… -
- Un fottuto fantasma, porca puttana, E NESSUNO SE N'E' ACCORTO! -
- Voglio tornare a casa - mormorò Marinette mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
- Si può sapere che succede, qui? -
Tutti e tre saltarono urlando, facendo sussultare Bianchi ferma sulla porta che li fissava attonita.
- Ma che cavolo vi prende? - domandò, confusa dal loro comportamento.
Sfiniti e tremanti, si abbandonarono sul divano e il primo a dire qualcosa fu Dino, che balbettò un poco coerente: - Fantasma… di sopra… sgabuzzino… domani metto in vendita. -
Nessuno di loro chiuse occhio, quella notte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della cosa:
bene, ci siamo. Nel prossimo capitolo apparirà Tsuna e sono così euforica che non riesco a trattenermi. Muoio dalla voglia di scrivere quella scena sin da quando ho iniziato questa storia e le mie dita fremono dall'impazienza e dall'emozione: sono ELETTRIZZATA.
Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono questa storia: vi voglio un bene immane, sul serio, e spero di non deludere le vostre aspettative. Almeno ora riesco a pubblicare più frequentemente avendo ripreso il ritmo e ne sono molto orgogliosa.
Grazie a tutti voi, davvero.
D'ora in poi le cose saranno sempre più assurde, quindi preparatevi a tutto (credo di averlo fatto bene intendere anche alla fine di questo capitolo lol) e noi ci vediamo al prossimo capitolo con: Ancora il bambino venuto dall'Italia.
Baci
   
 
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