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Autore: AndyWin24    15/09/2022    4 recensioni
Durante le pulizie nelle stanze del principe Artù, Merlino si accorge che le cose non vanno come di consueto e che accade qualcosa di strano ai suoi poteri. Stavolta, il giovane mago dovrà impegnarsi come non mai per riuscire a controllare la sua magia e ad impedire che il suo segreto venga svelato.
Genere: Comico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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   La mattina a Camelot scorreva come ogni altro giorno. Merlino era intento a rimettere in ordine la camera del principe Artù, mentre quest’ultimo, seduto allo scrittoio, controllava con grande solerzia dei documenti.
   “Hic!” singhiozzò il servitore mentre sistemava il letto del giovane figlio del re. Di scatto, si girò verso di lui, preoccupato che la cosa avesse potuto infastidirlo. Già in un’occasione, poco tempo addietro, era accaduto qualcosa di simile, che lo aveva mandato su tutte le furie. Stavolta, però, Artù sembrò non badarci troppo. La sua attenzione era rivolta unicamente ai fogli che aveva in mano. La sera prima, infatti, il padre lo aveva preso da parte e gli aveva chiesto consiglio in merito ad un accordo per una possibile alleanza tra Camelot ed un regno vicino. Naturalmente il principe non aveva alcuna intenzione di deluderlo, ragion per cui quel dì si era alzato di buon’ora e si era messo subito al lavoro.
   Assicuratosi di non essere stato inopportuno, Merlino tornò ai suoi doveri. Tuttavia, un piccolo dettaglio gli saltò immediatamente all’occhio: le lenzuola del lato destro del letto erano completamente spiegazzate quando era certo di averle lisciate soltanto un attimo prima. Sospirando sconsolato, si avviò a rimetterle a posto.
   “Hic!”
   Un altro singhiozzo lo fermò non appena si mosse. Con la coda dell’occhio, notò come uno dei cuscini era schizzato via in direzione di una sedia posta lì vicino. Guardandosi intorno perplesso, Merlino cercò di capire cosa stava accadendo.
   “Hic!”
   Improvvisamente, si aprì di scatto l’armadio. Spaventato, controllò subito che dentro non vi fosse niente o nessuno.
   “Ma che sta succedendo?!” si domandò a bassa voce.
   Con lo sguardo incerto, iniziò a pensare a quale potesse essere il motivo di tutto quel trambusto. Dopo un po’, però, nonostante alcuni dubbi, decise di lasciar perdere e di ritornare alle sue faccende, affrettandosi quindi a chiudere l’armadio e a sistemare di nuovo il letto.
   “Hic!”
   In un sol colpo, ogni cosa tornò in disordine. A quel punto, Merlino capì che i suoi singhiozzi erano in qualche modo la causa di tutto. La sua magia sembrava essere fuori controllo e lui non riusciva a comprenderne il perché.
   “Hic!”
   In quell’istante, come se non bastasse, le coperte scivolarono a terra ed un cuscino volò sul viso di Artù.
   “Ehi!” si lamentò il principe “Cosa diamine stai facendo, Merlino?!”
   “Ehm… vi chiedo scusa. Sto facendo le pulizie.”
   “Le pulizie?” domandò Artù sorpreso mentre osservava la stanza “Guarda come è ridotta la mia camera! E poi, come ci è finito questo sulla mia faccia?”
   “Beh… mi è… scivolato?”
   Artù si alzò dalla sedia e, ancora fogli alla mano, si posizionò di fronte al suo servitore.
   “Ti è scivolato?” ripeté sarcastico “Sei fortunato che ora devo assentarmi per andare a riconsegnare delle carte a mio padre, ma se quando torno non è tutto in ordine, puoi star certo che anche a me scivolerà qualcosa dalla mano.”
   Il principe aprì la porta per uscire, poi si voltò un attimo prima di chiuderla, lanciando un’occhiataccia al ragazzo. Dopo, la sbatté talmente forte che sembrava dovesse venir giù da un momento all’altro.
   Con uno sbuffo dalla bocca, Merlino scrollò la testa e si rimise subito al lavoro. Non sapeva perché i suoi poteri si comportassero in quel modo, ma era meglio per lui se sbrigava in fretta le sue faccende, così da poter chiedere aiuto e consiglio a Gaius.
 
***
 
 
   “Ecco fatto.” disse tra sé e sé, mentre finiva di lisciare le lenzuola.
   Ci era voluta una buona mezz’ora, ma aveva finalmente terminato di rimettere in ordine. Artù in quei giorni era particolarmente sotto pressione e di conseguenza non mancava modo di sfogare la sua tensione su di lui anche per i motivi più futili. Con quel malumore, sapeva di aver evitato una severa punizione. Per come la vedeva, sarebbe come minimo finito a pulire le stalle. Ma per fortuna l’aveva appena scampata.
   “Hic!”
   Il singhiozzo sembrò tornare alla carica. Guardandosi intorno, però, non notò nulla fuori posto: il letto era ancora sistemato, lo scrittoio era in ordine e l’armadio sempre chiuso. Così, con un sorriso soddisfatto si voltò verso la porta.
   “Oh, no!” esclamò sbigottito.
   Un cavallo dal pelo marroncino lo fissava come spaesato. Doveva trattarsi di un puledro data la sua piccola stazza. Non appena Merlino ricambiò il suo sguardo, l’animale iniziò ad agitarsi e a muoversi per l’intera stanza.
   “Fermo! Sta’ buono!”
   Il richiamo, tuttavia, non fu efficace e, al contrario, non fece altro che indispettirlo ancora di più.
   “No! Aspetta!”
   La povera bestia, saltato il letto come un ostacolo, si andò a scontrare con l’armadio, rompendo un’asse, per poi andare a finire dritto sullo scrittoio. I fogli volarono dappertutto mentre Merlino si metteva le mani tra i capelli.
   “Che devo fare?!”
   D’un tratto, però, gli venne in mente un’idea: se il cavallo era comparso subito dopo che lui aveva pensato alla stalla, probabilmente avrebbe dovuto fare lo stesso per farlo tornare a posto. Così, si concentrò intensamente su un’immagine delle scuderie. Doveva solo aspettare che…
   “Hic!”
   L’animale, d’improvviso, scomparve. Con ogni probabilità il piano aveva funzionato, ma Merlino se ne sarebbe accertato dopo, una volta che fosse stato fuori da quel tafferuglio. La stanza di Artù era un disastro ben peggiore di quando il principe era uscito. A breve sarebbe tornato e doveva trovare alla svelta una via d’uscita.
   “D’accordo: a mali estremi, estremi rimedi.” pensò tra sé. Se la magia aveva creato quel problema, la magia sarebbe stata anche la soluzione. Alzò, quindi, la mano davanti a sé e fece brillare gli occhi. Di colpo gli oggetti fuori posto iniziarono a volteggiare in aria. Proprio in quel momento, però…
   “Hic!”
   A quel punto, gli stessi oggetti, come impazziti, presero a girare in ogni dove come in un vortice. Anche la porta si spalancò di scatto, facendo prendere uno spavento a Merlino, che si voltò scioccato. In quell’istante, un cuscino prese il volo e si diresse fuori dalla stanza. Il ragazzo sgranò gli occhi e si precipitò a recuperarlo prima che qualcuno avesse il tempo di accorgersene. Correndo a più non posso per il corridoio, cercò di stargli dietro come poteva. Fortunatamente, sembrava non esserci nessuno in quell’ala del castello, però doveva sbrigarsi se non voleva che fosse troppo tardi. Il cuscino stava percorrendo la via che portava al piano di sotto, dove vi era anche la sala del consiglio del re, un luogo molto frequentato, nel quale, tra l’altro, si trovava Artù proprio in quel momento. Se non avesse fatto tutto il possibile per evitarlo, sapeva che sarebbe stata la sua fine.
   Intravista, quindi, una svolta nel corridoio, Merlino decise di approfittarne e si lanciò in avanti di getto, intercettando i movimenti del guanciale svolazzante. Durante il salto, riuscì incredibilmente ad afferrarlo; tuttavia, colpì anche qualcos’altro. Anzi, colpì qualcun altro.
   “Merlino!”
   “Gwen!”
   La giovane serva di Morgana lo fissava sconcertata, massaggiandosi al contempo il fondoschiena dolorante a causa della caduta.
   “Mi dispiace tanto, Gwen!” si affrettò a dire Merlino, mentre l’aiutava a rialzarsi.
   “No… non fa niente…” ribatté la ragazza ancora un po’ sopraffatta.
   “Ecco! Tieni e scusa ancora.” aggiunse il giovane mago, porgendole la cesta piena di vestiti, caduta durante lo scontro.
   “Grazie. Ma, dove stavi andando così di fretta?”
   Merlino si paralizzò sul posto.
   “E perché hai sottobraccio un cuscino di Artù?”
   “Ehm…”
   Non sapeva cosa rispondere. Non gli veniva in mente niente che potesse essere neanche lontanamente plausibile come scusa. Poi, ripensò a cosa gli aveva appena detto la ragazza.
   “E tu, come sai che questo cuscino è del principe Artù?” chiese con voce sospettosa.
   Stavolta fu Gwen ad immobilizzarsi e ad avere il fiato corto.
   “Beh, ho… riconosciuto la stoffa…” rispose, iniziando ad arrossire.
   “Hai… riconosciuto… la stoffa? Davvero?” domandò ancora Merlino in tono inquisitorio.
   “Sì!” esclamò lei, gesticolando con fare convulso “Ti ho visto lavarle… una volta. Non è che mi interessi delle cose di Artù! È successo per caso! Cosa vuoi che me ne importi, altrimenti?! Certo gli sono grata per avermi aiutato a salvare mio fratello, però…”
   Gwen andò avanti a straparlare in quel modo per un po’, finché Merlino non alzò una mano per zittirla.
   “Basta così. Perché non torniamo ognuno ai propri compiti e facciamo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta?”
   Gwen annuì in fretta, in evidente disagio, e si allontanò quasi di corsa. Nel frattempo, Merlino tirò un sospiro di sollievo. Anche se si sentiva un po’ in colpa per averla messa in imbarazzo, era riuscito nel suo intento: aveva ripreso il cuscino, che sembrava non fosse più incantato, ed aveva evitato una spiegazione per quella assurda situazione. Ora non gli restava che tornare nella stanza del principe e mettere tutto a posto… di nuovo. Quello che però non poteva sapere era che Artù, in quello stesso istante, lo aveva appena preceduto.
   “Ma che…”
   Per il grande stupore di ciò che vide, il giovane cavaliere rimase pietrificato sulla soglia. La sua camera era in uno stato da non poter quasi essere descritto a parole: il materasso era completamente ribaltato mentre le lenzuola, che sporgevano da sotto, andavano a coprire buona parte del pavimento; un’anta dell’armadio era schiantata ed i vestiti al suo interno era sparsi qua e là in giro; il tappeto di fronte al letto era ricoperto di fango e di qualcos’altro del medesimo colore che lo faceva sospettare essere la causa della puzza lancinante che riempiva le sue narici. Ma, ciò che lo sconvolse davvero, furono le condizioni in cui era ridotto lo scrittoio. Nonostante avesse già riconsegnato i documenti che gli aveva dato in custodia il padre, tutti gli altri erano semplicemente da buttare. Alcuni stralciati, altri segnati da quelli che sembravano morsi, altri ancora pieni d’inchiostro rovesciato dal calamaio, finito chissà dove. Anche la spada che poco tempo prima poggiava sul mobile, ora era incastonata su di esso, col fodero che penzolava dalla finestra rotta. Proprio mentre lo stava fissando, quasi per ironia, lo vide volar giù, spinto da un deciso soffio di vento.
   A quel punto, Artù era a dir poco infuriato. Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva davanti. Era rimasto senza parole. Anzi, no, ne aveva ancora una. Così, prese un lento ma determinato respiro.
   “MEEERLIINO!!!”
   
 
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