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Autore: miss_D24    27/09/2022    2 recensioni
Destiel AU
Letteralmente un universo alternativo dove non esiste il soprannaturale, ma questo riuscirà comunque a filtrare attraverso i sogni di Dean Winchester.
Le sensazioni di gioia e di dolore si fanno più reali di quello che dovrebbero ogni volta che Dean posa la testa sul cuscino e tutto questo è stato scatenato solamente da un unico fatto, o meglio, da un'unica persona.
È pura pazzia o sono forse i ricordi di una vita passata?
❌Attenzione: Questa storia può contenere piccoli spoiler riguardanti tutte le stagioni di supernatural, quindi, se non avete nulla da temere...Enjoy!
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Sam Winchester
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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N/A: Spoiler.Il sogno di Dean all'inizio del capitolo rappresenta le scene della 12x23 (All Along the Watchtower)

***

Questa volta nessuna cassa interrata, nessuna superficie erbosa e nessuna stazione di servizio abbandonata. Solo uno scenario grigio.

Non c'era ne la luce del sole, ne il chiarore della luna. C'erano solo tuoni e lampi che ricoprivano il cielo scuro come la cenere vulcanica.

Il suolo, grigio anche quello, era disseminato da cadaveri che non sembravano lontanamente umani.

Al fianco di Dean c'era Sam. Sembrava più vecchio di appena una decina d'anni e sul suo viso non c'era nemmeno una traccia del Sam spensierato che conosceva lui.

Dietro di loro, c'era una specie di squarcio. Sembrava che emanasse energia. Era come un filo dorato sospeso nel vuoto che oscillava a malapena.

Davanti, invece, vi erano due uomini: Il primo era alto e biondo, non sembrava per nulla affidabile. Il secondo era basso e aveva i capelli scuri.

Quest'ultimo teneva in mano una lama argentea.

"Ciao ragazzi." Appena qualche istante dopo quell'affermazione si pugnalò il cuore.

Il corpo senza vita si riversò a terra mentre i suoi occhi emettevano una strana luce.

E come se fosse stata una conseguenza, i lampi in cielo presero il colore del sangue, come gli occhi dell'altro uomo, che era ancora lì, immobile, mentre spostava lo sguardo minaccioso dal cadavere ai suoi piedi a lui e suo fratello.

Dean era in preda alla confusione. Si era reso conto che quello era un sogno da cui non riusciva a svegliarsi, come il precedente e n on aveva nemmeno il controllo del suo corpo e delle sue parole. Tutto questo, un'altra volta, sembrava talmente reale da sembrare un ricordo lontano piuttosto che un sogno.

Poi, dietro di lui apparve Castiel. Sembrava essere spuntato dallo squarcio dietro di loro, come se si fosse teletrasportato.

Il Castiel del sogno non degnò nemmeno di uno sguardo lui e Sam. Si stava velocemente avvicinando all'uomo dai capelli biondi tenendo una lama argentea in mano, identica a quella che era ancora infilata nel petto dell'uomo che in quel momento giaceva a terra morto.

"Cas?" Disse Dean. Ma questo non si girò nemmeno.

Allora Dean scattò in avanti, tentando di raggiungerlo, ma venne preso per un braccio da Sam, che lo bloccò per poi trascinarlo indietro.

"Ehi? Andiamo!"

"Castiel!" Ripeté urlando.
Provò una, due, tre volte, urlando sempre più forte, ma Castiel sembrava non sentire mentre andava avanti, stringendo sempre di più l'arma che aveva in pugno.

"No Dean! Dobbiamo andare!" Gli urlò di rimando suo fratello, trascinandolo di peso verso lo squarcio dorato dietro di loro.

Poi tutto scomparve e si ritrovò in un luogo buio, dove sicuramente era notte.

Sembrava essere sulla riva di un lago, ma non si soffermò molto a guardare i particolari. Tutto quello su cui era concentrato era lo squarcio sottile davanti a lui. Immaginò che quella doveva essere la parte opposta a dove si trovavano prima.

Dopo appena qualche istante, Castiel si materializzò davanti allo squarcio, respirando affannosamente e Sam sospirò di sollievo, ma nessuno fece in tempo a dire qualcos'altro, che lo squarcio si illuminò ed improvvisamente una lama trapassò il torace di Castiel, che sprigionò una luce bianca e accecante, insieme agli occhi e alla bocca.

L'espressione che Dean aveva in volto era di puro terrore, tanto che non riuscì a muovere un singolo muscolo del suo corpo.

Poi Castiel cadde a terra e dietro di lui stava in piedi l'uomo dagli occhi rossi, con la lama argentea in mano, in quel momento sporca di sangue.

"È stato divertente". Esclamò quest'ultimo.

Queste ultime parole furono a mala pena udibili subito prima del brusco risveglio.
Come la mattina precedente, Dean emetteva corti respiri veloci e sentiva prima freddo, poi subito dopo caldo. Si passò una mano sulla fronte e sugli occhi, poi la spostò all'altezza del cuore, così da constatare che batteva veloce come un cavallo al galoppo.
La stanza era buia. Ciò stava a significare che era ancora notte ed era al fianco di Castiel.
Si mise ad ascoltare il suo respiro, lento e rilassato. Castiel gli dava le spalle, così Dean strisciò sul materasso fino a raggiungerlo e con una certa titubanza, si adagiò vicino a lui abbracciandolo da dietro, cecando di non svegliarlo.
Subito sentì i capelli dell'altro solleticargli il naso e prima che potesse bearsi del loro profumo, Castiel iniziò a borbottare e a muoversi, il che lo portò a girarsi verso Dean e ad aprire gli occhi iniziando a svegliarsi.
Ora i loro nasi quasi si sfioravano. Dean non lo poteva vedere per la mancanza di luce nella stanza, ma poteva dedurlo dai respiri che emettevano, che andavano a scontrarsi l'uno sul viso dell'altro.
"Che succede?" Sussurrò Castiel con voce assonnata.

"Niente, torna a dormire."

"Dean andiamo! So che c'è qualcosa che ti turba. Ho sentito mentre ti agitavi nel sonno." Disse con una punta di frustrazione nel tono di voce ancora assonnato.

"Ho fatto un altro sogno assurdamente reale. Anzi, questa volta era un incubo."
Dean poté sentire la mano di Castiel sul proprio fianco. Al tocco si rilassò immediatamente e si avvicinò ancora di più a lui, intrecciando le gambe con le sue.
"Ti va di raccontarmelo?"

"Beh, ecco...C'eri tu, Sam e due tizi che non avevo mai visto. Uno dei due si è suicidato e poi quell'altro ti ha ucciso.
Io...Ricordo il dolore, come se non mi fosse nuovo. Lo ricordo così bene che se chiudo gli occhi mi sembra di poter inginocchiarmi sul tuo corpo e sentire le lacrime che mi salgono agli occhi, ma che non riescono ad uscire. Quando mi sono svegliato avevo paura di non trovarti al mio fianco." Concluse con voce spezzata.
Non osò nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto se quello che era accaduto nel sogno fosse stato reale.
L'immagine di lui senza Castiel, soprattutto in quel momento che avevano appena iniziato a costruire qualcosa, lo distruggeva.
Castiel spostò una mano dal suo fianco alla sua nuca e iniziò a passare le dita in mezzo ai corti capelli che si trovavano li, delicatamente.
"Io sono qui, Dean. Non ti lascerò."

"Si, ma se questa specie di sogno fosse come un avvertimento? E se tu stessi per..."

"No, per la miseria! Non sto morendo e nessuno verrà ad ammazzarmi."
Castiel chiuse gli occhi e prese un lungo respiro.
"Ascolta...Hai detto tu stesso che quei sogni assomigliano più a dei ricordi che ad altro. Di sicuro non prevedono il futuro." Sospirò.
"Penso che dovresti parlare con Sam. Di questi sogni, intendo."
Dean girò la testa verso di lui con gli occhi bassi.
"Hai ragione, ma se glielo dirò continuerà a preoccuparsi per me e ho paura che trascuri la sua vita, i suoi studi che ha appena ripreso e la sua ragazza, credo? Non so se sia la sua ragazza quella con cui sta uscendo, è sempre stato strano in fatto di donne."
Fece una pausa passandosi le mani in mezzo ai capelli, un gesto che era solito fare per allentare la tensione.
"Vedi, io mi sono sempre preoccupato di Sam fin da quando nostra madre è morta e ho paura che se mi mostrassi ai suoi occhi con qualche difficoltà, lui potrebbe voler "ricambiare il favore", sai cosa intendo, quindi questo sta a significare che mollerà tutto per tenermi d'occhio in un costante stato di apprensione, esattamente come io ho fatto con lui."

"Dean, Sam è tuo fratello e ha diritto di sapere di cosa ti sta accadendo, così come anche Bobby che è la cosa più vicina ad un padre per te. Ed è normale che entrambi si preoccupino perché ti vogliono bene. E' questo che fanno le famiglie. Inoltre, tu e Sam siete entrambi adulti. Ve la sapete cavare."
Dean accennò un sorriso e prese tra le sue mani quelle di Castiel.
"E poi...Ci sono anche io." sussurrò piano quest'ultimo.
Dean sorrise nel buio e a sua volta avvicinò il volto a quello di Castiel, per poi far scontrare le loro fronti delicatamente.
Dopodiché si rimisero a dormire abbracciati. O almeno, Dean ci provò, ma non riuscì a chiudere occhio nemmeno per un istante, avendo paura che l'ennesimo incubo l'avrebbe tormentato.
Fu solo dopo qualche ora che la stanchezza prese il sopravvento e lo fece sprofondare in uno stato di dormiveglia. L'unica cosa che lo rassicurava era Castiel, che con il suo petto toccava la sua schiena, stringendolo questa volta lui in un abbraccio e Dean pensò che solo lui in quel momento riusciva a tenerlo ancorato alla vita reale.


***


Quando Dean aprì gli occhi venne accecato dalla luce che filtrava dalle finestre. Gli faceva male la testa, come se avesse passato la notte a sbronzarsi e si sentiva talmente stanco fisicamente che pensò, per un momento, di non aver più la capacità di muovere un singolo muscolo del proprio corpo.
Poi si convinse ad allungare un braccio verso l'altra metà del letto in cerca di Castiel e quando tastò con il palmo della mano il lenzuolo freddo, si rese conto che di lui non ce n'era nemmeno l'ombra. Allora alzò la testa per osservare in giro e subito fu costretto a mettersi una mano sulla fronte e a stringere gli occhi.
Qualche istante dopo, appena passate le vertigini, osservò Castiel entrare nella stanza già vestito e pronto per iniziare una nuova giornata lavorativa.
Si mise davanti allo specchio appeso sopra alla cassettiera intento ad annodarsi la cravatta e solo allora si accorse che Dean si era svegliato e lo stava guardando dubbioso, ancora semi sdraiato sul letto.
"Buongiorno." Disse sorridendo guardandolo attraverso lo specchio.

"'Giorno Cas. Perché non mi hai svegliato? Farò tardi a lavoro."

Castiel si girò e andò a sedersi a fianco a lui, indossando un espressione colpevole.
"Scusa. Non mi sembrava giusto svegliarti dato che non hai chiuso occhio per quasi tutta la notte. Penso che oggi dovresti solo riposarti, sei sfinito."
Non appena Castiel vide l'espressione contrariata di Dean in conseguenza a ciò che aveva appena detto, parlò di nuovo, stroncando il suo tentativo di ribattere.
"So che non hai dormito per nulla dopo la nostra chiacchierata, ti si vede in faccia: hai due grandi fosse sotto agli occhi e sembri essere in dopo sbronza. Certamente non sembri in condizioni di andare a lavoro."
Dean sbuffò rassegnato e si alzò in piedi barcollando, dopo aver sentito un capogiro.
"Fammi almeno accompagnarti a scuola e poi andrò direttamente all'officina ad avvisare Bobby. E poi odio ammetterlo ma hai ragione, ho bisogno di riposare Cas. Ma solo perché non ho assolutamente voglia di andare da uno strizza cervelli che non farà altro che prescrivermi inutili farmaci per gestire il sonno di cui non ne ho assolutamente bisogno. So che sembra una cosa stupida ma se voglio andare in fondo a questa faccenda lo dovrò fare seguendo il mio istinto."

"Okay." Sospirò rassegnato Castiel alzandosi "Allora vestiti e andiamo, Sherlock. Puoi prendere dei vestiti nuovi dentro la cassettiera."
Gli diede una pacca sulla schiena abbastanza forte, ma in modo affettuoso, che lasciò Dean con una muta espressione corrucciata.

Quando Castiel fu fuori dalla stanza Dean si ridestò dal suo stato di provvisorio mutismo e si alzò senza barcollare, questa volta. Si diresse verso la cassettiera e aprì il primo cassetto in alto. Rovistò sul fondo, cercando indumenti che non fossero camicie eleganti e finalmente trovò qualche maglietta a maniche lunghe. Certo, gli sarebbero state leggermente strette soprattutto sulle braccia, ma era un leggero fastidio che avrebbe sopportato con piacere. Quando ne estrasse una, le sue dita sfiorarono una superficie diversa dal legno di cui era fatto il cassetto.
Alzò le magliette che vi erano sopra e scoprì che si trattava di una cornice capovolta.
Pensò a quanto fosse sbagliato rovistare nei fatti privati del suo compagno, ma la curiosità, purtroppo ebbe la meglio e si ritrovò a prendere in mano la cornice.

Era una foto di famiglia di cui poté riconoscere i volti di quasi tutti i presenti.
Un piccolo Castiel, che sembrava aver avuto poco meno di dieci anni, spiccava in mezzo alla foto, vicino ad un Gabriel molto più giovane che gli teneva una mano dietro alle spalle.
A lato c'era una donna dai lunghi capelli castani. Aveva un'espressione seria, non adatta ad una normale foto di famiglia. Dean suppose che quella fosse la zia dei fratelli Novak, dato che la madre era morta quando Castiel era più piccolo.
Al fianco della donna c'erano due ragazzini: la ragazza dai capelli rossi era logico che fosse Anna, mentre il ragazzo doveva essere Balthazar.
Poi Dean si soffermò a guardare le tre figure al centro della foto, in piedi dietro a Castiel e a Gabriel. C'era un uomo dagli occhi azzurri, molto probabilmente il padre di Castiel. Teneva le braccia attorno a due ragazzi con la toga da diploma. Il ragazzo sulla destra era molto simile al padre: stessi occhi azzurri e capelli neri leggermente più scuri; ma non appena si soffermò meglio ad osservare il ragazzo sulla sinistra, per poco non fece cadere la foto.
Improvvisamente sentì le gambe cedergli e iniziò a respirare velocemente. Fu costretto a sedersi sul letto per un improvviso capogiro, sempre con la cornice tra le mani.

"È stato divertente."
Quelle parole non facevano altro che risuonargli nella mente, in continuazione, come un disco rotto. Il ragazzo rappresentato nella foto era lo stesso del suo sogno. Lo stesso che aveva trapassato il torace di Castiel con una lama.
Certo, lui aveva sognato un uomo, non un ragazzo appena diplomato, ma i lineamenti del viso erano gli stessi, i capelli biondo cenere erano gli stessi, l'espressione seria e priva di empatia era la stessa.
"Cas." Disse flebilmente con l'intenzione di chiamarlo, ma il suo cervello non gli permise di collegarsi alla bocca tanto che tutto il suo corpo rimase paralizzato dallo shock, seduto ai piedi del letto, mentre teneva ancora in mano la cornice con la foto.
Dopo qualche istante che a Dean sembrò una vita, Castiel si affacciò alla porta della stanza.
Sembrava aver avuto molta fretta, ma non appena vide Dean nello stato catatonico in cui si ritrovava, si avvicinò subito allarmato e spalancò gli occhi dallo stupore quando notò che il suo ragazzo aveva in mano quella vecchia foto di famiglia che credeva di aver dimenticato.
"Dean. Che succede? Come hai fatto a trovare quella foto?"
L'altro sembrò non sentire, ma per la prima volta dopo minuti sollevò lo sguardo dalla foto. "Cas...Chi è questo?"
Castiel sembrò pensare molto attentamente alle parole da dire e assolutamente non capiva come prendere tutta questa situazione. Tantomeno faticava a capire l'improvviso shock di Dean rivolto verso la foto.
"Per caso tu...Lo conosci?"

"Chi è?" Rispose invece Dean con voce ferma, da cui però trapelava paura.

Castiel non l'aveva mai visto così. Sembrava che Dean fosse sul punto di avere un attacco di panico e con ancora con gli occhi fissi sulla cornice che aveva tra le mani e le spalle ricurve, appariva così fragile, quasi come se stesse per cadere a pezzi da un momento all'altro.
Quindi Castiel sospirò rassegnato, si sedette al suo fianco e gli tolse delicatamente la cornice dalle mani. La tenne in mano, per un istante, in silenzio, poi con una nota di dolore in volto la appoggiò capovolta sul materasso.
"Quello è mio fratello maggiore, Nick. E' il gemello di Michael anche se non sembra, dato che sono completamente diversi sia di aspetto che di carattere. Noi non lo vediamo da anni, precisamente da poco dopo il suo diploma. È una lunga storia, non di quelle belle però."

Dean sembrò ridestarsi improvvisamente dal suo stato catatonico.
"È stato lui ad ucciderti nel sogno che ho fatto. Ne sono assolutamente certo e da quando ho visto quella foto un nome continua a ronzarmi in testa anche se non ha assolutamente senso, ma per non so quale motivo non posso far a meno di pensare che per quanto assurdo possa essere, un senso ce l'ha."

"Che nome?"

Dean si alzò in piedi passandosi le mani prima sull'intero viso, per poi intrecciarle dietro la testa esitando nel rispondere.
"Lucifero."

Castiel spalancò gli occhi in preda allo stupore. Non guardava Dean in modo strano come se fosse pazzo, sembrava assorto nei pensieri, come se nella sua mente stesse mettendo insieme dei pezzi di un enorme puzzle.
"Come...Come fai tu a saperlo?"
Sembrava più un'accusa che una domanda.

Dean non capiva. Era assolutamente convinto che il suo ragazzo lo avrebbe preso per uno scellerato e ora era venuto fuori che in realtà Castiel sapeva.
Ma che diavolo significava? Sapere cosa? Urlò nella sua testa, ormai la familiare sensazione che il cervello gli stesse per esplodere.
"Non capisco di cosa tu stia parlando perché se è così illuminami! Che cazzo dovrei sapere io, che è da mesi che ho delle fottute visioni a cui non so neanche dare un senso!" Urlò esasperato.

"Ci sono delle cose che non ti ho detto sulla mia famiglia. Su Nick appunto. Quello che dici effettivamente ha un senso, ed è una cosa che pochissime persone sanno. È incredibile che attraverso un sogno tu ne sia venuto a conoscenza."

"Per la seconda volta: non ho ancora capito di cosa tu stia parlando, credimi. Ma sai cosa? Non dirmelo. Ho troppi pensieri nella mia testa e non riesco a ragionare lucidamente.
Ti accompagno a scuola e poi ne parleremo stasera."
Castiel gli lanciò uno sguardo preoccupato ma comprensivo. Aveva una marea di domande che voleva fare a Dean, ma si convinse a pazientare. Aveva imparato a riconoscere i segni che preannunciavano uno scatto d'ira da parte del compagno e in quel momento non sarebbe stato affatto d'aiuto. Inoltre, si fidava di Dean, non poteva aver mentito su una cosa del genere, anche se il modo in cui l'aveva scoperto era del tutto fuori da ogni portata di immaginazione.
Alzò il braccio e gli posò una mano sulla spalla sinistra. Si era reso conto che quel piccolo gesto tranquillizzava Dean in un qualsiasi momento di tensione. Inutile dire che anche quella volta funzionò all'istante. Poi lo guardò negli occhi in modo deciso accennando un piccolo sorriso. "Guido io."

Dean si alzò in piedi scattando come una molla.
"Cosa? No, perché mai?"

"Perché da quanto sei sconvolto rischi di farci fare un incidente.
Allora: mi dai le chiavi, oppure non ti fidi abbastanza per lasciarmi guidare la tua baby?"

Dean gli consegnò le chiavi un po' riluttante.
"Non è scaduta la tua patente, vero?"
Castiel rise silenziosamente ma non gli diede risposta. Uscì dalla stanza e gli urlò dal corridoio. "Muoviti a vestirti che siamo in ritardo!"


***

Castiel fermò la macchina nel parcheggio della Lawrence High School.
Il breve tragitto era stato silenzioso, carico di tensione.
Non come i loro soliti silenzi tranquilli e privi di imbarazzo. Questa volta era diverso e nella sua mente, Castiel non poteva far altro che pensare agli eventi appena successi.
Si domandava come sarebbe riuscito ad affrontare la giornata senza cadere nel suo vortice di pensieri ogni due minuti.
Scesero entrambi dall'auto e Dean raggiunse Castiel dal lato del guidatore. Quest'ultimo lo guardò dispiaciuto, consapevole che il Winchester aveva la mente sicuramente più incasinata della sua, ma allo stesso tempo non voleva assillarlo e trattarlo con i guanti di velluto.
Sapeva che in quel modo gli si sarebbe rivoltato contro e chiuso ancora di più in se stesso.
"Allora ci vediamo dopo."
Castiel fece per avvicinarsi ancora di più per baciarlo ma l'altro si spostò delicatamente prima che le loro labbra potessero incontrarsi. Ci rimase abbastanza male ma provò a non darlo a vedere. Non era sicuro del motivo: Se perché Dean non aveva ancora fatto i conti con se stesso da renderlo insicuro nel farsi vedere in un parcheggio pubblico, o per l'umore nero, sebbene giustificato, di quella mattina. Oppure erano entrambe le cose.

Dean si rese conto dell'espressione sorpresa di Castiel. Evidentemente non era bravo come credeva nel nascondere le proprie emozioni.
Per rassicurarlo gli prese la mano e iniziò ad accarezzare il dorso con il pollice.
"Scusa Cas, non sono dell'umore."
L'altro abbozzò un sorriso che subito gli illuminò gli occhi blu e Dean non poté fare a meno di restarne completamente assorto tanto da dimenticare per un istante di tutta la frustrazione che si teneva dentro da quando si era svegliato.
"Non preoccuparti, lo capisco. Tu vai a casa e pensa a riposarti, mi piace molto di più il tuo viso senza occhiaie."
Successivamente Dean sospirò divertito, salì in macchina e si diresse verso l'officina.


***


Dopo che ebbe avvisato Bobby della sua assenza al lavoro si recò a casa.
Non appena varcata la porta si fiondò sul divano e ci si buttò sopra stremato.
Il suo zio acquisito era stato comprensibile riguardo alla giustificazione della sua assenza. Gli aveva dato una pacca affettuosa sulla spalla e gli aveva detto che quando sarebbe stato pronto lui l'avrebbe ascoltato.
Guardò l'ora. Erano quasi le otto e mezza del mattino e probabilmente da un momento all'altro Sam sarebbe rientrato dalla sua corsa mattutina e si sarebbe fatto la doccia per poi presenziare alle lezioni del giorno.
Girò la tesa verso l'ingresso e notò, con sua grande sorpresa, che le scarpe da ginnastica del fratello erano riposte accanto all'appendiabiti.
Stranito, si chiese se Sam fosse rientrato in anticipo oppure se quella mattina non fosse nemmeno uscito.
Si alzò dal divano e già in allerta corse sulle scale fino ad arrivare al piano superiore. Probabilmente non c'era nulla di cui preoccuparsi, ma quando si trattava di suo fratello, soprattutto dopo tutto ciò che aveva passato, non aveva potuto fare a meno di accertarsi che tutto fosse a posto.

Senza nemmeno bussare fece irruzione nella camera di Sam e tutte le sue preoccupazioni scivolarono via quando lo trovò seduto sul letto ancora in pigiama, in un apparente stato catatonico.
Almeno non si è bucato, pensò Dean, sentendosi in colpa per la poca fiducia che dava al fratello.
"Sam... Tutto okay? Ho visto che non sei uscito e mi chiedevo se..." non fece nemmeno in tempo a finire la frase che il fratello minore, ancora seduto sul letto, girò il volto verso di lui e fu solo allora che Dean poté notare le lacrime che scorrevano sulle sue guance.
"Sam, che succede?!" disse il maggiore precipitandosi immediatamente al suo fianco, la preoccupazione tornata più forte di prima.

"Dean, io..." Sam respirò a fatica, cercando di togliersi le lacrime dagli occhi.
"E' stato orribile. Ho fatto un sogno a dir poco assurdo." Abbassò gli occhi e si guardò le mani. "Era così reale...Sembrava un ricordo."

No! Non anche a lui. Si ritrovò a pensare Dean. Tutto ciò che voleva era che suo fratello non venisse coinvolto in quella situazione. E che situazione! Da normali déjà-vu a questi sogni al di fuori dell'ordinario. A questo punto era disposto a credere a tutto. Anche ad un'eventuale invasione di ultra-corpi.
"So che sembra assurdo, Sammy." prese coraggio. "Ma sto vivendo anch'io questa situazione: sogni fin troppo reali e tutto il resto."
Sam parve sorpreso dalla rivelazione del fratello, e forse, una traccia di delusione si poteva notare nella sua espressione.
"Da quant'è che hai questi 'sogni'?"

"Da neanche un mese. Dean, perché non me l'hai detto prima?"

"Per lo stesso tuo motivo, immagino. Dai, raccontami del tuo sogno."

Quindi Sam gli descrisse di quanto sembrava reale la loro madre e Jessica che bruciavano sul soffitto, di Dean che veniva trascinato e sbranato da creature infernali che non poteva vedere e di lui stesso che si drogava bevendo sangue.¹ Per di più gli fece una descrizione perfettamente accurata dell'uomo dagli occhi rossi che aveva sognato anche a lui stesso.
Sam aveva rivissuto i momenti più oscuri della sua vita, quando era dipendente dall'eroina e ogni volta che si era svegliato, la voglia di cedere di nuovo al piacere fittizio della droga era tanta.
"L'unica cosa che mi fermava, ogni volta che facevo quel sogno, eravate tu e Bobby. Ho pensato a quanto vi avrei deluso e a tutti quei mesi in riabilitazione buttati al vento."

Dean, fino a quel momento, aveva creduto di impazzire per via di quei sogni, ma guardando il suo fratellino di cui si era sempre preso cura, in quello stato, pensò che per lui fosse stato ancora più difficile e doloroso, dopo tutto quello che aveva passato.
Si fece ancora più vicino a Sam e lo abbracciò.
Rimasero li per quelli che sembrarono interminabili minuti, confortandosi silenziosamente i quell'abbraccio fraterno che esprimeva tutta la comprensione e la vicinanza di cui avevano bisogno.
Ora non rimaneva che scoprire cosa stava accadendo.


***

N/A: ¹ Scene riguardanti la prima e la quarta/quinta stagione in generale e la puntata 3x16 (No Rest for the Wicked)

   
 
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