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Autore: giorgyleoo    15/09/2022    0 recensioni
"E io lo amavo. Amavo quel bambino. Amavo quel ragazzo. E avrei amato quel maledetto sorriso per il resto della mia vita, anche se quel destino sarebbe stata la mia condanna."
"Infiniti corpi celesti vi sono nel cielo, ma una sola stella, solamente una effigia il nostro amore, e mai avrei smesso di ammirarla. Perché quella tenue, fragile luce...era l'unico mezzo per far sì che le nostre iridi si incontrassero di nuovo. E quel tocco invisibile ai sensi, sarebbe stato sufficiente."
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Seguite il cammino di due giovani hobbit, prima amici d'infanzia, poi fratelli che infine, insieme, dovranno attraversare l'intera Terra di Mezzo per distruggere l'anello del potere. Solo in quel lungo viaggio capiranno entrambi che non potranno essere solamente due semplici amici, capiranno cos'è l'amore...e i sacrifici che devono esser fatti per garantire la felicità dell'altro. Niente avrebbe potuto separarli...fino a quel fatidico giorno.
Ma la loro storia verrà messa a repentaglio dal signore oscuro in persona, che si manifesterà in un modo ancor più pericoloso tramite un solo, piccolo Anello.
La mia storia è presente anche su Wattpad✌🏻❤️
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Frodo, Sam, Sauron, Smeagol
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Il 26 di Marzo del 2978 fu un giorno come tanti altri ad Hobbiville. E furono proprio quei giorni come tanti a riempire la mia infanzia di ricordi gioiosi. Nel primo pomeriggio raggiungemmo la casa di mia zia May. Solitamente andavamo a trovarla soltanto per sgraffignarle qualche suo dolcetto appena sfornato. Quella volta invece, dopo che ci aveva sorpreso a rubare le sue ciambelle della Domenica, zia May ci invitò a casa sua per preparare noi stessi dei biscotti al cioccolato. Noi non riuscimmo a prenderla come una punizione, anzi partimmo dal presupposto che ci saremmo divertiti un mondo. Mia zia ci lasciò gli ingredienti e il ricettario sul tavolo della cucina, così io e Frodo ci rimboccammo le maniche e ci mettemmo all'opera. Ma l'armonia e la quiete del lavoro durò troppo poco. "Ops..." bofonchiai io, una volta starnutito, quando la farina andò in faccia al mio amico. Una volta che lui riaprì gli occhi, arricciò la bocca, afferrò un pezzetto di pasta di farina e me la incastrò nei capelli. "Ops!" Disse lui di sua volta. Io sgranai gli occhi, poi con un ghigno presi un altro pugno di farina e soffiai su di essa, che finì per imbrattare di bianco i riccioli e il viso di Frodo. Quando lo vidi immobilizzarsi al mio gesto, deglutii involontariamente. Lo avevo fatto arrabbiare, pensai. Invece, dopo qualche attimo la sua risata riecheggiò in ogni angolo della cucina. "Lo hai voluto tu!" Gridò e improvvisamente il cacao in polvere volò in aria posandosi sui miei capelli color del miele. "Ora ti faccio vedere!" Strillai io, quando afferrai la ciotola di cacao dalle mani di Frodo e gliela tirai imbrattandogli il grembiule che aveva indossato. Così, anche quella che doveva essere la nostra punizione si trasformò in una totale baraonda. Io e Frodo eravamo colorati di bianco e marrone, ergo la farina e il cacao. E, quando ci accorgemmo di quel che avevamo combinato, ci guardammo con una faccia sconvolta. Subito dopo ci buttammo a terra dalle risate, lui mi acchiappò per il lembo del mio grembiule e finimmo a fingere la lotta come facevamo sempre. Fino al momento in cui, io al di sotto di Frodo e lui che stava preparando per me un terribile solletico, scrutammo mia zia May. Anche lei portava un grembiule bianco sopra il suo vestito rosa pastello, teneva i capelli raccolti in uno chignon piuttosto malandato e aveva le braccia attorno ai fianchi. "Ora siete in grossi guai, signorini." ... Passarono cinque giorni da quella notte d'amore. Stropicciai gli occhi e mi preparai per il nuovo giorno. Per un momento scrutai il cielo, pensando di vedere ancora quella che era diventata la nostra stella, ma compresi immediatamente che non ci avrebbe seguito durante il giorno. Eppure sapevo che era sempre lì. La troppa luce non gli permetteva di brillare come avrebbe dovuto, ma era sempre nello stesso identico posto, ad osservarci. La prima cosa che udii fu il solito lamento fastidioso di Smeagol, ma non gli diedi importanza. Frodo dormiva ancora accanto a me, così diedi un occhiata veloce per assicurarmi che nessuno mi stesse osservando. Mi chinai e gli baciai il lobo con delicatezza. "Odio svegliarti, ma il sole è già alto." Sussurrai. Lo vidi muoversi e tirare un sospiro, dopodiché si girò a guardarmi "Hai dormito bene." "Era una domanda?" Lui scosse la testa "Ti sento come russi." Io sorrisi "E tu hai dormito?" Frodo distolse lo sguardo da me e prese un altro sospiro soffocato "Si." Emise quella parola come un soffio. Stava mentendo, me lo sentivo, ma non avevo voglia di proseguire il discorso. Appena distolsi lo sguardo dai suoi occhi, le mie iridi scivolarono involontariamente sul braccio di Frodo, particolarmente sul polso sinistro. Un lieve taglio già incrostato sembrava creare una divisione tra la mano e il resto del braccio. Di scatto afferrai il suo polso "Come te lo sei fatto?" Lui sembrò esser stato colto di sorpresa e tirò immediatamente il braccio indietro nascondendolo dietro la schiena "oh niente...Stanotte sono scivolato in qualche arbusto, credo avesse delle spine." Aggrottai la fronte "Dove sei stato stanotte? Non dovresti allontanarti, è pericoloso." "So cavarmela." "Non abbastanza." "Cosa te lo fa pensare?" "Lascia perdere." Lui mi diede un ultima occhiata, poi si alzò e si preparò per partire, ma prima che potesse incamminarsi, con Smeagol di seguito disse: "Niente tornerà come prima, Sam. Cerca di conviverci." "Dovremmo comunque cercare di non soffrire, dico bene?" Ribattei. Lui sospirò "Quando non si ha scelta...si cerca la strada meno dolorosa, ma chi lo ha detto che sia priva di sofferenza?" Smeagol, durante il tragitto, continuava a ripetere che avremmo preso una scorciatoia. Non sapevo quanto potevamo fidarci di quella creatura. Inizialmente sembrava volerci aiutare davvero. Ma più il tempo passava e più sentivo che la ravvicinata presenza dell'anello sotto il suo naso lo avrebbe condotto al tradimento. Dopo il sogno della notte precedente, la mia mente si riempì di ricordi gioiosi che mi rendevano di buon umore. Rammentavo molte, moltissime cose della nostra infanzia, di quando eravamo solamente amici e ci comportavamo come fratelli. Ricordavo quando raccoglievamo volenterosi i frutti del raccolto, e quando di nascosto ce li gustavamo velocemente. Ricordavo le numerose giornate passate ad avventurarci tra i boschi della Contea, talvolta soli, talvolta con quei combina guai di Merry e Pipino. Quando fingevamo le più sanguinose delle battaglie contro gli orchi, e noi che eravamo nobili paladini in cerca di giustizia. A volte Frodo si fingeva morto per dare un effetto più drammatico ai nostri giochi. Io odiavo quella parte, poiché sembrava tutto così veritiero che immaginavo davvero di aver perso il mio migliore amico. Poi tutti i miei nervi si rilassavano quando Frodo si rialzava e diceva con la sua vocina docile. Noi applaudivamo e ci congedavamo, promettendoci che il giorno a seguire avremmo inventato altre avventure in altri mondi di finzione. Io e Frodo sovente non ci lasciavamo mai. Prima del tramonto facevamo a gara a chi arrivava prima alla nostra amata collina. Ci sono state delle volte in cui giunsi prima io, ma erano rare. Dopodiché riprendevamo fiato ammirando il tramonto più bello, dalla vista più bella. Frodo mi stringeva per le spalle, abbracciandomi mentre le sue iridi continuavamo a puntare il sole che lentamente moriva. E così, la fine di ogni giorno la passavamo insieme. Da soli. Con la sola compagnia delle nostre voci, delle nostre pelli, dei nostri cuori e delle nostre anime, che in quei momenti...sembravano identiche. Speravo con tutto me stesso che mi sarei portato quei quieti ricordi fin nei miei sogni, mentre dormivo. Ma la mente spesso acceca, spesso annebbia portandoti in un'inconscio che non sapevi di avere, paure nascoste che avrebbero fatto a pezzi quei meravigliosi e soavi dettagli che rendevano le giornate meno scomode. Quella notte sognai la mia paura più profonda. La paura di perderlo per sempre. ... Il sole sembrava accecare per sino il mio cuore, ma quando misi a fuoco vidi la Contea. La mia casa, la mia dolce bellissima casa. Sentivo il fruscio del vento, lo scrollare del Brandivino, l'odore intenso di muschio e miele: quello di cui mi ero abituato per anni. Poi sentii il battito di un cuore. Riecheggiò in ogni parte della mia testa, raggiunse la valle. Proveniva da...la nostra collina. Da laggiù, io lo vidi. Era sulla parte più alta del colle, dove noi ammiravamo il tramonto da bambini. Era il battito del suo, di cuore e aumentava quando mi avvicinavo. "Sam?" Disse, non gridò ma io lo sentii comunque, la sua voce che squillava come un tuono che colpiva un albero. "Frodo!" Gridai io, ma lui sembrò non sentirmi. "Sam, dove sei?" La sua voce era calma, lui sorrideva come faceva sempre. Ma non riuscii a rassicurarmi. Lo chiamai ancora e ancora, gridai e gridai il suo nome, nel mentre salivo la collina. Lui continuava a domandarmi dove fossi, che ero in ritardo...in ritardo? "Sei in ritardo, Sam. Dove sei?" Il suo sorriso si spense, pensai fosse preoccupato della mia assenza. Ma io non capivo. Ero lì, a una cinquantina di metri da lui "Frodo, io sono qui!" Gridavo, ma lui non mi udiva. Fino al punto in cui pronunciò "Sam! Ti sento, dove sei?" "Sono qui, sono qui. Frodo!" Alzai le mani, ma lui era ancora voltato verso l'orizzonte. "Avanti esci fuori, stupido di un Hobbit." Lui rideva, io mi sbracciavo, ma Frodo continuava a non vedermi. Ero davanti a lui. Trenta metri, venti, dieci metri. Ero lì. "Frodo, sono qui." Dissi un ultima volta. Lui finalmente si girò verso di me. Inizialmente con le sopracciglia serrate, poi sorrise...e quel sorriso, quel maledetto sorriso sarebbe stata la mia condanna. Quel sorriso fece innondare la luce rossa e rosa del tramonto dietro di lui, avvolgendo di colori caldi e meravigliosi il suo corpo. Le sue iridi color dell'oceano presero il colore del mare al calar del sole, e lui era bello. Oh, come era bello. Solamente la sua bellezza sarebbe stata capace di far vivere anche il più arido dei cuori...ma lo pensai troppo presto. Improvvisamente scoppiò un lampo che squarciò il cielo. Il suo amabile sorriso si spense e lui sussultò emettendo un verso di dolore. Dietro il ragazzo si ergeva in tutta la sua potenza Sauron, L'oscuro signore di Mordor. L'Elfo più bello che avessi mai visto. I suoi lunghi capelli color dell'argento si tenevano sciolti sulle sue spalle, indossava la sua armatura. Il suo viso era bianco quasi come la neve, forse gelido al tatto. E i suoi occhi...impossibile descrivere come quelle iridi potessero scagionare così tante emozioni negative. Erano rossi...rossi come il sangue. Rossi come il sangue di Frodo appena versato. In mano, Sauron brandiva un pugnale, ma riuscii a vedere solo l'impugnatura. La lama trafisse il mio Frodo da dietro la schiena trapassando il suo delicato corpo da parte a parte. L'addome di Frodo cominciò a divenire rosso...rosso come i suoi occhi demoniaci. Forse urlai. Il dolore che in quel momento stavo patendo annebbiò tutti i miei sensi, dall'udito...alla vista. Frodo era immobile, la bocca semiaperta si imbrattò delicatamente con il suo sangue, dalle sue iridi scesero delle lacrime. Non parlò, non ne fu capace. Sauron a quel punto guardò me, dritto negli occhi e mi bloccai...nello stesso modo di quando Frodo mi immobilizzava con la vista delle sua membra. Sauron alzò di poco il mento, soddisfatto del suo brutale gesto. Poi parlò. "Fallirà, fallirà. Non lo salverai. Stai solamente osservando come la luce lascia lentamente i suoi occhi. E lo guarderai morire." Mi sentii tremare. La sua voce era un sussurro di dolore che folgorò quello che prima era dolce a sentirsi. Sauron estrasse violentemente il coltello dal corpo inerme di Frodo, che si accasciò a terra con gli occhi sbarrati, esalando il suo ultimo respiro. Il battito del cuore che continuava a riecheggiare per l'intera valle, improvvisamente si fermò. Ed io con lui. "FRODO!" Gridai a quel punto, mentre osservano come il sangue fuorusciva caldo dalla sua pancia, mentre osservavo...come moriva. L'ultima visione che ebbi di quel tormento fu il ghigno dell'oscuro signore, mentre portava la sua mano, ora sporca del sangue del mio amato, sulle sue labbra, dove al fine, guardandomi dritto negli occhi, assaporò l'amara briosità della vittoria...e il tempo si fermò di nuovo, questa volta per sempre. ... Mi svegliai di soprassalto coperto dal mio sudore. Immediatamente cercai Frodo accanto a me, ma di lui non c'era traccia. Sbiancai. Non riuscii a parlare, mi sentivo ancora dentro quell'incubo. Sangue. Vedevo sangue nei miei occhi. Mi alzai di scatto e la mia testa si girò per non so quante volte, in cerca del mio Frodo. Boccheggiavo e non riuscivo a smettere. Dov'era? Quello che vidi un attimo dopo fu il colpo di grazia per me. Un pugnale nel petto sarebbe stato meno doloroso. Per un un istante, solamente per un istante vidi Frodo con un coltello sporco di sangue in mano, che recideva un taglio rosso vivido sullo stesso polso dove la mattina prima si estendeva un'altra ferita incrostata. Un attimo dopo, quella visione sparì dalla mia vista. Frodo mi notò, sussultò e mise via il coltello tenendosi il polso per bloccare il sangue che fuoriusciva da esso. Mi sentii svenire. Era vero? Non era un sogno quello, mi ero appena svegliato. Mi sentivo morire dentro, lentamente e con dolore. "Non dovevi vederlo." Sussurrò lui con voce tremante. Ora basta. Con violenza mi avventai accanto a lui, afferrai il coltello e glielo puntai sul viso. "Che cos'è?" Gridai "Che cosa significa? Cosa hai fatto? Perché..." le parole mi morirono letteralmente in bocca. A quel punto guardai Frodo negli occhi, lui alzò la mascella e non resse più: le sue orbite si riempirono di lacrime, alcune fuoriuscirono dalle iridi, scivolarono sulle guance e imbrattarono l'erba secca sotto di noi. "Tu non puoi capire." Sussurrò e distolse lo sguardo. La sua mano continuò a premere il taglio sul polso per fermare il sangue. "Non posso capire? Come sarebbe?" Indicai, poi il taglio "Anche l'altro te lo sei fatto tu! Come hai...come hai osato? Ferirti in quel modo! Perché?" Frodo aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Al suo posto sentimmo il gridolino di Smeagol venire dalla nostra parte "Cosa succede agli Hobbit? Cosa succede?" Un attimo dopo sgranò gli occhi alla vista di Frodo che perdeva sangue. "Il padrone! Il padrone ferito! Gollum...Gollum." "Levai tu! Sta zitto e sparisci!" Esclamai. "Non trattarlo così!" Ringhiò Frodo per difenderlo, ma lo ignorai. Smeagol si spaventò, ma rimase nella stessa posizione, non si mosse da lì. Io non avevo tempo né voglia di continuare ad arrabbiarmi con la creatura. Tutto quello che era presente nella mia testa in quel momento era Frodo. E la mia maledetta ignoranza. Per quello che sembrava un secondo rammentai il sogno che feci mesi prima a Lòrien, la notte in cui ci scambiammo il nostro primo bacio. Sembrava la stessa scena: lui con i polsi insanguinati piangeva, forse per il dolore, forse per altro. Quel sogno si era tramutato in realtà. Sbottai nuovamente, seppure sapevo che Gollum era ancora dietro di me. "Perché lo hai fatto? Per punirti? Punirti da cosa...non capisco e sono stufo! Hai sentito? Sono stufo di non capire cosa ti passa per la testa! Sono stufo di vederti soffrire e un attimo dopo vuoi stare in mia compagnia! Sono stufo del tuo comportamento! Perché? Dimmi perché, perché ti sei fatto quel coso? Perché..." "Perché avrei sofferto di meno!" Ringhiò improvvisamente. Le sue parole mi lasciarono ancora più confuso, con un vuoto nel cuore. Avrei sofferto di meno. Scossi la testa, ancora non capito. Ma dentro di me sapevo che quello sarebbe stato il momento della verità. Guardai Frodo dritto negli occhi, da dietro sentivo l'incessante respiro di Smeagol, ma non gli diedi importanza. Gollum ci lasciò soli, se ne andò come era venuto. Io lo ignorai, rimasi in attesa fino al momento in cui Frodo parlò. "Non sono più uscito da quella cella di Mordor, Sam. Da quando mi svegliai dal mio coma a Gran Burrone, lui mi tormenta. In un modo che è impossibile da immaginare. Almeno lo era per me. Lui, da quel giorno si presenta quasi ogni notte dentro la mia testa. Inizialmente mi parlava, la sua voce riecheggiava nelle mie orecchie e ancora la ricordo. Poi...iniziò a torturarmi. Entra nella cella, ogni notte Sauron supera quella soglia e chiude le sbarre dietro di lui. Si avvicina a me, quando non parlò la prima volta, pensavo avesse qualche tortura da infliggermi. Con se in mano aveva un coltello...non lo ha mai usato. Lui lo getta a terra, ogni volta se ne libera. Si avvicina a me, io sono legato. Lui porta le mie braccia sopra la testa...e lì comincia l'incubo." Quando si fermò, ci volle del tempo prima ci intervenissi, ancora non comprendevo "Gli incubi...gli incubi da cui ti svegli ogni notte sono derivati da lui. Se non ti tortura allora...cosa ti fa?" Frodo mi guardò negli occhi, le sue iridi erano tormentate, come il suo sguardo "Lui fa le stesse cose che mi fai tu." Mi sentii mancare. Che cosa significava io non lo capivo, non ancora. Le stesse cose che gli facevo io. Che cos'era che io gli facevo? Io non gli avrei mai fatto del male. "Cosa significa?" Domandai con voce tremante. Lo sentii deglutire intensamente, prima che mi rispondesse. "Ogni notte...ogni notte lui..." non riuscì a completare la frase, qualsiasi cosa potesse essere, sembrava peggio di una tortura. Con discrezione allungai il braccio e afferrai la mano di Frodo, quella che non era ferita. Così continuò "Lui inizia a toccarmi...come fai tu ma, il suo tocco è tremendo, gelido. Lui mi dice che la mia bellezza è pari a quella di un elfo, poi...inizia a togliermi i vestiti. Io mi dimeno, provo vergogna. Non capisco perché ha voglia di...di me in quel modo. Trascina le sue dita gelide sulla mia pancia, poi arriva lì, i-in quel punto. Inizio a piangere quando mi gira di schiena. Lui afferra i miei polsi - e mi fa male - e dopo un periodo di pausa, sento un dolore lancinante...lui entra dentro di me con una violenza tale che quasi mi uccide. Mi sento morire quando sento il suo corpo all'interno del mio. Lui spinge e spinge, e spinge ancora. Non pare un sogno. Io lo sento...lo sento dentro di me. Sento ogni tocco, ogni dolore che mi infligge. Lui viola il mio corpo, viola me. Perché...? Ormai non caccio un grido. Non si ferma neanche se lo supplico. Non si ferma. Non è mai stanco, mai stanco." Per molti istanti non riuscii a dirigere i miei sensi. Tutto prese un silenzio assordante. Il cuore sembrò smettere di battere. Perché? Mi domandai. Perché a lui? Perché la creatura più bella e più dolce di questo mondo deve patire una così tale sofferenza, un così tale dolore? Solo una parola venne alla mia mente, descrivendo quello che mi aveva appena raccontato: Orrore. Impossibile avere altre definizioni, era un orrore. Io al suo posto avrei preferito morire, sarebbe stata più veloce, la morte, più indolore. Su una cosa ero certo: Se avessi avuto Sauron lì, in quel momento, non avrei esitato un secondo a mettere le mie mani intorno al suo collo. Ma anche per lui, la morte sarebbe stata una via troppo facile, per il danno che stava commettendo al mio Frodo. Tutta la mia rabbia di quel momento svanì. Si tramutò in tristezza, dolore, lutto. Prima che potessi pronunciare qualsiasi parola di conforto, Frodo mi anticipò. "Quel che ho fatto...me lo ha proposto lui. Mi ha promesso che se mi fossi fatto del male, se mi fossi indebolito di mia volontà...lui mi avrebbe lasciato stare, non mi avrebbe più spinto in quella cella, non mi avrebbe più..." Lasciò il resto della frase al caso, la sua bocca si storse, gemette e un istante dopo vomitò tutto quello che era presente nel suo stomaco. Le sue iridi puntavano il terreno, le lacrime sulle sue guance cominciavano ad asciugarsi con il vento. Le mie invece continuavano ad uscire umide dai miei occhi. Lo afferrai per le spalle e lo aiutai a rimettersi seduto. Pulii infine la sua bocca sporca. Io singhiozzai "Poche notti fa era tutto così bello, tutto così perfetto. Ed ora...ogni cosa pare distrutta." A Frodo scappò un singhiozzo "Non è così! Questo non centra nulla con noi due." "Lo pensi davvero?" Senza indugiare oltre mi alzai avvicinandomi alla sacca da viaggio, tirai fuori un panno, mi avvicinai nuovamente a Frodo e, chinandomi accanto a lui, premetti il panno sul suo polso cercando di fermare l'emorragia. Frodo strinse i denti, forse per il dolore e io sospirai al solo sentirlo. Ad un tratto, mentre continuavo a pulire la ferita, le miei iridi e quelle di Frodo si incontrarono e quel solo sguardo era colmo di emozioni di ogni genere. "Mi dispiace se mi sono arrabbiato." Dissi. Frodo mi interruppe "No. Avevi tutte le ragioni. Perdonami se ti ho fatto sentire inutile o...sconsolato. Tu non lo sei, Sam. Sei L'hobbit più coraggioso che io abbia mai conosciuto." Io mi avvicinai al suo volto "E tu sei la creatura più forte che abbia mai conosciuto. Nessuno saprebbe sopravvivere a questa situazione...e continuare a sorridere per non far star male chi si ama. A volte odiavo questa parte di te...ma ho capito, ho capito che è questo che ti rende una persona meravigliosa, che ti rende quello che sei e io ti amo per questo." Quelle ultime parole, da me pronunciate d'istinto, fecero voltare Frodo con veemenza. Solo allora mi accorsi di quello che avevo detto. Ho detto che lo amo, pensai. Glielo detto, senza pensarci troppo. Frodo mi guardò attentamente prima di rispondere, ma la sua risposta arrivò come un fruscio, un sibilo che attraversa le tue membra con una forza struggente, ma allo stesso tempo pare piacevole. "Tu...t-tu mi ami?" Esitai, ma dopo qualche attimo di riflessione allungai le mani verso le sue e le carezzai, annuendo al fine. Frodo sospirò "Oh Sam...mio amato Sam dorato come il miele." Quelle parole. Quelle semplici dolci parole, dalle sue labbra fuoruscivano come delle leggere e veloci stelle cadenti nella quale non si conosce la meta, ma quell'attimo...era un istante di gioia, serenità, amore. Anche se una parte di me avrebbe voluto sentir quelle parole da me pronunciate venir fuori dolcemente anche dalla sua bocca. In quel momento lui si avvicinò ancor di più al mio viso e io fissavo i suoi occhi. E da lì compreso una cosa. Le sue iridi color del mare contenevano più meraviglie del manto notturno coperto di stelle. E com'erano belle...come erano preziose. Lui era prezioso, era il mio tesoro e tutto quello che avrei voluto era prendere il suo cuore tra le mie mani, stringerlo a me e custodirlo per sempre. Prima che potesse affrontare un altro discorso, prima che Frodo potesse dirmi quello che anche lui provava, quello che io speravo provasse, quello che speravo stesse dicendo si accasciò forte alla roccia dietro di lui poggiandosi una mano sul polso coperto dal panno, ormai insanguinato. "Cosa ti prende?" Domandai quasi gridando. "Il taglio...è troppo, troppo profondo." Ansimò Frodo chiudendo gli occhi. Io mi mossi velocemente, afferrai un altro panno dalla sacca, ma prima di poterlo posizionare sul suo polso versai dell'acqua su di esso e Frodo cacciò un grido di dolore. "Scusami." Gemetti io con le lacrime che otturavano la mia vista. "Sam...Sam, SAM!" "COSA?" Il tempo sembrò fermarsi di nuovo quando le sue iridi e il suo sguardo boccheggiante iniziarono a fissarmi. Improvvisamente la sua mano insanguinata scivolò sulla mia guancia e deglutendo, mi guardò come fosse stata l'ultima volta che ammirava il mio volto. Osservò ogni dettaglio, dalle mie ciglia al mio mento, fino a che non riuscii più a scrutare la luce delle sue iridi...fino a che chiuse gli occhi e tutto quello che rimase fu un assordante vuoto dentro al cuore che si espande per l'infinito.
   
 
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