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Autore: Deich_    21/09/2022    2 recensioni
I Cesaroni dicevano "Nella tua stanza c'è qualcuno che ti aspetta. La casa a un tratto è diventata un po' più stretta!" e su questo Billy, Steve, Jonathan e Eddie sarebbero d'accordo, perché da quando sono insieme, insieme per davvero, c'è poco spazio anche per pensare.
C'è un'altra cosa su cui sono d'accordo, però. Ovvero che "la casa più desolante è quella dove non bussa mai nessuno" perché, con tutto questo bussare, la solitudine non ha mai il tempo di mettere le radici.
[Raccolta bislacca di momenti altrettanto bislacchi di Eddie, Jonathan, Billy e Steve che scoprono di essere l'uno la casa dell'altro.] [Jonathan x Billy x Eddie x Steve] [Rom-com] [Raccolta di one-shot] [dramedy]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Eddie Munson, Jonathan Byers, Steve Harrington
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[Byergrove - una notte qualsiasi, laggiù, alla fine degli anni Ottanta]



1

Il misfatto, il gesso e la macchina

 

 

Il vero problema è che quel gesso sta ridendo.

Non in senso stretto, per l’amor di Dio, altrimenti sarebbe a dir poco raccapricciante. Ride di lui senza ridere davvero, semplicemente esistendo, attaccato al braccio come prova tangibile del suo misfatto.

Del misfatto di Jonathan. 

Jonathan che lo fissa, in silenzio, consapevole che prima o poi dovrà percorrerla la passerella della vergogna. Che prima o poi dovrà raccontare a qualcuno cos’è successo.

A Eddie, per esempio, che quasi si gioca le tibie mentre si catapulta dentro la camera d’ospedale con il segno del cuscino ancora tatuato sulla guancia e la bava a spasso giù per il mento.

« Cos’è successo? » Abbaia Munson, con un pigiama di una bruttezza pirotecnica. Gli occhi saettano da Jonathan a Billy. Alle sue spalle, nella cornice della porta, uno Steve Harrington più addormentato che vivo si trascina in preoccupante stato confusionale da un medico all’altro. “Signora, posso sapere cos’è–” e “Sì, sì delle spese mi occupo io–” e “Le ho detto che–” per scoppiare infine con un indignato “Signora! Mi dia un po’ di tregua!”

Lo sguardo colpevole - quasi criminale - del fotografo rotola verso Billy.

Dammi una mano, par implorarlo, appiattendo le labbra in una linea tesa come un cappio da forca.

Non ci penso nemmeno, è l’ultima replica non verbale che gli rifila Billy, con sopracciglio inarcato e un “Tch” seccato, prima di chiudere gli occhi e fingere un colpo di sonno.

Di tempo per illustrargli quanto, a volte, sappia ridefinire alla perfezione un concetto classico e immortale come “testa di cazzo” Jonathan ne avrà a iosa.

« Quindi, cos’è successo? »
« Eh, cos’è successo… »

 

E’ successo che fare l’amore in macchina gli era sembrata una buona idea. Non la migliore idea di una vita intera, ma comunque una bella pensata.

Meglio che tendere continuamente l’orecchio in casa Byers per assicurarsi che Joyce non vedesse il maggiore dei suoi eredi, e custode del patrimonio genetico di famiglia, cavalcato come un pony della fiera rinascimentale dal bagnino ambiguo della piscina comunale. Meglio che rischiare di trovarsi Will ai piedi del letto, richiamato dai rumori, e assumersi l’onere di fargli il complesso discorso sulle api e sui fiori. Quel discorso che quasi certamente nessuno dei suoi due eccellenti genitori s’era ancora preso la briga di fargli. 
Jonathan per primo, infatti, l’aveva scoperto grazie a una paziente spogliarellista piuttosto annoiata a quattordici anni, quando Lonnie l’aveva trascinato in uno strip club borbottando qualcosa che assomigliava ad un “Stasera diventi un uomo, Jamie! ”.

Pertanto Jonathan, che Jamie non aveva mai capito chi fosse, era piuttosto certo che nessuno

Hopper per primo

ne avesse ancora parlato con Will. Ma quella non era proprio la sera adatta, soprattutto con Billy a fargli da spalla.

 

« Potremmo andare nel bosco come tutti quanti. » Aveva proposto Billy, conteso tra il limite della sopportazione dovuta a settimane di magra - i signori Harrington avevano deciso di sfasciare il loro matrimonio in città per un mese, pertanto la grande, grossa e vuota casa di Steve era off-limits - e il fastidio che gli procurava il pensiero di rovinare gli interni della Camaro.

« Dico, hai mai visto un, » Jonathan, sul sedile del passeggero, aveva sollevato l’indice per rafforzare l’opposizione « un solo film dell’orrore in vita tua? »
« Sì. »
« No, ne dubito. Altrimenti sapresti che lasciarsi andare nei boschi è il modo perfetto per finire nelle grinfie degli psicopatici. »
« Lasciarsi andare? » Anche in quel caso, Billy aveva sollevato un sopracciglio. E aveva trattenuto una risata, snudando quella mezzaluna di zanne bianchissime nella penombra della Camaro. « Byers, ma come parli? Riesci a dire “scopare” o ti si annoda la lingua? »

E Jonathan, pur consapevole che provocazioni di basso - bassissimo - livello come queste facevano parte del rito di corteggiamento del suo improbabile amante, aveva annodato le braccia al petto e inchiodato al viso un’espressione di piccato disappunto. « Ovviamente ci riesco, Hargrove. Ma non voglio darti la soddisfazione di diventare volgare come te. »

« Ahn-ahn. Dimmi un po’... » Billy si era avvicinato. Aveva preteso tutto lo spazio disponibile tra il sedile, su cui aveva appoggiato il ginocchio, il finestrino, su cui aveva incollato la mano aperta, e Jonathan, verso cui si sporgeva, lento e implacabile, inclinando la corona di riccioli biondi. « ...preferiresti che dicessi fare l’amore, come fai tu? »

Brividi.

« Non l’ho mai detto. » L’immensità di questa bugia è, ora, quantificabile dal fatto che questo intero ricordo inizia proprio con una formula simile.
« Certo, come no. Che tenero. » La bocca di Billy, che pur non intendendosi di magia nera è sempre riuscita a trovare la formula giusta per trasformargli lo stomaco in una ciotola di minestra, si era accostata al suo orecchio. « E dimmi, scrivi mai i nostri nomi sul diario segreto, o altre puttanate del genere? »
« Vai a farti fottere. »
« Preferirei che lo facessi tu. » Gli aveva sussurrato contro il lobo, prima di morderlo.
Prima di spedirlo, di nuovo e mai per l’ultima volta, nella borgata degli avventati. Che, guarda caso, corrisponde col paese d’origine di Billy.

« Restiamo in macchina. » Aveva mormorato Jonathan - aveva sfiatato Jonathan, sarebbe più corretto dire - affondandogli le mani malferme tra i riccioli. La sua voce senz’aria non faceva più mistero di quella trepidazione che gli stava trasformando la pelle in una distesa di pungitopo. Hargrove aveva riso di nuovo. Era una risata soddisfatta e profonda, una di quelle che il fotografo avrebbe voluto prendere a pugni. O baciare, se solo avesse imparato a farlo in scioltezza e senza farsi cresimare dall'imbarazzo.

« Sei sicuro che riuscirai a stare abbastanza fermo e a non distruggermela, Byers? »

« Certo. »

Che no.

Avevano abbassato il sedile e si erano spostati, a tentoni, nella parte posteriore della Camaro. Billy aveva bloccato l’apertura delle portiere, in modo che Jonathan non riattaccasse con la solfa degli “psicopatici che aspettano solo coppiette da sfilettare” e, dopo uno sguardo distratto al panorama della collina vuota e immersa nella sera dai finestrini, gli si era gettato addosso. E Jonathan non aveva capito più niente.

Nel momento in cui le mani di Hargove s'erano spartite il dovere di toccarlo il più possibile e bloccargli la testa contro la portiera, la solida lucidità del fotografo era diventata un accessorio scomodo, come i pantaloni. Difatti, con la destra di Billy che spariva sotto l’elastico dell’intimo - sbiadito, impersonale, imbarazzante come ogni santa volta - per tatuargli la forma delle unghie sul gluteo, e la mancina che gli tirava i capelli per costringerlo a scoprire il collo e a sbattere la testa contro la maniglia, Jonathan aveva smesso di ragionare.

Di stare attento a qualsiasi cosa lo circondasse.

Non s’era nemmeno reso conto di aver agitato le gambe, con i pantaloni calati alle caviglie, e di aver colpito qualcosa di duro. Non se ne sarebbe reso conto nemmeno se avesse colpito della dinamite.
Ogni morso che Billy gli depositava sul collo teso bastava a generare un mugolio in gola. Ogni bacio che poi abbandonava, quasi per caso e mai per sbaglio, sulla pelle irritata, bastava a fargli aprire la bocca e cacciarlo fuori.

La prima volta che Jonathan aveva notato qualcosa di strano nel finestrino che scorgeva di taglio sopra la testa, stava alzando i fianchi. Glieli stava schiacciando contro i jeans, inarcando la schiena in maniera indecorosa, per farsi toccare di più. 

Non ci aveva fatto caso. E come avrebbe potuto, sant’Iddio.

La seconda volta, quella definitiva, era avvenuta nel piccolo lasso di tempo in cui Billy si stava spogliando, cacciando a sua volta i pantaloni sul fondo delle caviglie.

« Billy…? » Un filo di voce. Jonathan, con i capelli arruffati sul sedile, aveva due biglie al posto degli occhi e fissava dritto sopra di sé. Era impallidito. Deve averlo trovato strano anche Billy, perchè s’era fermato. Probabilmente per un istante avrà pure pensato che quel maledetto psicopatico-ammazza-peccatori avesse trovato la strada per il loro finestrino.

« Mh? »

« E’ una mia impressione o stiamo…» Le rughe sulla fronte del fotografo s’erano moltiplicate. «...andando all’indietro?»

Lo stavano facendo. Ma non in senso metafisico. La macchina stava planando all’indietro, in una corsa sostenuta giù per la collina; quella cosa dura che Jonathan aveva colpito non era né dinamite, né Billy Hargrove, né il suo orgoglio messo da parte.

Era il freno a mano.

« Cazzo! » 

 

Non era finita in tragedia, ma contro un tronco di pino. E ora ingessati ci si troverebbero in due, se Billy non gli avesse cinto la testa con un braccio, in uno scatto prima dell’impatto. 

Lo stesso Billy seduto sul lettino dell’ospedale, con il gesso legato al collo e gli occhi chiusi che finge di dormire mentre Jonathan, con un filo di voce, racconta a Eddie e Steve di quanto sia stato mortificante farsi recuperare dai paramedici. E inventarsi una scusa del cazzo, soprattutto con Hopper tirato giù dal letto, come “avevamo provato della marjuana e abbiamo perso il controllo della macchina, ma giuro, era la prima volta, mai più nella vita”.

Adesso, del misfatto di Jonathan, non ride più solo il gesso.
E non si tratta di Billy, che con la Camaro piegata dal pino non ha mezza buona ragione per sghignazzare. E nemmeno di Steve, che sta sborsando un patrimonio senza ancora aver capito dove si trova, mentre borbotta “grazie al cielo, tra due giorni i miei se ne vanno”.

 

Adesso a ridere è Eddie, che quasi si ribalta dalla sedia, a corto d’aria.

  
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