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Autore: MaryFangirl    29/09/2022    0 recensioni
Camilo non ha mai pensato di conoscere suo zio Bruno. Gli è stato insegnato che Bruno è un orco, più una leggenda che un membro della famiglia. Quando Bruno torna, Camilo scopre che non è affatto come pensava che fosse. Questo Bruno, quello vero, è gentile e serio, goffo e desideroso di compiacere, e un partner ideale per guardare telenovele.
Camilo inizia a preoccuparsi quando la sua amicizia con lo zio gli fa pensare che ci sia qualcosa di più tra loro.
[Bruno/Camilo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Mirabel Madrigal
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Dopo quella sera al pub, Camilo continuò a fare del suo meglio per evitare di interagire con Bruno. Passarono diversi mesi in cui ci furono solo conversazioni educate e superficiali e un contatto visivo minimo.
 
Camilo si perse il finale de Il potere dell’amore. Avrebbe voluto chiedere a Bruno cosa fosse successo, o meglio ancora, sedersi con lui per ore e guardare ogni episodio, ma sapeva che non era possibile. Camilo poteva apprezzare le telenovele, ma era Bruno che gli mancava più di ogni altra cosa.
 
Il tempo passò e, prima che se ne rendesse conto, Camilo si stava avvicinando alla fine del suo diciassettesimo anno. Significava che erano trascorsi due anni da quando Bruno era tornato in famiglia dopo aver vissuto un decennio tra le mura. Camilo aveva passato metà di quel tempo inseparabile da Bruno, e l’altra metà a ignorarlo. Era come se si trovasse su un tremendo ottovolante, senza cinture di sicurezza, che non faceva che precipitare.
 
Non voleva neanche immaginare cosa Bruno aveva provato. Si stava abituando all’idea di essere apprezzato dalla propria famiglia. Camilo sapeva che era la scelta migliore, ma si sentiva il più grande imbecille mai esistito. Chi poteva ignorare deliberatamente uno come Bruno? Era così desideroso di compiacere e così facilmente gentile. Tutti avevano pensato che fosse una persona cattiva, quando aveva solo voluto rendere felici gli altri. Camilo non meritava l’attenzione di suo zio, ancora meno la sua amicizia.
 
Non era giusto che Camilo rovinasse tutto per i suoi desideri perversi.
 
Camilo cercò di nascondere il dolore e la rabbia, ma era difficile fingere che andasse tutto bene quando trascorreva ogni giorno con Bruno. Mangiavano insieme, facevano molte cose con la famiglia nello stesso momento, ma mai davvero insieme. Non si sedevano vicini, non avevano conversazioni personali. Era una bizzarra forma di tortura. Camilo si sentiva isolato e soffocato al tempo stesso.
 
Una sera, quattro settimane prima del diciottesimo compleanno di Camilo, sentì bussare alla porta della sua stanza.
 
“Cami?”
 
Era Bruno. Non era la prima volta che cercava di parlare con Camilo da quando aveva iniziato a respingerlo, quindi non fu una sorpresa. Come al solito, Camilo fece del suo meglio per ignorare i colpi alla porta e il senso di colpa che gli si insinuava nel petto. Questa volta però sembrò che Bruno fosse risoluto. I colpi non si fermarono.
 
“Camilo, dobbiamo parlare. Adesso”
 
Bruno non alzava mai la voce. Non usava mai un tono severo. Ma ora Camilo capiva che era arrabbiato. Non sapeva come reagire: aveva visto Bruno dimostrare tutta una serie di altre emozioni, ma non la rabbia. Camilo si sentiva malissimo sapendo di esserne la causa. Nonostante la sua coscienza gli dicesse che era una cattiva idea, aprì la porta.
 
Bruno apparve arrabbiato proprio come sembrava attraverso la porta. Camilo fece automaticamente un passo indietro, spostandosi leggermente, in attesa di qualunque cosa Bruno avesse da dirgli. Sapeva di meritarselo, e anche peggio rispetto a quello che Bruno avrebbe offerto, ma odiava il pensiero di essere la causa di un qualsiasi dispiacere in suo zio.
 
La reazione sembrò sorprendere Bruno, che iniziò a sembrare in colpa più che in collera. “Nipote, possiamo parlare?”
 
Anche se era una brutta persona e non meritava suo zio, glielo doveva. Anche se Bruno era arrabbiato, e ne aveva tutto il diritto, dava la priorità ai sentimenti di Camilo rispetto ai propri. Era davvero troppo buono. Camilo annuì, facendosi da parte per farlo entrare.
 
Bruno si sedette sul bordo del letto e toccò il punto accanto a sé, invito che Camilo accolse con riluttanza. Sapeva che era inutile chiederlo, ma lo fece lo stesso: “Di cosa vuoi parlare?”
 
Bruno respirò profondamente e si guardò le mani, nervosamente attorcigliate nel poncho. “Se ho fatto qualcosa...che ti ha ferito, oppure offeso, o per qualsiasi altro motivo...me ne vado, ok? Non voglio che pensi di doverti allontanare dalla famiglia solo a causa delle mie azioni. Se ti serve che me ne vada, me ne andrò. Per davvero, questa volta. Non tornerò dietro le mura”
 
Camilo fissò suo zio, sconvolto. Bruno, andarsene? Per davvero? Il pensiero lo nauseava. Era il contrario di quello che voleva. Voleva che Bruno si sentisse accolto, ma eccolo lì, gli stava facendo venire voglia di andarsene. Camilo era disgustato dal proprio egoismo. Non aveva mai pensato che Bruno se ne sarebbe andato per quello, ma aveva senso. Bruno non voleva altro che compiacere la propria famiglia e Camilo lo stava chiaramente spingendo via. Come poteva sapere che era colpa di Camilo?
 
Bruno fraintese il silenzio shockato di Camilo. Con volto rassegnato disse: “Capisco. Ti lascio dormire”
 
Camilo finalmente si riprese e lo afferrò saldamente per il braccio, impedendogli di alzarsi. “Non puoi andartene!” esclamò a voce un po’ troppo alta. Prese un respiro tremante, cercando di radunare i pensieri. Sapeva solo che Bruno non poteva andare via, non finché non avesse risolto il problema. Non avrebbe mai potuto dire a Bruno il motivo per cui si comportava in quel modo, ma poteva spiegare che lui non c’entrava niente. “Mi dispiace averti ignorato. Per favore, non andartene mai più, ok? Resta”
 
“Cos’è successo, Camilo?” Bruno strabuzzò le palpebre, confuso. Camilo non aveva idea di cosa dire, quindi lo strinse forte in un abbraccio e nascose il viso nel suo collo.
 
“Ah, nipote, va tutto bene. Sono qui”, Bruno accarezzò la schiena di Camilo in modo confortante, e il ragazzo si sciolse al tocco.
 
In un attimo, mesi di sofferenza scomparvero. Tutto tornò alla normalità.
 
Naturalmente Bruno era confuso e Camilo lo sapeva. Non aveva idea di come spiegare il proprio comportamento, ma Bruno non insistette né lo forzò. Una volta rotta la tensione con un abbraccio, si levò come un velo invisibile e tutti i brutti sentimenti e la vergogna degli ultimi mesi non significarono più nulla. Camilo si vergognava ancora dentro di sé, ma non aveva troppa importanza. Finché avesse tenuto per sé i suoi sentimenti malsani, tutto sarebbe andato bene.
 
Non poteva più comportarsi così con suo zio, non dopo aver capito che era praticamente pronto a sparire. Bruno se n’era andato perché la sua famiglia lo evitava: Camilo era stato stupido per aver cercato di farlo di nuovo. Ora che era tutto a posto, si sarebbe tenuto per sé i suoi sentimenti e non avrebbe punito Bruno per qualcosa di cui non aveva colpa.
 
Iniziarono una nuova telenovela, dal titolo Il soldato. Non era succosa o salace come Il potere dell’amore, ma Camilo era felice di riavere la vecchia routine. Lui e Bruno trascorrevano ogni sera nella stanza dello zio sdraiati sul letto davanti alla tv con coperte, snack e diversi topi, anche loro fan dello show. Camilo sorrideva osservando lo zio dall’altro lato, mentre accarezzava un topolino e lo teneva stretto al petto.
 
Tornò facilmente l’atmosfera di un tempo. Ridevano per la recitazione ridicola e sottolineavano i messaggi nascosti. Ricominciarono a raccontare gli episodi al resto della famiglia durante la colazione e ripresero a sedersi vicini durante i pasti.
 
Quando giunse il diciottesimo compleanno di Camilo, i due erano di nuovo inseparabili.
 
I Madrigal erano famosi per molte cose, ma soprattutto per la capacità di organizzare feste favolose. Camilo aspettava sempre impaziente il suo compleanno, e quell’anno non fece eccezione. Per i Madrigal i 18 anni erano un’altra quinceañera, specialmente per i ragazzi, dato che non la festeggiavano. Camilo sapeva che, nonostante Bruno avesse avuto difficoltà a inserirsi, anche i suoi 18 anni avevano avuto un gran festeggiamento e sicuramente sarebbe stato lo stesso per Antonio quando sarebbe arrivato il suo turno.
 
I preparativi per la festa durarono tutto il giorno. Pepa era particolarmente agitata mentre correva per la casa con nuvole temporalesche che rimbombavano sopra la sua testa. Stava esaminando tutto, dai fiori al cibo alle liste degli invitati e non si calmava nemmeno alle cortesi sollecitazioni di Felix. Si era comportata così anche per la quinceañera e i 18 anni di Dolores. Pur non amando vedere sua madre troppo ansiosa, Camilo amava le attenzioni su di sé.
 
La festa era divisa in due parti: la prima comprendeva quasi l’intero villaggio, mentre la seconda era una cena in famiglia. Normalmente i loro eventi coinvolgevano tutto il villaggio, ma i compleanni speciali venivano trattati con una sorta di riverenza e i regali venivano scambiati intimamente a tavola, alla sola presenza dei Madrigal (e di Mariano). Camilo quasi dimenticò i regali. Amava ballare e tutti erano ansiosi di farlo con lui, a turno.
 
Molti ragazzi della sua età chiedevano di ballare con lui e Camilo vide nei loro occhi desiderio o interesse. Pur non rifiutando nessuno, Camilo non fece nulla per flirtare. Dopo Renata e Sebastian, voleva prendersi una pausa da qualsiasi tipo di relazione amorosa. Le sue esperienze non erano state granché.
 
Pepa quasi pianse mentre ballava con Camilo. “Guardati, tesoro” tubò. “Assomigli così tanto a tuo padre. Sei così bello!” lo strinse a sé, soffocandolo. Ma non poteva scappare: quando Pepa era in preda a quello stato d’animo, non c’era modo di fermarla a meno che non si volesse un uragano in casa. “Non posso credere che tu sia un uomo adesso. Non avrai più bisogno della tua povera vecchia mamma!”
 
“Non è vero” rantolò Camilo, ancora inchiodato nelle braccia di Pepa, “avrò sempre bisogno di te”
 
Ciò la fece esplodere e si mise a piangere. Felix dovette tirarla con forza prima che iniziasse a far cadere la grandine. “Cielo!” singhiozzò, “è così cresciuto, quando è successo?”
 
Felix le prese la mano e la condusse a sedersi. “Va tutto bene, vita mia”
 
Camilo poteva ancora sentirla mentre si lamentava, “Quando sono invecchiata!”
 
La prima parte della festa giunse al termine e con essa il momento di salutare tutti. Una volta che tutti gli ospiti se ne furono andati, Julieta tirò fuori il pollo che aveva preparato e lo servì.
 
Abuela sedeva a capotavola. “Stasera celebriamo l’entrata di Camilo nell’età adulta” alzò il bicchiere e tutti la imitarono. “A Camilo!”
 
“A Camilo!”
 
Camilo arrossì inorgoglito mentre la sua famiglia cantava le sue lodi. Pepa era ancora chiaramente umorale e descrisse nel dettaglio il giorno della nascita di Camilo, il giorno della cerimonia della candela e ogni piccolo traguardo che le fece montare altre lacrime agli occhi.
 
Gli altri aggiunsero altre storielle, ricordando piccoli eventi divertenti o momenti sinceri. Ce n’erano molti, ovviamente. I Madrigal ne avevano passate tante insieme.
 
“So di non essere presente da così tanto tempo come gli altri” esordì Bruno, “ma vorrei recuperare il tempo perso. Camilo, ti andrebbe di venire in campeggio con me?”
 
Camilo batté le palpebre. Non era mai stato in campeggio.
 
Bruno continuò: “Quando ero più giovane mi piaceva molto andare nei boschi a pescare, nuotare e prendere il sole. Ho pensato che sarebbe stato bello condividerlo con te, come regalo. Per il tuo compleanno” il suo viso arrossì leggermente, “solo se ti va, ovviamente”
 
“Grazie mille, zio” disse Camilo sorridendo, “mi piacerebbe molto”
 
Ed era vero. L’idea di trascorrere un fine settimana nella foresta, immerso nella natura, sembrava davvero bella, soprattutto se con Bruno. Quando Camilo ringraziò Bruno con un abbraccio, gli altri familiari iniziarono a consegnargli i regali.
 
Camilo ovviamente ne fu grato, ma non riusciva a smettere di pensare alla gita.
 
Quando la serata terminò e tutti andarono a letto dopo averlo soffocato di baci, Camilo salì a guardare Il soldato con Bruno, come sempre. Era un po’ tardi, quindi c’era solo una replica, ma la routine era così impostata che non aveva importanza.
 
Inoltre, Camilo non pensava di potersi concentrare sulla tv. La sua mente stava vagando altrove.
 
“Quando partiamo?” chiese.
 
Bruno lo guardò. “Quando vuoi. È il tuo regalo”
 
“Possiamo farlo domani?”, non intendeva risultare così impaziente. Non intendeva nemmeno proporlo. Ma una volta che lo fece, Camilo si sentì inondato di entusiasmo.
 
Bruno sembrò ugualmente contento all’idea di partire così presto. “Davvero? Certo, andiamo!”
 
Camilo sorrise e attirò lo zio in un abbraccio. “Grazie mille” disse, “non vedo l’ora”
 
“Ti piacerà un sacco. Porteremo una tenda e canne da pesca e sarà fantastico”
 
“Hai una tenda?”
 
Bruno alzò le spalle, sorridendo. “Certo. Ne ho solo una, spero vada bene. Non sono mai andato in campeggio con nessun altro. È anche un po’ vecchia...potrebbe non avere un ottimo odore”
 
“Non preoccuparti” disse Camilo.
 
L’idea di condividere una tenda con Bruno era emozionante. Cercò di trattenersi dal lasciare che i suoi pensieri si scatenassero troppo, ma era il suo compleanno ed era felice. Non voleva rovinare il buon umore con l’odio per se stesso, costantemente presente. Per ora voleva assaporare quelle belle sensazioni e terminare la replica con Bruno.
 
Il soldato parve ancora meglio, rivedendo la puntata. La trama era un po’ basica, un soldato del diciottesimo secolo che cercava di destreggiarsi tra le forze spagnole, innamorandosi inspiegabilmente della moglie di un capitano che in realtà era una spia, quindi era molto meglio se condita di commenti e battutine.
 
Una volta finito, Camilo diede la buonanotte, ma era troppo agitato per dormire. Era concentrato sull’idea di condividere una tenda. E sarebbe successo la sera seguente. Doveva solo aspettare una notte.
 
Camilo stava ancora faticando a controllare i propri pensieri, ma si permise di vagare verso possibilità assurde che non sarebbero mai potute accadere. Sdraiandosi sul letto, immaginò di avvicinarsi a Bruno, condividendo lo spazio e il respiro mentre dormivano uno di fronte all’altro, il calore dei loro corpi che si mescolava.
 
Sapeva che non sarebbe mai, mai successo, ma Camilo immaginò Bruno che si avvicinava a lui nel sacco a pelo, facendo scivolare una mano intorno alla sua vita, accostando i loro bacini.
Si concentrò sul ricordo dell’espressione di Bruno mentre flirtava con Serena, nel pub, e lo combinò con una fantasia mentale di loro insieme, i corpi attaccati, e si chiese quanto potevano avvicinarsi prima che le loro labbra si toccassero.
 
Camilo gemette mentre i suoi pensieri inviavano calore che filtrava lungo il suo petto e nella parte inferiore del suo corpo. Era eccitato, e anche se normalmente non vi si sarebbe soffermato, era il suo compleanno, no? Meritava di essere clemente con se stesso per un unico giorno.
 
Solo per una volta.
 
Camilo si permise di condurre la fantasia oltre. Immaginò Bruno che lo baciava, graffiandogli il viso con la barba in un delizioso, lieve dolore. Bruno avrebbe tirato Camilo su di sé, posizionandosi sotto di lui mentre lo sollevava, anche se Camilo era più alto. I loro petti si sarebbero allineati, sfiorandosi in modo da far formicolare la spina dorsale di Camilo. Bruno avrebbe sollevato i fianchi, facendo gemere involontariamente Camilo e andargli incontro.
 
“Camilo...” avrebbe balbettato Bruno, guardandolo con adorazione. Camilo gli avrebbe afferrato il viso con entrambe le mani, tirandolo vicino, facendo appoggiare le loro labbra giusto per avere un contatto.
 
Bruno era più grande, più esperto, quindi non sarebbe stato così imbarazzante come con Sebastian. Bruno avrebbe preso l’iniziativa e avrebbe detto a Camilo cosa fare. Magari gli avrebbe dato ordini, come il protagonista de Il soldato con la moglie/spia nemica. Bruno gli avrebbe detto esattamente cosa e dove lo voleva e lo avrebbe lodato per la sua obbedienza.
 
Camilo immaginò di chiedergli il permesso di prenderlo in bocca e Bruno lo avrebbe istruito esattamente su ciò che voleva, ciò che gli piaceva. Magari gli avrebbe tirato i capelli, aggrovigliando le dita nei suoi riccioli mentre si spingeva dentro e fuori le sue labbra.
 
Camilo si inarcò, sfiorandosi con le dita prima di strattonare. Gemette udibilmente e proseguì sempre più forte mentre la fantasia avanzava.
 
Quando venne, i suoi pensieri erano un miscuglio di ricordi, fantasie e frammenti di telenovele. Si ripulì velocemente e si mise a letto. Si sistemò contro il cuscino, cercando di addormentarsi prima di soffermarsi su quello che aveva appena fatto.
 
Era da due anni che si vergognava per i suoi pensieri. Forse era ora di accettare che era fatto così e non poteva farci nulla. Finché non avesse mai agito a riguardo, finché nessuno avesse scoperto il suo segreto, tutto sarebbe andato bene.
 
Ora aveva una gita in campeggio che lo aspettava.
  
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